NUOTARE CONTRO CORRENTE: CAMBIAMENTI GLOBALI, CAMBIARE I NOSTRI STILI DI VITA O TENTARE DI PIEGARE IL PIANETA ALLA NOSTRA VOLONTÀ? Immagine: Gruppo di Brenta Trento, gennaio 2010 Caresia Davide, Giuseppe Barbareschi, Sebastiano Fanti 1 Abstract The Project - “Go against the current. Climate change: vary our lifestyles or try to turn the Earth to our wishes?” – has been suggested by the need to answer important questions about our future. This century is assisting to changes touching all aspects in human life. Several changes, unprecedented in the history of mankind are going to modify the climate throughout the world. Consequences (although difficult to predict in detail) will reach agricultural food production, water availability and other important life determining factors. The exhaustion of natural fossil resources imposes a rethinking of energy use and the ways of production. Within this framework, the growth of some developing nations implies a new distribution of natural resources between the rich and the poor nations. We have two paths ahead of us. We can react to coming changes by adapting our lives and adjusting ourselves to the new Earth or try to win a lost battle against the physical, chemical and geological situation of the planet. It’s undeniable that today we are assisting to a diffused misinformation about climate change and exhaustion of non-renewable energy resources. In fact, in our society information is only marginal and often wrong or insufficient. By means of a bibliographical research (books, magazines, seminaries and web sites) on scientific results we wish to give readers a picture of what is happening to planet Earth because of human actions. Climate change and the exhaustion of non-renewable resources are not strictly correlated, but they are both strongly related by their influence on human life and their common origin in wrong anthropological behaviors. As a result of this research we have now a clearer picture: we have rebuilt the present situation and probable evolution of two future scenarios that are of crucial importance for the social and economic life of the countries in the world (climate change and the exhaustion of natural fossil resources). In the last part of our work we have focused on what happened and what might be the future of the Alpine regions ad in the Adige river valleys, and, in particular, of our region. 2 NUOTARE CONTRO CORRENTE Il progetto “Nuotare contro corrente”: Cambiamenti globali: cambiare i nostri stili di vita o tentare di piegare il pianeta alla nostra volontà?” nasce in primo luogo dalla volontà di approfondire un tema di attualità e che nello stesso tempo ci interroga come cittadini cui stanno a cuore le sorti del pianeta terra. Questo secolo vede cambiamenti di dimensione planetaria in quasi tutti settori riguardanti la vita umana. Il riscaldamento globale imporrà cambiamenti al clima terrestre e di conseguenza alle produzioni agroalimentari, alla disponibilità di acqua e ad altri fattori di importanza vitale. L’esaurimento delle risorse energetiche fossili imporrà ripensamenti sul modo in cui utilizziamo l’energia e sui modi con cui produciamo. La crescita di alcune nazioni in via di sviluppo richiederà una ridistribuzione delle risorse della terra tra le nazioni ricche e quelle povere. Abbiamo davanti due alternative. Possiamo reagire ai cambiamenti cambiando a nostra volta e adattandoci al nuovo volto del pianeta oppure tentare di nuotare contro corrente, ossia tentare di vincere una battaglia persa in partenza contro la realtà fisica, chimica e geologica del pianeta. E’ innegabile che oggi assistiamo ad una diffusa disinformazione in tema di cambiamento climatico ed esaurimento delle risorse non rinnovabili. Infatti nella società odierna la diffusione di informazioni su tale argomento avviene in modo marginale e può portare il pubblico interessato all'argomento ad avere conoscenze insufficienti o più spesso errate. Attraverso una ricerca bibliografica (libri, riviste, conferenze e la Rete) su dati scientifici desideriamo offrire al lettore un’idea di che sta accadendo al pianeta Terra in conseguenza alle azioni dell'uomo. I cambiamenti climatici e l'esaurimento delle risorse non rinnovabili, pur non essendo argomenti direttamente correlati , sono fortemente legati dalla loro influenza sulla vita dell'uomo e in quanto entrambi derivanti da azioni antropiche. Grazie allo studio dei dati abbiamo potuto ricostruire la situazione attuale e la probabile evoluzione di scenari futuri in due ambiti che sono di importanza cruciale per la vita socioeconomica in ogni parte del mondo, focalizzandoci in seguito su ciò che è avvenuto e potrà avvenire nella zona dell'arco Alpino e in particolare nelle nostre Regioni. Indice La relazione si divide in tre capitoli: 1. Il primo riguarda il cambiamento climatico in corso ed espone in primo luogo i cambiamenti climatici avvenuti finora; prosegue in una valutazione delle possibili situazioni future. Il capitolo si conclude con una serie di soluzioni per riuscire a diminuire l'impatto dei futuri cambiamenti climatici sulla nostra vita. 2. Il secondo capitolo tratta il tema dell'esaurimento delle risorse del pianeta soffermandosi, dopo una breve introduzione, prima sull'esaurimento delle fonti di energia non rinnovabili e in seguito su quello delle risorse minerarie. 3. Il terzo e ultimo capitolo si sofferma sugli effetti che i cambiamenti climatici hanno e potranno avere sulla situazione ambientale, economica e sociale dell'arco Alpino, con particolare attenzione alla nostra regione Trentino-Alto Adige. 3 I CAMBIAMENTI CLIMATICI Il cambiamento climatico, o meglio i cambiamenti climatici, è un argomento estremamente attuale a livello globale in quanto si può affermare (anche se non con certezza inequivocabile circa l'entità degli stessi) che esso avrà effetti su ogni aspetto della vita sulla terra. Solo per fare qualche esempio: l'andamento futuro del PIL di una nazione, i progetti edilizi per il futuro, il periodo di semina del grano o quello di migrazione degli uccelli ... Definizione di Cambiamento climatico globale Con il termine cambiamento climatico (climate change) si definisce, secondo il suo significato letterale, un cambiamento nello stato del clima di un ambiente. Il termine viene il più delle volte usato, ai giorni nostri, per descrivere una serie di conseguenze derivanti da azioni dell'uomo che influiscono negativamente sul sistema di equilibri che regola la vita sul pianeta Terra. Azioni che hanno già cominciato a manifestare i loro effetti. Le informazioni scientifiche di cui disponiamo indicano una elevata probabilità che le conseguenze dei cambiamenti climatici globali potrebbero diventare molto gravi entro pochi decenni. Cambiamenti osservati e studiati Il primo fra tutti i cambiamenti climatici e causa della maggior parte degli altri ad oggi osservabili è l'aumento globale della temperatura superficiale e oceanica. Tale crescita è dovuta in piccola parte a fattori naturali e per la maggior parte all'aumento nell'ultimo secolo della concentrazione di gas serra (Greenhouse gases, GHG) di origine antropogenica. I principali GHG sono il diossido di carbonio CO2, prodotto principalmente dall'uso di combustibili fossili, il metano NH4, prodotto sia dall'uso di combustibili fossili che dall'agricoltura, e l'ossido di diazoto N2O, principalmente un prodotto in agricoltura. Un contributo non trascurabile è dovuto inoltre ai CFC e HCFC, gas industriali. I GHG sono la principale causa dell'effetto serra[1] e quindi dell'innalzamento della temperatura. In questo ultimo periodo sono sempre più frequenti affermazioni secondo le quali l'innalzamento di temperatura non sarebbe dovuto alle emissioni di GHG da parte dell'uomo. Molte di queste ipotesi affermano che l'aumento della temperatura è dovuto solamente a fattori ambientali, primi fra tutti l'azione dei vulcani[2] e della radiazione solare[3]. Queste teorie, molte volte con scarse basi scientifiche, possono essere smentite osservando i trend della temperatura media globale negli ultimi cento anni che dimostrano che un innalzamento globale della temperatura come quello che si è verificato (+0.74°C dal 1906 al 2005, IPCC AR4) non si può imputare solo a fattori ambientali, infatti solamente introducendo il fattore antropico nelle simulazioni per lo scorso secolo si ottengono risultati simili alle temperature registrate[4] (vedi FIG.1). L'innalzamento della temperatura ha tutta una serie di conseguenze a livello globale e locale che vengono studiate da molto tempo, prima fra tutte l'innalzamento del livello dei mari (sea level). Tale fenomeno è dovuto principalmente alla dilatazione termica[5] che il mare subisce a causa del riscaldamento globale e in secondo luogo allo scioglimento dei ghiacciai montani e polari (soprattutto degli enormi ghiacciai della Groenlandia e del continente Antartico)[6]. Il livello del mare ha subito nel corso delle ere un continuo processo di innalzamento e abbassamento dovuto in primo luogo al susseguirsi di ere glaciali che hanno portato il mare da livelli molto più bassi di quelli attuali (circa 100 m in meno) a livelli di qualche decina di metri più alti di quello attuale. 4 FIG.1 Confronto fra le simulazioni sull'andamento della temperatura media globale per il XX secolo usando modelli che utilizzano solamente fattori ambientali (grafico in azzurro) e simulazioni in cui si tiene nota di forzanti antropogeniche, prevalentemente gas serra (grafico in giallo). Immagini da IPCC Fourth assessment report. Working Group 1, capitolo 10. Tale processo è da considerarsi però su periodi di centinaia di migliaia di anni e ad esso non è imputabile l'attuale velocità di innalzamento. Il tasso d'incremento annuo del livello medio dei mari ha infatti subito un grande aumento negli ultimi decenni, passando da un valore medio di +1,8 mm/anno considerando i dati dal 1961 al 2003 ai +3,1 mm/anno dal 1993 al 2003. Si è stimato un innalzamento del livello medio globale dei mari di circa 20 centimetri nel corso dell'ultimo secolo (dal 1880 ad oggi)[7]. Un altro oggetto delle ricerche di moltissimi climatologi in tutto il mondo è l'effetto del riscaldamento climatico sui ghiacciai montani e polari. Sono molti infatti i dati che affermano una costante diminuzione della maggior parte dei ghiacciai terrestri anche se i dati risalenti ad un periodo più lungo degli ultimi cinquant'anni non possono spesso essere considerati affidabili. É stata riscontrata una diminuzione sostanziale nella massa dei ghiacciai secondo un bilancio mondiale, gli esempi più visibili si possono riscontrare nelle Alpi o nella zona montuosa dell'ovest in Nord America. I ghiacci marini dell'oceano Artico hanno avuto un notevole cambiamento nel loro volume, cambiamento che ha comportato una diminuzione del 2.7 ± 0.6% per decade della loro estensione dal 1978 con picchi di scioglimento estivi del 7.4 ± 2.4 % e una diminuzione del loro spessore dal 1987 al 1997 di circa un metro[8]. Inoltre molti dati fanno presupporre che sia lo scioglimento dei ghiacciai montani che delle calotte glaciali su Groenlandia e Antartide abbiano dato un forte contributo all'innalzamento del livello del mare. Detto questo si può affermare con sicurezza che l'emissione di GHG ha già avuto impatti misurabili sulla vita sia umana che animale che vegetale sulla terra, dovuti oltre che alla loro tossicità, al loro effetto sulla temperatura globale. Tramite lo sfruttamento di risorse naturali, che l'uomo spesso sfrutta senza pensare alle conseguenze, si stanno creando cambiamenti e interferenze con processi del sistema-Terra che quasi certamente influenzeranno purtroppo non positivamente la vita delle future e delle ATTUALI generazioni. Proiezioni per il futuro delle emissioni di GHG Lo studio scientifico delle azioni future riguardo alle emissioni di GHG porta necessariamente ad una suddivisione secondo le varie scelte che l'umanità prenderà riguardo l'utilizzo di fonti di energia fossili o di altro tipo. Qualunque siano i criteri di valutazione per le azioni future in quasi tutte le proiezioni si possono evidenziare tre tipi di soluzioni: 1. La soluzione Business As Usual[9] (BAU) dove la popolazione mondiale continua a incrementare le emissioni, usando lo stesso tipo di fonti energetiche e senza prendere nessun tipo di decisione riguardo il cambiamento climatico. 2. La soluzione di tipo Bilanciato (B) in cui la popolazione mondiale comincia a prendere atto della situazione a livello climatico e affianca ai combustibili fossili altri tipi di fonti di 5 energia prevalentemente di fonte rinnovabile e con basso impatto ambientale. 3. La soluzione di tipo Ecologico (E), in cui la popolazione mondiale prende atto in modo completo della situazione e dei rischi del cambiamento climatico, passa in poco tempo dalle fonti energetiche non rinnovabili a fonti energetiche alternative rinnovabili con basso impatto ambientale e attua una politica di adattamento precauzionale alle future conseguenze del riscaldamento globale. É chiaro che il tipo di scenario futuro che si prospetta è molto diversificato a seconda delle scelte che l'umanità compirà in futuro, e tanto più gravi saranno le conseguenze quanto più alto sarà il tasso d'incremento delle emissioni di GHG. FIG. 2 Qui è presentato un esempio di suddivisione delle previsioni future per le emissioni di GHG. Gli scenari SRES, Special Report on Emissions Scenarios[10], si basano oltre che sulla percentuale di energia da fonti alternative anche sulla velocità di sviluppo e sul grado di collaborazione fra i vari stati del mondo. Lo scenario A1 è diviso in ulteriori 3 parti che rispecchiano uno scenario BAU (A1FI), uno bilanciato B (A1B) e uno Ecologico E (A1T). Immagine da IPCC fourth assessment report, synthesis report Capitolo 3. Le previsioni per il futuro sulla base di uno scenario di tipo BAU vedono un grande aumento dell'utilizzo di combustibili fossili dovuto alla rapida crescita della popolazione grazie allo sviluppo economico nei paesi più arretrati e di conseguenza un sostanziale aumento delle emissioni di GHG. In questo scenario l'innalzamento della temperatura si potrà aggirare attorno ad un valore medio globale di circa +3°C (tra 2 e 4°C circa) rispetto alla temperatura della fine del XX secolo in un ipotetico periodo di fine XXI secolo. É da precisare che alcune zone del pianeta potrebbero avere temperature molto più alte, raggiungere un aumento di temperatura fino a +8°C (zone polari). Questo aumento della temperatura porterà il livello del mare a salire di un valore compreso fra 30 e gli 80 cm, non considerando il contributo da parte dello scioglimento dei ghiacciai[11]. Le previsioni per il futuro per uno scenario di tipo B indicano un aumento delle emissioni di GHG, seppur minore dello scenario BAU, a causa della crescita della popolazione mondiale e quindi della domanda di energia che in questo ipotetico futuro sarà prodotta sia da combustibili fossili sia da fonti rinnovabili. Il valore dell'aumento di temperatura globale sarà quindi direttamente proporzionale alla percentuale dell'energia totale proveniente da combustibili fossili. E come la temperatura globale anche le altre conseguenze avranno un grado di incidenza proporzionale al cambiamento della temperatura. Le proiezioni sotto lo scenario di tipo E prevedono la sostituzione in poco tempo dei combustibili fossili con fonti energetiche rinnovabili e quindi un piccolo aumento delle emissioni di GHG per il primo periodo e una riduzione delle stesse a livelli più bassi di quelli attuali per gli ultimi decenni di questo secolo. La temperatura globale aumenterebbe comunque di un valore compreso fra l' 1 e i 3 °C circa e il livello del mare salirebbe di un valore compreso fra i 20 e i 40 cm (considerando solamente il fattore di dilatazione termica). Tali modifiche di livello globale porteranno a una serie di conseguenze meno forti di quelle per uno scenario BAU, ma ciò non deve portare a pensare che saranno meno importanti o addirittura non influenzeranno gli ecosistemi e la vita umana. Infatti anche riducendo le emissioni di GHG del 100% dall'oggi al domani (cosa 6 impossibile) si verificherebbe comunque un innalzamento di temperatura dovuto alla durata di permanenza dei gas nell'atmosfera, che si potrebbe protrarre per più di mezzo secolo prima di ritornare a livelli pre-industriali[11]. Conseguenze nei prossimi cento anni Le conseguenze del riscaldamento globale e dell'innalzamento del livello dei mari nel prossimo secolo saranno di certo peggiori di quanto non faccia credere la diffusa disinformazione sull'argomento. L'aumento di temperatura influenzerà in primo luogo le grandi circolazioni atmosferiche del pianeta, modificando il clima di ogni luogo del pianeta, e con esso anche la percentuale di precipitazioni nella maggior parte del mondo (vedi FIG.3). Da tale modifica dei movimenti atmosferici deriveranno due situazioni completamente opposte; in una parte del pianeta, principalmente tutta la zona del Sahel[12], il Mediterraneo, l'ovest del continente Nordamericano e le zone semi-aride dell'America Latina si avrà una rapida estensione delle zone desertiche e un forte aumento nella percentuale delle zone colpite dalla siccità. In altre zone invece, soprattutto nelle zone dei grandi delta fluviali asiatici, la percentuale di precipitazioni salirà ad un livello tale da causare il rischio di piene e straripamenti anche in zone che non avevano mai avuto problemi di questo genere. Inoltre è previsto una maggiore frequenza di perturbazioni atmosferiche di grande intensità (cicloni) nelle zone tropicali, in opposizione alla diminuzione di eventi di minore intensità, con un aumento della velocità dei venti e dell'intensità delle precipitazioni. Un innalzamento della temperatura modificherà ogni luogo del pianeta, distruggendo interi habitat naturali (es. regioni permafrost[13]), inoltre la rapidità del cambiamento non permetterà a molte specie di adattarsi al cambiamento climatico e molte delle specie ad oggi esistenti saranno costrette a migrare a latitudini o altitudini sempre maggiori invadendo altri ecosistemi e compromettendo la biodiversità o ad estinguersi[14]. Inoltre, molti studi mostrano come il ciclo del carbonio[15] sarà quasi certamente intaccato dai cambiamenti climatici, riducendo la percentuale di CO2 assorbita dall'idrosfera e dalla biosfera e portando quindi ad un ulteriore aumento di concentrazione di GHG nell'atmosfera e da li ad un ulteriore aumento di temperatura, con tutte le conseguenze ad esso associate. La situazione delle zone ad alte latitudini o altitudini sarà una delle più problematiche, si prevede una continua riduzione di coperture nevose dovuta al maggiore riscaldamento estivo e il continuo ritiro dei ghiacciai montani, molti dei quali potrebbero finire con lo sparire completamente molto prima della fine del secolo. Per quanto riguarda i ghiacci polari si prevede una riduzione costante della loro estensione, in rapporto al futuro innalzamento di temperatura, la parte più colpita sarà la parte artica, dove si prevede, per scenari che indicano una forte crescita delle emissioni di GHG, il completo scioglimento dei ghiacci che ricoprono l'oceano Artico entro il 2100. FIG.3 Cambiamento percentuale delle precipitazioni a livello mondiale per il periodo 2090-2099 rispetto alla media per il periodo 1980-1999. La mappa si basa su modelli che usano scenari SRES A1B (vedi FIG.2) e mostra le precipitazioni per il periodo Dicembre-Febbraio (Sinistra) e per il periodo Giugno-Agosto (Destra). Dove la figura presenta spazi bianchi i modelli davano risultati uguali per meno del 60% dei casi mentre le aree a puntini i modelli erano d'accordo nel 90% o più dei casi. Immagine da IPCC Fourth assessment Report – Synthesis Report fig. 3.3 7 Anche l'innalzamento del livello del mare avrà non poche ripercussioni, infatti il suolo che si troverà ad altezze sul livello del mare minori del previsto innalzamento sarà sommerso dalle acque. Molte zone poste su grandi delta fluviali - densamente abitate e con grande produttività agricola verranno invase dall'acqua salmastra. Aumenterà molto il rischio di inondazioni e mareggiate, in intere zone paludose l'ecosistema verrà seriamente intaccato dalla nuova salinità dell'acqua, e a causa del riscaldamento oceanico grandi barriere coralline subiranno un processo di sbiancamento[16] e quindi un successivo processo di degrado. Inoltre è prevista una notevole acidificazione della parte superficiale degli oceani a causa del maggior scambio di CO2 con l'atmosfera, che porterà il pH degli stessi a decrescere di un valore compreso fra le 0.14 e le 0.35 unità[17]. Ciò è da sommarsi alla già avvenuta modifica del pH dello strato superficiale oceanico di 0.1 unità da livelli preindustriali, che potrebbe seriamente intaccare molti sistemi marini, anche se non si conosce ancora molto bene l'effetto che questa situazione potrebbe causare. Non siamo in grado di valutare quanto questo fenomeno influenzerà la disponibilità futura di pescato. Ogni luogo del pianeta subirà, seppure in maniera diversa, gli effetti del riscaldamento globale. Sebbene si possa vedere il lato positivo di un aumento di temperatura in poche e particolari zone che saranno rese adatte ad uno sfruttamento di tipo agricolo o in cui diminuirà leggermente la frequenza di precipitazioni, c'è da considerare che nel resto delle zone della terra gli effetti del cambiamento climatico saranno in prevalenza negativi senza una adeguata operazione di adattamento preventivo e mitigazione delle emissioni di GHG. Cosa si può fare per prevenire queste conseguenze?[18] Risulta chiaro che l'umanità deve agire il prima possibile per riuscire a mitigare le conseguenze del suo operato. Saranno necessarie sicuramente politiche di mitigazione delle emissioni di GHG e politiche di adattamento preventivo al cambiamento climatico. Tali politiche dovranno essere messe in pratica il più in fretta possibile, in quanto più tardi ci si mobiliterà più forte sarà l'impatto del cambiamento climatico e più difficile sarà ottenere effetti. Molte opzioni alternative al consumo di combustibili fossili sono già sviluppate e altre sono in fase di sviluppo. Nel futuro bisognerà muoversi affinché l'umanità non dipenda da un unica fonte di energia, ci sarà bisogno di sviluppare inoltre tecnologie che riducano ancora di più la dispersione dell'energia durante la distribuzione, sviluppare tecnologie che sfruttino meglio l'energia fornita e molto altro. Alcune di queste tecnologie sono già disponibili sul mercato, come le fonti energetiche idroelettrica, solare termica, eolica e molte tecnologie che diminuiscono i consumi negli autoveicoli o li fanno passare da un sistema si alimentazione da raffinati del petrolio (benzina, diesel, gasolio) a sistemi di alimentazione alternativi (biocarburanti, elettricità). In un prossimo futuro, per ridurre il rischio dovuto ai cambiamenti climatici si dovrà attuare una serie di politiche che incentivino fortemente questi tipi di tecnologie e lo sviluppo di altre fonti di energia di questo tipo. Un altra strada che sarà necessario intraprendere, sarà quella di adottare piani di sviluppo edilizio che tengano conto dei cambiamenti climatici: in primo luogo per le zone costiere che vedranno avanzare gradualmente la linea di costa e saranno costrette ad arretrare sempre più verso l'interno, in secondo luogo per diffondere una linea di pensiero che associ oltre all'estetica di un edificio, il suo impatto ambientale. Secondo questa linea si dovranno progettare edifici che abbiano ad esempio un impianto di riscaldamento e raffreddamento con un rapporto fra energia utilizzata e intensità del riscaldamento/raffreddamento molto basso, oppure edifici che sfruttino al meglio la loro esposizione solare come illuminazione diurna. Queste sono solo poche soluzioni per un edilizia che riduca lo spreco di energia ma per fare in modo che questo tipo tecnologia si diffonda si dovranno incentivare le progettazioni di edifici di questo tipo, regolare attraverso normative di livello più ampio possibile (il caso migliore sarebbero normative di livello mondiale) la progettazione e la costruzione e diffondere su larga scala questo tipo di progettazione. Le Regioni dell’ arco Alpino sono all’ avanguardia nei cambiamenti per la nuova edilizia, ma molto può essere ancora fatto e molto di più sarà necessario per adattare al clima futuro le nostre città antiche[19]. 8 Sarà necessario puntare su tecniche di coltivazione che riducano le emissioni di metano, principalmente dagli allevamenti e dalle coltivazioni di riso, e di ossido di di-azoto,. Per gli allevamenti esistono sperimentazioni per il recupero del metano e il suo uso come combustibile. Sarà necessario avviare un vasto recupero di terreni improduttivi o paludosi. Un importante contributo al rallentamento dei cambiamenti climatici potrebbe essere un politica di riforestazione e l'introduzione su vasta scala di leggi per il controllo sull'utilizzo delle foreste. Su questo sembrano esserci progressi: a Copenhagen [20] il Brasile ha annunciato una nuova politica verso al protezione della foresta amazzonica. Un’altra fonte energetica potrebbe derivare dall'utilizzo dei prodotti di scarto dello sfruttamento della foresta per la produzione di biogas. Altra energia si potrebbe avere dall'incenerimento dei rifiuti rimasti dopo un processo di riciclo e minimizzazione degli stessi. In qualunque campo sarà comunque necessaria una continua ricerca per tecnologie che aiutino a sfruttare appieno l'energia e riducano al minimo la dispersione o lo spreco della stessa. Tali ricerche dovranno essere condotte in maggior misura dagli stati che hanno un maggior peso nell'apporto di gas serra nell'atmosfera, che dovranno compiere uno sforzo maggiore degli stati meno sviluppati per ridurre le emissioni e investire più di stati non industrializzati in ricerche di questo tipo. Tale investimento potrebbe però rivelarsi inutile se i risultati ottenuti principalmente da stati con un livello di sviluppo tecnologico molto alto non venissero diffusi in modo omogeneo in tutte le parti del mondo, specialmente in paesi in via di sviluppo o paesi che vedranno un forte sviluppo nel XXI secolo. Conclusioni sui Cambiamenti climatici Il riscaldamento globale attuale è senza alcun dubbio di origine antropogenica. Il riscaldamento globale ha già avuto notevoli effetti sul pianeta Terra, e continuerà ad averne, a seconda di quali scelte farà l'umanità nel prossimo futuro. É dunque arrivato il momento di prendere atto della gravità di questo fenomeno ed agire di conseguenza. Non è azzardato affermare che oggi esiste ancora troppa disinformazione su un argomento di estrema importanza come il cambiamento climatico: la società contemporanea ha cominciato da troppo poco tempo a riflettere sul tema, e il tempo a nostra disposizione è ridotto. Un andamento economico nel prossimo secolo di tipo BAU porterebbe gravi danni alla nostra organizzazione socio-economica: si devono adottare nuovi stili di vita, operare cambiamenti a scopo adattativo precauzionale e mitigativo contemporaneamente. E a partire da subito: quanto più in ritardo essi verranno applicati tanto più forti saranno le conseguenze per ogni luogo della Terra. 9 ESAURIMENTO DELLE RISORSE FOSSILI E MINERARIE La mentalità corrente è portata a credere che la nostra economia possa essere soggetta ad una crescita illimitata. Questo potrebbe essere vero se nell’universo tutto avesse dimensioni infinite, se noi avessimo a disposizione tutto quanto ci è necessario in quantità illimitata, ma, purtroppo per noi, le cose non stanno così. Tutto nell’universo sembra aver dimensioni finite, e, quindi, anche la quantità di risorse disponibili. A testimonianza di questa concezione errata a livello di sentire comune, ma suffragata da teorie e opinioni di esperti, possiamo citare i testi di economia, i quali fino agli anni ’70 (alcuni anche oggi), sostenevano che la sopravvivenza di un’attività economica potesse essere possibile soltanto se essa avesse continuato a crescere ogni anno di un costante X% parlando in termini di PIL. Nel 1972 venne pubblicato il libro “ Limits to growth” del System Dynamics Group del MIT. Il libro fu uno shock per l’opinione comune, in quanto mai, prima di allora, era mai stato espresso il concetto di “grandezza fisica limitata” delle risorse naturali e, di conseguenza, di limiti dello sviluppo. Altri prima di allora avevano già intuito il pericolo, troviamo testimonianze già nel 1931, quando Harold Hotelling, economista e statista statunitense, studioso dell’economia del benessere, scriveva: «La contemplazione della scomparsa delle ricchezze minerarie, delle foreste e delle altre risorse esauribili del pianeta ha sollevato la questione della regolazione del loro sfruttamento. La percezione che questi prodotti sono ora troppo a buon prezzo per il beneficio delle generazioni future, che sono sfruttati egoisticamente ad un ritmo troppo elevato e che a causa della loro economicità sono prodotti e consumati con grande spreco ha dato origine al movimento di conservazione.»[21] Soltanto negli anni ’70, quegli studiosi che in un primo momento erano stati definiti catastrofisti, cominciarono ad essere ascoltati sul serio, ma oggi, trent’anni dopo abbiamo ancora da riflettere sul problema, e il tempo a disposizione per agire, e risolverlo, è davvero poco. E’ opinione accettata dalla grande maggioranza degli studiosi che sia necessario prendere provvedimenti entro il prossimo decennio, un ulteriore ritardo potrebbe portare il sistema climatico ad una situazione di non ritorno. Nel 2003 gli esperti del MIT - autori di “Limits to growth” - pubblicarono un secondo testo “I limiti dello sviluppo - 30 anni dopo”, nel quale, attraverso un modello matematico del sistema economico mondiale, chiamato WORLD-3, fu possibile estrapolare alcuni parametri socioeconomici riguardanti il futuro. Ipotesi di partenza era che se non fosse intervenuta alcuna innovazione tecnologica, alcun miglioramento organizzativo, e l’inquinamento e l’uso inefficiente delle risorse fosse continuato come in passato (modello BAU), il 2020 avrebbe segnato il punto di non-ritorno. Proiezioni del modello WORLD-3 per lo scenario Business As Usual (BAU) FIG.4 In questo grafico che rappresenta la proiezione BAU, osserviamo che nel 2003 l’industria raggiunge un picco di produzione, dopodiché crolla a causa dell’esaurimento delle risorse. L’innalzamento dell’ inquinamento e l’esaurimento di risorse causano una diminuzione del cibo e a sua volta una diminuzione della popolazione, riducendo così l’inquinamento. Sfruttiamo le risorse fossili per ottenere energia e quelle minerarie per produrre quello di cui abbiamo bisogno, siamo dipendenti da entrambe le cose a causa del nostro modo di vivere, ma se domani vogliamo avere ancora il cibo necessario e un mezzo di trasporto a motore ad esempio, dobbiamo imparare ad utilizzare meglio quello che abbiamo a disposizione. 10 Ripartizione dei consumi energetici mondiali per fonte FIG.5 Di sicuro questo grafico, che illustra il nostro altissimo consumo di risorse “sporche” e non rinnovabili, mentre le fonti di energia rinnovabili e “pulite” sono agli ultimi posti, è testimone del nostro non-impegno. Se non vogliamo incorrere in gravi problemi l’istogramma dovrà ribaltarsi entro i prossimi anni. Immagine da www.wikipedia.org Il picco del petrolio FIG.6 Il grafico in rosso rappresenta la scoperta di nuovi giacimenti di petrolio, la linea in nero rappresenta il consumo di petrolio annuo , mentre il grafico in verde rappresenta la previsione di scoperta di nuovi giacimenti. Il tutto è espresso in miliardi di barili di petrolio per anno. Osserviamo che la scoperta di nuovi giacimenti petroliferi ha raggiunto il picco negli anni ’60, da allora non ci sono più state grandi scoperte, e dal 1985, ovvero dal punto in cui la linea in nero smette di essere all’interno dell’area del grafico rosso, consumiamo più petrolio di quanto ne venga scoperto. 11 Il futuro della produzione di petrolio Esistono diverse tesi riguardanti la reazione dei consumi di petrolio al suo esaurimento e possono essere classificate sotto tre categorie: A) Crescita rapida seguita da collasso, modello sostenuto da IEA(International Energy Agency, costituita da 26 paesi). B) Produzione costante seguita da collasso C) La produzione passa per un massimo, dopodiché decresce gradualmente FIG.7 GraficoIEA riguardo la produzione di petrolio. La curva di Hubbert Nel 1956 King M.Hubbert pubblicò questo grafico nel quale prevedeva che la produzione di petrolio dei pozzi americani avrebbe toccato il picco verso il 1971, dopodiché avrebbe seguito una curva a campana. Alla prima pubblicazione del grafico nessuno gli prestò attenzione. La produzione statunitense ha effettivamente raggiunto il picco verso il 1970. FIG.8 Grafico di King M.Hubbert L’anno del picco del petrolio La soglia del raggiungimento del picco di produzione del petrolio, rappresenta il momento nel quale la produzione diminuirà, mentre la domanda continuerà, causando un innalzamento alle stelle del prezzo al barile. Secondo le attuali previsioni il picco verrebbe raggiunto verso il 2015. FIG 9. J. Laherrere-ASPO (Association for the Study of Pick Oil)Previsioni per la produzione totale di liquidi combustibili. Notiamo che il picco sarà raggiunto tra il 2010 e 2025. 12 Il picco del carbone Il carbone raggiungerà il picco di produzione tra il 2020 e il 2050 a seconda delle diverse zone come mostrato dal grafico. Il grafico segue le stime dell’USGS, agenzia governativa statunitense che si occupa di stimare le riserve minerarie. Il picco della produzione totale di combustibili fossili Il picco si toccherà verso il 2025 Ecco come li abbiamo utilizzati fino ad oggi Uranio Si sta diffondendo la credenza secondo la quale il futuro dell’energia sarà l’uranio. Ricordiamo che l’uranio può produrre soltanto energia elettrica, soltanto il 15% del fabbisogno totale di energia, e non produrre, scaldarci e muoverci …. Informazioni certe concernenti le scorte di uranio ancora presenti, non sono reperibili, in quanto sono coperte da segreto militare, dato l’impiego bellico di questo elemento. Dal brusco innalzamento del suo prezzo negli ultimi anni si può dedurre che non ce ne rimanga ancora molto. È risaputo che negli ultimi anni il fabbisogno di uranio delle centrali nucleari è stato “sfamato” in gran parte anche dallo sfruttamento di uranio proveniente da testate nucleari dismesse dalla Russia e dagli Stati Uniti. 13 WEO 2006 REFERENCE SCENARIO= scenario BAU (Businnes As Usual) WEO 2006-ALTERNATIVE POLICY SCENARIO = piano che prevede la costruzione di 5000 nuovi reattori Inferred Resources= risorse ipotetiche FIG.13 Secondo il seguente grafico pubblicato da IEA, nel periodo 2006- 2020, non sarà possibile estrarre abbastanza uranio per mantenere i reattori già esistenti, il loro mantenimento dal 2020 in poi potrebbe essere possibile soltanto con la scoperta di nuovi giacimenti ipotetici. Ma se venissero costruiti nuovi reattori come è intenzione dell’Italia e di altri paesi, saremmo da capo. Cosa dobbiamo fare? Possiamo affidarci alle fonti energetiche fossili ancora per 20-30 anni. Quindi dobbiamo fondare una nuova struttura energetica, il che richiederà alcuni decenni. Abbiamo già tutte le capacità e le tecnologie necessarie per attuare questa rivoluzione, ma abbiamo bisogno di denaro per permettere più ricerca scientifica. Per evitare il disastro climatico ed assicurarci la fornitura energetica nei prossimi decenni, dobbiamo consumare meno combustibili fossili, e per farlo dobbiamo utilizzare meno energia ma meglio. Dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare e adottare nuovi stili di vita Per fortuna abbiamo ora anche buone notizie: 1.Il picco della produzione complessiva totale di tutti i combustibili fossili è previsto verso il 2025. 2.Il consumo pro-capite di combustibili fossili è rimasto invariato negli ultimi trent’anni, mentre il livello di benessere è cresciuto, di più o di meno, ma dappertutto; questo significa che si può vivere senza necessariamente implicare l’aumento di X% di consumo di combustibili fossili per anno. FIG.14 Osserviamo che fra gli anni ’50 e gli anni ’70 la produzione di combustibili fossili è salita alle stelle. Dal ’75 invece la produzione è pressoché costante, fino al 2000 in cui la produzione ha ricominciato a salire di nuovo leggermente, ma le previsioni dicono che raggiungerà il picco molto presto, circa nel 2025. 3.L’efficienza energetica potrà diminuire del 20% il consumo attuale con un costo molto prossimo a zero. Quasi tutte le tecniche di efficienza energetica hanno un tempo di ritorno dell’ investimento dai due ai cinque anni. Costituiscono un modo molto efficace di ridurre la nostra dipendenza dall’ estero e di ridurre l’ inquinamento. 4.La UE ha variato un nuovo pacchetto energia chiamato 20-20-20, che prevede entro il 2020 una riduzione di almeno il 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 e di un aumento 14 non inferiore al 20 % della quota di energie rinnovabili. La commissione finanzierà inoltre la realizzazione di 12 impianti dimostrativi per la cattura e lo stoccaggio della CO2 nel sottosuolo. 5.Secondo il modello WORLD-3, se l’umanità cercherà nei limiti del possibile di stabilizzare il prodotto industriale e le richieste di energia, se verranno introdotte nuove tecnologie per abbattere l’inquinamento e ridurre il consumo di risorse attraverso raccolta differenziata e riciclaggio. Se verranno adottate delle strategie atte a salvaguardare i terreni agricoli, la situazione sarà diversa dallo scenario proposto dalla simulazione WORD-3 BAU che abbiamo riportato sopra. Il grafico accanto mostra il Modello WORD-3. Ecco come sarà lo scenario se verranno apportati interventi migliorativi. FIG.15 Un calo contenuto di risorse si affianca ad una stabilizzazione della popolazione, del cibo e dell’industria, e a un calo progressivo dell’inquinamento.Così facendo le risorse nel 2100 basteranno ancora per più di cento anni. Non soltanto le risorse fossili, bensì anche quelle minerarie sono vicine all’esaurimento, infatti fino adesso anch’esse sono state utilizzate in modo inappropriato, continuando ad estrarle dal sottosuolo senza invece riciclare quelle già presenti. L’estrazione delle risorse minerarie è davvero inquinante in quanto vengono utilizzati macchinari a combustibile fossile e solventi per dividere i minerali da altre sostanze. FIG.16 Vediamo da questo grafico che se continueremo a consumare risorse minerarie con una crescita del 2% annua, fra il 2010 e il 2050 tutte le riserve di metalli al momento conosciute raggiungeranno il picco. Il primo sarà lo stronzio, l’ultimo il ferro. Mercurio (Hg) Il mercurio che era presente sulla terra è stato sfruttato per oltre il 90%. Il picco del mercurio è stato raggiunto nel 1971 con una produzione di 10000 t/anno, ora la produzione non supera le 2000t. FIG.17 Grafico di Marco Pagani (ASPO) 15 FIG.18 Grafico di Marco Pagani (ASPO) FIG.19 Grafico di Marco Pagani (ASPO) Piombo (Pb) Cadmio (Cd) Il piombo presenta un picco nel 1978. Quanto durerà la ripresa dell’anno 2000?. Non sembra esserci più molto piombo disponibile. Il cadmio presenta un picco nel 1992. E’ un picco dovuto a motivi di regolamentazione legislativa e motivi economici oppure al suo esaurimento. Zinco, stagno, rame e litio raggiungeranno il picco nei prossimi 5 anni. Zinco (Zn) Stagno (Sn) Produzione annua m ondiale di zinco Produzione annua mondiale di stagno 0,4 0,35 10 Produzione annua (Mtons) Produzione annua (Mtons) 12 8 6 4 2 0,3 0,25 0,2 0,15 0,1 0,05 0 1900 1950 2000 2050 0 1900 2100 1920 1940 1960 Anni 1980 2000 2020 2040 Anni ASPO ASPO Rame (Cu) Litio (Li) P ro d u z io n e a n n u a m o n d ia le d i ra m e P ro d u z io n e a n n u a m o n d ia le d i litio 0 , 01 8 0,4 0 , 01 6 Produzione annua (Mtons) Produzione annua (Gtons) 0 ,35 0 , 01 4 0 , 01 2 0, 0 1 0 , 00 8 0 , 00 6 0 , 00 4 0,2 0 ,15 0,1 0 ,05 0 , 00 2 0 19 00 0,3 0 ,25 19 50 20 0 0 2 05 0 0 19 30 2 10 0 1 950 197 0 Anni 19 90 2010 203 0 2 050 2070 Anni ASPO ASPO S time de ll'U R R pe r alcun i mine rali (dati U S A) 180 Negli ultimi anni negli US oltre che per il Ferro non si sono fatte grosse scoperte di nuovi giacimenti come illustrato nel seguente grafico. 25000 160 Ra m e 20000 140 15000 100 P io m b o F e rro 80 10000 Zin co URR (Mt) URR(Mt) 120 FIG.24 Grafico di Marco Pagani 60 40 5000 20 0 1930 0 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 16 Acqua In molti luoghi del mondo l’acqua estratta dal sottosuolo supera del 30%-60% la quantità d’acqua che viene poi ricaricata alle falde attraverso le piogge, e così il livello delle falde acquifere si abbassa ovunque. Sotto vengono riportati 3 esempi di località che stanno vivendo questa situazione in prima persona, notiamo che lo sfruttamento selvaggio dell’acqua nel sottosuolo è iniziato da subito, ovvero dalle prime trivellazioni di cui abbiamo notizia. L’acqua nel sottosuolo si esaurirà nella maggior parte dei luoghi dove viene sfruttata già nei prossimi decenni, rendendo invivibili luoghi remoti della terra che sono stati abitati fino a questo momento soltanto grazie a questo sfruttamento. FIG.25,26,27 Grafici UNEP, 2003 In Arabia Saudita l’acqua prelevata dal sottosuolo ha raggiunto il picco nel 1993 ( come illustrato dal seguente grafico), da allora l’acqua è sempre meno e così è diventata sempre più cara raggiungendo in molti casi prezzi insostenibili per la popolazione locale. L’acqua ha un ruolo primario nella vita, il suo esaurimento in un qualsiasi luogo significa l’annullamento della vita nello stesso, qualsiasi organismo vivente ne ha una continua necessità. Sulla Terra non esiste altro elemento utilizzato tanto male quanto l’acqua, davvero un paradosso dato il suo ruolo di primaria importanza nell’universo. Nonostante pochissimi lo ammettano, ebbene si, anche l’acqua è in esaurimento a causa di una serie di motivi legati all’inquinamento e al suo sfruttamento selvaggio. Dobbiamo imparare a preservare questo elemento come tutti gli altri, infatti secondo alcuni anche l’acqua ha raggiunto il suo “picco d’estrazione” negli anni passati. Conclusioni sull’esaurimento delle risorse Quasi ogni risorsa mineraria e fossile raggiungerà il picco fra il 2015 e il 2050. Continuando sulla linea di questi ultimi decenni il nostro sistema economico-sociale non potrà reggere ancora per molto in quanto esso stesso si basa in maniera troppo grande sullo sfruttamento di risorse che non sono rinnovabili. È necessario prende provvedimenti per diminuire il consumo di energia e materiali. Ritardare ancora nel prendere misure volte a ridurre l’entità dei cambiamenti climatici e a riorganizzare il nostro sistema energetico potrebbe portare ad un punto di non ritorno in tempi brevi. (10-15 anni). Esistono già le conoscenze adeguate e i materiali adatti ad affrontare con successo questa grande transizione, ciò che serve ad oggi è un maggiore investimento nella ricerca in questi campi. Non sarà possibile affrontare la situazione senza cambiare il nostro modo di pensare, dobbiamo ricordare che l’ambiente appartiene a tutta l’umanità. 17 CONSEGUENZE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI NELL’ARCO ALPINO I tre tipi di cambiamenti climatici che si possono riscontrare a livello globale -aumento della temperatura, alterazione della circolazione atmosferica, innalzamento del livello dei mari - avranno con alta probabilità effetti sia diretti che indiretti anche a livello locale, in Trentino-Alto Adige e sull’ arco alpino in generale. EFFETTI DIRETTI SULL’AMBIENTE Precipitazioni È un dato verificabile che negli ultimi decenni si è assistito ad una modifica delle modalità di precipitazioni atmosferiche in TAA. Vi è stata una tendenza alla riduzione ed ad una modificazione delle precipitazioni come registrato nelle varie stazioni di rilevamento a partire dai primi decenni del XX secolo (FIG.29). La diminuzione delle precipitazioni è quantificabile circa in un -10%, con un’ importante riduzione delle precipitazioni nevose. Queste ultime nel periodo 1981-2006 hanno mostrato un decremento di circa 5cm per anno, con importanti ripercussioni sull’innevamento delle regioni sciistiche. La tipologia delle precipitazioni inoltre ha mostrato una tendenza verso la estremizzazione dei fenomeni, possibilmente relativa al fatto che le precipitazioni in Trentino dipendono fondamentalmente sia dalle correnti umide atlantiche che da quelle del Mediterraneo. Fra gli eventi importanti correlati all’estremizzazione delle perturbazioni con precipitazioni improvvise e violente rientrano anche fenomeni di dissesto idrogeologico, quali frane e piene improvvise. FIG.29 Grafico illustrante il volume di precipitazioni riferito al Bacino dell’Adige dal 1920 al 2007. Dr. N. Dell’Acqua, Segretario Generale, Autorità di Bacini dell’Adige, FAST Verona 2007 FIG.30 Posizione delle fronti della Vedretta della Mare ricostruite attraverso elaborazione della cartografia digitale in ambiente CAD, sovrapposte all'immagine dell'Ortofoto della Prov.Aut. di Trento (da Progetto Highest MTSN) Riserve idriche: ghiacciai e bacini artificiali Due sono i principali elementi da considerare: da un lato le modifiche di estensione dei ghiacciai, e dall’altro un bilancio idrico negativo. In TAA negli ultimo decenni si è assistito ad una netta riduzione del numero e della superficie occupata dai ghiacciai in relazione all’aumento della temperatura[22]. Tale processo ha inoltre subito una intensificazione importante negli ultimi 4-5 anni ed è prevista una possibile scomparsa quasi totale dei ghiacciai entro la fine del nostro secolo. 18 La FIG.30 illustra in maniera inequivocabile come uno dei principali ghiacciai del Trentino (Vedretta della Mare sul monte Cevedale) si sia progressivamente ritirato a partire dalla metà del 1800. Per quanto attiene al bilancio idrico, una riduzione delle precipitazioni associata allo scioglimento dei ghiacciai comporta uno sbilanciamento tra gli apporti idrici (volume affluito di pioggia e neve) e volume defluito (portata dei fiumi). La portata del Fiume Adige ad esempio ha subito nel periodo 1923 – 2007 una evidente riduzione della portata, aggravato nei mesi estivi dallo scioglimento dei ghiacciai.(Vedi FIG.31) FIG.31 Volumi di deflusso del Fiume Adige: confronto tra i volumi registrati nella prima metà del XX secolo e quelli a partire dal 1982. (Dr. N. Dell’Acqua, Segretario Generale, Autorità di Bacini dell’Adige, FAST Verona 2007) Modifiche degli ecosistemi L’aumento delle temperature comporta dei cambiamenti di habitat, sfavorendo la vita di organismi autoctoni vegetali ed animali, favorendo l’arrivo di nuove specie o favorendo in modo abnorme lo sviluppo di specie autoctone. Esistono già degli esempi per quanto riguarda la fauna: Negli ultimi anni si è assistito all’estesa infestazione della processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa); pure la zecca dei boschi è stata favorita dall’aumento di temperatura. Inoltre l’incremento della temperatura ha favorito la presenza di specie tipiche delle aree calde e mediterranee, come i pappataci (Phlebotomus sp.) vettori della leishmaniosi canina, insieme all’espansione dell’area di presenza della zanzara tigre (Aedes albopictus), possibile vettore di malattie quali la dirofilariasi (infestazione dei tessuti umani da parte di Dirofilaria immitis). Ma anche la flora risente dei cambiamenti climatici: un esempio è la modificazione del ciclo produttivo delle piante da frutto, come per esempio il melo che negli ultimi vent’anni ha anticipato la fioritura di circa 10 giorni. Si stima persino che il 60 % delle specie vegetali montane potrebbe rischiare l’estinzione entro il 2100[23]. Vanno pure considerate le conseguenze “indirette” su animali e piante, causate dall’alterazione dell’habitat in cui vivono, come nel caso della pernice bianca (Lagopus mutus) a rischio di estinzione per la perdita degli habitat nevosi; oppure gli anfibi e la fauna acquatica per la graduale scomparsa di zone umide. EFFETTI ECONOMICI Turismo La riduzione delle precipitazioni nevose potrebbe influire negativamente sul turismo invernale. Secondo l’OECD l’aumento di temperature nell’arco alpino stimato per il 2050 attorno a 2°C comporterebbe l’innalzamento di circa 300 metri delle zone che non necessitano innevamento 19 artificiale. Inoltre l’innevamento naturale sull’arco alpino dovrebbe diminuire del 68%, nel Trentino in specifico del (70%) e nell’Alto Adige del (63%)[24]. FIG.32 illustra le previsioni di riduzione dell’innevamento nel TAA in funzione dell’ipotetico aumento di temperatura (ascissa variazione di temperatura –attuale,<1,+1,+2,+4°C- ordinata numero di piste innevate). Questa riduzione comporta dei problemi a livello turistico con una possibile riduzione delle presenze nella stagione sciistica. Il danno economico potrebbe essere molto rilevante in quanto il turismo rappresenta una delle voci di maggior peso nell’economia della Regione TAA e in molte regioni dell’arco alpino. Finora si è fatto fronte alla diminuzione dell’innevamento naturale con l’innevamento artificiale. Tuttavia, tralasciando i problemi dell’estetica delle aree sciistiche, l’innevamento artificiale comporta dei problemi sul piano economico-ambientale, tra cui il consumo di acqua con necessità di costruire bacini di raccolta, impianti di pompaggio e distribuzione dell’acqua e consumo di energia elettrica. Per dare un esempio dei consumi dell’innevamento artificiale riportiamo la tabella sottostante che mette a paragone i consumi annui per una famiglia media in Germania e per l’innevamento di un ettaro di pista;questa tabella proviene dal documento “Innevamento artificiale nelle Alpi”[25]. In tale documento si legge anche che: “Un metro cubo di neve artificiale (compresi ammortamenti, costi energetici, costi per il personale) costa oggi ai gestori tra i 3 e i 5 Euro. In Svizzera,per esempio, per un chilometro di pista innevabile, si calcola un investimento di circa 650'000 Euro. Per alcuni impianti di risalita, i costi arrivano sino a 50'000 Euro al chilometro. In media, gli impianti di risalita del Cantone Vallese impiegano l’8,5% del fatturato per l’innevamento artificiale.” FIG.32 In figura i diagrammi rappresentano la disponibilità di acqua in funzione del possible incremento di temperature. Immagine da Climate changes in the European Alps, Jan 2007, OECD. 20 Tutti i problemi connessi all’ innevamento artificiale verranno aggravati dalla decrescita della disponibilità d’acqua e dalla crescita nel costo dell’energia previste per il prossimo decennio. Agricoltura Come abbiamo già accennato l’agricoltura risente, ed in futuro probabilmente risentirà ancora di più, dei cambiamenti climatici come principalmente l’aumento della temperatura e la scarsità d’acqua. Già negli scorsi anni abbiamo assistito ai primi effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura: Oltre all’anticipo della stagione di fioritura per gli alberi da frutto[26], si sono riscontrati crescenti problemi per l’irrigazione, poiché con l’aumento delle temperature cresce la richiesta di acqua da parte delle piante, ma stiamo pure assistendo ad una diminuzione della disponibilità d’acqua. Bisogna poi considerare che le piante non risentono solo della diminuzione delle precipitazioni ma anche all’ estremizzazione del regime delle perturbazioni: ad esempio i temporali violenti rovinano i raccolti. È possibile che non tutti gli effetti siano dannosi: si può ad esempio ipotizzare che l’aumento della temperatura stimoli i raccolti e permetta di coltivare piante da frutto a quote maggiori con maggiori rese, anche se ciò è possibile solo con una adeguata quantità di acqua. Si tratta di problematiche complesse e ancora poco esplorate, per le quali il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha promosso un articolato progetto di ricerca.[27] Energia elettrica Una riduzione delle precipitazioni provoca di conseguenza anche la riduzione della quantità di acqua disponibile per alimentare i bacini montani utilizzati per azionare le turbine delle centrali idroelettriche. Una possibile strategia per mantenere inalterato il potenziale di produzione di energia idroelettrica potrebbe essere quella dei piccoli impianti di nuova generazione per la produzione di energia installati nell’ambito degli acquedotti montani. Tali turbine possono produrre fino alcune centinaia di kW, consentono di recuperare l’energia pressoria attualmente dissipata meccanicamente, sono ad impatto ambientale nullo e possono essere fonti di reddito per i comuni.[28] EFFETTI SOCIALI Immigrazione Le problematiche globali relative ai cambiamenti climatici tendono a fare sentire i propri effetti anche a distanza. Uno degli effetti più importanti è quello degli imponenti flussi migratori da zone colpite da forti cambiamenti climatici come siccità, alluvioni od in futuro dall’innalzamento del livello dei mari. È probabile che in futuro si assista ad un aumento dell’immigrazione anche in TAA di persone in cerca di lavoro, sia tramite canali ufficiali, sia illegalmente. Un saggio governo di questo fenomeno sarà di importanza fondamentale per la stabilità della struttura sociale e la sicurezza della nostra regione. Sanità L’aumento della temperatura ha favorito la comparsa o l’aumento di insetti potenzialmente vettori di malattie quali la malattia di Lyme trasmessa dalla zecca, la leishmaniosi canina, trasmessa dai pappataci e la dirofilariasi, trasmessa dalla zanzara tigre. Esistono già numerosi studi nell’ambito delle nazioni alpine che valutano se vi siano relazioni dirette tra gli incrementi di incidenza di alcune di tali malattie ed i mutamenti climatici. I dati non sono univoci ma suggeriscono che tale relazione esista[29]. 21 Occupazione Eventuali riduzioni dei flussi turistici possono riflettersi in modo negativo su tutta l’economia regionale, colpendo sia gli addetti alle varie attività turistiche sia di conseguenza l’intera struttura sociale. Anche un aumentato flusso di immigrazione produrrebbe effetti sulla occupazione. CONCLUSIONI Il cambiamento climatico deve essere affrontato a livello mondiale. Dato che le regioni dell’Arco Alpino saranno fra le più colpite , è nostro interesse agire – anche a livello locale – ora e in fretta NOTE [1]. La terra disperde parte della radiazione solare che riceve dal sole sotto forma di radiazione infrarossa. La radiazione infrarossa viene deviata nuovamente verso la terra dai GHG, aumentando così la temperatura terrestre. Effetto serra, http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_serra [2]. I vulcani emettono CO2 in modo costante durante il corso di tutta la loro “vita”. Tali quantitativi di CO2 non hanno notevoli effetti sulla concentrazione di CO2 nell'atmosfera. Le eruzioni vulcaniche invece portano in superficie. Emissioni vulcaniche e variazioni climatiche indotte, Arturo Cannito http://www.meteopuglia.it/articoli.htm [3]. La radiazione solare ha delle fluttuazioni dovute al periodico aumento delle macchie solari che ne aumentano l'intensità. Tale ciclo ha una durata di circa 11 anni, e possono arrivare a modificare la temperatura di un ∆t non superiore ai 0.3°C. http://www.atmosphere.mpg.de/enid/ss_Energia_solare/Radiazione_solare_di_fondo_6fr.html NB:questo articolo indica un ∆t compreso fra 0.5 e 1°C ma il dato reale non supera il valore di 0,3°C [4]. Affermazione in base ai dati IPCC fourth assessment report, Long synthesis report, capitolo 1 [5]. Anche il mare come qualsiasi altra sostanza solida o liquida segue la legge di dilatazione volumica [ΔV=V0kt ] dove V0 è il valore del volume prima della dilatazione, k il coefficiente di dilatazione volumica e t la temperatura in gradi Celsius. [6]. NB: lo scioglimento di molti dei ghiacci artici non comporterebbe un notevole innalzamento del livello delle acque in quanto essi stessi non si trovano su uno strato solido ma sono posti sopra l'oceano Artico. [7]. Affermazione in base ai dati IPCC fourth assessment report Wotking Group 1, cap 5 [8]. Affermazione in base ai dati IPCC fourth assessment report Working Group 1, cap 4 [9]. Politica per la prima volta usata dal primo ministro inglese durante i primi anni della prima guerra mondiale, che aveva come principio base il considerare la guerra come un altra attività economica, continuando a vivere come se non stesse accadendo nulla. Business As Usual (policy), http://en.wikipedia.org/wiki/Business_as_usual_(policy) [10]. SRES: è una pubblicazione IPCC del 2001 che venne preparata per affiancare il Third Assessment Report, tratta l'andamento delle emissioni di GHG per il futuro secondo le varie scelte che l'umanità compirà. http://www.grida.no/publications/other/ipcc_sr/?src=/climate/ipcc/emission/ [11]. Tutte le informazioni del paragrafo si basano su informazioni IPCC fourth assessment report, Long Synthesis Report, capitolo 3 [12]. Zona che si trova sulla fascia equatoriale dell'Africa. [13]. Le regioni di permafrost sono regioni in cui il suolo rimane perennemente ghiacciato. [14]. IPCC Fourth Assessment Report (Working Group 2) parla del 20-30% delle specie animali e vegetali per un innalzamento superiore ab 2-3°C che aumenta in parallelo all'aumento di temperatura fino ad arrivare per un innalzamento di circa 5°C un range compreso fra il 40 e il 70%. [15]. Con ciclo del carbonio, si indica il continuo scambio di carbonio fra la geosfera (combustibili fossili), biosfera (l'insieme delle zone terresti dove è possibile la vita), atmosfera e idrosfera (mari e oceani). [16]. Il fenomeno dello sbiancamento dei coralli è dovuto principalmente allo stress che esso subisce, qui termico ad esempio, che agisce sul rapporto simbiontico fra i polipi del corallo e le alghe unicellulari che gli danno in colore che vengono espulse e portano ad una lenta morte del corallo che viene esposto all'erosione dovuta alla fauna ittica e alla forza del mare. Per approfondire: Marshall, Paul; Schuttenberg, Heidi (2006). A Reef Manager’s Guide to Coral Bleaching http://www.gbrmpa.gov.au/corp_site/info_services/science/climate_change/bleach_watch.html [17]. Dati da IPCC fourth assessment report, WG1 capitolo 10.4.2 [18]. Tutto il capitolo si basa su affermazioni contenute nell'IPCC fourth assessment report WG3 [19]. Vedi in Trentino il Green building Council Italia, il progetto G.M.H. ITEA – green house model o il progetto Casa&Clima (TN e BZ) http://www.casaeclima.com [20]. Per approfondire: http://cop15.dk [21]. Scritto inedito di Harold Hotelling [22]. Tra il 1975 e il 2000 nelle Alpi si è verificata una perdita di superficie dei ghiacciai del 22%, pari a un volume di circa 30 km3 .Nella sola estate del 2003, i ghiacciai alpini hanno perso mediamente tra il 5 e il 10% del loro volume. All’inizio degli anni ’90 in Trentino erano presenti 146 corpi glaciali (considerando anche i glacionevati di limitate dimensioni), per una superficie totale di 50,5 km2 . Una stima più recente (2003) indica un numero di ghiacciai pari a 83 (più alcune decine di corpi glaciali minori), per una superficie totale di 38,3 km2. …. Con il permanere degli attuali tassi di riduzione, si stima che nel 2025 sarà rimasto meno del 50% del volume di ghiaccio presente negli anni ’80 e soltanto circa il 5-10% nel 2100. (Previsioni e conseguenze dei cambiamenti climatici in Trentino, Provincia Autonoma Trento, progetto clima 2008-) [23]. da Cambiamento climatico regionale e adattamento- Le Alpi di fronte al mutamento delle risorse idriche - AEA, Copenaghen, 2009 22 [24]. Climate changes in the European Alps, Jan 2007, OECD. (www.oecd.org/dataoecd/14/63/37925787.pdf) [25]. Per approfondire vedi: http://www.cipra.org [26]. In Trentino la tendenza all’anticipo delle fasi primaverili è osservabile in modo evidente sul melo e stimabile approssimativamente in circa 8-10 giorni negli ultimi 20 anni.- . (Previsioni e conseguenze dei cambiamenti climatici in Trentino, Provincia Autonoma Trento, 2008) [27]. Per approfondire vedi: www.climagri.it [28]. Per approfondire vedi: http://qualenergia.it [29]. Interdiscip Perspect Infect Dis. 2009;2009:593232. Effects of climate change on ticks and tick-borne diseases in europe. Gray JS, Dautel H, Estrada-Peña A, Kahl O, Lindgren E Bibliografia 1. Bellucci A. Il cambiamento climatico: evidenze scientifiche e scenari futuri 2. Dell’Acqua N., La gestione e il monitoraggio del fiume Adige nella prospettiva dei cambiamenti climatici, relazione al Convegno “La gestione dell’acqua: quali soluzioni?” Verona 23 ottobre 2007 3. Meadows De., Meadows Do., Randers J., “Limits to growth” , System Dynamics Group del MIT 1972 4. Meadows De., Meadows Do., Randers J., “Limits to growth-30 years later”, System Dynamics Group del MIT (I nuovi limiti dello sviluppo – La salute del pianeta nel terzo Millennio, Oscar Saggi Mondadori 2006) 5. IPCC, Climate Change Fourth assessment report, 2007 www.ipcc.ch 6. IPCC, Special Report on Emissions Scenarios, 2001 http://www.grida.no/publications/other/ipcc_sr/?src=/climate/ipcc/emission/ 7. Pagani M., Il picco delle risorse minerarie, relazione Convegno ASPO Italia, 3 maggio 2008 8. Bardi U. e Pagani M. su: http://europe.theoildrum.com/node/3086 9. EEA, Regional Climate change and adaptation (Alps) Report 8/2009 Microsoft Encarta- Enciclopedia Premium www.europetheoildrum.com www.wikipedia.com www.ASPO.com www.usgs.org http://cop15.dk http://www.casaeclima.com http://www.atmosphere.mpg.de/enid/ss_Energia_solare/Radiazione_solare_di_fondo_6fr.html Si ringraziano: • Aldo Gabbi, dirigente Liceo scientifico Galilei di Trento, per il sostegno a questa ricerca; • Maria Teresa Pontara, docente scienze Liceo Galilei di Trento, per il coordinamento del lavoro; • Antonio Zecca, docente di chimica fisica dell’atmosfera, docente di fisica del clima per il corso di dottorato Università di Trento, per la consulenza scientifica Trento, 27 gennaio 2010 Il capogruppo Davide Caresia Davide Caresia Indirizzo: Via del borgolet 4, Fornace 38040 TN [email protected] E-mail: Telefono: 340.1639513 23