COMUNICATO STAMPA CONCERTO SINFONICO DIRETTO DA STEFAN ANTON RECK Direttore STEFAN ANTON RECK Orchestra del Teatro Comunale di Bologna Pëtr Il’ic Čajkovskij Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle minore, n. 1 op.23 Alexander Romanovsky, pianoforte Sinfonia n.6 in si minore op. 74, Patetica Mercoledì 5 febbraio 2014, alle ore 20.30, presso l’Auditorium Teatro Manzoni, il Direttore tedesco Stefan Anton Reck dirige l’Orchestra del Teatro Comunale nel secondo appuntamento della Stagione Sinfonica 2014. Dopo il grande successo ottenuto dall’Orchestra e dal Coro del Teatro Comunale con il concerto inaugurale diretto da Aziz Shokhakimov, la Stagione Sinfonica 2014 prosegue con un concerto interamente dedicato ad uno dei più grandi musicisti della scuola russa - Pëtr Il’ic Čajkovskij - del quale vengono eseguiti due capolavori assoluti: il Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle minore, n. 1 op.23 - con solista uno dei più grandi pianisti al mondo: Alexander Romanovsky - e la Sinfonia n.6 in si minore op. 74, Patetica. Sul podio, il tedesco Stefan Anton Reck. “Il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 op. 23 in Si bemolle minore appartiene alla prima maturità del compositore – Pëtr Il’ic Čajkovskij aveva trentaquattro anni – ed è la sua prima vasta opera per strumento solista e orchestra. L’autore ci lavorò per circa due mesi, a partire dal novembre 1874, in parallelo alla stesura dell’opera Vakula il fabbro. […] La rapida gestazione si era resa necessaria per assicurare una prestigiosa première nella stagione invernale dei concerti della Società Musicale Russa di Pietroburgo, con Nikolaj Rubinštejn sul podio e il giovane Sergej Taneev al pianoforte. […] La “prima” del concerto ebbe luogo il 25 ottobre 1875 a Boston, sotto la direzione di Benjamin Johnson Lang […] al pianoforte sedeva Hans von Bülow, uno dei massimi direttori d’orchestra del secolo. […] […] Quella di Čajkovskij è un’arte della digressione, come quella di una cronaca che divaghi tra i temi, illuminandoli di volta in volta da punti d’osservazione diversi; una logica che immagina la musica strumentale in termini più teatrali che non assoluti – Čajkovskij è anzitutto un compositore di opere e balletti – quasi che a ciascuna presentazione d’un tema corrisponda l’uscita in scena di un personaggio, e che trova dei termini di paragone illustri, per dire, in molta musica strumentale di Schubert o di Mozart (autore idolatrato da Čajkovskij). […]” “La composizione della Sinfonia n. 6, detta Pathétique, occupò gli ultimi mesi di vita di Čajkovskij, tra febbraio e ottobre 1893, e ritrae l’esperienza di una felicissima (ed estrema) stagione della creatività dell’autore, dopo alcuni mesi di relativa aridità. Di questa nuova vena, come un nuovo butto dell’anima, lo stesso Čajkovskij era ben consapevole: «Mi è venuta l’idea di scrivere una nuova sinfonia», scriveva al nipote Vladimir Davidov nel febbraio di quell’anno, «non puoi immaginare quanta felicità io provi nel constatare che il mio tempo non è ancora passato e che riesco ancora a lavorare». Čajkovskij ammetteva perfino: «Il lavoro è proseguito così in fretta e furia che sono riuscito a completare [l’abbozzo del] primo movimento in meno di quattro giorni, e gli altri movimenti sono già chiaramente delineati nella mia testa. Il terzo movimento è per metà pronto. Vi saranno molte innovazioni in questa sinfonia per quanto riguarda la forma – tra l’altro il finale non sarà un fragoroso Allegro, bensì per la maggior parte un protratto Adagio». Le innovazioni prefigurate da Čajkovskij, d’altronde, si riferiscono non soltanto alla forma della composizione, ma investono profondamente lo stile, che qui esibisce diversi tratti di eccentricità e, al contempo, di sconvolgente modernità. Certo, un movimento lento posto a conclusione della sinfonia non era un’audacia da poco, sebbene l’idea vantasse qualche illustre precedente (si pensi all’ultimo movimento della Sesta di Beethoven, la Pastorale); e possiamo ritenere che non fu solo questa ragione a giustificare la titubante reazione del pubblico alla “prima” dell’opera, avvenuta a Pietroburgo tra il 18 e il 25 novembre 1893 sotto la direzione dell’autore (tra il pubblico c’era l’undicenne Igor’ Stravinskij). […] L’orchestrazione čajkovskiana compenetra e vivifica questi fattori in una sola dimensione sonora, mirando a rimuovere dalla scrittura orchestrale una certa patina decorativa ed esteriore, se non addirittura sensuale; patina, questa, ancora riconoscibile nella composizione più nota dell’autore, il balletto Lo schiaccianoci, completato l’anno prima. Questo rinnovamento costò non poca fatica a Čajkovskij. Terminato velocemente l’abbozzo, passò all’orchestrazione, come da prassi, ma l’operazione fu completata con una certa lentezza, soltanto alla fine dell’estate […]” Dal programma di sala a cura di Michele Chiappini Stefan Anton Reck è’ stato direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo dal 1990 al 1994, direttore principale dell’Orchestra Regionale del Lazio dal 1994 al 1998, e direttore musicale del Teatro Massimo di Palermo dal 1999 al 2003. Ha ricevuto una borsa di studio dal Tanglewood Music Center per gli anni 1987 e 1990, per il suo lavoro con Seiji Ozawa e Leonard Bernstein. Dal 1997 al 2000 è stato assistente di Claudio Abbado. Numerosi i concerti da lui eseguiti alla guida della Gustav Mahler Jugendorchester e della Mahler Chamber Orchestra. Stefan Anton Reck è spesso invitato a dirigere importanti nuove produzioni operistiche in tutto il mondo. Numerose le collaborazioni con compagini quali l’Orchestre National de France di Parigi, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, la Tokyo Symphony Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma e le Orchestre del Teatro Comunale di Bologna e del Maggio Musicale Fiorentino. Stefan Anton Reck è riconosciuto a livello internazionale quale profondo conoscitore della musica di Gustav Mahler e della Seconda scuola di Vienna (Berg, Schönberg, Webern). Alexander Romanovsky ha vinto il primo premio del Concorso Internazionale “Ferruccio Busoni” di Bolzano, all’età di diciassette anni. Hanno fatto seguito tre CD sull’etichetta Decca che sono stati altamente acclamati dalla critica internazionale. Alexander Romanovsky è recentemente apparso da solista sia con la New York Philharmonic Orchestra diretta da Alan Gilbert sia con la Chicago Symphony Orchestra diretta da James Conlon, come anche con la Mariinsky Orchestra diretta da Valerij Gergiev, la Russian National Orchestra diretta da Mikhail Pletnev, la Royal Philharmonic Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Filarmonica della Scala e la Simon Bolivar Youth Orchestra. E’ stato invitato dai maggiori festival europei, tra i quali La Roque d’Anthéron in Francia, il Klavier-Festival Ruhr in Germania, il White Nights Festival di San Pietroburgo, il Chopin Piano Festival a Varsavia ed il Festival di Stresa. Dal 2013 Alexander Romanovsky è direttore artistico del "Concorso Internazionale Vladimir Krainev" per giovani pianisti. Tra gli impegni futuri un tour con la NHK Symphony Orchestra e Gianandrea Noseda in Giappone e con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Antonio Pappano nonché recital in numerosi paesi d’Europa. Nato in Ucraina nel 1984, Alexander Romanovsky inizia lo studio del pianoforte all’età di cinque anni. A tredici si trasferisce in Italia per studiare all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola con Leonid Margarius. Nel 2009 ha conseguito l’Artist Diploma presso il Royal College of Music di Londra (classe di Dmitry Alexeev).