Il Manifesto di Basilea per l`Illuminismo economico

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Il Manifesto di Basilea per l’Illuminismo economico
Negli ultimi due anni (2010/11), un gruppo di specialisti in teologia, economia, finanza, cultura e
comunicazione ha collaborato presso il «Centro per la religione, l’economia e la politica» (ZRWP)
all’università di Basilea. La questione principale della loro ricerca focalizza il possibile rapporto tra la
religione, o le teorie e le ideologie vicine alla religione, e lo stato dell’economia attuale, in particolare del
settore finanziario. Le conclusioni di questo progetto di ricerca interdisciplinare sono state raccolte all’interno
del volume «Risiko – Vertrauen – Schuld» che sarà pubblicato in tedesco nel 2012. Qui di seguito viene
presentato Il Manifesto di Basilea per l’Illuminismo economico, un documento che offre una breve ma
completa panoramica sui principali risultati emersi dal lavoro di gruppo.
Marc Chesney
Paul Dembinski
Jochen Hörisch
Birger P. Priddat
Peter Seele
Christoph Weber-Berg
I
L’economia di mercato dei paesi occidentali può vantarsi di un’incredibile storia di successi. A parte alcune
critiche – legate, per esempio, ai temi dell’impatto ambientale e delle diseguaglianze sociali – una cosa è
certa: a partire dalla seconda guerra mondiale l’economia di mercato ha contribuito in modo massiccio a
sostenere la prosperità di massa, la distribuzione sociale, l’istruzione e la possibilità di crescita per molti, la
stabilità delle monete e una pacifica cooperazione tra paesi occidentali ad un livello mai raggiunto in
precedenza.
Tuttavia, negli ultimi anni, l’economia di mercato ha cominciato ad accumulare sintomi di crisi e di minaccia.
È sufficiente nominare alcuni eventi chiave, come ad esempio il crollo dei mercati finanziari della New
Economy, il crollo dei mercati finanziari internazionali a malapena evitato nel 2008, l’attuale crisi del debito
pubblico, le proteste del movimento «Occupy Wall Street», le rivolte spontanee e violente dei giovani nelle
periferie francesi o la situazione di quasi guerra civile a Londra. Tutti questi fatti rappresentano dei
campanelli d’allarme per il minacciato e, probabilmente già danneggiato, stato di pace e prosperità.
Gli autori di questo manifesto sono fermamente convinti dei vantaggi di un’economia di mercato libera e
sociale, in particolare in seguito al crollo delle economie socialiste nel 1989 controllate centralmente dallo
stato. Proprio per questa ragione, essi criticano le correnti di pensiero economico semi-religiose, come la
dottrina neoliberale e le politiche economiche ad essa strettamente connesse. Infatti, il culto non mediato
dell’efficienza illimitata e dell’equilibrio perfetto di mercato mina alla base la possibilità di fare previsioni e di
influenzare l’andamento economico. Un esempio delle conseguenze tangibili di un’eresia economica è la
teoria riconosciuta con il premio Nobel riguardante l’efficienza e trasparenza dei mercati finanziari: che tale
ideologia finanziaria sia errata, è stato palesemente dimostrato.
Siamo passati da una società con un’economia basata sul mercato ad un sistema finanziario basato sulla
falsa credenza nel mercato auto-organizzato. Una libera economia di mercato implica una fiducia di fondo
nella libera realizzazione di contratti, nella possibilità di organizzarsi e nell’agire in maniera responsabile –
non soltanto, dunque, nel pensiero estremo secondo cui la mano invisibile debba controllare ogni azione del
mercato determinando essa stessa lo stato di equilibro perfetto.
Le teorie economiche cercano di abituarci all’idea che il mercato debba avere l’autorità per generare verità
assolute: il mercato «vuole» ad esempio de-regolazione, bonus, fondi sociali per manager giunti al termine
1
della loro carriera, salari bassi o la privatizzazione dell’istruzione e della sicurezza. Queste formulazioni
sembrano elevare il «mercato» ad uno status divino, al cui volere la società deve sottostare. Questo
pensiero è fortemente in contrasto con il principio di libertà che a sua volta legittima l’economia di mercato.
Libera economia di mercato significa poter prendere una decisione in maniera autonoma e responsabile. In
tale prospettiva, questo manifesto richiede fortemente l’intervento di un «Illuminismo economico e
finanziario» che riesca a bilanciare la visione teologica dell’economia, rivelando il pericolo del credere in
maniera cieca nell’azione della mano invisibile.
II
Negli ultimi anni, il settore finanziario si è allontanato sempre più dall’economia reale. In altre parole, molti
stock finanziari non sono coperti nell’economia reale (titoli in banche fallite, derivati, titoli spazzatura, titoli di
stato greci, promesse di pensioni, prestiti subprime). Con la supremazia di un settore finanziario
parzialmente fuori controllo, dobbiamo confrontarci, al giorno d'oggi, con un nuovo fenomeno. Singole
famiglie, manager aziendali e autorità pubbliche sono diventati dipendenti dalle borse transnazionali, a
scapito della sovranità del singolo stato. Quest’ultimo si ritrova minacciato da un’auto-espropriazione dovuta
al progressivo indebitamento pubblico, al quale contribuisce massicciamente l’acquisizione di un debito
bancario eccessivo. Questa strategia di management del debito si basa sulla convinzione di una crescita
continua, ora però fortemente minacciata dalla crisi dei settori finanziari. Lo stato come prestatore di ultima
istanza, dovrebbe salvare banche affossate nel debito, ma allo stesso tempo sostenere sulle proprie spalle
un enorme debito pubblico. Chi può soccorrere il soccorritore?
L’establishment politico si ritrova di fronte ad un dilemma: il raggio d’ azione dipende sempre più dalla sua
capacità di sostenere un bilancio in debito, che a sua volta è limitato dai mercati finanziari globali. L’autorità
politica non è più in grado di adempiere pienamente al proprio mandato democratico. La crisi finanziaria
conduce, dunque, ad una necessaria re-definizione della politica. Quaranta anni dopo il crollo degli accordi
di Bretton Woods, emerge la necessità di nuove forme globali di coordinazione politica che impediscano
all’industria finanziaria di eludere controlli legittimi sfuggendo in altri paesi. Questo sembra l’unico modo di
evitare che profitti ottenuti con la speculazione vengano di continuo privatizzati, e che alla società si chieda
solo di farsi carico delle perdite.
«Credito» in tedesco («Schuld») è un termine a connotazione religiosa, così come lo sono «Schuldner»
(debitore) e «Gläubiger» (creditore), «Erlös» (guadagno) e «Messe» («fiera» oppure appunto «funzione
religiosa»), «Offenbarungseid» (giuramento dichiarativo) e «unsichtbare Hand» (mano invisibile). Il concetto
di credito è basato sul principio della fiducia, e i mercati finanziari necessitano di una cultura incentrata sulla
fiducia per poter dare un contributo positivo alla società. Tuttavia, molti attori del mondo finanziario
guadagnano in base ad una strategica sfiducia (per esempio, vendite allo scoperto o scommesse su
fallimenti e crisi), distruggendo la cultura basata su rapporti di fiducia e mutuo rispetto.
Gli attori del mondo finanziario che sistematicamente vengono meno al principio di fiducia, pur senza
infrangere leggi, mettono a rischio il corretto funzionamento dei mercati. Non tutto quello che è legale,
dunque, è legittimo. È necessaria una nuova legittimazione dei mercati basata su regole trasparenti e
verificabili: il funzionamento della mano invisibile (come il settore pubblico) non può e non deve essere
elevato sopra a tutto, ma deve rimanere aperto a dialoghi e confronti. Simile al sistema legale, il libero
mercato sopravvive grazie a delle condizioni che non può garantire da sé. Questo è il motivo per cui è
importante chiarire se esistono dialoghi e provvedimenti (tasse, pensioni, regolamentazioni dei mercati
finanziari, bonus ecc.) che possono contribuire al suo corretto funzionamento.
La sfera finanziaria ricopre un ruolo troppo importante per poterla lasciare nelle mani di soli esperti finanziari,
come specialista di una religione economica. Lo scopo delle teorie economiche e finanziarie, che spesso
hanno delle ripercussioni altamente problematiche sul comportamento dei protagonisti dell’economia, deve
essere reinterpretato. La sistematica de-regolarizzazione degli ultimi decenni ha incrementato il livello di
complessità in ambito economico e finanziario. I mercati finanziari non sono più in grado di assicurare
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un’efficiente allocazione del capitale e del rischio. Al contrario, proprio loro accrescono il grado di rischio
sistemico.
III
Le conclusioni del progetto qui solo abbozzate hanno condotto alle seguenti raccomandazioni più specifiche:
1. Grandezza della banca e monitoraggio: le banche dovrebbero essere suddivise in banche di deposito e
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banche d’affari (banche d’investimento), a seconda delle misure riconosciute storicamente. La
grandezza della banca dovrebbe essere limitata in modo da evitare il problema noto come «too big to
fail» (troppo grande per poter fallire): come un salvagente che evita la situazione in cui il rischio è
condiviso da tutti e i benefici vanno a pochi.
2. Autorizzazione dei prodotti finanziari: i prodotti finanziari dovrebbero essere certificati, come avviene per
prodotti in altri settori, ad esempio nell’industria farmaceutica e alimentare. Attualmente si è molto attenti
a rischi legati alla salute o a problemi tecnici, ma non ai rischi economico-finanziari. I derivati sono utili
come assicurazioni, ma al contempo pericolosi perché scommettono su una potenziale bancarotta: per
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questa ragione dovrebbero essere messi al bando (titoli scoperti CDS ).
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3. Regolamentazione dei mercati: le transazioni OTC dovrebbero essere abolite, in quanto comportano un
ingente potenziale rischio. Dovrebbero essere autorizzate solo operazioni in mercati regolamentati e
trasparenti. Il mercato grigio delle transazioni OTC rappresenta una pericolosa fonte di eccessi e crisi.
4. Limiti alla volatilità: per ridurre il livello di volatilità e il volume di pure transazioni finanziarie, dovrebbe
essere introdotta una tassa sui costi di transazione: una tassa dello 0,1%, pur essendo molto ridotta, è
abbastanza alta per ridurre il numero di rischiose ed inutili transazioni (da notare il contrasto: normali
transazioni reali all’interno dell’EU hanno un IVA pari al 25%). Una tassa sui costi di transazione potrebbe
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inoltre aiutare a ridurre le transazioni ad alta frequenza.
5. Struttura degli incentivi e sistema tributario: i bonus dovrebbero essere limitati ed essere accompagnati
da penalità, allo scopo di promuovere un business responsabile. In particolare, i bonus dovrebbero
essere assegnati di modo tale da premiare un controllo responsabile e un management del rischio
ragionevole. Il sistema tributario dovrebbe essere riorganizzato sulla base di regole trasparenti ed
efficienti.
6. Riduzione del debito: il debito globale (privato e pubblico) dovrebbe essere rimosso al più presto: 1.
tramite un riconoscimento a livello globale (coloro che speculano avranno accesso a meno capitale) e 2.
tramite il ritorno della tassa sulle transazioni finanziarie (vedi 4). Questi provvedimenti possono aiutare a
prevenire una crescita incontrollata del processo di debito e una potenziale conseguente crisi sociale. Per
esempio, le entrate risultanti da una tassa sulle transazioni ad alta frequenza possono aiutare lo stato a
ridurre il debito pubblico.
7. Conflitto d’interessi: le attuali regolamentazioni (Accordi di Basilea II, III) hanno delegato troppo potere e
troppa autorità alle agenzie di rating. A causa della forma di finanziamento di queste ultime, esse si
trovano in una posizione di conflitto d’interesse. Riforme istituzionali sono, dunque, fortemente richieste.
8. Istruzione: tutti questi provvedimenti possono trovare un impatto concreto nella realtà solo se la classe
economica e politica del futuro verrà preparata adeguatamente. In questo senso, i percorsi di formazione
nell’ambito dell’economia devono iniziare ad includere una sensibilizzazione maggiore ai temi dell’etica e
di un’azione più responsabile.
1
Facciamo qui riferimento, per esempio, all’ Atto Glass-Steagall del 1933, abolito poi nel 1999.
CDS: Credit Default Swap. Rappresentano una forma di assicurazione contro il rischio di un affiliato. Scoperto significa che non vi è
nessuna base di valore che giustifichi questa assicurazione.
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OTC: transazioni over-the-counter sono operazioni finanziarie non riconosciute nei mercati regolamentati. La negoziazione di queste
transazioni avviene al di fuori dei circuiti borsistici ufficiali.
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Grandi scambi finanziari portati a termine da potenti computer in pochi nanosecondi (algorithmic trading).
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In tedesco, il termine religioso «credere» ha un doppio significato spiacevole: indica infatti anche «andarci di
mezzo» (o «rimetterci la pelle»). Questo doppio significato può stimolare a pensare se veramente siamo
destinati a «rimetterci la pelle», in caso continuassimo a credere in false assunzioni teoriche, quali la mano
invisibile e l’homo oeconomicus. Le teorie economiche, proprio come quelle religiose, generano potenti
effetti rigeneratori sulle condizioni descritte. Proprio come una teologia illuminata e studi religiosi potrebbero
cambiare le credenze degli uomini, allo stesso modo una visione illuminata delle «quasi-religiose»
assunzioni della teoria economica potrebbero portare a nuove forme di attività economica più produttive,
ecologiche e sociali.
Basilea, 4 Novembre 2011
Il centro di ricerca ZRWP – Centro per la religione, l’economia e la politica – promuove progetti di ricerca
interdisciplinari e transdisciplinari ed è sostenuto dalle università di Basilea, Lucerna, Losanna e Zurigo.
All’interno dello ZRWP in collaborazione con il Collegium Helveticum si ospitano ad intervalli regolari gruppi
di ricerca sotto la direzione del dal Prof. Dr. Georg Pfleiderer (università di Basilea). Il terzo gruppo di ricerca
del ZRWB ha lavorato sul tema «religione ed economia”. Alla base del programma di ricerca “Rischio –
Fiducia – Colpa” vi è la connessione tra le aree di ricerca sulla religione e sull’economia.
I membri del gruppo di ricerca “Religione ed Economia” sono:
Prof. Dr. Marc Chesney
Professore di Finanza Quantitativa
Università di Zurigo, Istituto di Banking e Finance
Prof. Dr. Paul Dembinski
Professore di Economia
Università di Friburgo, Osservatorio di Finanza
Prof. Dr. Jochen Hörisch
Professore di Letteratura Tedesca Moderna e Analisi dei Media
Università di Mannheim, Dipartimento di Filologia Tedesca
Prof. Dr. Birger P. Priddat
Professore di Economia Politica
Università di Witten/Herdecke, Facoltà di Economia
Prof. Dr. Peter Seele (moderatore)
Professore di Etica dell’Economia, Università della Svizzera Italiana, Lugano
Docente presso il Centro per la religione, l’economia e la politica (ZRWP)
Dr. Christoph Weber-Berg
Professore di Etica dell’Economia e Responsabile del Centro di Corporate Social Responsibility
Hochschule für Wirtschaft Zürich
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