Colesterolo e malattie cardiovascolari

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Colesterolo e malattie cardiovascolari
Livelli elevati di colesterolo nel sangue sono un importante fattore di rischio in quanto
contribuiscono allo sviluppo di malattia cardiovascolare, la principale causa di decesso nei paesi
occidentali.
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Circa 17,3 milioni di persone nel mondo sono decedute nel 2008 per malattia cardiovascolare;
e il numero annuale dei decessi per questa patologia aumenterà entro il 2030 a 23,3 milioni1
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La malattia cardiovascolare è responsabile di quasi la metà di tutti i decessi in Europa (47%),
con più di 4 milioni di decessi in Europa ogni anno e di più di 1.9 milioni nell’Unione Europea2
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Si stima che la malattia cardiovascolare incida sull’economia dell’Unione Europea 196 miliardi
di euro l’anno2
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In Italia la prevalenza di infarto miocardico è dell’1,5% per gli uomini e dello 0,6% per le donne3
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In Italia, negli ultimi 10 anni, la prevalenza di ipercolesterolemia (colesterolo totale e colesterolo
LDL) è aumentata nei due sessi: 20,8%-34,3% maschi, 24,6%-36,6% femmine3
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In Italia l’incidenza di eventi coronarici negli uomini è di 6,1 per 1.000 per anno e nelle donne
1,6 per 1.000 per anno4
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Le malattie del sistema circolatorio causano in Italia ogni anno 224.482 decessi (97.952 uomini
e 126.530 donne), pari al 38,8% del totale dei decessi4
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Per le malattie ischemiche del cuore (infarto del miocardio, altre forme acute e subacute di
cardiopatia ischemica, infarto miocardico pregresso, angina pectoris e altre forme croniche di
cardiopatia ischemica) si registrano 75.046 decessi l’anno (37.827 uomini e 37.219 donne),
pari al 33% circa del totale delle morti per malattie del sistema circolatorio4
1
Global status report on non communicable diseases 2010. Geneva, World Health Organization, 2011
2 European Cardiovascular Disease Statistics, European Heart Network and European Society of Cardiology, September 2012
3 La salute cardiovascolare degli italiani, Terzo Atlante Italiano delle Malattie Cardiovascolari 2008-2012, Edizione 2014
4 IV
Conferenza Nazionale sulla Prevenzione Cardiovascolare, Istituto Superiore di Sanita – aprile 2010
I dati nella vita reale italiana
a ricerca osservazionale è uno strumento ondamentale per tentare di comprendere nella sua
interezza la realt clinica di tutti i giorni, cos diversa da uella del mondo, obbligatoriamente meno
rappresentativo, della ricerca randomizzata controllata. Peraltro, l’abbandono delle cure dopo
l’infarto al miocardio rappresenta un problema sanitario di prim’ordine. Secondo le ultime
rilevazioni, entro i due anni successivi all’infarto, almeno la metà dei pazienti smette di
assumere i farmaci prescritti per la prevenzione.
Sulla scorta dei dati Arno relativi al 2010, è possibile mostrare un quadro affidabile sulla situazione
italiana per quanto riguarda le Sindromi Coronariche Acute e le terapie messe in atto per trattare
l’ipercolesterolemia.
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Le Sindromi Coronariche Acute avvengono nel 3% circa degli adulti assistibili
’et avanzata e il sesso emminile risultano essere più frequenti rispetto a quelli osservati nei
trial clinici
La mortalità intraospedaliera è risultata essere del 7,1%, oltre il doppio di quella riportata nei
registri specialistici
Nel mondo reale le terapie raccomandate dalle Linee Guida vengono prescritte meno
frequentemente che nei trial clinici
Nel corso del follow-up, la probabilità di essere ricoverati nuovamente è superiore al 60% dei
casi, e in un terzo di questi la causa è una nuova Sindrome Coronarica Acuta
I costi per il sistema sanitario sono determinati prevalentemente dai ricoveri ospedalieri. I
farmaci impattano sulla spesa solamente per il 10%
Inoltre, al momento della dimissione, al paziente viene prescritto un trattamento
ipocolesterolemizzante con una statina ad alto dosaggio. Alla prima visita di follow-up tuttavia il
54% dei pazienti presenta valori di colesterolo LDL superiori a 80 mg/dL. Il mancato
raggiungimento e mantenimento del target può essere ricondotto ad una ridotta capacità da parte
del paziente di aderire in maniera adeguata al trattamento ipocolesterolemizzante, anche a causa
degli e etti collaterali legati all’alto dosaggio di statina.
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A 12 mesi dalla dimissione la percentuale di non aderenza è di circa il 24%. Se a questo si
aggiunge anche la mancata aderenza volontaria da parte del paziente, si può comprendere
come dopo un anno la percentuale di pazienti che continuano a controllare il colesterolo sia
estremamente ridotta
’analisi dei dati da SDO, su di un campione di più di 1 milione di in arti miocardici, conferma,
tra l’altro, l’andamento epidemiologico desumibile dalla letteratura: dal 2001 al 2011, in atti, la
mortalit intraospedaliera dell’IMA si è progressivamente ridotta dall’11,3% al 9,0% nell’intero
gruppo degli infartuati, mentre nel contempo le nuove ospedalizzazioni fatali dalla dimissione a
60 giorni aumentavano dello 0,13% e quelle dalla dimissione ad 1 anno dello 0,53%
Fonte: Economia & Politica del Farmaco (Settembre 2014) - Analisi di “real world practice” nell’ambito delle
Sindromi Coronariche Acute – Aldo Pietro Maggioni, Centro Studi Associazione Nazionale Medici Cardiologi
Ospedalieri (ANMCO);
Greco et al, Giornale Italiano di Cardiologia, Vol 15 suppl1 al n°1, 2014;
Studio Blitz 4
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