OBBIETTIVO DEL PROGETTO Auto-recupero di una parte dell’area dell’ex Caserma Piave di Belluno allo scopo di creare una zona polifunzionale per finalità sociali, culturali e sportive. PERCHE’ L’EX CASERMA PIAVE? Nell'introdurre il progetto di autogestione di un’are della ex caserma Piave da parte de la “Casa dei Beni Comuni” riteniamo opportuno porre l'accento su di una questione eminentemente politica. L'articolo nove della nostra Costituzione afferma: “La Repubblica […] tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, è evidente come la caserma Piave non rappresenti né un bene paesaggistico né tanto meno un alcunché di valore artistico, quanto invece un esempio di architettura archeo-militare, se non paleo-militare nell'immediata periferia di una piccola città del nord-est. Ma guardando la questione da un prospettiva obliqua possiamo porre la seguente questione: non è forse coerente con l'articolo nove promuovere politiche di recupero degli stabili abbandonati di fronte alla crescente richiesta di spazi urbani da parte di quella nuova modalità di terzo settore che si sta sviluppando e della quale parleremo a breve, invece di sottoporre i nostri territori a una ulteriore cementificazione, alla luce anche del fatto che oltre l'8% della superficie nazionale è coperta da costruzioni, quando la media europea di consumo del suolo è del 4,3%? A fianco di questa argomentazione, per così dire, costituzionale, ve n'è un'altra, meno nobile sicuramente, ma di certo più pressante e contingente, vale a dire il fatto che la congiuntura economica è a dir poco sfavorevole e tra patto di stabilità, sospensione dell'Imu e altri fatti di cronaca è di dominio pubblico la carenza di fondi da parte delle strutture comunali, che, d'altra parte possono coprirsi il volto con l'alibi dell'assenza di fondi oppure, coraggiosamente, andare incontro a determinate istanze di auto-recupero di ciò che è dismesso, forse temporaneamente perduto, promuovendo politiche di recupero di questi spazi senza dover stanziare alcunché. Sorge alla la questione relativa a chi sia l'affidatario ideale di questo auto-recupero? Di quale sia l'identità del soggetto che lo richiede? Ecco che riprendiamo il tema relativo alle nuove configurazioni del terzo settore, a quella zona della popolazione produttiva che rivendica, ben consapevole delle carenze strutturali a livello di fondi del pubblico, il diritto di non essere assistita, ma anche la volontà di non pensarsi tessuto imprenditoriale, almeno nella maniera nella quale è stato pensato dall'ormai estinto modello nord-est. Né assistiti, né imprenditori: terra di mezzo. Cogliere questa potenzialità storico-produttiva significa proseguire in quel percorso di deprovincializzazione della nostra provincia, cioè quella conversione, innanzitutto di immaginario, che ci vuole al centro dell'Europa e non ai margini dell'Impero, pur nella conservazione di tutte le specificità territoriali e culturali, che possono divenire risorse ulteriori se aperte al mondo e non rinchiuse in quel catino, detto Valbelluna. Allora non temiamo di applicare, pur con le dovute specificità, ripetiamo, alcuni modelli segnalati dal geografo e urbanista statunitense David Harvey nel suo ultimo libro Città ribelli, edito da il Saggiatore, quali proprio delle metropoli anche alla nostra realtà. Harvey, partendo dal superamento del modello industriale -e le situazioni di Acc, Ideal Standard, Invensy's, Clivet, sembrano suffragare questa tesi iniziale anche nella nostra provincia- afferma la necessità da parte di un nuovo soggetto formato da donne, precari, piccoli artigiani, professionisti declassati, di rivendicare il “diritto alla città”, dove affermare i diritti sociali di cittadinanza e contestare l'uso capitalistico del territorio, attraverso la sperimentazione di forme di vita altre rispetto ai rapporti di potere dominanti, dove in gioco non vi è solo l'accesso agli spazi, ma anche nello sviluppo di forme di produzione alternative a quelle dominanti. Dunque il “Diritto alla Città” altro non è che la denuncia di un enorme numero di spazi dove il pubblico viene negato oppure è regolato in maniera restrittiva e con esso la libertà di movimento, di incontro, di fare un'assemblea e il tentativo di superare il progetto che ha ridotto molte nostre città a essere meramente “spettacolo e consumo di città”. Allora aprire all'auto-recupero di spazi come la ex caserma Piave significa ripensare la vita urbana e aprire alla riorganizzazione dei luoghi della produzione cittadina, garantendo spazi di inclusione e la creazione nuove “istituzioni” capaci di fornire una sorta di para-welfare rispetto al quale molte delle istituzioni tradizionali, per motivi anche economici e strutturali, sono in difficoltà. FILOSOFIA DEL PROGETTO: NE’ ASSISTITI, NE’ IMPRENDITORI, AUTO-ORGANIZZATI L’auto-recupero dell’area e la sua successiva gestione, una volta terminati i lavori di ripristino, non necessiteranno di nessun investimento economico da parte dell’amministrazione comunale, salvo il normale costo orario del personale tecnico coinvolto nel progetto. Il progetto, quindi, sarà completamente autofinanziato e vivrà grazie alla cooperazione sociale che sarà in grado di auto-produrre attorno a se stesso. E’ la negazione di qualsiasi logica assistenzialista. Non si tratta nemmeno di un’attività imprenditoriale, ovvero il suo scopo non è quello di creare profitto, ma è quello di produrre una ricchezza sociale comune che servirà ad autosostenere l’intero progetto: dal ripristino dei luoghi, al mantenimento nel tempo di tutte le attività che verranno realizzate nell’area. Il progetto verrà realizzato attraverso l’auto-organizzazione delle risorse e dei mezzi decisa attraverso l’organo di auto-governo, ovvero “l’assemblea di gestione”. L’assemblea di gestione ha il compito, attraverso la condivisione e la partecipazione attiva dei suoi membri, prima di governare il processo di recupero dei luoghi e successivamente di autogestire l’intero progetto e le sue attività. STRUTTURA ORGANIZZATIVA: PROGETTO CONTENITORE, ASSEMBLEA DI GESTIONE, ATTIVITA’, COORDINATORI E GRUPPI DI LAVORO. “L’assemblea di gestione” è l’ambito nel quale vengono prese le decisioni condivise in merito alla vita complessiva dell’area, attraverso un metodo di partecipazione attiva che rifiuta qualsiasi forma organizzativa di tipo gerarchico. La Casa Dei Beni Comuni è il “progetto-contenitore” ovvero quel luogo, sia simbolico che fisico (area caserma ex-Piave), dove le varie attività vengono ideate e realizzate attraverso l’utilizzo di una o più parti dell’area. Le attività non hanno vita autonoma rispetto al “progetto-contenitore”. Ciò significa che chiunque voglia realizzare delle attività deve partecipare e contribuire all’intero processo di auto-governo e auto-organizzazione della Casa dei Beni Comuni. Una volta condivisi in “assemblea di gestione” i principi ispiratori delle attività proposte, vengono identificati i vari “coordinatori” che hanno il compito di creare le reti sociali, facilitare la cooperazione, sviluppare partnership con progettualità di altre organizzazioni e reperire le risorse necessarie per realizzarle. Nel momento in cui si viene a creare una situazione nella quale ci sono più coordinatori all’interno una stessa attività, viene costituito il gruppo di lavoro che a sua volta si organizzerà in forma assembleare. Gruppo di lavoro Attività 4 Gruppo di lavoro Gruppo di lavoro Attività1 Attività 3 Partnership Gruppo di lavoro Attività 2 SOGGETTO GIURIDICO E COMPOSIZIONE DELL’ASSEMBLEA DI GESTIONE Il soggetto giuridico individuato per la gestione dell’area richiesta è l’Associazione di Promozione Sociale Casa dei Beni Comuni regolarmente iscritta nei registri dell’Agenzia delle Entrate con il seguente codice fiscale 93050020259 e con sede in via Santa Maria dei Battuti 13 a Belluno. Oltre all’A.P.S. Casa dei Beni Comuni, che diventerà il soggetto “capofila” e responsabile del progetto, all’assemblea di gestione hanno già aderito le seguenti organizzazioni: Comitato Bellunese Acqua Bene Comune, Associazione di Promozione Sociale Bug, Gruppo Rovesci e Diritti, Collettivo BellunoPiù. Tutti questi soggetti si sono impegnati a partecipare attivamente alla realizzazione del “progetto contenitore” e di promuovere iniziative d’interesse culturale e sociale al suo interno. Attualmente l’assemblea di gestione, che è composta da oltre una quarantina di volontari, può contare su diverse professionalità che saranno utili nella realizzazione del progetto: a) nell’ambito della ristrutturazione degli edifici: 2 architetti, 1 geometra, 3 elettricisti, 2 idraulici, 1 caldaista, 2 falegnami, 1 piastrellista, 4 operai edili, 1 lattoniere, 1 carpentiere. b) nell’ambito della comunicazione e della promozione del progetto: 2 grafici pubblicitari, 1 web designer, 1 art director, 1 video maker, 1 copywriter. c) nell’ambito dell’organizzazione eventi: la maggioranza degli attuali membri dell’assemblea di gestione, ha una pluriennale esperienza nell’organizzazione di eventi culturali, sociali e sportivi, nell’autogestione di spazi sociali, nella promozione d’iniziative di comunità e di allargamento della cittadinanza attiva. Inoltre sono già stati individuati alcuni “soggetti partner” con cui i vari gruppi di lavoro andranno ad realizzare alcune delle attività previste. Le attuali partnership, alle quali se ne aggiungeranno altre nel tempo, sono: Gruppo Coltivare Condividendo per tutte quelle attività relative alla promozione di un’agricoltura biologica, sana e sostenibile; l’Associazione di Promozione Sociale Slow Machine nell’ambito della autoproduzione culturale; Gruppo Natura Lentiai per le attività di valorizzazione e salvaguardia del paesaggio naturalistico del territorio bellunese; il Progetto Pubbliche Energie, a cui ha aderito anche il Comune di Belluno, per la realizzazione di iniziative di promozione del risparmio e dell’efficientamento energetico a partire già dalla ristrutturazione degli stabili richiesti. VALORE SOCIALE DEL PROGETTO Questo progetto si inserisce a pieno titolo nel sistema di welfare territoriale della nostra provincia come risposta concreta a una bisogno sociale che da almeno vent’anni si presenta con regolarità. La rivendicazione di uno Spazio Sociale Autogestito, infatti, è emersa in diverse forme e ancora non ha trovato una soluzione. Nell’ambito delle Politiche Sociali questo progetto va considerato come uno strumento di costruzione di “capacità comunitaria” attraverso un’azione collettiva. Lo sviluppo della comunità come antidoto alla frammentazione sociale e alle sue problematiche correlate, come valorizzazione delle risorse positive attraverso una cooperazione attiva dei suoi membri. Un processo di “empowerment” o potenziamento comunitario dove la possibilità di socializzare il sapere, anche quello pratico, è, nell'epoca del non lavoro e della precarietà generalizzata, una risposta alla svalutazione dei saperi stessi e un modo per produrre strumenti/relazioni di contrasto all’impoverimento, o peggio alla marginalizzazione ed esclusione sociale, in un contesto economico caratterizzato da un accesso intermittente al reddito. Allo stesso tempo, il progetto è portatore di un approccio emancipatorio, di allargamento dei diritti, di critica ai rapporti sociali esistenti tanto che il suo scopo non è quello di produrre dei servizi ad eventuali utenti passivi o peggio ancora, di venderli a dei clienti, ma di coinvolgere attivamente le persone in percorsi di cambiamento a partire proprio dalla propria esistenza. Questo progetto ha quindi l’ambizione di costruire dal basso una vera e propria istituzione di “welfare societario” in un rapporto di sussidiarietà orizzontale con l’amministrazione comunale, dove all’impegno e alla responsabilizzazione dei proponenti corrisponda un adeguato supporto da parte dell’ente. I LUOGHI RICHIESTI EDIFICIO 8: “CASA DEI BENI COMUNI” L’edificio n.8 è il corpo centrale dell’intero progetto “Casa dei Beni Comuni”. Si tratta di una palazzina in muratura di circa 200 metri quadri. La zona 8A rappresenta la sala polifunzionale che sarà organizzata in modo tale da poter ospitare piccoli eventi culturali, assemblee, incontri pubblici adempiendo alle disposizioni in materia di pubblica sicurezza e sarà fornita di una piccolo bar per somministrazione bevande a norma con le vigenti regole in ambito sanitario. Un’area sarà attrezzata allo studio e con postazioni di coworking con connessione a internet gratuita. Inoltre sarà realizzata una piccola biblioteca per il cross booking. La zona 8B sarà adibita a ufficio. La zona 8C sarà il magazzino del bar. La zona 8D è relativa ai servizi: wc, docce, lavandini. Rendering di esempio EDIFICIO 12: PADIGLIONE DELLO SPORT E’ un hangar di circa 300 metri quadri che sarà trasformato nel “padiglione dello sport”. L’area conterrà tutta l’attrezzatura necessaria per realizzare un campo sportivo utilizzabile per il calcio a 5, la pallacanestro, la pallamano e la pallavolo. Inoltre, ci sarà una palestra di roccia, una rampa per gli skateboard, una piccola palestra e un tappeto per esibizioni di arti orientali e boxe dilettantistica. Infine, sarà predisposto uno spogliatoio e un piccolo magazzino per lo stoccaggio delle attrezzature. Il gruppo di lavoro che seguirà specificatamente le attività all’interno del padiglione dello sport si costituirà successivamente in una società polisportiva dilettantistica, per sviluppare attraverso le attività sportive, percorsi di inclusione sociale. EDIFICIO 11: IL “LAB” POLIFUNZIONALE E’ un hangar di circa 300 metri quadri che sarà diviso in tre diverse aree. La prima area sarà trasformata in un laboratorio comprensivo di deposito materiali, officina e falegnameria non professionale, che saranno utilizzate per la realizzazione di arredamenti e strutture necessarie allo svolgimento delle varie attività, per l’attivazione di workshop e corsi di formazione pratici. Un’altra parte sarà utilizzata come magazzino, necessario allo stoccaggio delle strutture e dell’attrezzatura già in possesso e che acquisteremo in futuro per lo svolgimento delle attività: gazebi professionali, tensostruttura, panche e tavoli, palchi, transenne, americane, impianti audio, service luci ed elettrico, arredamenti ecc… La terza parte verrà predisposta per ospitare piccole fiere, mercatini dell’autoproduzione e del riuso e come spazio espositivo e per iniziative culturali in collaborazione con l’APS Slow Machine. EDIFICIO 9: TETTOIA “EVENTI ESTERNI” E’ una tettoia priva di pareti laterali adatta ad ospitare eventi estivi che ricopre una superficie di circa 150 metri quadri. Chiediamo che la tettoia rimanga in gestione all’amministrazione comunale come spazio pubblico usufruibile da tutti i soggetti situati all’interno dell’ex caserma, ma anche da tutte le altre realtà territoriali del volontariato e del no profit. Noi diamo la piena disponibilità ad occuparci della sua manutenzione e pulizia. LE PRIME ATTIVITA’ PREVISTE PER L’AREA RICHIESTA 1) ATTIVITA’ CULTURALI Le attività culturali riguarderanno la promozione della musica, dell’arte, della letteratura e del teatro. Saranno organizzati eventi di varia grandezza che comprenderanno festival musicali di etichette indipendenti, concerti con musicisti non solo locali, mostre fotografiche, di pittura e di scultura, presentazioni di libri e fumetti, piccoli spettacoli teatrali, esibizioni di artisti di strada, reading letterari. 2) ATTIVITA’ DI FORMAZIONE Saranno realizzati dei cicli seminariali di approfondimento sui materie economiche, sociali , politiche e culturali. Corsi di formazione sul risparmio ed efficientamento energetico, sulle tecniche di coltivazione biologiche e sull’alimentazione sana. Inoltre, saranno attivati workshop e corsi con artigiani professionisti di falegnameria e saldatura. 3) ATTIVITA’ SOCIALI Si veda il paragrafo “Il valore sociale del progetto”. Infatti, ogni attività che si andrà a realizzare ha come scopo principale quello di contribuire allargamento della cittadinanza attiva attraverso lo sviluppo di comunità. Costruiremo, inoltre, progetti di mediazione culturale con le cooperative che si occupano dell’emergenza rifugiati nel bellunese con le quali stiamo già attivato dei percorsi di collaborazione. 4) ATTIVITA’ SPORTIVE Saranno realizzate rassegne sportive non competitive. 5) BUONE PRATICHE Dove sarà possibile vorremmo realizzare un orto sociale biologico. Inoltre, organizzeremo un G.A.S. Gruppo di Acquisto Solidale e un mercatino del riuso. Infine, costruiremo occasioni di approfondimento rivolti alla cittadinanza sui temi di importanza territoriale nello spirito della democrazia partecipativa. TEMPI DI AVVIO DEL PROGETTO AZIONI BUROCRATICO/AMMINISTRATIVE (Primi 6 mesi) Nei primi sei mesi saranno avviate tutte le procedure necessarie all’ottenimento dei permessi e delle autorizzazioni in conformità con le norme previste per la realizzazione di questo progetto. Sarà attivato un confronto costante con gli uffici competenti del Comune di Belluno per tutto ciò che riguarda le pratiche amministrative, in particolar modo riguardanti la ristrutturazione degli edifici, che comunque non necessitano di lavori di natura strutturale, e degli allacciamenti alle reti (acqua, luce, fognature). RISTRUTTURAZIONE EDIFICIO 8 (Primi 12 mesi) Il primo anno sarà dedicato alla ristrutturazione interna ed esterna dell’edificio 8. Rifacimento degli impianti, porte e serramenti, tinteggiatura delle pareti, creazione dell’area bar e del relativo magazzino, predisposizione del salone polifunzionale. RISTRUTTURAZIONE EDIFICI 11-12. (Dal 13esimo mese in poi) Una volta completata la ristrutturazione dello stabile 8 avrà inizio il ripristino degli altri stabili. I tempi saranno condizionati in base alle varie attività che nasceranno e che saranno realizzate usufruendo degli hangar. RISPARMIO ENERGETICO (60 mesi) Parallelamente al progetto di auto-recupero degli spazi della ex Caserma Piave prenderà forma il percorso di risparmio energetico che vogliamo mettere in campo già nelle fasi iniziali dei lavori di restauro dell’edificio 8 e poi successivamente anche nei confronti degli hangar in base alle necessità delle varie attività che nasceranno. Crediamo che rispetto al contesto territoriale in cui viene inserito il progetto sia fondamentale che lo sviluppo dello spazio sociale debba tenere conto della razionalizzazione dei consumi energetici e debba puntare, in prospettiva, ad una vera e propria autonomia energetica. Per questo si è deciso di intraprendere un percorso partecipato assieme a Pubbliche Energie che da anni si occupa di promuovere sul nostro territorio “azioni di economia responsabile”, attuare interventi concreti e costruire conoscenza diffusa sul tema dell'utilizzo virtuoso delle fonti energetiche. Questo percorso ci permetterà di costruire un vero e proprio laboratorio del risparmio energetico che si articolerà in diverse fasi, a partire dai corsi di risparmio energetico, alla scelta partecipata delle tecniche da utilizzare per l'isolamento, fino alla messa in opera degli interventi decisi. Una modalità che ci permetterà di sfruttare le competenze di un'esperienza virtuosa come PE e di costruire consapevolezza e cultura del risparmio energetico nei soggetti che attraverseranno quest' esperienza. IMPIANTO FOTOVOLTAICO (dal 54esimo al 60esimo mese) Installazione dell’impianto fotovoltaico sul tetto dell’edificio 8 FINANZIAMENTO (60 mesi + ) L’attività di finanziamento durerà per tutto il corso del ripristino dell’area e proseguirà anche successivamente. Nei primi cinque anni si pensa di investire almeno 100.000 euro nella ristrutturazione e nelle attività al netto del lavoro volontario. ATTIVITA’ (Dal settimo mese in poi) Le attività culturali, sociali e sportive inizieranno a partire dal settimo mese dall’assegnazione dell’area. Nel caso in cui non fosse ancora agibile l’edificio 8, verrà inaugurato e utilizzato il giardino esterno. PIANO ECONOMICO FINANZIARIO Va tenuto presente che il lavoro “vivo” previsto per la realizzazione di questo progetto sarà garantito quasi interamente da volontari, a eccezione dell’installazione dell’impianto fotovoltaico e a possibili lavori di allacciamento alle rete dei servizi esistenti. Ciò è possibile grazie alla presenza, nell’assemblea di gestione, di figure professionali adatte allo svolgimento dei lavori previsti, come descritto nel paragrafo “Soggetto giuridico e composizione dell’assemblea.” La cifra di start up che abbiamo valutato in collaborazione con figure professionali interne ed esterne all’assemblea di gestione è di 10.000 euro. Una cifra che ci consentirà di acquistare tutti materiali necessari alla ristrutturazione e al completamento dell’edificio 8 secondo le disposizioni del progetto (salvo impianto fotovoltaico) e di realizzare i lavori, nel caso ce ne sia bisogno, previsti per eventuali allacciamenti alle reti dei servizi esistenti. Si tenga presente, che gran parte dei materiali edili ci saranno donati o acquistati a prezzi di costo da imprese del settore che hanno già aderito al progetto. La cifra di start-up sarà ampiamente garantita alla data della stipula dell’eventuale convenzione con il Comune di Belluno. Infatti, in data 27/05/2014, ancor prima dell’eventuale assegnazione, abbiamo già raccolto, attraverso il sistema del crowdfunding realizzato in collaborazione con la piattaforma on-line Produzionidalbasso e con Banca Etica (https://www.produzionidalbasso.com/pdb_3610.html) , 4.310 euro. A questi si vanno ad aggiungere 270 euro raccolti con bonifico diretto, 460 euro raccolti con donazioni “a mano” e un fondo cassa derivanti da altre attività pari a 2.753 euro, per un totale di 7.801 euro. Fino a questo momento (27/05/2014) il numero delle persone che hanno sostenuto economicamente il progetto è di 184 è la chiusura della prima fase della campagna di autofinanziamento, che prevede l’adesione al progetto in forma di “Socio Sostenitore”, è prevista per il 27 luglio, data per la quale possiamo ampiamente prevedere lo sforamento dei 10.000 euro. Inoltre, con Banca Etica, di cui diventeremo soci, avremmo la possibilità di accedere ad un eventuale credito nel caso in cui se ne presenti la necessità. Per quanto riguarda la somma che andremo ad investire nei primi 5 anni di avvio del progetto sarà di circa 100.000 euro. Siamo convinti, però che avremmo la capacità di poterne investire almeno un 25% in più. Preferiamo, tuttavia, in linea con il nostro modo di agire, garantire ciò che riusciremo sicuramente a sostenere, ovvero un investimento di circa 100.000 euro nel primo quinquennio comprensivi dei costi per i lavori e per le attività che svolgeremo nell’area. Questa cifra l’abbiamo determinata in base all’esperienza costruita “sul campo”, infatti, alcuni membri dell’APS Casa dei Beni hanno già avuto modo di autogestire uno spazio sociale nella città di Belluno proprio per un periodo di 5 anni. Da questa esperienza sappiamo che 100.000 euro è una cifra che possiamo tranquillamente sostenere attraverso la modalità gestionale dell’autofinanziamento. L’attività di autofinanziamento, infatti, sarà costantemente garantita da gran parte delle attività elencate nel paragrafo “Le prime attività previste per l’area richiesta” (concerti, fiere, rassegne sportive, festival ecc…), dall’autogestione del bar interno all’edificio 8, dal 5x1000 a cui siamo iscritti dal 2010, campagne di sottoscrizione popolare e crowdfunding. QUELLO CHE E’ STATO FATTO FINO A QUESTO MOMENTO Il percorso di costruzione di questo progetto di comunità è iniziato, oramai, circa un anno e mezzo fa, sia sul piano pubblico e di coinvolgimento della cittadinanza sia per quanto riguarda le attività relative all’autofinanziamento e all’inizio dei lavori ripristino dell’edificio 8. Il primo incontro pubblico con la cittadinanza e l’amministrazione comunale è avvenuto l’8 febbraio 2013 presso lo spazio sociale BL.itz (http://bellunopiu.it/spazio-sociale-a-belluno-sipuo-fare/) dove è stato presentato un primo progetto d’intenti sulla possibilità di costruire uno spazio sociale a Belluno in collaborazione con l’amministrazione comunale. Il 21 luglio 2013 (http://bellunopiu.it/primagiornata/) e il 4 agosto 2013 (http://bellunopiu.it/prende-forma-la-casa-dei-beni-comuni/) , invece, grazie alla formula prevista dai “lavori in sussidiarietà” e in collaborazione con l’amministrazione comunale, abbiamo iniziato i lavori di pulizia e sfalcio di una parte dell’area. Il risultato del lavoro è ben rappresentato dalle seguenti foto: Il secondo incontro pubblico con la cittadinanza e l’amministrazione comunale è avvenuto il 24 ottobre 2013 (http://bellunopiu.it/un-altro-passo-verso-la-casa-dei-beni-comuni/) in sala Bianchi dove è stata presentata una versione del progetto più evoluta e concreta. Sempre utilizzando la formula dei “lavori in sussidiarietà” nel mese di marzo del 2014 abbiamo iniziato alcuni lavori urgenti di salvaguardia e manutenzione dell’edificio n.8 (http://bellunopiu.it/casa-dei-beni-comuni-sotto-un-tetto-una-comunita/ ). Questi lavori hanno compreso: pulizia delle grondaie e dei pozzetti, sostituzione di circa 500 tegole dal tetto, rifacimento di alcune parti delle malte esterne, verifica impianto elettrico interno, risanamento intonaco interno, fissaggio di alcuni serramenti, un ulteriore sfalcio dell’area. Dal 29 marzo, inoltre, abbiamo aperto e gestito per 40 giorni lo Sputnik 52, uno “spazio sociale temporaneo” in via Mezzaterra a Belluno che ci ha permesso di promuovere il progetto e iniziare il suo percorso di autofinanziamento. E’ stato, infatti, organizzato un mercatino del riuso a “offerta libera”, serate musicali e di reading letterario, presentazione del Lago Film Festival e di un documentario sulla malattia mentale e per il 25 aprile abbiamo realizzato lo scambio di sementi antiche, in collaborazione con il Gruppo Coltivare Condividendo, che ha visto la partecipazione di oltre 300 persone. Infine, il vestiario del mercatino che non è stato acquistato è stato donato ai profughi attualmente ospitati nella città di Belluno. A conclusione di questo percorso di promozione, il 29 maggio 2014 questo progetto definitivo sarà reso pubblico alla cittadinanza in occasione della serata di presentazione dell’ultimo capolavoro letterario del collettivo Wu Ming che abbiamo organizzato in collaborazione con l’Istituto Catullo di Belluno. VARIE MANUTENZIONE DELLE AREE ASSEGNATE E’ evidente che ci faremo carico della manutenzione, sorveglianza e sicurezza delle aree assegnate. SPAZI COMUNI DELL’EX CASERMA PIAVE Proponiamo, inoltre, che le aree comuni vengano auto-gestite in condivisione con tutte le varie realtà che dispongono degli spazi all’interno della ex-caserma Piave. Siamo convinti che ciò, oltre a non gravare sulle casse comunali, contribuirebbe a incentivare la cooperazione tra le varie realtà e i diversi soggetti che convivranno all’interno dell’ex Caserma Piave. COLLABORAZIONI Questa progettualità è aperta a qualsiasi cittadino, gruppo, associazione e movimento che aderisca alla filosofia e alla struttura del progetto descritti sopra e condivida due principi fondamentali: l’antirazzismo, l’antifascismo e l’antisessismo. PUNTI DI FORZA DEL PROGETTO I punti di forza del progetto sono riscontrabili nella motivazione dei proponenti e nella loro esperienza acquisita negli anni, nell’organizzazione/gestioni di spazi sociali, di eventi culturali, sportivi e sociali. Inoltre, il costo per l’amministrazione comunale è praticamente nullo. DURATA CONVENZIONE Chiediamo che la durata della convenzione di affidamento dell’area richiesta sia almeno di 10 anni per consentire l’avvio e lo sviluppo, in tutto il suo potenziale, del seguente progetto.