Il Partenio Tanacetum parthenium (L.) Sch. Bip. Una pianta da riscoprire Gennaio 2010 Dott. Andrea Lugli - Direzione Scientifica PLANTA MEDICA s.r.l. Via della Libertà, 37 bis 06010 Pistrino di Citerna (PG) Tel 075 857991 r.a. Fax 075 8592502 www.plantamedica.it FSC INDICE INTRODUZIONE .................................................................................................................. pag. 5 Prima parte CONSIDERAZIONI SUL DOLORE ............................................................................ pag. 7 » DA CHE COSA DIPENDE IL DOLORE? ............................................................................... pag. 7 » FUNZIONE RIPARATIVA DI INFIAMMAZIONE E DOLORE ................................................. pag. 8 » IL DUPLICE RUOLO DELL’ INFIAMMAZIONE (ACUTA E CRONICA) SULLA SENSIBILITÀ AL DOLORE ...................................................................................... pag. 8 » ASPETTI PSICOLOGICI POSSONO INFLUENZARE LA SOGLIA DEL DOLORE ............. pag. 8 COMUNI DISTURBI CARATTERIZZATI DA DOLORE .................................... pag. 9 » DISMENORREA ................................................................................................................... pag. 9 » DOLORI MUSCOLO SCHELETRICI .................................................................................. pag. 10 » LA CEFALEA (IL “MAL DI TESTA”) ..................................................................................... pag. 11 SINTESI DEL TRATTAMENTO CONVENZIONALE DEL DOLORE ...... pag. 13 Seconda parte IL PARTENIO ....................................................................................................................... pag. 15 USI STORICI, TRADIZIONALI ED EMPIRICI MODERNI ............................ pag. 16 » USI STORICI E TRADIZIONALI DEL PARTENIO .............................................................. pag. 16 » USI DEL PARTENIO IN FITOTERAPIA CONTEMPORANEA (EXPERIENCE BASED PHYTOTHERAPY - EBP) ............................................................ pag. 17 FITOCHIMICA ...................................................................................................................... pag. 18 » TERPENOIDI ...................................................................................................................... pag. 18 » DISTRIBUZIONE DEL PARTENOLIDE NELLE VARIE PARTI DELLA PIANTA ................. pag. 19 » FLAVONOIDI ...................................................................................................................... pag. 20 ASPETTI FARMACOLOGICI ........................................................................................ pag. 22 » SESQUITERPENLATTONI ................................................................................................. pag. 22 » FLAVONOIDI ...................................................................................................................... pag. 23 » ALTRI PRINCIPI ATTIVI ...................................................................................................... pag. 23 » ATTIVITÀ DEL FITOCOMPLESSO (ESTRATTI) ................................................................. pag. 23 OSSERVAZIONI SUGLI STUDI CLINICI .............................................................. pag. 24 » L’ORIGINE DEGLI STUDI SULL’EMICRANIA, E DEI DOSAGGI DI PARTENIO UTILIZZATI ...................................................................... pag. 24 » ULTERIORI CONSIDERAZIONI SULLA DROGA (LA PARTE DI PIANTA DA UTILIZZARE) E SUI DOSAGGI RIPORTATI NELLE MONOGRAFIE UFFICIALI E TESTI DI RIFERIMENTO ..................... pag. 25 ESTRATTI DI PARTENIO OTTENUTI DA DROGHE RICCHE DI FIORI: NUOVE PROSPETTIVE DI ATTIVITÀ E DI SPETTRO D’AZIONE ............................................................ pag. 26 » PARTENIO E GASTROLESIVITÀ ....................................................................................... pag. 27 CONCLUSIONI SULL’USO DEL PARTENIO BIBLIOGRAFIA ....................................................... pag. 29 .................................................................................................................... pag. 30 APPENDICE » FOTOGRAFIE DI DIFFERENTI DROGHE DI PARTENIO .................................................. pag. 32 Introduzione Il Partenio è una pianta spontanea in Italia, relativamente comune e con una storia importante. È una pianta con grandi potenzialità, con un fitocomplesso di cui ancora non si sono probabilmente svelati i segreti più importanti ed è per questo che il Gruppo Aboca Planta Medica ha deciso di studiarla approfonditamente per contribuire allo sviluppo di informazioni specifiche ad essa dedicate. Sia gli usi storici che gli studi farmacologici e clinici ne sottolineano importanti potenzialità nell’ambito del controllo di processi infiammatori e del relativo disagio, tensione, dolore che li accompagnano. Tuttavia il Partenio, forse in maniera più marcata rispetto ad altre piante medicinali, necessita di notevoli cure ed attenzioni al fine di stabilizzarne il variabile fitocomplesso. Per garantirne la funzionalità è essenziale quindi saper scegliere appropriate tecniche di coltivazione insieme ad attente procedure estrattive e di controllo qualità. Molto probabilmente, scelte sbagliate, sono alla base dei risultati a volte non sempre soddisfacenti ottenuti con questa pianta medicinale. In questa breve discussione desideriamo condividere alcune considerazioni generali sul dolore, sull’infiammazione e sui legami esistenti tra di essi. Discuteremo anche dei principali disturbi che possono interessare l’uso del Partenio per poi approfondire gli aspetti critici di questa pianta. Siamo convinti che almeno alcuni lettori resteranno stupiti delle conclusioni, in particolare per quanto riguarda le potenzialità d’uso, i dosaggi ed alcune caratteristiche della droga. 5 6 Prima parte Considerazioni sul dolore “Un’ esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale in atto o potenziale” (International Association for the study of pain, 1986). Da che cosa dipende il dolore? Il dolore ovviamente rappresenta un segnale d’allarme che ci avverte della presenza di un problema. Come chiarisce la definizione esso origina da un danno tissutale in atto o potenziale. Ovvero può sorgere da un danno reale ai tessuti, come può accadere dopo una contusione, oppure da uno squilibrio fisiologico locale che ci segnala che a livello funzionale qualcosa non procede correttamente. In questo caso non vi è ancora un danno ai tessuti, tuttavia il perdurare dello squilibrio in alcuni casi potrebbe originarlo come conseguenza ultima. Come si intuisce, quindi, il dolore è affatto specifico ed è un sintomo che può avere una moltitudine di cause alla sua base. Per questo, in molti casi, il trattamento del dolore tende ad essere sintomatico in quanto o non si conosce la causa prima che lo origina o un intervento su di essa comunque non risolve nel breve termine il dolore. Figura 1. Via nervosa della trasmissione del dolore (nocicezione). Lo stimolo doloroso viene condotto dal neurone afferente primario (PAN) direttamente al midollo spinale (corna spinali). Qui un neurone di secondo ordine trasferisce il segnale attraverso il tronco ed il mesencefalo al talamo dove neuroni di terzo ordine trasferiscono il segnale alla corteccia somatosensoriale/cingolata ed al sistema limbico, a questo livello la sensazione dolorosa raggiunge il livello di coscienza. Vie modulatorie discendenti che interessano strutture quali il tronco grigio periacqueduttale (PAG) e il midollo rostrale ventromediale (RVM) possono intervenire riducendo la sensazione di dolore stimolando la sintesi di endorfine (White et al., 2007) 7 Funzione riparativa di infiammazione e dolore Tra infiammazione e dolore vi è una relazione stretta. In effetti il dolore è spesso conseguenza dell’infiammazione. Sono noti molti dei meccanismi biochimici che sottendono l’infiammazione (sintesi di prostaglandine etc.) tuttavia in questo contesto desideriamo sottolineare il duplice ruolo che riveste l’infiammazione per l’organismo. Da una parte infatti essa è lo strumento attraverso il quale una zona circoscritta, soggetta a danno o disfunzione, viene nettamente differenziata dal resto dell’organismo, dall’altra grazie alla sua relazione stretta con il dolore è il modo per segnalare alla nostra coscienza che vi è un problema. Nel primo caso la cascata infiammatoria procede in modo indipendente ad attuare la risposta necessaria per la riparazione del tessuto danneggiato (vasodilatazione, chemiotassi, etc.) o per il recupero dell’omeostasi, dall’altra spinge, o dovrebbe spingere, il soggetto a comportamenti che favoriscano il processo di guarigione o di controllo del danno. Il dolore che accompagna l’infiammazione è quindi l’informazione che permette al soggetto di “coordinarsi” con i processi autonomi di riparazione e controllo, possibilmente cercando aiuto, riposo, portandolo istintivamente a proteggere la parte colpita. Il duplice ruolo dell’infiammazione (acuta e cronica) sulla sensibilità al dolore L’aspetto funzionale positivo dell’infiammazione si riferisce a tutte quelle condizioni nelle quali il problema risulta “rapidamente” risolvibile dal nostro organismo, ovvero quando il processo infiammatorio ha un suo inizio ed una sua fine. Nei casi in cui l’infiammazione diviene cronica perde la sua valenza riparativa e positiva per l’organismo ed inizia ad essere essa stessa causa patofisiologica. Proseguendo l’esame della relazione tra infiammazione e dolore intrapresa poco sopra è interessante osservare come in effetti, a parte il rilascio di mediatori con lo scopo di attrarre in loco ad esempio i leucociti, la risposta infiammatoria produce una sensibilizzazione dei nocicettori (recettori del dolore) amplificando la loro risposta ai vari stimoli. Se nel breve termine questo non rappresenta un problema e fa parte del meccanismo di induzione alla protezione della parte danneggiata, nel lungo termine, oggi si ritiene, che fenomeni infiammatori siano causali nello sviluppo di stati di dolore cronico e che siano in grado di mutare il comportamento dei neuroni responsabili della trasmissione del dolore. In particolare i ricercatori osservano come diverse chemochine siano in grado non solo di influenzare il processo infiammatorio, ma anche di produrre effetti eccitatori su alcuni neuroni deputati alla trasmissione del dolore. Ad esempio si è visto che una upregolazione delle chemochine produce una down regolazione dei recettori μ-oppiodi, in altri termini l’infiammazione cronica può ridurre l’effetto analgesico degli oppioidi sia endogeni che esogeni. Quindi l’infiammazione non solo contribuisce direttamente alla sensazione del dolore, ma può portare, quando cronica, ad uno stato di ipersensibilità al dolore (White et al., 2007). Aspetti psicologici possono influenzare la soglia del dolore Il dolore è un’esperienza soggettiva ed è interessante ricordare come la soglia del dolore possa essere influenzata da diversi aspetti psicologici, ad esempio ansia, isolamento, paure, depressione e insonnia che tendono ad abbassare la soglia del dolore, mentre il riposo, il sonno, le distrazioni tendono ad elevarla. Recenti studi sulla modulazione emozionale del dolore e della nocicezione mostrano abbastanza chiaramente come ad esempio la visione di immagini spiacevoli o piacevoli sia in grado rispettivamente di aumentare o diminuire il dolore e la nocicezione (Rhudy et al., 2009). Appare anche ben provato che il placebo (inteso come aspettativa di sollievo dal dolore) sia oggi in grado di modulare a livello centrale i recettori per gli oppioidi. Infatti in un brillante studio di immaging nell’uomo (Zubieta et al., 2005) è stato dimostrato come anche fattori cognitivi (i.e. l’aspettativa connessa al placebo) siano in grado di modulare stati fisici ed emozionali attraverso un’attivazione specifica dei recettori per gli oppioidi nel cervello. D’altra parte la consapevolezza da parte dei clinici dell’estrema soggettività dell’esperienza del dolore, che non può prescindere dallo stato psicosociale del soggetto, già da anni ha portato a dare notevole importanza alla sua valutazione attraverso diversi metodi di autovalutazione (scale numeriche e visive di autovalutazione etc.) piuttosto che cliniche o strumentali. 8 Comuni disturbi caratterizzati da dolore Di seguito brevemente riassumiamo alcune delle caratteristiche principali di tre tra i disturbi più comuni: la dismenorrea, i dolori muscolo scheletrici e cefalea. Dismenorrea La dismenorrea primaria, ovvero quella che tab.1 – Fattori di rischio per la dismenorrea non ha come causa altri disturbi, si caratterizza per dolori crampiformi localizzati nella zona - Età inferiore ai 20 anni pelvica e basso addome che si presentano in concomitanza con il flusso mestruale (in alcuni - Tentativi per perdere peso casi possono anche brevemente precederlo). - Depressione/ansietà La dismenorrea è molto comune e può raggiungere una prevalenza del 90%. Tipicamente il dolore è - Perdita della rete di relazioni sociali particolarmente intenso all’inizio del ciclo (primi due giorni). - Mestruazioni abbondanti Nella tab. 1 sono riportati quelli che sono ritenuti - Nulliparità i principali fattori di rischio. Per quanto riguarda l’eziologia si ritiene che la - Fumare causa ultima sia un’eccessiva produzione di Da: French 2005 prostaglandine proinfiammatorie, riscontrabili in quantitativi superiori alla norma nel fluido mestruale e che raggiungono il livello massimo nei primi due giorni del ciclo mestruale (Coco 1999). L’eccessiva produzione di prostaglandine del genere PGF-2_ da parte delle cellule endometriali durante le mestruazioni inducono nel miometrio contrazioni eccessive e dolorose. Le PGF-2_ oltre che uno stimolo sulle contrazioni producono ischemia e sensibilizzazione delle terminazioni nervose. Si ipotizza anche che un contributo al dolore dismenorroico possa provenire da parte della vasopressina la quale produrrebbe, per vasocostrizione, dolore di carattere ischemico. A questo proposito è interessante osservare che l’applicazione sul basso ventre di una borsa dell’acqua calda è una pratica utilizzata da molte donne per avere sollievo. Va inoltre osservato che, essendo il ciclo mestruale sotto stretta regolazione ormonale, è evidente che la causa primaria possa risiedere in qualche alterazione a questo livello che si esprime poi come eccessiva produzione di prostaglandine (French 2005). Il trattamento convenzionale si basa sull’utilizzo di FANS e secondariamente sull’uso della pillola contraccettiva. Nel primo caso è evidente che l’attività è dovuta all’inibizione della sintesi delle prostaglandine mentre nel caso della pillola i meccanismi sono molteplici. 9 Dolori muscolo scheletrici Rimanendo nell’ambito dei comuni disturbi delle articolazioni tra le cause più frequenti vi sono i piccoli traumi ed i fenomeni di “usura”. Posture non corrette, lavori o attività ludiche usuranti producono negli anni delle microlesioni/ lesioni nelle articolazioni che, a volte, vanno oltre la capacità dell’organismo di ripararle. I più comuni disturbi muscolo scheletrici interessano la schiena, le spalle, le anche e le ginocchia. Mal di schiena BOX. 1 Circa il 5% delle visite dal medico sono causate dal mal di schiena. Il 42% della popolazione usa Il 2% della popolazione consulta il medico ogni anno a causa del antinfiammatori per il mal di schiena. mal di schiena e più dell’80% degli adulti hanno avuto almeno un episodio nella loro vita. È considerata la più comune causa di disabilità nei soggetti sotto i 45 anni ed all’età di 50 anni circa 80-90% mostrano segni di degenerazione dei dischi articolari. È maggiormente comune nei soggetti tra 20 e 50 anni ed in particolare in chi ha un lavoro fisicamente impegnativo. Il mal di schiena posturale è più frequente durante la gravidanza ed in chi è obeso o comunque in chi è sedentario. Le cause possono essere molto diverse e richiedono un’opportuna diagnosi per escludere diverse patologie gravi che possono causarlo. Dolore alla spalla BOX. 2 Il dolore alla spalla è spesso causato da uno sforzo ripetitivo in La sensibilità al dolore delle varie ambito lavorativo o ludico-sportivo. strutture articolari decresce come Frequentemente il dolore si presenta inizialmente come tendinite segue: tendini, borse, legamenti, tessuti del muscolo sopraspinato e, con il perdurare dello sforzo, si estende sinoviali, strutture capsulari, muscoli. interessando anche gli altri muscoli rotatori della spalla. Il processo infiammatorio si estende prima alla borsa subacromiale quindi anche alla capsula articolare ed alle strutture intra ed extra articolari. Più ampia è l’area interessata dal dolore più è elevata la probabilità di una lesione estesa. Dolore al ginocchio/anca Spesso anche in questo caso (in particolare per il ginocchio) la causa del dolore è dovuta a contratture e strappi muscolo-tendinei conseguenti ad attività scorrette o intense. Problemi di carattere degenerativo osteoartritico sono più comuni dopo i 40 anni e tipicamente si presentano con difficoltà e dolori in più di un’articolazione. In questi ultimi casi il dolore e la difficoltà al movimento sono maggiori tipicamente la mattina e si riducono durante la giornata. 10 La Cefalea (Il “Mal di Testa”) Di seguito riportiamo i principali (più comuni) tipi di cefalee primarie ed alcune delle secondarie r r r r r .VTDPMPUFOTJWBMBQJÜDPNVOF &NJDSBOJBOFHMJVPNJOJOFMMFEPOOF "HSBQQPMP %BTJOVTJUFBDVUBVOPEFJQJÜDPNVOJUSBJNBMEJUFTUBTFDPOEBSJ "MUSFDFGBMFFTFDPOEBSJFNFOPDPNVOJEPWVUFBHMBVDPNBBSUSJUFDFSWJDBMFEJTGVO[JPOFEFMMBSUJDPMB[JPOF temporomandibolare, nevralgia del trigemino. La maggior parte dei mal di testa sono ricorrenti, pochi sono cronici. Cefalea muscolo tensiva È la più comune e si caratterizza per un dolore di intensità medio-moderato, bilaterale, non pulsante, opprimente. Questa cefalea non si associa normalmente ai tipici fenomeni dell’emicrania quali vomito, peggioramento con attività fisica, o associato a fotofobia e fonofobia. Recentemente l’International Headache Classification ha dettagliatamente suddiviso la cefalea muscolo tensiva in appropriati sottogruppi di seguito sintetizzati: A) Forma Episodica, a sua volta suddivisa in: a. Episodica poco frequente (meno di 12 giorni all’anno con il mal di testa) ed b. Episodica frequente (tra 12 e 180 giorni l’anno con il mal di testa). Mentre la Episodica poco frequente rientra in una situazione di “normalità” e non richiede interventi particolari, la Episodica frequente può essere causa di sostanziale disabilità ed è quindi soggetta a trattamento. B) Forma CronicaDPOBUUBDDIJQSFTFOUJQFSHJPSOJPQJÜBMNFTFQFSQJÜEJNFTJPQQVSFNJOJNPQFS 180 giorni all’anno). Si riscontra come evoluzione della forma Episodica. tab.2 – Fattori di rischio per cefalea muscolo tensiva 1. Cattiva salute (secondo test di autovalutazione) 2. Incapacità di rilassarsi dopo il lavoro 3. Disturbi del sonno Aspetti patofisiologici Sebbene vi sia una correlazione (copresenza) tra stress psicosociale, conflitti emozionali e mal di testa, tuttavia non è ancora chiaro se esista tra di essi una relazione di causa-effetto. Certamente stress e tensione sono riportati frequentemente come fattori che precipitano sia il mal di testa da tensione che l’emicrania. Fattori periferici e centrali Inizialmente si pensava che i fattori periferici fossero i più importanti, ovvero che la cefalea muscolo tensiva si associasse e dipendesse (almeno in parte) da una sensibilizzazione in particolare nella zona miofasciale perioccipitale (nuca). In altre parole un’ipersensibilità in questa zona può contribuire allo svilupparsi di questo 11 tipo di cefalea. Tuttavia più recentemente diversi studi hanno mostrato come vi siano anche fattori centrali che come vedremo diventano prevalenti nella forma cronica di cefalea muscolo tensiva. Si è osservato infatti che mentre la soglia del dolore permane normale in chi ha la forma episodica, essa diminuisce in chi soffre della forma cronica. Il fatto che questa ipersensibilità a stimoli dolorosi non sia localizzata solo nella zona perioccipitale ma in tutto il corpo, è una prova convincente che si tratti di un’alterazione della modulazione del dolore di carattere centrale. Nelle forme croniche si sviluppa in sostanza una sorta di iperalgesia generalizzata dovuta a un’anormale modulazione dello stimolo doloroso nel sistema nervoso centrale. La causa di questo fenomeno si ritiene sia dovuta ad una prolungata esposizione a stimoli dolorosi (episodi di mal di testa) che nel tempo provocano appunto ipersensibilità. In alternativa o concomitantemente vi può essere anche un’alterazione nell’attività antidolorifica nelle vie inibitorie discendenti citate precedentemente (Fig.1)#FOETUFOFUBM In sintesi mentre un’ipersensibilità periferica della zona perioccipitale può essere concausa della forma Episodica, nella forma Cronica è la prolungata esposizione a stimoli dolorosi (mal di testa) che alla fine genera una iperalgesia HFOFSBMJ[[BUB#VDIHSFJU[FUBM#FOETUFOFUBM $PNQSFOTJCJMNFOUFEBVOBQBSUFRVFTUPBTQFUUP rende le forme croniche più difficili da trattare e far regredire, dall’altra sottolinea l’importanza di intervenire precocemente quando la cefalea è solo episodica al fine di evitare che si trasformi nella forma cronica. Considerato la tipologia dei fattori di rischio (tab. 2) è evidente che con le piante medicinali, a parte il Partenio di cui discuteremo a seguire, vi è un forte margine di intervento sul miglioramento della salute in generale, del rilassamento e del sonno. Quindi la cefalea muscolo tensiva, in particolare nella sua forma episodica, si presta molto bene ad un intervento complessivo con piante medicinali atto a prevenire l’istaurarsi della forma cronica più difficilmente trattabile. Emicrania e cefalea a grappolo Si tratta di due disturbi, che come è noto, si caratterizzano per episodi dolorosi di elevata intensità . Ci limitiamo a ricordare brevemente alcune delle caratteristiche principali (tratte da l’International Headache Classification) evitando di entrare nella discussione dell’ eziologia e patofisiologia che sono di grande complessità e meriterebbero una trattazione a parte. Emicrania Mal di testa ricorrente con attacchi che durano 4-72 ore. Il dolore è tipicamente unilaterale, di qualità pulsante, che si aggrava con attività fisica rutinaria, ed è associato a nausea e/o fotofobia o fonofobia. Possono o non possono essere presenti fenomeni di aurea. Cefalea a grappolo Attacchi severi, con dolore unilaterale orbitale, supraorbitale, temporale o in una combinazione qualsiasi di questi siti. La durata degli attacchi è di 15-180 minuti ricorrenti con una frequenza che va da un attacco a giorni alterni a 8 attacchi al giorno. Gli attacchi si associano ad uno o più dei seguenti fenomeni ipsolaterali: lacrimazione, congestione nasale, rinorrea, sudorazione frontale o facciale, miosi, ptosi, edema della palpebra. La maggior parte dei pazienti sono agitati durante l’attacco. 12 Sintesi del trattamento convenzionale del dolore Come si è accennato precedentemente il dolore è un’esperienza soggettiva e per la definizione della sua intensità ci si avvale della valutazione del soggetto stesso. Si utilizzano, per questo, diverse scale o numeriche o visive dove il minimo rappresenta l’assenza di dolore ed il massimo il massimo dolore immaginabile. In una scala da 0 a 10 (una della più comuni), l’intensità del dolore viene suddivisa in moderato, medio e severo. Nella tab.3 riportiamo la classificazione con accanto anche il trattamento farmacologico convenzionale. tab.3 – Classificazione del dolore secondo scala da 0 a 10 (0 = assenza di dolore, 10 = massimo dolore immaginabile con accanto la relativa classe di farmaci convenzionali) 1-3 dolore moderato: trattato con FANS, inibitori della ciclossigenasi 4-5 dolore medio: trattato con oppioidi deboli + FANS EPMPSFTFWFSPUSBUUBUPDPOPQQJPJEJGPSUJ'"/4 A parte i farmaci citati in tab.3 in tutti i casi si può ricorrere o meno ai cosiddetti adiuvanti: corticosteroidi, neurolettici, antidepressivi, benzodiazepine, antiepilettici i quali, sebbene privi di effetto analgesico, possono avere un effetto modulante il dolore per via indiretta. Facciamo osservare che i FANS/antinfiammatori quando utilizzati da soli hanno un’aspettativa di efficacia solo nel dolore moderato. 13 14 Seconda parte Il Partenio Nome botanico: Tanacetum parthenium (L.) Sch. Bip Famiglia: Asteraceae. 4ZOChrysanthemum Parthenium Bernh., Matricaria parthenium L., Leucanthemum parthenium (L.) Gren. Et Godr.) Nomi comuni: Italiano: Amarella, Amareggiola, Matricale, Partenio. Tedesco: Mutterkraut. Inglese: Feverfew. Francese: Grande Camomille. Spagnolo: Yerba de Santa Maria. Aspetti botanici: Al genere Tanacetum L. appartengono diverse piante ben note tra le quali ricordiamo, il T. cinerariifolium (Piretro) ed il T. vulgare (volgarmente Tanaceto e da non confondersi con il Partenio) e tra le affini il T. balsamita L. (erba di San Pietro). Erbacea perenne, sia spontanea che coltivata. Originaria dell’Asia occidentale e dei Balcani, naturalizzata in Europa è presente su tutto il territorio nazionale dove predilige incolti, boscaglie e zone ruderali. Pianta aromatica con fusti eretti, striati, pubescenti (40-80 cm) che tendono a ramificarsi nella metà superiore. -FGPHMJFEFMGVTUPEPUBUFEJQJDDJPMPDN FMBNJOBEJQFSDNTPOPQFOOBUPTFUUFDPOTFHNFOUJPWBMJ profondamente pennato-partiti. Il colore delle foglie è verde chiaro tendente al giallo. I capolini (diametro circa 1 cm) sono costituiti, similmente alla camomilla, da fiori ligulati bianchi e tubulosi gialli. 15 Usi storici, tradizionali ed empirici moderni Prima di addentrarci negli aspetti fitochimici e farmacologici è utile discutere brevemente quelli che sono gli usi storici tradizionali ed empirici moderni. Usi storici e tradizionali del Partenio Il Partenio era noto già al tempo di Dioscoride il quale ne riportava nel I sec. AC l’utilizzo in caso di infiammazioni e gonfiori caratterizzati da “calor”, probabilmente riferendosi a problemi di carattere infiammatorio articolare. Si ritrova menzione della pianta anche nell’Herbario Novo del Durante (1585), che fa cenno sia all’uso dei fiori che dell’erba in varie preparazioni, dalla decozione ai bagni medicati. In particolare è interessante la decozione in vino dei fiori con noce moscata per la sua attività sul ciclo mestruale: “…ne riscalda beuuta la madrice e ne caccia fuori i mestrui…”, seguono diverse indicazioni quale l’uso nella cattiva digestione a causa dei sui principi attivi amari, nell’”impedimento del respirare”, ed altri. Per quanto riguarda gli usi popolari e tradizionali citeremo le fonti che riteniamo più autorevoli ed interessanti. Il Negri (1979) ad esempio ci ricorda che il Partenio (fiori) viene utilizzato popolarmente come succedaneo della camomilla in particolare nella dismenorrea e disturbi del ciclo, mentre impacchi imbevuti nella decozione dei fiori vengono impiegati per la medicazione delle contusioni ed ulcerazioni cutanee (Negri 1979). Egualmente, JM1BMNB PTTFSWBDIFTJVTBOPJDBQPMJOJEFM1BSUFOJPBEFTFNQJPOFMMBFSPGBHJBcefalea, dismenorrea, EJTQFQTJB1BMNB -BQPTPMPHJBJOEJDBUBEBMMBVUPSFÍEJ2-5g/die di polverePHUUWPMUFBMHJPSOP di tintura. Anche il Pomini (1973) definisce come droga le sommità fiorite ed i fiori (posologia: polvere 2-5 g/dieUJOUVSBHUU volte al giorno). L’ Antonelli (1941) afferma che “tutta la pianta è tonica, febbrifuga, stimolante, antispasmodica, emmenagoga ed antiflatulenta”, e che fosse notissima ai vecchi medici. Se ne utilizzano i fiori sia freschi che secchi in infusione per “facilitare le regole mensili e togliere quei forti dolori da esse prodotti”. Ne suggerisce l’infuso dei fiori BOX. 3 La visione Tradizionale del Partenio Dalle informazioni che ci provengono dalla storia e dalla tradizione, del Partenio si sono usati spesso i fiori a dosaggi elevati (almeno 2g/die) per vari disturbi infiammatori, quali dismenorrea, muscolo scheletrici, cefalea. TFDDIJH-BDRVBCPMMFOUFEBQSFOEFSTJB“3-4 bicchieri e più durante la mattinata, a intervalli, per quattro cinque giorni prossimi all’epoca delle regole”. La Grieve (1973) cita un infuso dei fiori che assunto riduce “la sensibilità al dolore in soggetti nervosi, dà sollievo al dolore al volto/faccia a quello alle orecchie, del dispeptico o reumatico”. Il dosaggio di estratto fluido (1:1) è di 4-8g/die. Terminiamo con l’interessante osservazione dell’Etnobotanico Moermann (1998) il quale ricorda che il Partenio veniva utilizzato dagli Indiani d’America Mahuna internamente come antireumatico. 16 Usi del Partenio in Fitoterapia Contemporanea (Experience Based Phytotherapy - EBP) Un’analisi degli usi attuali di questa pianta all’interno delle maggiori scuole di fitoterapia contemporanea, (es. Americana, Anglosassone, Neozelandese, Francese) ci dà un quadro complessivo molto interessante. A parte ovviamente l’uso supportato da studi clinici come preventivo dell’emicrania, che discuteremo successivamente, il Partenio trova un’applicazione molto più ampia che può essere sintetizzata nei seguenti tre punti: 1. Trova utilizzo in modo particolare nel “mal di testa”, dismenorrea e disturbi reumatici o delle articolazioni (muscolo scheletrici). 2. Viene utilizzato spesso in acuto, ovvero al bisogno come sintomatico in caso di dolore (in particolare infiammatorio). 3. Il dosaggio di Partenio, utilizzato come sintomatico, è molto superiore a quello riportato nelle monografie ufficiali (vedi paragrafi seguenti) e si aggira circa sui 2 g di droga al giorno o preparati equivalenti. Più precisamente ad esempio il Dr. Mitchel della Università Americana di Bastyr lo suggerisce ai primi segni di mal di testa ad assunzioni ripetute durante la giornata fino a circa 1800 g/die di droga. Mentre nella Fitoterapia Anglosassone si sottolinea proprio come il dosaggio nell’uso sintomatico debba essere notevolmente superiore a quello utilizzato come preventivo per l’emicrania (Hoffmann, 2003) e questo particolarmente per tutti i disturbi caratterizzati da infiammazione compreso i disturbi reumatici ed articolari. Nella Fitoterapia Francese i Dr. Lapraz e Duraffourd (2002) lo individuano come particolarmente indicato nella dismenorrea. Ciò che interessa sottolineare in questi dati è che vi è una sostanziale convergenza d’uso tra i vari Practitioner che utilizzano la Fitoterapia in diverse regioni del mondo sia sulla possibilità di usare il Partenio in acuto che sul dosaggio. Inoltre l’uso Empirico Contemporaneo sembra molto più in accordo con gli usi storici e tradizionali di quanto lo sia l’uso del Partenio come preventivo dell’emicrania (discussione a seguire). 17 Fitochimica Gli studi fitochimici sul Partenio si sono concentrati essenzialmente su due diverse classi di composti: i terpenoidi ed i flavonoidi. Terpenoidi I terpenoidi del Partenio sono più esattamente dei sesquiterpenlattoni che a loro volta sono suddivisi in base BMMBTUSVUUVSBJOUSFTPUUPDMBTTJJHFSNBDSBOPMJEJFVEFTNPMJEJFEJHVBJBOPMJEJJOtab.4 sono riassunti i principali identificati e nella fig. 2 sono riportate alcune delle strutture. tab.4 – I sesquiterpelattoni del Partenio Germacranolidi Partenolide, Costunolide, Artemorina, Cristantemomina Guaianolidi Artecanina, Crisatemina A e B, Crisantemolide, Partolide, Due composti contenenti Cloro Eudesmolidi Magnolialide, Reinosina, Santamarina, 1-beta-idrossi arbuscolina, 5-beta-idrossireinosina. Figura 2. Strutture di due sesquiterpenlattoni del Partenio In generale i sesquiterpenlattoni sono composti dotati spesso di interessanti attività farmacologiche, sovente di carattere antinfiammatorio, ricordiamo ad esempio che a questa classe appartengono anche i principi attivi dell’ Arnica (Arnica montana: pseudoguanolidi quali l’elelanina). In effetti i sesquiterpenlattoni sono spesso caratterizzanti molte Composite (Artemisia absinthium, Artemisa annua - artemisina, Eupatorium spp etc.). Gli stessi sesquiterpenlattoni identificati nel Partenio sono inoltre presenti in diverse altre piante medicinali oggi oggetto di studio. Il profilo fitochimico dei sesquiterpenlattoni del Partenio può essere soggetto a consistenti variazioni quali 18 quantitative in base al chemiotipo e BOX. 4 variazioni sostanziali durante il ciclo I Sesquiterpenlattoni *MBUUPOJTFTRVJUFSQFOJDJTPOPBUUVBMNFOUFDJSDBDPNQPTUJF sono oggetto di intense ricerche. Si tratta di composti caratteristici della famiglia delle Composite, ma si trovano con minor frequenza anche in altre. Diversi composti oggi sono ritenuti possedere importanti attività quali antitumorale, antileucemica, citotossica ed antimicrobica. Esempi tipici di composite che si caratterizzano per la presenza di lattoni sesquiterpenici sono: il Partenio, la Cicoria, l’Arnica, i fiori di Santonica (Artemisia cina), l’Assenzio, Eupatorium spp. Etc. Tra i composti particolarmente importanti e “famosi” citiamo l’Artemisinina derivante da Artemisia annua e che possiede una ben nota ed importante attività antimalarica (Evans et al., 2000). ontogenetico, quindi la scelta accurata della materia prima e la coltivazione sono sicuramente fondamentali per stabilizzare il fingerprint del fitocomplesso. Inoltre lo stesso profilo risulta quali-quantitativamente diverso a seconda della parte della pianta che si considera (foglie, fiori, etc.). In generale una droga che contenga circa lo 0,2-0,25% di partenolide viene considerata di qualità accettabile. Va tuttavia anticipato che tale titolo può essere notevolmente elevato se si seleziona una droga molto ricca di fiori. Sulla funzionalità di questi composti torneremo nella parte degli studi farmacologici. Distribuzione del partenolide nelle varie parti della pianta Analisi condotte su diverse parti della pianta illustrano chiaramente come la distribuzione e concentrazione del partenolide sia molto varia. Infatti questo principio attivo è contenuto in ordine decrescente di concentrazione maggiormente nei fiori, quindi nelle foglie ed in ultimo negli steli. tab.5 – Concentrazione del partenolide in diverse parti di pianta Parte della pianta Concentrazione (%) di partenolide Fiori 1,38 Foglie 0,95 Steli 0,08 Radice 0,01 Fonte: Heptinstall et al., 1992 A parte il valori assoluti che come discusso nel testo possono essere molto variabili è interessante osservare le differenti concentrazioni nelle varie parti di pianta. Nella tab.5 sono riportati, a titolo di esempio, alcuni dati risultati di uno studio analitico. Secondo altri autori il contenuto di partenolide dei fiori arriva fino a 4 volte quello delle foglie. Da un punto di vista industriale, invece, è evidente che la parte aerea sia quella preferibile, in termini di resa in campo, tuttavia, qualora si dia la preferenza alla resa piuttosto che alla qualità, si otterrà della materia prima molto ricca di steli e con poche foglie e fiori, quindi complessivamente con poco partenolide. In appendice riportiamo due fotografie che illustrano chiaramente la qualità di una sommità fiorita normale e di una droga caratterizzata da un’elevata percentuale di capolini. 19 Flavonoidi La seconda classe di principi attivi ritenuta di potenziale interesse sono i flavonoidi. In effetti alcuni recenti studi mostrano che un estratto privato del partenolide mantiene attività antinfiammatoria, è quindi presumibile vi siano, a parte i sesquiterpenlattoni, anche altri principi attivi responsabili dell’attività, ed i flavonoidi sono tra i probabili candidati. Nelle tab. 6 e 7 sono riportati alcuni dei flavonoidi identificati e come si vede alcuni di essi sono lipofili altri idrofili. Da ciò si può comprendere come la modalità estrattiva possa sostanzialmente influenzare il fitocomplesso e l’attività dello specifico estratto. Inoltre si può osservare come il profilo dei flavonoidi ovviamente differisca quali quantitativamente a seconda che si consideri la foglia o il capolino (nelle sua parti bottone fiorale e ligule). La concentrazione di flavonoidi totali, come iperoside, è approssimativamente 2-3%. tab.6 – Flavonoidi Lipofili identificati nel Partenio Foglia Disco Ligule Flavonoli 6-Idrossi campferolo EJNFUJMFUFSF USJNFUJMFUFSF(Santina) + +++ (+) +++ ++ Quercetagetina EJNFUJMFUFSF USJNFUJMFUFSF(Jaceidina) USJNFUJMFUFSF(Centaureidina) + ++ ++ ++ +++ +++ + + (+) - + ++ (+) + + + Flavoni Apigenina Luteolina Chrysoeriolo Apigenina 7-glucuronide Luteolina 7-glucuronide 2VBOUJUÆQSFTFOUFNBHHJPSFNFEJBNJOPSF USBDDF Fonte: modificato da Williams et al., 1999 20 tab.7 – Flavonoidi idrofili identificati nelle varie parti del Partenio Foglia Ap - 7 glucuronide Lu - 7 glucuronide Lu - 7 glucoside Ch - 7 glucuronide Bottone fiorale Ap - 7glucuronide Lu - 7-glucuronide Lu - 7-glucoside Qu - 7 glucuronide Ligule Ap - 7 glucuronide Ap - 7 diglucuronide Ap - 7 glucosilglucuronide "QBQJHFOJOB-VMVUFPMJOB$I crisoeriolo Qu: quercetina Altri composti Olio essenziale (0,02%-0,07%) composto da vari monoterpeni e sesquiterpeni. Polifenoli quali gli acidi 3,5-, 4,5- e 3,4-di-O-caffeoilchinici (DCQAs). Tannini. Melatonina (molto bassa 1,75 mcg/g) 21 Aspetti farmacologici Sesquiterpenlattoni Numerosi studi in vitro ed in vivo si sono concentrati sul dimostrare l’attività antinfiammatoria dei sesquiterpenlattoni. Già Hall et al., in una review del 1979 si sono occupati diffusamente di questi composti. Complessivamente i dati raccolti negli studi in vitro mostrano, per il partenolide in particolare, un’attività antinfiammatoria mediata dall’inibizione della trascrizione di NF-kB1, di ciclossigenasi e lipossigenasi ovvero della sintesi di prostaglandine proinfiammatorie. In particolare in riferimento all’emicrania gli esperti ritengono che sia le attività citate che quella di inibizione di iNOS2 (induttore dell’ossidonitrico sintasi) siano particolarmente specifiche per modulare l’infiammazione neurogenica latente presente nell’emicrania. Come discusso precedentemente infatti ricordiamo che processi infiammatori cronici sono la causa di ipersensibilità prima periferica poi centrale agli stimoli dolorosi. Nel caso dell’emicrania i ripetuti attacchi instaurano un’infiammazione persistente in prossimità delle fibre trigeminali che innervano i vasi meningei e che sono le responsabili della trasmissione del dolore in questo tipo di disturbo. È importante sottolineare, comunque, che l’attività di modulazione dell’infiammazione del partenolide è di DBSBUUFSFHFOFSBMFJNFDDBOJTNJEJJOJCJ[JPOFDJUBUJJOGBUUJJOUFSFTTBOPJQSPDFTTJJOàBNNBUPSJJOHFOFSFFOPO esclusivamente quelli presenti nell’emicrania. In effetti lo studio di Zhonghua et al. (2008) su condrociti umani ottenuti da pazienti affetti da osteoartrite ha mostrato la capacità del partenolide di inibire il catabolismo dell’agrecano indotto dal mediatore infiammatorio TNF-_. In altre parole il modello sembra mostrare una potenziale e specifica attività protettiva del partenolide nei confronti dei danni alle cartillagini indotti dall’osteoartrite evidenziando quindi una possibile utilità del partenolide nella modulazione dell’infiammazione che interessa le articolazioni. Sempre su questa linea di ragionamento un ulteriore studio (Parada-Turska et al., 2008) mostra un’attività antiproliferativa del partenolide nei confronti di fibroblasti sinoviali tipici di disturbi infiammatori articolari. È interessante osservare che anche altri sesquiterpenlattoni presenti nel Partenio, come il costunolide mostrano un’ attività simile come meccanismi (es. inibizione NF-KB ed iNOS), ma superiore a quella del partenolide (Koo et al., 2001) a riprova dell’importanza dell’attività del fitocomplesso. 1 NF-kB: è un fattore di trascrizione nucleare che modula l’espressione dei geni responsabili della sintesi di sostanze proinfiammatorie, quali ad esempio il gene per la ciclossigenasi. È un importante nodo della cascata infiammatoria ed un’attività di inibizione su NF-kB è particolarmente interessante in quanto interviene precocemente, a monte del processo infiammatorio. 2 iNOS: L’ossido nitrico (NO) è una molecola molto importante nella regolazione del flusso sanguigno cerebrale ed extracerebrale (azione vasodilatatrice). È anche coinvolta nella nocicezione. Un aumento rapido del suo livello come può essere indotto nell’uomo dal gliceril trinitrato (GTN) causa attacco emicranico. Una riduzione/controllo dell’enzima che produce l’NO (l’ossido nitrico sintasi: NOS) è ritenuta una strategia potenzialmente interessante per controllare non solo l’attacco emicranico, ma anche quello della cefalea da tensione e di quella a grappolo (Olesen et al., 2008). Vi sono principalmente tre tipi di NOS: eNOS (NOS endoteliale), nNOS (NOS neuronale) ed appunto iNOS (NOS inducibile). 22 Flavonoidi Per quanto riguarda i flavonoidi la loro presenza nel Partenio è nota già da circa 20 anni, tuttavia l’interesse verso di essi si è accresciuto recentemente. Come si è discusso nella parte di fitochimica vi sono diversi flavonoidi che si caratterizzano anche per una diversa solubilità in acqua o solventi lipofili. In Fig. 3, accanto alla struttura di alcuni dei principali, sono riportate le referenze più recenti che ne supportano chiaramente l’attività antinfiammatoria in vitro e/o in vivo. Negli studi più recenti vi sono anche precise indicazioni sui meccanismi che vedono similmente ai sesquiterpenlattoni un’ inibizione di NF-kB, iNOS e sintesi di citochine proinfiammatorie. In alcuni casi si è dimostrata anche inibizione diretta di COX-2 e/o lipossigenasi. Altri principi attivi Come accennato nella parte di fitochimica, recentemente (Wu et al., 2007) sono stati riscontrati composti ad elevata attività antiossidante quali alcuni acidi dicaffeoilchinici. Anche tale attività potrebbe senzaltro contribuire all’azione antinfiammatoria del Partenio. Attività del fitocomplesso (estratti) Per quanto riguarda gli studi farmacologici sugli estratti di Partenio, in generale, confermano i meccanismi antinfiammatori citati precedentemente per i principi attivi, come descritto chiaramente ad esempio nella monografia ESCOP del Partenio (2003). Di particolare interesse è uno studio recente (Sur et al., 2009) su un estratto di Partenio privato del partenolide. Questo estratto da un lato mostra comunque attività antinfiammatoria mediata da un’inibizione diretta ad esempio della lipossigenasi e da un’inibizione del rilascio di diversi mediatori proinfiammatori (PGE2, NO, TNF-_, IL-2 etc.), dall’altra non inattiva NF-kB. In sintesi sembrerebbe che mentre il partenolide tende ad agire a monte della cascata infiammatoria (inibizione NF-kB) altri composti presenti nell’estratto agiscono anche sui processi infiammatori più a valle. Si potrebbe dire che il fitocomplesso di Partenio contiene un “cocktail” di numerosi principi attivi ad attività antinfiammatoria, ma che si differenziano nei dettagli del meccanismo d’azione e sembrano quindi ben indicati per intervenire simultaneamente su diversi punti della cascata infiammatoria. Centaureidina Jaceidina Attività antinfiammatoria per inibizione di lipossigenasi e ciclossigenasi (Abad et BM"CBEFUBM Muschietti et al., 2001). Antiossidante e scavenging di radicali (Perez et al., 2004) Santina Apigenina Antinfiammatoria in vivo (Martinez et al, 1997) Inibizione di iNOS e COX-2, mostrando specificamente un effetto neuroprotettivo su le microglia (Ha et al., 2008). Inibizione sintesi citochine proinfiammatorie IL-1, IL8, TNF alfa tramite inibizione /'L#/JDIPMBTFUBM ,PXBMTLJFUBM)PVHFF et al., 2005). Figura 3. Strutture ed attività di alcuni flavonoidi del Partenio 23 Osservazioni sugli studi clinici Gli studi clinici si sono concentrati totalmente (tranne uno) sulla prevenzione dell’emicrania. Tutti gli studi fino al 2003 sono riassunti nelle monografie ESCOP (2003) ed hanno portato la Commissione, assieme agli altri dati, a valutare il Partenio come utile nelle profilassi dell’emicrania. Successivamente è stato condotto un ulteriore studio con un estratto in CO2 supercritica (Diener et al., 2005) che ha sostanzialmente confermato l’uso del Partenio nella profilassi dell’emicrania. Ciò che interessa discutere in questo testo tuttavia non sono tanto i dettagli dei risultati quanto la storia che ha portato alla definizione dei dosaggi riportati nelle monografie ed all’uso nella profilassi piuttosto che in acuto. L’origine degli studi sull’emicrania e dei dosaggi di Partenio utilizzati L’idea di testare clinicamente il Partenio nella profilassi dell’emicrania nasce a Londra e precisamente dall’osservazione che molti pazienti sofferenti di emicrania e che frequentavano la “City of London Migraine Clinic” affermavano di avere avuto beneficio dal consumo giornaliero di una foglia fresca della pianta assunta ogni giorno. I pazienti riportavano una diminuzione del numero di attacchi. I medici decisero quindi di testare nel famoso studio di Johnson et al., (1985) l’efficacia del Partenio. Lo studio, in doppio cieco controllato con placebo, utilizzò come preparato le foglie fresche liofilizzate del Partenio in un quantitativo uguale a quello in media assunto dai pazienti. Nel Box 5 a lato riportiamo una traduzione tratta dall’articolo originale di Johnson et al., che illustra chiaramente come si è arrivati a definire il dosaggio di Partenio nella profilassi. BOX 5 L’origine del basso dosaggio di Partenio degli studi clinici Preparazione delle capsule di Partenio e dosaggio: “Ciascuna foglia liofilizzata contenente 5 foglioline pesava in media 25,7 mg. La dose media di Partenio usata dai pazienti prima di essere arruolati nello studio era di 2,44 foglie (circa 60mg). Abbiamo quindi deciso che la dose di ciascuna capsula dovesse essere fissata a 25 mg e che ciascun paziente dovesse ricevere 2 capsule al giorno.” (Johnson et al., 1985). Lo scopo dello studio era quello di osservare se la preparazione portava ad una riduzione nel numero di attacchi. Come è noto, il risultato fu positivo per cui da quel momento tutti gli studi clinici successivi non si sono più discostati da questo dosaggio e modalità d’uso (prevenzione dell’emicrania). Nulla togliendo al merito dei ricercatori di aver verificato l’uso empirico delle foglie di Partenio fatto da un gruppo di pazienti, tuttavia colpisce il fatto che gli studi successivi non si siano mai preoccupati di compiere variazioni sul dosaggio e/o di testare l’efficacia del Partenio in acuto. Questo soprattutto in quanto dosaggio e modalità d’uso non sono affatto in accordo con gli usi storici, tradizionali e con l’uso empirico in fitoterapia (come illustrato precedentemente). 24 Ulteriori considerazioni sulla Droga (la parte di pianta da utilizzare) e sui dosaggi riportati nelle monografie ufficiali e testi di riferimento È interessante osservare come, al contrario di molte altre piante officinali, nel caso del Partenio la parte di pianta da utilizzare non sia univocamente definita nelle varie monografie ufficiali. Ad esempio: 1. Le monografie ESCOP (2003) suggeriscono le parti aeree 2. La monografia dell’American Herbal Pharmacopoeia (2007) suggerisce le foglie o la parte aerea intera, tuttavia suggerendo un elevato contenuto di foglie piuttosto che di fiori 3. Il British Herbal Compendium (1992) le parti aeree o solo le foglie 4. La monografia dell’OMS le foglie o la parte aerea 5. La Farmacopea Francese: parti aeree &TTFOUJBM(VJEFUP)FSCBM4BGFUZ le foglie. Ovviamente, la scelta della parte da utilizzare che indicano le monografie è stata fortemente influenzata dalla scelta di quei pazienti Londinesi citati precedentemente. Sinteticamente le indicazioni ed il dosaggio del Partenio riportate nelle monografie ufficiali sono: profilassi dell’emicrania a 50-120 mg di polvere o preparati equivalenti (ESCOP 2003). 25 Estratti di Partenio ottenuti da droghe ricche di fiori: nuove prospettive di attività e di spettro d’azione Complessivamente da questa analisi risulta che una sommità fiorita tagliata alta, ovvero molto ricca di fiori, certamente porta ad una droga con un titolo più elevato di partenolide. Inoltre da quanto discusso sugli usi storico/ tradizionali si osserva che il fiore era spesso la parte prescelta ed abbiamo visto precedentemente come il profilo sia dei flavonoidi che verosimilmente dei sesquiterpenlattoni sia differente nei fiori rispetto alle foglie. Da queste premesse è quindi ragionevole attendersi che un estratto ottenuto da una droga ricca di fiori possa mostrare un profilo di attività diverso da estratti più tradizionali ottenuti da foglie o da parti aeree/sommità generiche. In alcuni studi farmacologici in vivo che miravano a valutare l’efficacia di estratti di piante su vari modelli di dolore JOBDVUP(IFMBSEJOJFUBM'SBODJPMJOJFUBM ÍTUBUPJOFGGFUUJQPTTJCJMFEJNPTUSBSFDPODIJBSF[[BMB differenza di attività tra estratti ottenuti da diverse droghe di Partenio. In particolare, gli estratti liofilizzati ottenuti con definite metodologie estrattive, da una droga selezionata particolarmente ricca di fiori, mostrano uno spettro ed un’intensità di attività decisamente superiore ad altri estratti ottenuti da droghe a base di foglie o parti aeree povere di fiori. Inoltre si è anche osservato che tale attività non necessariamente correla in tutti i modelli con la concentrazione di partenolide, da cui si deduce che l’elevata attività dei fiori dipende non solo dal più elevato titolo di partenolide, ma anche dal suo particolare profilo fitochimico come accennato poco sopra. È importante anche sottolineare che gli studi sopra citati sono stati condotti a dosaggi equivalenti molto simili a quelli tradizionali (circa 2g/die di droga nell’uomo) ovvero all’uso del Partenio in acuto nell’uomo. Di seguito sintetizziamo brevemente alcuni dei risultati ottenuti. 1. Estratti ottenuti dai fiori o da sommità fiorite molto ricche di fiori sono risultati in quasi tutti i modelli di dolore (infiammatorio, viscerale, nocicettivo etc.) più attivi di estratti ottenuti dalle foglie o sommità povere di fiori: da 3 a 30 volte. 2. In un modello di attacco Emicranico gli estratti ottenuti dai fiori sono risultati, in acuto, 3 volte più attivi di quelli ottenuti dalle foglie. 3. Mentre il titolo degli estratti in partenolide correla bene con l’attività nel caso del dolore emicranico, esso non è sufficiente a spiegare la notevole differenza di attività di fiori e foglie. 4. Anche le differenze nel titolo totale di flavonoidi da solo non è sufficiente per spiegare la differenza di attività di fiori e foglie. 5. Dai due punti precedenti si deduce che la differenza di attività tra estratti ottenuti da sommità ricche di fiori, da foglie etc. dipende dallo specifico differente fitocomplesso. 26 *MQBSUFOPMJEFUFTUBUPEBTPMPÍDJSDBBQBSJUÆEJDPODFOUSB[JPOFWPMUFNFOPBUUJWPEFMMFTUSBUUPPUUFOVUP da sommità ricche di fiori. Quindi nel fitocomplesso sono presenti importanti fenomeni di sinergia. 7. L’estratto di Partenio ottenuto da sommità ricche di fiori non mostra essere gastrolesivo in un test standard di gastrolesività. Partenio e gastrolesività Test farmacologici nell’animale mostrano che il Partenio e maggiormente il partenolide sono in grado di ridurre i danni alla mucosa gastrica indotta da FANS. Gli autori osservano che tale effetto protettivo potrebbe essere dovuto ad uno stimolo della secrezione di mucina (inibita da FANS) (Stargrove et al., 2008). Come citato sopra altri test farmacologici (Ghelardini et a., 2009) hanno ulteriormente verificato la non gastrolesività dell’estratto di Partenio in oggetto. Ricordiamo che la gastrolesività dovuta a FANS è uno dei maggiori problemi del loro uso cronico. 27 28 Conclusioni sull’uso del Partenio La nostra breve discussione sul Partenio pensiamo abbia messo ben in luce come si tratti di una pianta che certamente merita importanti approfondimenti. Il suo fitocomplesso è ricco di sostanze di grande interesse, tuttavia presenta una “instabilità” non frequente in altre piante medicinali. Questo richiede un attento controllo sia delle procedure di coltivazione che di successiva processazione al fine di “stabilizzare” il fitocomplesso. Sicuramente studi fitochimici e farmacologici futuri porteranno a scoprire sue nuove caratteristiche e potenzialità. Oggi ci interessa rilevare come gli usi tradizionali ed empirici moderni non siano esattamente in accordo con gli attuali studi clinici. Questa è una situazione piuttosto inusuale in quanto di norma lo studio clinico viene o dovrebbe essere disegnato dopo aver valutato attentamente quelli che sono gli usi comuni della pianta. Il risultato è che troviamo nelle monografie ufficiali l’indicazione d’uso del Partenio nella profilassi dell’emicrania a dosaggi bassissimi rispetto a quelli tradizionali. Gli studi farmacologici citati, invece, illustrano un’attività della pianta in vari modelli di dolore acuto a dosaggi comparabili a quelli tradizionali. Questo significa che probabilmente sarebbe opportuno testare clinicamente nell’uomo il Partenio non come preventivo ma “al bisogno”. Sarebbe certamente di grande interesse testarlo almeno nella dismenorrea ed in alcune forme di cefalea studiando opportunamente i criteri di inclusione ed esclusione al fine di selezionare quelle condizioni che possono avere reale beneficio da questa pianta alla quale ovviamente non si desidera assegnare comunque l’aspettativa di un farmaco. Anche i dolori articolari meriterebbero appositi approfondimenti visto che rientrano sia negli usi tradizionali che empirici moderni. In ultimo dagli stessi studi farmacologici si deduce che sebbene il partenolide sia un importante marker di qualità, oltre che principio attivo, da solo non è in grado di descrivere e giustificare l’attività del fitocomplesso. Infatti, a parità di titolo di partenolide, ricordiamo che estratti ottenuti da droghe ricche di fiori sono notevolmente più attivi di estratti ottenuti da “normali” sommità. 29 BIBLIOGRAFIA - AAVV. 2007. Feverfew aerial parts. American Herbal Pharmacopoeia. - Antonelli G 1941. Le Piante che ridanno la salute. Edizione Planta Medica, copia anastatica della III edizione “Riveduta ed aumentata” del 1941. #FOEUTFO-+FOTFO35FOTJPOUZQFIFBEBDIF/FVSPM$MJO.BZ - Buchgreitz L, Lyngberg AC, Bendtsen L, Jensen R. 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