Il cristianesimo
o monoteismo imperfetto
La proposta del Dio Figlio
La religione cristiana, come indica il nome stesso, è il secondo monoteismo ,in ordine
di tempo. Un monoteismo che si può definire messianico, incentrato sull’accettazione
del messaggio di un fondatore umano , il Cristo, il Masiah, l’Unto, il Christos che si
proclama tuttavia ed è accettato come “figlio di Dio”, quel Dio Unico e Solo che
aveva stretto il patto particolare con il popolo di Abramo.
Ora il Figlio vuole estendere quel patto in modo nuovo a tutto il resto del mondo,al
globo.
In questo senso il cristianesimo si contrappone all'ebraismo passando dall'ethnos
,quel popolo, all'oikoumene tutti i popoli che abitano la casa comune.
Possiamo dire che il cristianesimo radicalizza anche il modello del messia ben
presente nella tradizione ebraica profetica enfatizzando la figura di un personaggio
atteso come Salvatore annunciato da una serie di dati straordinari.
I dati straordinari che definiscono il Cristo sono sapientemente scelti per segnare la
rottura con i modelli possibili di altri inviati annunciati e propongono uno statuto
assolutamente eccezionale.
La novità assoluta e totale della rappresentata dal Cristo si attua attraverso la
modalità estrema e paradossale dell’incarnazione che segnala l’umanizzazione
“impossibile “del dio trascendente, irrapresentabile , del monoteismo jahwista ..
Al contrario dei messia preannunciati e variamente attesi,il modello cristiano
propone il suo messia non solo come Figlio dell’Uomo ma come Figlio di Dio e a
Dio consustanziale ma inserito nella tragicità di una vicenda umana .
La nascita meravigliosa da madre vergine garantisce la “purità” come condizione
necessaria per contenere umanamente la qualità divina. La morte
dolorosa,sacrificale attraverso la condanna ad un supplizio infamante come la
crocifissione ed il miracolo assoluto della risurrezione dalla morte costruiscono
l’essenzialità della figura straordinaria del Cristo il fondatore della nuova religione .
Il riconoscimento della qualità di Figlio di Dio “consustanziale” al Padre è risultato
della complessa disputa cristologica che porta alla professione di fede trinitaria del
Symbolon ,il credo accettato nel concilio di Nicea nel 325 d.C., inizio del
riconoscimento ufficiale della realtà cristiana nella sua specificità teologica . Concilio
di vescovi presieduti come noto da un imperatore romano ,non cristiano
,Costantino.dopo tre secoli dalla predicazione del Cristo .
A Nicea si sconfiggeva anzi tutto la proposta cristologica di Ario che negando al
Figlio la possibilità di essere ab aeterno come il Padre ne faceva una figura diversa
accanto a quella del Dio Primo .Si salvava così il monoteismo integrale.
Il cristianesimo di Nicea inaugurava con il suo intrinseco paradosso una via
effettivamente “nuova” ,come nuovo voleva anzitutto essere il messaggio del Cristo
Si costruiva così la “qualità” molto specifica e molto speciale del personaggio del
Dio Figlio che dovrà essere accettata nella sua interezza, per fede, da quanti
sceglieranno di accogliere la sua verità.
Centrale per la costruzione della identità cristiana è infatti l’adesione deliberata al
messaggio, la fede che acquista un valore paradigmatico ( vedi anche Sabbatucci
2001,.85 ss )
Al di là dell’accettazione per fede una biografia probabile e certo riduttiva può
collocare Gesù storico tra i vari personaggi che nella siropalestina si segnalavano
come taumaturghi, maghi, facitori di miracoli, ben presenti nel variegato mondo dei
sistemi politeistici, ma anche come profeti e messia nella tradizione giudaica
inaugurata almeno da Isaia In questa prospettiva il Messia è l’inviato da Dio per
restaurare o inaugurare nel mondo la giustizia e la pace.
Sfioriamo appena le problematiche che circondano la figura del Battista come
precursore del Cristo ma anche del profeta Elia, che secondo il libro dei Re non
sarebbe mai morto ma asceso al cielo su un carro di fuoco ( 2Re 2,11-12). O di
Enoch raffigurato dal Figlio dell’Uomo presente nel Libro delle Parabole conservato
nell’apocrifo di Enoch slavo. Tralasciamo anche Melchisedek ,altro “atteso”
variamente prefigurato presente in un testo ebraico da Qumran databile al I a.C..
Il figlio della vergine
Il Cristo si presenta diverso ma insieme bene inserito nella lista degli attesi.
Cristo appartiene alla stirpe di David e l’attesa di un messia della stirpe di David è
annunciata dal profeta Natan ed é resa famosa dal profeta Isaia.
E’ l’annuncio del germoglio che uscirà dalla casa di Jesse completato dall’immagine
del bambino figlio della vergine che può mettere la mano nella tana dei serpenti
velenosi che non gli fanno alcun male perché è scomparsa la ferocia dal mondo, i lupi
pascolano con gli agnelli ed il leopardo con il capretto(Isaia VII,14; XI ,2). E’ la
profezia messianica della pace e della felicità totali .
La vergine con il fanciullo in mezzo alla grande pace delle creature è il segno di
quello spazio di tempo felice nel quale in terra si attuano tutte le promesse di
restaurazione della vita paradisiaca. Tema presente in un filone di pensiero giudaico
e ripreso dal filo rosso millenarista che attraversa la cristianità riproponendone
sempre nei secoli quella carica utopica e carismatica che contraddistinse i suoi inizi
L’immagine della ragazza ,della vergine ,parthenos, e del bambino compare nella
produzione oracolare pseudoepigrafa ebraica.
La troviamo ad esempio nel Libro III della famosa raccolta degli Oracula Sibillina,
i cui nuclei più antichi risalgono alla prima metà del II secolo a.C.
Si tratta di un importante testo profetico prodotto dalla comunità ebraica di
Alessandria d’Egitto dove una Sibilla (personaggio mitico della tradizione greca)
proclamandosi nuora di Noé racconta la storia del mondo sino alla sua fine .
La stessa immagine del bambino che dorme tranquillo tra i serpenti velenosi e gli
animali feroci usata da Isaia e dalla Sibilla del III libro ritorna in un testo del più
famoso poeta romano di età augustea Virgilio, nell’Ecloga IV. Questo testo di
occasione, per la nascita di un bambino figlio di un amico, fu proposto da Virgilio
con intenti non chiari, probabilmente in rapporto ad annunci di mutamento che
riguardavano il mondo romano, ma sarà trasformato nella interpretazione cristiana in
testo ricco di senso per il futuro del mondo cristiano.
Troviamo l’interpretazione in senso messianico del testo di Virgilio già in un autore
della patristica come Tertulliano ,Iinserita nell’orazione che secondo la tradizione
l’imperatore Costantino pronunciò dinanzi l’assemblea dei vescovi a Nicea è un dato
importantissimo per la svolta che nel IV secolo assunse la religione cristiana nel
suo specifico di messaggio di rinnovamento globale, rivolto a tutti gli uomini.
Sull’importanza del messaggio globale pronunciato in greco dalla Sibilla ebrea vedi
Chirassi Colombo 2003 , Il patto di Dio, la sua parola non coinvolge più un popolo,
non più solo il popolo ebraico ma l’umanità tutta.
Lo dimostra il poeta pagano proposto come inconsapevole profeta –il Virgilio di
Dante- lo dimostrano le profezie delle pagane Sibille che parlano ai gentili, ai non
ebrei, non più ispirate da Apollo ma da Dio.
Il messaggio è quello di un mondo nuovo, una “nuova fondazione”. Una rivoluzione
globale, per tutti gli ethne,i popoli,come più tardi vorrà essere quella islamica.
In ogni caso per più aspetti il primo cristianesimo si presenta come un movimento
profetico millenarista nel senso che il termine assume almeno da Lattanzio in poi e
con il quale l'attesa del millennio attraversa il medioevo e serpeggia come fiume
carsico nell'età moderna e oltre (Cohn 1970)
Le date per la fissazione della vita del Cristo storico oscillano tra il 4 a.C. –anno del
censimento voluto da Erode- e il 6 d.C. e il 30 d.C., un anno inserito nel regno di
Tiberio.
Dopo la scomparsa del messia fondatore il compito di estendere il messaggio alle
genti esplicitamente divenuto parte integrante è raccolto e portato avanti con grande
abilità dall’apostolo Paolo del quale restano a lui attribuite quelle raccolte di lettere
dirette alle diverse comunità che rappresentano la documentazione forse più antica di
scrittura cristiana.
A Paolo è affidato comunque esplicitamente il compito di “ottenere l’obbedienza alla
fede da parte di tutte le genti”. Così egli stesso afferma in apertura alla Epistola ai
Romani. Sconfinata la letteratura intorno alla figura dell’apostolo ed al suo ruolo
nella costruzione del cristianesimo L’identità cristiana si delinea comunque subito in un rapporto dialettico ma rovescio
con l’ebraismo. Cristo dichiara compiuta la vecchia Legge, i Cristiani sono invitati a
agire diversamente. Ai farisei ed agli scribi che gli chiedono perché egli stesso ed i
discepoli trasgrediscono La Legge, in particolare le leggi di purità,Gesù risponde :
Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo ,ma quello che esce (Matteo
15 ). Stesso annuncio in Marco 7,15): “Non c’è nulla fuori dall’uomo che entrando in
lui possa contaminarlo”
Si cancellano così i numerosissimi e capillari precetti sulle regole di purità alimentare
presenti nel Levitico e nel Deuteronomio, base dell’ortoprassi modello fondante
l’identità ebraica.
Così nel suo procedere il Cristo non esita a farsi toccare da una donna che soffriva da
dodici anni di perdite di sangue ed era quindi perennemente impura secondo la Legge
levitica che considera impuro il sangue del mestruo come quello del parto. Gesù non
teme la contaminazione si fa toccare e la guarisce ( Matteo ,9).
Di straordinaria importanza l'intervento del Cristo rispetto l'adulterio che la Legge,la
Torah come esplicitamente detto nel Deuteronomio punisce con la pena della
lapidazione.
In Giovanni 8 il racconto.
Gesù si trova davanti al Tempio quando arriva un gruppo di scribi e farisei che
portano una donna accusata di adulterio. Gli chiedono di approvare la norma della
Torah secondo la quale l'adultera doveva essere lapidata. Gesù senza rispondere, anzi
chinandosi a scrivere col dito sulla terra, risponde con il lapidario detto: “Chi di voi è
senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”. Il gruppo dei lapidatori si
dissolve e Gesù esplicitamente perdona la condannata e la congeda solamente con
l'invito a non ricadere nella stessa colpa.
Così Gesù non esita a compiere miracoli, a “lavorare” di sabato, infrangendo il
divieto del riposo assoluto dello shabbat incluso nei primi precetti della Legge data a
Mosè sul Sinai.
La proposta cristiana sfrutta in senso rivoluzionario la possibilità dell’innovazione,
di un nuovo patto, annunciata nell’Antico Testamento con i frequenti richiami
all’attesa di un inviato del Signore, un “messia” giudice ed annunciatore della fine dei
tempi, in molti passi dell’Antico Testamento in particolare nei libri profetici.
Giustamente Sabbatucci nel suo testo Monoteismo ( 2001:79 ) richiama l’attenzione
sul passo del profeta Geremia nel quale si annuncia : farò un nuovo patto con la casa
di Israele e con la casa di Giuda. Non come il patto che fissai con i loro padri
quando li presi per mano per portarli fuori dall’Egitto : patto che essi violarono
benché fossi il loro signore.
Lo stesso passo viene opportunamente ricordato da Paolo nella problematica
Epistola agli Ebrei (8,8-12) a sostegno della legittimità della “nuova” legge.
La possibilità di cambiare come quella di usare liberamente di ogni possibile
deviazione da ciò che è posto come prestabilito ed anche da ciò che appare logico,la
infinita ricchezza di possibilità di ogni paradosso come riflesso della onnipotenza del
Dio monoteista fonda la “diversità” del Cristianesimo.
Il groviglio delle dispute cristologiche nasce dalla volontà di superare l’ostacolo del
paradosso, dell’impossibile statuto del Cristo Figlio che dovrà essere accettato
secondo quella formula piena che ricordiamo da Nicea:
La complessa forma trinitaria “salva” il monoteismo – riconoscimento di un solo Dio
-inteso come modello teologico irrinunciabile ma permette attraverso la persona del
Cristo,morto e risorto, coeterno e consustanziale al Padre ma come Figlio
“consustanziale” anche alla qualità umana, di radicare un nuovo messaggio nella
storia.
La vicenda del Cristo rende accettabile la realtà umana, terrena, del dolore e della
morte che sono attraversati anche da dio, familiarizza l’umano con il divino e
viceversa.
Propone in modo nuovo e su scala universale quel tema del “dio che muore “ che
troviamo del resto ampiamente diffuso nelle culture del mediterraneo e del Vicino
oriente sin dall’età del bronzo .In particolare per il dio che muore e risorge vale la
vicenda di Baal di Ugarit )
L’umanità di Dio senza contraddizione per la sua trascendenza permette anche di
pensare concretamente ad un “governo” del mondo nel nome di Dio. L’adozione del
modello cristiano da parte dell’imperatore romano Costantino e di contro l’adozione
da parte delle chiese cristiane del modello imperiale si incontrano propria nella
prospettiva di una visione globalizzante dell’oikoumene, la terra pensata come casa
comune.
Questa era già stata la finalità perseguita sul piano istituzionale e politico,sul piano
dell’organizzazione del potere ,da Roma. Questo era stato il modello già voluto da
Ottaviano Augusto che investe nell’inaugurazione del suo principato una potente
carica ideologica nel senso di configurarlo come apertura di una nuova era .Sarà
quella che diventerà era di Cristo,dopo Cristo, per convenzione oggi “ era comune “.
La riforma augustea era pensata nel nome del dio Apollo ,un Apollo Sol inserito nei
calcoli dei cicli cosmici familiari nella Roma dell’epoca e riflessi anche dalla citata
ecloga IV di Virgilio:il bambino nasce in un’“ultima aetas”,in un ‘ultima età
dominata dal Sole e nella quale avverrà la conflagrazione cosmica che segna il
rinnovamento. Così si esprimeva un filosofo, matematico e “mago” dell’epoca,
Nigidio Figulo come riportato da Servio nel suo commento all’Ecloga di Virgilio (ad
Ecl. IV,10).
Al Sol ancora si legavano complesse speculazioni già presenti nella tradizione greca
che ne proponevano l’identificazione con l’Uno ed il principio generante.
Il simbolo solare attraversa la storia dell’impero romano come modello unificante
per la fissazione di una ideologia di potere unitaria ed universale, tanto che si potrà
parlare di una religione imperiale di Sol. Nel 274 Aureliano proclamerà il Deus Sol
Invictus dio ufficiale dell’impero .E la figura di Sol era già entrata proprio con
l’epiteto di invictus nella titolatura di un grande dio,il persiano Mitra,da molti
indicato come responsabile di una proposta religiosa in grado di contrastare in modo
efficace il cristianesimo nella conquista della struttura pubblica romana.
Il segno del sole si lega anche ad un’altra figura di grande rilievo nella mappatura
delle proposte religiose innovative del mediterraneo antico.
Si tratta del dio egiziano Sarapis ,un dio “nuovo” “sognato” da un monarca nuovo,
Tolomeo I Soter che ne fece trasportare la colossale statua ad Alessandria d’Egitto ,la
capitale del mediterraneo cosmopolita del III secolo a.C. Sarapis riceve nella
titolatura il titolo preferenziale di Eis Theos ,Uno Dio, che propone la qualità
dell’Uno abbinato anche alla unicità di Helios –Sol come garanzia di una guida
unitaria, monarchica. Guida unitaria necessaria per realizzare un buon governo ,il
governo del cosmo nella sua totalità come il buon governo in terra.
La teoria è stata esemplarmente illustrata nel noto trattato Perì Kosmou- De mundo
attribuito anche di recente ,sia pure con molte perplessità ad Aristotele pedagogo di
Alessandro Magno. Il testo è probabilmente più tardo ma di grande importanza come
modello fondante una “teologia politica “
L’ Uno Dio accettabile nei sistemi politeistici non aveva tuttavia bisogno della
unicità in assoluto, come il Dio ebraico, aveva bisogno del riconoscimento della sua
prima ed ultima autorità, della sua monarchia da parte di una corte. La corte anzi
diventa necessaria e può essere costituita da tutti gli altri dei che riconoscono la
supremazia del dio conduttore.
E’ questo in sintesi il nocciolo della contesa sul monoteismo che divide il politeista
Celso dal monoteista cristiano Origene (185-253 d.C.) nel Contro Celso la più
famosa apologia del cristianesimo prima di Nicea.
Origene discepolo di Clemente di Alessandria è dotato di vasta cultura , in contatto
con la corte imperiale romana . Iulia Mammea madre dell’imperatore Alessandro
Severo lo fa anche invitare alla corte di Antiochia per sentire le sue conferenze.
Origene difende il suo concetto di monoteismo puro nel senso della trascendenza di
Dio che non permette ai cristiani l’adorazione di altri dei, quindi li obbliga a rifiutare
gli atti di culto destinati all’imperatore romano che non è egli stesso dio ma figlio di
un divus ,di qualcuno che è stato divinizzato. Divus è infatti titolo dato all’imperatore
morto attraverso il complesso rituale dell’apoteosi . Celso obietta che i cristiani cosi
facendo vogliono sottoporre tutti,tutte le diverse stirpi, tutti gli ethne, ad un “unica
legge “quella dell’unico dio .Il monoteismo cristiano con il suo esclusivismo viola i
culti etnici ,non rispetta le particolarità nazionali ,distrugge la politica del pluralismo
culturale con la quale Roma amministra ed accultura i diversi popoli entrati nella sua
egemonia. Celso in nome del pluralismo e del rispetto delle diversità si oppone ad
una globalizzazione del mondo in nome di un unico Dio.
Origene replica a distanza ,utilizzando un argomento escatologico profetico che
interrompe la dialettica e rimanda al giorno del giudizio,un momento nel quale il
mondo sarà unito ,un momento forse vicino in accordo con le correnti apocalittiche
dell’epoca : “nel giorno del giudizio tutti i popoli parleranno una sola lingua ed
accetteranno un solo giogo” ( VIII, 35 ss ) .
Il progetto di globalizzazione sottinteso dal messaggio messianico in nome di un
dio monarca solo e assoluto che si era anche incarnato rendeva la “novità cristiana”
un modello simbolico eversivo ma consono al progetto imperiale romano con il suo
princeps monarca terreno per il quale comunque era aperta la possibilità della
deificazione, diventare divus dio ,un dio ,almeno dopo la morte.
Il nodo della incarnazione che stringe il Dio Padre al Dio Figlio consustanziale si
ripercuote nella interpretazione islamica del cristianesimo. Per il Corano Gesù non
può essere figlio di Dio ma è un profeta ed un taumaturgo.Nella sura II ( v. 253 )
Gesù è annoverato tra i profeti superiori ; così demmo a Gesù figlio di Maria prove
chiare e lo confermammo con lo Spirito di Santità .
Il tema della umanità di Gesù,della incompatibilità di un figlio con l’idea assoluta del
Dio unico, ritorna più volte nel Corano ribadito con forza :nella sura IV 171-172 ;
nella sura V 72-78,101; nella sura IX 30-35; nella sura XXI,v.26 ss.; nella sura XLIII
,81 .Nella sura LXI Gesù figlio di Maria profetizza l’avvento di un altro profeta,
Ahmed ,l’illuminato ,il consolatore nel quale molta critica vede proprio Muhammad .
E questo punto :il rifiuto della divinità di Cristo rimane dal punto di vista teologico,
come nell’ebraismo,essenziale nodo di controversia .
Anche nell’ebraismo la figura del Cristo messia non riconosciuto costituisce un caso
particolare ,anche se vi sono riflessioni sul ruolo del cristianesimo come veicolo di
diffusione del monoteismo.
E’ la posizione di Maimonide ( 1135-1204) grande rappresentante dell’ebraismo
spagnolo medievale. Manca tuttavia una vera e propria elaborazione dottrinaria sul
tema.
Basato sul rifiuto di riconoscere nel Cristo il Messia delle scritture, il tema del Gesù
ebreo Dio per i cristiani fu invece oggetto di numerosi racconti, interpretazioni,
scritture e riscritture della sua personalità e della sua vicenda che compaiono in una
serie di testi noti come le Toledot Yeshu, Racconti di Gesù, che contengono i
particolari di una letteratura esplicitamente dissacratoria destinata ad un uso popolare
nel clima di difesa che le comunità ebraiche dovettero assumere per arginare le
pressioni della acculturazione cristiana. Contenute in ben cento redazioni nella
maggioranza in ebraico ,sono di datazione incerta anche se il nucleo maggiore
dovrebbe appartenere all’alto medioevo.Vi compare il profilo di un Gesù nato da un
rapporto illecito,colto e vivace in polemica aperta con i dotti rabbini tanto da meritare
di essere perseguito e punito con la morte secondo la Legge.Si insiste comunque sulla
sua capacità di compiere miracoli tratto evidenziato anche dai Vangeli sia canonici
che apocrifi e sul fatto che il suo cadavere non fu mai trovato. Alla risurrezione si
contrappongono spiegazioni razionali di vario tipo. Il problema della divinità ma
anche del vero messianesimo di Cristo rimangono nella prospettiva ebraica
inaccettabili .
Come kaine ktisis nuova fondazione in forza alle sue dichiarate diversità il
cristianesimo si distingue comunque anche dall’islam che per molti versi è più
strettamente legato all’ebraismo con il quale condivide l’obbligo di una precisa
ortoprassi. Le novità in campo di gestione dell’etica da parte cristiana sono notevoli e
costituiscono la più vistosa eccezionalità identitaria .