Cultura A colloquio con una giovane fisica del CERN di Ginevra Sabato, 14 luglio 2012 La ricerca ■ L’annuncio Mercoledì 4 luglio L a z n e i sc Scoprendo il bosone di Higgs E uforia, eccitazione e sollievo per un obiettivo che rende giustizia del lavoro svolto in questi anni, ma anche la volontà di tornare subito con i piedi per terra perché quello che si apre davanti agli scienziati, dopo la scoperta della nuova particella compatibile con il Bosone di Higgs, è un mondo con un tassello in più, ma ancora per la gran parte ignoto, dove solo il 4% di ciò che compone l’universo è conosciuto. Sono queste le sensazioni che si respirano parlando con chi a quella scoperta ha contribuito, seppur dalle retrovie, nell’ombra o, sarebbe meglio dire, nelle luci della “Control Room” il centro da cui passano i dati delle ricerche in corso al Cern. Silvia Taroni è una giovane fisica, nativa di Carate Urio sul lago di Como. Assegnista di ricerca per l’università di Perugia, da alcuni anni lavora all’esperimento CMS, uno dei due esperimenti che ha annunciato la scoperta del Bosone di Higgs. Un nome che rientrerà – insieme a quelli degli altri 2190 tra professori e ricercatori – tra i firmatari dell’articolo scientifico che verrà pubblicato sulla scoperta. “Purtroppo – racconta la ricercatrice – non ho potuto vivere a pieno i festeggiamenti perché ero a Praga per una conferenza, ma ritornata al Cern si sente, anche a distanza di giorni, l’euforia del momento”. La contattiamo al termine del suo turno di otto ore passato proprio nella Control Room, perché anche nei giorni della festa, l’esperimento non si è mai fermato. “A CMS come ad ATLAS – racconta la giovane – si lavora 24 ore su 24, sette giorni su sette. In sala controllo siamo presenti almeno in cinque con il compito di vigilare sulla ricezione dei dati. Informazioni che saranno analizzate dagli scienziati del Cern e di tutto il mondo”. Per rendere un’idea della mole di dati prodotta, bisogna calcolare che all’interno dell’acceleratore, nel punto di collisione tra i due fasci di protoni, avvengono alcune miliardi di collisioni al secondo. Un numero di casi impossibile da considerare nel complesso. Per questo entrano in gioco le selezioni che eliminano le collisioni considerate inutili ai fini delle ricerche e salvano – come se fosse un setaccio – quelle ritenute interessanti. “Per ogni secondo – continua la fisica - sono circa cento le collisioni memorizzate per essere poi analizzate”. Ed è analizzando i dati del 2011 e 2012 che gli scienziati sono arrivati all’eccezionale scoperta. “E’ difficile non essere eccitati per questi risultati”, ha detto il direttore Perché chiamarla “Particella di Dio” La definizione (che non piace agli scienziati) è nata negli anni ‘90 da una trovata editoriale A l Cern di Ginevra hanno dato finalmente l’annuncio ufficiale della scoperta: il bosone di Higgs - la particella elementare intuita dallo scienziato britannico 48 anni fa, che consentirebbe ad ogni altra particella subatomica della materia di avere massa - esiste davvero ed è stato “catturato” nel famoso superacceleratore LHC, grazie al lavoro di migliaia di scienziati, molti dei quali giovani talenti italiani. È la cosiddetta “particella di Dio” inseguita da anni - chiamata anzi della ricerca del CERN, Sergio Bertolucci. “All’inizio dell’anno – continua Bertolucci– avevamo detto che nel corso del 2012 saremmo arrivati a trovare una nuova particella compatibile con quella di Higgs o a escludere l’esistenza dell’Higgs previsto dal Modello Standard. Con tutte le necessarie cautele, mi sembra che siamo ad un punto di svolta”. Non bisogna però dimenticare come la particella possa presentare alcune caratteristiche che si diversificano da quelle previste dal Modello Standard. “Questo – spiega Taroni – significa che pur riconoscendo la validità del Modello potrebbe essere necessario modificarlo per renderlo più adatto alla realtà che emergerà dai dati”. Una visione più precisa si potrebbe aver e nel 2014 quando l’acceleratore, dopo un periodo di fermo, verrà riacceso e portato ad una velocità superiore. “Attualmente – conclude la ricercatrice – le collisioni avvengono a 8 TEV, energia mai raggiunta da nessun acceleratore al mondo, e questo ha permesso di trovare particelle che hanno una grande massa. L’acceleratore è, però, progettato per arrivare fino a 14 TEV di energia e questo significa avvicinarsi sempre più alle condizioni che si avevano nell’universo un attimo dopo il Big Bang. Questo permetterà di raccogliere informazioni sempre più dettagliate sulla materia e di indagare sempre più a fondo il mondo che ci circonda”. La ricerca continua. dal premio Nobel Lederman nel titolo che avrebbe voluto dare al suo libro del 1993 “particella maledetta” perché non si lasciava trovare, ma definita invece dall’editore con quel nome più azzeccato -, che conferma le teorie fisiche più recenti e al tempo stesso apre ad una nuova fisica, risultando con caratteristiche in parte diverse da quelle supposte. In realtà il bosone di Higgs spiega la materia a noi nota, che è solo il 4% dell’universo conosciuto, mentre il restante 96% è costituito dall’energia oscura e dalla materia oscura, così definite perché non appariva ai telescopi (non emettendo luce). E proprio le anomalie riscontrate nel bosone - acchiappato per la coda, dicono umoristicamente gli scienziati soddisfatti e festanti - potrebbero costituire l’anello di congiunzione verso quel mondo fisico più vasto e sconosciuto. Come a dire che ne resta ancora di strada da fare e il mondo ci sta tutto di fronte nel suo infinito mistero. Abbiamo intuito qualcosa dell’architettura dell’universo e per questo azzardiamo chiamarla “particella di Dio”, come a riferirci a scoperta del Bosone di Higgs è stata annunciata il 4 luglio scorso al Cern dai portavoce degli esperimenti ATLAS e CMS, ovvero i due esperimenti (sui quattro al lavoro contemporaneamente sull’acceleratore LHC di Ginevra) che erano alla ricerca della particella, la cui esistenza, era stata teorizzata dal fisico britannico Higgs nel 1964. Secondo i risultati preliminari entrambi gli esperimenti sarebbero arrivati alla stessa conclusione: una nuova particella con caratteristiche compatibili a quelle attribuite al Bosone di Higgs è stata individuata ad una massa tra i 125 e i 126 GeV. “Abbiamo osservato nei nostri dati chiari segni di una nuova particella. Si apre per noi una fase eccitante”, ha detto Fabiola Gianotti, portavoce ATLAS. “I risultati sono preliminari – ha spiegato il portavoce di CMS, Joe Incandela – ma ci troviamo di fronte ad una nuova particella che, noi sappiamo, dovrebbe essere un bosone, il bosone con maggior energia mai trovato. Le implicazioni sono veramente significative per questo dobbiamo essere estremamente diligenti in tutti i nostri studi e nei controlli incrociati”. ■ Il commento Una scoperta storica S “ coperta attesa, ma storica”. Lo afferma Ugo Amaldi, docente di fisica medica all’Università Milano Bicocca, membro dell’Accademia nazionale delle scienze, presidente della Fondazione Tera e a lungo dirigente del Cern, commentando la scoperta. “È una scoperta di grande importanza per la fisica fondamentale - spiga l’esperto al Sir - in quanto la rivelazione della creazione di qualche decina di particelle di Higgs dimostra che lo spazio, anche vuoto, è abitato da un’entità molto sottile che chiamiamo un campo. La particella di Higgs è per noi fisici la manifestazione dell’esistenza di un corpo che riempie tutto lo spazio fin dai tempi del Big Bang, ed è questo campo che dà la massa a tutte le particelle”. Il bosone di Higgs, spiega Amaldi, “è la base del Modello Standard, che noi conosciamo da 50 anni e al quale però mancava fino ad oggi un tassello”. Il Modello Standard, che costituisce la teoria di riferimento della fisica contemporanea, “da oggi è diventato completamente sostenuto dai dati sperimentali”, e per Amaldi può sostanziare “sia future teorie del mondo suborganico, sia gli studi dei primissimi istanti di vita dell’universo”. pagina a cura di MICHELE LUPPI - più o meno consapevolmente (molti fisici non gradiscono quella definizione) - al grande Architetto, che ha presieduto alla creazione o ha dato l’input ad un “big bang” che si voglia... Il grande libro della Natura che si squaderna davanti allo sguardo e all’intelligenza dell’uomo - dalla corolla di un fiore alla forma di un insetto, dai misteri della fisica a quelli dell’astronomia - mostra tutto il suo fascino, lasciandoci intuire il fascino misterioso e avvolgente di Chi - oltre al che cosa - è alla sua origine. Alla nostra intelligenza è affidata la continua scoperta del bello, dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, in una ricerca incessante, che merita sempre più impegno - e magari anche un maggiore impiego di risorse -, non solo per sfruttarne eventuali applicazioni tecnologiche, ma già in sé per lo stupore della conoscenza, che ci rende creature speciali e uniche in questo mondo infinito da contemplare, rispettare e amare come Suo dono. VINCENZO TOSELLO 7