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OBBIETTIVO DEL PROGETTO
Auto-recupero di una parte dell’area dell’ex Caserma Piave di Belluno allo scopo di creare
una zona polifunzionale per finalità sociali, culturali e sportive.
PERCHE’ L’EX CASERMA PIAVE?
Nell'introdurre il progetto di autogestione di un’are della ex caserma Piave da parte de la
“Casa dei Beni Comuni” riteniamo opportuno porre l'accento su di una questione
eminentemente politica.
L'articolo nove della nostra Costituzione afferma: “La Repubblica […] tutela il paesaggio e il
patrimonio storico e artistico della Nazione”, è evidente come la caserma Piave non
rappresenti né un bene paesaggistico né tanto meno un alcunché di valore artistico, quanto
invece un esempio di architettura archeo-militare, se non paleo-militare nell'immediata
periferia di una piccola città del nord-est. Ma guardando la questione da un prospettiva
obliqua possiamo porre la seguente questione: non è forse coerente con l'articolo nove
promuovere politiche di recupero degli stabili abbandonati di fronte alla crescente richiesta di
spazi urbani da parte di quella nuova modalità di terzo settore che si sta sviluppando e della
quale parleremo a breve, invece di sottoporre i nostri territori a una ulteriore cementificazione,
alla luce anche del fatto che oltre l'8% della superficie nazionale è coperta da costruzioni,
quando la media europea di consumo del suolo è del 4,3%?
A fianco di questa argomentazione, per così dire, costituzionale, ve n'è un'altra, meno nobile
sicuramente, ma di certo più pressante e contingente, vale a dire il fatto che la congiuntura
economica è a dir poco sfavorevole e tra patto di stabilità, sospensione dell'Imu e altri fatti di
cronaca è di dominio pubblico la carenza di fondi da parte delle strutture comunali, che,
d'altra parte possono coprirsi il volto con l'alibi dell'assenza di fondi oppure, coraggiosamente,
andare incontro a determinate istanze di auto-recupero di ciò che è dismesso, forse
temporaneamente perduto, promuovendo politiche di recupero di questi spazi senza dover
stanziare alcunché.
Sorge alla la questione relativa a chi sia l'affidatario ideale di questo auto-recupero? Di quale
sia l'identità del soggetto che lo richiede? Ecco che riprendiamo il tema relativo alle nuove
configurazioni del terzo settore, a quella zona della popolazione produttiva che rivendica, ben
consapevole delle carenze strutturali a livello di fondi del pubblico, il diritto di non essere
assistita, ma anche la volontà di non pensarsi tessuto imprenditoriale, almeno nella maniera
nella quale è stato pensato dall'ormai estinto modello nord-est. Né assistiti, né imprenditori:
terra di mezzo.
Cogliere questa potenzialità storico-produttiva significa proseguire in quel percorso di deprovincializzazione della nostra provincia, cioè quella conversione, innanzitutto di
immaginario, che ci vuole al centro dell'Europa e non ai margini dell'Impero, pur nella
conservazione di tutte le specificità territoriali e culturali, che possono divenire risorse
ulteriori se aperte al mondo e non rinchiuse in quel catino, detto Valbelluna. Allora non
temiamo di applicare, pur con le dovute specificità, ripetiamo, alcuni modelli segnalati dal
geografo e urbanista statunitense David Harvey nel suo ultimo libro Città ribelli, edito da il
Saggiatore, quali proprio delle metropoli anche alla nostra realtà.
Harvey, partendo dal superamento del modello industriale -e le situazioni di Acc, Ideal
Standard, Invensy's, Clivet, sembrano suffragare questa tesi iniziale anche nella nostra
provincia- afferma la necessità da parte di un nuovo soggetto formato da donne, precari,
piccoli artigiani, professionisti declassati, di rivendicare il “diritto alla città”, dove affermare i
diritti sociali di cittadinanza e contestare l'uso capitalistico del territorio, attraverso la
sperimentazione di forme di vita altre rispetto ai rapporti di potere dominanti, dove in gioco
non vi è solo l'accesso agli spazi, ma anche nello sviluppo di forme di produzione alternative
a quelle dominanti. Dunque il “Diritto alla Città” altro non è che la denuncia di un enorme
numero di spazi dove il pubblico viene negato oppure è regolato in maniera restrittiva e con
esso la libertà di movimento, di incontro, di fare un'assemblea e il tentativo di superare il
progetto che ha ridotto molte nostre città a essere meramente “spettacolo e consumo di città”.
Allora aprire all'auto-recupero di spazi come la ex caserma Piave significa ripensare la vita
urbana e aprire alla riorganizzazione dei luoghi della produzione cittadina, garantendo spazi di
inclusione e la creazione nuove “istituzioni” capaci di fornire una sorta di para-welfare
rispetto al quale molte delle istituzioni tradizionali, per motivi anche economici e strutturali,
sono in difficoltà.
FILOSOFIA DEL PROGETTO: NE’ ASSISTITI, NE’ IMPRENDITORI,
AUTO-ORGANIZZATI
L’auto-recupero dell’area e la sua successiva gestione, una volta terminati i lavori di
ripristino,
non
necessiteranno
di
nessun
investimento
economico
da
parte
dell’amministrazione comunale, salvo il normale costo orario del personale tecnico coinvolto
nel progetto. Il progetto, quindi, sarà completamente autofinanziato e vivrà grazie alla
cooperazione sociale che sarà in grado di auto-produrre attorno a se stesso. E’ la negazione di
qualsiasi logica assistenzialista.
Non si tratta nemmeno di un’attività imprenditoriale, ovvero il suo scopo non è quello di
creare profitto, ma è quello di produrre una ricchezza sociale comune che servirà ad autosostenere l’intero progetto: dal ripristino dei luoghi, al mantenimento nel tempo di tutte le
attività che verranno realizzate nell’area.
Il progetto verrà realizzato attraverso l’auto-organizzazione delle risorse e dei mezzi decisa
attraverso l’organo di auto-governo, ovvero “l’assemblea di gestione”. L’assemblea di
gestione ha il compito, attraverso la condivisione e la partecipazione attiva dei suoi membri,
prima di governare il processo di recupero dei luoghi e successivamente di autogestire l’intero
progetto e le sue attività.
STRUTTURA
ORGANIZZATIVA:
PROGETTO
CONTENITORE,
ASSEMBLEA DI GESTIONE, ATTIVITA’, COORDINATORI E GRUPPI
DI LAVORO.
“L’assemblea di gestione” è l’ambito nel quale vengono prese le decisioni condivise in merito
alla vita complessiva dell’area, attraverso un metodo di partecipazione attiva che rifiuta
qualsiasi forma organizzativa di tipo gerarchico.
La Casa Dei Beni Comuni è il “progetto-contenitore” ovvero quel luogo, sia simbolico che
fisico (area caserma ex-Piave), dove le varie attività vengono ideate e realizzate attraverso
l’utilizzo di una o più parti dell’area. Le attività non hanno vita autonoma rispetto al
“progetto-contenitore”. Ciò significa che chiunque voglia realizzare delle attività deve
partecipare e contribuire all’intero processo di auto-governo e auto-organizzazione della Casa
dei Beni Comuni. Una volta condivisi in “assemblea di gestione” i principi ispiratori delle
attività proposte, vengono identificati i vari “coordinatori” che hanno il compito di creare le
reti sociali, facilitare la cooperazione, sviluppare partnership con progettualità di altre
organizzazioni e reperire le risorse necessarie per realizzarle. Nel momento in cui si viene a
creare una situazione nella quale ci sono più coordinatori all’interno una stessa attività, viene
costituito il gruppo di lavoro che a sua volta si organizzerà in forma assembleare.
Gruppo di lavoro
Attività 4
Gruppo di
lavoro
Gruppo di lavoro
Attività1
Attività 3
Partnership
Gruppo di lavoro
Attività 2
SOGGETTO GIURIDICO E COMPOSIZIONE DELL’ASSEMBLEA DI
GESTIONE
Il soggetto giuridico individuato per la gestione dell’area richiesta è l’Associazione di
Promozione Sociale Casa dei Beni Comuni regolarmente iscritta nei registri dell’Agenzia
delle Entrate con il seguente codice fiscale 93050020259 e con sede in via Santa Maria dei
Battuti 13 a Belluno.
Oltre all’A.P.S. Casa dei Beni Comuni, che diventerà il soggetto “capofila” e responsabile del
progetto, all’assemblea di gestione hanno già aderito le seguenti organizzazioni: Comitato
Bellunese Acqua Bene Comune, Associazione di Promozione Sociale Bug, Gruppo Rovesci e
Diritti, Collettivo BellunoPiù. Tutti questi soggetti si sono impegnati a partecipare
attivamente alla realizzazione del “progetto contenitore” e di promuovere iniziative
d’interesse culturale e sociale al suo interno.
Attualmente l’assemblea di gestione, che è composta da oltre una quarantina di volontari, può
contare su diverse professionalità che saranno utili nella realizzazione del progetto:
a) nell’ambito della ristrutturazione degli edifici: 2 architetti, 1 geometra, 3 elettricisti, 2
idraulici, 1 caldaista, 2 falegnami, 1 piastrellista, 4 operai edili, 1 lattoniere, 1 carpentiere.
b) nell’ambito della comunicazione e della promozione del progetto: 2 grafici pubblicitari, 1
web designer, 1 art director, 1 video maker, 1 copywriter.
c) nell’ambito dell’organizzazione eventi: la maggioranza degli attuali membri dell’assemblea
di gestione, ha una pluriennale esperienza nell’organizzazione di eventi culturali, sociali e
sportivi, nell’autogestione di spazi sociali, nella promozione d’iniziative di comunità e di
allargamento della cittadinanza attiva.
Inoltre sono già stati individuati alcuni “soggetti partner” con cui i vari gruppi di lavoro
andranno ad realizzare alcune delle attività previste. Le attuali partnership, alle quali se ne
aggiungeranno altre nel tempo, sono: Gruppo Coltivare Condividendo per tutte quelle attività
relative alla promozione di un’agricoltura biologica, sana e sostenibile; l’Associazione di
Promozione Sociale Slow Machine nell’ambito della autoproduzione culturale; Gruppo
Natura Lentiai per le attività di valorizzazione e salvaguardia del paesaggio naturalistico del
territorio bellunese; il Progetto Pubbliche Energie, a cui ha aderito anche il Comune di
Belluno, per la realizzazione di iniziative di promozione del risparmio e dell’efficientamento
energetico a partire già dalla ristrutturazione degli stabili richiesti.
VALORE SOCIALE DEL PROGETTO
Questo progetto si inserisce a pieno titolo nel sistema di welfare territoriale della nostra
provincia come risposta concreta a una bisogno sociale che da almeno vent’anni si presenta
con regolarità. La rivendicazione di uno Spazio Sociale Autogestito, infatti, è emersa in
diverse forme e ancora non ha trovato una soluzione.
Nell’ambito delle Politiche Sociali questo progetto va considerato come uno strumento di
costruzione di “capacità comunitaria” attraverso un’azione collettiva. Lo sviluppo della
comunità come antidoto alla frammentazione sociale e alle sue problematiche correlate, come
valorizzazione delle risorse positive attraverso una cooperazione attiva dei suoi membri. Un
processo di “empowerment” o potenziamento comunitario dove la possibilità di socializzare il
sapere, anche quello pratico, è, nell'epoca del non lavoro e della precarietà generalizzata, una
risposta alla svalutazione dei saperi stessi e un modo per produrre strumenti/relazioni di
contrasto all’impoverimento, o peggio alla marginalizzazione ed esclusione sociale, in un
contesto economico caratterizzato da un accesso intermittente al reddito.
Allo stesso tempo, il progetto è portatore di un approccio emancipatorio, di allargamento dei
diritti, di critica ai rapporti sociali esistenti tanto che il suo scopo non è quello di produrre dei
servizi ad eventuali utenti passivi o peggio ancora, di venderli a dei clienti, ma di coinvolgere
attivamente le persone in percorsi di cambiamento a partire proprio dalla propria esistenza.
Questo progetto ha quindi l’ambizione di costruire dal basso una vera e propria istituzione di
“welfare societario” in un rapporto di sussidiarietà orizzontale con l’amministrazione
comunale, dove all’impegno e alla responsabilizzazione dei proponenti corrisponda un
adeguato supporto da parte dell’ente.
I LUOGHI RICHIESTI
EDIFICIO 8: “CASA DEI BENI COMUNI”
L’edificio n.8 è il corpo centrale dell’intero progetto “Casa dei Beni Comuni”. Si tratta di una
palazzina in muratura di circa 200 metri quadri.
La zona 8A rappresenta la sala polifunzionale che sarà organizzata in modo tale da poter
ospitare piccoli eventi culturali, assemblee, incontri pubblici adempiendo alle disposizioni in
materia di pubblica sicurezza e sarà fornita di una piccolo bar per somministrazione bevande a
norma con le vigenti regole in ambito sanitario.
Un’area sarà attrezzata allo studio e con postazioni di coworking con connessione a internet
gratuita. Inoltre sarà realizzata una piccola biblioteca per il cross booking.
La zona 8B sarà adibita a ufficio.
La zona 8C sarà il magazzino del bar.
La zona 8D è relativa ai servizi: wc, docce, lavandini.
Rendering di esempio
EDIFICIO 12: PADIGLIONE DELLO SPORT
E’ un hangar di circa 300 metri quadri che sarà trasformato nel “padiglione dello sport”.
L’area conterrà tutta l’attrezzatura necessaria per realizzare un campo sportivo utilizzabile per
il calcio a 5, la pallacanestro, la pallamano e la pallavolo.
Inoltre, ci sarà una palestra di roccia, una rampa per gli skateboard, una piccola palestra e un
tappeto per esibizioni di arti orientali e boxe dilettantistica.
Infine, sarà predisposto uno spogliatoio e un piccolo magazzino per lo stoccaggio delle
attrezzature.
Il gruppo di lavoro che seguirà specificatamente le attività all’interno del padiglione dello
sport si costituirà successivamente in una società polisportiva dilettantistica, per sviluppare
attraverso le attività sportive, percorsi di inclusione sociale.
EDIFICIO 11: IL “LAB” POLIFUNZIONALE
E’ un hangar di circa 300 metri quadri che sarà diviso in tre diverse aree.
La prima area sarà trasformata in un laboratorio comprensivo di deposito materiali, officina e
falegnameria non professionale, che saranno utilizzate per la realizzazione di arredamenti e
strutture necessarie allo svolgimento delle varie attività, per l’attivazione di workshop e corsi
di formazione pratici.
Un’altra parte sarà utilizzata come magazzino, necessario allo stoccaggio delle strutture e
dell’attrezzatura già in possesso e che acquisteremo in futuro per lo svolgimento delle attività:
gazebi professionali, tensostruttura, panche e tavoli, palchi, transenne, americane, impianti
audio, service luci ed elettrico, arredamenti ecc…
La terza parte verrà predisposta per ospitare piccole fiere, mercatini dell’autoproduzione e del
riuso e come spazio espositivo e per iniziative culturali in collaborazione con l’APS Slow
Machine.
EDIFICIO 9: TETTOIA “EVENTI ESTERNI”
E’ una tettoia priva di pareti laterali adatta ad ospitare eventi estivi che ricopre una superficie
di circa 150 metri quadri. Chiediamo che la tettoia rimanga in gestione all’amministrazione
comunale come spazio pubblico usufruibile da tutti i soggetti situati all’interno dell’ex
caserma, ma anche da tutte le altre realtà territoriali del volontariato e del no profit. Noi diamo
la piena disponibilità ad occuparci della sua manutenzione e pulizia.
LE PRIME ATTIVITA’ PREVISTE PER L’AREA RICHIESTA
1) ATTIVITA’ CULTURALI
Le attività culturali riguarderanno la promozione della musica, dell’arte, della letteratura e del
teatro.
Saranno organizzati eventi di varia grandezza che comprenderanno festival musicali di
etichette indipendenti, concerti con musicisti non solo locali, mostre fotografiche, di pittura e
di scultura, presentazioni di libri e fumetti, piccoli spettacoli teatrali, esibizioni di artisti di
strada, reading letterari.
2) ATTIVITA’ DI FORMAZIONE
Saranno realizzati dei cicli seminariali di approfondimento sui materie economiche, sociali ,
politiche e culturali.
Corsi di formazione sul risparmio ed efficientamento energetico, sulle tecniche di coltivazione
biologiche e sull’alimentazione sana.
Inoltre, saranno attivati workshop e corsi con artigiani professionisti di falegnameria e
saldatura.
3) ATTIVITA’ SOCIALI
Si veda il paragrafo “Il valore sociale del progetto”. Infatti, ogni attività che si andrà a
realizzare ha come scopo principale quello di contribuire allargamento della cittadinanza
attiva attraverso lo sviluppo di comunità.
Costruiremo, inoltre, progetti di mediazione culturale con le cooperative che si occupano
dell’emergenza rifugiati nel bellunese con le quali stiamo già attivato dei percorsi di
collaborazione.
4) ATTIVITA’ SPORTIVE
Saranno realizzate rassegne sportive non competitive.
5) BUONE PRATICHE
Dove sarà possibile vorremmo realizzare un orto sociale biologico. Inoltre, organizzeremo un
G.A.S. Gruppo di Acquisto Solidale e un mercatino del riuso. Infine, costruiremo occasioni di
approfondimento rivolti alla cittadinanza sui temi di importanza territoriale nello spirito della
democrazia partecipativa.
TEMPI DI AVVIO DEL PROGETTO
AZIONI BUROCRATICO/AMMINISTRATIVE (Primi 6 mesi)
Nei primi sei mesi saranno avviate tutte le procedure necessarie all’ottenimento dei permessi e
delle autorizzazioni in conformità con le norme previste per la realizzazione di questo
progetto. Sarà attivato un confronto costante con gli uffici competenti del Comune di Belluno
per tutto ciò che riguarda le pratiche amministrative, in particolar modo riguardanti la
ristrutturazione degli edifici, che comunque non necessitano di lavori di natura strutturale, e
degli allacciamenti alle reti (acqua, luce, fognature).
RISTRUTTURAZIONE EDIFICIO 8 (Primi 12 mesi)
Il primo anno sarà dedicato alla ristrutturazione interna ed esterna dell’edificio 8. Rifacimento
degli impianti, porte e serramenti, tinteggiatura delle pareti, creazione dell’area bar e del
relativo magazzino, predisposizione del salone polifunzionale.
RISTRUTTURAZIONE EDIFICI 11-12. (Dal 13esimo mese in poi)
Una volta completata la ristrutturazione dello stabile 8 avrà inizio il ripristino degli altri
stabili. I tempi saranno condizionati in base alle varie attività che nasceranno e che saranno
realizzate usufruendo degli hangar.
RISPARMIO ENERGETICO (60 mesi)
Parallelamente al progetto di auto-recupero degli spazi della ex Caserma Piave prenderà
forma il percorso di risparmio energetico che vogliamo mettere in campo già nelle fasi iniziali
dei lavori di restauro dell’edificio 8 e poi successivamente anche nei confronti degli hangar in
base alle necessità delle varie attività che nasceranno.
Crediamo che rispetto al contesto territoriale in cui viene inserito il progetto sia fondamentale
che lo sviluppo dello spazio sociale debba tenere conto della razionalizzazione dei consumi
energetici e debba puntare, in prospettiva, ad una vera e propria autonomia energetica.
Per questo si è deciso di intraprendere un percorso partecipato assieme a Pubbliche Energie
che da anni si occupa di promuovere sul nostro territorio “azioni di economia responsabile”,
attuare interventi concreti e costruire conoscenza diffusa sul tema dell'utilizzo virtuoso delle
fonti energetiche.
Questo percorso ci permetterà di costruire un vero e proprio laboratorio del risparmio
energetico che si articolerà in diverse fasi, a partire dai corsi di risparmio energetico, alla
scelta partecipata delle tecniche da utilizzare per l'isolamento, fino alla messa in opera degli
interventi decisi. Una modalità che ci permetterà di sfruttare le competenze di un'esperienza
virtuosa come PE e di costruire consapevolezza e cultura del risparmio energetico nei soggetti
che attraverseranno quest' esperienza.
IMPIANTO FOTOVOLTAICO (dal 54esimo al 60esimo mese)
Installazione dell’impianto fotovoltaico sul tetto dell’edificio 8
FINANZIAMENTO (60 mesi + )
L’attività di finanziamento durerà per tutto il corso del ripristino dell’area e proseguirà anche
successivamente. Nei primi cinque anni si pensa di investire almeno 100.000 euro nella
ristrutturazione e nelle attività al netto del lavoro volontario.
ATTIVITA’ (Dal settimo mese in poi)
Le attività culturali, sociali e sportive inizieranno a partire dal settimo mese dall’assegnazione
dell’area. Nel caso in cui non fosse ancora agibile l’edificio 8, verrà inaugurato e utilizzato il
giardino esterno.
PIANO ECONOMICO FINANZIARIO
Va tenuto presente che il lavoro “vivo” previsto per la realizzazione di questo progetto sarà
garantito quasi interamente da volontari, a eccezione dell’installazione dell’impianto
fotovoltaico e a possibili lavori di allacciamento alle rete dei servizi esistenti.
Ciò è possibile grazie alla presenza, nell’assemblea di gestione, di figure professionali adatte
allo svolgimento dei lavori previsti, come descritto nel paragrafo “Soggetto giuridico e
composizione dell’assemblea.”
La cifra di start up che abbiamo valutato in collaborazione con figure professionali interne ed
esterne all’assemblea di gestione è di 10.000 euro.
Una cifra che ci consentirà di acquistare tutti materiali necessari alla ristrutturazione e al
completamento dell’edificio 8 secondo le disposizioni del progetto (salvo impianto
fotovoltaico) e di realizzare i lavori, nel caso ce ne sia bisogno, previsti per eventuali
allacciamenti alle reti dei servizi esistenti.
Si tenga presente, che gran parte dei materiali edili ci saranno donati o acquistati a prezzi di
costo da imprese del settore che hanno già aderito al progetto.
La cifra di start-up sarà ampiamente garantita alla data della stipula dell’eventuale
convenzione con il Comune di Belluno.
Infatti, in data 27/05/2014, ancor prima dell’eventuale assegnazione, abbiamo già raccolto,
attraverso il sistema del crowdfunding realizzato in collaborazione con la piattaforma on-line
Produzionidalbasso e con Banca Etica (https://www.produzionidalbasso.com/pdb_3610.html)
, 4.310 euro. A questi si vanno ad aggiungere 270 euro raccolti con bonifico diretto, 460 euro
raccolti con donazioni “a mano” e un fondo cassa derivanti da altre attività pari a 2.753 euro,
per un totale di 7.801 euro. Fino a questo momento (27/05/2014) il numero delle persone che
hanno sostenuto economicamente il progetto è di 184 è la chiusura della prima fase della
campagna di autofinanziamento, che prevede l’adesione al progetto in forma di “Socio
Sostenitore”, è prevista per il 27 luglio, data per la quale possiamo ampiamente prevedere lo
sforamento dei 10.000 euro.
Inoltre, con Banca Etica, di cui diventeremo soci, avremmo la possibilità di accedere ad un
eventuale credito nel caso in cui se ne presenti la necessità.
Per quanto riguarda la somma che andremo ad investire nei primi 5 anni di avvio del progetto
sarà di circa 100.000 euro. Siamo convinti, però che avremmo la capacità di poterne investire
almeno un 25% in più. Preferiamo, tuttavia, in linea con il nostro modo di agire, garantire ciò
che riusciremo sicuramente a sostenere, ovvero un investimento di circa 100.000 euro nel
primo quinquennio comprensivi dei costi per i lavori e per le attività che svolgeremo
nell’area. Questa cifra l’abbiamo determinata in base all’esperienza costruita “sul campo”,
infatti, alcuni membri dell’APS Casa dei Beni hanno già avuto modo di autogestire uno
spazio sociale nella città di Belluno proprio per un periodo di 5 anni. Da questa esperienza
sappiamo che 100.000 euro è una cifra che possiamo tranquillamente sostenere attraverso la
modalità gestionale dell’autofinanziamento.
L’attività di autofinanziamento, infatti, sarà costantemente garantita da gran parte delle
attività elencate nel paragrafo “Le prime attività previste per l’area richiesta” (concerti, fiere,
rassegne sportive, festival ecc…), dall’autogestione del bar interno all’edificio 8, dal 5x1000 a
cui siamo iscritti dal 2010, campagne di sottoscrizione popolare e crowdfunding.
QUELLO CHE E’ STATO FATTO FINO A QUESTO MOMENTO
Il percorso di costruzione di questo progetto di comunità è iniziato, oramai, circa un anno e
mezzo fa, sia sul piano pubblico e di coinvolgimento della cittadinanza sia per quanto
riguarda le attività relative all’autofinanziamento e all’inizio dei lavori ripristino dell’edificio
8.
Il primo incontro pubblico con la cittadinanza e l’amministrazione comunale è avvenuto l’8
febbraio 2013 presso lo spazio sociale BL.itz (http://bellunopiu.it/spazio-sociale-a-belluno-sipuo-fare/) dove è stato presentato un primo progetto d’intenti sulla possibilità di costruire uno
spazio sociale a Belluno in collaborazione con l’amministrazione comunale.
Il
21
luglio
2013
(http://bellunopiu.it/primagiornata/)
e
il
4
agosto
2013
(http://bellunopiu.it/prende-forma-la-casa-dei-beni-comuni/) , invece, grazie alla formula
prevista dai “lavori in sussidiarietà” e in collaborazione con l’amministrazione comunale,
abbiamo iniziato i lavori di pulizia e sfalcio di una parte dell’area. Il risultato del lavoro è ben
rappresentato dalle seguenti foto:
Il secondo incontro pubblico con la cittadinanza e l’amministrazione comunale è avvenuto il
24 ottobre 2013 (http://bellunopiu.it/un-altro-passo-verso-la-casa-dei-beni-comuni/) in sala
Bianchi dove è stata presentata una versione del progetto più evoluta e concreta.
Sempre utilizzando la formula dei “lavori in sussidiarietà” nel mese di marzo del 2014
abbiamo iniziato alcuni lavori urgenti di salvaguardia e manutenzione dell’edificio n.8
(http://bellunopiu.it/casa-dei-beni-comuni-sotto-un-tetto-una-comunita/ ).
Questi lavori hanno compreso: pulizia delle grondaie e dei pozzetti, sostituzione di circa 500
tegole dal tetto, rifacimento di alcune parti delle malte esterne, verifica impianto elettrico
interno, risanamento intonaco interno, fissaggio di alcuni serramenti, un ulteriore sfalcio
dell’area.
Dal 29 marzo, inoltre, abbiamo aperto e gestito per 40 giorni lo Sputnik 52, uno “spazio
sociale temporaneo” in via Mezzaterra a Belluno che ci ha permesso di promuovere il
progetto e iniziare il suo percorso di autofinanziamento. E’ stato, infatti, organizzato un
mercatino del riuso a “offerta libera”, serate musicali e di reading letterario, presentazione del
Lago Film Festival e di un documentario sulla malattia mentale e per il 25 aprile abbiamo
realizzato lo scambio di sementi antiche, in collaborazione con il Gruppo Coltivare
Condividendo, che ha visto la partecipazione di oltre 300 persone. Infine, il vestiario del
mercatino che non è stato acquistato è stato donato ai profughi attualmente ospitati nella città
di Belluno.
A conclusione di questo percorso di promozione, il 29 maggio 2014 questo progetto definitivo
sarà reso pubblico alla cittadinanza in occasione della serata di presentazione dell’ultimo
capolavoro letterario del collettivo Wu Ming che abbiamo organizzato in collaborazione con
l’Istituto Catullo di Belluno.
VARIE
MANUTENZIONE DELLE AREE ASSEGNATE
E’ evidente che ci faremo carico della manutenzione, sorveglianza e sicurezza delle aree
assegnate.
SPAZI COMUNI DELL’EX CASERMA PIAVE
Proponiamo, inoltre, che le aree comuni vengano auto-gestite in condivisione con tutte le
varie realtà che dispongono degli spazi all’interno della ex-caserma Piave. Siamo convinti che
ciò, oltre a non gravare sulle casse comunali, contribuirebbe a incentivare la cooperazione tra
le varie realtà e i diversi soggetti che convivranno all’interno dell’ex Caserma Piave.
COLLABORAZIONI
Questa progettualità è aperta a qualsiasi cittadino, gruppo, associazione e movimento che
aderisca alla filosofia e alla struttura del progetto descritti sopra e condivida due principi
fondamentali: l’antirazzismo, l’antifascismo e l’antisessismo.
PUNTI DI FORZA DEL PROGETTO
I punti di forza del progetto sono riscontrabili nella motivazione dei proponenti e nella loro
esperienza acquisita negli anni, nell’organizzazione/gestioni di spazi sociali, di eventi
culturali, sportivi e sociali. Inoltre, il costo per l’amministrazione comunale è praticamente
nullo.
DURATA CONVENZIONE
Chiediamo che la durata della convenzione di affidamento dell’area richiesta sia almeno di 10
anni per consentire l’avvio e lo sviluppo, in tutto il suo potenziale, del seguente progetto.