Comprendere meglio la riforma Monti-Fornero il raffronto Ante e Post Legge 214/2011 Nello scorso articolo abbiamo spiegato, per sommi capi, le linee guida della recente riforma della previdenza pubblica, varata con estrema urgenza nel mese di dicembre 2011 con la Legge di conversione 214 del precedente Decreto Legge 201. Ovviamente la misura ha generato un interesse diffuso nella vasta platea degli interessati, estesa a tutto il mondo dei lavoratori dipendenti e autonomi in attività (escluso per ora solo i liberi professionisti) ed in una certa misura anche quello dei già pensionati. La domanda di tutti è: Ma nel mio caso concreto cosa avviene? Come cambia la decorrenza della mia futura pensione? Quanto ci perdo dal posticipo della pensione? La risposta purtroppo non è uniforme, anzi è particolarmente variabile da caso a caso. Alcuni subiscono ritardi della pensione di diversi anni, altri hanno l’accredito di contributi che non avrebbero avuto in precedenza alcun valore, altri ancora vedono comparire nuove tipologie di pensione anticipata e nuove modalità di conteggio e tutti incorrono nella revisione continua dei requisiti di pensione che si adatteranno negli anni a venire all’evoluzione della speranza di vita. In un quadro normativo cosi articolato è impossibile analizzare gli effetti della riforma senza strumenti di simulazione adeguati. Epheso ha ideato uno strumento di consulenza previdenziale dedicato, idoneo a dare una risposta circostanziata a queste domande, tenendo ben presente tutte le complessità esistenti. L’approccio adottato dallo strumento è di elaborare due simulazioni pensionistiche con le regole pre e post riforma, impiegando efficacemente la potenza di due modelli di simulazione sui dati effettivi del profilo previdenziale e dai risultati costruire accuratamente i parametri del raffronto. Ogni simulazione considera l’insieme di tutti i requisiti necessari normativi per determinare la decorrenza effettiva della rendita pensionistica e calcola accuratamente l’importo atteso, applicando i metodi e parametri del calcolo retributivo e contributivo della normativa di competenza. A valle di una completa simulazione dei quadri previdenziali, risulta intuitivo e semplice calcolare oneri e competenze, ovvero la somma di tutti i contributi, dalla data di introduzione della riforma alla pensione, e la somma di tutte le pensioni fino alla speranza di vita presunta del soggetto. Per una ricostruzione corretta ai fini dei raffronti è importante che le somme rispettino accuratamente la parità del potere d’acquisto, cioè che tutti i dati siano depurati dall’inflazione e che i conteggi siano sempre omogenei nell’uso di importi al lordo oppure al netto dell’imposizione fiscale. A questo punto l’importo della differenza tra vantaggi e svantaggi pre e post riforma risulta pienamente quantificata e può essere ancora più efficacemente sintetizzata in un unico indice di penalizzazione adimensionale, calcolato in percentuale come quoziente tra l’importo della penalizzazione rispetto alla somma di tutte le pensioni attese. Questa è la sintesi della struttura intuitiva di comparazione dello strumento. Di seguito si segnalano alcuni elementi particolari del metodo di calcolo e qualche aspetto della normativa che possono facilitare la lettura delle differenze che emergono frequentemente nei raffronti. Penalizzazione o vantaggio? Non si può dire a priori. Una delle misure più importanti varate dalla L 214/2011 è il serrato giro di vite alle pensioni di anzianità e all’età di pensione di vecchiaia delle donne, pertanto quello che si nota più frequentemente nei raffronti è un forte ritardo della prima decorrenza utile di pensione tra il Post rispetto all’Ante riforma. Ritardando il pensionamento, sicuramente si perdono alcune rate di pensione e anzi si dovranno anche sborsare contributi in più, ma nel contempo si acquisisce anche più contribuzione sulla posizione previdenziale ed in genere l’importo della pensione ed il tasso di sostituzione rispetto ai redditi da lavoro crescono. Pertanto da un lato sia ha la penalizzazione del ritardo ed i maggiori contributi, dall’altro si potrà ottenere una pensione di importo più elevato. La combinazione di penalizzazioni e vantaggi non ha un esito scontato, si potranno avere casi di forte perdita ma anche casi nei quali i vantaggi sono predominanti. Anche se più frequentemente si manifestano casi con perdite più o meno importanti, ciò non toglie che per il singolo quello che importa è l’esito del proprio caso, che può anche essere di segno opposto a quello della maggioranza. Questa variabilità degli esiti motiva chiaramente l’indispensabilità di uno strumento di consulenza rivolto al singolo, perché solo quantificando l’importo complessivo della eventuale penalizzazione nel caso concreto si può giungere a una corretta consulenza. Netto o lordo? Le pensioni da normativa, si calcolano sempre sui redditi lordi e spesso i tassi di sostituzione, i parametri di calcolo, ecc. che vengono riportati dalla stampa specializzata, sono sempre riferiti ai valori lordi. Dal punto di vista pratico però, quello che interessa i bilanci familiari sono gli importi netti. Per questo motivo tutti i nostri modelli di pianificazione previdenziale, anche se con il passaggio da lordo a netto introducono un ulteriore livello di complessità e una potenziale variabile di incertezza nei conteggi, preferiscono adottare sempre la doppia visualizzazione per una più efficace e completa consulenza. Pertanto tutti i conteggi e i raffronti sono disponibili in entrambe le visualizzazioni. Nei calcoli al netto si applica la normativa fiscale vigente anche negli anni futuri, con recupero del fiscal drag. Come si calcola la somma dei contributi per il raffronto? Nel bilancio di oneri e benefici, gli oneri sono ovviamente calcolati come somma dei contributi previdenziali sostenuti dal soggetto ed eventualmente dal datore di lavoro, dalla data di entrata in vigore della riforma (gennaio 2012) alla prima decorrenza della pensione. Per calcolare correttamente la somma è necessario depurare preliminarmente tutti i contributi dal tasso di inflazione attesa. Per il resto, il calcolo non pone particolari complicazioni. Risulta un po’ più articolato il caso quando i contributi vanno conteggiati al netto dell’imposizione fiscale. Essendo il contributo integralmente deducibile, il passaggio al netto implica il recupero del vantaggio fiscale, riducendo in proporzione all’aliquota marginale il contributo lordo. In pratica il vantaggio fiscale si conteggia come differenza tra il reddito netto teorico considerando imponibili tutti i contributi previdenziali (anche quelli datoriali) e il reddito netto effettivo ove i contributi soggettivi sono deducibili. In alcuni casi come per i lavoratori autonomi e i parasubordinati, si noterà che a parità di durata, la somma dei contributi ante riforma, risulta inferiore alla somma dei contributi post. Ciò e dovuto al fatto che la riforma ha incrementato l’aliquota contributiva per queste categorie. Questo incremento va detto che incrementerà anche la quota di pensione calcolata con il sistema contributivo e pertanto si riflette anche come incremento dell’importo delle pensioni. Come si calcola la somma di tutte le pensioni? Se sommare i contributi è abbastanza intuitivo, il calcolo della somma di tutte le pensioni implica l’introduzione di un concetto leggermente più complicato, quello di speranza di vita, cioè il numero medio di anni di probabile sopravvivenza calcolato con i metodi attuariali usati dalle compagnie assicurative. La stima di questo dato considera il sesso, l’età al momento della pensione, l’eventuale presenza del coniuge a cui va la pensione di reversibilità, e la correzione della speranza di vita della generazione di appartenenza del soggetto. Per determinare questo dato nel calcolo si fa uso della base demografica più recente, la IPS55 (a tasso tecnico 0%). Inoltre, considerando che la pensione è per legge adeguata all’inflazione, la somma delle pensioni è il semplice prodotto tra l’importo annuo iniziale di pensione e la speranza di vita calcolata dalla base demografica. Come si calcola l’indice di penalizzazione Se la somma dei contributi nella situazione post riforma è maggiore della somma dei contributi ante, per via del posticipo della decorrenza di pensione oppure anche solo per via dell’incremento delle aliquote contributive, il soggetto subisce una prima quota di penalizzazione. Se la somma di tutte le pensioni dalla prima decorrenza, alla speranza di vita, nel quadro post riforma risulta inferiore alla somma nel quadro ante riforma, si avrà una ulteriore penalizzazione che si va a sommare alla precedente. Solitamente però l’incremento della pensione post riforma rovescia questa situazione e si manifesta un vantaggio, che non è affatto detto sia sufficiente a compensare la penalizzazione precedente sul versante dei contributi. Dal sito www.epheso.it, ciccando sul pulsante evidenziato in rosso, è possibile accedere al tool personalizzato di raffronto pre e post riforma Monti-Fornero Pertanto la penalizzazione complessiva è data dalla somma algebrica delle due citate differenze, sul piano contributivo e sul piano delle pensioni attese. Si può manifestare anche il caso, non particolarmente frequente, dell’inversione totale di tendenza, cioè del manifestarsi di un vantaggio nel quadro post riforma. In ogni caso questa penalizzazione o vantaggio rappresenta una cifra teorica, desunta tenendo conto di un numero ampio di piccole differenze di ratei contributivi e di pensione ed conteggiata solo ai fini di un raffronto complessivo del quadro previdenziale. Per rendere la misura della penalizzazione ancora più leggibile, si calcola il rapporto tra la perdita complessiva e la somma complessiva delle pensioni attese. Questo indice espresso in percentuale, sintetizza ancora più chiaramente cosi si va a perdere (o guadagnare) complessivamente a causa delle recenti modifiche. La misura percentuale aiuta a fornire una misura immediata e più intuitiva, non condizionata dall’entità monetaria della penalizzazione. Conclusione Fino a qui abbiamo elencato solo i fattori di maggiore frequenza che possono incidere sul raffronto. La quantificazione del effetto prodotto dalla nuova riforma delle pensioni deve però essere sempre fatto considerando la posizione previdenziale concreta e può richiedere interpretazioni anche più articolate delle presenti. Inoltre particolari complessità derivanti da totalizzazioni, riscatti, posizioni multiple esulano dal livello di approfondimento qui esposto. Prescindendo dall’interpretazione dei fattori che portano ad una penalizzazione o vantaggio, lo strumento offre a chiunque l’opportunità di farsi un’idea molto concreta di come cambierà il proprio futuro previdenziale. Il risultato è di particolare efficacia in un quadro normativo sempre più complesso ed in rapidissima evoluzione. Prendere coscienza del proprio futuro previdenziale aiuta in ogni caso a intraprendere i provvedimenti necessari di risparmio che necessitano sempre di ampi periodi di anticipazione per avere efficacia. Ecco di seguito alcuni casi di esempio, ulteriori approfondimenti li rimandiamo agli articoli successivi. Caso 1 Donna – nata nel 1956 – impiegata di azienda privata - 30 anni di contributi Reddito netto 20.000 Euro/annui Caso 2 Donna – nata nel 1986 –– impiegata di azienda privata - 0 anni di contributi Reddito netto 12.000 Euro/annui Caso 3 Uomo – nata nel 1960 – impiegato di azienda privata -25 anni di contributi Reddito netto 20.000 Euro/annui Caso 4 Uomo – nata nel 1990 – impiegato di azienda privata - 0 anni di contributi Reddito netto 16.000 Euro/annui