INDICE: Analisi della fase 1. Cittadinanza Studentesca a. Reddito b. Aggregazione c. Spazi d. Espressività 2. Accesso ai Saperi a. Edilizia b. Trasporti c. Costo dell’Istruzione 3. Antifascismo a. Antirazzismo b. Immigrazione e Terrorismo 4. Rappresentanza e Partecipazione 5. Didattica e Valutazione a. Didattica b. Valutazione c. Scuola-Lavoro 6. Tematiche Sociali a. Antimafia b. Ambiente c. Democrazia e Laicità d. LGBTQIA e. Genere f. Repressione Analisi della Fase Nell’apertura dei lavori congressuali del VII Congresso dell’Unione degli Studenti Lombardia dobbiamo interrogarci sulla nuova fase politica che ci si prospetta davanti. A due anni dall'insediamento del Governo Renzi, possiamo farne un bilancio dell'operato. Una prima osservazione che possiamo fare è relativa al fenomeno renziano e alla sua diffusione nello scenario politico e sociale nazionale. Renzi si è fin dall'inizio posto come figura risolutiva dei problemi legati alla crisi economica che ormai da anni è presente: forzando notevolmente questo aspetto il Governo ha potuto legittimare appieno l'utilizzo di misure emergenziali (come ad esempio il Decreto Legge o lo strumento della "fiducia al Governo") che hanno sostituito qualsiasi forma di prassi politica che includesse un dialogo fra le varie istanze politiche e sociali. Le riforme più importanti portate avanti negli ultimi due anni - Jobs Act, Buona Scuola e Sblocca Italia - evidenziano in tutti i loro aspetti la politica antidemocratica che ha caratterizzato il Governo. Questa caratteristica è rintracciabile, oltre che nei metodi, anche nei contenuti di tali leggi. Per quanto riguarda il Jobs Act, abbiamo assistito a una totale precarizzazione del mercato del lavoro che, apparentemente giustificata dal falso mito della "flessibilità", ha portato a un livellamento verso il basso dei diritti e delle garanzie dei lavoratori. Emblematica in questo processo è stata l'abolizione dell'articolo 18, promossa da Renzi come azione necessaria alla riattivazione del mercato del lavoro, ma che in realtà evidenzia lo sdoganamento di una frontiera (prima ritenuta invalicabile) per lo smantellamento dei diritti della classe lavoratrice. Possiamo però dirci che in questa fase non c'è stata la capacità da parte dei corpi intermedi di adattarsi alla tutela delle nuove forme contrattuali introdotte dal Jobs Act; questo tema deve certamente rimanere prioritario all'interno delle organizzazioni sindacali per riuscire a includere anche questi soggetti all'interno dell'azione politica. In merito alla Legge 107 (la cosiddetta Buona Scuola), se da una parte il Governo è riuscito a scavalcare qualsiasi forma di confronto con chi vive la scuola quotidianamente, questi ultimi (e i rispettivi corpi intermedi) sono d'altro canto riusciti a riportare al centro del dibattito politico nazionale il tema della scuola. La conseguenza di tali pratiche operate dal Governo è stata una sostanziale polarizzazione dei consensi: da una parte Renzi è riuscito a portare a termine i propri obiettivi e ad enfatizzare la propria figura tramite politiche populiste per nulla strutturali (basti pensare a tanto citati 80€), dall'altra le modalità totalmente escludenti hanno provocato una perdita dei consensi della politica renziana. Sta quindi a noi riuscire a catalizzare un processo di crescita tramite l'organizzazione del dissenso, che deve inevitabilmente passare da un'azione politica quotidiana. Sul piano Lombardo il panorama politico e sociale risulta altrettanto problematico, seppure per cause differenti da quello nazionale. In piena continuità politica con quanto attuato fino adesso e con quanto costruito (o meglio decostruito) dai governi che l’hanno preceduta, la Giunta Maroni procede, avallata anche dalle politiche nazionali, con lo smantellamento dell’istruzione pubblica a favore del mondo privato, la privatizzazione dei servizi, la progressiva penalizzazione dei cittadini a favore del mondo delle grandi imprese, il progressivo processo di eliminazione dello stato sociale, a partire dal Diritto allo Studio. Le stesse aperture fasulle dell’amministrazione sul tema del reddito di cittadinanza non possono affatto definirsi un provvedimento politico: esse sono una pura parabola elettorale più che un reale investimento sul welfare a sostegno dei cittadini bisognosi, non volte certo al reale sostegno dei cittadini e dei lavoratori. In aggiunta negli ultimi mesi abbiamo assistito a una drammatica estremizzazione delle politiche discriminatorie proposte dalla Lega nord, in linea con quanto accade a livello nazionale ed europeo. Crociate in difesa della “cristianità”, dalla lotta ai diritti LGBT alle battaglie contro immigrazione e integrazione, con episodi vergognosi quali il finanziamento di un “numero verde anti-gender” o leggi “anti-velo” nei luoghi pubblici, sono solo alcune degli innumerevoli atteggiamenti medioevali a cui i cittadini lombardi hanno assistito negli ultimi mesi. La Lega Nord procede nel suo percorso di strumentalizzazione e revisionismo dei fatti che quotidianamente coinvolgono le minoranze del nostro paese, aumentando sempre più la disinformazione e i pregiudizi verso chi si trova nella nostra stessa situazione: la subalternità verso i poteri economici e politici della nostra società. Questo processo si è palesato perfettamente coi risultati elettorali. Non a caso, infatti, la Lega Nord è più forte laddove è maggiore il livello di disagio sociale ed economico, mentre nei capoluoghi di provincia tende a governare il centro sinistra. Nel frattempo la favola dell’”amministrazione virtuosa” e della “locomotiva d’Italia” si sta sgretolando: disoccupazione e licenziamenti in aumento, abbandono scolastico al 30%, continui scandali e arresti perfino all’interno degli stessi palazzi del potere. A ciò si aggiunge la ripercussione dei problemi interni al centro destra a livello nazionale, nonchè una serie di altri fattori che hanno recentemente portato la Giunta Maroni a non ottenere la maggioranza in Consiglio Regionale. Inoltre, nel capoluogo lombardo, con le primarie del centro-sinistra per il candidato sindaco alle amministrative 2016 si chiude la stagione “arancione” per dare vita ad un nuovo quanto pieno di incognite esperimento politico milanese. Giuseppe Sala, già presidente dell’A2A, city manager della giunta Moratti, nonché commissario unico di Expo, sarà infatti il candidato del rinnovato “centro-sinistra” meneghino. Con la volontà del governo Renzi e il beneplacito di Pisapia, Milano diventerà campo di prova per un’amministrazione in senso manageriale degli enti locali. Non a caso anche i concorrenti che il centro-destra sta prospettando appartengono allo stesso profilo lavorativo e politico. Questo panorama pre-elettorale non è frutto di scelte casuali, bensì è la cartina tornasole della direzione che sta intraprendendo la politica nostrana: cercare di compensare la sua lentezza e inadeguatezza nei confronti di un mercato fluido e metamorfico, inserendo ai suoi vertici figure di spicco del mondo della grande impresa, lasciando a quest’ultimo il compito di ristrutturarla a sua immagine e somiglianza. In una simile situazione è fondamentale che le parti sociali tornino protagoniste del dibattito pubblico e che gli studenti, soggetto molto più di altri colpito dalla crisi, siano parte centrale nella costruzione dell’alternativa e di un nuovo futuro politico. 1 - Cittadinanza Studentesca “Qual è il ruolo degli studenti all’interno della società? Come sono considerati gli studenti all’interno dell’ambito territoriale? Come vivono gli studenti l’ambiente cittadino?” Queste sono le domande fondamentali che è necessario porsi per aprire un dibattito sulla cittadinanza studentesca sul proprio territorio. Oggi più che mai è fondamentale che questo dibattito sia aperto, tanto nei grandi centri, quanto nei piccoli. Partendo dalla definizione di studente come quella categoria sociale che per definizione non può avere mezzi di sostentamento propri, è fondamentale interrogarsi oggi sulla vita degli studenti all’interno del contesto cittadino e, più in generale, su quale sia il rapporto fra la cittadinanza intesa in senso legale e la componente dei soggetti in formazione. Questo perché dal 2008 ad oggi gli studenti rappresentano uno di quei contesti che hanno pagato la crisi finanziaria globale. Non rappresentando un bacino effettivo di voti per fazioni e partiti politici, se non di riflesso rispetto alle loro famiglie, gli studenti si sono trovati nella condizione di dover pagare una crisi che non avevano partecipato in alcun modo a causare e sulla quale non avevano voce in capitolo. I progressivi tagli al mondo della scuola pubblica, al diritto allo studio, l’aumento del costo di trasporti e mezzi pubblici, l’inasprirsi dei prezzi in qualunque campo sono solo alcuni dei costi in costante aumento che gli studenti devono sostenere per lo più non disponendo di mezzi propri di sostentamento. Quindi oggi interrogarsi su quale sia il ruolo degli studenti all’interno della società, non significa più soltanto aprire i nostri spazi cittadini alle esigenze e ai bisogni degli studenti, ma soprattutto analizzare quale sia il rapporto di forza fra lo studente stesso e il mondo circostante, a partire dal contesto familiare. È fondamentale che i tanto declamati “cittadini di domani” siano considerati cittadini oggi. Cittadini al pari degli altri, con doveri e diritti, ma soprattutto necessità causate dalla loro stessa condizione a cui le istituzioni devono saper dare una risposta. Oggi fare sindacato studentesco significa soprattutto questo, comprendere che la condizione dello studente non termina al di fuori del contesto del luogo della formazione, ma è necessario il riconoscimento dello studente come vera e propria categoria sociale, con delle proprie peculiarità economiche fondamentali, le cui esigenze sono state fin troppo a lungo ignorate dalla frenetica società moderna e quindi necessitano di una particolare attenzione da parte della classe dirigente, delle istituzioni e della cittadinanza. E’ compito del sindacato studentesco focalizzare l'attenzione su questa tematica, in modo che si crei una risonanza ampia e accesa. 1.a Reddito La rivendicazione politica di reddito di cittadinanza, o meglio universale, è stata per lungo periodo solamente patrimonio delle discussioni interne di partiti e associazioni di sinistra, dove, specialmente in Italia, è stata molto dibattuta a causa della tradizione lavorista di buona parte della sinistra politica nel nostro paese. Solo negli ultimi anni, con la crescita esponenziale del tasso di disoccupazione che ha interessato in modo significativo i neo immessi nel mercato del lavoro, e sulla scia del grande impatto mediatico dei sistemi di welfare nord europei, il tema del reddito ha acquisito rilevanza nel dibattito pubblico italiano. Considerato il panorama politico nostrano, di questa tematica si sono appropriati proprio coloro che lo avevano sempre osteggiato: il sindacato con una proposta di Reddito di reinserimento sociale legato all’obbligo di accettare proposte di impiego e il Partito Democratico con delle aperture che non si sono ancora trasformate in provvedimenti politici, unitamente alla proposta populista di reddito di cittadinanza grillina. Anche in Lombardia abbiamo assistito ad un proclama di presunta apertura della presidenza regionale a proposte di reddito presentate da tutte le parti politiche disposte a costruire un esperimento lombardo. La sparata di Maroni si è risolta in un periodo di sperimentazione di un bonus bebè incrementale secondo il numero di figli che per sua natura non è universale, anzi escludente rispetto a una grande fetta della società, e ad altri provvedimenti che non incidono minimamente sul tasso di povertà nella nostra regione. Inoltre non risponde all’esigenza di un reddito strutturale anche e soprattutto perché non si interfaccia con i giovani disoccupati o che necessitano di sostenibilità economica per vedere garantita una maggiore autodeterminazione per quanto riguarda il proprio futuro, di studio o di inserimento nel mercato del lavoro. Pertanto, pur ritenendo necessario mettere a sistema le nostre rivendicazioni con tutti gli altri soggetti che hanno la volontà di costruire una vera forma di reddito universale e emancipatorio, oggi la nostra prospettiva sindacale deve andare incontro a una rivendicazione più settoriale di reddito di formazione. Lo spropositato costo dell’Istruzione a carico delle famiglie e l’assenza di un diritto allo studio garantito per tutti gli studenti rischia di peggiorare quella tragedia sociale che è l’abbandono scolastico, che nella nostra regione raggiunge circa il 30 %. Ed oltre a questo palese dato di discriminazione sociale ed economica si aggiungono tutti quei casi, impossibili da rilevare con delle statistiche campionarie, di limitazione dell’autodeterminazione di scelta dovuto a pressioni familiari o impellenze economiche. Ne sono esempio la sempre maggiore percentuale di studenti costretti ad accettare cosiddetti “mini-jobs” nelle ore libere e durante intere estati, tutti coloro che devono scegliere il proprio corso di studi rispetto a decisioni familiari o per essere più appetibili all’assunzione a “tutele crescenti” e tutti coloro che sono obbligati a interrompere la loro Istruzione per questi motivi. E’ quindi ora più che mai una necessità del sindacato studentesco pensare ad una forma di reddito di formazione, slegata dal censo e dal mantenimento dei risultati scolastici, che possa essere un vero e proprio strumento emancipatorio e di abbattimento delle diseguaglianze sociali. Renzi regalerà, nella costruzione del suo consenso, 500 euro da spendere in cultura a tutti i diciottenni, ma, al di là di proclami pre-elettorali, crediamo che una misura come questa sia profondamente inefficiente. Va certo riconosciuta l’universalità del provvedimento ma ciò che intendiamo per reddito di formazione è diametralmente opposto: innanzitutto deve essere una misura strutturale, inoltre deve essere quanto meno rivolta a tutti gli studenti a partire dal termine della scuola dell’obbligo e prolungato fino alla fine degli studi. Il reddito dovrà sì contenere una forma di erogazione indiretta, rispetto alla riduzione o addirittura alla gratuità, di alcuni servizi per gli studenti, come i trasporti, il materiale scolastico e l’accesso alla cultura, ma dovrà anche necessariamente contenere una erogazione diretta e universale che possa veramente aspirare a costruire un processo emancipatorio. 1.b Aggregazione e Periferie Le condizioni socioeconomiche in cui oggi il nostro paese versa a causa della crisi economica hanno caratterizzato e alimentato le differenze tra le condizioni di vita delle periferie e dei grandi centri urbani. Attualmente le periferie sono appunto vittime di un completo disinteresse della politica, che le ha abbandonate a se stesse contribuendo così ad alimentare nei cittadini e soprattutto nei giovani il disinteresse nelle questioni pubbliche e politiche, favorendo così il coinvolgimento di forze populiste e xenofobe. I soggetti maggiormente colpiti da questo lassismo nei confronti delle periferie sono appunto gli studenti, preda di gravi situazioni di mancanza di welfare studentesco e tutela del diritto allo studio, spinti inoltre, per problematiche economiche o familiari, perfino ad abbandonare gli studi Problematiche quali l’elevato costo dei libri di testo e dei trasporti o la condizione fatiscente della maggior parte delle scuole pubbliche si riflettono tutte in un ambiente di apparente rassegnazione. È qui che diventa necessario uno spazio di aggregazione dove gli studenti possano esporre le loro situazioni, far valere i propri diritti ed unirsi per chiedere un’istruzione accessibile a tutti e di qualità. La nostra Organizzazione si è sempre posta l’obiettivo di andare il più possibile incontro agli studenti offrendo sportelli SOS Studenti, mercatini del libro usato, ripetizioni a basso costo, scuole di rappresentanza e molto altro. L’Unione degli Studenti si pone come alternativa anche a livello cittadino, offrendo alla cittadinanza progetti, dai cineforum agli aperitivi culturali, ed eventi come cene e pranzi sociali, feste studentesche, assemblee e dibattiti su diversi temi, che mirano all'aggregazione sociale tramite esperienze ludico-ricreative e alla creazione di una coscienza individuale e collettiva alla base si della prassi politica che di una crescita personale. 1.c Spazi All’interno di un qualunque contesto sociale una grandissima importanza va data agli spazi di aggregazione, fondamentali soprattutto per gli studenti e i giovani in generale. Tuttavia sono ancora numerosi i comuni e le città che non si occupano di riservare luoghi per l’aggregazione, specialmente giovanile, ma comunque accessibile a chiunque. Uno spazio studentesco ha per definizione un grandissimo potenziale dal momento che, se sfruttato al meglio, è possibile agire parallelamente su due fronti di vitale importanza: l’aggregazione tramite alcuni piccoli investimenti sul welfare cercando di coprire dei disservizi territoriali oppure l’aggregazione attraverso eventi a tema politico o sociale. La necessità di avere luoghi di aggregazione che non siano bar (e dunque dove non sia obbligatoria la consumazione) o parchi, nonchè di avere un luogo dove potersi esprimere liberamente, è un dato oggettivo e ed è dunque importante che l’UdS dia una risposta anche su questo fronte: d’altro canto però è necessario ricordare anche l’importanza della messa in atto di una serie di servizi mutualistici (wi-fi, aula studio, ripetizioni a basso costo ecc...). Dunque il valore che uno spazio di questo genere conferisce alla cittadinanza e al contesto sociale in cui si inserisce è inestimabile: la costruzione di un piccolo sistema di welfare e servizi ma soprattutto di un luogo di ritrovo per i giovani e non solo, un luogo dove fare politica, conoscere gente, studiare e passare tempo in compagnia è un grande traguardo. 1.d Espressività La nostra società è radicalmente cambiata rispetto a quelle passate a causa di una variabile: il fenomeno della globalizzazione. Identificabile con la globalizzazione sotto vari aspetti è la Rete e tutto l’universo del mondo virtuale. Questi strumenti hanno permesso a livello mondiale un’inedita distribuzione delle informazioni ed hanno fornito uno strumento di collegamento tra le persone ed hanno dato vita ad un microcosmo la cui struttura si fonda principalmente su determinati social network ed applicazioni mainstream (facebook, twitter, whatsapp, instagram, youtube), ma che trova nelle sue ramificazioni un numero infinito di blog, chat tematiche e siti. Come detto all’inizio questo fenomeno non ha solo uno sviluppo interno ma va ad intaccare tutta la sfera sociale del nostro mondo. Ogni situazione che possiamo analizzare infatti sarà influenzata dal mondo virtuale. A livello studentesco oggi siamo di fronte ad una delle prime generazioni nate in questa nuova società. Per questa generazione è una normalità controllare svariate volte i propri account sparsi per la rete, commentare i vari argomenti proposti sviluppando delle proprie idee, modellare una propria identità grazie agli impulsi del mondo “social” e condividerla con il mondo stesso. Se analizzassimo questa fase dicendo di essere riusciti a creare un mezzo così potente da poter informare tutti in diretta, da poter permettere a tutti di sviluppare un pensiero critico ed esprimerlo, dovremmo riconoscerci di aver conquistato una grande vittoria. Il problema sorge se analizziamo l’effetto totalizzante dell’universo virtuale nelle nostre vite, cosa che si può notare banalmente nel momento della sua assenza. Non vi è infatti un solo giorno all’anno in cui sia la sfera privata che quella pubblica delle nostre vite non si intrecci con il mondo virtuale. Con l’aumentare dell’influenza del mondo virtuale, è diminuita la nostra sensibilità nei confronti del mondo reale. Le persone sono abituate a farsi trasportare dalle opinioni maggioritarie della Rete, senza riuscire a sviluppare realmente un pensiero indipendente. Si concepisce la Rete come uno strumento reale di cambiamento della realtà senza che si compiano realmente dei gesti significativi. Spesso capita di rintanarsi nel mondo virtuale di fronte a situazioni la cui soluzione nella realtà è più faticosa e difficile. Diventa sempre più impossibile riuscire a soddisfare dei propri bisogni personali di espressività senza l’aiuto della virtualità. La sovrapposizione del mondo virtuale a quello reale è tuttavia la causa di un altro problema. La mancanza di sufficienti stimoli da parte della società e da parte del territorio nei confronti delle necessità degli studenti. Spesso nei nostri territori non ci sono canali sufficienti per delle necessità espressive in campo artistico o in campo scientifico o classico. Spesso mancano dei contesti o delle situazioni di socialità slegati dalle logiche consumistiche che permetterebbero di soddisfare i bisogni espressivi di quei studenti più lontani dal tessuto sociale. Le forme di espressività che quindi si manifestano tramite il mondo virtuale non sono da ritenere negative a prescindere, ma diventa fondamentale riuscire a ricostruire un contatto concreto con il mondo reale. Il nostro ruolo in questa fase è di riuscire a scardinare una società che si basa su un’idea della persona sempre più individualizzata e legata a logiche di commercio e ricreare sia dei canali espressivi che valorizzino gli interessi e le competenze degli studenti sia degli spazi e dei momenti che valorizzino la formazione e la crescita collettiva. In tutto ciò il mondo virtuale deve essere concepito non come un bisogno vitale, ma come uno strumento utile se non diventa predominante. 2 - Accesso Ai Saperi 2.a Edilizia Scolastica L’edilizia è uno de pilastri principali su cui si basa il diritto allo studio. In Lombardia le scuole sono spesso vecchie, fatiscenti, con grandi problematiche legate al riscaldamento, ai servizi e alle classi. È inconcepibile avere decine di scuole vecchie di oltre 40 anni che non hanno mai visto una ristrutturazione adeguata, scuole in cui il riscaldamento va a giorni alterni, in cui sono presenti decine di barriere architettoniche, scuole che non offrono laboratori adeguati. Gli studenti reclamano una scuola più accessibile, interattiva, che risponda il meglio possibile alle sfide si riscontrano ogni giorno. Basta scuole costruite senza logica, basta classi pollaio, basta barriere architettoniche. Per costruire una scuola veramente buona bisogna partire dalle richieste degli studenti che ricordiamo essere i primi a viverla. Una scuola aperta, accessibile, ecologica, interattiva non è solo possibile, è anche necessaria. 2.b Trasporti I trasporti sono fra le maggiori problematiche che riscontrano attualmente gli studenti. Il sistema attuale di trasporto pubblico è inefficiente, costoso e spesso molto precario. Gli studenti riscontrano ampie problematiche e le più diffuse sono la mancanza di mezzi adeguati alle loro necessità, prezzi troppo alti e mancanza di abbonamenti riservati agli studenti. Il trasporto pubblico è spesso sottovalutato, come sono sottovalutate le potenzialità che si creerebbero nell’avere un trasporto pubblico davvero efficiente. Noi chiediamo un trasporto pubblico eccellente, che risponda alle necessità di noi studenti, con prezzi veramente accessibili a tutti, con nuovi mezzi e con corse più frequenti. Non si deve sottovalutare come il sistema di trasporto pubblico influisca sul diritto allo studio. Molti studenti si vedono negato questo diritto. Partire dai trasporti può essere una soluzione. 2.c Costo dell’Istruzione Quello del costo dell'Istruzione è sicuramente un ambito molto importante da curare per il Sindacato Studentesco. La scuola pubblica nasce per essere gratuita, uno strumento di abbattimento delle diseguaglianze che ha come obiettivo garantire a tutti la possibilità di raggiungere il più elevato livello di Istruzione. Tuttavia la situazione attuale non rispecchia assolutamente questi principi egualitari. Studiare diventa sempre più un privilegio per chi dispone le condizioni economiche sufficienti per potersi permettere una vita da studente. Il costo dell'Istruzione non è costituito solo dalla tassa scolastica obbligatoria, bensì è aggiunta nella maggior parte dei casi l'imposizione ossimorica del pagamento del contributo volontario e tutti i costi necessari per mettere in condizione ogni studente di recarsi a scuola e avere gli strumenti richiesti: dal costo dei trasporti, che non sempre viene calmierato per gli studenti, al materiale scolastico, alle spese delle attività culturali che, spesso e volentieri, non sono sostenute dall'Istituto I dati sono sempre più preoccupanti. Anche quest’anno l’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori registra un aumento nel costo dei materiali scolastici: l’1,5% in più rispetto al 2014, che ci consegna una spesa media di 999,20 euro per studente. Secondo le stime dell’O.N.F. “Un ragazzo di primo liceo spenderà per i libri di testo + 4 dizionari 797 € (il - 0,2% rispetto allo scorso anno, per la prima volta registriamo una impercettibile diminuzione) +514,00 € per il corredo scolastico ed i ricambi, per un totale di ben 1.311,00 €.” Viviamo in una regione dove "Diritto allo Studio" non è altro che una parola priva di senso e in cui si finanzia maggiormente il cosiddetto "Buono Scuola", sostegno al reddito per le famiglie che mandano i loro figli alle scuole private (o meglio, "paritarie con retta"), nonostante un abbandono scolastico tra i più alti del paese, che supera il 18%. Crediamo sia necessario che gli stessi studenti adottino strumenti di mutualismo e si impegnino per abbattere i costi che minano il percorso di studi e la possibilità di poter decidere e determinare la propria vita. Tuttavia questo non è sufficiente a garantire eguaglianza e diritto allo studio per tutti. Le istituzioni sono complici di questo quadro drammatico: a livello nazionale non esiste un protocollo comune sul diritto allo studio e, demandando l'onere alle regioni, lo stato delega agli enti locali la responsabilità della sua totale assenza. Oggi più che mai, pertanto, sono indispensabili interventi strutturali dello stato per l'istituzione di un ente nazionale per il Diritto allo Studio e quello di un Reddito di Formazione su base regionale. 3 - Antifascismo La Lombardia ha visto in questo periodo un forte intensificarsi di attività di stampo fascista. La regione è governata dalla Lega Nord che in questi anni ha promosso una politica di intolleranza, limitando ad esempio la comunità araba e portando così movimenti e partiti appartenenti all’area dell’estrema destra a intensificare la propria attività sul territorio. Nella regione sono presenti CasaPound (Milano, Bergamo, Cremona, Pavia, Varese), Forza Nuova (Milano, Sesto San Giovanni, Lodi, Lecco, Como, Pavia, Sondrio, Brescia, Monza, Varese, Cremona, Mantova) e le rispettive giovanili Blocco Studentesco e Lotta Studentesca, Militia Como, Fiamme Tricolori, Lealtà-Azione (Milano, Magenta, Lodi, Monza) al cui interno militano gli hammerskins, ovvero skinheads legati all’ideologia del White Power. Nelle nuove destre si possono annoverare partiti istituzionalizzati quali Fratelli d’Italia, con al proprio interno AN, La Destra e la Lega. In questi ultimi anni è stato registrato un rafforzamento di tutte le realtà della nuova destra, dovuto alla situazione di crisi economica e sociale territoriale e nazionale. I movimenti studenteschi e di sinistra non sono riusciti ad organizzare il disagio crescente. Le recenti crisi migratorie ed i problemi dovuti all’integrazione sono stati motivo di campagne aggressive della nuova destra che, sfruttando la disinformazione e strumentalizzando il terrorismo, hanno raccolto consensi. Spesso queste realtà hanno occupato il vuoto creatosi a sinistra, sfruttando tematiche sociali e dando risposte semplicistiche ai problemi quotidiani della popolazione, dando ad essa un nemico sempre nuovo e sempre più povero. Anche la crisi europea ha fornito la possibilità alle nuove destre di fortificarsi. Negli ambiente scolastici è presente il fattore nuove destre. Spesso movimenti e partiti volantino davanti alle scuole, cercando di far leva sullo scontento e il sentimento di antipolitica dilagante fra gli studenti. La scuola ha il dovere di educare gli alunni a valori di democrazia ed uguaglianza, antitetici al fascismo, favorendo l’integrazione di Studenti stranieri e la conoscenza di culture differenti, abbandonando la visione eurocentrica e dedicando parte del programma di studi ad un’analisi del Ventennio e degli Anni di Piombo. 3.a Antirazzismo Negli ultimi tempi la xenofobia e il razzismo si stanno diffondendo sempre di più nelle nostre città e tra i giovani. Tutto ciò è coadiuvato da alcuni fatti di cronaca che vengono sempre strumentalizzati per fomentare odio. Possiamo osservare tutto questo prendendo in esame il rafforzamento in tutta Italia e in tutta Europa dei movimenti di estrema destra, così come dei loro settori giovanili. Abbiamo potuto constatare un aumento di volantinaggi, attacchinaggi e in alcuni casi anche di pestaggi da parte di giovani neo fascisti appartenenti solitamente al “Blocco Studentesco” o a “Lotta Studentesca”. Ma la cosa ben più grave è che anche buona parte degli studenti si lasci trascinare da questi assurdi pregiudizi, molto spesso causati dalla grande disinformazione rispetto alle reali dinamiche di determinati fenomeni. Per noi la scuola deve essere, al contrario, un luogo nel quale si combattono i pregiudizi e si vada a fondo delle singole questioni, non fermandosi all’apparenza e agli stereotipi, dove si discuta insieme, ci si confronti sulla realtà delle notizie. Oltre alla semplice attività didattica standard si dovrebbero trasmettere valori e modalità di pensiero che portino quindi ad aiutare tutti i soggetti in formazione a crearsi una coscienza critica propria che sappia analizzare e valutare da sè la realtà delle cose che si ascoltano e che in un futuro si ascolteranno, formando così dei cittadini del futuro capaci di portare avanti la tradizione dei valori della resistenza. E’ necessario che la scuola e il sindacato studentesco soprattutto, attraverso gli organi di rappresentanza, riescano a proporre iniziative e attività capaci di chiarire molte idee e sconfiggere alcuni falsi pregiudizi. 3.b Immigrazione e Terrorismo Dopo i tragici fatti del 13 Novembre la paura, strumentalizzata da parte della destra xenofoba, ha portato a livelli massimi la tensione sociale nel nostro continente e soprattutto nel nostro Paese, dove ormai il pregiudizio verso un islamico o una donna con il velo è all’ordine del giorno. Questo atteggiamento da parte delle destre non fa che propugnare una guerra tra poveri. Per prima cosa dobbiamo impedire alle destre di far dilagare la paura e la violenza e che, in nome di esse e della sicurezza, ci vengano progressivamente tolte le nostre libertà e le conquiste democratiche. Va contrastata concretamente anche la deriva politico culturale che spinge l’Europa verso un ritorno al passato, ad erigere muri e indicare lo straniero, il migrante, il rifugiato, come nemico per raccogliere consensi elettorali e distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni. Come associazione quindi riteniamo fermamente che lo scontro in atto non sia uno scontro di civiltà, ma uno scontro fra un progetto di emancipazione senza barriere e confini, basato sulla diffusione della conoscenza e su protezioni sociali universali, e progetti solo apparentemente in conflitto fra loro che non contengono questi due ingredienti e che pertanto si manifestano come regressivi, gerarchici, profondamente iniqui e repressivi. 4 - Rappresentanza e Partecipazione La rappresentanza è uno dei migliori strumenti per la nostra organizzazione per poter effettivamente cercare di cambiare le cose dall’interno delle scuole stesse. Nei diversi organi di rappresentanza si possono portare avanti diversi obiettivi e diverse campagne politiche, per lo più contro la disinformazione della maggior parte della popolazione scolastica attraverso assemblee d’istituto e convegni. I rappresentanti di consulta possono invece portare avanti progetti volti al miglioramento delle condizioni degli studenti all'interno delle scuole. Questi progetti non riguardano soltanto l’ambito strettamente scolastico (come il diritto allo studio), ma possono anche affrontare tematiche sociali (per esempio collaborando con associazioni di volontariato, con la Regione o con organizzazioni del mondo del lavoro), o tematiche riguardanti l’arte e la cultura, creando dei momenti come la "giornata dell’arte e della creatività studentesca” in cui gli studenti hanno la possibilità di avere un momento nel quale sono liberi di potersi esprimere. La dovuta importanza va data anche alla rappresentanza di classe: essa infatti ci permette di praticare il sindacalismo al livello più basso e di essere a contatto diretto con tutti gli studenti e i loro problemi. La rappresentanza è anche un strumento di garanzia, per questo è stata un’importante conquista studentesca, poiché senza la partecipazione da parte di tutti vi è il rischio di una involuzione, nella quale alcuni diritti degli studenti potrebbero andare perduti. Purtroppo negli ultimi anni si è assistito a una crisi della rappresentanza, causata soprattutto da una cultura più individualistica della nostra società, nella quale l’idea del mettersi al servizio degli altri è venuta a mancare. Dobbiamo essere noi a far capire a tutti l’importanza della partecipazione, una pratica che spesso aiuta, non solo chi ne riceve i benefici, ma anche chi la pratica. La partecipazione ha un ruolo fondamentale strettamente legato alla rappresentanza e non deve assolutamente essere vista come una perdita di tempo o un impegno troppo pressante. Senza di essa non sarebbe possibile portare avanti alcun progetto e tutto ciò che riguarda gli studenti sarebbe deciso esclusivamente da organismi esterni. L’obiettivo di avere una forte partecipazione non è affatto da sottovalutare in quanto avere un ampio numero persone corrisponde ad avere altrettanto di diverse opinioni e proposte dalle quali si può creare un percorso negli organi di rappresentanza. 5 - Didattica e Valutazione 5.a Didattica Il primo, e forse più importante, grosso limite dell'istruzione italiana è la sua modalità di trasmissione: la pura lezione frontale. Essa, per quanto necessaria, una volta resa unica e non affiancata ad altre pratiche, si trasforma in un passaggio di conoscenza unilaterale docente-allievo, che riduce lo spazio del confronto, della critica e del commento. Questo instaura un percorso d'apprendimento meccanico, sicuramente non volto a sollevare la curiosità degli studenti, né tanto meno a coinvolgerli in maniera più ampia. Il rischio maggiore è quello di svalutare le discipline agli occhi di coloro che vi si affacciano per la prima volta, e quello di favorire un'istruzione nozionistica, senza preoccuparsi piuttosto della formazione. Un problema che ne deriva e che rimarca l'atmosfera della lezioni frontali è il rapporto docente-studente. In un modello di scuola dove si viene misurati per quanto si produce, e dove la lezione ha canoni rigidi ed è poco versatile allo scambio di idee, appare ovvio che le relazioni umane assumano una stretta componente gerarchica la quale va a minare l'ascolto reciproco delle due parti. La figura del docente si trasforma in quella del capo ufficio di un'azienda piegato a sua volta alla figura dirigenziale del preside, e in quella di colui che guarda “dall’alto al basso”, gli studenti, spingendoli a produrre il massimo per prendere i voti migliori. Ciò non è favorevole alla creazione di un ambiente piacevole all'interno delle classi. Questo tipo di rapporto docente-allievo causa una alterazione e una compromissione anche dei rapporti tra gli studenti stessi. Infatti si assiste spesso al fenomeno della frammentazione in piccoli gruppi dell’intera classe. La legge 107, infine, non può che peggiorare lo stato delle cose: all'interno degli istituti infatti è posta sempre più in primo piano la competitività tra gli studenti. L'aiuto fra pari deve invece essere di primaria importanza all'interno delle scuole: in questo modo il processo di formazione assumerà un carattere collettivo. È grazie ad un gruppo coeso che si può instaurare un percorso di socializzazione ed integrazione fondamentale per vivere al meglio i propri anni scolastici. Per questo, l’Unione degli Studenti favorisce all'interno delle scuole pratiche mutualistiche che vadano a beneficio degli studenti e che possano distendere un clima altrimenti prettamente aziendale: aule autogestite, sportelli S.O.S in caso di problematiche interne etc... 5.b Valutazione Ad aggravare questo clima, vi è anche la questione della valutazione. Oggigiorno negli istituti superiori italiani si pretende dagli studenti una ripetizione di un certo contenuto che gli è stato impartito frontalmente. Eventuali eccezioni a questo fatto vanno attribuite a singoli individui, docenti particolarmente attenti alla formazione più che all'istruzione, e non a una predisposizione generale del sistema. Infatti questo sistema di valutazione guarda, ancora una volta, puramente alla capacità di assorbire nozioni. Inoltre non vi è alcuna attenzione alla personalizzazione dei tempi dei percorsi educativi che ogni singolo studente necessita, pertanto ne risultano svantaggiati coloro la cui mente non si conforma a questo modello. Un esempio lampante di ciò sono le prove Invalsi, riproposte ogni anno in ogni scuola, le cui domande si prestano ad un solo tipo di intelligenza, ignorando tutti gli altri. Affermare che il disagio scolastico possa partire da questa rigidità della valutazione non è in alcun modo una esagerazione: la disattenzione ai singoli processi di educazione è assolutamente grave. È importante piuttosto favorire un processo che porti all'autocritica, assicurarsi che non siano solo le nozioni a passare durante le ore di lezione, ma anche le competenze che permettano di muoversi fra i saperi: favorire un'elasticità mentale ed un pensiero critico. La consapevolezza della fondatezza del proprio percorso scolastico è d'importanza fondamentale, e può essere promossa solo favorendo il protagonismo degli studenti all'interno del loro stesso periodo di formazione. La valutazione tuttavia non può rivolgersi soltanto agli studenti, infatti anche i docenti devono essere messi in discussione, per favorire un continuo miglioramento del loro lavoro. La legge 107, passata l'anno scorso, si è vista promotrice di una “meritocrazia” per i professori, costituendo i Nuclei di Valutazione atti a stabilire i criteri valutativi, ma lasciando la valutazione finale nelle mani del solo Dirigente Scolasico. L’Unione degli Studenti rimarca l'incostituzionalità di ciò, in quanto riconosce che vada a minare la libertà di insegnamento. Valutare i docenti significa comprendere il loro grado di preparazione, la loro capacità di insegnamento, la loro oggettività nel giudizio degli studenti, l’efficacia dei metodi che utilizzano. Una giusta valutazione ed autovalutazione del loro operato si può considerare corretta una volta spogliata da qualsiasi processo punitivo che ad oggi la contraddistingue. 5.c Alternanza Scuola-Lavoro E' fondamentale, soprattutto negli istituti tecnici, che le capacità teoriche e laboratoriali apprese a scuola possano essere utilizzate e testate durante un periodo di stage. L'andamento del mercato influisce sulla didattica laboratoriale imponendo tecnologie ed esigenze che, a seconda delle peculiarità del territorio attorno ad ogni scuola, verranno sviluppate come collaborazioni con differenti tipologie di attività, che siano industriali, sanitarie, commerciali o turistiche. L'alternanza scuola-lavoro è un periodo in cui gli studenti invece di partecipare alle lezioni si trovano impegnati in attività lavorative, seguiti da un tutor che li accompagnerà durante la loro esperienza. Gli studenti dovranno eseguire piccole mansioni inerenti al loro percorso didattico. Gli stage servono quindi ad applicare le conoscenze ottenute nell'ambito scolastico in un ambito lavorativo verosimile, col fine di fornire molte ore di esperienza. Questo fine non può e non deve essere trasformato e confuso con del lavoro gratuito, poiché l’obiettivo deve essere la formazione dello studente e non il fornire manodopera non retribuita ad imprese ed aziende. Proprio per questo l'Unione degli Studenti ha proposto uno Statuto degli studenti e delle studentesse in stage, in modo tale da garantire dei diritti ai giovani che entrano in contatto con un mondo così complesso quale è il mondo del lavoro. Con la Buona Scuola anche i ragazzi dei licei avranno l'obbligo di svolgere 200 ore di alternanza contro le 400 degli istituti tecnici. Su questo fronte, si sta aprendo la battaglia referendaria sull’abolizone di tale obbligo, in quanto è evidente che ad oggi non esiste un organizzazione o un ente capace di garantire a tutti gli studenti coinvolti un’alternanza scuola/lavoro efficace, che sia in grado di dare un reale contributo formativo ai soggetti in formazione. Infatti, allo stato attuale delle cose, le conseguenze didattiche dell'alternanza scuola/lavoro non possono che essere negative, in quanto si determina una subordinazione della formazione dello studente agli interessi del mercato del lavoro. 6 - Tematiche Sociali 6.a Antimafia In quanto Sindacato Studentesco, Unione degli Studenti si propone di non limitare il tema dell'antimafia all'ambito istituzionale, ma di fargli assumere un carattere sociale: operando dal basso si possono costruire percorsi sul tema che vadano a rendere partecipe l'intera cittadinanza. Per chiarire e concretizzare questo concetto si pensi al riutilizzo di alcuni beni immobili confiscati alla mafia come spazi culturali e di aggregazione, tra le altre cose capaci di trasmettere la propria storia senza la rigidità di un momento riflessivo che sarebbe tipico di una politica “dall’alto”. In questo processo di condivisione e formazione, l’istruzione pubblica è fondamentale. Inoltre, se la criminalità organizzata si nutre di quella componente giovanile più colpita dalle disuguaglianze sociali, una scuola accessibile a tutti diviene un’alternativa e un importantissimo mezzo di contrasto a questo fenomeno. L’obbiettivo ultimo deve infatti essere quello di sensibilizzare su questo tema la cittadinanza e in particolar modo gli studenti, per instaurare una loro presa di coscienza. La nostra Organizzazione, oltre ad incoraggiare e supportare diverse forme di antimafia sociale, si propone di lavorare con gli studenti e con altre realtà verso questo obbiettivo, infatti è ormai consolidata la collaborazione con “Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie” e con ARCI, che in Lombardia ha avviato un forte investimento sul tema che abbiamo molto apprezzato.. La nostra lotta non può che proseguire nella dimensione che meglio rappresentiamo: quella studentesca. Non possiamo quindi trascurare l'alto tasso di abbandono scolastico che rappresenta per noi l'elemento più pericoloso quando parliamo di lotta alla mafia. La prima soluzione che applicheremmo per contrastare la problematica del tema dell’abbandono del banco di scuola è quella del reddito di formazione, tema che abbiamo precedentemente affrontato. Il nostro Sindacato ha organizzato in collaborazione con ARCI Lombardia, CGIL e SPI CGIL dei campi antimafia nelle città di Milano, Bergamo e Lecco. Questi campi avevano la finalità di riabilitare dei beni confiscati e di formare i partecipanti attraverso incontri con vari esponenti di associazioni o istituzioni su questa tematica, sulla sua storia e su tutto ciò che si collega ad essa. 6.b Ambiente Il suolo è una risorsa limitata - come l'acqua e l'aria – e non rinnovabile. Esso è indispensabile per la vita sulla terra, in quanto consente la produzione di alimenti. Dagli anni novanta ad oggi la nostra regione ha usato più del 10 per cento del suolo agricolo per la realizzazione di grandi opere (strade, autostrade e aree urbane) risultando paradossalmente, oltre che la prima regione agricola, la regione più cementificata d'Italia. La cementificazione non è necessariamente un segno di crescita economica, ma è piuttosto un segno di incapacità nella gestione sostenibile e lungimirante di tale crescita. Migliorare la nostra situazione ambientale non è poi così difficile, basterebbe controllare meglio il livello di tossicità delle emissioni e ridurlo con adeguati filtri, usare fonti di energia rinnovabili e sostenibili, sensibilizzare i cittadini sull'argomento incentivandoli a fare la raccolta differenziata e muoversi con trasporti pubblici e biciclette. In una fase storica come quella attuale, l’attività politica dell’Unione degli Studenti, sia dentro le nostre scuole sia sui nostri territori, non può disinteressarsi dalle tematiche ambientali. E’ fondamentale riuscire ad intrecciare le lotte caratteristiche del Sindacato Studentesco, con le battaglie sulle tematiche ambientali che portano avanti da molti più anni tutti quei soggetti, come Legambiente o i vari comitati locali, più specializzati nel settore. Negli ultimi mesi -a fronte di un costante livello di PM 10 superiore al doppio dei limiti di legge, in particolare nelle città di Milano, Monza e Brescia- il tema dell’ambiente è tornato al centro del dibattito pubblico, e le misure di contenimento si sono esclusivamente limitate a soluzioni tampone poco lungimiranti e poco coordinate da parte delle singole amministrazioni comunali. Completamente assente è stata una risposta di Regione Lombardia su questo tema. 6.c Democrazia e Laicità Per la Costituzione Italiana, la scuola è laica e democratica e deve rispettare la democraticità dello Stato Italiano, riconoscendo in essa un importante mezzo di formazione di futuri cittadini. La democraticità all'interno della scuola è rintracciabile nell’l'art. 3 della Costituzione per il quale addirittura “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. La laicità nelle scuole non è, quindi, secondaria ad una volontà di infrazione e rottura con la tradizione, come molti dicono, ma piuttosto serve a garantire l’eguale rispetto nei confronti delle varie culture e religioni proprie degli studenti. Ne consegue che il sistema scolastico pubblico non deve di per sé incoraggiare nessun tipo di pratica e comportamento religioso all’interno della Scuola. Spesso però nelle scuole viene meno la giusta considerazione delle minoranze religiose a causa di una eccessiva valorizzazione della religione cattolica, soprattutto mediante la presenza dell’insegnamento di quest'ultima. L’unione Degli Studenti, chiede, pertanto, l'eliminazione di tale insegnamento in favore dell'incremento delle ore di storia, per trattare eventualmente di storia delle religioni, delle culture, dei popoli. Inoltre nella nostra regione è presente un elevato numero di scuole paritarie confessionali che vengono finanziate indirettamente dal Buono Scuola: ciò è nettamente in contrasto con l'art.33 della Costituzione, che recita “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Da anni chiediamo che Regione Lombardia cessi di finanziare le scuole paritarie e utilizzi piuttosto quei fondi per garantire a tutti i cittadini il diritto allo studio. 6.d LGBT Di questi tempi -nei quali si nota sempre di più la decisa volontà di emarginare e discriminare gli individui LGBT sia da parte di vecchi bigottismi ancora presenti nella società ma soprattutto da parte del mondo cattolico e delle nuove destre- si rende ancor più evidente che anche un’organizzazione studentesca quale l’unione degli studenti non può rimanere muta ed indifferente. Infatti spesso la scuola non trasmette valori quali l'inclusione sociale e il vivere liberamente la propria sessualità, non vengono organizzate iniziative sul tema che diventa in questo modo un pericoloso tabù. Questo per noi non possiamo permettere che proprio all’ interno dell’ istituzione scolastica, che dovrebbe essere una palestra di cittadinanza e non un luogo di repressione, vi sia nel migliore dei casi un’indifferenza totale e nel peggiore un’omofobia perpetua rispetto alle tematiche LGBT. La scuola potrebbe fare molto iniziando ad attivare dei servizi seri e competenti o delle vere e proprie ore dedicate a queste tematiche, rompendo cosi l’indifferenza e facendo parlare gli studenti fra di loro, rompendo un silenzio che è il primo responsabile dell’ignoranza e dell’ intolleranza che troppo spesso troviamo nella società. L’unione degli studenti, proprio in quanto organizzazione improntata sulla scuola, può avviare e agevolare questo processo ponendo in primo piano la tematica e dialogando con le istituzioni scolastiche al fine di far parlare della tematica e far nascere quei primi servizi di agevolazione per i soggetti LGBT facendo parlare della tematica a tutti i livelli: cittadino, regionale, nazionale etc... in un’ottica di una scuola aperta comprensiva e multiculturale. Crediamo inoltre che sia fondamentale discutere a tout court all'interno dell'istituzione scolastica della tematica della sessualità. Infatti ad oggi il tema della sessualità all'interno della scuola viene relegato a poche e sparute ore di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili lasciando così disinformazione ed una mancata autoconsapevolezza della propria sessualità tra gli studenti. Agendo in questo modo, una maggiore formazione a livello studentesco porterebbe ad una minore discriminazione verso il "diverso" e all'abbattimento di alcuni tabù ancora imperanti nella nostra società. 6.e Genere Il rapporto sociale fra i generi rispetto ad anni fa è leggermente migliorato ma comunque si possono notare una vasta gamma di differenze, ad esempio è chiara la enorme differenza nell’accesso al mondo del lavoro proprio perché in termini produttivistici “una donna che va in maternità rappresenta una perdita economica”. In questo scenaio, lo Stato non è attivo nel tutelare attraverso misure di welfare specifiche ed adeguate politiche di conciliazione la pari possibilità di lavorare; si reginstrano infatti anche grosse differenze salariali a parità di posto tra uomo e donna. In Italia, inoltre, il sistema di welfare è estremamente familistico, dunque chi non forma la famiglia tradizionale “cattolica” (e dunque non solo gli omosessuali, ma anche le tante coppie di fatto) non accede a un’enorme quantità di diritti, alimentando così forti fenomeni di esclusione sociale. Gli stereotipi di genere e sessuali dipendono molto dal percorso educativo personale, per questo si dovrebbe abbattere la discriminazione e i pregiudizi e tutto ciò che crea disuguaglianze a causa di preconcetti culturalmente retrogradi, un esempio molto semplice è la presenza, nei libri dell’infanzia, degli stereotipi sul lavoro che vedono le donne a curarsi dei figli e gli uomini fuori casa a lavorare. Inoltre, l’educazione alla vita sessuale viene sviluppata nelle scuole in maniera carente sul piano qualitativo e quantitativo . L’attenzione a quelle che sono davvero le vere domande dei ragazzi, nell’approcciarsi al sesso, non è abbastanza alta, e non sono assolutamente sufficienti qualche oretta qua e là di in cui vengono fornite informazioni (ancora una volta, curiosamente, nozionistica) con l’intenzione ferrea di evitare di toccare argomenti scomodi (quali l’omosessualità, la transessualità ecc..) Per questo crediamo che i luoghi di formazione - in quanto rappresentanti il il contesto più importante nel quale avviene lo sviluppo personale della nostra vita- siano luoghi in cui si possono sedimentare insicurezze, convinzioni e stereotipi. 6.f Repressione Nell’ultimo periodo il Governo si è trovato a fronteggiare una situazione particolarmente calda: quella della lotta dei movimenti studenteschi contro la Buona Scuola. Gli studenti, organizzandosi e proponendo un’alternativa alla riforma renziana, hanno messo per la prima volta in seria crisi la politica del Governo, e la reazione delle istituzioni è stata quella di intensificare le forme repressive e di delegittimazione. Chi scendeva in piazza a protestare era additato come “scansafatiche”, “perdigiorno” e “violento”. Le stesse dinamiche si ripercuotono quotidianamente nei luoghi della formazione. La più parte degli insegnanti basa il proprio lavoro su un metodo frontale che vuole gli alunni apaticamente all’ascolto delle nozioni proposte e ogni possibile critica ed opposizione a ciò viene soffocata con sanzioni disciplinari di vario genere. Esprimere la propria opinione è spesso impossibile, sebbene sia proprio l’istruzione pubblica che dovrebbe stimolare la costruzione dello spirito critico negli studenti. La repressione non è un modello formativo valido poiché pone lo studente come un elemento passivo, educandolo così alla cittadinanza inattiva. Lo studente invece dovrebbe poter crescere e maturare in tutti i suoi aspetti. Come Unione degli Studenti dovremmo farci carico di aprire vertenze per ogni caso di repressione, portando alla luce le criticità del mondo studentesco, puntando ad un archetipo di istruzione che smetta di penalizzare l’attivismo studentesco.