016•Lapo Gianni 340-343

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DANTE ALIGHIERI
dalle Rime
PA R A F R A S I
La ballata svolge i noti motivi stilnovistici della donna-angelo e
dell’amore che ferisce il cuore passando attraverso gli occhi.
Nella prima parte (vv. 1-17) è la donna stessa che, apparendo
al poeta, loda con palese compiacimento le proprie alte qualità di
bellezza e di virtù, dicendo che può comprenderle solo chi ha una
vera conoscenza dell’amore.
Nella seconda parte (vv. 18-24) il poeta commenta l’apparizione dicendo che, avendo guardato la donna fissamente, ricevette da Amore, che vide brillare nei suoi occhi, una tale ferita che
egli ne va ancora piangendo, senza riuscire a trovare mai pace.
«Io sono una giovanetta (pargoletta) bella e straordinaria, fuori
del comune (nova), che sono venuta per mostrare agli altri (agli
uomini) alcune delle bellezze del luogo (il Paradiso) dal quale
sono discesa.
Io ero nel cielo, e vi ritornerò ancora, per dare agli altri (ai beati)
il piacere della mia luce, e chi mi vede e non si innamora, non avrà
mai la conoscenza (intelletto) dell’amore, perché, quanto a bellezza
(in piacer), non me ne fu negata nessuna, allorché la Natura mi
chiese a Dio (a Colui) che volle, o donne, che io mi accompagnassi
a voi (fossi cioè una di voi).
Ciascuna stella mi trasmette (mi piove) negli occhi la sua luce e il
suo benefico influsso (vertude); le mie bellezze sono al mondo del
tutto nuove (mai viste) perché mi sono venute dal cielo (di là su):
esse non possono essere conosciute (apprezzate) se non da un uomo
in cui Amore penetri attraverso la bellezza di una donna (per piacer
altrui) {di cui si sia innamorato}».
Queste parole – dice il poeta – si leggono sul volto di una giovinetta che ci è apparsa: ed io che, per vederla, la guardai fissamente,
rischio ora di perdere la vita (di morire d’amore); perché io ricevetti
una tale ferita da uno (Amore) che io vidi negli occhi suoi, che da
allora vado piangendo, e non mi sono più acquietato, calmato.
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NALISI DEL TESTO\
Struttura metrica: ballata di endecasillabi con schema ABB nella ripresa, e
CDCDDBB nelle tre stanze.
È difficile identificare la donna di cui qui parla Dante. Le ipotesi avanzate (Beatrice o la prima donna dello schermo o per considerarla una figura allegorica) restano pure e semplici congetture, e interessano in ogni caso solo la biografia di Dante. Quello
che importa rilevare, infatti, è che Dante è riuscito ad imprimere
la semplicità espressiva, la grazia e la soave musicalità della ballata
popolare ai temi dottrinali dello stilnovismo qui presenti.
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T 84
1
2
3
4
I’ mi son pargoletta bella e nova
altrui: a uno (impersonale).
de le: partitivo; “alcune”. Vedi anche v. 12.
vui: voi.
pui: poi; dopo averla vista.
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NALISI DEL TESTO\
{1} pargoletta: la ballata riproduce l’immagine della donna-angelo, descritta nella sua origine celeste e nello splendore
della sua bellezza che fa innamorare chi
ha intelletto d’amore. La pargoletta del
componimento potrebbe identificarsi
anche con la “pargoletta” cui Dante allude nel Purgatorio (XXXI, 59), cioè una
donna amata dopo la morte di Beatrice
di cui qui riprende il motivo della lode.
{2} d’amor ... intelletto: è questa la caratteristica fondamentale del “cuore gentile”. Il tema è già presente nella canzone
di GUIDO GUINIZELLI Al cor gentil (T29) e
in quella dantesca Donne ch’avete intelletto d’amore (T66). Quest’ultima è significativamente dedicata non ad ogni donna, ma solamente a coloro che sono gentili e
che non sono pure femmine.
«I’ mi son pargoletta {1} bella e nova,
che son venuta per mostrare altrui 1
de le2 bellezze del loco ond’io fui.
I’ fui del cielo, e tornerovvi ancora
per dar de la mia luce altrui diletto;
e chi mi vede e non se ne innamora
d’amor non averà mai intelletto {2},
ché non mi fu in piacer alcun disdetto
quando Natura mi chiese a Colui
che volle, donne, accompagnarmi a vui 3.
Ciascuna stella ne li occhi mi piove
del lume suo e de la sua vertute;
le mie bellezze sono al mondo nove,
però che di là su mi son venute:
le quai non posson esser canosciute
se non da canoscenza d’omo in cui
Amor si metta per piacer altrui».
Queste parole si leggon nel viso
d’un’angioletta che ci è apparita:
e io, che per veder lei mirai fiso,
ne sono a rischio di perder la vita:
però ch’io ricevetti tal ferita
da un ch’io vidi dentro a li occhi sui,
ch’i’ vo piangendo e non m’acchetai pui 4.
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C O N S E G N E
T 84
1. Sull’identificazione del personaggio descritto nella ballata sono state avanzate diverse congetture: chi è
la pargoletta?
2. Identifica il motivo svolto nella ballata.
3. A chi è affidata la descrizione della bellezza della donna?
4. Descrivi la reazione del poeta alle parole della donna.
5. Rintraccia gli elementi celesti che creano un’evidente contrapposizione tra cielo e mondo terreno.
6. Al tema stilnovistico della donna-angelo è accostato il tema dell’amore che colpisce duramente e procura
pianto e sofferenza. A quale modello dell’amore-dolore si è ispirato Dante?
7. Precisa le caratteristiche del linguaggio usato da Dante nella ballata.
8. Trascrivi i termini che si riferiscono agli effetti dell’amore della pargoletta.
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