La campagna d’Italia Nel 1796 il paese era in ginocchio, sull’orlo della bancarotta. Il Direttorio si convinse che l’unica soluzione era continuare la guerra, con l’obiettivo di trasferire ricchezze dalle regioni conquistate. Il piano del Direttorio prevedeva un’offensiva su due fronti: sul Reno, che doveva essere l’attacco principale, e in Italia Settentrionale, guidata dal giovane generale Napoleone Bonaparte (1769-1821). Nel corso dell’estate del 1796, l’offensiva sul Reno venne bloccata dagli Austriaci; mentre in Italia Bonaparte riuscì a sconfiggere l’esercito nemico e ad entrare trionfalmente a Milano il 15 maggio. Napoleone stipulò, inoltre, con gli Austriaci una pace molto vantaggiosa, chiamata Trattato di Campoformio, in base alla quale la Francia acquisì i Paesi Bassi austriaci (cioè il Belgio) e le terre della riva sinistra del Reno; l’Austria fu costretta a ritirarsi anche dalla Lombardia, ma in cambio Bonaparte le concesse di occupare la Repubblica di Venezia, che perse la sua millenaria indipendenza. L’ampliamento del conflitto e l’espansione territoriale della Francia Dopo la pace con l’Austria, solo l’Inghilterra continuava a combattere contro la Francia rivoluzionaria. L’esercito francese maturò allora l’idea di disturbare gli inglesi nei loro possedimenti coloniali in India, ma per questo era prima indispensabile conquistare l’Egitto. Il comando della spedizione d’Egitto (nel corso della quale fu rinvenuta la famosa stele di Rosetta) venne assegnato a Bonaparte. Giunto in Egitto, Napoleone sconfisse l’esercito dei mamelucchi (mercenari al servizio del sultano); tuttavia, la flotta francese incaricata di rifornire l’esercito, venne distrutta da quella inglese (comandata da Horace Nelson) nella rada di Abukir, con il risultato che l’esercito di Napoleone si trovò isolato e lontano dalla Patria. In Italia, dopo la partenza di Napoleone, l’esercito francese procedette ad ulteriori conquiste e all’istituzione di varie repubbliche (le “Repubbliche sorelle”), formalmente indipendenti, ma di fatto protettorati francesi: la Repubblica Cisalpina (con capitale Milano e comprendente la Lombardia insieme a Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia); la Repubblica Ligure; la Repubblica Romana; la Repubblica Partenopea. Sfuggivano al dominio napoleonico solo la Sicilia e la Sardegna (a causa della presenza della potente flotta inglese nel Mediterraneo). Le Repubbliche sorelle decaddero nel 1799, ma i francesi riconquistarono l’Italia nel 1800-1801. In quel momento l’ex Repubblica Cisalpina prenderà il nome di Repubblica Italiana e nel 1805 di Regno d’Italia. Bonaparte al potere Sconfitta su tutti i fronti, la Repubblica francese dovette affrontare, nell’estate 1799, una crisi militare. Bonaparte, che all’inizio di ottobre abbandonò l’esercito bloccato in Egitto e ritornò in Francia, mise in atto un colpo di stato, che si realizzò il 18 brumaio 1799 (10 novembre). Il Direttorio fu soppresso e il potere passò completamente nelle mani di Napoleone, che assunse il titolo di Primo console. Formalmente la Repubblica continuava ad esistere anche se di fatto si era in presenza di una dittatura militare. Nel dicembre 1799 fu varata una nuova Costituzione (la quarta, dell’anno VIII), che stabiliva la concentrazione del potere esecutivo nelle mani del Primo console (Napoleone). Sul piano amministrativo una riforma destinata a durare per 150 anni introdusse un forte accentramento del potere: dipartimenti, cantoni e comuni vennero affidati rispettivamente a prefetti, sottoprefetti e sindaci, nominati dal governo e responsabili di fronte ad esso. I magistrati inoltre divennero funzionari nominati dal Primo console. Le prime preoccupazioni di Napoleone furono di natura militare: occorreva riconquistare l’Italia e imporre di nuovo l’egemonia francese in Europa. Il primo obiettivo fu raggiunto con la vittoria di Marengo (14 giugno 1800); il secondo grazie alla battaglia di Hohenlinden, in Baviera, che aprì all’esercito francese la strada per Vienna e obbligò l’imperatore d’Austria e lo zar a porre fine alla guerra (pace di Luneville, 9 febbraio 1801). Un anno più tardi anche l’Inghilterra accettò di venire a patti con la Francia e firmò la pace di Amiens (25 marzo 1802). Finalmente libero da preoccupazioni militari, Napoleone poté riorganizzare la società francese. Il 21 marzo 1804 fu promulgato il Codice civile, che fu il risultato più duraturo del regime napoleonico. Il Codice Napoleonico è uno dei più celebri codici civili del mondo. Creato da una commissione con il compito di raccogliere in un unico corpus giuridico la tradizione giuridica francese. Il Codice Napoleonico è ricordato ancora oggi per essere stato il primo codice moderno, introducendo chiarezza e semplicità delle norme e soprattutto riducendo ad unità il soggetto giuridico. Esso ruotava attorno a due elementi fondamentali: l’interesse dello stato e il diritto di proprietà. Il regime napoleonico è uno stato fortemente accentrato, in cui tutte le decisioni vengono prese dalla capitale; in periferia, l’autorità principale era il prefetto, nominato dal governo e incaricato di far eseguire tutte le direttive emanate dal centro. La proprietà era considerata un diritto inviolabile e veniva liberata da ogni vincolo che ne limitasse la circolazione, l’acquisto o la vendita (in pratica significava l’abolizione di tutte le usanze giuridiche tipiche dell’ancien régime, finalizzate a impedire la divisione in lotti delle vaste tenute nobiliari). Altri aspetti del Codice: tutti i cittadini venivano considerati uguali di fronte alla legge; venne introdotto il matrimonio puramente civile e il divorzio; venne proclamata la laicità dell’istruzione pubblica e si assegnò particolare importanza alle scuole superiori (chiamate licei), finalizzate a fornire validi funzionari all’apparato militare e civile dello stato. L’Impero Il 2 dicembre 1804, alla presenza del pontefice Pio VII, nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi, Napoleone cinse la corona di imperatore dei francesi e si incoronò personalmente. Nel 1805, l’Inghilterra riprese la guerra contro la Francia e ricevette subito l’appoggio dell’Austria e della Russia. L’esercito dei due imperatori venne però sbaragliato ad Austerlitz (2 dicembre 1805). La Francia, invece, non riuscì mai a battere l’Inghilterra sul mare: la flotta inglese, anzi, nell’ottobre 1805 riuscì ad annientare quella francese nella grande battaglia di Trafalgar, nel corso della quale perse la vita l’ammiraglio Nelson. La resistenza inglese spronò gli altri paesi nemici della Francia a dar vita a una nuova coalizione, capeggiata questa volta dalla Prussia. Ma anche l’esercito prussiano fu annientato, nel 1806, con il risultato che Napoleone controllava ormai l’intero continente europeo. Non riuscendo a sconfiggere la flotta inglese, Bonaparte organizzò un blocco economico: impose a tutti i paesi europei di non commerciare con l’Inghilterra. Nel 1807-1808, Napoleone procedette all’invasione del Portogallo e della Spagna, ma alcune truppe inglesi guidate dal duca di Wellington riuscirono a conservare il controllo britannico del Portogallo. Nel frattempo l’embargo nei confronti dell’Inghilterra non diede i frutti sperati, in quanto gli inglesi salvarono la propria economia intensificando i commerci con l’America, mentre tutti i porti sotto egemonia francese subirono danni gravissimi dal blocco dei commerci con l’Inghilterra. La sconfitta di Napoleone Quando lo zar decise di non rispettare più il blocco commerciale con l’Inghilterra imposto dalla Francia, Napoleone organizzò una grandiosa spedizione contro la Russia (600 000 uomini reclutati non solo in Francia, ma anche in Germania e in Italia). L’invasione ebbe inizio il 24 giugno 1812 e fu caratterizzata in un primo tempo da un grande successo, al punto che il 14 settembre Napoleone riuscì ad entrare a Mosca. A quel punto però divenne drammatico il problema dei rifornimenti, anche perché i russi avevano adottato la tattica della terra bruciata, per cui distrussero i raccolti ed ogni altro bene che potesse tornare utile agli invasori (arrivando addirittura ad appiccare il fuoco a Mosca). L’incalzare dell’inverno rese del tutto impossibile un’ulteriore permanenza in territorio russo dell’esercito napoleonico, che fu costretto a ritirarsi in mezzo alla neve. Già decimate dal freddo e dalla fame, le truppe francesi dovettero sostenere i continui attacchi dei russi (soprattutto nel momento in cui dovettero varcare il fiume Beresina). La Grande Armata aveva perso circa 400 000 soldati. Tutti gli avversari di Napoleone (primi fra tutti i prussiani e gli austriaci) unirono le proprie forze e riuscirono a infliggere all’imperatore la gravissima sconfitta di Lipsia (16-18 ottobre 1813). Dopo che il territorio francese fu invaso e la stessa Parigi assediata, Napoleone accettò di abdicare e di ritirarsi sull’isola d’Elba. Nel 1815, tornò a Parigi e fece un ultimo tentativo di riprendere il potere; la sua avventura tuttavia si concluse definitivamente a Waterloo (15 giugno 1815), per opera dell’esercito inglese e di quello prussiano. Catturato dagli inglesi e obbligato a risiedere nella piccola isola di Sant’Elena, sperduta nell’Atlantico, Napoleone morì di cancro il 5 maggio 1821.