durata 1h 20min lingua italiano paese italia date 19 giugno ore

IL VELENO DEL TEATRO
DI RODOLF SIRERA
TRADUZIONE DANIELA ARONICA
CON FRANCO CASTELLANO E MANUELE MORGESE
REGIA PINO MICOL
PRODUZIONE TEATROZETA – L’AQUILA
IN COLLABORAZIONE CON COMPAGNIA ITALIANA DI
MAURIZIO SCAPARRO, UNIVERSITÀ DI
BARCELLONA,ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI
BARCELLONA
SCENE E COSTUMI LORENZO CUTULI
LABORATORIO SCENOGRAFICO FONDAZIONE PERGOLESI
– SARTORIA TIRELLI – ROMA – SPONTINI JESI
DIRETTORE DI SCENA VINCENZO CAROLA
TECNICO AUDIO E LUCI GIUSEPPE D’ALTERIO
SARTA DI COMPAGNIA VIOLETTA DI COSTANZO
ASSISTENTE ALLA REGIA GIULIO MORITTU
IL
VELE
NO
DEL
TEA
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DURATA 1H 20MIN
LINGUA ITALIANO
PAESE ITALIA
DATE
19 GIUGNO
ORE 21.00
LUOGO
TEATRO VERDI SALERNO
Il Veleno del teatro del drammaturgo spagnolo-valenziano Rodolf Sirera è un testo del 1978 che
ha avuto diverse edizioni in Spagna e traduzioni in tutta Europa, che lo hanno reso un classico
della produzione iberica contemporanea.
L’idea di affrontare il testo, mai rappresentato in Italia, nasce nel 2015 dall’incontro tra il regista
e attore Pino Micol e l’autore Sirera, promosso da Maurizio Scaparro in una serie di progetti
internazionali organizzati per il Teatro Nazionale di Toscana-Pergola di Firenze. Al laboratorio
internazionale, a partire dal copione, hanno partecipato, oltre al Teatro la Pergola, il Teatrozeta
dell’Aquila diretto da Manuele Morgese, l’Università di Barcellona, l’Istituto italiano di cultura di
Barcellona in Spagna e la compagnia italiana di Scaparro. Dal 2015 sono stati realizzati due
workshop: uno presso l’università di Barcellona ed uno a Firenze, presso il teatro della Pergola.
Il laboratorio ha interessato una quarantina di allievi, sotto i 35 anni, alla presenza dell’autore
Rodolf Sirera, di Pino Micol, di Manuele Morgese e di Daniela Aronica, curatrice della traduzione.
Questo percorso ha permesso di sviluppare un lavoro aperto a molteplici ipotesi di rappresentazione che Pino Micol propone anche al Festival, seguendo la formula di workshop più spettacolo, nella sede dell’Università di Salerno presso il Campus di Fisciano.
«Un nobile, verso la fine del settecento, alle soglie della rivoluzione francese, invita un attore molto famoso (ma non sappiamo se “grande attore”, la cosa non è importante, oggi
come ieri non è importante essere grandi attori per essere famosi), lo invita nel suo palazzo
per chiedergli di esibirsi per lui e per lui solo, in esclusiva; può permettersi qualsiasi prezzo
per soddisfare quello che “sembra” solo un capriccio. Sulle prime il giovane attore Gabriel
è riluttante ma poi il danaro, la vanità, la passione per l’esibizione hanno la meglio su di lui.
Il marchese non sarà mai soddisfatto del risultato, vuole sempre di più, fino all’immedesimazione assoluta. L’attore deve recitare la morte di Socrate, ma Socrate è solo un pretesto,
il marchese vuole assistere ad una morte così immedesimata da essere vera. Prima della
“fine”, in tutti i sensi, si sviluppa tra i due un serrato e appassionato dialogo sulle teorie
opposte di recitazione: guidata dal cervello e dalla professionalità come richiedeva Diderot
nel suo Paradosso sull’attore, o viscerale e guidata dall’istinto e dall’estro improvvisatorio,
come sostiene il marchese (De Sade)? La dialettica dei due si spinge fino a sfiorare e colpire infine i valori fondamentali dell’esistenza. E cosa c’entra il veleno del teatro, quale veleno? È il teatro un veleno o è solo finto veleno quello che si propina in teatro? Si parla di
morte vera o di morte finta?
Quel che conta è che oggi è molto difficile che si parli ancora di teatro con così grande
passione (il testo è del 1978); probabilmente avremmo ancora bisogno di un po’ di quel
veleno teatrale come antidoto al vero veleno che sta uccidendo il teatro: l’ignoranza, l’indifferenza, l’uso improprio del teatro come mezzo di potere e di sopraffazione senza possibilità di salvezza».
Pino Micol
Il Veleno del Teatro written in 1978 by the Spanish playwright Rodolf Sirera has been
republished many times in Spain and translated into more than 15 languages, making this
work a classic in the repertoire of contemporary Spanish drama. The plot takes the
depiction of reality, the concept of acting, and the life of an actor on stage to the very limit.
The plot is set in the 1700s: an actor – symbolic of the victorious bourgeoisie – meets a
Marquis from the defeated aristocracy, but paradoxically bearer of values related to
truth. Reality on stage is upturned by the role of the Marquis, and becomes confused
during the dialogue between the two protagonists. A cynical game set with rhetorical
traps will cause the victim to lose himself in a dangerous labyrinth of appearances. With
its scathing dialogue, this black comedy of misunderstandings and abuse of power
leaves the protagonists prey to an unexpected yet inevitable final twist.