SCIENZAeTECNICA
La «grande armée»
La rivista delle
truppe a Boulognesur-mer durante i
preparativi per
l’invasione
dell’Inghilterra
[Museo Napoleonico,
Roma]
«Non ebbe mai un vero e proprio sistema di rifornimenti, perché prelevava nel paese
stesso ciò di cui aveva bisogno. Non ebbe mai l’appoggio di un’industria di guerra capace di sopperire alle sue esigenze nominali di armamento, ma vinceva le battaglie con
tanta rapidità da non avere bisogno di molte armi; nel 1806 la grande macchina militare prussiana crollò di fronte a un esercito nel quale un intero corpo d’armata sparò
soltanto 1400 salve d’artiglieria».
Lo storico britannico Eric J. Hobsbawm nel volume Le rivo luzio ni bo rghe si, 17891948 (1962) descrive con queste parole lo strumento che fu decisivo per la rapida e vittoriosa espansione di Napoleone sul continente: l’esercito. La cosiddetta grande armé e
(«grande armata») fece il suo esordio nel marzo 1803 a Boulogne, sulla Manica, dove
Napoleone l’aveva radunata per invadere l’Inghilterra, che aveva dichiarato guerra alla
Francia. A quella data Napoleone vantava già un decennio di vittorie militari interne e
internazionali, che lo avevano proiettato al successo e gli avevano consentito di stabilire il controllo diretto sulla Francia e sugli Stati satellite. La grande armé e nacque col
duplice obiettivo di garantire la difesa dall’Inghilterra e di rilanciare l’espansione in Europa centro-meridionale. Nel giro di tre anni gli obiettivi furono raggiunti, grazie soprattutto alla straordinaria efficienza e rapidità dell’armé e . Ma quali erano i motivi della superiorità dell’esercito napoleonico, oltre all’eccezionale intelligenza strategica del
suo condottiero? Innanzitutto, la diffusione capillare e radicata della leva obbligatoria,
già introdotta negli anni della rivoluzione francese. Si calcola che solo in Francia, tra il
1798 e il 1813, vennero chiamati alle armi 2.834.000 soldati. Nel solo 1813, tra la Francia e gli Stati satelliti, Napoleone riuscì a radunare per il suo esercito ben 1.100.000 uomini. A favore di Napoleone giocarono pure i sentimenti nazionalistici che animavano
GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
La «grande armée»
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gli uomini del suo esercito, composto non più da mercenari o militari di professione ma
dai cosiddetti cittadini-soldati, sensibili al richiamo ideologico della guerra napoleonica. Essi, infatti, intravedevano nella guerra e nelle vittorie un potenziale fattore di promozione e di mobilità sociale. L’esercito napoleonico disponeva inoltre di una eccezionale struttura di formazione per gli ufficiali e i corpi scelti: accademie, scuole militari,
corsi per la specializzazione dei soldati si moltiplicarono sul territorio francese e furono
alla base dell’efficienza e dell’organizzazione delle truppe napoleoniche. Dotati di solida preparazione tattica e strategica, il ruolo dei comandanti di campo divenne fondamentale. La guerra di Napoleone infatti prevedeva la combinazione continua dei combattimenti con le armi da fuoco e di quelli all’arma bianca, in cui la regia e la preparazione dei comandanti era centrale. Per la prima volta nella storia militare, l’artiglieria
assunse un ruolo pari a quello della fanteria e della cavalleria.
Questa nuova concezione della guerra comportò la necessità di disporre di un esercito estremamente mobile e veloce, ragion per cui l’approvvigionamento delle truppe
avveniva mediante le requisizioni sul posto e non più mediante il sistema dei magazzini militari al seguito. Rispetto al passato, nelle guerre napoleoniche l’obiettivo stesso
dell’azione armata venne rovesciato: non più il lento logoramento delle forze nemiche, ma la loro distruzione rapida e, possibilmente, immediata, attraverso attacchi concentrati sullo stesso punto delle linee avversarie.
La grande armata riuscì così a imporsi in tutta Europa, fino al disastro della campagna
di Russia che segnò la fine dell’esperienza napoleonica. L’intera vicenda militare napoleonica è difficilmente spiegabile se non si tiene in giusto conto il legame strettissimo
tra guerra e diplomazia politica. Il progetto di Napoleone, infatti, prevedeva che a ogni
vittoria militare corrispondesse un immediato armistizio, al fine di poter gestire direttamente i territori conquistati. Una strategia questa che lo rese ancora più vulnerabile
in caso di sconfitta.
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Arma bianca
Arma atta a ferire con una
punta o taglio. Essa può
essere lunga (spada,
baionetta, sciabola) o corta
(pugnale, coltello, daga).
Pierre-Etienne Le Sueur,
«Arruolamento di un
giovane coscritto»
[Musée Carnavalet, Parigi]