ASSOCIAZIONE REGIONALE
GRUPPI COLTIVATORI
SVILUPPO del PIEMONTE
Supplemento a Coldiretti Informa n.
7
del
05/03/2012
Dir. Amm. B. Rivarossa - Dir. Resp. M. Pellegrino - Poste Italiane - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)1
art. 1, comma 2, DCB/CN Filiale di Cuneo Stampa in proprio Editore Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Cuneo
FEASR
Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale:
L’Europa investe nelle zone rurali
Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 – Misura 111.1
Sottoazione B) Informazione in campo agricolo
Le seguenti indicazioni tecniche fanno riferimento a quanto previsto dai regolamenti CE sull’agricoltura
biologica 834/2007 (obiettivi, principi e norme generali) e 889/2008 (norme tecniche di applicazione) e
successive integrazioni e modifiche.
Bollettino Orticolo BIO n. 1 – 2012
ORTAGGI A FOGLIA
Lattuga, rucola e Valeriana
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Valorizzare la qualità dell'orticoltura transfrontaliera sotto il profilo della sicurezza alimentare partendo da
un'attività di ricerca applicata per la diffusione di metodi di coltivazione biologici ecosostenibili: è questo l’obiettivo di
un’azione pilota che ha visto la collaborazione di un gruppo di lavoro italo-francese nel biennio 2010-2011. Il progetto
Valort è cofinanziato attraverso il programma di cooperazione Alcotra Italia-Francia 2007/2013.
Il progetto, coordinato dalla Camera di commercio di Cuneo nel ruolo di capofila, coinvolge i territori della provincia
di Cuneo ed i dipartimenti delle Alpi Marittime e Vaucluse e consiste in un progetto di innovazione per portare
l'orticoltura a livelli di eccellenza.
Si intende mettere in atto un processo di innovazione che inizi dalla ricerca di base, svolta dai dipartimenti
Agroinnova e Divapra dell’Università degli Studi di Torino, dalla ricerca applicata, svolta dal CReSO presso il Centro
sperimentale di Boves, fino al trasferimento dei risultati alle aziende orticole assicurato dai tecnici di Coldiretti
Cuneo.
Sul versante francese, la filiera di ricerca ha coinvolto l'Inra Centre Paca (Ente nazionale per la Ricerca in
Agricoltura), l’APREL (Association Provençale de Recherches et Expérimentations Légumières) e la Chambre
d’Agriculture des Alpes-Maritimes.
CONCIMAZIONE
ASPORTI KG/Q PRODOTTO UTILE
Gli apporti di sostanza organica e di elementi
fertilizzanti devono essere attentamente valutati
con il tecnico, in base alla fertilità, alla dotazione
del terreno, alle esigenze della varietà e del tipo
di coltura. In termini generali, la concimazione
deve essere basata sul criterio della restituzione
ovvero occorre apportare gli elementi nutritivi
che vengono asportati dal campo raccogliendo il
prodotto agrario utile.
Valori degli asporti di N, P2O5, K2O indicati nelle
Norme Tecniche Produzione Integrata –
Regione Piemonte
Pieno campo
ESIGENZE E ADATTAMENTO AMBIENTALE
La lattuga predilige terreni di medio impasto,
sciolti e ben dotati in elementi fertilizzanti ed in
particolare di Sostanza Organica. Sono da
evitare coltivazioni su suoli asfittici e/o dove si
riscontrano ristagni idrici anche se di breve
durata. I valori ottimali di pH del suolo si
attestano tra 6 e 7,6; le piante di lattuga sono
particolarmente sensibili a eccesso di salinità dei
suoli.
N
P2O5
K2O
CaO
MgO
0.32
0.16
0.7
0.25
0.17
Coltura protetta estiva
I trapianti sono scalari durante l’intero ciclo
annuale; sono attualmente disponibili cultivar di
“ortaggi a foglia” adatte a diversi periodi di
coltivazione (primaverile/ estivo / autunnale) sia
in campo che in ambiente protetto. Di norma si
fa ricorso, per la realizzazione degli investimenti,
a utilizzo di materiale di propagazione con pane
di terra ottenuto da vivai specializzati.
N
P2O5
K2O
CaO
MgO
0.31
0.09
0.5
0.13
0.07
Le temperature ottimali per la crescita delle
piante nei cicli produttivi estivi si attestano
attorno ai 10 – 12°C nelle ore notturne ed ai 28
– 30°C nelle ore centrali della giornata; con
l’innalzarsi delle temperature si accorciano i cicli
di raccolta ed è necessario incrementare gli
apporti idrici onde evitare i danni ai cespi. Nei
cicli tardo autunnali-invernali i minimi termici
della coltura si attestano, per le ore notturne,
attorno ai 4 – 6°C anche se le piante possono
sopportare periodi di freddo intenso con minime
inferiori allo zero termico.
Nei cicli di produzione estivi la fase di chiusura
dei cespi si raggiunge dopo c.a 30-40 giorni dal
trapianto mentre, neo periodi tardo autunnali –
invernali, i cicli di maturazione dei cespi si
dilatano significativamente in funzione degli
andamenti stagionali ed in particolare delle
temperature minime rilevate negli ambienti di
coltivazione.
Ottimo termico nelle ore diurne attorno ai 12 14°C.
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Per favorire una elevata qualità dei cespi, il
contenimento delle infestanti ed una ridotta
incidenza di alterazioni patologiche si fa ricorso,
sia in pieno campo che in ambiente protetto, alla
pacciamatura
del
suolo
mediante
teli
biodegradabili prodotti con amido di mais e/o teli
in polietilene nero.
acqua sia adottando tecniche di irrigazione
localizzata mediante manichette forate disposte
lungo le file sia adottando sistemi di
adacquamento per aspersione sovrachioma.
Nelle colture in ambiente protetto e nei cicli
tardo estivi-autunnali e primaverili gli apporti di
acqua per aspersione devono essere posizionati
in giornate soleggiate favorendo poi la
ventilazione all’interno dei tunnel per favorire il
prosciugamento della vegetazione. Le irrigazioni
possono essere effettuate sia a scorrimento
(coltura di pieno campo) sia localizzate con
ausilio di apposite manichette forate disposte
lungo le file.
Gli apporti irrigui alla coltura devono essere
frequenti e costanti durante l’intero ciclo
colturale; i volumi di adacquamento devono
essere dimensionati in funzione delle condizioni
climatico-ambientali e della fase colturale dei
cespi.
MALATTIE PRINCIPALI
MARCIUME BASALE DA
presenza di micelio fioccoso biancastro e, in
fase avanzata di attacco, si notano, all’interno
del micelio avvolgente i tessuti del fusto, gli
sclerozi di colore nero-bruno.
Sclerotinia sclerotiorum e Sclerotinia minor
LOTTA
Interventi agronomici: arieggiare gli ambienti
di coltivazione; limitare le irrigazioni ed evitare i
ristagni idrici; eliminare le piante colpite avendo
cura di non interrare i residui colturali; utilizzare
varietà poco suscettibili se disponibili; ricorrere,
ove possibile, alla solarizzazione del terreno nei
mesi centrali estivi; effettuare pacciamature con
film di polietilene e/o con teli biodegradabili;
effettuare prose medio elevate particolarmente
indicate per i terreni soggetti a ristagni idrici.
Lotta Biologica: utilizzo di biofungicidi a base di
Coniothyrium minitans che vive a spese degli
sclerozi del patogeno (strutture di resistenza di
Scleroinia). Devono essere applicati al terreno o
sui residui colturali del ciclo precedente. Inoltre è
riportata l’efficacia di alcune specie fungine
appartenenti al genere Trichoderma (T.
harzianum e T. viride) che devono essere
utilizzate a scopo preventivo.
Descrizione:
le
infezioni
interessano
solitamente le colture realizzate in terreni
caratterizzati da elevati tassi di umidità; gli
attacchi si evidenziano, in tutta la loro gravità,
quando la temperatura si mantiene, per diversi
giorni consecutivi, inferiore ai 21°C con ottimo
termico compreso tra i 15 e i 21°C. Il patogeno
in grado di colpire diverse specie orticole,
sopravvive nel terreno mediante gli sclerozi.
Sintomi: la malattia si manifesta in genere su
piante già sviluppate con la comparsa di lesioni
di colore bruno, localizzate alla base della pianta
o lungo il fusto, con successivi processi di
marcescenza dei tessuti. Successivamente si
evidenzia, alla base del cespo, una diffusa
Per soddisfare le esigenze della coltura, durante
l’intero ciclo colturale, si apportano volumi di
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TRACHEOFUSARIOSI
MARCIUME BASALE DA
Fusarium oxysporum f. sp. Lactucae
Rhizoctonia solani
Descrizione: colpisce solo la lattuga (Lactuca
sativa) e ha differenziato una specializzazione
parassitaria in razze fisiologiche (razze 1.2 3 e
4); al momento la razza 1 del patogeno risulta
presente in Lombardia Piemonte, in Emilia e in
Veneto causando gravi danni alla coltura in
presenza
di
temperature
dell’ambiente
comprese tra i 24 e 34°C. Il patogeno è
trasmissibile mediante seme e l’impiego di
materiale riproduttivo infetto rappresenta una
delle possibili vie di diffusione in tutto il mondo. Il
patogeno si conserva nel terreno dove può
rimanere vitale per diversi anni grazie ai suoi
organi di resistenza (clamidiospore)
Descrizione: la malattia può colpire le giovani
piante o quelle già sviluppate. Il patogeno, in
grado di colpire diverse specie orticole, si
conserva nel terreno per 6-7 anni. Le infezioni
sono favorite da temperature comprese tra 15 e
36 °C. in presenza di condizioni particolarmente
favorevoli di umidità del terreno e di temperatura
il fungo è in grado di propagarsi nel terreno con
molta rapidità causando repentine morie delle
piante. In presenza di una elevata densità di
coltivazione sono caratteristiche le aree circolari
di superficie colpita.
Sintomi: marciume del colletto; anche
l’apparato fogliare può essere interessato da
necrosi.
Sintomi: causa un ridotto sviluppo delle piante
colpite, clorosi fogliare, sviluppo asimmetrico del
cespo e appassimento. Non si osservano
marciumi a carico dei tessuti radicali.
Sezionando le radici fino al colletto si osservano
evidenti imbrunimenti vascolari estesi anche alla
nervatura fogliare.
LOTTA
Interventi agronomici: utilizzare in vivaio
substrati disinfettati; ricorrere ad ampie rotazioni;
evitare densità di impianto elevate; evitare
eccessivi apporti di fertilizzazioni azotate;
estirpare, allontanare dalla coltivazione e
distruggere le piante colpite.
LOTTA
Interventi agronomici: utilizzo di semente
sana; impiego di cultivar resistenti o tolleranti
alla malattia; adottare ampie rotazioni colturali
(4-5 anni); allontanare i residui delle piante
malate.
Lotta biologica: è riportata una discreta azione
di alcune specie fungine appartenenti al agenere
trichoderma (T. harzianum e T. viride) che
devono essere utilizzate a scopo preventivo.
Lotta biologica: è riportata una discreta azione
di alcune specie fungine appartenenti al genere
Trichoderma che devono essere utilizzati a
scopo preventivo.
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PERONOSPORA
produttivi sia per caratteri di resistenza genetica
alle diverse razze di B. lactucae (attualmente
sono state determinate 28 razze di questo
patogeno).
Bremia lactucae
BATTERIOSI
Pseudomonas cichorii
Descrizione:
il
patogeno
sopravvive
principalmente nel terreno, sui residui colturali
infetti e nelle acque di stagni e canali; è nota la
possibilità di essere trasmesso mediante seme.
Le condizioni favorevoli alla diffusione e alle
infezioni del patogeno sono rappresentate da
elevata umidità e dalle piogge, mentre
l’intervallo termico può essere molto ampio, con
un optimum intorno ai 25°C.
Descrizione: questo fungo rappresenta uno dei
patogeni responsabili di gravi danni su lattuga; il
patogeno si conserva sui redditi colturali. Le
infezioni sono favorite da condizioni di elevata
umidità, bagnature prolungate della lamina
fogliare. La germinazione delle spore avviene a
partire da temperature comprese tra i 4 e i 10°C
ed umidità relativa elevata (ottimo termico per lo
sviluppo del patogeno circa 15°C). L’evasione
delle fruttificazioni del fungo è favorita da
temperature comprese tra i 20 e i 22°C ed
elevata umidità relativa degli ambienti di
coltivazione. Per tale motivo la malattia è
particolarmente grave nei cicli colturali tardo
estivi – autunnali e invernali – primaverili.
Sintomi: la malattia determina sulle foglie
macchie di colore bruno scuro e forma
irregolare, localizzate sul lembo, ai margini e
anche sul picciolo. I sintomi possono
manifestarsi anche dopo la raccolta, durante il
trasporto e la commercializzazione.
LOTTA
Interventi agronomici: ampie rotazioni colturali
(almeno 4 anni); concimazioni azotate e
potassiche equilibrate; allontanamento ed
eliminazione delle piante colpite, che non vanno
interrate; è sconsigliato irrigare con acqua
proveniente da canali o bacini di raccolta i cui
fondali non vengano periodicamente ripuliti dai
residui organici. Evitare, in presenza di malattia,
le irrigazioni per aspersione.
Sintomi: i cespi possono essere colpiti da
questo patogeno in tutti gli stadi di sviluppo. In
presenza del fungo la pagina superiore delle
foglie presenta aree clorotiche spesso delimitate
dalle nervature fogliari mentre sulla pagina
inferiore si sviluppa un’efflorescenza biancastra
ben visibile a occhio nudo. La presenza di
alterazioni sul fogliame determina una perdita
significativa della qualità dei cespi.
VIROSI
Descrizione: per i virus trasmessi da afidi in
modo non persistente, quali BMWV e LMV, i
trattamenti afidici diretti sulla coltura non sono in
grado di contenere la diffusione del virus, in
quanto la trasmissione avviene in tempo
brevissimo. Per TSWV trasmesso da tripidi in
modo persistente propagativo, assume invece
particolare importanza la difesa nei confronti dei
vettori a partire dalla fase di vivaio. Per i virus
trasmessi per seme (es. LMV) è fondamentale
utilizzare seme controllato sano (virus-esente).
LOTTA
Interventi agronomici: eliminazione dei residui
colturali; ampie rotazioni; sesti d’impianto non
troppo fitti; corretta sistemazione del terreno,
aerazione degli ambienti protetti; favorire il
drenaggio del suolo. Per il contenimento
dell’avversità si consiglia altresì il ricorso a
cultivar resistenti. La ricerca genetica avviata
dalle ditte sementiere mette annualmente a
disposizione
degli
operatori
cultivar
caratterizzate da resistenze genetiche a diverse
razze di Bremia lactucae. Contestualmente il
patogeno è in grado di differenziare, nel tempo,
nuove razze fisiologiche in grado di superare le
barriere di resistenza genetiche raggiunte. Per
tale motivo è particolarmente intensa l’attività di
selezione di nuove cultivar che si differenziano,
da quelle esistenti per alcuni aspetti fenotipici e
Sintomi: variabili in relazione al virus
considerato, da maculatura fogliare, inizialmente
clorotica, seguita da necrosi della vegetazione
giovane sino, in alcuni casi, morte della pianta.
Le infezioni tardive portano a produzione di
scarsissimo valore commerciale per le ampie
5
FITOFAGI PRINCIPALI
porzioni di tessuto necrotico all’interno dei cespi.
Spesso le piante rimangono nane.
AFIDE DELLE RADICI
LOTTTA
Pemphigus bursarius
Eliminare all’interno e tutto intorno alla coltura le
infestanti, che potrebbero essere serbatoio di
virus, vettori o entrambi. Per quanto riguarda
TSWV è necessario attuare con l’attenta
collaborazione dell’assistenza tecnica pratiche di
prevenzione quali:
-
-
-
Descrizione: svolge parte del ciclo sulle radici
di composite, fra cui le lattughe, in colonie di
individui di colore grigiastro ricoperti di una cera
biancastra. I maggiori attacchi si verificano in
situazioni di ambiente secco, con squilibri idrici
alla coltura. L’afide può inoltre trasmettere il
virus del mosaico della lattuga (Lettuce mosaic
virus, LMV).
utilizzare piantine prodotte in vivai con
protezione dai tripidi vettori del virus, in
particolare ove siano presenti colture sia
orticole che floreali;
Sintomi: riduzione di sviluppo; ingiallimenti e
malformazioni dei cespi.
se si utilizza materiale proveniente da
zone infette, chiedere l’intervento del
tecnico al momento del trapianto, per
verificare l’assenza di sintomi e/o tripidi;
LOTTA
Interventi agronomici: impiego di cultivar
caratterizzate d resistenza dichiarata a P.
bursarius.
se si manifestano sintomi sospetti,
eliminare tutte le piante in campo e
procedere al trattamento contro i vettori.
AFIDI DEGLI ORGANI EPIGEI
Myzus persicae – Uroleucon sonchi
Descrizione: insetti con apparato boccale
pungente-succhiante, di colore e aspetto
variabile in funzione della specie e delle forme.
Presentano ospiti primari (generalmente piante
arboree) sui quali depongono le uova svernanti
e ospiti secondari dove compiono le generazioni
estive. La presenza di afidi all’interno dei cespi
compromette la commercializzazione del
prodotto.
Gli attacchi di afidi fogliari sono favoriti da
temperature medie-elevate comprese tra 15 e
20°C. Gli afidi, in particolare M. persicae,
possono inoltre trasmettere numerosi virus, fra
cui LMV e il virus dell’ingiallimento della lattuga
(Beet western yellow virus, BMYV).
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Sintomi: riduzione di sviluppo: ingiallimenti e
malformazioni fogliari.
LOTTA
Importante intervenire alla comparsa delle
infestazioni, rilevanti soprattutto in primavera e
in autunno. In estate si verifica un
abbassamento naturale delle popolazioni.
Lotta biologica: contro gli afidi fogliari possono
essere impiegati predatori, come Chrysoperla
carnea, Aphidoletes aphidimyza e Adalia
bipunctata, e parassitoidi, come Aphidius
colemani, tutti prodotti e commercializzati dalle
biofabbriche. Altro importante agente di lotta è
uil fungo entomopatogeno B. bassiana.
NOTTUE FOGLIARI
Spodoptera spp.
NOTTUE TERRICOLE
Descrizione: gli adulti, farfalle crepuscolarinotturne poco appariscenti, compaiono in
maggio-giugno; le femmine possono deporre
oltre 1500 uova sulla pagina inferiore delle
foglie. Le larve vivono inizialmente gregarie, poi
raggiunto uno stadio più avanzato di sviluppo, si
separano.
Agrotis spp
Sintomi: diffuse erosioni
causate dalle larve.
ai
lembi
fogliari
LOTTA
Lotta biologica: intervenire alla nascita delle
larve o all’inizio della loro attività trofica con
Bacillus thuringiensis sbsp.aizawai o Bacillus
thuringiensis sbsp. Kurstaki. Tra i prodotti di
sintesi ammessi in programmi di difesa biologica
ritroviamo lo spinosad.
Descrizioni: gli adulti sono farfalle crepuscolarinotturne poco appariscenti; le femmine
depongono le uova (fino a 2500) in terreni umidi
e lavorati di recente. Le larve, dopo un primo
periodo di attività sulla parte aerea delle piante,
diventano terricole e lucifughe.
Sintomi: erosioni al colletto con conseguente
avvizzimento delle piante colpite.
LOTTA
Lotta biologica: intervenire alla nascita delle
larve o all’inizio della loro attività trofica con
Bacillus thuringiensis sbsp. Kurstaki. Questo
batterio produce tossine altamente specifiche
contenute in un capside proteico che, una volta
liberate nell’apparato digerente dell’insetto, ne
causano la morte per setticemia.
7
Oltre ai danni diretti, F. occidentalis può
trasmettere il virus dell’avvizzimento maculato
del pomodoro (Tomato spotted wilt virus, TSWV)
con gravi danni alla produzione. Il tripide acuisce
il TSWV da piante infette come neanide, e lo
trasmette come adulto rimanendo infettivo per
tutta la vita.
Sintomi: sulle foglie le punture di suzione
causano
depigmentazioni
argentate
che
tendono a necrotizzare, sino a determinare il
disseccamento.
LOTTA
TRIPIDI
Interventi agronomici: impiego di materiale
vivaistico sano ottenuto presso vivai accreditati.
Frankliniella occidentalis
Lotta
biologica:
impiego
del
fungo
entomopatogeno B. bassiana. Tra i prodotti di
sintesi ammessi in programmi di difesa biologica
ritroviamo lo spinosad.
Trips tabaci
Descrizione: insetti di piccole dimensioni (1-2
mm di lunghezza) in grado di svolgere
numerose generazioni durante l’anno in base
all’andamento climatico. I cicli di sviluppo si
completano in 12-27 giorni con temperature di
20-25°C.
Agricoltura Biologica. Fa bene alla natura, fa bene a te!
Piazza Foro Boario 18 – 12100 CUNEO
Tel 0171.447349 – Fax 0171.447300
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Pellegrino dr.Marcello: 366.6392624
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