Rivista Italiana di Genetica e Immunologia Pediatrica - Italian Journal of Genetic and Pediatric Immunology Anno II numero 4 - ottobre 2010 | direttore scientifico: Carmelo Salpietro - direttore responsabile: Giuseppe Micali Home page Numeri precedenti Norme editoriali | Stampa l'articolo 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Motore di ricerca ◀ Indietro pagina 2 Avanti ► Ipereosinofilia aspetti clinici, genetici ed immunologici Valeria Ferraù, Sara Manti, Laura Colavita, Grosso Caterina, Marvaso Stefania, Claudio Romano UOC di Genetica ed Immunologia Pediatrica Università di Messina Abstract Hypereosinophilic syndromes (HES) constitute a rare and heterogeneous group of disorders, defined as persistent and marked blood eosinophilia (> 1.5 × 109/L for more than six consecutive months) associated with evidence of eosinophil-induced organ damage, where other causes of hypereosinophilia such as allergic, parasitic, and malignant disorders have been excluded. Prevalence is unknown. HES occur most frequently in young to middle-aged patients, but may concern any age group. Male predominance (4–9:1 ratio) has been reported in several studies. Target-organ damage mediated by eosinophils is highly variable among patients, with involvement of skin, heart, lungs, and central and peripheral nervous systems in more than 50% of cases. The application of a complex diagnostic algorithm lead to disease characterization and therapeutic options are –to date- tailored on different clinical pictures and disease molecular background. Riassunto Le sindromi ipereosinofile (Hypereosinophilic syndromes, HES) costituiscono un raro ed eterogeneo gruppo di disordini caratterizzati da persistente e marcata ipereosinofilia (>1.5x109/L per più di 6 mesi consecutivi) associati a evidenza di danno d’organo indotto dalle cellule eosinofile (EO) laddove siano state escluse altre cause di ipereosinofilia, quali diatesi allergica o parassitosi. La prevalenza di queste forme è sconosciuta. Le HES insorgono più frequentemente nell’età giovane adulta con una predominanza per i maschi . Non tutti i pazienti sviluppano, comunque, alterazione degli organi caratteristiche della HES. L’esordio, spesso insidioso, può essere contrassegnato da improvvise complicazioni cardiache o neurologiche. Esiste un’ eosinofilia primitiva che può essere di natura idiopatica o clonale, mentre l’ incremento secondario può essere determinato da svariate condizioni patologiche: infezioni (specie parassitarie), allergie, connettivopatie, neoplasie (solide e/o linfoproliferative), malattie polmonari, disordini emocoagulativi etc. etc. La diagnosi di HES richiede l’ applicazione di un preciso e complesso algoritmo diagnostico. Le opzioni terapeutiche a disposizione per i pazienti con HES sono incrementate negli ultimi decenni, diversificandosi a seconda dei quadri clinici e delle caratteristiche molecolari di malattia. Fisiopatologia della proliferazione eosinofila La serie eosinofila origina da cellule staminali pluripotenti e da un progenitore a essa orientato (Cfu-Eos), che prolifera e si differenzia per effetto di fattori di crescita pluripotenti (IL-3, Gm-Csf) o specifici (IL-5). Gli eosinofili maturi migrano nei tessuti periferici della mucosa bronchiale, della mucosa gastrointestinale e della cute. Essi possiedono recettori per la porzione Fc delle IgG, per IgM e IgE, per le frazioni del complemento e per l’istamina; sono, inoltre, la fonte di numerose citochine e contengono granuli specifici in cui sono presenti proteine cationiche che contribuiscono alla risposta immunitaria contro gli agenti infettivi e al danno tissutale nelle malattie allergiche e autoimmuni. Gli eosinofili mostrano un’attività chemiotattica in risposta a stimoli derivanti da prodotti batterici, frazioni del complemento, prodotti derivati dalle mastcellule e dall’istamina; manifestano attività citotossica per gli elminti, mediata da anticorpi e dal complemento; infine, inibiscono le reazioni di ipersensibilità con la liberazione di prodotti che bloccano l’istamina. L’ipereosinofilia secondaria è un fenomeno reattivo alla liberazione di citochine eosinofilopoietiche rilasciate da cellule non mieloidi in maniera non regolata, come nel caso di neoplasie (linfoma di Hodgkin, carcinoma a cellule transizionali della vescica, adenocarcinoma di stomaco, colon e utero, carcinoma polmonare a larghe cellule indifferenziate), reazioni allergiche, infestazioni parassitarie. Le granulazioni dei granulociti eosinofili furono osservate per la prima volta nel 1846 da Wharton, in preparazioni di cellule di sangue periferico non sottoposte a colorazione. Il termine “eosinofilo” fu introdotto successivamente da Paul Elrich (1879) che ne descrisse l’intensa colorazione dei granuli indotta dall’eosina . Il coinvolgimento degli eosinofili in alcune condizioni cliniche come le malattie parassitarie, le malattie allergiche e l’asma, le alterazioni cutanee e alcune malattie neoplastiche, fu messa in luce verso la fine del secolo scorso. La maturazione dell’eosinofilo avviene nel midollo osseo attraverso sei diversi stadi: mieloblasto, promielocita, mielocita, metamielocita, cellula a bastoncello. Tutte le cellule mieloidi e linfoidi immature, e quindi anche gli eosinofili, appartengono alla popolazione di cellule CD 34+ . La molecola CD 34, che non è espressa sugli eosinofili maturi , è una glicoproteina di 115-kDa provvista di tre domini intracellulari , dalla funzione sconosciuta. Una delle sue glicoforme è il ligando per la L-selectina. L’esposizione continuata di cellule CD 34+ all’IL-3 e GM-CSF, isolate o in combinazione, determina il progressivo sviluppo della linea mieloide. La maturazione in senso eosinofilico è invece promossa dall’IL-5 . Studi condotti in vitro sui precursori cellulari esposti a IL-3 e IL-5 hanno evidenziato lo sviluppo di cellule ibride con caratteristiche comuni sia ai basofili che agli eosinofili . Cellule progenitrici di basofili e eosinofili sono state identificate nel sangue circolante di pazienti con rinite allergica e in soggetti asmatici con sintomi in atto . In vivo, il senso della differenziazione verso una o l’altra linea cellulare avviene in maniera stocastica . Alcune citochine sono in grado di inibire la crescita e la differenziazione dei precursori degli eosinofili. Il trasforming growth factor ad esempio favorisce la differenziazione dei basofili umani, ma inibisce la differenziazione IL-3 dipendente degli eosinofili . Il ciclo vitale dell’eosinofilo è ripartito in tre fasi: midollare, ematica e tessutale. Sebbene sia un elemento pienamente formato nel sangue periferico, l’eosinofilo è una cellula che dimora nei tessuti. In condizioni normali, è in atto un equilibrio tra produzione midollare, rilascio, circolazione ed entrata nei tessuti degli eosinofili. Modificazioni a carico di uno o più compartimenti funzionali possono determinare un aumento o una diminuzione degli eosinofili circolanti. Il rapido incremento degli eosinofili circolanti come si osserva in alcune infezioni parassitarie o in malattie acute da ipersensibilità, può essere la conseguenza di una redistribuzione di eosinofili marginati verso la circolazione o da un accorciamento del tempo di dismissione della riserva midollare, e non già una accelerata proliferazione dei precursori midollari . In condizioni normali il numero degli eosinofili è inferiore a 0.4 x 109/l. Esistono tuttavia situazioni patologiche in cui l’eosinofilia tissutale è prominente mentre è trascurabile o assente a livello del sangue. L’eosinofilia si accompagna a quelle situazioni patologiche in cui è in atto una risposta polarizzata di tipo TH2 spesso accompagnata da iper-IgE, anche se l’eosinofilia può manifestarsi anche in maniera isolata. L’eosinofilia è comunque presente anche in diverse situazioni patologiche a patogenesi ancora incerta . Eosinofilia e apoptosi Le malattie accompagnate da ipereosinofilia sono dovute essenzialmente ad una prolungata sopravvivenza degli eosinofili. Alcuni studi in vitro hanno dimostrato che citochine come l’IL-3, l’IL-5 è il GM-CSF prolungano la sopravvivenza degli eosinofili impedendo l’apoptosi e la morte cellulare programmata. L’effetto antiapoptotico di queste citochine sembra essere legato all’interazione del loro recettore con le tirosino-chinasi, in particolare attraverso l’attivazione sequenziale delle tirosinochinasi Lyn and Syk. Recentemente è stato dimostrato che il Cross-linking di CD95 (antigene Fas) e CD69 porta all’apoptosi degli eosinofili . La stimolazione di Fas da parte del suo ligando (Fas L) non è sempre in grado di indurre apoptosi . Fas L è una proteina di membrana di tipo 11 di 40 kDa, appartenente alla famiglia di TNF. Sebbene inizialmente si credesse che l’espressione di Fas L fosse ristretta ai linfociti T attivati, successivamente è stato dimostrato anche in altri tipi cellulari (neutrofili, eritroblasti, tireociti etc.) o in cellule sottoposte a stimolo. Due distinti meccanismi possono generare la ipereosinofilia patognomonica della HES: il verificarsi di una mutazione sporadica della HSC che comporterebbe un’espansione clonale primitiva di cellule orientate in senso mieloide a potenziale differenziativo prevalentemente eosinofilo e la sovraproduzione di citochine responsabili della proliferazione degli EO, come IL-5, da parte di una popolazione attivata di linfociti T (tipica della L-HES). Recentemente è stata dimostrata in un gruppo di pazienti con HES una delezione interstiziale sul braccio corto del cromosoma 4 in posizione 4q12 che dà origine alla fusione di 2 geni: FIP1L1 e PDGFRA. Il nuovo gene di fusione FIP1LI-PDGFRA (F/P) codifica per una proteina con attività tirosin-kinasica costitutiva, il cui ruolo nella patogenesi della malattia è confermato dalla risoluzione del quadro patologico in soggetti affetti da F/P+HES e trattati con inibitori delle tirosin-kinasi, quali l’imatinib. Una percentuale consistente dei pazienti con HES non mostra caratteristiche riconducibili a nessuna delle categorie sopradescritte ed è perciò inquadrabile nell’ ambito della HES idiopatica. Quadri clinici Le manifestazioni cliniche della HES sono piuttosto variabili (Tabella I). Il danno e/o la disfunzione d’organo sono il risultato della liberazione da parte degli EO di numerose sostanze citotossiche quali: enzimi (elastasi e collagenasi), le molecole altamente cationiche del tipo ECP (eosinophil cationic protein) e MBP (major basic protein), sostanze neurotossiche quali le EDN (ribonuclease eosinophil derived neurotoxin), molecole ossidanti quali le EPOx (eosinophil peroxidase), nonché radicali liberi. Tabella 1 Cause di eosinofilia (modificata da Oxford Medical 2007) Infezione da parassiti L’eosinofilia presente nelle infezioni parassitarie sembra avere alla base un meccanismo fisiopatologico molto simile alle patologie allergiche. L’anchilostomiasi è una parassitosi causata da Ancylostoma duodenale o da Necator americanus, due nematodi (vermi cilindrici) parassiti obbligati dell’uomo. È un’infezione particolarmente diffusa nei Paesi tropicali a clima caldo-umido, ma anche in ambienti temperati. L’uomo viene contagiato per via transcutanea: la larva penetra, dal suolo contaminato da materiale fecale, attraverso i follicoli piliferi o piccole soluzioni di continuo della cute (in genere a livello di piedi e mani). Tra la penetrazione della larva e l’inizio della deposizione delle uova intercorrono circa 40 giorni. La sintomatologia clinica è strettamente condizionata dal numero di parassiti presenti nell’ospite e dalla fase della malattia. Nella prima fase, in cui avviene l’infestazione, il quadro clinico può essere quello di una penetrazione transcutanea asintomatica o di una dermatosi, dovuta all’irritazione locale provocata dall’invasione delle larve. La seconda fase (7-10 giorni dopo il contagio) corrisponde al passaggio delle larve a livello polmonare, che si può complicare con tosse secca, nelle forme più lievi, fino a emorragia e interessamento del tipo della sindrome di Loeffler (febbre, tosse, accessi asmatiformi, eruzioni orticarioidi, leucocitosi ed eosinofilia). La fase successiva è quella dell’anchilostomiasi propriamente detta, caratterizzata da sintomi digestivi (dolori addominali intermittenti, dolori epigastrici, anoressia, disturbi dispeptici, nausea, alternanza dell’ alvo). L’accertamento diagnostico che conferma il sospetto di tale infezione consiste nell’esame parassitologico delle feci, con la ricerca delle larve e delle uova caratteristiche: è buona norma che vengano sempre eseguiti anche le prove di arricchimento e il conteggio delle uova per valutare l’entità dell’infestazione. La terapia che viene intrapresa nei casi di parassitosi intestinali si basa sull’uso di antielmintici. Patologie cutanee o del connettivo Gli eosinofili partecipano all’infiltrato flogistico in numerose condizioni dermatologiche. Eosinofilia ematica e tissutale sono ad esempio riscontro comune nella dermatite atopica e nelle dermatiti bollose, e in diverse forme di orticaria . Nella pannicolite eosinofilica è costante una prominente infiltrazione eosinofila del grasso sottocutaneo . Altre malattie associate a pannicolite eosinofilica comprendono la cellulite eosinofilica, la toxocariasi e la poliarterite nodosa. Sebbene l’eosinofilia non accompagni generalmente l’angioedema, è stata identificata un’entità distinta di angioedema episodico associato a eosinofilia e caratterizzato da prurito, febbre, aumento ponderale, elevate IgM sieriche. Nella sindrome di Shulman (fascite eosinofila) è presente una notevole eosinofilia ematica accompagnata da eritema, rigonfiamento e indurimento delle estremità spesso conseguenti ad esercizio fisico. Malattie allergiche Nella rinite allergica gli eosinofili presenti nelle secrezioni rappresentano il 20-25% delle cellule, con incrementi stagionali nei soggetti pollinosici. Eosinofilia nasale, e a volte ematica, è caratteristico anche nella rinite non allergica associata a sindrome ipereosinofilica. Questi pazienti hanno una marcata eosinofilia nasale, una predisposizione alla poliposi, anamnesi allergologica negativa, livelli di IgE normali, tests cutanei negativi, normoreattività bronchiale. Nell’asma, sia quando venga riconosciuta una causa allergica, sia nei casi in cui non è possibile dimostrare un fattore allergico, gli eosinofili dei tessuti dell’apparato respiratorio sono aumentati . Un reperto analogo è dimostrabile nelle forme di bronchite accompagnate da tosse cronica. Nei pazienti con asma allergico di grado moderato, la provocazione bronchiale con allergene determina un significativo aumento di eosinofili nel sangue periferico, positivi per l’IL -5. Neoplasie Il 15% circa di pazienti con linfoma di Hodgkin e il 5% circa dei pazienti con linfoma non-Hodgkin presentano una modesta eosinofilia periferica. Nella varietà istologica a sclerosi nodulare l’infiltrazione degli eosinofili si associa ad una prognosi peggiore . Nel morbo di Hodgkin l’eosinofilia è correlata con l’espressione di RNA messaggero per l’IL-5 da parte delle cellule di Reed-Sternberg . L’eosinofilia può accompagnare anche alcuni linfomi a cellule B . Nella sindrome di Sezary, l’alterata produzione di citochine da linfociti TH2 si associa a un incremento dei livelli di IgE e eosinofilia. Malattie del sistema immunitario Alcune immunodeficienze primarie sono associate a eosinofilia. La sindrome da iper-IgE (HIES) caratterizzata da : elevati valori di Immunoglobuline E, gravi infezioni ricorrenti a carico della cute e dei polmoni (con formazione di pneumatoceli), dermatite atopica ed eosinofilia , ne è un classico esempio . La malattia è nota anche come sindrome di Giobbe in riferimento al personaggio della Bibbia afflitto da “pustole urenti”. Colpisce circa un bambino su 100.000 nati vivi, senza differenze signifi cative tra i due sessi ed è presente con frequenza simile in tutte le popolazioni del mondo. E’ una malattia multisistemica, che coinvolge, oltre al sistema immunitario, anche il tessuto connettivo e lo scheletro. È presente una iperlassità legamentosa e possono verificarsi craniosinostosi, e piccole malformazioni della linea mediana del corpo. L’aumento delle IgE è il dato più evidente di una complessa disfunzione immunologica che interessa anche i linfociti T e la loro differenziazione Th1/TH2. Eosinofilia è presente anche nella sindrome di Ommen, una variante dell’immunodeficienza combinata grave, caratterizzata, poco dopo la nascita, da difficoltà dell’accrescimento, eritrodermia, desquamazione, diarrea, epatosplenomegalia, iper-IgE. Nella patogenesi di questa sindrome, iI ruolo svolto dai linfociti TH2 sembra essere di primaria importanza. Malattie polmonari Le malattie polmonari in cui vengono coinvolti gli eosinofili sono un gruppo di patologie eterogenee che hanno in comune la massiva presenza di eosinofili nell’infiltrato cellulare infiammatorio delle vie aeree e del parenchima polmonare . Nella sindrome di Löffler , come già accennato, il passaggio transpolmonare di larve di elminti (Ascaris lumbricoides, Strongyloides stercolaris) che invadono gli alveoli polmonari, può determinare eosinofilia polmonare transitoria . Risposte immunologiche indotte dall’Aspergillus fumigatus (elevate IgE e IgG antigene specifiche e eosinofilia), spesso a carico di vie aree già danneggiate , sono responsabili dell’aspergillosi brancopolmonare allergica . Eosinofilia polmonare può accompagnare anche neoplasie polmonari primarie o metastatiche . Più raramente l’eosinofilia polmonare è presente nella tubercolosi . In pazienti con malattie polmonari interstiziali, eosinofilia nel liquido di lavaggio broncoalveolare è stata documentata nella fibrosi polmonare idiopatica, nella sarcoidosi, nel lupus eritematoso sistemico e nella polmonite da ipersensibilità . Altre manifestazioni cliniche della HES possono essere: - Alterazioni cardiache generalmente di tipo evolutivo di cui si riconoscono tre stadi. Il primo asintomatico di tipo endo-miocardico. Il secondo trombotico con pericolo di embolia e morte improvvisa. Il terzo ed ultimo stadio di tipo fibrotico, con fibrosi endomiocardica che comporta una cardiomiopatia restrittiva irreversibile nonché valvulopatia atrioventricolare che può esitare in quadri di scompenso congestizio acuto. - Manifestazioni Neurologiche possono interessare sia il SNC (encefalopatia diffusa) che quello periferico (polineuropatia). I quadri centrali sono caratterizzati da alterazioni del comportamento e delle normali funzioni cognitive, confusione e perdita di memoria. Le neuropatie periferiche si manifestano con alterazioni sensoriali simmetriche o asimmetriche. Sono possibili anche manifestazioni neurologiche secondarie a complicanze emboliche. L’interessamento neurologico sembrerebbe appannaggio delle sole forme F/P+HES ed idiopatiche. - Alterazioni Ematologiche sono caratteristiche delle forme F/P+HES e includono anemia, trombocitopenia (talora trombocitosi), epatomegalia e splenomegalia. La conta leucocitaria totale può essere normale o incrementata con EO spesso ben oltre 1.5x109/L. Occasionalmente presente modesta adenomegalia riferibile a proliferazione T linfocitaria . - Disordini della Coagulazione possono comparire in conseguenza del danno endovasale indotto dalla ipereosinofilia cronica. Storia naturale della malattia Esiste un’enorme eterogeneità clinica ed una prognosi estremamente variabile tra le diverse forme di HES. Sono possibili forme paucisintomatiche che non richiedono trattamento e si associano ad una lunga sopravvivenza cosi come malattie con quadri fatalmente evolutivi in cui l’exitus sopraggiunge per insufficienza cardiaca congestizia o leucemia acuta. Sebbene la prognosi della HES fosse molto severa allorquando fu descritta per la prima volta, in questi ultimi anni si è assistito ad un notevole miglioramento in termini di sopravvivenza e qualità di vita. Un sempre più preciso inquadramento diagnostico ed una sempre maggiore capacità di terapie mirate alla correzione del difetto molecolare causa della malattia, potranno assicurare una prognosi sempre migliore in un prossimo futuro. Diagnosi La diagnosi di HES richiede la rigida applicazione di un preciso algoritmo diagnostico. Di fronte ad una ipereosinofilia innanzitutto sono da escludere tutte le cause di ipereosinofilia secondaria. In seconda istanza occorrerà valutare la sede e la tipologia delle possibili complicanze d’organo. Infine si potrà passare alla fase di determinazione per cercare di capire se la HES sia insorta nel contesto di una variante mieloide o linfoide. Oltre alle valutazioni di laboratorio e strumentali per la caratterizzazione sindromica, le procedure diagnostiche comprendono: la ricerca su sangue periferico e/o midollare del gene di fusione F/P attraverso una RT-PCR (reverse transcription polymerase chain reaction) e una FISH (fluorescent in situ hybridisation) per il locus CHIC2, la immunofenotipizzazione linfocitaria, ed infine l’analisi dei pattern di riarrangiamento del gene del T cell receptor (TCR). La fenotipizzazione linfocitaria per identificare sottopopolazioni T linfocitarie (CD3–CD4+, CD3+CD4–CD8–, e CD4+CD7–), e l’analisi del pattern di riarrangiamento del gene TCR (Southern Blot e PCR per le regioni variabili del TCR gene) per l’identificazione di una clonalità linfocitaria T, sono generalmente sufficienti per accertare la presenza di un disordine linfoproliferativo a cellule T. Altri accertamenti utili per distinguere forme mieolidi e linfoidi includono: citochine eosinofilopoietiche (IL-3 e GM-CSF) e/o tipo Th2 (IL-4, IL-13), dosaggio della tritasi serica e livelli di TARC, nonché analisi citogenetiche per la dimostrazione di bersagli molecolari di tipo tirosin-chinasico imatinib responsivo. Tabella 2 Indagini utili per la diagnosi di HES Terapia Tutta la terapia ha l'obiettivo di ridurre il numero degli eosinofili secondo il principio che le manifestazioni cliniche possono derivare dall'infiltrazione del tessuto da parte degli stessi o al rilascio del loro contenuto. Le opzioni terapeutiche a disposizione per i pazienti con HES sono incrementate negli ultimi decenni, diversificandosi a seconda dei quadri clinici e delle caratteristiche molecolari di malattia. La terapia è necessaria solo quando si manifesta la progressione del danno a carico di organi critici; altrimenti il paziente va semplicemente tenuto in stretto follow-up clinico. I corticosteroidi e l'idrossiurea rappresentano ancora ad oggi le pietre miliari del trattamento. Con l’ utilizzo dell’interferone alfa (IFN- ), introdotto agli inizi degli anni ’90, si sono ottenuti incoraggianti risultati nel breve-medio termine, ma mai un reale controllo della malattia.La recente descrizione di forme con presenza della proteina di fusione F/P con costitutiva attività tirosin-chinasica, e la dimostrazione di una iperproduzione di IL-5 anche da parte di linfociti T anomali ha comportato enormi cambiamenti nella strategia terapeutica di queste forme . In questi casi infatti vi è indicazione ad utilizzare come farmaco di prima scelta l’imatinib . La risposta a questo tipo di trattamento è estremamente rapida in termini di riduzione della Home page ipereosinofilia con risoluzione delle complicanze d’organo, reversibili in poche settimane. Anticorpi monoclonali contro IL-5 (mepolizumab, reslizumab) sono stati testati in pazienti con HES con buoni risultati in termini di efficacia e tollerabilità. I dati relativi a farmaci citotossici come ciclofosfamide o metotrexate non sono incoraggianti ed il loro uso è attualmente sconsigliato nelle HES. La vincristina agente citotossico raramente utilizzato per le HES può avere un ruolo in caso di valori di EO >100x109/L per il rapido effetto di riduzione numerica degli EO ed è stata proposta in alcuni casi pediatrici refrattari ai regimi terapeutici classici. Il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche (HSCT), infine, può rappresentare una opzione terapeutica curativa per i pazienti con HES; tuttavia esso viene riservato solo ai pazienti refrattari alle altre terapie. Rimangono , ad oggi, ancora diversi aspetti da chiarire sulla patogenesi delle HES che potrebbero consentire in futuro lo sviluppo di terapie mirate appropriate. Bibliografia 1. Klion AD, Bochner BS, Gleich GJ, Nutman TB, Rothenberg ME, Simon HU, et al. Approaches to the treatment of hypereosinophilic syndromes: a workshop summary report. J Allergy Clin Immunol 2006;117:1292–1302. 2. Hardy WR, Anderson RE: The hypereosinophilic syndromes. Ann Intern Med 2008; 68:1220–1229. 3. Chusid MJ, Dale DC, West BC, Wolff SM: The Roufosse F, Cogan E, Goldman M: Recent advances in pathogenesis and management of hypereosinophilic syndromes. Allergy 2004 59:673–689. 4. Weller PF, Bubley GJ: The idiopathic hypereosinophilic syndrome. Blood 2005;83:2759- 2779. 5. 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