nuotare contro corrente - Liceo Scientifico "Galileo Galilei"

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NUOTARE CONTRO CORRENTE:
CAMBIAMENTI GLOBALI,
CAMBIARE I NOSTRI STILI DI VITA
O TENTARE DI PIEGARE IL PIANETA ALLA NOSTRA VOLONTÀ?
Immagine: Gruppo di Brenta
Trento, gennaio 2010
Caresia Davide, Giuseppe Barbareschi, Sebastiano Fanti
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Abstract
The Project - “Go against the current. Climate change: vary our lifestyles or try to turn the
Earth to our wishes?” – has been suggested by the need to answer important questions about our
future.
This century is assisting to changes touching all aspects in human life. Several changes,
unprecedented in the history of mankind are going to modify the climate throughout the world.
Consequences (although difficult to predict in detail) will reach agricultural food production, water
availability and other important life determining factors. The exhaustion of natural fossil resources
imposes a rethinking of energy use and the ways of production. Within this framework, the growth
of some developing nations implies a new distribution of natural resources between the rich and the
poor nations.
We have two paths ahead of us. We can react to coming changes by adapting our lives and
adjusting ourselves to the new Earth or try to win a lost battle against the physical, chemical and
geological situation of the planet.
It’s undeniable that today we are assisting to a diffused misinformation about climate change and
exhaustion of non-renewable energy resources. In fact, in our society information is only marginal
and often wrong or insufficient.
By means of a bibliographical research (books, magazines, seminaries and web sites) on
scientific results we wish to give readers a picture of what is happening to planet Earth because of
human actions. Climate change and the exhaustion of non-renewable resources are not strictly
correlated, but they are both strongly related by their influence on human life and their common
origin in wrong anthropological behaviors.
As a result of this research we have now a clearer picture: we have rebuilt the present
situation and probable evolution of two future scenarios that are of crucial importance for the social
and economic life of the countries in the world (climate change and the exhaustion of natural fossil
resources). In the last part of our work we have focused on what happened and what might be the
future of the Alpine regions ad in the Adige river valleys, and, in particular, of our region.
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NUOTARE CONTRO CORRENTE
Il progetto “Nuotare contro corrente”: Cambiamenti globali: cambiare i nostri stili di vita o
tentare di piegare il pianeta alla nostra volontà?” nasce in primo luogo dalla volontà di
approfondire un tema di attualità e che nello stesso tempo ci interroga come cittadini cui stanno a
cuore le sorti del pianeta terra.
Questo secolo vede cambiamenti di dimensione planetaria in quasi tutti settori riguardanti la vita
umana. Il riscaldamento globale imporrà cambiamenti al clima terrestre e di conseguenza alle
produzioni agroalimentari, alla disponibilità di acqua e ad altri fattori di importanza vitale.
L’esaurimento delle risorse energetiche fossili imporrà ripensamenti sul modo in cui utilizziamo
l’energia e sui modi con cui produciamo. La crescita di alcune nazioni in via di sviluppo richiederà
una ridistribuzione delle risorse della terra tra le nazioni ricche e quelle povere.
Abbiamo davanti due alternative. Possiamo reagire ai cambiamenti cambiando a nostra volta e
adattandoci al nuovo volto del pianeta oppure tentare di nuotare contro corrente, ossia tentare di
vincere una battaglia persa in partenza contro la realtà fisica, chimica e geologica del pianeta.
E’ innegabile che oggi assistiamo ad una diffusa disinformazione in tema di cambiamento climatico
ed esaurimento delle risorse non rinnovabili. Infatti nella società odierna la diffusione di
informazioni su tale argomento avviene in modo marginale e può portare il pubblico interessato
all'argomento ad avere conoscenze insufficienti o più spesso errate.
Attraverso una ricerca bibliografica (libri, riviste, conferenze e la Rete) su dati scientifici
desideriamo offrire al lettore un’idea di che sta accadendo al pianeta Terra in conseguenza alle
azioni dell'uomo. I cambiamenti climatici e l'esaurimento delle risorse non rinnovabili, pur non
essendo argomenti direttamente correlati , sono fortemente legati dalla loro influenza sulla vita
dell'uomo e in quanto entrambi derivanti da azioni antropiche.
Grazie allo studio dei dati abbiamo potuto ricostruire la situazione attuale e la probabile
evoluzione di scenari futuri in due ambiti che sono di importanza cruciale per la vita socioeconomica in ogni parte del mondo, focalizzandoci in seguito su ciò che è avvenuto e potrà
avvenire nella zona dell'arco Alpino e in particolare nelle nostre Regioni.
Indice
La relazione si divide in tre capitoli:
1. Il primo riguarda il cambiamento climatico in corso ed espone in primo luogo i
cambiamenti climatici avvenuti finora; prosegue in una valutazione delle possibili situazioni
future. Il capitolo si conclude con una serie di soluzioni per riuscire a diminuire l'impatto dei
futuri cambiamenti climatici sulla nostra vita.
2. Il secondo capitolo tratta il tema dell'esaurimento delle risorse del pianeta soffermandosi,
dopo una breve introduzione, prima sull'esaurimento delle fonti di energia non rinnovabili e
in seguito su quello delle risorse minerarie.
3. Il terzo e ultimo capitolo si sofferma sugli effetti che i cambiamenti climatici hanno e
potranno avere sulla situazione ambientale, economica e sociale dell'arco Alpino, con
particolare attenzione alla nostra regione Trentino-Alto Adige.
3
I CAMBIAMENTI CLIMATICI
Il cambiamento climatico, o meglio i cambiamenti climatici, è un argomento estremamente
attuale a livello globale in quanto si può affermare (anche se non con certezza inequivocabile circa
l'entità degli stessi) che esso avrà effetti su ogni aspetto della vita sulla terra. Solo per fare qualche
esempio: l'andamento futuro del PIL di una nazione, i progetti edilizi per il futuro, il periodo di
semina del grano o quello di migrazione degli uccelli ...
Definizione di Cambiamento climatico globale
Con il termine cambiamento climatico (climate change) si definisce, secondo il suo
significato letterale, un cambiamento nello stato del clima di un ambiente. Il termine viene il più
delle volte usato, ai giorni nostri, per descrivere una serie di conseguenze derivanti da azioni
dell'uomo che influiscono negativamente sul sistema di equilibri che regola la vita sul pianeta
Terra. Azioni che hanno già cominciato a manifestare i loro effetti. Le informazioni scientifiche di
cui disponiamo indicano una elevata probabilità che le conseguenze dei cambiamenti climatici
globali potrebbero diventare molto gravi entro pochi decenni.
Cambiamenti osservati e studiati
Il primo fra tutti i cambiamenti climatici e causa della maggior parte degli altri ad oggi osservabili è
l'aumento globale della temperatura superficiale e oceanica. Tale crescita è dovuta in piccola parte a
fattori naturali e per la maggior parte all'aumento nell'ultimo secolo della concentrazione di gas
serra (Greenhouse gases, GHG) di origine antropogenica. I principali GHG sono il diossido di
carbonio CO2, prodotto principalmente dall'uso di combustibili fossili, il metano NH4, prodotto sia
dall'uso di combustibili fossili che dall'agricoltura, e l'ossido di diazoto N2O, principalmente un
prodotto in agricoltura. Un contributo non trascurabile è dovuto inoltre ai CFC e HCFC, gas
industriali. I GHG sono la principale causa dell'effetto serra[1] e quindi dell'innalzamento della
temperatura. In questo ultimo periodo sono sempre più frequenti affermazioni secondo le quali
l'innalzamento di temperatura non sarebbe dovuto alle emissioni di GHG da parte dell'uomo. Molte
di queste ipotesi affermano che l'aumento della temperatura è dovuto solamente a fattori ambientali,
primi fra tutti l'azione dei vulcani[2] e della radiazione solare[3]. Queste teorie, molte volte con scarse
basi scientifiche, possono essere smentite osservando i trend della temperatura media globale negli
ultimi cento anni che dimostrano che un innalzamento globale della temperatura come quello che si
è verificato (+0.74°C dal 1906 al 2005, IPCC AR4) non si può imputare solo a fattori ambientali,
infatti solamente introducendo il fattore antropico nelle simulazioni per lo scorso secolo si
ottengono risultati simili alle temperature registrate[4] (vedi FIG.1).
L'innalzamento della temperatura ha tutta una serie di conseguenze a livello globale e locale
che vengono studiate da molto tempo, prima fra tutte l'innalzamento del livello dei mari (sea level).
Tale fenomeno è dovuto principalmente alla dilatazione termica[5] che il mare subisce a causa del
riscaldamento globale e in secondo luogo allo scioglimento dei ghiacciai montani e polari
(soprattutto degli enormi ghiacciai della Groenlandia e del continente Antartico)[6]. Il livello del
mare ha subito nel corso delle ere un continuo processo di innalzamento e abbassamento dovuto in
primo luogo al susseguirsi di ere glaciali che hanno portato il mare da livelli molto più bassi di
quelli attuali (circa 100 m in meno) a livelli di qualche decina di metri più alti di quello attuale.
4
FIG.1 Confronto fra le simulazioni sull'andamento della temperatura media globale per il XX secolo usando
modelli che utilizzano solamente fattori ambientali (grafico in azzurro) e simulazioni in cui si tiene nota di
forzanti antropogeniche, prevalentemente gas serra (grafico in giallo).
Immagini da IPCC Fourth assessment report. Working Group 1, capitolo 10.
Tale processo è da considerarsi però su periodi di centinaia di migliaia di anni e ad esso non è
imputabile l'attuale velocità di innalzamento. Il tasso d'incremento annuo del livello medio dei mari
ha infatti subito un grande aumento negli ultimi decenni, passando da un valore medio di +1,8
mm/anno considerando i dati dal 1961 al 2003 ai +3,1 mm/anno dal 1993 al 2003. Si è stimato un
innalzamento del livello medio globale dei mari di circa 20 centimetri nel corso dell'ultimo secolo
(dal 1880 ad oggi)[7].
Un altro oggetto delle ricerche di moltissimi climatologi in tutto il mondo è l'effetto del
riscaldamento climatico sui ghiacciai montani e polari. Sono molti infatti i dati che affermano una
costante diminuzione della maggior parte dei ghiacciai terrestri anche se i dati risalenti ad un
periodo più lungo degli ultimi cinquant'anni non possono spesso essere considerati affidabili. É
stata riscontrata una diminuzione sostanziale nella massa dei ghiacciai secondo un bilancio
mondiale, gli esempi più visibili si possono riscontrare nelle Alpi o nella zona montuosa dell'ovest
in Nord America. I ghiacci marini dell'oceano Artico hanno avuto un notevole cambiamento nel loro
volume, cambiamento che ha comportato una diminuzione del 2.7 ± 0.6% per decade della loro
estensione dal 1978 con picchi di scioglimento estivi del 7.4 ± 2.4 % e una diminuzione del loro
spessore dal 1987 al 1997 di circa un metro[8]. Inoltre molti dati fanno presupporre che sia lo
scioglimento dei ghiacciai montani che delle calotte glaciali su Groenlandia e Antartide abbiano
dato un forte contributo all'innalzamento del livello del mare.
Detto questo si può affermare con sicurezza che l'emissione di GHG ha già avuto impatti
misurabili sulla vita sia umana che animale che vegetale sulla terra, dovuti oltre che alla loro
tossicità, al loro effetto sulla temperatura globale. Tramite lo sfruttamento di risorse naturali, che
l'uomo spesso sfrutta senza pensare alle conseguenze, si stanno creando cambiamenti e interferenze
con processi del sistema-Terra che quasi certamente influenzeranno purtroppo non positivamente la
vita delle future e delle ATTUALI generazioni.
Proiezioni per il futuro delle emissioni di GHG
Lo studio scientifico delle azioni future riguardo alle emissioni di GHG porta
necessariamente ad una suddivisione secondo le varie scelte che l'umanità prenderà riguardo
l'utilizzo di fonti di energia fossili o di altro tipo. Qualunque siano i criteri di valutazione per le
azioni future in quasi tutte le proiezioni si possono evidenziare tre tipi di soluzioni:
1. La soluzione Business As Usual[9] (BAU) dove la popolazione mondiale continua a
incrementare le emissioni, usando lo stesso tipo di fonti energetiche e senza prendere nessun
tipo di decisione riguardo il cambiamento climatico.
2. La soluzione di tipo Bilanciato (B) in cui la popolazione mondiale comincia a prendere atto
della situazione a livello climatico e affianca ai combustibili fossili altri tipi di fonti di
5
energia prevalentemente di fonte rinnovabile e con basso impatto ambientale.
3. La soluzione di tipo Ecologico (E), in cui la popolazione mondiale prende atto in modo
completo della situazione e dei rischi del cambiamento climatico, passa in poco tempo dalle
fonti energetiche non rinnovabili a fonti energetiche alternative rinnovabili con basso
impatto ambientale e attua una politica di adattamento precauzionale alle future
conseguenze del riscaldamento globale.
É chiaro che il tipo di scenario futuro che si prospetta è molto diversificato a seconda delle scelte
che l'umanità compirà in futuro, e tanto più gravi saranno le conseguenze quanto più alto sarà il
tasso d'incremento delle emissioni di GHG.
FIG. 2 Qui è presentato un esempio di
suddivisione delle previsioni future per le
emissioni di GHG. Gli scenari SRES, Special
Report on Emissions Scenarios[10], si basano
oltre che sulla percentuale di energia da fonti
alternative anche sulla velocità di sviluppo e
sul grado di collaborazione fra i vari stati del
mondo. Lo scenario A1 è diviso in ulteriori 3
parti che rispecchiano uno scenario BAU
(A1FI), uno bilanciato B (A1B) e uno
Ecologico E (A1T).
Immagine da IPCC fourth assessment report,
synthesis report Capitolo 3.
Le previsioni per il futuro sulla base di uno scenario di tipo BAU vedono un grande aumento
dell'utilizzo di combustibili fossili dovuto alla rapida crescita della popolazione grazie allo sviluppo
economico nei paesi più arretrati e di conseguenza un sostanziale aumento delle emissioni di GHG.
In questo scenario l'innalzamento della temperatura si potrà aggirare attorno ad un valore medio
globale di circa +3°C (tra 2 e 4°C circa) rispetto alla temperatura della fine del XX secolo in un
ipotetico periodo di fine XXI secolo. É da precisare che alcune zone del pianeta potrebbero avere
temperature molto più alte, raggiungere un aumento di temperatura fino a +8°C (zone polari).
Questo aumento della temperatura porterà il livello del mare a salire di un valore compreso fra 30 e
gli 80 cm, non considerando il contributo da parte dello scioglimento dei ghiacciai[11].
Le previsioni per il futuro per uno scenario di tipo B indicano un aumento delle emissioni di
GHG, seppur minore dello scenario BAU, a causa della crescita della popolazione mondiale e
quindi della domanda di energia che in questo ipotetico futuro sarà prodotta sia da combustibili
fossili sia da fonti rinnovabili. Il valore dell'aumento di temperatura globale sarà quindi
direttamente proporzionale alla percentuale dell'energia totale proveniente da combustibili fossili. E
come la temperatura globale anche le altre conseguenze avranno un grado di incidenza
proporzionale al cambiamento della temperatura.
Le proiezioni sotto lo scenario di tipo E prevedono la sostituzione in poco tempo dei
combustibili fossili con fonti energetiche rinnovabili e quindi un piccolo aumento delle emissioni
di GHG per il primo periodo e una riduzione delle stesse a livelli più bassi di quelli attuali per gli
ultimi decenni di questo secolo. La temperatura globale aumenterebbe comunque di un valore
compreso fra l' 1 e i 3 °C circa e il livello del mare salirebbe di un valore compreso fra i 20 e i 40
cm (considerando solamente il fattore di dilatazione termica). Tali modifiche di livello globale
porteranno a una serie di conseguenze meno forti di quelle per uno scenario BAU, ma ciò non deve
portare a pensare che saranno meno importanti o addirittura non influenzeranno gli ecosistemi e la
vita umana. Infatti anche riducendo le emissioni di GHG del 100% dall'oggi al domani (cosa
6
impossibile) si verificherebbe comunque un innalzamento di temperatura dovuto alla durata di
permanenza dei gas nell'atmosfera, che si potrebbe protrarre per più di mezzo secolo prima di
ritornare a livelli pre-industriali[11].
Conseguenze nei prossimi cento anni
Le conseguenze del riscaldamento globale e dell'innalzamento del livello dei mari nel
prossimo secolo saranno di certo peggiori di quanto non faccia credere la diffusa disinformazione
sull'argomento.
L'aumento di temperatura influenzerà in primo luogo le grandi circolazioni atmosferiche del
pianeta, modificando il clima di ogni luogo del pianeta, e con esso anche la percentuale di
precipitazioni nella maggior parte del mondo (vedi FIG.3). Da tale modifica dei movimenti
atmosferici deriveranno due situazioni completamente opposte; in una parte del pianeta,
principalmente tutta la zona del Sahel[12], il Mediterraneo, l'ovest del continente Nordamericano e le
zone semi-aride dell'America Latina si avrà una rapida estensione delle zone desertiche e un forte
aumento nella percentuale delle zone colpite dalla siccità. In altre zone invece, soprattutto nelle
zone dei grandi delta fluviali asiatici, la percentuale di precipitazioni salirà ad un livello tale da
causare il rischio di piene e straripamenti anche in zone che non avevano mai avuto problemi di
questo genere. Inoltre è previsto una maggiore frequenza di perturbazioni atmosferiche di grande
intensità (cicloni) nelle zone tropicali, in opposizione alla diminuzione di eventi di minore intensità,
con un aumento della velocità dei venti e dell'intensità delle precipitazioni.
Un innalzamento della temperatura modificherà ogni luogo del pianeta, distruggendo interi
habitat naturali (es. regioni permafrost[13]), inoltre la rapidità del cambiamento non permetterà a
molte specie di adattarsi al cambiamento climatico e molte delle specie ad oggi esistenti saranno
costrette a migrare a latitudini o altitudini sempre maggiori invadendo altri ecosistemi e
compromettendo la biodiversità o ad estinguersi[14]. Inoltre, molti studi mostrano come il ciclo del
carbonio[15] sarà quasi certamente intaccato dai cambiamenti climatici, riducendo la percentuale di
CO2 assorbita dall'idrosfera e dalla biosfera e portando quindi ad un ulteriore aumento di
concentrazione di GHG nell'atmosfera e da li ad un ulteriore aumento di temperatura, con tutte le
conseguenze ad esso associate. La situazione delle zone ad alte latitudini o altitudini sarà una delle
più problematiche, si prevede una continua riduzione di coperture nevose dovuta al maggiore
riscaldamento estivo e il continuo ritiro dei ghiacciai montani, molti dei quali potrebbero finire con
lo sparire completamente molto prima della fine del secolo. Per quanto riguarda i ghiacci polari si
prevede una riduzione costante della loro estensione, in rapporto al futuro innalzamento di
temperatura, la parte più colpita sarà la parte artica, dove si prevede, per scenari che indicano una
forte crescita delle emissioni di GHG, il completo scioglimento dei ghiacci che ricoprono l'oceano
Artico entro il 2100.
FIG.3 Cambiamento percentuale delle precipitazioni a livello mondiale per il periodo 2090-2099 rispetto alla media per
il periodo 1980-1999. La mappa si basa su modelli che usano scenari SRES A1B (vedi FIG.2) e mostra le precipitazioni
per il periodo Dicembre-Febbraio (Sinistra) e per il periodo Giugno-Agosto (Destra). Dove la figura presenta spazi
bianchi i modelli davano risultati uguali per meno del 60% dei casi mentre le aree a puntini i modelli erano d'accordo
nel 90% o più dei casi.
Immagine da IPCC Fourth assessment Report – Synthesis Report fig. 3.3
7
Anche l'innalzamento del livello del mare avrà non poche ripercussioni, infatti il suolo che si
troverà ad altezze sul livello del mare minori del previsto innalzamento sarà sommerso dalle acque.
Molte zone poste su grandi delta fluviali - densamente abitate e con grande produttività agricola verranno invase dall'acqua salmastra. Aumenterà molto il rischio di inondazioni e mareggiate, in
intere zone paludose l'ecosistema verrà seriamente intaccato dalla nuova salinità dell'acqua, e a
causa del riscaldamento oceanico grandi barriere coralline subiranno un processo di
sbiancamento[16] e quindi un successivo processo di degrado. Inoltre è prevista una notevole
acidificazione della parte superficiale degli oceani a causa del maggior scambio di CO2 con
l'atmosfera, che porterà il pH degli stessi a decrescere di un valore compreso fra le 0.14 e le 0.35
unità[17]. Ciò è da sommarsi alla già avvenuta modifica del pH dello strato superficiale oceanico di 0.1 unità da livelli preindustriali, che potrebbe seriamente intaccare molti sistemi marini, anche se
non si conosce ancora molto bene l'effetto che questa situazione potrebbe causare. Non siamo in
grado di valutare quanto questo fenomeno influenzerà la disponibilità futura di pescato.
Ogni luogo del pianeta subirà, seppure in maniera diversa, gli effetti del riscaldamento
globale. Sebbene si possa vedere il lato positivo di un aumento di temperatura in poche e particolari
zone che saranno rese adatte ad uno sfruttamento di tipo agricolo o in cui diminuirà leggermente la
frequenza di precipitazioni, c'è da considerare che nel resto delle zone della terra gli effetti del
cambiamento climatico saranno in prevalenza negativi senza una adeguata operazione di
adattamento preventivo e mitigazione delle emissioni di GHG.
Cosa si può fare per prevenire queste conseguenze?[18]
Risulta chiaro che l'umanità deve agire il prima possibile per riuscire a mitigare le
conseguenze del suo operato. Saranno necessarie sicuramente politiche di mitigazione delle
emissioni di GHG e politiche di adattamento preventivo al cambiamento climatico. Tali politiche
dovranno essere messe in pratica il più in fretta possibile, in quanto più tardi ci si mobiliterà più
forte sarà l'impatto del cambiamento climatico e più difficile sarà ottenere effetti.
Molte opzioni alternative al consumo di combustibili fossili sono già sviluppate e altre sono
in fase di sviluppo. Nel futuro bisognerà muoversi affinché l'umanità non dipenda da un unica fonte
di energia, ci sarà bisogno di sviluppare inoltre tecnologie che riducano ancora di più la dispersione
dell'energia durante la distribuzione, sviluppare tecnologie che sfruttino meglio l'energia fornita e
molto altro. Alcune di queste tecnologie sono già disponibili sul mercato, come le fonti energetiche
idroelettrica, solare termica, eolica e molte tecnologie che diminuiscono i consumi negli autoveicoli
o li fanno passare da un sistema si alimentazione da raffinati del petrolio (benzina, diesel, gasolio) a
sistemi di alimentazione alternativi (biocarburanti, elettricità). In un prossimo futuro, per ridurre il
rischio dovuto ai cambiamenti climatici si dovrà attuare una serie di politiche che incentivino
fortemente questi tipi di tecnologie e lo sviluppo di altre fonti di energia di questo tipo.
Un altra strada che sarà necessario intraprendere, sarà quella di adottare piani di sviluppo
edilizio che tengano conto dei cambiamenti climatici: in primo luogo per le zone costiere che
vedranno avanzare gradualmente la linea di costa e saranno costrette ad arretrare sempre più verso
l'interno, in secondo luogo per diffondere una linea di pensiero che associ oltre all'estetica di un
edificio, il suo impatto ambientale. Secondo questa linea si dovranno progettare edifici che abbiano
ad esempio un impianto di riscaldamento e raffreddamento con un rapporto fra energia utilizzata e
intensità del riscaldamento/raffreddamento molto basso, oppure edifici che sfruttino al meglio la
loro esposizione solare come illuminazione diurna. Queste sono solo poche soluzioni per un edilizia
che riduca lo spreco di energia ma per fare in modo che questo tipo tecnologia si diffonda si
dovranno incentivare le progettazioni di edifici di questo tipo, regolare attraverso normative di
livello più ampio possibile (il caso migliore sarebbero normative di livello mondiale) la
progettazione e la costruzione e diffondere su larga scala questo tipo di progettazione. Le Regioni
dell’ arco Alpino sono all’ avanguardia nei cambiamenti per la nuova edilizia, ma molto può essere
ancora fatto e molto di più sarà necessario per adattare al clima futuro le nostre città antiche[19].
8
Sarà necessario puntare su tecniche di coltivazione che riducano le emissioni di metano,
principalmente dagli allevamenti e dalle coltivazioni di riso, e di ossido di di-azoto,. Per gli
allevamenti esistono sperimentazioni per il recupero del metano e il suo uso come combustibile.
Sarà necessario avviare un vasto recupero di terreni improduttivi o paludosi. Un importante
contributo al rallentamento dei cambiamenti climatici potrebbe essere un politica di riforestazione e
l'introduzione su vasta scala di leggi per il controllo sull'utilizzo delle foreste. Su questo sembrano
esserci progressi: a Copenhagen [20] il Brasile ha annunciato una nuova politica verso al protezione
della foresta amazzonica. Un’altra fonte energetica potrebbe derivare dall'utilizzo dei prodotti di
scarto dello sfruttamento della foresta per la produzione di biogas. Altra energia si potrebbe avere
dall'incenerimento dei rifiuti rimasti dopo un processo di riciclo e minimizzazione degli stessi.
In qualunque campo sarà comunque necessaria una continua ricerca per tecnologie che
aiutino a sfruttare appieno l'energia e riducano al minimo la dispersione o lo spreco della stessa. Tali
ricerche dovranno essere condotte in maggior misura dagli stati che hanno un maggior peso
nell'apporto di gas serra nell'atmosfera, che dovranno compiere uno sforzo maggiore degli stati
meno sviluppati per ridurre le emissioni e investire più di stati non industrializzati in ricerche di
questo tipo. Tale investimento potrebbe però rivelarsi inutile se i risultati ottenuti principalmente da
stati con un livello di sviluppo tecnologico molto alto non venissero diffusi in modo omogeneo in
tutte le parti del mondo, specialmente in paesi in via di sviluppo o paesi che vedranno un forte
sviluppo nel XXI secolo.
Conclusioni sui Cambiamenti climatici
Il riscaldamento globale attuale è senza alcun dubbio di origine antropogenica. Il
riscaldamento globale ha già avuto notevoli effetti sul pianeta Terra, e continuerà ad averne, a
seconda di quali scelte farà l'umanità nel prossimo futuro. É dunque arrivato il momento di prendere
atto della gravità di questo fenomeno ed agire di conseguenza. Non è azzardato affermare che oggi
esiste ancora troppa disinformazione su un argomento di estrema importanza come il cambiamento
climatico: la società contemporanea ha cominciato da troppo poco tempo a riflettere sul tema, e il
tempo a nostra disposizione è ridotto. Un andamento economico nel prossimo secolo di tipo BAU
porterebbe gravi danni alla nostra organizzazione socio-economica: si devono adottare nuovi stili di
vita, operare cambiamenti a scopo adattativo precauzionale e mitigativo contemporaneamente. E a
partire da subito: quanto più in ritardo essi verranno applicati tanto più forti saranno le conseguenze
per ogni luogo della Terra.
9
ESAURIMENTO DELLE RISORSE FOSSILI E MINERARIE
La mentalità corrente è portata a credere che la nostra economia possa essere soggetta ad una
crescita illimitata. Questo potrebbe essere vero se nell’universo tutto avesse dimensioni infinite, se
noi avessimo a disposizione tutto quanto ci è necessario in quantità illimitata, ma, purtroppo per
noi, le cose non stanno così. Tutto nell’universo sembra aver dimensioni finite, e, quindi, anche la
quantità di risorse disponibili. A testimonianza di questa concezione errata a livello di sentire
comune, ma suffragata da teorie e opinioni di esperti, possiamo citare i testi di economia, i quali
fino agli anni ’70 (alcuni anche oggi), sostenevano che la sopravvivenza di un’attività economica
potesse essere possibile soltanto se essa avesse continuato a crescere ogni anno di un costante X%
parlando in termini di PIL. Nel 1972 venne pubblicato il libro “ Limits to growth” del System
Dynamics Group del MIT. Il libro fu uno shock per l’opinione comune, in quanto mai, prima di
allora, era mai stato espresso il concetto di “grandezza fisica limitata” delle risorse naturali e, di
conseguenza, di limiti dello sviluppo. Altri prima di allora avevano già intuito il pericolo, troviamo
testimonianze già nel 1931, quando Harold Hotelling, economista e statista statunitense, studioso
dell’economia del benessere, scriveva:
«La contemplazione della scomparsa delle ricchezze minerarie, delle foreste e delle altre risorse
esauribili del pianeta ha sollevato la questione della regolazione del loro sfruttamento. La
percezione che questi prodotti sono ora troppo a buon prezzo per il beneficio delle generazioni
future, che sono sfruttati egoisticamente ad un ritmo troppo elevato e che a causa della loro
economicità sono prodotti e consumati con grande spreco ha dato origine al movimento di
conservazione.»[21]
Soltanto negli anni ’70, quegli studiosi che in un primo momento erano stati definiti catastrofisti,
cominciarono ad essere ascoltati sul serio, ma oggi, trent’anni dopo abbiamo ancora da riflettere sul
problema, e il tempo a disposizione per agire, e risolverlo, è davvero poco. E’ opinione accettata
dalla grande maggioranza degli studiosi che sia necessario prendere provvedimenti entro il
prossimo decennio, un ulteriore ritardo potrebbe portare il sistema climatico ad una situazione di
non ritorno. Nel 2003 gli esperti del MIT - autori di “Limits to growth” - pubblicarono un secondo
testo “I limiti dello sviluppo - 30 anni dopo”, nel quale, attraverso un modello matematico del
sistema economico mondiale, chiamato WORLD-3, fu possibile estrapolare alcuni parametri socioeconomici riguardanti il futuro. Ipotesi di partenza era che se non fosse intervenuta alcuna
innovazione tecnologica, alcun miglioramento organizzativo, e l’inquinamento e l’uso inefficiente
delle risorse fosse continuato come in passato (modello BAU), il 2020 avrebbe segnato il punto di
non-ritorno.
Proiezioni del modello WORLD-3 per lo scenario Business As Usual (BAU)
FIG.4 In questo grafico che rappresenta la
proiezione BAU, osserviamo che nel 2003
l’industria raggiunge un picco di
produzione, dopodiché crolla a causa
dell’esaurimento delle risorse.
L’innalzamento dell’ inquinamento e
l’esaurimento di risorse causano una
diminuzione del cibo e a sua volta una
diminuzione della popolazione, riducendo
così l’inquinamento.
Sfruttiamo le risorse fossili per ottenere energia e quelle minerarie per produrre quello di cui
abbiamo bisogno, siamo dipendenti da entrambe le cose a causa del nostro modo di vivere, ma se
domani vogliamo avere ancora il cibo necessario e un mezzo di trasporto a motore ad esempio,
dobbiamo imparare ad utilizzare meglio quello che abbiamo a disposizione.
10
Ripartizione dei consumi energetici mondiali per fonte
FIG.5 Di sicuro questo grafico, che illustra
il nostro altissimo consumo di risorse
“sporche” e non rinnovabili, mentre le
fonti di energia rinnovabili e “pulite” sono
agli ultimi posti, è testimone del nostro
non-impegno. Se non vogliamo incorrere
in gravi problemi l’istogramma dovrà
ribaltarsi entro i prossimi anni.
Immagine da www.wikipedia.org
Il picco del petrolio
FIG.6 Il grafico in rosso rappresenta la scoperta di nuovi giacimenti di petrolio, la linea in nero rappresenta
il consumo di petrolio annuo , mentre il grafico in verde rappresenta la previsione di scoperta di nuovi
giacimenti. Il tutto è espresso in miliardi di barili di petrolio per anno. Osserviamo che la scoperta di nuovi
giacimenti petroliferi ha raggiunto il picco negli anni ’60, da allora non ci sono più state grandi scoperte, e
dal 1985, ovvero dal punto in cui la linea in nero smette di essere all’interno dell’area del grafico rosso,
consumiamo più petrolio di quanto ne venga scoperto.
11
Il futuro della produzione di petrolio
Esistono diverse tesi riguardanti la reazione dei consumi di petrolio al suo esaurimento e possono
essere classificate sotto tre categorie:
A) Crescita rapida seguita da
collasso, modello sostenuto da
IEA(International Energy Agency,
costituita da 26 paesi).
B) Produzione costante seguita da
collasso
C) La produzione passa per un
massimo, dopodiché decresce
gradualmente
FIG.7 GraficoIEA riguardo la produzione di petrolio.
La curva di Hubbert
Nel 1956 King M.Hubbert pubblicò questo
grafico nel quale prevedeva che la
produzione di petrolio dei pozzi americani
avrebbe toccato il picco verso il 1971,
dopodiché avrebbe seguito una curva a
campana.
Alla prima pubblicazione del grafico nessuno
gli prestò attenzione. La produzione
statunitense ha effettivamente raggiunto il
picco verso il 1970.
FIG.8 Grafico di King M.Hubbert
L’anno del picco del petrolio
La soglia del raggiungimento del picco di
produzione del petrolio, rappresenta il
momento nel quale la produzione diminuirà,
mentre la domanda continuerà, causando un
innalzamento alle stelle del prezzo al barile.
Secondo le attuali previsioni il picco verrebbe
raggiunto verso il 2015.
FIG 9. J. Laherrere-ASPO (Association for the Study of
Pick Oil)Previsioni per la produzione totale di liquidi
combustibili. Notiamo che il picco sarà raggiunto tra il
2010 e 2025.
12
Il picco del carbone
Il carbone raggiungerà il
picco di produzione tra il
2020 e il 2050 a seconda
delle diverse zone come
mostrato dal grafico. Il
grafico segue le stime
dell’USGS, agenzia
governativa statunitense
che si occupa di stimare le
riserve minerarie.
Il picco della produzione totale di combustibili fossili
Il picco si toccherà verso il 2025
Ecco come li abbiamo utilizzati fino ad oggi
Uranio
Si sta diffondendo la credenza secondo la quale il futuro dell’energia sarà l’uranio.
Ricordiamo che l’uranio può produrre soltanto energia elettrica, soltanto il 15% del fabbisogno
totale di energia, e non produrre, scaldarci e muoverci ….
Informazioni certe concernenti le scorte di uranio ancora presenti, non sono reperibili, in quanto
sono coperte da segreto militare, dato l’impiego bellico di questo elemento.
Dal brusco innalzamento del suo prezzo negli ultimi anni si può dedurre che non ce ne rimanga
ancora molto.
È risaputo che negli ultimi anni il fabbisogno di uranio delle centrali nucleari è stato “sfamato” in
gran parte anche dallo sfruttamento di uranio proveniente da testate nucleari dismesse dalla Russia e
dagli Stati Uniti.
13
WEO 2006 REFERENCE SCENARIO=
scenario BAU (Businnes As Usual)
WEO 2006-ALTERNATIVE POLICY
SCENARIO = piano che prevede la
costruzione di 5000 nuovi reattori
Inferred Resources= risorse ipotetiche
FIG.13 Secondo il seguente grafico pubblicato da IEA, nel periodo 2006- 2020, non sarà possibile estrarre abbastanza
uranio per mantenere i reattori già esistenti, il loro mantenimento dal 2020 in poi potrebbe essere possibile soltanto
con la scoperta di nuovi giacimenti ipotetici. Ma se venissero costruiti nuovi reattori come è intenzione dell’Italia e di
altri paesi, saremmo da capo.
Cosa dobbiamo fare?
Possiamo affidarci alle fonti energetiche fossili ancora per 20-30 anni. Quindi dobbiamo fondare
una nuova struttura energetica, il che richiederà alcuni decenni. Abbiamo già tutte le capacità e le
tecnologie necessarie per attuare questa rivoluzione, ma abbiamo bisogno di denaro per permettere
più ricerca scientifica. Per evitare il disastro climatico ed assicurarci la fornitura energetica nei
prossimi decenni, dobbiamo consumare meno combustibili fossili, e per farlo dobbiamo utilizzare
meno energia ma meglio.
Dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare e adottare nuovi stili di vita
Per fortuna abbiamo ora anche buone notizie:
1.Il picco della produzione complessiva totale di tutti i combustibili fossili è previsto verso il 2025.
2.Il consumo pro-capite di combustibili fossili è rimasto invariato negli ultimi trent’anni, mentre il
livello di benessere è cresciuto, di più o di meno, ma dappertutto; questo significa che si può vivere
senza necessariamente implicare l’aumento di X% di consumo di combustibili fossili per anno.
FIG.14 Osserviamo che fra gli anni ’50 e gli anni
’70 la produzione di combustibili fossili è salita alle
stelle. Dal ’75 invece la produzione è pressoché
costante, fino al 2000 in cui la produzione ha
ricominciato a salire di nuovo leggermente, ma le
previsioni dicono che raggiungerà il picco molto
presto, circa nel 2025.
3.L’efficienza energetica potrà diminuire
del 20% il consumo attuale con un costo
molto prossimo a zero. Quasi tutte le
tecniche di efficienza energetica hanno un
tempo di ritorno dell’ investimento dai due
ai cinque anni. Costituiscono un modo
molto efficace di ridurre la nostra
dipendenza dall’ estero e di ridurre l’
inquinamento.
4.La UE ha variato un nuovo pacchetto energia chiamato 20-20-20, che prevede entro il 2020 una
riduzione di almeno il 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 e di un aumento
14
non inferiore al 20 % della quota di energie rinnovabili.
La commissione finanzierà inoltre la realizzazione di 12 impianti dimostrativi per la cattura e lo
stoccaggio della CO2 nel sottosuolo.
5.Secondo il modello WORLD-3, se l’umanità cercherà nei limiti del possibile di stabilizzare il
prodotto industriale e le richieste di energia, se verranno introdotte nuove tecnologie per abbattere
l’inquinamento e ridurre il consumo
di risorse attraverso raccolta
differenziata e riciclaggio. Se
verranno adottate delle strategie atte
a salvaguardare i terreni agricoli, la
situazione sarà diversa dallo scenario
proposto dalla simulazione WORD-3
BAU che abbiamo riportato sopra.
Il grafico accanto mostra il Modello
WORD-3. Ecco come sarà lo
scenario se verranno apportati
interventi migliorativi.
FIG.15 Un calo contenuto di risorse si affianca ad una stabilizzazione della popolazione, del cibo e dell’industria, e a
un calo progressivo dell’inquinamento.Così facendo le risorse nel 2100 basteranno ancora per più di cento anni.
Non soltanto le risorse fossili, bensì
anche quelle minerarie sono vicine
all’esaurimento, infatti fino adesso
anch’esse sono state utilizzate in
modo inappropriato, continuando ad
estrarle dal sottosuolo senza invece
riciclare quelle già presenti.
L’estrazione delle risorse minerarie è
davvero inquinante in quanto
vengono utilizzati macchinari a
combustibile fossile e solventi per
dividere i minerali da altre sostanze.
FIG.16 Vediamo da questo grafico che se continueremo a consumare risorse minerarie con una crescita del 2% annua,
fra il 2010 e il 2050 tutte le riserve di metalli al momento conosciute raggiungeranno il picco. Il primo sarà lo
stronzio, l’ultimo il ferro.
Mercurio (Hg)
Il mercurio che era presente sulla terra è stato
sfruttato per oltre il 90%.
Il picco del mercurio è stato raggiunto nel 1971
con una produzione di 10000 t/anno, ora la
produzione non supera le 2000t.
FIG.17 Grafico di Marco Pagani (ASPO)
15
FIG.18 Grafico di Marco Pagani (ASPO)
FIG.19 Grafico di Marco Pagani (ASPO)
Piombo (Pb)
Cadmio (Cd)
Il piombo presenta un picco nel 1978. Quanto
durerà la ripresa dell’anno 2000?. Non sembra
esserci più molto piombo disponibile.
Il cadmio presenta un picco nel 1992. E’ un picco
dovuto a motivi di regolamentazione legislativa e
motivi economici oppure al suo esaurimento.
Zinco, stagno, rame e litio raggiungeranno il picco nei prossimi 5 anni.
Zinco (Zn)
Stagno (Sn)
Produzione annua m ondiale di zinco
Produzione annua mondiale di stagno
0,4
0,35
10
Produzione annua (Mtons)
Produzione annua (Mtons)
12
8
6
4
2
0,3
0,25
0,2
0,15
0,1
0,05
0
1900
1950
2000
2050
0
1900
2100
1920
1940
1960
Anni
1980
2000
2020
2040
Anni
ASPO
ASPO
Rame (Cu)
Litio (Li)
P ro d u z io n e a n n u a m o n d ia le d i ra m e
P ro d u z io n e a n n u a m o n d ia le d i litio
0 , 01 8
0,4
0 , 01 6
Produzione annua (Mtons)
Produzione annua (Gtons)
0 ,35
0 , 01 4
0 , 01 2
0, 0 1
0 , 00 8
0 , 00 6
0 , 00 4
0,2
0 ,15
0,1
0 ,05
0 , 00 2
0
19 00
0,3
0 ,25
19 50
20 0 0
2 05 0
0
19 30
2 10 0
1 950
197 0
Anni
19 90
2010
203 0
2 050
2070
Anni
ASPO
ASPO
S time de ll'U R R pe r alcun i mine rali (dati U S A)
180
Negli ultimi anni negli US
oltre che per il Ferro non si
sono fatte grosse scoperte di
nuovi
giacimenti
come
illustrato nel seguente grafico.
25000
160
Ra m e
20000
140
15000
100
P io m b o
F e rro
80
10000
Zin co
URR (Mt)
URR(Mt)
120
FIG.24 Grafico di Marco Pagani
60
40
5000
20
0
1930
0
1940
1950
1960
1970
1980
1990
2000
2010
2020
16
Acqua
In molti luoghi del mondo l’acqua estratta dal sottosuolo supera del 30%-60% la quantità d’acqua
che viene poi ricaricata alle falde attraverso le piogge, e così il livello delle falde acquifere si
abbassa ovunque.
Sotto vengono riportati 3 esempi di località che stanno vivendo questa situazione in prima persona,
notiamo che lo sfruttamento selvaggio dell’acqua nel sottosuolo è iniziato da subito, ovvero dalle
prime trivellazioni di cui abbiamo notizia. L’acqua nel sottosuolo si esaurirà nella maggior parte dei
luoghi dove viene sfruttata già nei prossimi decenni, rendendo invivibili luoghi remoti della terra
che sono stati abitati fino a questo momento soltanto grazie a questo sfruttamento.
FIG.25,26,27 Grafici UNEP, 2003
In Arabia Saudita l’acqua prelevata dal sottosuolo ha raggiunto il picco nel 1993 ( come illustrato
dal seguente grafico), da allora l’acqua è sempre meno e così è diventata sempre più cara
raggiungendo in molti casi prezzi insostenibili per la popolazione locale.
L’acqua ha un ruolo primario nella vita, il suo
esaurimento in un qualsiasi luogo significa
l’annullamento della vita nello stesso, qualsiasi
organismo vivente ne ha una continua necessità. Sulla
Terra non esiste altro elemento utilizzato tanto male
quanto l’acqua, davvero un paradosso dato il suo ruolo
di primaria importanza nell’universo. Nonostante
pochissimi lo ammettano, ebbene si, anche l’acqua è
in esaurimento a causa di una serie di motivi legati
all’inquinamento e al suo sfruttamento selvaggio.
Dobbiamo imparare a preservare questo elemento
come tutti gli altri, infatti secondo alcuni anche
l’acqua ha raggiunto il suo “picco d’estrazione” negli
anni passati.
Conclusioni sull’esaurimento delle risorse
Quasi ogni risorsa mineraria e fossile raggiungerà il picco fra il 2015 e il 2050. Continuando sulla
linea di questi ultimi decenni il nostro sistema economico-sociale non potrà reggere ancora per
molto in quanto esso stesso si basa in maniera troppo grande sullo sfruttamento di risorse che non
sono rinnovabili. È necessario prende provvedimenti per diminuire il consumo di energia e
materiali. Ritardare ancora nel prendere misure volte a ridurre l’entità dei cambiamenti climatici e a
riorganizzare il nostro sistema energetico potrebbe portare ad un punto di non ritorno in tempi brevi.
(10-15 anni). Esistono già le conoscenze adeguate e i materiali adatti ad affrontare con successo
questa grande transizione, ciò che serve ad oggi è un maggiore investimento nella ricerca in questi
campi. Non sarà possibile affrontare la situazione senza cambiare il nostro modo di pensare,
dobbiamo ricordare che l’ambiente appartiene a tutta l’umanità.
17
CONSEGUENZE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI
NELL’ARCO ALPINO
I tre tipi di cambiamenti climatici che si possono riscontrare a livello globale -aumento della
temperatura, alterazione della circolazione atmosferica, innalzamento del livello dei mari - avranno
con alta probabilità effetti sia diretti che indiretti anche a livello locale, in Trentino-Alto Adige e
sull’ arco alpino in generale.
EFFETTI DIRETTI SULL’AMBIENTE
Precipitazioni
È un dato verificabile che negli ultimi decenni si è assistito ad una modifica delle modalità di
precipitazioni atmosferiche in TAA. Vi è stata una tendenza alla riduzione ed ad una modificazione
delle precipitazioni come registrato nelle varie stazioni di rilevamento a partire dai primi decenni
del XX secolo (FIG.29). La diminuzione delle precipitazioni è quantificabile circa in un -10%, con
un’ importante riduzione delle precipitazioni nevose. Queste ultime nel periodo 1981-2006 hanno
mostrato un decremento di circa 5cm per anno, con importanti ripercussioni sull’innevamento delle
regioni sciistiche. La tipologia delle
precipitazioni inoltre ha mostrato una
tendenza verso la estremizzazione dei
fenomeni, possibilmente relativa al fatto
che le precipitazioni in Trentino
dipendono fondamentalmente sia dalle
correnti umide atlantiche che da quelle
del Mediterraneo.
Fra gli eventi importanti correlati
all’estremizzazione delle perturbazioni
con precipitazioni improvvise e violente
rientrano anche fenomeni di dissesto
idrogeologico, quali frane e piene
improvvise.
FIG.29 Grafico illustrante il volume di precipitazioni riferito al Bacino dell’Adige dal 1920 al 2007.
Dr. N. Dell’Acqua, Segretario Generale, Autorità di Bacini dell’Adige, FAST Verona 2007
FIG.30 Posizione delle fronti della Vedretta della Mare
ricostruite attraverso elaborazione della cartografia
digitale in ambiente CAD, sovrapposte all'immagine
dell'Ortofoto della Prov.Aut. di Trento (da Progetto
Highest MTSN)
Riserve idriche: ghiacciai e bacini artificiali
Due sono i principali elementi da considerare:
da un lato le modifiche di estensione dei
ghiacciai, e dall’altro un bilancio idrico
negativo. In TAA negli ultimo decenni si è
assistito ad una netta riduzione del numero e
della superficie occupata dai ghiacciai in
relazione all’aumento della temperatura[22]. Tale
processo ha inoltre subito una intensificazione
importante negli ultimi 4-5 anni ed è prevista
una possibile scomparsa quasi totale dei
ghiacciai entro la fine del nostro secolo.
18
La FIG.30 illustra in maniera inequivocabile come uno dei principali ghiacciai del Trentino
(Vedretta della Mare sul monte Cevedale) si sia progressivamente ritirato a partire dalla metà del
1800. Per quanto attiene al bilancio idrico, una riduzione delle precipitazioni associata allo
scioglimento dei ghiacciai comporta uno sbilanciamento tra gli apporti idrici (volume affluito di
pioggia e neve) e volume defluito (portata dei fiumi). La portata del Fiume Adige ad esempio ha
subito nel periodo 1923 – 2007 una evidente riduzione della portata, aggravato nei mesi estivi dallo
scioglimento dei ghiacciai.(Vedi FIG.31)
FIG.31 Volumi di
deflusso del Fiume
Adige: confronto tra i
volumi registrati nella
prima metà del XX
secolo e quelli a partire
dal 1982. (Dr. N.
Dell’Acqua, Segretario
Generale, Autorità di
Bacini dell’Adige, FAST
Verona 2007)
Modifiche degli ecosistemi
L’aumento delle temperature comporta dei cambiamenti di habitat, sfavorendo la vita di
organismi autoctoni vegetali ed animali, favorendo l’arrivo di nuove specie o favorendo in modo
abnorme lo sviluppo di specie autoctone. Esistono già degli esempi per quanto riguarda la fauna:
Negli ultimi anni si è assistito all’estesa infestazione della processionaria del pino (Thaumetopoea
pityocampa); pure la zecca dei boschi è stata favorita dall’aumento di temperatura. Inoltre
l’incremento della temperatura ha favorito la presenza di specie tipiche delle aree calde e
mediterranee, come i pappataci (Phlebotomus sp.) vettori della leishmaniosi canina, insieme
all’espansione dell’area di presenza della zanzara tigre (Aedes albopictus), possibile vettore di
malattie quali la dirofilariasi (infestazione dei tessuti umani da parte di Dirofilaria immitis).
Ma anche la flora risente dei cambiamenti climatici: un esempio è la modificazione del ciclo
produttivo delle piante da frutto, come per esempio il melo che negli ultimi vent’anni ha anticipato
la fioritura di circa 10 giorni. Si stima persino che il 60 % delle specie vegetali montane potrebbe
rischiare l’estinzione entro il 2100[23]. Vanno pure considerate le conseguenze “indirette” su animali
e piante, causate dall’alterazione dell’habitat in cui vivono, come nel caso della pernice bianca
(Lagopus mutus) a rischio di estinzione per la perdita degli habitat nevosi; oppure gli anfibi e la
fauna acquatica per la graduale scomparsa di zone umide.
EFFETTI ECONOMICI
Turismo
La riduzione delle precipitazioni nevose potrebbe influire negativamente sul turismo invernale.
Secondo l’OECD l’aumento di temperature nell’arco alpino stimato per il 2050 attorno a 2°C
comporterebbe l’innalzamento di circa 300 metri delle zone che non necessitano innevamento
19
artificiale. Inoltre l’innevamento naturale sull’arco alpino dovrebbe diminuire del 68%, nel Trentino
in specifico del (70%) e nell’Alto Adige del (63%)[24]. FIG.32 illustra le previsioni di riduzione
dell’innevamento nel TAA in funzione dell’ipotetico aumento di temperatura (ascissa variazione di
temperatura –attuale,<1,+1,+2,+4°C- ordinata numero di piste innevate). Questa riduzione
comporta dei problemi a livello turistico con una possibile riduzione delle presenze nella stagione
sciistica. Il danno economico potrebbe essere molto rilevante in quanto il turismo rappresenta una
delle voci di maggior peso nell’economia della Regione TAA e in molte regioni dell’arco alpino.
Finora si è fatto fronte alla diminuzione dell’innevamento naturale con l’innevamento artificiale.
Tuttavia, tralasciando i problemi dell’estetica delle aree sciistiche, l’innevamento artificiale
comporta dei problemi sul piano economico-ambientale, tra cui il consumo di acqua con necessità
di costruire bacini di raccolta, impianti di pompaggio e distribuzione dell’acqua e consumo di
energia elettrica. Per dare un esempio dei consumi dell’innevamento artificiale riportiamo la tabella
sottostante che mette a paragone i consumi annui per una famiglia media in Germania e per
l’innevamento di un ettaro di pista;questa tabella proviene dal documento “Innevamento artificiale
nelle Alpi”[25]. In tale documento si legge anche che: “Un metro cubo di neve artificiale (compresi
ammortamenti, costi energetici, costi per il personale) costa oggi ai gestori tra i 3 e i 5 Euro. In
Svizzera,per esempio, per un chilometro di pista innevabile, si calcola un investimento di circa
650'000 Euro. Per alcuni impianti di risalita, i costi arrivano sino a 50'000 Euro al chilometro. In
media, gli impianti di risalita del Cantone Vallese impiegano l’8,5% del fatturato per l’innevamento
artificiale.”
FIG.32 In figura i diagrammi rappresentano la disponibilità di acqua in funzione del possible incremento di
temperature.
Immagine da Climate changes in the European Alps, Jan 2007, OECD.
20
Tutti i problemi connessi all’ innevamento artificiale verranno aggravati dalla decrescita della
disponibilità d’acqua e dalla crescita nel costo dell’energia previste per il prossimo decennio.
Agricoltura
Come abbiamo già accennato l’agricoltura risente, ed in futuro probabilmente risentirà ancora di
più, dei cambiamenti climatici come principalmente l’aumento della temperatura e la scarsità
d’acqua. Già negli scorsi anni abbiamo assistito ai primi effetti dei cambiamenti climatici
sull’agricoltura: Oltre all’anticipo della stagione di fioritura per gli alberi da frutto[26], si sono
riscontrati crescenti problemi per l’irrigazione, poiché con l’aumento delle temperature cresce la
richiesta di acqua da parte delle piante, ma stiamo pure assistendo ad una diminuzione della
disponibilità d’acqua. Bisogna poi considerare che le piante non risentono solo della diminuzione
delle precipitazioni ma anche all’ estremizzazione del regime delle perturbazioni: ad esempio i
temporali violenti rovinano i raccolti. È possibile che non tutti gli effetti siano dannosi: si può ad
esempio ipotizzare che l’aumento della temperatura stimoli i raccolti e permetta di coltivare piante
da frutto a quote maggiori con maggiori rese, anche se ciò è possibile solo con una adeguata
quantità di acqua. Si tratta di problematiche complesse e ancora poco esplorate, per le quali il
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha promosso un articolato progetto di ricerca.[27]
Energia elettrica
Una riduzione delle precipitazioni provoca di conseguenza anche la riduzione della quantità di
acqua disponibile per alimentare i bacini montani utilizzati per azionare le turbine delle centrali
idroelettriche. Una possibile strategia per mantenere inalterato il potenziale di produzione di energia
idroelettrica potrebbe essere quella dei piccoli impianti di nuova generazione per la produzione di
energia installati nell’ambito degli acquedotti montani. Tali turbine possono produrre fino alcune
centinaia di kW, consentono di recuperare l’energia pressoria attualmente dissipata
meccanicamente, sono ad impatto ambientale nullo e possono essere fonti di reddito per i
comuni.[28]
EFFETTI SOCIALI
Immigrazione
Le problematiche globali relative ai cambiamenti climatici tendono a fare sentire i propri effetti
anche a distanza. Uno degli effetti più importanti è quello degli imponenti flussi migratori da zone
colpite da forti cambiamenti climatici come siccità, alluvioni od in futuro dall’innalzamento del
livello dei mari. È probabile che in futuro si assista ad un aumento dell’immigrazione anche in TAA
di persone in cerca di lavoro, sia tramite canali ufficiali, sia illegalmente. Un saggio governo di
questo fenomeno sarà di importanza fondamentale per la stabilità della struttura sociale e la
sicurezza della nostra regione.
Sanità
L’aumento della temperatura ha favorito la comparsa o l’aumento di insetti potenzialmente vettori
di malattie quali la malattia di Lyme trasmessa dalla zecca, la leishmaniosi canina, trasmessa dai
pappataci e la dirofilariasi, trasmessa dalla zanzara tigre. Esistono già numerosi studi nell’ambito
delle nazioni alpine che valutano se vi siano relazioni dirette tra gli incrementi di incidenza di
alcune di tali malattie ed i mutamenti climatici. I dati non sono univoci ma suggeriscono che tale
relazione esista[29].
21
Occupazione
Eventuali riduzioni dei flussi turistici possono riflettersi in modo negativo su tutta l’economia
regionale, colpendo sia gli addetti alle varie attività turistiche sia di conseguenza l’intera struttura
sociale. Anche un aumentato flusso di immigrazione produrrebbe effetti sulla occupazione.
CONCLUSIONI
Il cambiamento climatico deve essere affrontato a livello mondiale. Dato che le regioni dell’Arco
Alpino saranno fra le più colpite , è nostro interesse agire – anche a livello locale – ora e in fretta
NOTE
[1].
La terra disperde parte della radiazione solare che riceve dal sole sotto forma di radiazione infrarossa. La radiazione
infrarossa viene deviata nuovamente verso la terra dai GHG, aumentando così la temperatura terrestre.
Effetto serra, http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_serra
[2].
I vulcani emettono CO2 in modo costante durante il corso di tutta la loro “vita”. Tali quantitativi di CO2 non hanno notevoli
effetti sulla concentrazione di CO2 nell'atmosfera. Le eruzioni vulcaniche invece portano in superficie.
Emissioni vulcaniche e variazioni climatiche indotte, Arturo Cannito http://www.meteopuglia.it/articoli.htm
[3].
La radiazione solare ha delle fluttuazioni dovute al periodico aumento delle macchie solari che ne aumentano l'intensità.
Tale ciclo ha una durata di circa 11 anni, e possono arrivare a modificare la temperatura di un ∆t non superiore ai 0.3°C.
http://www.atmosphere.mpg.de/enid/ss_Energia_solare/Radiazione_solare_di_fondo_6fr.html
NB:questo articolo indica un ∆t compreso fra 0.5 e 1°C ma il dato reale non supera il valore di 0,3°C
[4]. Affermazione in base ai dati IPCC fourth assessment report, Long synthesis report, capitolo 1
[5]. Anche il mare come qualsiasi altra sostanza solida o liquida segue la legge di dilatazione volumica [ΔV=V0kt ] dove V0 è il
valore del volume prima della dilatazione, k il coefficiente di dilatazione volumica e t la temperatura in gradi Celsius.
[6]. NB: lo scioglimento di molti dei ghiacci artici non comporterebbe un notevole innalzamento del livello delle acque in quanto
essi stessi non si trovano su uno strato solido ma sono posti sopra l'oceano Artico.
[7]. Affermazione in base ai dati IPCC fourth assessment report Wotking Group 1, cap 5
[8]. Affermazione in base ai dati IPCC fourth assessment report Working Group 1, cap 4
[9]. Politica per la prima volta usata dal primo ministro inglese durante i primi anni della prima guerra mondiale, che aveva come
principio base il considerare la guerra come un altra attività economica, continuando a vivere come se non stesse accadendo nulla.
Business As Usual (policy), http://en.wikipedia.org/wiki/Business_as_usual_(policy)
[10]. SRES: è una pubblicazione IPCC del 2001 che venne preparata per affiancare il Third Assessment Report, tratta l'andamento
delle emissioni di GHG per il futuro secondo le varie scelte che l'umanità compirà.
http://www.grida.no/publications/other/ipcc_sr/?src=/climate/ipcc/emission/
[11]. Tutte le informazioni del paragrafo si basano su informazioni IPCC fourth assessment report, Long Synthesis Report, capitolo
3
[12]. Zona che si trova sulla fascia equatoriale dell'Africa.
[13]. Le regioni di permafrost sono regioni in cui il suolo rimane perennemente ghiacciato.
[14]. IPCC Fourth Assessment Report (Working Group 2) parla del 20-30% delle specie animali e vegetali per un innalzamento
superiore ab 2-3°C che aumenta in parallelo all'aumento di temperatura fino ad arrivare per un innalzamento di circa 5°C un range
compreso fra il 40 e il 70%.
[15]. Con ciclo del carbonio, si indica il continuo scambio di carbonio fra la geosfera (combustibili fossili), biosfera (l'insieme delle
zone terresti dove è possibile la vita), atmosfera e idrosfera (mari e oceani).
[16]. Il fenomeno dello sbiancamento dei coralli è dovuto principalmente allo stress che esso subisce, qui termico ad esempio, che
agisce sul rapporto simbiontico fra i polipi del corallo e le alghe unicellulari che gli danno in colore che vengono espulse e portano
ad una lenta morte del corallo che viene esposto all'erosione dovuta alla fauna ittica e alla forza del mare.
Per approfondire: Marshall, Paul; Schuttenberg, Heidi (2006). A Reef Manager’s Guide to Coral Bleaching
http://www.gbrmpa.gov.au/corp_site/info_services/science/climate_change/bleach_watch.html
[17]. Dati da IPCC fourth assessment report, WG1 capitolo 10.4.2
[18]. Tutto il capitolo si basa su affermazioni contenute nell'IPCC fourth assessment report WG3
[19]. Vedi in Trentino il Green building Council Italia, il progetto G.M.H. ITEA – green house model o il progetto Casa&Clima
(TN e BZ)
http://www.casaeclima.com
[20]. Per approfondire: http://cop15.dk
[21]. Scritto inedito di Harold Hotelling
[22]. Tra il 1975 e il 2000 nelle Alpi si è verificata una perdita di superficie dei ghiacciai del 22%, pari a un volume di circa 30 km3
.Nella sola estate del 2003, i ghiacciai alpini hanno perso mediamente tra il 5 e il 10% del loro volume. All’inizio degli anni ’90 in
Trentino erano presenti 146 corpi glaciali (considerando anche i glacionevati di limitate dimensioni), per una superficie totale di
50,5 km2 . Una stima più recente (2003) indica un numero di ghiacciai pari a 83 (più alcune decine di corpi glaciali minori), per
una superficie totale di 38,3 km2. …. Con il permanere degli attuali tassi di riduzione, si stima che nel 2025 sarà rimasto meno del
50% del volume di ghiaccio presente negli anni ’80 e soltanto circa il 5-10% nel 2100. (Previsioni e conseguenze dei cambiamenti
climatici in Trentino, Provincia Autonoma Trento, progetto clima 2008-)
[23]. da Cambiamento climatico regionale e adattamento- Le Alpi di fronte al mutamento delle risorse idriche - AEA, Copenaghen,
2009
22
[24]. Climate changes in the European Alps, Jan 2007, OECD. (www.oecd.org/dataoecd/14/63/37925787.pdf)
[25]. Per approfondire vedi: http://www.cipra.org
[26]. In Trentino la tendenza all’anticipo delle fasi primaverili è osservabile in modo evidente sul melo e
stimabile approssimativamente in circa 8-10 giorni negli ultimi 20 anni.- . (Previsioni e conseguenze dei cambiamenti
climatici in Trentino, Provincia Autonoma Trento, 2008)
[27]. Per approfondire vedi: www.climagri.it
[28]. Per approfondire vedi: http://qualenergia.it
[29]. Interdiscip Perspect Infect Dis. 2009;2009:593232. Effects of climate change on ticks and tick-borne diseases in europe.
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Si ringraziano:
• Aldo Gabbi, dirigente Liceo scientifico Galilei di Trento, per il sostegno a questa ricerca;
• Maria Teresa Pontara, docente scienze Liceo Galilei di Trento, per il coordinamento del
lavoro;
• Antonio Zecca, docente di chimica fisica dell’atmosfera, docente di fisica del clima per il
corso di dottorato Università di Trento, per la consulenza scientifica
Trento, 27 gennaio 2010
Il capogruppo
Davide Caresia
Davide Caresia
Indirizzo:
Via del borgolet 4, Fornace 38040 TN
[email protected]
E-mail:
Telefono:
340.1639513
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