Il figlio di Mogol ospite al `Majorana-Laterza`

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Il figlio di Mogol ospite al 'Majorana-Laterza'
Scritto da Francesco Russo
Lunedì 11 Marzo 2013 11:06
PUTIGNANO - Insolita lezione giovedì scorso presso la sede del Liceo Classico-Linguistico per
alunni e docenti del Polo “Majorana-Laterza”: ospiti d’eccezione Alfredo Rapetti in arte
“Cheope” e Giuseppe Anastasi, entrambi compositori e parolieri di celebri pezzi della storia
della musica italiana, in tour per la Puglia per presentare il volume “Scrivere una canzone” edito
da Zanichelli, nonché docenti presso il CET (Centro Europeo di Toscolano), scuola di
perfezionamento musicale fondata da Mogol. Rapetti, figlio del famosissimo Giulio, paroliere di
Lucio Battisti, ha all’attivo una trentennale collaborazione con artisti del calibro di Ivan Graziani,
Laura Pausini, Marcella Bella, Mango, Raf, Adriano Celentano e Marco Carta, e vanta anche
una non meno importante carriera di pittore; Anastasi, invece, si afferma per la scrittura di pezzi
per Francesco Baccini, Anna Tatangelo ma soprattutto per Arisa, confezionando brani come
“Sincerità” o “La notte”. Gli illustri docenti non si sono sottratti, forti della loro esperienza, nello
svelare segreti e particolari che fanno poi il successo di un pezzo: «Testo e musica – ha rilevato
Rapetti – devono creare una sinergia, tanto da amplificarsi a vicenda», senza tralasciare
l’attenzione che un compositore deve porre per la linea melodica di una canzone perché
«normalmente il cervello decodifica subito la musica – ha spiegato Anastasi – poi il testo, dopo
un ascolto di 3-4 volte». Assolutamente interessante il riferimento al “finto inglese”, uno slang
pseudo-britannico usato dai compositori nell’ideare la “bozza” melodica di un brano, in cui poi si
incastrano le parole che rendono memorabile il pezzo: non a caso, Anastasi ne ha dato un
saggio, chitarra alla mano, eseguendo la celebre “Canzone del sole” di Battisti. Al di là della
perizia musicale, Rapetti e Anastasi non si sono risparmiati nel dispensare consigli agli studenti
per imparare «ad essere se stessi e a fare qualcosa che ci rappresenta» nella vita come
nell’arte «per vedere alla propria maniera il mondo e cercare di raccontarlo».
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