INDICE:
Analisi della fase
1. Cittadinanza Studentesca
a. Reddito
b. Aggregazione
c. Spazi
d. Espressività
2. Accesso ai Saperi
a. Edilizia
b. Trasporti
c. Costo dell’Istruzione
3. Antifascismo
a. Antirazzismo
b. Immigrazione e Terrorismo
4. Rappresentanza e Partecipazione
5. Didattica e Valutazione
a. Didattica
b. Valutazione
c. Scuola-Lavoro
6. Tematiche Sociali
a. Antimafia
b. Ambiente
c. Democrazia e Laicità
d. LGBTQIA
e. Genere
f. Repressione
Analisi della Fase
Nell’apertura dei lavori congressuali del VII Congresso dell’Unione degli Studenti Lombardia
dobbiamo interrogarci sulla nuova fase politica che ci si prospetta davanti. A due anni
dall'insediamento del Governo Renzi, possiamo farne un bilancio dell'operato.
Una prima osservazione che possiamo fare è relativa al fenomeno renziano e alla sua
diffusione nello scenario politico e sociale nazionale. Renzi si è fin dall'inizio posto come
figura risolutiva dei problemi legati alla crisi economica che ormai da anni è presente:
forzando notevolmente questo aspetto il Governo ha potuto legittimare appieno l'utilizzo di
misure emergenziali (come ad esempio il Decreto Legge o lo strumento della "fiducia al
Governo") che hanno sostituito qualsiasi forma di prassi politica che includesse un dialogo
fra le varie istanze politiche e sociali.
Le riforme più importanti portate avanti negli ultimi due anni - Jobs Act, Buona Scuola e
Sblocca Italia - evidenziano in tutti i loro aspetti la politica antidemocratica che ha
caratterizzato il Governo. Questa caratteristica è rintracciabile, oltre che nei metodi, anche
nei contenuti di tali leggi.
Per quanto riguarda il Jobs Act, abbiamo assistito a una totale precarizzazione del mercato
del lavoro che, apparentemente giustificata dal falso mito della "flessibilità", ha portato a un
livellamento verso il basso dei diritti e delle garanzie dei lavoratori. Emblematica in questo
processo è stata l'abolizione dell'articolo 18, promossa da Renzi come azione necessaria
alla riattivazione del mercato del lavoro, ma che in realtà evidenzia lo sdoganamento di una
frontiera (prima ritenuta invalicabile) per lo smantellamento dei diritti della classe lavoratrice.
Possiamo però dirci che in questa fase non c'è stata la capacità da parte dei corpi intermedi
di adattarsi alla tutela delle nuove forme contrattuali introdotte dal Jobs Act; questo tema
deve certamente rimanere prioritario all'interno delle organizzazioni sindacali per riuscire a
includere anche questi soggetti all'interno dell'azione politica.
In merito alla Legge 107 (la cosiddetta Buona Scuola), se da una parte il Governo è riuscito
a scavalcare qualsiasi forma di confronto con chi vive la scuola quotidianamente, questi
ultimi (e i rispettivi corpi intermedi) sono d'altro canto riusciti a riportare al centro del dibattito
politico nazionale il tema della scuola.
La conseguenza di tali pratiche operate dal Governo è stata una sostanziale polarizzazione
dei consensi: da una parte Renzi è riuscito a portare a termine i propri obiettivi e ad
enfatizzare la propria figura tramite politiche populiste per nulla strutturali (basti pensare a
tanto citati 80€), dall'altra le modalità totalmente escludenti hanno provocato una perdita dei
consensi della politica renziana.
Sta quindi a noi riuscire a catalizzare un processo di crescita tramite l'organizzazione del
dissenso, che deve inevitabilmente passare da un'azione politica quotidiana.
Sul piano Lombardo il panorama politico e sociale risulta altrettanto problematico, seppure
per cause differenti da quello nazionale. In piena continuità politica con quanto attuato fino
adesso e con quanto costruito (o meglio decostruito) dai governi che l’hanno preceduta, la
Giunta Maroni procede, avallata anche dalle politiche nazionali, con lo smantellamento
dell’istruzione pubblica a favore del mondo privato, la privatizzazione dei servizi, la
progressiva penalizzazione dei cittadini a favore del mondo delle grandi imprese, il
progressivo processo di eliminazione dello stato sociale, a partire dal Diritto allo Studio. Le
stesse aperture fasulle dell’amministrazione sul tema del reddito di cittadinanza non
possono affatto definirsi un provvedimento politico: esse sono una pura parabola elettorale
più che un reale investimento sul welfare a sostegno dei cittadini bisognosi, non volte certo
al reale sostegno dei cittadini e dei lavoratori.
In aggiunta negli ultimi mesi abbiamo assistito a una drammatica estremizzazione delle
politiche discriminatorie proposte dalla Lega nord, in linea con quanto accade a livello
nazionale ed europeo. Crociate in difesa della “cristianità”, dalla lotta ai diritti LGBT alle
battaglie contro immigrazione e integrazione, con episodi vergognosi quali il finanziamento
di un “numero verde anti-gender” o leggi “anti-velo” nei luoghi pubblici, sono solo alcune
degli innumerevoli atteggiamenti medioevali a cui i cittadini lombardi hanno assistito negli
ultimi mesi. La Lega Nord procede nel suo percorso di strumentalizzazione e revisionismo
dei fatti che quotidianamente coinvolgono le minoranze del nostro paese, aumentando
sempre più la disinformazione e i pregiudizi verso chi si trova nella nostra stessa situazione:
la subalternità verso i poteri economici e politici della nostra società.
Questo processo si è palesato perfettamente coi risultati elettorali. Non a caso, infatti, la
Lega Nord è più forte laddove è maggiore il livello di disagio sociale ed economico, mentre
nei capoluoghi di provincia tende a governare il centro sinistra.
Nel frattempo la favola dell’”amministrazione virtuosa” e della “locomotiva d’Italia” si sta
sgretolando: disoccupazione e licenziamenti in aumento, abbandono scolastico al 30%,
continui scandali e arresti perfino all’interno degli stessi palazzi del potere. A ciò si aggiunge
la ripercussione dei problemi interni al centro destra a livello nazionale, nonchè una serie di
altri fattori che hanno recentemente portato la Giunta Maroni a non ottenere la maggioranza
in Consiglio Regionale.
Inoltre, nel capoluogo lombardo, con le primarie del centro-sinistra per il candidato sindaco
alle amministrative 2016 si chiude la stagione “arancione” per dare vita ad un nuovo quanto
pieno di incognite esperimento politico milanese. Giuseppe Sala, già presidente dell’A2A,
city manager della giunta Moratti, nonché commissario unico di Expo, sarà infatti il candidato
del rinnovato “centro-sinistra” meneghino. Con la volontà del governo Renzi e il beneplacito
di Pisapia, Milano diventerà campo di prova per un’amministrazione in senso manageriale
degli enti locali. Non a caso anche i concorrenti che il centro-destra sta prospettando
appartengono allo stesso profilo lavorativo e politico. Questo panorama pre-elettorale non è
frutto di scelte casuali, bensì è la cartina tornasole della direzione che sta intraprendendo la
politica nostrana: cercare di compensare la sua lentezza e inadeguatezza nei confronti di un
mercato fluido e metamorfico, inserendo ai suoi vertici figure di spicco del mondo della
grande impresa, lasciando a quest’ultimo il compito di ristrutturarla a sua immagine e
somiglianza.
In una simile situazione è fondamentale che le parti sociali tornino protagoniste del dibattito
pubblico e che gli studenti, soggetto molto più di altri colpito dalla crisi, siano parte centrale
nella costruzione dell’alternativa e di un nuovo futuro politico.
1 - Cittadinanza Studentesca
“Qual è il ruolo degli studenti all’interno della società? Come sono considerati gli studenti
all’interno dell’ambito territoriale? Come vivono gli studenti l’ambiente cittadino?”
Queste sono le domande fondamentali che è necessario porsi per aprire un dibattito sulla
cittadinanza studentesca sul proprio territorio. Oggi più che mai è fondamentale che questo
dibattito sia aperto, tanto nei grandi centri, quanto nei piccoli.
Partendo dalla definizione di studente come quella categoria sociale che per definizione non
può avere mezzi di sostentamento propri, è fondamentale interrogarsi oggi sulla vita degli
studenti all’interno del contesto cittadino e, più in generale, su quale sia il rapporto fra la
cittadinanza intesa in senso legale e la componente dei soggetti in formazione. Questo
perché dal 2008 ad oggi gli studenti rappresentano uno di quei contesti che hanno pagato la
crisi finanziaria globale. Non rappresentando un bacino effettivo di voti per fazioni e partiti
politici, se non di riflesso rispetto alle loro famiglie, gli studenti si sono trovati nella
condizione di dover pagare una crisi che non avevano partecipato in alcun modo a causare
e sulla quale non avevano voce in capitolo. I progressivi tagli al mondo della scuola
pubblica, al diritto allo studio, l’aumento del costo di trasporti e mezzi pubblici, l’inasprirsi dei
prezzi in qualunque campo sono solo alcuni dei costi in costante aumento che gli studenti
devono sostenere per lo più non disponendo di mezzi propri di sostentamento.
Quindi oggi interrogarsi su quale sia il ruolo degli studenti all’interno della società, non
significa più soltanto aprire i nostri spazi cittadini alle esigenze e ai bisogni degli studenti, ma
soprattutto analizzare quale sia il rapporto di forza fra lo studente stesso e il mondo
circostante, a partire dal contesto familiare. È fondamentale che i tanto declamati “cittadini di
domani” siano considerati cittadini oggi. Cittadini al pari degli altri, con doveri e diritti, ma
soprattutto necessità causate dalla loro stessa condizione a cui le istituzioni devono saper
dare una risposta.
Oggi fare sindacato studentesco significa soprattutto questo, comprendere che la condizione
dello studente non termina al di fuori del contesto del luogo della formazione, ma è
necessario il riconoscimento dello studente come vera e propria categoria sociale, con delle
proprie peculiarità economiche fondamentali, le cui esigenze sono state fin troppo a lungo
ignorate dalla frenetica società moderna e quindi necessitano di una particolare attenzione
da parte della classe dirigente, delle istituzioni e della cittadinanza. E’ compito del sindacato
studentesco focalizzare l'attenzione su questa tematica, in modo che si crei una risonanza
ampia e accesa.
1.a Reddito
La rivendicazione politica di reddito di cittadinanza, o meglio universale, è stata per lungo
periodo solamente patrimonio delle discussioni interne di partiti e associazioni di sinistra,
dove, specialmente in Italia, è stata molto dibattuta a causa della tradizione lavorista di
buona parte della sinistra politica nel nostro paese. Solo negli ultimi anni, con la crescita
esponenziale del tasso di disoccupazione che ha interessato in modo significativo i neo
immessi nel mercato del lavoro, e sulla scia del grande impatto mediatico dei sistemi di
welfare nord europei, il tema del reddito ha acquisito rilevanza nel dibattito pubblico italiano.
Considerato il panorama politico nostrano, di questa tematica si sono appropriati proprio
coloro che lo avevano sempre osteggiato: il sindacato con una proposta di Reddito di
reinserimento sociale legato all’obbligo di accettare proposte di impiego e il Partito
Democratico con delle aperture che non si sono ancora trasformate in provvedimenti politici,
unitamente alla proposta populista di reddito di cittadinanza grillina.
Anche in Lombardia abbiamo assistito ad un proclama di presunta apertura della presidenza
regionale a proposte di reddito presentate da tutte le parti politiche disposte a costruire un
esperimento lombardo. La sparata di Maroni si è risolta in un periodo di sperimentazione di
un bonus bebè incrementale secondo il numero di figli che per sua natura non è universale,
anzi escludente rispetto a una grande fetta della società, e ad altri provvedimenti che non
incidono minimamente sul tasso di povertà nella nostra regione. Inoltre non risponde
all’esigenza di un reddito strutturale anche e soprattutto perché non si interfaccia con i
giovani disoccupati o che necessitano di sostenibilità economica per vedere garantita una
maggiore autodeterminazione per quanto riguarda il proprio futuro, di studio o di inserimento
nel mercato del lavoro.
Pertanto, pur ritenendo necessario mettere a sistema le nostre rivendicazioni con tutti gli altri
soggetti che hanno la volontà di costruire una vera forma di reddito universale e
emancipatorio, oggi la nostra prospettiva sindacale deve andare incontro a una
rivendicazione più settoriale di reddito di formazione. Lo spropositato costo dell’Istruzione a
carico delle famiglie e l’assenza di un diritto allo studio garantito per tutti gli studenti rischia
di peggiorare quella tragedia sociale che è l’abbandono scolastico, che nella nostra regione
raggiunge circa il 30 %. Ed oltre a questo palese dato di discriminazione sociale ed
economica si aggiungono tutti quei casi, impossibili da rilevare con delle statistiche
campionarie, di limitazione dell’autodeterminazione di scelta dovuto a pressioni familiari o
impellenze economiche. Ne sono esempio la sempre maggiore percentuale di studenti
costretti ad accettare cosiddetti “mini-jobs” nelle ore libere e durante intere estati, tutti coloro
che devono scegliere il proprio corso di studi rispetto a decisioni familiari o per essere più
appetibili all’assunzione a “tutele crescenti” e tutti coloro che sono obbligati a interrompere la
loro Istruzione per questi motivi.
E’ quindi ora più che mai una necessità del sindacato studentesco pensare ad una forma di
reddito di formazione, slegata dal censo e dal mantenimento dei risultati scolastici, che
possa essere un vero e proprio strumento emancipatorio e di abbattimento delle
diseguaglianze sociali. Renzi regalerà, nella costruzione del suo consenso, 500 euro da
spendere in cultura a tutti i diciottenni, ma, al di là di proclami pre-elettorali, crediamo che
una misura come questa sia profondamente inefficiente. Va certo riconosciuta l’universalità
del provvedimento ma ciò che intendiamo per reddito di formazione è diametralmente
opposto: innanzitutto deve essere una misura strutturale, inoltre deve essere quanto meno
rivolta a tutti gli studenti a partire dal termine della scuola dell’obbligo e prolungato fino alla
fine degli studi.
Il reddito dovrà sì contenere una forma di erogazione indiretta, rispetto alla riduzione o
addirittura alla gratuità, di alcuni servizi per gli studenti, come i trasporti, il materiale
scolastico e l’accesso alla cultura, ma dovrà anche necessariamente contenere una
erogazione diretta e universale che possa veramente aspirare a costruire un processo
emancipatorio.
1.b Aggregazione e Periferie
Le condizioni socioeconomiche in cui oggi il nostro paese versa a causa della crisi
economica hanno caratterizzato e alimentato le differenze tra le condizioni di vita delle
periferie e dei grandi centri urbani. Attualmente le periferie sono appunto vittime di un
completo disinteresse della politica, che le ha abbandonate a se stesse contribuendo così
ad alimentare nei cittadini e soprattutto nei giovani il disinteresse nelle questioni pubbliche e
politiche, favorendo così il coinvolgimento di forze populiste e xenofobe. I soggetti
maggiormente colpiti da questo lassismo nei confronti delle periferie sono appunto gli
studenti, preda di gravi situazioni di mancanza di welfare studentesco e tutela del diritto allo
studio, spinti inoltre, per problematiche economiche o familiari, perfino ad abbandonare gli
studi
Problematiche quali l’elevato costo dei libri di testo e dei trasporti o la condizione fatiscente
della maggior parte delle scuole pubbliche si riflettono tutte in un ambiente di apparente
rassegnazione. È qui che diventa necessario uno spazio di aggregazione dove gli studenti
possano esporre le loro situazioni, far valere i propri diritti ed unirsi per chiedere
un’istruzione accessibile a tutti e di qualità. La nostra Organizzazione si è sempre posta
l’obiettivo di andare il più possibile incontro agli studenti offrendo sportelli SOS Studenti,
mercatini del libro usato, ripetizioni a basso costo, scuole di rappresentanza e molto altro.
L’Unione degli Studenti si pone come alternativa anche a livello cittadino, offrendo alla
cittadinanza progetti, dai cineforum agli aperitivi culturali, ed eventi come cene e pranzi
sociali, feste studentesche, assemblee e dibattiti su diversi temi, che mirano
all'aggregazione sociale tramite esperienze ludico-ricreative e alla creazione di una
coscienza individuale e collettiva alla base si della prassi politica che di una crescita
personale.
1.c Spazi
All’interno di un qualunque contesto sociale una grandissima importanza va data agli spazi
di aggregazione, fondamentali soprattutto per gli studenti e i giovani in generale. Tuttavia
sono ancora numerosi i comuni e le città che non si occupano di riservare luoghi per
l’aggregazione, specialmente giovanile, ma comunque accessibile a chiunque.
Uno spazio studentesco ha per definizione un grandissimo potenziale dal momento che, se
sfruttato al meglio, è possibile agire parallelamente su due fronti di vitale importanza:
l’aggregazione tramite alcuni piccoli investimenti sul welfare cercando di coprire dei
disservizi territoriali oppure l’aggregazione attraverso eventi a tema politico o sociale. La
necessità di avere luoghi di aggregazione che non siano bar (e dunque dove non sia
obbligatoria la consumazione) o parchi, nonchè di avere un luogo dove potersi esprimere
liberamente, è un dato oggettivo e ed è dunque importante che l’UdS dia una risposta anche
su questo fronte: d’altro canto però è necessario ricordare anche l’importanza della messa in
atto di una serie di servizi mutualistici (wi-fi, aula studio, ripetizioni a basso costo ecc...).
Dunque il valore che uno spazio di questo genere conferisce alla cittadinanza e al contesto
sociale in cui si inserisce è inestimabile: la costruzione di un piccolo sistema di welfare e
servizi ma soprattutto di un luogo di ritrovo per i giovani e non solo, un luogo dove fare
politica, conoscere gente, studiare e passare tempo in compagnia è un grande traguardo.
1.d Espressività
La nostra società è radicalmente cambiata rispetto a quelle passate a causa di una variabile:
il fenomeno della globalizzazione. Identificabile con la globalizzazione sotto vari aspetti è la
Rete e tutto l’universo del mondo virtuale. Questi strumenti hanno permesso a livello
mondiale un’inedita distribuzione delle informazioni ed hanno fornito uno strumento di
collegamento tra le persone ed hanno dato vita ad un microcosmo la cui struttura si fonda
principalmente su determinati social network ed applicazioni mainstream (facebook, twitter,
whatsapp, instagram, youtube), ma che trova nelle sue ramificazioni un numero infinito di
blog, chat tematiche e siti.
Come detto all’inizio questo fenomeno non ha solo uno sviluppo interno ma va ad intaccare
tutta la sfera sociale del nostro mondo. Ogni situazione che possiamo analizzare infatti sarà
influenzata dal mondo virtuale.
A livello studentesco oggi siamo di fronte ad una delle prime generazioni nate in questa
nuova società. Per questa generazione è una normalità controllare svariate volte i propri
account sparsi per la rete, commentare i vari argomenti proposti sviluppando delle proprie
idee, modellare una propria identità grazie agli impulsi del mondo “social” e condividerla con
il mondo stesso.
Se analizzassimo questa fase dicendo di essere riusciti a creare un mezzo così potente da
poter informare tutti in diretta, da poter permettere a tutti di sviluppare un pensiero critico ed
esprimerlo, dovremmo riconoscerci di aver conquistato una grande vittoria.
Il problema sorge se analizziamo l’effetto totalizzante dell’universo virtuale nelle nostre vite,
cosa che si può notare banalmente nel momento della sua assenza. Non vi è infatti un solo
giorno all’anno in cui sia la sfera privata che quella pubblica delle nostre vite non si intrecci
con il mondo virtuale.
Con l’aumentare dell’influenza del mondo virtuale, è diminuita la nostra sensibilità nei
confronti del mondo reale. Le persone sono abituate a farsi trasportare dalle opinioni
maggioritarie della Rete, senza riuscire a sviluppare realmente un pensiero indipendente. Si
concepisce la Rete come uno strumento reale di cambiamento della realtà senza che si
compiano realmente dei gesti significativi. Spesso capita di rintanarsi nel mondo virtuale di
fronte a situazioni la cui soluzione nella realtà è più faticosa e difficile. Diventa sempre più
impossibile riuscire a soddisfare dei propri bisogni personali di espressività senza l’aiuto
della virtualità.
La sovrapposizione del mondo virtuale a quello reale è tuttavia la causa di un altro
problema. La mancanza di sufficienti stimoli da parte della società e da parte del territorio
nei confronti delle necessità degli studenti. Spesso nei nostri territori non ci sono canali
sufficienti per delle necessità espressive in campo artistico o in campo scientifico o classico.
Spesso mancano dei contesti o delle situazioni di socialità slegati dalle logiche
consumistiche che permetterebbero di soddisfare i bisogni espressivi di quei studenti più
lontani dal tessuto sociale.
Le forme di espressività che quindi si manifestano tramite il mondo virtuale non sono da
ritenere negative a prescindere, ma diventa fondamentale riuscire a ricostruire un contatto
concreto con il mondo reale.
Il nostro ruolo in questa fase è di riuscire a scardinare una società che si basa su un’idea
della persona sempre più individualizzata e legata a logiche di commercio e ricreare sia dei
canali espressivi che valorizzino gli interessi e le competenze degli studenti sia degli spazi e
dei momenti che valorizzino la formazione e la crescita collettiva. In tutto ciò il mondo
virtuale deve essere concepito non come un bisogno vitale, ma come uno strumento utile se
non diventa predominante.
2 - Accesso Ai Saperi
2.a Edilizia Scolastica
L’edilizia è uno de pilastri principali su cui si basa il diritto allo studio. In Lombardia le scuole
sono spesso vecchie, fatiscenti, con grandi problematiche legate al riscaldamento, ai servizi
e alle classi. È inconcepibile avere decine di scuole vecchie di oltre 40 anni che non hanno
mai visto una ristrutturazione adeguata, scuole in cui il riscaldamento va a giorni alterni, in
cui sono presenti decine di barriere architettoniche, scuole che non offrono laboratori
adeguati. Gli studenti reclamano una scuola più accessibile, interattiva, che risponda il
meglio possibile alle sfide si riscontrano ogni giorno. Basta scuole costruite senza logica,
basta classi pollaio, basta barriere architettoniche. Per costruire una scuola veramente
buona bisogna partire dalle richieste degli studenti che ricordiamo essere i primi a viverla.
Una scuola aperta, accessibile, ecologica, interattiva non è solo possibile, è anche
necessaria.
2.b Trasporti
I trasporti sono fra le maggiori problematiche che riscontrano attualmente gli studenti. Il
sistema attuale di trasporto pubblico è inefficiente, costoso e spesso molto precario. Gli
studenti riscontrano ampie problematiche e le più diffuse sono la mancanza di mezzi
adeguati alle loro necessità, prezzi troppo alti e mancanza di abbonamenti riservati agli
studenti. Il trasporto pubblico è spesso sottovalutato, come sono sottovalutate le potenzialità
che si creerebbero nell’avere un trasporto pubblico davvero efficiente. Noi chiediamo un
trasporto pubblico eccellente, che risponda alle necessità di noi studenti, con prezzi
veramente accessibili a tutti, con nuovi mezzi e con corse più frequenti. Non si deve
sottovalutare come il sistema di trasporto pubblico influisca sul diritto allo studio. Molti
studenti si vedono negato questo diritto. Partire dai trasporti può essere una soluzione.
2.c Costo dell’Istruzione
Quello del costo dell'Istruzione è sicuramente un ambito molto importante da curare per il
Sindacato Studentesco. La scuola pubblica nasce per essere gratuita, uno strumento di
abbattimento delle diseguaglianze che ha come obiettivo garantire a tutti la possibilità di
raggiungere il più elevato livello di Istruzione.
Tuttavia la situazione attuale non rispecchia assolutamente questi principi egualitari.
Studiare diventa sempre più un privilegio per chi dispone le condizioni economiche sufficienti
per potersi permettere una vita da studente. Il costo dell'Istruzione non è costituito solo dalla
tassa scolastica obbligatoria, bensì è aggiunta nella maggior parte dei casi l'imposizione
ossimorica del pagamento del contributo volontario e tutti i costi necessari per mettere in
condizione ogni studente di recarsi a scuola e avere gli strumenti richiesti: dal costo dei
trasporti, che non sempre viene calmierato per gli studenti, al materiale scolastico, alle
spese delle attività culturali che, spesso e volentieri, non sono sostenute dall'Istituto
I dati sono sempre più preoccupanti. Anche quest’anno l’Osservatorio Nazionale di
Federconsumatori registra un aumento nel costo dei materiali scolastici: l’1,5% in più rispetto
al 2014, che ci consegna una spesa media di 999,20 euro per studente. Secondo le stime
dell’O.N.F. “Un ragazzo di primo liceo spenderà per i libri di testo + 4 dizionari 797 € (il -
0,2% rispetto allo scorso anno, per la prima volta registriamo una impercettibile diminuzione)
+514,00 € per il corredo scolastico ed i ricambi, per un totale di ben 1.311,00 €.”
Viviamo in una regione dove "Diritto allo Studio" non è altro che una parola priva di senso e
in cui si finanzia maggiormente il cosiddetto "Buono Scuola", sostegno al reddito per le
famiglie che mandano i loro figli alle scuole private (o meglio, "paritarie con retta"),
nonostante un abbandono scolastico tra i più alti del paese, che supera il 18%. Crediamo sia
necessario che gli stessi studenti adottino strumenti di mutualismo e si impegnino per
abbattere i costi che minano il percorso di studi e la possibilità di poter decidere e
determinare la propria vita.
Tuttavia questo non è sufficiente a garantire eguaglianza e diritto allo studio per tutti. Le
istituzioni sono complici di questo quadro drammatico: a livello nazionale non esiste un
protocollo comune sul diritto allo studio e, demandando l'onere alle regioni, lo stato delega
agli enti locali la responsabilità della sua totale assenza. Oggi più che mai, pertanto, sono
indispensabili interventi strutturali dello stato per l'istituzione di un ente nazionale per il Diritto
allo Studio e quello di un Reddito di Formazione su base regionale.
3 - Antifascismo
La Lombardia ha visto in questo periodo un forte intensificarsi di attività di stampo fascista.
La regione è governata dalla Lega Nord che in questi anni ha promosso una politica di
intolleranza, limitando ad esempio la comunità araba e portando così movimenti e partiti
appartenenti all’area dell’estrema destra a intensificare la propria attività sul territorio. Nella
regione sono presenti CasaPound (Milano, Bergamo, Cremona, Pavia, Varese), Forza
Nuova (Milano, Sesto San Giovanni, Lodi, Lecco, Como, Pavia, Sondrio, Brescia, Monza,
Varese, Cremona, Mantova) e le rispettive giovanili Blocco Studentesco e Lotta
Studentesca, Militia Como, Fiamme Tricolori, Lealtà-Azione (Milano, Magenta, Lodi, Monza)
al cui interno militano gli hammerskins, ovvero skinheads legati all’ideologia del White
Power. Nelle nuove destre si possono annoverare partiti istituzionalizzati quali Fratelli
d’Italia, con al proprio interno AN, La Destra e la Lega.
In questi ultimi anni è stato registrato un rafforzamento di tutte le realtà della nuova destra,
dovuto alla situazione di crisi economica e sociale territoriale e nazionale. I movimenti
studenteschi e di sinistra non sono riusciti ad organizzare il disagio crescente. Le recenti
crisi migratorie ed i problemi dovuti all’integrazione sono stati motivo di campagne
aggressive della nuova destra che, sfruttando la disinformazione e strumentalizzando il
terrorismo, hanno raccolto consensi. Spesso queste realtà hanno occupato il vuoto creatosi
a sinistra, sfruttando tematiche sociali e dando risposte semplicistiche ai problemi quotidiani
della popolazione, dando ad essa un nemico sempre nuovo e sempre più povero. Anche la
crisi europea ha fornito la possibilità alle nuove destre di fortificarsi.
Negli ambiente scolastici è presente il fattore nuove destre. Spesso movimenti e partiti
volantino davanti alle scuole, cercando di far leva sullo scontento e il sentimento di
antipolitica dilagante fra gli studenti. La scuola ha il dovere di educare gli alunni a valori di
democrazia ed uguaglianza, antitetici al fascismo, favorendo l’integrazione di Studenti
stranieri e la conoscenza di culture differenti, abbandonando la visione eurocentrica e
dedicando parte del programma di studi ad un’analisi del Ventennio e degli Anni di Piombo.
3.a Antirazzismo
Negli ultimi tempi la xenofobia e il razzismo si stanno diffondendo sempre di più nelle nostre
città e tra i giovani. Tutto ciò è coadiuvato da alcuni fatti di cronaca che vengono sempre
strumentalizzati per fomentare odio. Possiamo osservare tutto questo prendendo in esame il
rafforzamento in tutta Italia e in tutta Europa dei movimenti di estrema destra, così come dei
loro settori giovanili. Abbiamo potuto constatare un aumento di volantinaggi, attacchinaggi e
in alcuni casi anche di pestaggi da parte di giovani neo fascisti appartenenti solitamente al
“Blocco Studentesco” o a “Lotta Studentesca”.
Ma la cosa ben più grave è che anche buona parte degli studenti si lasci trascinare da questi
assurdi pregiudizi, molto spesso causati dalla grande disinformazione rispetto alle reali
dinamiche di determinati fenomeni. Per noi la scuola deve essere, al contrario, un luogo nel
quale si combattono i pregiudizi e si vada a fondo delle singole questioni, non fermandosi
all’apparenza e agli stereotipi, dove si discuta insieme, ci si confronti sulla realtà delle
notizie. Oltre alla semplice attività didattica standard si dovrebbero trasmettere valori e
modalità di pensiero che portino quindi ad aiutare tutti i soggetti in formazione a crearsi una
coscienza critica propria che sappia analizzare e valutare da sè la realtà delle cose che si
ascoltano e che in un futuro si ascolteranno, formando così dei cittadini del futuro capaci di
portare avanti la tradizione dei valori della resistenza.
E’ necessario che la scuola e il sindacato studentesco soprattutto, attraverso gli organi di
rappresentanza, riescano a proporre iniziative e attività capaci di chiarire molte idee e
sconfiggere alcuni falsi pregiudizi.
3.b Immigrazione e Terrorismo
Dopo i tragici fatti del 13 Novembre la paura, strumentalizzata da parte della destra
xenofoba, ha portato a livelli massimi la tensione sociale nel nostro continente e soprattutto
nel nostro Paese, dove ormai il pregiudizio verso un islamico o una donna con il velo è
all’ordine del giorno.
Questo atteggiamento da parte delle destre non fa che propugnare una guerra tra poveri.
Per prima cosa dobbiamo impedire alle destre di far dilagare la paura e la violenza e che, in
nome di esse e della sicurezza, ci vengano progressivamente tolte le nostre libertà e le
conquiste democratiche.
Va contrastata concretamente anche la deriva politico culturale che spinge l’Europa verso un
ritorno al passato, ad erigere muri e indicare lo straniero, il migrante, il rifugiato, come
nemico per raccogliere consensi elettorali e distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni.
Come associazione quindi riteniamo fermamente che lo scontro in atto non sia uno scontro
di civiltà, ma uno scontro fra un progetto di emancipazione senza barriere e confini, basato
sulla diffusione della conoscenza e su protezioni sociali universali, e progetti solo
apparentemente in conflitto fra loro che non contengono questi due ingredienti e che
pertanto si manifestano come regressivi, gerarchici, profondamente iniqui e repressivi.
4 - Rappresentanza e Partecipazione
La rappresentanza è uno dei migliori strumenti per la nostra organizzazione per poter
effettivamente cercare di cambiare le cose dall’interno delle scuole stesse. Nei diversi organi
di rappresentanza si possono portare avanti diversi obiettivi e diverse campagne politiche,
per lo più contro la disinformazione della maggior parte della popolazione scolastica
attraverso assemblee d’istituto e convegni.
I rappresentanti di consulta possono invece portare avanti progetti volti al miglioramento
delle condizioni degli studenti all'interno delle scuole. Questi progetti non riguardano soltanto
l’ambito strettamente scolastico (come il diritto allo studio), ma possono anche affrontare
tematiche sociali (per esempio collaborando con associazioni di volontariato, con la Regione
o con organizzazioni del mondo del lavoro), o tematiche riguardanti l’arte e la cultura,
creando dei momenti come la "giornata dell’arte e della creatività studentesca” in cui gli
studenti hanno la possibilità di avere un momento nel quale sono liberi di potersi esprimere.
La dovuta importanza va data anche alla rappresentanza di classe: essa infatti ci permette di
praticare il sindacalismo al livello più basso e di essere a contatto diretto con tutti gli studenti
e i loro problemi.
La rappresentanza è anche un strumento di garanzia, per questo è stata un’importante
conquista studentesca, poiché senza la partecipazione da parte di tutti vi è il rischio di una
involuzione, nella quale alcuni diritti degli studenti potrebbero andare perduti. Purtroppo negli
ultimi anni si è assistito a una crisi della rappresentanza, causata soprattutto da una cultura
più individualistica della nostra società, nella quale l’idea del mettersi al servizio degli altri è
venuta a mancare.
Dobbiamo essere noi a far capire a tutti l’importanza della partecipazione, una pratica che
spesso aiuta, non solo chi ne riceve i benefici, ma anche chi la pratica. La partecipazione ha
un ruolo fondamentale strettamente legato alla rappresentanza e non deve assolutamente
essere vista come una perdita di tempo o un impegno troppo pressante. Senza di essa non
sarebbe possibile portare avanti alcun progetto e tutto ciò che riguarda gli studenti sarebbe
deciso esclusivamente da organismi esterni. L’obiettivo di avere una forte partecipazione
non è affatto da sottovalutare in quanto avere un ampio numero persone corrisponde ad
avere altrettanto di diverse opinioni e proposte dalle quali si può creare un percorso negli
organi di rappresentanza.
5 - Didattica e Valutazione
5.a Didattica
Il primo, e forse più importante, grosso limite dell'istruzione italiana è la sua modalità di
trasmissione: la pura lezione frontale. Essa, per quanto necessaria, una volta resa unica e
non affiancata ad altre pratiche, si trasforma in un passaggio di conoscenza unilaterale
docente-allievo, che riduce lo spazio del confronto, della critica e del commento. Questo
instaura un percorso d'apprendimento meccanico, sicuramente non volto a sollevare la
curiosità degli studenti, né tanto meno a coinvolgerli in maniera più ampia. Il rischio
maggiore è quello di svalutare le discipline agli occhi di coloro che vi si affacciano per la
prima volta, e quello di favorire un'istruzione nozionistica, senza preoccuparsi piuttosto della
formazione.
Un problema che ne deriva e che rimarca l'atmosfera della lezioni frontali è il rapporto
docente-studente. In un modello di scuola dove si viene misurati per quanto si produce, e
dove la lezione ha canoni rigidi ed è poco versatile allo scambio di idee, appare ovvio che le
relazioni umane assumano una stretta componente gerarchica la quale va a minare l'ascolto
reciproco delle due parti. La figura del docente si trasforma in quella del capo ufficio di
un'azienda piegato a sua volta alla figura dirigenziale del preside, e in quella di colui che
guarda “dall’alto al basso”, gli studenti, spingendoli a produrre il massimo per prendere i voti
migliori.
Ciò non è favorevole alla creazione di un ambiente piacevole all'interno delle classi. Questo
tipo di rapporto docente-allievo causa una alterazione e una compromissione anche dei
rapporti tra gli studenti stessi. Infatti si assiste spesso al fenomeno della frammentazione in
piccoli gruppi dell’intera classe. La legge 107, infine, non può che peggiorare lo stato delle
cose: all'interno degli istituti infatti è posta sempre più in primo piano la competitività tra gli
studenti. L'aiuto fra pari deve invece essere di primaria importanza all'interno delle scuole: in
questo modo il processo di formazione assumerà un carattere collettivo. È grazie ad un
gruppo coeso che si può instaurare un percorso di socializzazione ed integrazione
fondamentale per vivere al meglio i propri anni scolastici.
Per questo, l’Unione degli Studenti favorisce all'interno delle scuole pratiche mutualistiche
che vadano a beneficio degli studenti e che possano distendere un clima altrimenti
prettamente aziendale: aule autogestite, sportelli S.O.S in caso di problematiche interne
etc...
5.b Valutazione
Ad aggravare questo clima, vi è anche la questione della valutazione. Oggigiorno negli
istituti superiori italiani si pretende dagli studenti una ripetizione di un certo contenuto che gli
è stato impartito frontalmente. Eventuali eccezioni a questo fatto vanno attribuite a singoli
individui, docenti particolarmente attenti alla formazione più che all'istruzione, e non a una
predisposizione generale del sistema. Infatti questo sistema di valutazione guarda, ancora
una volta, puramente alla capacità di assorbire nozioni. Inoltre non vi è alcuna attenzione
alla personalizzazione dei tempi dei percorsi educativi che ogni singolo studente necessita,
pertanto ne risultano svantaggiati coloro la cui mente non si conforma a questo modello. Un
esempio lampante di ciò sono le prove Invalsi, riproposte ogni anno in ogni scuola, le cui
domande si prestano ad un solo tipo di intelligenza, ignorando tutti gli altri. Affermare che il
disagio scolastico possa partire da questa rigidità della valutazione non è in alcun modo una
esagerazione: la disattenzione ai singoli processi di educazione è assolutamente grave.
È importante piuttosto favorire un processo che porti all'autocritica, assicurarsi che non
siano solo le nozioni a passare durante le ore di lezione, ma anche le competenze che
permettano di muoversi fra i saperi: favorire un'elasticità mentale ed un pensiero critico. La
consapevolezza della fondatezza del proprio percorso scolastico è d'importanza
fondamentale, e può essere promossa solo favorendo il protagonismo degli studenti
all'interno del loro stesso periodo di formazione.
La valutazione tuttavia non può rivolgersi soltanto agli studenti, infatti anche i docenti devono
essere messi in discussione, per favorire un continuo miglioramento del loro lavoro. La legge
107, passata l'anno scorso, si è vista promotrice di una “meritocrazia” per i professori,
costituendo i Nuclei di Valutazione atti a stabilire i criteri valutativi, ma lasciando la
valutazione finale nelle mani del solo Dirigente Scolasico. L’Unione degli Studenti rimarca
l'incostituzionalità di ciò, in quanto riconosce che vada a minare la libertà di insegnamento.
Valutare i docenti significa comprendere il loro grado di preparazione, la loro capacità di
insegnamento, la loro oggettività nel giudizio degli studenti, l’efficacia dei metodi che
utilizzano. Una giusta valutazione ed autovalutazione del loro operato si può considerare
corretta una volta spogliata da qualsiasi processo punitivo che ad oggi la contraddistingue.
5.c Alternanza Scuola-Lavoro
E' fondamentale, soprattutto negli istituti tecnici, che le capacità teoriche e laboratoriali
apprese a scuola possano essere utilizzate e testate durante un periodo di stage.
L'andamento del mercato influisce sulla didattica laboratoriale imponendo tecnologie ed
esigenze che, a seconda delle peculiarità del territorio attorno ad ogni scuola, verranno
sviluppate come collaborazioni con differenti tipologie di attività, che siano industriali,
sanitarie, commerciali o turistiche.
L'alternanza scuola-lavoro è un periodo in cui gli studenti invece di partecipare alle lezioni si
trovano impegnati in attività lavorative, seguiti da un tutor che li accompagnerà durante la
loro esperienza. Gli studenti dovranno eseguire piccole mansioni inerenti al loro percorso
didattico. Gli stage servono quindi ad applicare le conoscenze ottenute nell'ambito scolastico
in un ambito lavorativo verosimile, col fine di fornire molte ore di esperienza. Questo fine
non può e non deve essere trasformato e confuso con del lavoro gratuito, poiché l’obiettivo
deve essere la formazione dello studente e non il fornire manodopera non retribuita ad
imprese ed aziende. Proprio per questo l'Unione degli Studenti ha proposto uno Statuto
degli studenti e delle studentesse in stage, in modo tale da garantire dei diritti ai giovani che
entrano in contatto con un mondo così complesso quale è il mondo del lavoro.
Con la Buona Scuola anche i ragazzi dei licei avranno l'obbligo di svolgere 200 ore di
alternanza contro le 400 degli istituti tecnici. Su questo fronte, si sta aprendo la battaglia
referendaria sull’abolizone di tale obbligo, in quanto è evidente che ad oggi non esiste un
organizzazione o un ente capace di garantire a tutti gli studenti coinvolti un’alternanza
scuola/lavoro efficace, che sia in grado di dare un reale contributo formativo ai soggetti in
formazione. Infatti, allo stato attuale delle cose, le conseguenze didattiche dell'alternanza
scuola/lavoro non possono che essere negative, in quanto si determina una subordinazione
della formazione dello studente agli interessi del mercato del lavoro.
6 - Tematiche Sociali
6.a Antimafia
In quanto Sindacato Studentesco, Unione degli Studenti si propone di non limitare il tema
dell'antimafia all'ambito istituzionale, ma di fargli assumere un carattere sociale: operando
dal basso si possono costruire percorsi sul tema che vadano a rendere partecipe l'intera
cittadinanza. Per chiarire e concretizzare questo concetto si pensi al riutilizzo di alcuni beni
immobili confiscati alla mafia come spazi culturali e di aggregazione, tra le altre cose capaci
di trasmettere la propria storia senza la rigidità di un momento riflessivo che sarebbe tipico di
una politica “dall’alto”.
In questo processo di condivisione e formazione, l’istruzione pubblica è fondamentale.
Inoltre, se la criminalità organizzata si nutre di quella componente giovanile più colpita dalle
disuguaglianze sociali, una scuola accessibile a tutti diviene un’alternativa e un
importantissimo mezzo di contrasto a questo fenomeno. L’obbiettivo ultimo deve infatti
essere quello di sensibilizzare su questo tema la cittadinanza e in particolar modo gli
studenti, per instaurare una loro presa di coscienza.
La nostra Organizzazione, oltre ad incoraggiare e supportare diverse forme di antimafia
sociale, si propone di lavorare con gli studenti e con altre realtà verso questo obbiettivo,
infatti è ormai consolidata la collaborazione con “Libera – associazioni, nomi e numeri contro
le mafie” e con ARCI, che in Lombardia ha avviato un forte investimento sul tema che
abbiamo molto apprezzato.. La nostra lotta non può che proseguire nella dimensione che
meglio rappresentiamo: quella studentesca. Non possiamo quindi trascurare l'alto tasso di
abbandono scolastico che rappresenta per noi l'elemento più pericoloso quando parliamo di
lotta alla mafia. La prima soluzione che applicheremmo per contrastare la problematica del
tema dell’abbandono del banco di scuola è quella del reddito di formazione, tema che
abbiamo precedentemente affrontato.
Il nostro Sindacato ha organizzato in collaborazione con ARCI Lombardia, CGIL e SPI CGIL
dei campi antimafia nelle città di Milano, Bergamo e Lecco. Questi campi avevano la finalità
di riabilitare dei beni confiscati e di formare i partecipanti attraverso incontri con vari
esponenti di associazioni o istituzioni su questa tematica, sulla sua storia e su tutto ciò che
si collega ad essa.
6.b Ambiente
Il suolo è una risorsa limitata - come l'acqua e l'aria – e non rinnovabile. Esso è
indispensabile per la vita sulla terra, in quanto consente la produzione di alimenti. Dagli anni
novanta ad oggi la nostra regione ha usato più del 10 per cento del suolo agricolo per la
realizzazione di grandi opere (strade, autostrade e aree urbane) risultando
paradossalmente, oltre che la prima regione agricola, la regione più cementificata d'Italia. La
cementificazione non è necessariamente un segno di crescita economica, ma è piuttosto un
segno di incapacità nella gestione sostenibile e lungimirante di tale crescita.
Migliorare la nostra situazione ambientale non è poi così difficile, basterebbe controllare
meglio il livello di tossicità delle emissioni e ridurlo con adeguati filtri, usare fonti di energia
rinnovabili e sostenibili, sensibilizzare i cittadini sull'argomento incentivandoli a fare la
raccolta differenziata e muoversi con trasporti pubblici e biciclette.
In una fase storica come quella attuale, l’attività politica dell’Unione degli Studenti, sia dentro
le nostre scuole sia sui nostri territori, non può disinteressarsi dalle tematiche ambientali. E’
fondamentale riuscire ad intrecciare le lotte caratteristiche del Sindacato Studentesco, con le
battaglie sulle tematiche ambientali che portano avanti da molti più anni tutti quei soggetti,
come Legambiente o i vari comitati locali, più specializzati nel settore.
Negli ultimi mesi -a fronte di un costante livello di PM 10 superiore al doppio dei limiti di
legge, in particolare nelle città di Milano, Monza e Brescia- il tema dell’ambiente è tornato al
centro del dibattito pubblico, e le misure di contenimento si sono esclusivamente limitate a
soluzioni tampone poco lungimiranti e poco coordinate da parte delle singole
amministrazioni comunali. Completamente assente è stata una risposta di Regione
Lombardia su questo tema.
6.c Democrazia e Laicità
Per la Costituzione Italiana, la scuola è laica e democratica e deve rispettare la
democraticità dello Stato Italiano, riconoscendo in essa un importante mezzo di formazione
di futuri cittadini. La democraticità all'interno della scuola è rintracciabile nell’l'art. 3 della
Costituzione per il quale addirittura “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
La laicità nelle scuole non è, quindi, secondaria ad una volontà di infrazione e rottura con la
tradizione, come molti dicono, ma piuttosto serve a garantire l’eguale rispetto nei confronti
delle varie culture e religioni proprie degli studenti. Ne consegue che il sistema scolastico
pubblico non deve di per sé incoraggiare nessun tipo di pratica e comportamento religioso
all’interno della Scuola.
Spesso però nelle scuole viene meno la giusta considerazione delle minoranze religiose a
causa di una eccessiva valorizzazione della religione cattolica, soprattutto mediante la
presenza dell’insegnamento di quest'ultima. L’unione Degli Studenti, chiede, pertanto,
l'eliminazione di tale insegnamento in favore dell'incremento delle ore di storia, per trattare
eventualmente di storia delle religioni, delle culture, dei popoli.
Inoltre nella nostra regione è presente un elevato numero di scuole paritarie confessionali
che vengono finanziate indirettamente dal Buono Scuola: ciò è nettamente in contrasto con
l'art.33 della Costituzione, che recita “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti
di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Da anni chiediamo che Regione Lombardia cessi di finanziare le scuole paritarie e utilizzi
piuttosto quei fondi per garantire a tutti i cittadini il diritto allo studio.
6.d LGBT
Di questi tempi -nei quali si nota sempre di più la decisa volontà di emarginare e
discriminare gli individui LGBT sia da parte di vecchi bigottismi ancora presenti nella società
ma soprattutto da parte del mondo cattolico e delle nuove destre- si rende ancor più
evidente che anche un’organizzazione studentesca quale l’unione degli studenti non può
rimanere muta ed indifferente.
Infatti spesso la scuola non trasmette valori quali l'inclusione sociale e il vivere liberamente
la propria sessualità, non vengono organizzate iniziative sul tema che diventa in questo
modo un pericoloso tabù.
Questo per noi non possiamo permettere che proprio all’ interno dell’ istituzione scolastica,
che dovrebbe essere una palestra di cittadinanza e non un luogo di repressione, vi sia nel
migliore dei casi un’indifferenza totale e nel peggiore un’omofobia perpetua rispetto alle
tematiche LGBT. La scuola potrebbe fare molto iniziando ad attivare dei servizi seri e
competenti o delle vere e proprie ore dedicate a queste tematiche, rompendo cosi
l’indifferenza e facendo parlare gli studenti fra di loro, rompendo un silenzio che è il primo
responsabile dell’ignoranza e dell’ intolleranza che troppo spesso troviamo nella società.
L’unione degli studenti, proprio in quanto organizzazione improntata sulla scuola, può
avviare e agevolare questo processo ponendo in primo piano la tematica e dialogando con
le istituzioni scolastiche al fine di far parlare della tematica e far nascere quei primi servizi di
agevolazione per i soggetti LGBT facendo parlare della tematica a tutti i livelli: cittadino,
regionale, nazionale etc... in un’ottica di una scuola aperta comprensiva e multiculturale.
Crediamo inoltre che sia fondamentale discutere a tout court all'interno dell'istituzione
scolastica della tematica della sessualità. Infatti ad oggi il tema della sessualità all'interno
della scuola viene relegato a poche e sparute ore di prevenzione delle malattie
sessualmente trasmissibili lasciando così disinformazione ed una mancata
autoconsapevolezza della propria sessualità tra gli studenti. Agendo in questo modo, una
maggiore formazione a livello studentesco porterebbe ad una minore discriminazione verso
il "diverso" e all'abbattimento di alcuni tabù ancora imperanti nella nostra società.
6.e Genere
Il rapporto sociale fra i generi rispetto ad anni fa è leggermente migliorato ma comunque si
possono notare una vasta gamma di differenze, ad esempio è chiara la enorme differenza
nell’accesso al mondo del lavoro proprio perché in termini produttivistici “una donna che va
in maternità rappresenta una perdita economica”. In questo scenaio, lo Stato non è attivo
nel tutelare attraverso misure di welfare specifiche ed adeguate politiche di conciliazione la
pari possibilità di lavorare; si reginstrano infatti anche grosse differenze salariali a parità di
posto tra uomo e donna.
In Italia, inoltre, il sistema di welfare è estremamente familistico, dunque chi non forma la
famiglia tradizionale “cattolica” (e dunque non solo gli omosessuali, ma anche le tante
coppie di fatto) non accede a un’enorme quantità di diritti, alimentando così forti fenomeni di
esclusione sociale.
Gli stereotipi di genere e sessuali dipendono molto dal percorso educativo personale, per
questo si dovrebbe abbattere la discriminazione e i pregiudizi e tutto ciò che crea
disuguaglianze a causa di preconcetti culturalmente retrogradi, un esempio molto semplice è
la presenza, nei libri dell’infanzia, degli stereotipi sul lavoro che vedono le donne a curarsi
dei figli e gli uomini fuori casa a lavorare.
Inoltre, l’educazione alla vita sessuale viene sviluppata nelle scuole in maniera carente sul
piano qualitativo e quantitativo . L’attenzione a quelle che sono davvero le vere domande dei
ragazzi, nell’approcciarsi al sesso, non è abbastanza alta, e non sono assolutamente
sufficienti qualche oretta qua e là di in cui vengono fornite informazioni (ancora una volta,
curiosamente, nozionistica) con l’intenzione ferrea di evitare di toccare argomenti scomodi
(quali l’omosessualità, la transessualità ecc..)
Per questo crediamo che i luoghi di formazione - in quanto rappresentanti il il contesto più
importante nel quale avviene lo sviluppo personale della nostra vita- siano luoghi in cui si
possono sedimentare insicurezze, convinzioni e stereotipi.
6.f Repressione
Nell’ultimo periodo il Governo si è trovato a fronteggiare una situazione particolarmente
calda: quella della lotta dei movimenti studenteschi contro la Buona Scuola. Gli studenti,
organizzandosi e proponendo un’alternativa alla riforma renziana, hanno messo per la prima
volta in seria crisi la politica del Governo, e la reazione delle istituzioni è stata quella di
intensificare le forme repressive e di delegittimazione. Chi scendeva in piazza a protestare
era additato come “scansafatiche”, “perdigiorno” e “violento”.
Le stesse dinamiche si ripercuotono quotidianamente nei luoghi della formazione. La più
parte degli insegnanti basa il proprio lavoro su un metodo frontale che vuole gli alunni
apaticamente all’ascolto delle nozioni proposte e ogni possibile critica ed opposizione a ciò
viene soffocata con sanzioni disciplinari di vario genere. Esprimere la propria opinione è
spesso impossibile, sebbene sia proprio l’istruzione pubblica che dovrebbe stimolare la
costruzione dello spirito critico negli studenti.
La repressione non è un modello formativo valido poiché pone lo studente come un
elemento passivo, educandolo così alla cittadinanza inattiva. Lo studente invece dovrebbe
poter crescere e maturare in tutti i suoi aspetti.
Come Unione degli Studenti dovremmo farci carico di aprire vertenze per ogni caso di
repressione, portando alla luce le criticità del mondo studentesco, puntando ad un archetipo
di istruzione che smetta di penalizzare l’attivismo studentesco.