Comune di Gibellina Scuola Normale Superiore di Pisa CESDAE Centro Studi e Documentazione sull 'Area Elima - Gibellina - GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL'AREA ELIMA (Gibellina, 19-22 Settembre 1991) ATTI I Pisa - Gibellina 1992 Questo volume è stato curato da Laura Biondi, Alessandro Corretti, Stefania De Vido, Michela Gargini, Maria Adelaide Vaggioli. La parte grafica è stata curata da Cesare Cassane l/i. ATENE E GLI ELIMI SALVATORE ALESSANDRÌ Prima di affrontare il tema dei rapporti tra Atene ed Elimi vanno fatte due precisazioni. Innanzitutto, ]'arco cronologico considerato si ferma alla vigilia della spedizione in Sicilia ed in particolare alla stipula (o rinnovo) del trattato di alleanza tra Atene e Segesta, che un recente studio ha definitivamente datato al 418/7 1 e di cui parlerà specificamente la collega Anello. Inoltre, va detto subito che i rapporti presi in esame riguarderanno la sfera politica, lasciando in ombra tutta quella vasta gamma di relazioni economiche, culturali, etc., innegabilmente accertati, ma che solo a partire da una certa epoca determinarono, in concomitanza con altri fattori, lo sviluppo di specifici rapporti politici e diplomatici. Non si tratta, ovviamente, di una sottovalutazione di tali fenomeni, cbé anzi ess i sul piano storico spesso si rivelano produttivi di effetti di più ampia portata rispetto a quelli determinati dalle relazioni diplomatiche e dai fatti politici stricto sensu. Però, si vuole richiamare l 'attenzione sulla necessità di tenere ben distinti i piani su cui tali fatti si collocano. Se, come giustamente si fa, i rapporti tra Atene e gli Elimi vanno inquadrati nell 'ambito dei cosiddetti disegni occidentali di Atene, non si può non far notare che, in quest'ottica, debbono avere rilevanza soprattutto, se non esclusivamente, elementi e dati di natura politica: ad esempio, programmi politici, atti pubblici (di diritto pubblico e internazionale), fatti diplomatici, azioni belliche, etc. Le direttrici, lungo le quali si sviluppano relazioni commerciali ed economiche, non necessariamente e non sempre sono scelte nel quadro di un disegno 14 S. ALESSANORÌ egemonico ed espansionistico, come non sempre si evolvono in fatti e decisioni sul piano politico. In questa sede si vuole verificare, appunto, entro quali term ini i rapporti tra Atene e gli El imi - ma forse sarebbe più corretto parlare di rapporti tra Atene e Segesta 2 - si possono inserire nel quadro dei disegni occidentali di Atene e a partire da quale data. La tradizione storica antica3 ha evidenziato a ragione il ruolo privilegiato attribuito ai Fenici, e poi ai Punici, nei rapporti con le popolazioni elime nella cuspide occidentale della Sicilia. Emerge una situazione di mutua fiducia, di sostegno politico e militare reciproco, di complementarità negli interessi economici, che continua fino al primo quarto del VI secolo4 • L'espansione coloniale greca verso Occidente con la fondazione di Selinunte- verso la metà del VII sec. -non sembrò in un primo momento determinare nell 'area un particolare clima di tensione, ma certamente pose le premesse per futuri contrasti e conflitti. Se da un lato l'occupazione territoriale colpiva gli interessi degli Elimi5, la presenza di un centro sulla costa, in posizione strategica lungo le rotte meridionali della Sicilia verso il T irreno, appariva una ch iara minaccia per i traffici punici nel Mediterraneo occidentale6 • In questo contesto si colJoca la vicenda di Pentatlo, che intorno al 580/576 tentò d'insediare sul promontorio del Lilibeo una colonia di Cnidi e RodF. Molto probabilmente i Selinuntini, se non lo provocarono, appoggiarono almeno il tentativo di Pentatlo8 . La versione di Antioco, riportata da Pausania, parla di una fondaz ione al capo Pachino, da cui Pentatlo e i suoi compagni sarebbero stati scacciati dagli Elimi e dai Fenici: hr'L Tfax~ 7fj Oxpçl 7fj tv LÀ.KéÀiçl rn(JGifféS' rr0\1.1/ almi J1ÈV éarirrroww VrrÒ EMp.lùV KGL tf>ot.Vt}((t)// TTOÀÉfJJ!J TTLé<JfJivré1' . Diodoro, che sembra attingere da Timeo w, racconta che nella soa olimpiade Pentatlo e i suoi compagni, giunti al capo Lilibeo, trovarono i Segestani e i Selinuntini in guerra e si lasciarono convincere da questi ultimi a combattere alloro fianco. Caduto 15 ATEN E E GU ELIMl in battaglia Pentatlo assieme ad altri compagni , i superstiti decisero di tornare in patria, seguendo la costa tirrenica della Sicilia, ma giunti a Lipari furono convinti dai Liparesi a restare: oé 8' ou/ rrqx Tèv Tlt vraeAov rrkwaVT€5' Tfp Itx€Mas és ToÌ!) KaTà 'Eywm iozs Kaì UÀ.lvoWTLolS &arroÀEfJ.OU/TGS rrpò:; GMry..\ozs. TT€Laeé/T€S IX T6ìs U À.u>Ovvr'Wls OLf..lfJ.GXliv, TTOÀ.À.OÌ!;; àrrqJaÀ.OV KGTà ~ J.Uixr-,v, lv olç Kat aifrò;- Ò Tf€vra8À.o:;· OLOrr€p OL TT€piÀEL<j>fJ€VT€5' É7T€LOf} KGT€TTOÀEfJ.f/JrpGV OÌ IeÀ.lVOWnOI., &.fyvwaav GTTLOOL mwv ÉTT' dfKotJ 1• TÒ AtÀ.{j3awv T6rrozs. KaTi).afJov rp La versione di Antioco - Pausania contrappone Pentatlo e compagni ad Elimi e Fenici, senza alcun accenno ad un intervento di Selinunte. La versione di Diodoro - Timeo attribuisce a Pentatlo un ruolo secondario, in quanto al suo arrivo sarebbe già in corso una guerra tra Segesta e Selinunte, nella quale i coloni al seguito di Pentatlo sarebbero intervenuti in un secondo momento su pressione dei Selinuntini. E', comunque, da notare che in entrambe le versioni Cartagine no n gioca alcun ruolo12• Sorge il sospetto che la ricostruzione timaica, proiettando verso il primo quarto del VI secolo situazioni conflittuali più recenti tra Selinunte e Segesta, abbia finito per falsare le prospettive entro cui si collocava l'impresa di Pentatlo e le dinamiche messe in moto da qu esta 13 • Appare, quind i, più probabile la versione di Antioco, ripresa da Pausania. Il tentativo di Pentatlo, con l' obiettivo ben preciso di collocarsi strategicamente sulle linee di traffico del Mediterraneo occidentale, come dimostra la tappa finale de lla migrazione nelle isole Lipari, assume il carattere di una vera e propria interferenza nella sfera d' interessi fenici e punici14• E' comprensibile che ben presto si sia verificata la reazione congiunta delle città fenicie, colpite nei loro interessi economici, e dei centri elimi, mi nacciati sul piano del controllo territoriale. Ma a quella alleanza Fenici di Sicilia ed Elimi erano portati non solo da contingente convergenza di interessi, ma anche da antica consuetudine di rapporti amichevoli, con reciproca soddisfazione anche dal punto di vista dei vantaggi economici. 16 S. ALESSANDRl La vicenda di Pentatlo sembra assumere il ruolo di evento catalizzatore dell ' interazione tra i fattori dinamici e di equilibrio nell a regione occidentale della Sicilia. Da un lato evidenzia la convergenza e la complementarità degli interessi economici e dei rapporti politici tra centri climi, in particolare Segesta, e città fenicie, dali' altro la resistenza dell'elemento elimo nei confronti di qualsiasi tentativo di aggressione o di espansione a spese del proprio territorio . La conseguenza di questo stato di cose è nell 'articolarsi di rapporti amichevoli di vario genere, non sempre giuridicamente formalizz ati, tra Elimi e centri fenici e, per altro verso, in uno stato di potenziale conflittu alità tra centri elimi, in particolare Segesta per la sua abbastanza precoce posizione di egemonia, e Selinunte. L'evidenza archeo logica mostra, paradossalmente, che la natura dei rapporti politici non interferiva sul piano dei rapporti economici, culturali e strutturali. Se è vero che l'area elima non ha dovuto subire il fenomeno deli ' insediamento greco, ci sono buoni motivi per credere che in tale ambito si stabilirono presto relazioni interpersonali , economiche e culturali col mondo greco siceliota, soprattutto con Selinunte, e in generale col mondo g reco metropolitano. Non si può escludere la presenza di nuclei g reci all'interno dei centri elimi, ad esempio a Segesta 15 , come anche nei centri punici. L'ellenizzazione precoce e profonda di questi centri emerge nella scrittura, con l'adozione di un alfabeto di tipo corinzio, derivato assai probabilmente da Selinunte 16, ne ll 'importazione di ceramica greca, corinzia ed attica, nell 'adozione di modelli urbanistici e moduli architettonici di chiara matrice greca17• Il carattere costante della cultura clima è la sua permeabilità agli influssi cu lturali esterni, specialmente g reci (e in primis selinuntini), che tuttavia non ne compromettono l ' identità e non rappresentano la premessa di una soggezione politica. In questo quadro, verso la metà del VI sec., s' inserisce l'intervento cartaginese, guidato da Maleo. Delle imprese di Maleo, - che interessarono la Sicilia, la Sardegna e l'Africa ATENE E GLI ELlMl 17 Occidentale e che rappresentavano un tentativo cartaginese di imporre la propria egemonia nel Mediterraneo occidentale, e in particolare nel Tirreno, e il cui sostanziale fallimento determinò un ridimensionamento delle ambizioni d i Cartagine e una crisi istituzionale in questa città -, siamo informati in termini estremamente sintetici e confusi da Trogo- Giustino: «ltaque aversis tanto scelere numinibus, cum in S icilia diu feliciter dimicassent, translato in Sardiniam bello, amissa maiore exercitus parte, g ravi proelio vieti sunt. Propter quod ducem suum Malcum, cuius auspiciis et Siciliae partem domuerant, et adversus Afros magnas res gesserant, cum parte exercitus, quae superfuerat, exulare iusserunt» 18 • La stessa vicenda ricompare in Orosio19 , che cita espressamente Trogo- Gius tino, con l'aggiunta di un dato cronologico ( «haec temporibus Cyri Persarum regis gesta s un t»), che permette di datare le imprese di Maleo nell'epoca di Ciro, cioè dal 559 al 52920. La campagna di Maleo in Sicilia si colloca dopo quella in Africa e prima di quella in Sardegna. Ciò significa che essa dev'essersi svolta dopo la metà del VI secolo e, pertanto, senza rapporti diretti con la vicenda di Pentatlo. Il dato storico rilevante sta nel fatto che per la prima volta i Cartaginesi sono presenti direttamente nelle vicende di Sicilia e che tale presenza si inserisce nel quadro di una politica estera aggressiva ad ampio raggio, che comprende anche l 'Africa nord-occidentale e la Sardegna. Da tale considerazione risulta, a mio avviso, ridimensionata la tesi che vuole collegare l ' impresa di Maleo in S icilia a fattori locali, conseguenza o meno della messa in discussione degl i equilibri nella cuspide occidentale della Sicilia, a seguito dell'intervento di Pentatlo al Lilibeo21 • Gli obiettivi specifici del disegno strategico cartaginese non sono esplicitamente indicati dalle fonti. Si può ragionevolmente pensare ad un tentativo di stabilire un 'egemonia nel Mediterraneo occidentale, in risposta all ' espansionismo greco e al rafforzarsi della talassocrazia etrusca nel Tirreno, in termini di occupazione territoriale. Si trattava di una svolta, non tanto negli obiettivi, quanto piuttosto nelle fo rme di attuazione. 18 S. ALESSANDRÌ Per quel che riguarda la campagna di Sicilia, le fonti non specifica no contro quali nemici Maleo dovette combattere. Non è escluso che l 'affermazione deJJ 'egemonia di Cartagine sulle città fenicie di Sicilia (Mozia, Panormo, Solunto) avvenne con una certa resistenza da parte di queste ultime22 e lo stesso potrebbe dirsi per i centri elimi, in particolare per Erice. Accanto aJle innovazioni neiJa cultura materiale, si registra l'erezione di cinte murarie, ali ' incirca ali ' epoca della spedizione di Maleo, a M ozia (e quasi certamente a Palermo), e ano stesso periodo sembra risali re il contributo fenicio alla riorganizzazione delle mura di Erice, la cui seconda fase (databile a partire dal VI sec.) è caratterizzata dalla presenza di l et te re puni che per l ' assemblaggio dei b1occhi23• C'è da chiedersi se tali difese non fossero la risposta congiunta, in virtù dei rapporti di philia ormai pluridecennale, dei Fenici di Sicilia e degli Eli mi ali ' attacco cartaginese guidato da Maleo e, forse, prima di lui da altri generali cartaginesi, anziché il risultato di uno schieramento a1 fianco di Maleo da parte di Elimi e Fenici contro le città siceliote, in particolare Selinunte, Agrigento e Imera 24 . ll quadro che si viene a determinare nella cuspide occidentale della Sicilia dopo Maleo, con i centri fen ici saldamente controllati da Cartagine, potremmo dire in una forma di protettorato, con gli Elimi legati con questi ultimi e con la stessa Cartagine da cordiali vincoli di amicizia e di alleanza, e con la presenza ad Imera e a Selinunte di tiranni filopunici, dimostrerebbe che l' impresa di Maleo, nonostante l'estrema concisione delle fon ti, si sviluppi su di un arco di tempo relativamente ampio (comprendendo forse anche imprese di altri generali cartaginesi) e con vicende complesse e variamente articolate. Si può ipotizzare che ad una prima fase, in cui la spedizione investì i centri fenici e quelli elimi, seguì una seconda, in cui l ' offensiva fu portata a partire da questi centri, ormai inseriti a vario titolo n eli ' orbita cartaginese, contro le città siceliote, Selinunte a sud e Imera a nord, in primo luogo. A questa seconda fase potrebbero riferirsi la battaglia sotto le mura di Selinunte, di cui parla Polieno (l , 28, 2) e l'iscrizione ATENE E GLI EUMI 19 di Aristogheitos: hQ;- hV7TÒ MOT(f"m érrrifu.v€25 • In ogni caso, la spedizione di Maleo si concluse con la conquista di una parte della Sicilia ( «Siciliae partem domuerant» ), che possiamo individuare nella cuspide occidentale, in cui Cartagine instaura una sua zona di influenza, caratterizzata da un protettorato sulle città fenicio-puniche, da un 'alleanza più o meno formalizzata con i centri elimi, in particolare con Segesta, e da rapporti di amicizia con le città siceliote di Imera e Selinunte. Non sappiamo se questo obiettivo era già definito al momento in cui Maleo passò in Sicilia o se il disegno avesse più ambiziose proporzioni, fino a comprendere la conquista dell ' intera isola, e fu poi ridimensionato a causa della decisa resistenza delle città siceliote e delle popolazioni indigene o a causa del fallimento del piano di conquista della Sardegna o, piuttosto, dalla concomitanza dei due fatti26• Una volta fallito il disegno di conquistare la Sardegna e di controllare il Tirreno, ormai sotto l'egemonia degli Etruschi a nord e dei Greci a sud, la Sicilia occidentale rimane l' unica base sicura degli interessi di Cartagine nel Mediterraneo occidentale. Anche per la mutata situazione interna di Cartagine, si percorrono nuove vie, privilegiando lo strumento diplomatico: si stabilisce (o si ristabilisce) un accordo commerciale con gli Etruschi 27, si concludono alleanze con le città greche di Sicilia più interessate a rapporti commerciali con Cartagine, come Selinunte ed Imera. Nelle due città si affermò ben presto il partito filopunico con la presenza di tiranni legati a Cartagine: a Selinunte è aJ potere nell ' ultimo quarto del VI sec. Pitagora, mentre ad Imera a partire dall' ultimo decennio dello stesso secolo è al potere Terillo28 • La scelta di campo di queste due città siceliote può essere stata imposta dagli accordi, che posero fine al conflitto, ma fu condizionata anche da altri fattori. In particolare, per Selinunte può aver giocato un ruolo importante in questa scelta la politica aggressiva di Agrigento. Lo stesso vale in una certa misura anche per Imera, come dimostreranno gli eventi successivi29 • Inoltre, 20 S. ALESSANDRì non vanno trascurati i vantaggi economici che le due città, in particolare Selinunte, ricavarono dal rapporto privilegiato con Cartagine e con i centri etimi e punici dell ' isola30 • Come l'impresa di Pentatlo, anche il primo intervento cartaginese in Sicilia non fu senza conseguenze sull'assetto politico nella cuspide occidentale dell ' isola ed ebbe ripercussioni a più largo raggio. Mentre la vicenda di Pentatlo aveva evidenziato la naturale convergenza degli interessi tra le città fenici e e i centri eli mi, Segesta in particolare, la lunga serie di eventi, che va sotto il nome di spedizione di Maleo, determina un nuovo assetto politico della regione, all' interno del quale l'alleanza fenicioelima viene inserita in un circuito di più ampio respiro con lo stabilirsi dell'egemonia cartaginese e la conflittualità esistente tra Elimi e Selinunte, assopita, se non eliminata, dall'ingresso di Selinunte e Imera nell'orbita di Cartagine. Lo splendore di Selinunte nella seconda metà del VI secolo si deve a questa particolare congiuntura storica, sicché la città siceliota può instaurare, sotto l'egida di Cartagine, proficui rapporti economici con i centri punici e il mondo greco, e stabilire relazioni soddisfacenti con Segesta ed il mondo elimo3 1 • Ma questi eventi di VI secolo hanno evidenziato anche una peculiarità dell'area punico-elimo-selinuntina, che presenta una sua compattezza e strumenti di difesa nei confronti dell'espansionismo delle poleis greche limitrofe, in particolare di Agrigento. Non è forse un caso che l'azione militare di conquista attuata dal tiranno agrigentino Falaride intorno alla metà del VI sec. a.C. si muova lungo la valle del Platani e a nord ancora fino a Imera, che cerca di salvaguardarsi entrando neli ' orbita d eli' alleanza punica32 • In definitiva, è una situazione di equilibrio e di relativa stabilità che dura fino all'ultimo decennio del VI secolo, quando fu turbata dall ' impresa di Dorieo, che, intorno al510, dopo un tentativo fallito in Libia, partì, confortato da un oracolo, per fondare la colonia di Eraclea nel territorio di Erice. La reazione dei Cartaginesi e dei Segestani fu energica, se non immediata; ATENE E GLI ELIMl 21. Dorieo fu ucciso e la sua colonia rasa al suolo. Erodoto (5, 46) informa che uno dei compagni superstiti di Dorieo, Eurileonte, occupò Minoa e aiutò i Selinuntini a liberarsi dal tiranno Pitagora, ma poi, fattosi egli stesso tiranno, fu deposto e ucciso dai Selinuntini33 • Il fatto che Cartaginesi (direttamente e/o tramite le città puniche) e Segestanisi trovassero uniti nella lotta contro l'invasore è perfettamente in linea con la tradizionale alleanza tra Elimi e Fenicio-Punici. Per altro verso il siJenzio delle fonti sulla posizione di Selinunte non può legittimare il sospetto, in certa misura giustificato nel caso di Pentatlo, di un sostegno selinuntino all' impresa coloniale di Dorieo34 • Né in questo senso può essere interpretata la vicenda di Eurileonte. L'occupazione di Minoa e la cacciata del tiranno Pitagora da Selinunte testimoniano al più la presenza di un partito anticartaginese a Selinunte. La breve durata della tirannide di Eurileonte e la sua uccisione indicano che il partito filocartaginese riprese rapidamente il sopravvento e che Cartagine ristabill nella Sicilia occidentale gli equilibri, che erano stati sconvolti da Dorieo35 • Ma se nell'area di influenza cartaginese gli equilibri erano stati ristabiliti, nel resto della Sicilia greca la vicenda di Dorieo aveva messo in moto processi che si rivelarono determinanti per la storia dei decenni successivi. Anche se nel caso di Pentatlo si era sottolineata la sua discendenza da Eracle e, quindi, il suo ruolo di ecista per diritto divino36, tuttavia la scelta del Lilibeo come sede della colonia non era stata collegata con i diritti dei discendenti di Eracle su quella regione. La vicenda di Dorieo invece è chiaramente individuata dalla tradizione come una lotta di liberazione dei territori conquistati da Eracle e, quindi, di diritto appartenenti ai suoi discendenti3 7• Dorieo, confortato dagli oracoli, fonda nel territorio di Erice una colonia, di nome Eraclea, avvalendosi del suo diritto ereditario, in quanto quel territorio era stato conquistato da Eracle. La diversità rispetto alla vicenda di Pentat]o sta nel fatto che la coscienza di una contrapposizione inevitabile col Barbaro è 22 S. ALESSANDRÌ chiara e la lotta di liberazione della terra un tempo conquistata dagli eroi della mitologia greca diviene lotta ' nazionale'. L'annientamento della colonia di Eraclea, fondata da Dorieo, non chiuse la partita, com 'era avvenuto nel caso di Pentatlo, ma continuò a produrre effetti non solo nell ' ambito della regione controllata da Cartagine, come dimostra la v ice nda di Eurileonte, ma anche nel resto della Sicilia. Mentre a Selinunte, dopo la morte di Eurileonte, la cu i tirannide rappresentò sicuramente un abbandono della tradizionale politica filocartaginese, si tornò al vecchio rapporto con Cartagine38, nel resto della Sicilia rimane aperto il conflitto, in cui emergono le figure dei tiranni di Agrigento e di Gela, rispettivamente, Terone e lppocrate, al quale succede poi Gelone39 . Agli anni immediatamente successivi alla morte di Dorieo dovrebbe riferirsi la notizia di Giustino sull ' appello dei ' popoli della Sicilia' a Sparta: «itaque Siciliae populis propter assiduas Carthaginensium iniurias , ad Leonidam, fratrem regis Spartanorum, concurrentibus, grave bellum natum: in quo et diu et varia victoria proeliatum fuit» 40 • Si trattò di un appello caduto nel vuoto, se nel 480 Gelone poteva rimproverare agli Spartani di non essere accorsi ad aiutarlo a vendicare la morte di Dorieo41 • Dell' offensiva siceHota contro il blocco cartaginese non abbiamo notizie precise, ma possiamo ipotizzare un 'alleanza agrigentinogeloa che ottiene dei risultati parziali a danno delle alleate siceliote di Cartagine, cioè Selinunte e Imera, ma che, nonostante la lunga guerra, non intacca il sistema eli.mo-punico-selinuntino. I due alleati si muovono, in coordinazione, hmgo direttri ci che tendono ad affermare la loro egemonia sulle vie di accesso al Tirreno: l' espansionismo di lppocrate si spinge verso nord e verso est, mentre quello agrigentino verso nord e verso ovest42 . A questo periodo vanno riferite la conquista agrigentina di Minoa, di cui resta notizia nella Cronaca di Lindo 43, e le imprese di Ippocrate, tiranno di Gela, contro Siracusa e contro Zanclc. Agli inizi del secondo decennio del V sec. la lotta contro il blocco cartaginese e i tiranni filopunici s' intensifica coll ' affermarsi ad Agrigento del tiranno Terone e colla successione di Gelone a ATENE E GLI EUMJ 23 lppocrate a Gela. Con costoro il 'vessillo dell'irredentismo' viene agitato per coagulare un consenso al servizio delle loro ambizioni. Gelone ingaggia una guerra per la liberazione degli emporia controllati dai Cartaginesi44, mentre consolida la sua alleanza con Terone tramite vincoli matrimoniali e stabilisce verso la metà del decennio la sua signoria su Siracusa45 • Anche in questa serie più che decennale di conflitti, Segesta e i centri etimi sono schierati con Cartagine; e poiché è esplicitata l' intenzione di vendicare la morte di Dorieo sui Segestani, è chiaro che essi fossero coinvolti nella guerra. L 'aggressività di Terone e Gelone porta nell ' ambito dell'alleanza cartaginese anche Anassilao di Reggio, che stringe legami matrimoniali col tiranno filopunico di Imera, Terillo. La campagna di Terone contro Terillo culmina (intorno al 483/2) con la conquista di Imera e la cacciata del tiranno filopunico, che assieme ad Anassilao chiede l ' intervento di Cartagin e. La risposta è immediata e proporzionata alla posta in gioco. Lo scontro definitivo avviene nell 'estate del 480 ad Imera, dove Gelone e i suoi alleati ottengono una grande vittoria46. Le condizioni di pace furon o, tutto sommato, miti, ma il ruolo di Cartagine fu limitato, nell ' isola, alla cuspide occidentale, mentre Anassilao e Selinunte furono inseriti in un' alleanza di cui Siracusa era il centro47• La sconfitta di Imera determinò un minore interesse ed un disimpegno politico di Cartagine verso la Sicilia, che durò per quasi tutto il V secolo; ma, pur ridimensionando il ruolo di Cartagine, tuttavia non modificò l' assetto territoriale esistente prima della guerra, se non nel senso di riportare aLI ' interno della alleanza siceliota le due città che prima erano gli avamposti dell ' area di influenza cartaginese. Ciò dipese dalla volontà di Gelone di non permettere al suo partner, T erone di Agrigento, di ampliare la sua sfera di influenza. Gli Etimi non perdono la loro indipendenza, ma certo vedono ridotta la portata della tutela che un tempo veniva da Cartagine. li processo di ellenizzazione della loro cultura, già avviato precocemente nel VI sec., è ulteriormente intensificato, 24 S. ALESSANDRÌ come dimostra la loro monetazione, indizio anche di profonda integrazione economica col mondo siceliota48• La situazione non muta sotto Ierone, che volge la sua attenzione al Tirreno meridionale (vittoria di Cuma contro gli Etruschi nel 474; fondaz ione della colonia di Ischia) e alla Magna Grecia, nel pieno rispetto dell' area di influenza cartaginese e dietro garanzia da parte cartaginese di non ingerenza negli affari deJJa Sicilia greca. La fine della tirannide agrigentina (4 71) e di quella siracusana (466) modificò profondamente la situazione: nelle città siceliote ci fu un ritorno alle repubbliche aristocratiche, mentre a Siracusa si registra la rivolta dei mercenari, domata nel 461 49 • Questo rivolgimento interno non fu senza conseguenze ri spetto al quadro general e, dal quale emerge il principe siculo Ducezio, che si fa interprete, in chiave greca, delle aspirazioni autonomistiche delle genti sicule, fondando uno Stato con capitale Paliké presso il santuario delle divinita sicule dei Palici. I tentativi sicelioti di contrastare l'offensiva sicula hanno successo finalmente nel 450, nella battaglia di Nomai, conclusasi con la resa e l'esilio a Corinto di Ducezio50• Non abbiamo infonnazioni adeguate in merito alla situazione nella Sicilia occidentale dopo la vittoria greca di Imera. Sappiamo che non ci furono interferenze reciproche tra l'area elimo-punica e quella siceliota orientale, ma non abbiamo modo di sapere se e come si sono sviluppati i rapporti tra Cartagine e i centri punici e quelli elimi; abbiamo l'idea di un ampliamento del ruolo di Segesta, ma non possiamo interpretare con sicurezza la notizia di Diodoro5 1 sull a guerra di Segesta con o contro i Lilibeti (con o contro Selinunte?) del 454. Nel 448, intanto, Ducezio lascia Corinto e col conforto di un oracolo fonda la colonia di Kale Akté, che sarebbe dovuta diventare il centro di un 'egemonia dei Sicoli settentrionali 52 • In quest'impresa egli riceve l 'appoggio di un dinasta indigeno, Archonides di Herbita, che Tucidide definisce philos degli Ateniesi53 . Ciò ha fornito Io spunto a qualche studioso per ipotizzare un intervento e un sostegno ateniese nella seconda avventura di Ducezio, collegata alla missione diplomatica di ATENE E GLI ELTMI 25 Diotimo ed alla spedizione di Lampon 54 • Tucidide accenna alla philia di Archonides per Atene nel contesto della spedizione ateniese in Sicilia del 415, mentre la seconda fase della vicenda di Ducezio si colloca ali ' incirca tra il 448 ed il 440 55 • Pertanto, la philia in questione poteva essere sorta in qualsiasi momento, anche se l 'annotazione di Tucidide non lascia pensare ad un'amicizia di antica data. Questa ipotesi ci riporta all'altro aspetto del nostro tema: la politica occidentale di Atene, con part icolare riguardo alla Sicilia, e specificamente agli Elimi. Finora, l'esame delle vicende di Sicili a ci ha permesso di evidenziare che fino alla metà del V secolo non ci sono momenti della storia siciliana in cui dalle fo nti sia stata espressamente documentata una presenza politicamente rilevante di Atene. Ciò, ovviamente, di per sé solo non basta per escludere a priori che un tale intervento ci possa essere stato, anche se la cosa è poco credibile. Inoltre, va sottolineato il fatto che, sostanzialmente, le vicende che si erano svolte nella Sicilia centroorientale non interessarono la regione occidentale, che sembra vivere in una situazione di splendido isolamento, che rende conto, grazie al prosperare dei traffici con e tramite Cartagine, dell'eccezionale sviluppo dei centri elimi in questo periodo, in primo luogo di Segesta. Di questa situazione siciliana bisogna tener conto nel delineare le fasi, le articolazioni e i tempi dei rapporti Atene- Elimi nell' ambito della politica occidentale di Atene. Rapporti commerciali, culturali e di freq uentazione tra Atene e l' area elima sono precoci e ben documentati, anche se non raggiungono i livelli dell'area siceliota56 • I rapporti commerciali di retti e indiretti sono documentati per la fine del VI e gli inizi del V sec., oltre che dall ' evidenza ceramica, dalla presenza sui fram menti iscritti, provenienti dallo scarico di Grotta Vanella, di alcune cosiddette sigle commerciali attiche, talvolta dipinte, ma per lo piu graffite, eseguite - a quanto pare - in Attica pri ma d eli' esportazione dei vasi e riferib il i a fatti di compravendita57• Anche il processo di ellenizzazione dei centri 26 S. ALESSANDRÌ elimi, come si è visto, è a livelli avanzati e relativamente precoce, pur nella diversità delle singole situazioni, anche se il tramite e l ' agente principale di tale processo è indiscutibilmente Selinunte. Ma quando si passa dal piano dei contatti commerciali/ culturali a quello piu strettamente politico, la situazione cambia completamente e l' interpretazione dei dati si fa più complessa e problema tica. Ora che il famoso trattato di alleanza tra Atene e Segesta è saldamente datato al418/7 (ma c' è mai stata una seria possibilità di inquadrarlo nel contesto storico degli inizi degli anni ' 50 del V secolo?), viene meno l'unico elemento che permetteva di postulare oggettivamente un rapporto politico-diplomatico Atene - Elimi verso la metà del V sec. e di postularne altri negli anni precedenti. Ciò pone l' esigenza di riconsiderare i tempi, i contenuti e le linee della politica occidentale di Atene. Il primo aspetto da riesaminare è quello dell'equazione : diffusione della ceramica attica= fo nti d eU' approvvigionamento granario di Atene. La 'fame di cereali ' di Atene rappresenta in molti casi la chiave interpretativa della politica estera ateniese e, in tale prospettiva, l'equazione suddetta si articola ulteriormente: la diffusione della ceramica attica permette di individuare le aree di approvvigionamento granario e, quindi, di interesse strategico per la politica ateniese. Tale teorema sarebbe accettabile nelle sue articolazioni, se le premesse e le conclusioni fossero controllate in ogni situazione su dati realmente oggettivi e se le connessioni causali emergessero dall'evidenza dei fatti e non fossero esclusivamente frutto di estrapolazione58. La 'fame di cereali' di Atene va storicizzata nelle sue coordinate cronologiche, demografiche, economiche e nei suoi risvolti politici59• Recenti studi hanno rivalutato le potenzialità produttive del suolo attico ed hanno abbassato alla metà del V sec. la data in cui l'Attica, ormai sovrappopolata, cominciò ad avere bisogno delle importazioni di cereali, anche se non nella misura in cui comunemente si crede60• Ciò impone di riconsiderare l ' ipotesi di un precoce emergere del problema dell'approvvigionamento granario e, di conseguenza, di un condizionamento ATENE E G LI ELIMI 27 altrettanto precoce della politica estera di Atene da parte di questo problema. Ad esempio, va sfumata, se non esclusa, l' incidenza del fattore economico (legato alla esigenza di controllare il polo cerealicolo egiziano) nella decisione ateniese di intervenire in Egitto a sostegno della rivolta di Inaro61 . Anche il rapporto tra diffusione della ceramic-a attica e interessi granari di Atene non è cosi automatico come si crede, e comunque va controllato caso per caso. Per il tema che ci riguarda, tale equazione (vasi/grano), che è stata avanzata per i commerci in Adriatico, nell'Italia meridionale (Italia e Campania) e Sicilia, nell'Etruria da Vallet e ripresa da altri fino a diventare un dogm a, è tutta da dimostrare62 . Inoltre, non ci sono motivi cogenti per ritenere che le regioni occidentali, in particolare la Sicilia, fossero preferite come fonti di approvvigionamento granario rispetto alle tradizionali fonti della Tracia e del Ponto63 • Un'altra tesi da ridimensionare è quella della centralità del problema del rifornimento granario nella politica ateniese, al punto da considerarlo il motore primo delle prospettive occidentali ateniesi. Il fatto di mettere in discussione l'automatismo vasi/ grano porta necessariamente a considerare la politica ateniese in Occidente sotto prospettive diverse. E' stato poi, giustamente, osservato che la Sicilia (ma il discorso vale ancor più per l' Etruria e la pianura padana) non esportava solo cereali e che, pertanto, la presenza di ceramica attica può essere considerata come documento di rapporti commerciali più articolati64 • Inoltre, il commercio e lo stoccaggio dei cereali erano essenzialmente svolti dai privati, mentre gli sforzi pubblici erano diretti ad assicurare un approvvigionamento regolare. E' evidente che tale obiettivo era più facilmente raggiunto nelle regioni del nord in un 'epoca in cui l' Egeo e gli Stretti erano saldamente sotto il controllo di Atene65 . In definitiva, i dati sulla distribuzione della ceramica non ci forniscono elementi di giudizio in merito alle importazioni granarie ed alle connessioni politiche tra queste ultime e i disegni occidentali di Atene. E ciò è ancora più vero per i rapporti Atene - Elimi66• Non resta allora che affrontare il problema alla luce della documentazione storica e letteraria. 28 S. ALESSANDRÌ In genere nella storia dei disegni occidentali di Atene 67 si attribuisce il ruolo di iniziatore a Temistocle, che avrebbe elaborato un progetto di recupero ideologico e politico dell'antico Stato sibarita68• Lo stesso potenziamento della flotta è talvolta visto nella prospettiva occidentale69. Gli argomenti addotti a sostegno di questa tesi sono stati già convincentemente confutati da Wick70 e non è qui il caso di riprenderJi. Si può dire che se Temistocle aveva una direzione in eu i spingere le prospettive di Atene, questa era l'Oriente non l'Occidente e in ciò egli era perfettamente in Linea con i programmi che in quel momento venivano elaborati ad Atene dai leaders politici, quali Aristide e Cimone. Nei diciassette anni che vedono il predominio ad Atene dei conservatori, gu idati da Cimone, non si registrano iniziative verso Occidente, anche se il tono e le direttrici del commercio attico nel Mediterraneo occidentale si conservano intatte71 . Anche i rapporti con la lega peloponnesiaca, specialmente con Sparta e Corinto, sono relativamente buoni. Ma nel 462 le relazioni tra Sparta e Atene si guastano a causa della vicenda di Itome e Cimone ne paga le conseguenze con l' ostracismo. In verità, Cimone cade a causa del profondo cambiamento istituzionale determinatosi nel frattempo ad Atene a seguito delle riforme di Efialte, che sanciscono la definitiva vittoria del partito democratico radicalen. Alla fine degli anni '60 del V secolo si apre così, dopo l 'assassinio di Efialte, l 'età d i Pericle, i cui primi dieci anni sono segnati da decisivi impegni internazionali (spedizione in Egitto; guerra in Grecia; consolidamento dell 'egemonia ateniese sugli alleati). Agli inizi degli anni '50 Pericle chiude, diplomaticamente, i problemi che hanno agitato il decennio precedente: la Pace di Callia (449/8) stabilisce la convivenza tra impero persiano e impero marittimo ateniese sulla base dello status quo; la tregua quinquennale, prima, e poi, nel 446, la pace dei Trent'anni, poi, con Sparta, riportano l 'equilibrio in Grecia; nello stesso tempo nella lega delio-attica viene ulteriormente rafforzata la ATENE E OLI ELIMI 29 posizione dominante di Atene. E ' evidente che prima del 446 circa risulta impensabile un'iniziativa politica ateniese nell'Occidente greco73 • E ciò è in perfetto accordo con la tradizione storiografica e con la situazione storica in Magna Grecia e Sicilia. E' notevole il fatto che l'iniziativa ateniese in Occidente non parte, a quanto sembra, da una decisione maturata ad Atene, ma è provocata dall 'appello dei Sibariti nel446/5. Dopo la distruzione di Sibari ad opera di Crotone nel 510, i Sibariti superstiti cercarono rifugio presso città un tempo soggette e alleate di Sibari, come Poseidonia, Lao, Scidro, etc., ma non abbandonarono mai il disegno di ritornare nella loro antica patria. Dopo alcuni tentativi falliti per la resistenza di Crotone, l' ultimo dei quali intorno al 453/2, i discendenti degli antichi superstiti cercarono aiuto, intorno al 446, in Grecia. Atene, a differenza di Sparta, inviò un contingente di 10 navi, mentre coloni venivano reclutati nel Peloponneso74• Questa iniziativa falli per contrasti interni tra vecchi e nuovi coloni e due anni dopo si ha la decisione di Pericle di fondare la colonia panellenica di Turi75 • Le du e iniziative non erano in nulla diverse da quelle tipiche dell a colonizzazione greca dell' età arcaica e la partecipazione ateniese fu limitata, tanto è vero che i coloni Ateniesi costituivano solo una delle dieci tribù turine76• Per questo motivo risulta difficile pensare che la fondazione di Turi, nonostante l'evidente enfatizzazione panellenica77 avesse una prospettiva politica di più ampio respiro. Risulta, pertanto, non priva di fondamento l' ipotesi che l'ispiratore di quest'impresa sia stato Tucidide di Melesia e che Pericle ne abbia ridimensionato la portata78• Non potendosi opporre al progetto, Pericle cercò di ridurne l'impatto sul livello demografico di Atene, limitando al minimo necessario la partecipazione di Ateniesi, ma conservandone l' iniziativa ad Atene, che figurava come metropoli, attraverso gli ecisti Lampone e Senocrito, che erano suoi stretti collaboratori7 9 . 30 S. ALESSANDRÌ Se l'impegno di Pericle per la nuova colonia non fu pieno e convinto, tuttavia egli cercò di creare per essa le condizioni per la sopravvivenza, ricorrendo allo strumento diplomatico. Diodoro c ' informa che la nuova colonia, subito dopo la sua fondazione, stipulò un trattato di amicizia con Crotoneso. Si trattava di un accordo che garantiva Turi da attacchi da parte della città italiota che aveva giuridicamente la sovranità sul territorio occupato dai nuovi coloni. Crotone, forse, era al momento troppo debole per opporsi ad Atene e, comunque, poteva utilizzare Turi contro l'espansionismo tarantinost. Nel contesto della fondazione di Turi e nella prospettiva che è stata indicata, vanno collocate le prime alleanze occidentali di Atene, cioè quelle con Reggio e con Leontini, entrambe rinnovate poi nel 433/282. L'ambiente ostile entro cui era situata la nuova colonia, la non realistica possibilità di intervenire con sostegno militare adeguato in caso di bisogno, la scarsa convinzione con cui era stata intrapresa l' iniziativa, possono aver indotto Pericle a cercarenella regione alleanze a protezione della nuova colonia83 • La scelta di Leontini e Reggio può non essere stata casuale, ma il risultato di precise rich ieste da parte delle due città. Anche se non si deve di pensare ad una manovra diplomatica dettata dalla preoccupazione di bloccare Siracusa, tuttavia la ripresa dell' espansionismo siracusano, dopo la repressione della lotta di liberazione sicula e dopo la vittoria su Agrigento, minacciava le città calcidesi di Sicilia e dello Stretto. E' probabile, quindi, che queste città, non solo Reggio e Leo ntini, si siano rivolte ad Atene per avere un appoggio in caso di crisi. In tal modo esigenze strategiche di Pericle e preoccupazioni delle città calcidesi della Sicilia Orientale e dello Stretto venivano a saldarsi84 • Ciò non significa che Pericle avesse serie intenzioni di intervenire in Occidente in caso di bisogno. Il livello del trattato e degli impegni connessi, rimase sempre quello diplomaticopropagandistico, come di mostra il fatto che Atene non intervenne nella guerra che mise di fronte Taranto e Turi per il possesso ATENE E GLI E LIMI 31 della Siritide e che si concluse con la fondazione, di comune accordo, ma con Taranto come metropoli, di Eraclea nella Siritide e con la proclamazione, da parte di Delfi, di Apollo come ecista di Turi85• Sostanzialmente un fallimento, ma forse non inatteso per Pericle, che ali ' avventura panellenica di Turi non aveva creduto veramente. A questo punto è difficile parlare di progetti occidentali di Atene in tale contesto e, meno che mai, di un disegno mirante a controllare e monopolizzare i rifornimenti granari deil' Occidente greco86. E' vero, però, che da questo momento Atene è una presenza nel mondo italiota e siceliota e, nello stesso tempo, l' Occidente greco comincia a rappresentare uno dei temi del dibattito politico ad Atene. Solo che nel corso degli anni '30 la situazione in Grecia è modificata di molto rispetto alla temperie in cui era maturato il trattato di pace trentennale tra Sparta ed Atene. Verso la metà degli anni ' 30 la guerra tra le due potenze greche, con l'aiuto dei rispettivi alleati, sembrava ormai inevitabile: la guerra di Corcira, la vicenda di Potidea e il cosiddetto ' decreto megarese' furono le scintille di un conflitto quasi trentennale, che si concluse con la disfatta di Atene e la fine della lega delio-attica. Fu in particolare il conflitto tra Corciresi e Corinzi a far emergere il ruolo che l' Occidente greco poteva, eventualmente, svolgere nello scontro che avrebbe messo di fronte la lega peloponnesiaca e i suoi alleati, da una parte, e la lega delio-attica e i suoi alleati, dall 'altra. Quando, dopo Leucimna, gli ambasciatori corciresi vennero ad Atene per sollecitare la stipula di una alleanza contro Corinto, essi sottolinearono i vantaggi per Atene di una alleanza con Corcira: a) una vittoria di Corinto avrebbe eliminato la fl otta di Corcira, che sarebbe andata a rinforzare quella di Corinto87; b) data la sua posizione, Corcira poteva bloccare il passaggio di aiuti militari e di rifornimenti dall'Italia e dalla Sicilia e favorire, invece, il passaggio di convogli ateniesi diretti in Occidente88. Furono queste considerazioni che spinsero Atene a stipulare un 'alleanza difen- 32 S. ALESSANDRÌ siva (hnJlaxfa) con Corcira e ad inviare un contingente di lO navi nelle acque corciresi89. In questo contesto si colloca il rinnovo dei trattati con Reggio e Leontini nel433/2. L 'eventualità di un invio di flotte e di rifornimenti da Siracu~a e dalle città doriche della Sicilia e dell' Italia era piuttosto remota, tanto è vero che i primi contingenti greco-occidentali al fianco dei Peloponnesiac i furono inviati dopo la disfatta di Atene in Sicilia del 413; tuttavia quest ' ipotesi doveva apparire plausibile all'opinione pubblica ateniese90. n rinnovo, quindi, pur lasciando immutato il testo o riginale, nasceva da presupposti diversi da quelli che avevano ispirato la stipula originaria. Non si trattava di creare una situazione favorevole al nascere ed al consolidarsi della colonia di Turi, che ormai si era affermata autonomamente, ma di creare nella regione vicina a Siracusa una serie di alleanze in grado di scoraggiare sul nascere ogni tentativo siracusano di inviare aiuti e rifornimenti al Peloponneso91 . Non mancavano, certo, ragioni - per così dire - locali: Siracusa stava attuando un consistente programma di armamenti, che finì per preoccupare i suoi vicini Calcidesi92 • Non saremmo lontani dal vero se ipotizzassimo anche questa volta una richiesta di rinnovo del trattato di alleanza da parte di Reggio e Leontini, accolta di buon g rado da Atene, non solo per riaffermare il proprio ruolo nell'Occidente greco, messo in crisi dagli esiti della vicenda t urina, ma anche in funzione delle proprie scelte strategiche in Grecia93 • Nella stessa prospettiva va vista la richiesta di aiuto avanzata dai Catanesi, di cui ci informa Trogo - Giustino, alla quale Atene rispose con l' invio di una squadra navale agli o rdini di Lampone: «Catinienses quoque, cum Syracusanos graves paterentur, diffisi viribus suis, auxilium ab Atheniensibus petivere: qui seu studio maioris im perii, quo Asia m Graeciamque penitus occuparent, seu me tu factae pridem a Syracusanis classis, ne Lacedaemoniis illae vires accederent, Lamponium ducem cum classe in Siciliammisere, ut, sub specie ferendi Catiniensibus auxilii, temptarent Siciliae imperium. Et quoniam prima initia, frequenter caesis hosti bus, prospera fuerant, maiore denuo clas- ATENE E GU EUMI 33 se, et robustiore exercitu, Lacbete et Chariade ducibus, Siciliam petivere»94• Nonostante manchino precisi riferimenti cronologici, data l'estrema sinteticità della notizia, ci sono elementi validi per collocare la missione di Larnpone95 negli anni immediatamente precedenti la guerra del Peloponneso o nei primissimi anni di questa, quindi, in stretta relazione con il rinnovo dei trattati con Reggio e Leontini 96. Il riferimento al riarmo siracusano e alla intenzione di impedire l' invio di aiuti da U' Occidente ai Lacedernoni, nonché il collegamento con la spedizione del427 di Lachete e Careade portano ad una datazione verso la fine degli anni '3097 • L'attacco di Giustino, «Catinienses quoque ... », implica che anche altre città siceliote e italiote avevano chiesto aiuto ad Atene98, e quindi risulta legittimo il collegamento con il rinnovo dei trattati con Reggio e Leontini. In merito alla natura della missione di Lampone, il raccordo operato da Trogo - Giustino con la spedizione di Lachete del427 e l'accenno a successi militari ateniesi dovrebbero far pensare che la ' prima' spedizione in Sicilia era un tentativo di ampio respiro articolato in due fasi: la prima fase prevalentemente esplorativa, ma con interventi militari limitati, coronati da successo, poi una ripresa più consistente ed impegnativa a partire dal 42799 . Con la missione di Lampone in Sicilia va collegata probabilmente quella di Diotimo in Campania, cui all ude Licofrone 100 e di cui forniscono qualche notizia gli scoli allo stesso Licofrone, attingendo da Timeo 101 • Secondo lo storico di Tauromenio, l'ateniese Diotimo si sarebbe presentato con una squadra navale a Napoli e, in ossequio ad un oracolo, avrebbe sacrificato a Partenope e istituito in onore della ninfa una lampadedromia, che i Napoletani avrebbero poi continuato a celebrare ogni anno. Tzetze aggiunge che Diotimo sarebbe giunto a Napoli, quando in qualità di stratego combatteva contro i Siculi: of).t(mf.105' & élsNe6:rroh..TJ ~ék"v, &re OTfXJTTJYÒ.> &V Tt~ 'Afiryvallùv hro)..i}J.éL rols liKeA&s-1°1 • Non abbiamo elementi per datare la missione di Diotimo 103 ; e l' unico appiglio è fornito dall'accenno alla guerra 34 S. ALESSANDRÌ ai Sikeloi. E ' stato ipotizzato che i ' Siculi 'citati da Tzetze siano gli abitanti dell'Italia, a cui accenna anche Tucidide 104, e non i ' Siculi' della Sicilia 105 • Va, comunque, sottolineato il fatto che llKéA6.;-compare solo neg li scoli di Tzetze. Infatti, solo in Tzetze -nello scolio al verso 732- Timeo è definito 6 L1KéÀ6.;- e, inoltre, il dato sulla guerra di Diotimo coi Siculi compare solo in Tzetze -nello scolio al verso 733- e non risale a Timeo, ma ha tutta l' aria di un autoschediasma costruito sul verso 733 di Licofrone : KfXJLvwV érrr&rr,s- Mf.x/;oTTOS" vawpxfas' e sul dato di Timeo. Se supponiamo, come pare logico, che llKéÀ6.;- abbia lo stesso significato sia quando è riferito a Timeo sia quando lo è ai nemici di Atene, cioè 'siceliota ' , bisognerà ammettere che Tzetze, attingendo da Timeo, si riferiva al generale ateniese Diotimo, figlio di Strombico, che assieme a Lacedemonio, figlio di Cimone, e Protea, figlio di Epicle, nell' estate del 433 era alla testa della squadra navale ateniese di dieci triremi inviate nelle acque di Corcira, e ad una sua missione militare in Sicilia 1o6. L ' ipotesi più economica è che la missione di Diotimo si sia svolta nel periodo in cui era stratego e dopo la battaglia delle S ibota o agli inizi della guerra peloponnesiaca 107 • In tal senso, l' impresa di Diotimo va collegata per tempi e dire ttive a quell a di Lampone e inserita in un piano diplomatico-militare, che ha come fulcro la Sicilia orientale e la regione dello Stretto, ma comprende anche interventi nell' Italia meridionale sia sul versante adriatico-ionico108 che su quello tirrenico 109 • Il fatto che noi siamo informati - sommariam ente - solo sulla vicenda napoletana di Diotimo è, purtroppo, il risultato del destino delle nostre fonti . Da una parte esiste una tradizione sulle vicende della fondazione e delle rifondazioni di Napoli; dall'altra la tradizione relativa al mito della sirena Partenope. Le due tradizioni hanno solo punti isolati di contatto tra di loro e solo possibili, diciamo probabili, singoli punti di contatto con la vicenda di Diotimo 110 • E ' possibile, tuttavia, riconoscere, ponendo assieme i framm enti pervenutici, i lineamenti di un quadro complesso che, pur tra ombre insondabili, ci offre le componenti, le direttive e ATEN E E GLI ELI MI 35 i risultati di un disegno politico già maturo e dalle prospettive chiare: determinare nell'area occidentale più interessante per Atene le condizioni per imbrigliare la potenza siracusana e operare con sicurezza nello scacchiere metropolitano. L'impegno non dev'essere stato di grandi proporzioni 11 1 : solo qualche operazione di razzia e di rappresaglia contro obiettivi limitati e circoscritti. La vera arma era quella diplomatica, fatta da alleanze, rifondazioni più o meno simboliche, remake propagandistico di miti e riti, per opera di uomini dalla vasta esperienza diplomatica e vicini a Pericle, il vero ispiratore del progetto politico complessivo. In tutte queste iniziative - rinnovo dei trattati con Reggio e Leontini e, forse, con altri centri calcidesi della Sicilia; le missioni di Diotimo e Lampone nella Sicilia e nell' Italia meridionale, le attività diplomatiche nei confronti dei Messapi e di Metaponto, etc. - la Sicilia occidentale non gioca alcun ruolo. E la cosa non meraviglia, se pensiamo che, misurate sulla politica siracusana, ne rispettava in definitiva l'orizzonte, che si chiudeva a Imera e Selinunte, cioè ai limiti della zona d' influenza cartaginese. Le missioni diplomatico-militari di Lampone e Diotimo nel 432/1 o nel 431/0- pur essendo parte integrante del disegno strategico impostato da Pericle per la guerra contro Sparta, nel 430 dovevano essersi in ogni caso concluse. I successi ateniesi nel nord-ovest della Grecia, nel primo anno di guerra, potevano rassicurare gli Ateniesi sulla loro capacità di bloccare un eventuale aiuto da Siracusa e dai Dori di Italia e Sicilia 11 2 . Lo stesso obiettivo veniva perseguito tramite il sistema di alleanze costruito in Occidente negli anni immediatamente precedenti. E' probabile, perciò, che il collegamento stabilito da Trogo - Giustino tra l' impresa di Lampone e la spedizione di Lachete nel 427 sia fru tto della contrazione e sintetizzazione degli eventi operate da Giustino. Le fonti siceliote, da cui attinge Trogo, giustamente coordinavano in un quadro unitario le vicende di Diotimo e Lampone, la guerra del 427-424 e la spedizione del 415, ma ciò non vuoi dire che ci fosse continui tà cronologica tra 36 S. ALESSANDRÌ di esse 113 • La peste che flagellò Atene, a partire dall 'anno 430, la distolse da ogni impegno occidentale, se mai fosse stato progettato. A mantenere sotto controllo la regione bastavano le alleanze difensive in atto, anche perché si era sperimentato che l'appello spartano agli alleati occidentali era sostanzialmente caduto nel vuoto, in quanto le città doriche preferivano tenere un atteggiamento di moderata neutralità 114 • L'equilibrio, invece, fu rotto per iniziativa di Reggio e Leontini, impegnate in una guerra con Siracusa 115 • Pressati dai Siracusani per terra e per mare, i Leontini si rivolsero ad Atene in virtù dell' antica alleanza 116• Atene rispose con l' invio di 20 navi agli ordini di Lachete e Careade 117• Tucidide forn isce le motivazioni di questa decisione ateniese: Kaì ÉrTEJ.ll/Jav oì. 'A8ryva7.ot TTp J.1ÈV otKéLérn']T05' TTpo</xiaéL, j3ovÀqul/Ol. 8È J.17Jré aLTO// È5' Tijv Tfé).orrévvrpov GyéOtKlL airréfJév TTpOrréLpW Té TTOLOf+,lél/Ol. él ar/JiO'I. 8vvaTà élTJ Tà €v TfJ LlKENçx rr{XiyJ.laTa Emoxdpw yt'Vfotku118 • La prima motivazione non trova riscontro negli eventi successivi, dal momento che Tucidide non accenna mai ad azioni miranti a intercettare convogli granari provenienti dalla Sicilia diretti nel Peloponneso nel periodo 427-424. Si deve credere, allora che il motivo fosse di ordine strategico: profilandosi la tendenza di Corcira 119 alla neutralità, diventava concreto il rischio di un invio di aiuti occidentali ai Peloponnesiaci12o. Quanto alla seconda motivazione - estendere la propria egemonia sulla Sicilia- risulta difficile credere che un obiettivo così ambizioso potesse essere raggiunto solo con l' invio di 20 navi. E' più logico pensare che 1'entità del supporto ateniese alla guerra che contrapponeva Leontini, Reggio, Camarina e i loro alleati Calcidesi, da una parte, e Siracusa, Locri e i loro alleati, dall'altra, fosse adeguato alla richiesta degli ambasciatori guidati da Gorgia. ln tale prospettiva le motivazioni addotte da Tucidide possono essere intese nel senso che la rrp(xjxzms- rappresentava la motivazione ufficiale della symmachia, quella che compariva nei testi ufficiali e nei giuramenti solenni, mentre ATENE E GLI ELIMI 37 le altre due motivazioni rispeccbiavano gli argomenti addotti nel dibattito in senso all'assemblea: è probabile che a spingere per un intervento in Occidente fossero i democratici radicali, ai quali è ipotesi legittima attribuire i sogni di conquista, di cui parlano Tucidide e Diodoro (Eforo); ma per vincere la riluttanza dei moderati essi dovevano evidenziare i vantaggi strategici di Atene nello stroncare in Sicilia l'eventualità di un sostegno siracusano ai Peloponnesiaci 12 1• La stessa scelta di Lachete, che era dell'entourage di Nici a, a comandante della flotta - di Careade, morto quasi subito, sappiamo poco - dimostra che i moderati avallavano l' operazione e ne avevano il controllo122 Quando nell 'estate del 427 Lachete giunse in Occidente, scelse come base della flotta Reggio 123 • Alle 20 navi ateniesi si aggiunsero altre 20 degli alleati (Reggio e colonie calcidesi di S1.cili' a)1 24. Le operazioni militari rimasero limitate alla Sicilia orientale: risulta evidente l' obiettivo di controllare lo Stretto. Nell' inverno si tentò la conquista delle Eolie, ma gli isolani resistettero e in quel frangente morì, forse di malattia, Careade, lasciando Lacbete solo al comando del corpo di spedizione 125 • Nell'estate del 426 si registrano l'attacco a Milazzo e la presa di Messina126• Poi la flotta si spostò nella Locride, dove fu effettuato uno sbarco ed un attacco a Locri con la conquista di un fortilizio sul fiume Alece 127 • N eli ' inverno successivo, con gli alleati sicelioti e con i Siculi che si erano ribellati a Siracusa, gli Ateniesi attaccarono Imera, ma l' attacco fa llì e Lachete decise di puntare di nuovo sulla Locride, dove ottenne qualche successo e fece delle razzie1211. Poi ci fu un attacco per terra e per mare contro Imera e poi un ' altra spedizione contro le isole Eolie, a quanto sembra, senza risultati. Ritornato a Reggio, Lachete trovò ad attenderlo Pitodoro, che era stato mandato in Occidente per rilevare il comando della flotta: era la risposta di Atene a pressanti richjeste degli alleati di un suo più deciso impegno in Occidente, anche perché Siracusa stava allestendo una fl otta 129. Atene allestì allora 40 navi per inviarle in Sicilia «Sia perché riteneva che la guerra laggiù si 38 S. ALESSANDRl sarebbe conclusa più rapidamente sia perché desiderava tenere in allenamento i propri marinai» 130 . Anche questa motivazione lascia perplessi, a meno che non la si voglia considerare, anche questa volta, come la motivazione avanzata dai democratici per ottenere l'assenso dei conservatori. Che la nomina dei nuovi comandanti comportasse la destituzione di Lachete e una censura del suo operato risulta non solo da Tucidide, ma anche dal fatto che, tornato in patria, Lacbete fu accusato di corruzione, come c'informa Aristofane, che nelle Vespe fa la parodia di questo processo, dal quale lo stratego uscì assolto 13 1• Il fatto che l'accusa fosse di corruzione indica che il suo operato non fu messo in discussione: evidentemente La chete s'era attenuto fedelmente alle istruzioni ricevute. C'è da notare che, nonostante Siracusa fosse la più importante nemica dei suoi alleati ed avesse iniziato ]e ostilità e Leontini fosse l 'alleato più pressato da Siracusa, nella campagna tra il427 e il426, non ci fu mai un attacco diretto contro Siracusa. La cosa può sembrare stra na, a meno che Lachete non avesse ricevuto ordini precisi in merito: non attaccare Siracusa se non fosse stato assolutamente necessario 132• Non è difficile immaginare che dietro queste direttive ci fosse il partito moderato. Il nuovo contingente di 40 navi, nonostante le motivazioni addotte, non raggiunse immediatamente il teatro del1e operazioni. Mentre un piccolo numero di navi, agli ordini di Pitodoro, raggiunse subito Reggio, dove quest'ultimo assunse il comando di tutte le forze navali ateniesi lì dislocate, il resto dell a flotta, che agli ordini di Sofocle ed Eurimedonte era destinato alla Sicilia, fu trattenuta in Grecia e impiegata nelle acque del Peloponneso occidentale e poi a Corcira e solo alla fine d eli ' estate raggiunse la Sicilia, per unirsi al resto delle forze ateniesi ed alleate 133 . Evidentemente gli Ateniesi erano enormemente più interessati al fronte greco che a quello occidentale. Quando Sofocle ed Eurimedonte giunsero a Reggio, Pitodoro era presente nella regione già da parecchi mesi, ma nonostante i propositi, non aveva ottenuto risultati di rilievo, com'era da aspettarsi. L'offensiva, invece, fu assunta dai Siracusani e dai ATENE E GLI ELIMI 39 Locresi, che informati del prossimo arrivo del poderoso contingente navale ateniese, cercarono di privarlo della base in Sicilia, occupando Messenet34 • Potenziata la loro flotta i Siracusani, partendo da Messene, attaccavano per mare Reggio, mentre i Locresi l' attaccavano da terra. In uno scontro navale nello Stretto, n eli ' estate del425, gli Ateniesi persero due navi, mentre i Siracusani ne persero una. Una spedizione di Messeni, accompagnati dall a flotta siracusana, contro N asso fallì per l 'intervento dei Siculi; ugualmente fallì un attacco di Leontini, coadiuvati dalle navi ateniesi, contro Messene. Dopo di che gli Ateniesi si ritirarono a Reggio, mentre i Sicelioti continuarono a combattere senza l 'intervento ateniese135 • La campagna di Pitodoro non ebbe caratteristiche differenti da quella di Lachete. Dobbiamo credere che anche a lui era stato ordinato di non attaccare Siracusa fino ali ' arrivo del grosso della fl otta? E' probabile; ma quando alla fine dell'estate del 425 giunsero nel teatro delle operazioni Sofocle ed Eurimedonte, la stagione era ormai avanzata per azioni di rilievo136• E quando nel corso dell'estate del 424 avrebbero dovuto impegnare direttamente Siracusa, essi furono prevenuti dalle iniziative diplomatiche dei Sicelioti: Gela e Camarina furono i primi a siglare la tregua e poi a Gela fu tenuto un congresso, in cui gli Stati sicelioti siglarono la ·pace comune. Il ruolo più importante fu svolto dal siracusano Ermocrate, che riuscì a convincere i delegati della pretestuosità dell'opposizione Dori - Ioni di fronte al reale interesse comune di tutti i Sicelioti contro l 'ingerenza e le mire espansionistiche di Atene. Gli alleati degli Ateniesi convocarono i comandanti ateniesi e comunicarono loro l' intenzione di aderire all ' accordo di Gela. I generali ateniesi non poterono fare altro che dare il loro consenso e tornare in patria 137 • Ma qui li attendeva un processo per corruzione, conclusosi con la condanna di Pitodoro e Sofoci e ali 'esilio e di Eurimedonte ad un'ammenda: essi pagavano per la delusione di Atene di vedere svanire i propri sogni di conquista in Occidente 138• Che l'imputazione fosse infondata non è difficile immagi- 40 S. ALESSANDRÌ narlo; ma si può osservare che l'accusa di corruzione evidenziava il fatto che ai generali ateniesi non poteva essere rivolto l'addebito di disobbedienza agli ordini ricevuti. La spedizione del427- dati il numero tutto sommato esiguo di navi, il mancato attacco a Siracusa e l'assoluzione di Lachete dall'accusa di corruzioneaveva ali' inizio obiettivi limitati: impegnare Siracusa e i suoi alleati in un conflitto locale, in Sicilia e sullo Stretto, per impedirle di intervenire in Grecia. Questo disegno strategico vale fino a tutto il 425; l'invio del rinforzo di 40 navi è ancora concepito in chiave difensiva: chiudere in fretta il fronte occidentale e addestrare gli equipaggi. Queste erano le direttrici della politica dei moderati, gu idati da Nicia. Ma il processo a Lachete dimostra che i democratici premevano per obiettivi più ambiziosi (l ' umiliazione di Siracusa e l'egemonia in Sicilia e Magna Grecia), anche se non riuscivano ad im porli. Nel 425/4 la situazione cambiò completamente: la vittoria di Sfacteria e l' umiliazione di Sparta, la prospettiva di una rapida e vittoriosa conclusione del conflitto peloponnesiaco determinarono la vittoria di Cleone e del parti to democratico e modificarono le prospettive occidentali di Atene. Non si trattava più di contenere Siracusa, ma di conquistare la Sicilia: quello che fino ad allora era un obiettivo del partito democratico, era diventato l'obiettivo di Atene. L'accordo di Gela soddisfaceva gli obiettivi iniziali della spedizione 139, ma non più que lli maturati ali ' indomani della clamorosa vittoria di Sfacteria. E per questo, in sostanza, i generali di ritorno dalla Sicilia furono processati e condannati 14o. Nonostante la pace di Gela, l' interesse dei democratici ateniesi per l 'Occidente greco rimase vivo e presente, come dimostra la missione diplomatica di Feace nel 422 in Magna Grecia e Sicilia. Anche questa volta la causa fu Leontini. Dopo il 424 in questa città ci furon o dei disordini e i ricchi proprietari si rivolsero ai Siracusani per avere la meglio sui loro avversari. Siracusa intervenne, cacciò i democratici e poi trasferì i notabili leontini a Siracusa, inserendoli nelle liste cittadine. Dopo un po' una parte di costoro, scontenti, tornarono ad abitare in un quartiere di Lcon tini, Focea, e in un forte dei dintorni, Bricinnia, ATENE E GLI EUMI 41 dove furono raggiunti da un buon numero di democratici. Da qui ripresero le ostilità contro Siracusa. Gli Ateniesi ritennero giunta l'occasione per spingere gli alleati sicelioti a riaprire il conflitto con Siracusa ed inviarono Feace con due navi e due colleghi in Occide nte per creare una coalizione antisiracusana. Ma la missione non ebbe molto successo: Feace convinse Camarina e Agrigento, ma incontrò resistenza a Gela e, allora, tornò a Catania e da B ad Atene. Più proficua la missione in Italia meridionale, dove Feace strinse rapporti amichevoli con vari centri italioti ed in particolare con Locri 141 • Nel 422 gli Ateniesi non erano in condizioni di impegnarsi in Occidente dal momento che le operazioni di Brasida in Tracia assorbivano tutte le loro risorse. La loro speranza di vedere combattere i loro alleati e gli alleati Sicelioti contro Siracusa per loro conto rimase delusa. Le città siceliote, in definitiva, erano soddisfatte degli accordi di Gela e ritenevano i contrasti tra Leontini e Siracusa una questione che non li riguardava. Del resto avevano buoni motivi per diffidare di Atene e del suo strumentale ed interessato invito a combattere Siracusa. Da quanto abbiamo detto risulta che l' impegno di Atene in Occidente inizia all 'indomani della pace pace dei Trent'anni, in seguito all' invito dei discendenti dei superstiti dei Sibariti, con un ' iniziativa coloniaria e due anni dopo con la partecipazione alla fondazione della colonia panellenica di Turi, di cui Atene figurava come metropoli. E' in rapporto con questa impresa che si collocano alcune iniziative diplomatiche, che saranno poi di fondamentale importanza per il futuro della presenza ateniese in Occidente. Verso la metà degli anni T renta del V sec., alla vigilia della guerra peloponnesiaca, il sistema di alleanze occidentali si ripropone, ma in una prospettiva diversa, in relazione alla strategia da adottare nello scontro con Sparta. Come il controllo di Corcira, anche la costellazione di alleanze rinnovate o fond ate in Magna Grecia e Sicilia intorno al433/2 ha lo scopo di bloccare Siracusa e impedire l 'arrivo di eventuali aiuti militari e di vettovagliamenti ai Pe loponnesiaci. In questo periodo si svolgo- 42 S. ALESSANDRl no le missioni diplomatico-militari di Lampone in Sicilia e di Di otimo in Italia meridionale, di cui purtroppo non si sa quasi nulla, ma che vanno viste come strettamente collegate con il sistema di alleanze attivato alla fin e degli anni ' 30, nel disegno strategico pericleo predisposto nel fronte occidentale. La peste, la morte di Pericle, la sicurezza del controllo di Corcira ridussero l'i mpegno di Atene in Occidente fino a quando la mutata situazione interna ed esterna non indussero Atene ad accogliere l'invito di Leontini e degli all eati ad intervenire in Occidente con 20 navi nel 427. Si trattava certamente di una svolta, ma l 'ottica era pur sempre difensiva. Solo dopo la vittoria ateniese a Sfacteria quello che era stato un punto del programma democratico divenne l 'obiettivo di Atene: tentare di estendere in Occidente l'arche di Atene. La pace di Gela vanificò questi progetti; ma gli Ateniesi, nonostante le remore dei conservatori, continuarono a puntare verso l 'egemonia in Magna Grecia e Sicilia, aspettando l'occasione e il momento opportuno: in questa prospettiva si colloca la missione diplomatica di Feace del 422 e la grande spedizione del415. E' evidente come le ambizioni ateniesi si limitassero alla Sicilia centro-orientale ed alla regione dello Stretto. Le missioni diDiotimoediLamponesono in rapporto con queste regioni: per Lampone il riferimento è a Catania, per Diotimo alla Sicilia (?) e alla Campania. La Sicilia occidentale rimane ai margini dell ' orizzonte della politica ateniese. La cosa non ci dovrebbe meravigliare. Abbiamo già osservato come a partire dalla vittoria di Imera la Sicilia occidentale visse un lungo periodo, di più di settanta anni, di splendido isolamento. Imera e Selinunte, che a seguito della vittoria di Imera erano entrate nell 'alleanza di Gelone, al crollo delle tirannidi ritornarono sotto la benevola, e distante, tutela di Cartagine assieme agli Elimi ed alle città punicbe. E ' un isolamento che non viene interrotto dalle vicende di Ducezio e dalla ripresa espansionistica siracusana degli anni ' 40 142 • Anche la guerra del427-424 ebbe come teatro la Sicilia centro-orientale e la regione dello Stretto. L'impresa più occidentale compiuta dagli Ateniesi è l' attacco, condotto assieme ai ATENE E GLI ELIMI 43 Siculi, contro Imera. Si pone, quindi, il problema dei rapporti tra Elimi, in particolare Segesta, e Atene, dal momento che il trattato di alleanza tra Atene e Segesta e tra Atene e Alicie è datato al418/ 7 e presuppone una situazione che ne condizionò la stipula. Lo stato estremamente frammentario di /G 13 11 non permette di ricavare elementi utili in tal senso. Bisogna ricorrere, allora, alle fonti letterarie. Secondo Tucidide143 gli Ateniesi decisero di fare la spedizione in Sicilia perché intendevano, in realtà, conquistare l 'isola intera, anche se dichiaravano di voler aiutare i Sicelioti di stirpe calcidese e gli alleati di più recente acquisto (mis" ITfXXJYEyéVTJJ.1ÉvoL5" [VJ.1J.1axoLs-). Chi fossero questi ultimi Tucidide non lo dice, ma si può inferi re che, se gli uni erano affini di stirpe, gli altri non lo fossero. Sorge così il sospetto che questi ultimi fossero gli Eli mi, «alleati di recente acquisto». In questo accenno ci può essere un riferimento al trattato di alleanza stipulato di recente, nel418!7. Ma è possibile intravvedere un rapporto Atene - Segesta in Thuc., 6, 6, 2, dove gli inviati segestani ricordano agli Ateniesi un'alleanza stipulata al tempo di Lachete: tUo-TE n'w YEVOJ.1ÉVTJV l rri. AaXT)TOS" mi. mv rrpoTÉpov rroMJ.lov AéOvTivwv o'L 'EyEOTcfioL [Vj.JJ.1GXLaV Cwaj.JLJ.1v/rJ!COVTé5" TOls 'AfJryva[o1_5" l&-ovTO JcpLOZ vaf!;- E' un passo difficile da interpretare: si possono prospettare due soluzioni: l) collegare AEOVT[vwv a [VJ.1J.1axiav. In tal caso si può pensare: a) ad un'alleanza di Atene con Leontini; b) ad un'alleanza di Segesta con Leontini; 2) collegare AéoVT[vwv a Toù ITfXJTÉ{XJv rroÀÉJ.lov. In tal caso l 'unica deduzione plausibile è che gli ambasciatori segestani facessero riferimento ad una loro alleanza con Atene stipulata m't AaXT)TOS" KGL TOÙ JT{XJTÉ{XJV JTOÀÉj.JOV AéOVTU'WV, cioè negli anni tra il 427 ed il 425. La) non ha senso. Perché gli inviati segestani avrebbero dovuto far riferimento ali' alleanza tra Atene e Leontini per indurre gli Ateniesi ad intervenire in loro aiuto? l.b) è debole. Gli Ateniesi - avrebbero argomentato gli JTÉj.Jij;avms- mGfJ.WGL 144 • 44 S. A.LESSANDRI inviati segestani - si sarebbero dovuti sentire moralmente obbligati ad aiutare i Segestani, pressati dai Selinuntini e dai Siracusani , per il fatto che Segesta era alleata di Leontini dal 427. 2.) è la soluzione più accettabile dal punto di vista strutturale (staccando Aéovrf.vt.vv da CVJ.l.flaxf.av con l'inserimento di 'EyEOTaì.oL, Tucidide evita l'equivoco che sarebbe sorto dalla loro vicinanza) e più razionale dal punto di vista argomentativo: i Segestani fann o appello agli Ateniesi ricordando la loro alleanza stipulata nel427-425. In altri termini, i Segestani a sostegno della loro richiesta di aiuto ricordano l'alleanza che essi avevano stipulato con Atene al tempo di Lachete. Si potrebbe obiettare che non aveva senso fare riferimento all' alleanza del 427-425, quando si potevano invitare gli Ateniesi ad onorare quella recentissimamente stipulata nel418/7. A tale obiezione si può rispondere che c'era sempre l'interesse a sottolineare l' antichità dell' alleanza: ad esempio, i Leontini e i loro alleati si rivolsero nel 427 ad Atene, fidando nell'antica all eanza, cioè quella siglata negli anni ' 40, non quella rinnovata nel433/2. Inoltre, sarebbe strano che Tucidide facesse ricordare da parte degli inviati segestani 1'alleanza di Atene con Leo ntini o di Leo ntini con Segesta, quando essi potevano citare la loro alleanza con Atene da poco stipulata 145• I rapporti Atene- Segesta si possono, quindi, far risalire al tempo della presenza di Lachete in Sicilia dal 427 al 425. Il momento potrebbe essere quello dell'attacco degli Ateniesi e dei Siculi contro Irnera, alleata di Siracusa 146• E' vero che nel corso della guerra non troviamo mai citati gli Etimi tra i belligeranti, ma ciò potrebbe derivare dall'estrema concisione del racconto tucidideo, che spesso tralascia alcuni particolari non secondari 147 • Ma si potrebbe pensare anche ad un ' alleanza più formale che sostanziale, stipulata alla fine del mandato di Lachete e mai diventata operante, dal momento che i successori di quest'ultimo concentrarono i loro interventi nel settore orientale della Sicilia e nella regione dello Stretto. Si spiegherebbero, così, sia il fatto che Feace non accennò minimamente a visitare la zona elima e sia soprattutto il fatto che i ATENE E GLI ELlMI 45 Segestani incontrarono enormi difficoltà a far decidere gli Ateniesi a venire in loro aiuto. Da ciò si capisce il valore dell'alleanza stipulata con Segesta: avere un alleato nella zona occidentale della Sicilia poteva essere utile ai fini di un controllo strategico del sistema di alleanze siracusano; ciò, però, non implicava necessariamente la volontà di Atene di onorare i suoi impegni e di intervenire in una zona così lontana. E di questo erano coscienti anche gli stessi Segestani: se dobbiamo credere a Diodoro, Segesta si rivolse per aiuto prima agli Agrigentini ed ai Siracusani e poi di fronte al loro rifiuto, si rivolse a Cartagine e, solo dopo che anche questi rifiutarono, si rivolse agli Ateniesi 148• Lo stesso atteggiamento di Atene è significativo. La risposta all'appello segesta no non fu immediata; gli argomenti più efficaci furono 1'assicurazione del finan ziamento dell 'impresa e il rischio che una vittoria sugli alleati calcidesi di Atene e sugli altri alleati avrebbe consentito a Siracusa di intervenire in Grecia al fianco dei Peloponnesiaci 149 • Ma neppure questo bastò. Atene volle verificare la fondate zza degli argomenti e delle promesse dei Segestani, inviando una missione in Sicilia che appurasse la consistenza dei fondi promessi e la proporzione del conflitto con Selin unte, cioè fino a che punto lo si poteva inquadrare in uno scontro tra Dori e Ioni in Sicilia. Al ritorno dalla Sicilia della missione ateniese e degli inviati segestani, la ragione fin anziaria fu decisiva; la spedizione, comunque, non mirava solo al sostegno di Segesta contro Selinunte, ma anche a quello delle aspirazioni dei Leontini a rientrare nelle loro sedi: in sostanza, un piano antisiracusano, come poi effettivamente si rivelò150 • Il dibattito, registrato da Tucidide, evidenzia la diversità degli obiettivi per i radicali e per i moderati, rappresentati rispettivamente da Alcibiade e da Nicia. Per Alcibiade la spedizione avrebbe permesso la conquista della SiciJia e, quindi, la vittoria su Sparta; per Nicia l ' intervento in aiuto di alleati così lontani avrebbe messo a repentaglio le conquiste già salde e la stessa sopravvivenza di Atene 151 • La decisione finale, favorevol e alla spedizione, rispecchiava, al di 46 S. ALESSANDIÙ là della formulaz ione ufficiale del decreto, il disegno di conquista di Sicilia 152 • Veniva, in altri termini, sposata la tesi che da tempo andavano proponendo i democratici. In definitiva, il rapporto Atene- Elimi si riduce a ben poca cosa 153 • Nato tardivamente, forse intorno al427-425, non ebbe ri svolti operativi fino a quando, tra il418 e il415' 5\ non dette ad Atene il pretesto per intervenire in Sicilia, una decisione dalle gravi conseguenze per il futuro di Atene e per il destino di un 'epoca. NoTE 1 Le date, quando non altrimenti indicato, s'intendono a.C. Io merito alla datazione del trattato di alleanza tra Atene e Segesta (/G I3 11), più raffinate tecniche d' indagine hanno permesso di dare una risposta definitiva al vessato problema del nome deli' arconte, sotto il quale il trattato in questione fu stipulato. Non c'è dubbio che si tratti di Antifonte e, pertanto, che il trattato vada datato al 418!7 a. C.M. H. O!AMBERS- R. GALLUCCI- P. SPANos,Athens 'A lliance with Egesta in the Year ofAntiphon, ZPE, 83, 1990, 38-63, in part. 39-45 (con discus.~ione della bibliografia precedente). 2 Sulla poleogenesi eli ma interessanti osservazioni di D. Musn, La storia di Segesta Erice tra il VI ed il /II sec. a.C., in «Gli Etimi e l'area elima fino all' inizio prima guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina, maggio 1989», ASS, S. JV, XlV-XV, 1988-1989, 158-159. 3 Cf., ad es., THuc., 6, 2, 6. 4 Sui caratteri della colonizzazione fenicia e su quelli della successiva presenza punica, cf. L. BRACCESJ,LaSicilia prima dei Greci. Trattazione storica, in AA VV., Storia del/n Sicilia. La Sicilia antica, Napoti 1979, I, 53-86, in part. 76-79; J. DE LA G ENIÈRE, Entre Grecs et non Grecs en ltalie du Sud et Sicile, in «Forme di contatto e processi di trasformazione nelle società antiche. Atti del Convegno di Cortona 1981», Pisa-Roma 1983, 686 (che rileva le discordanze tra dato archeologico e attestazioni storiografiche in merito ai rapporti CartagineSegesta); L.M. HANs, Karthago und Sìzilien, Hildesheim-New York 1983, 1825;S.F. BoNoi,GliElimied il mondofenicio-punico, in «Gli Elimi e l'areaelima» cit., 134-138. 5 Sulle vie di penetrazione selinuntina nell' area di interesse segestano, D. ADAMESTFANU, Su alcune vie sice/iote di pe11etrazione, Kokalos, VIII, 1962, 199209, in part. 202 sgg.; sul rapido sviluppo di Selinunte e sui dinamici rapporti determinatisi con le realtà politiche presenti nella regione, cf. M.T. MANN1 PIRAINO, ATENE E GLI ELIMI 47 Iscrizione inedita dLI Poggioreale, Kokalos, V, 1959, 164-171; A TuSA Ct.rrRONI, Il ruolo di Selinunte agli inizi della monetazione in Sicilia, SicA, XV, 49-50, 1982, 27-30; G. Puouese CARRATEU..l,L'oggettostoricodiSelimmte, in V. TusA, La scultura in pietra di Selinunte, Palenno 1983, 19-21. 6 Cf. V. MERANTE, Sui rapporti greco-punici nel Mediterraneo occidentale nel V/secolo, Kokalos, XVi, 1970,98-138, in part. 112 sgg.; G. MADoou, Il VI e V secolo, in AA.W., Storia della Sicilia cit., U, 7-9; HANs, o. c., 37-38. 7 PAUS., 10, 11, 3 (= ANnocH., FGrHist 555 F l) e 0100., 5, 9, 2 sgg. Un'analisi della tradizione in V. MERANTE, Pentatlo e la fondLizìone dì Lipari, Kokalos, XJU, 1967, 88-104, in part. 90, n. 7 (bibliografia precedente) e 102-104 (tentativo di conciliare Diodoro e Pausania); cf. anche f!ANs, o. c., 5-7. Pausania parla di una colonia al capo Pachino e la maggior parte degli swdiosi pensa ad una svista del Periegeta (ma MANNI PIRAINO, lscrizionecit., 165 sgg. ritiene che al capo Pachino ci fu un primo tentativo fallito di colonizzazione cnidia). Secondo G. NENCI,Pentatloe i capiLilibeo e Pachino inAntioco (Paus., 5, 25, 5; 10, l l, 3), ASNP, S. Ill, XVlll, 1988,317-323, invece, 'capo Pachino' era il nome greco del capo che poi sarebbe stato chiamato Lilibeo. In altri termini, Pausania non avrebbe aggiornato per i suoi lettori la denominazione che trovava nella sua fonte (Antioco). 8 Cf. H. WENTKER, Sizilien undAthen. Die Begegnung der attischen Macht mit Westgriechen, Heidelberg 1956, 58; MANNI PIRArNO, Iscrizione cit., 5-8, con pertinenti osservazioni sul ruolo che il nuovo insediamento avrebbe dovuto svolgere neli' ambito dei traffici rodio-cnidio-cretesi in direzione deli ' Occidente e del Tirreno in particolare; cf. anche MERANTE, Pentatlo cit., 103-104; PuoUESE CARRATEL'-1, L 'oggetto storico cit., 21-22. Sull'impresa di Pentatlo in rapporto alla fondazione ed ai primi anni di vita della colonia di Agrigento ed al sorgere della tirannide di Falaride, cf. G. B AGHIN, Fala ride, Penta tlo e la fondazione di Agrigento, in AA.W.,Hesperìa, 2 (Studi sulla Grecità di Occidente), Roma 1991, 13-17. 9 PAUS., 10, 11, 3 (= ANnoCH., FGrHist 555 F l) 10 Cf. F. JACOBY, Die Fragmente der Griechischen H istoriker, II b Komm. (Text), 593-594. 11 D10o., 5, 9, 2-3. 12 W. Huss, Geschichte der Karthager, Mi.incben 1985, 58. Musn, La storia di Segesta cit., 155-1 58, ritiene che Phoinikes 'storiograficamente' possa indicare sia i Fenici d'Occidente che i Punici. 13 Merante (Pentatlo cit., 103-104) considera complementari le due versioni: il conflitto, iniziatosi tra Selinunte e Segesta, avrebbe assunto più ampie proporzioni con l' intervento di Pentatlo, che avrebbe destato la preoccupazione dei centri fenici, che sarebbero loro volta intervenuti nella guerra. In altri termini, Diodoro avrebbe descritto il momento iniziale, mentre Pausania quello finale, cioè la cacciata dei Cnidi; ad opera dei Fenici e degli Eli mi. Cf. anche D. AsHERI, 48 S. ALESSANDRÌ La colonizzazione greca, in AA W., Storia della Sicilia ci t., l, 130-134. Ad uno scontro tra Selinunte, sostenuta dai coloni rodio-cnidi, da una parte, e gli El imi di Segesta, dall'altra, con una partecipazione marginale o nulla dei Fenici, pensa HANs, o. c., 38-39; cf. anche BoNoì, Gli E/imi ci t., 138-139. PuGUESE CARRATELU, L 'oggetto storico cit., 21, avanza l'ipotesi secondo cui la reazione eli ma sarebbe stata sostenuta non solo dai Fenici, ma anche dai Selinuntini, preoccupati dalla presenza di esperti naviga tori greci d'Anatolia in un settore, dove- non senza rischi -essi detenevano il monopolio del commercio greco con l'Africa occidentale e con la penisola iberica. 14 Cf. MAooou, Il VI e V secolo ci t., 5-8. 15 L. AooSTINlANJ, Iscrizioni ane/leniche di Sicilia, /. Le iscrizioni elime, Firenze 1977, 89 sgg. 16 AOOSTINIANI, o. c., 115 sgg. 17 Sull 'ellenizzazione degli Etimi, e in particolare di Segesta, a parte i lavori di V. Tusa sui frammenti di ceramica con graffiti, pubblicati su Kokalos dall960 in poi e ripubblicati e studiati da Agostiniani (o. c.); cf. R. VAN COMPERNOUE,Ségeste et l'hellénisme, Pboibos, V, 1950-1951, 183-228; V. TusA, Il santuario arcaico di contrada Mango, in «Atti del VII Congresso lnternaziooale di Archeologia Classica, Roma 1960», Roma 1961, II, 31-40; Io. ,Edificisacriincentri non greci delia Sicilia occidentale, in «if>lAtas- xapw. Miscellanea di Studi Classici in onore di Eugenio Manni», Roma 1980, VI, 2127-2137; J. DE LA GENIÈRE, Una divinità femminile sull'acropoli di Segesta, Kokalos, XXII-XXITI, 1976-1977, 782-789; EAo., Ségeste et L'hellénisme, MEFR(A), XC, 1978, 33-48; EAo.,AUa ricerca di Segestoarcaica, ASNP,S. ill, XVIII, 1988,312-313;AoosTINIANI,o. c., 3-5; 131 sgg.; Io., Epigrafia e Linguistica anelleniche di Sicilia: bilancio di U/1 quadriennio, Kokalos, XXX-XXXI, 1984-1985, 193 sgg. e 207 sgg.; lo.,La Lingua degli E/imi. Per uno stato della questione, in «Gli Elirni e l'area elima» cit., 345 sgg.; M. GIUFFRIDA, Rapporti tra l'area e/ima e il Mediterraneo orientale, ibid., 125-127. l8 IUST., 18, 7, 1-2. 19 0Ros., 4, 6, 6-9. Sulle fonti relative all' impresa di Maleo, cf. HANs, o. c., 7-8. 20 M AOOOLJ ,Jl VI e V secolo cit., 8-10, ritiene che l' intervento di Maleo sia da porre in relazione con l'impresa di Penta!lo e quindi da collocare negli anni 80/ 70 del VI secolo. In verità, non c'è motivo di dubitare dell'attendibilità del dato cronologico fornito da Orosio. Cf. V. MERANTE,Malcoe la cronologia cartaginese fino alla battaglia d'Imera, Kokalos, Xffi, 1967, 105 sgg. (con discussione della bibliografia precedente); D. Musn, Storia e storiografia della Sicilia Greca. Ricerche 1980-1984, Kokalos, XXX-XXXI, J984-1985, 338-339; Huss,o. c., 58 sgg. (non prende posizione sulla questione cronlogica). 21 WENTKER, o. c., 33; Huss, o. c., 59; P. ANELLO, Il trattato de/405 a.C. e la formazione della 'eparchia' punica in Sicilia, Kokalos, XXXII, 1986, 121123. ATENE E GLI ELI MI 49 22 PH.GAI.JTIIIER, GrecsetPhéniciensenSicilependantlapériodearcha"ique, RH, LXXXIV, 1960, 267; contra MA.ooou, Il VI e V secolo cit., 91, n. 22. 23 BoNoì, Gli Etimi cit., 139. 24 SecondoHANs,o. c.,38-39e62-63, un'impresa militare di Maleo contro Selinunte rimarrebbe per lo meno incerta. 25 M ANNl P IRA1NO, Iscrizioni greche lapidarie del Museo di Palermo, Palermo s.d., nr. 8. Cf. Huss, o. c., 60; HANs, o. c., 38-39, ritiene che l'iscrizione di Aristogheitos possa collocarsi al tempo di Dorieo e che la sconfitta dei Selinuntini di cui parla Polieno sia avvenuta nell' ultimo quarto del VI secolo. 26 Secondo ANELLO, Il trattato cit., 121-123, dopo la spedizione di Maleo l'assetto territoriale non cambiò di molto. In sostanza si sarebbe trattato del ripristino degli equilibri locali sconvolti in precedenza daJJa politica espansionistica di Agrigento e dì Selinunte. 27 ARrsT., Poi., 3, 1280a forse si deve riferire a questo periodo. 28 Le famiglie più influenti di Cartagine avevano rapporti interpersona1i con i ceti aristocratici delle città siceliote: la madre del generale cartaginese Amilcare era siracusana e lo stesso Amilcare era legato da vincoli di ospitalità al tiranno di Imera TeriJJo. 29 MA.ooou, Il VI e V secolo cit., 10-21; HANs, o. c., 61-63. 30 PuGLIESE CARRATELLI, L 'oggetto storico cit., 21-22. 31 Probabilmente vanno inseriti in questo contesto i rapporti di epigamia tra Segesta e Selinunte, che poi saranno all'origine della spedizione ateniese in Sicilia del 415. 32 F.P. RIZZo, La repubblica di Siracusa nel momento diDucezio, Palermo 1970, 158-159; MA.ooou, Il VJ e V secolo cit., 12-15; PUGLIESE CARRATELU, L 'oggetto storico cit., 21-22 33 Sulle imprese dì Dorieo, cf. HD'T., 5, 39-40 (in particolare 5, 46); Droo., 4, 23, 3; PAus., 3, 3, 10; 3, 16, 4-5. Un 'analisi delle fonti in HANs, o. c., 8-9. Cf. V. M ERANTE, Sulla cronologia di Dorieo e su alcuni problemi connessi, Historìa, XIX, 1970, 272-294 (con bibliografia precedente), che sostiene per la spedizione di Dorieo la data del424/3. Ma la data del411, tradizionalmente accolta, sembra più probabile; cf. MAooou,Il VIe V secolocit.,95, n. 63; Huss, o. c., 60-61; PuOUESE CARRATELLI, L 'oggetto storico ci t., 22-23. 34 PuGLIESE CARRATELLI, L 'oggetto storico cit., 22-23. }S HANs, o. c., 39-40. Secondo BoNoì, GliE/imi ci t., 139-140, si hanno nella collaborazione elimo-punica le premesse militari per il riconoscimento internazionale del fatto che - come risulterebbe dal I trattato tra Roma e Cartagine (ricordato da PoLYB., 3, 22)- vi fosse una parte della Sicilia che «i Cartaginesi hanno in loro possesso»; contra ANELLO, Il trattato cit., 123-129. 36 Droo., 5, 9, 2. MAooou, Il VI e V secolo cit., 7, ricollega l'antenato di Pentatlo, Ippote, ad Eolo, ma il suo riferimento a Diodoro non è pertinente, in quanto lo storico afferma espressamente che Ippote era discendente di Eracle, 50 S. ALESSANDRÌ anche se la digressione su Pentatlo è inserita dopo il racconto della colonizzazione della Sicilia ad opera dei fjgli di Eolo. Tenuto conto del fatto che dopo la morte di Pentatlo i suoi compagni andarono a colonizzare le Eolie, non è escluso che un qualche rapporto col mito di Eolo e dei suoi discendenti possa essere stato enfatizzato, ma ciò non risulta affatto dalle testimonianze a nostra disposizione. Su Ippote cf. H. W. STou.., in W.H. RoscHER,Ausfor. Lex. d. gr. u. rom. Myth., l, 2, Leipzig 1886-1890 [Hildesheim- New York 1978] s.v. Hippotes, 2691-2692. 37 Cf. HDT., 5, 43 e DIOD., 4, 23, 3 (con maggiori dettagli). Secondo AsHERI, La colonizzazione cit., 134, l' ideologizzazione della lotta per la conquista deli'estremo lembo della Sicilia orientale era gia operante al tempo di Peotatlo e forse anche prima. 38 Selinunte, almeno all'inizio delle ostilità, è al fianco della spedizione cartaginese contro Imera, io mano al tiranno agrigentino Terone, nel 480. I Seliountini sono chiamati 'alleati' dei Cartaginesi e Amilcare ordina loro l'invio di un corpo di cavalleria, che poi non prese parte alla battaglia di lmera (D10D., 11, 21, 4-5). E' chiaro che la richiestadiAmilcares'inquadrava nell'ambito di una symmachia di Selinunte con Cartagine. Cf. HANs, o. c., 40. 39 Un riesarne delle fonti sul periodo io questione in HANs, o. c., 9. 40 IuST., 19, l, 8-9; cf. WENrKER,o. c., 35-39; MAnoou,l/ VI e Vsecolocit., 25-39. 41 HOT., 7, 158, 2. 42 PuGUESE CARRATEU.I, L 'oggetto storico cit., 23-24; ANELLO, Il trattato cit., 130-133. 43 FGrHist 532 F lC (30); cf. WENTKER, o. c., 58. 44 Sull'individuazione di questi emporia cf. HANs, o. c., 161-162 e n. 50 (con bibliografia precedente); MAooou, Il VI e V secolo ci t., 36 sgg., Io., Gelone, Sparta e la 'liberazione' degli emporio, in «AT!APXAI . Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e la Sicilia Antica in onore di P.E. Arias», Pisa 1982, I, 245252, individua questi emporio io Sicilia e vi intravede una presenza spartana; contra Musn,StoriaeStoriografiacit., 343-345. PuoueseCARRATELU,L 'oggetto storico cit., 23, ritiene che uno di questi emporia 'liberati' sia Minoa, la cui conquista è documentata dalla Cronaca di Lindo; Huss, o. c., 61-62. 45 MAnoou,ILVI e V secolocit., 39-42; G. MAFoooA, La politica di Gelone dal485 a/483 a.C. , Messana, 1990, I, 53-69. 46 D10o., 11, 20-24; cf. MAI>oou, Il VI e V secolo ci t., 42-46; HANs, o. c., 10; Huss, o. c., 93-99. 47 D10o., 11, 26, l sgg. 48 WENTKER, o. c., 49-51 e 58-59; MAnoou, Il VI e V secolo cit., 46-54; PuGUESE CARRATELU, L 'oggetto storico cit., 24; Huss, o. c., 100-101; A.N:ELLo, n trattato ci t., 133-135; E. l.EPORE, Il Mediterraneo e i popoli italici nella transizione del V sec., in AA.W., Storia di Roma, I: Roma in italia, Torino 1988,489-491. ATENE E GU E LIMI 49 W ENrKER, o. 51 c., 51-54 e 81-82; MAooou, Il VI e V secolo cit., 54-67; D. ca. 466461 a.C. , in «<PtÀias xapum cit., 143-158. 50 Su Ducezio cf. W el'ITKER, o. c., 54-58 e 76-77; D. ADAMESTEANU, L 'e/lenizzazionedellaSicilia e ilmonzentodiDucezio, Kokalos, VIII, 1962, 167198; RIZZO, o. c. ,l 38-142; MAooou, Il VI e V secolo cit., 61-67. 51 D100., 11, 86, 2: Karà & rTp/ L:ixEAlav 'EyE(JT(JtOLS' Kaì Avl.~irotS' MuTI, rrfkJ.IOS' rrqx x~ Tfp 1rpòs' T{<ì Ma(titx.v 1TOraJ.I(J. Poiché LiJibeo non esiste come entità politica prima del IV sec. (cf. D1oo., 13, 54, 4), si è intervenuti sul testo, emendando AtÀ~fmts- in 'AÀIKWtOLS', ed inserendo dopo M<TT7) 1TékJ.IQ,- un <rrpòs' .U'Àl~-UwriOL!», che documenterebbe uno scontro di lunga durata, ma senza esiti definitivi, tra due città elime, Segesta ed Alicie, e l'eterna nemica Selinunte per il possesso di una striscia di terra di confine lungo il fiu me Mazaro; cf. J. BELOCH, Hermes, XXVII l, 1893, 630. Che il fiume Mazaro costituisse un confine tra il territorio di Segesta e quello di Selinunte sembrerebbe desumersi da D1oo., 13, 54, 4 e ciò avvalorerebbe l'emendamento proposto dal Beloch ma, a parte l'intervento sul testo, la notizia è troppo sintetica per ammettere conclusioni definitive e convincenti. Cf. U. 'KAHR.SrEDT, Die Geschichte der Elymer, WJA, Il, 1947, 28-30; WENTKER, o. c., 59-60; MADoou, IL VI e V secolo cit., 64; HANs, o. c., 10-11 e 40-41 ; Huss, o. c., 101-104; Musn, E/imi cit., 159-163. 52 D1oo., 12, 8, 2. Cf. W ENTKER, o. c., 72-76; MAooou,J/ VI e V secolo cit., 67-68. 53 Thuc., 7, l , 4. Egli muore nell'estate del 414 e gli succede il figlio, anch' egli di nomeArchonides, che è al potere ancora nel 403/2 (D1oo., 14, 16). Nel 385/41a boule dì Atene ordina la ripubblicazione di un decreto di prossenia in onore di Archonides e Demon di Herbita, emesso durante la guerra del Peloponneso, in particolare tra il 414 ed i1405, più probabilmente tra il 414 ed il 413: IG ll2 228. M.B. W ALBANK,Athenian Proxeuies ofthe Fifth CenturyB.C., Toronto-Sarasota 1978, 354-358, nr. 66, avanza l' ipotesi che il decreto originale si riferisse all' Archonides cofondatore di Kalè Akté, assieme a Ducezio, e che fosse stato emanato al momento del rinnovo dei trattati di Atene con Reggio e Leontini nel 433/2. 54 WENTKER, o. c., 95-98; G. MADoou, Ducezio e la fondazione di Ca/atte, AFLPer, XV, 1977-1978, 151-156, ID.,// VI e V secolo cit., 67. 55 Sulla fine del ' momento' di Ducezio, la vittoria di Siracusa su Agrigento (D1oo., 12, 8, 2 sgg.), che portò all'egemonia siracusana nella Sicilia centroorientale, e la fine della resistenza dei Siculi meridionali, cf. W ENTKER, o. c., 7781; S. CATALDI, Prospettive occidentali al/o scoppio de/la guerra deLPeloponneso, Pisa 1990, 34-38. 56 Sui rapporti commerciali tra Atene e la Sicilia, cf. W. HABERMANN, IG 12 386!387, sizilische Hiiute utui die athenisch-sizilischen Handelbeziehungen im 5.Jahrh. v.Ch., MBAH, Vl, 1987,89-113; U.FANrASIA, GranosicilianoinGrecia AsHER.I, Rimpatrio di esuli e ridistribuzione di terre nelle città siceliote, 52 S. ALESSANDRÌ nel V e IVsec., in AA VV., <<Agrigento e la Sicilia greca: storia e immagine (5 80406 a.C.). Atti del Convegno, Agrigento 1988», in corso di stampa. Le direttrici del commercio attico in Occidente, documentato in varia misura dall' evidenza archeologica, epigrafica, numismatica e soprattutto ceramica, sono individuate lungo rotte e luoghi di frequentazione già attivi in età preistorica, in quella micenea e nella cosiddetta protogeometrica, nell'Adriatico, nello Ionio e nel Tirreno fino al Mediterraneo occidentale. 57 A GOS11N!ANI, Iscrizioni cit., 184-185; Io.,La lingua degli E limi cit., 350353 (con bibliografia precedente); sulle sigle commerciali attiche, in generale, cf. R. HACKL, Merkantile Inschriften auf attischen Vasen, in «Miinchener archiiologische Studien dem Andenken A. Furtwanglers gewidmet», Miinchen 1909, 106. 58 Un riesame equilibrato e con indicazioni metodologiche e conclusioni convincenti in FANTASIA, Grano sicilia1w ci t. 59 Sulla 'fame di cereali' di Atene e sulle implicazioni politiche, cf. A. W. G oMME, The Populationof Athens in the Fifth and Fourth Centuries B.C. , Oxford 1933, 28-33; G.B. GRUNDY, Thucydidesand the History ofhisAge, Oxford 1948, l, 67-69; P. SALMON, La politique égyptienne d'Athènes (VI et V siecles avanti.C.),Bruxelles 1965,37-65; E.F. BLOEDOW, ComSupplyandAthenianimperialism, AC, XLIV, 1975, 20, 29. 60 M.JAMESON,Famine intheGreek World, in P. GARNSEY-C.R. WHTITAKER (edd.), Trade and Famine in Classica/ Antiquity, Cambridge 1983, 6-16; D. RArnBONE, The Grain Trade and Grain Shortage in the HellenisticEast, ibid., 4555; L. GALLO, Alin1entazione e classi sociali: una nota su orzo e frumento in Grecùt,Opus,ll, 1983,449-472;lD.,Alimentazioneedemografiain Grecia,SaJemo 1984 (con pertinenti notazioni metodologicbe); P. GARNSEY, Graùzfor Atlzens, in «Crux. Essays presented to G.E.M. De Ste. Croix on bis 75th Birthday», London 1985, 62-75; lD.,FamineandFoodSupply in theGraeco-Roman World. Responces to Risk and Crisis, London 1988. 61 GRUNDY, o. c.,l85-19 l e G. VAUET,Athènes et l'Adriatique, MEFR(A), LXII, 1950, 50, n. 3 pensano, ad esempio, che Pericle mirasse ad assicurare ad Atene il monopolio del grano; contra, SALMON, o. c., 82-133; T. W JCK,Athens and the West in the Fifth Century B C., Diss. Ano Arbor 1971, 100-105. La doumentazione letteraria fornisce motivazioni strategiche convincenti per questa spedizione. D1oo., 11, 71,4-5 allude esplicitamente all'intento di colpire la Persia nei suoi interessi vitali in Egitto e ottenere un ricco bottino (il che era in linea con gli scopi dichiarati delJa lega Delio-Attica; cf. Thuc., l , 96, l e Purr., Cim., 18, 1). D'altra parte, sappiamo da THUC., l, 104 che una flotta alleata di 200 navi operava già nelle acque di Cipro, quando giunse l'appello di lnaro. Ancbe la notizia di 30/40.000 medimmi di grano (PHJLOCH., FGrHist. 328 F 119; Schol. ARISTOPH. Vesp., 718; Plut., 178; cf. Pwr., Per., 37, 3) da parte di Psammetico (forse figlio di Inaro) nel 445/4 va interpretata in senso politico, cioè si tratterebbe ATENE E GLI ELIMl 53 di un gesto diplomatico da parte di Psammetico volto forse a favorire al momento opportuno un intervento ateniese in Egitto. La risposta di Atene (l 'invio, in segno di gratitudine, di xpwt.a ottenuti col ricavato delle multe inflitte a coloro che si erano iscritti illegalmente nelle liste dei cittadini, per usufruire della distribuzione di grano) può essere, anch'essa, interpretata come una volontà di disimpegno dali 'Egitto, in rapporto anche con i termini della pace di Callia. 62 PeriJ commercio in Adriatico cf. VAllE!',Athènes et l'Adriatiquecit., 3352, in particolare40 sgg.; Io.,Jntervento, in «La circolazione della moneta ateniese in Sicilia e in Magna Grecia. Atti del l Convegno del Centro Internazionale di Studi numismatici, 1967», AITN, Xli-XIV, Suppl., 1969, 225-227; G. VALLETF. VtuARD, Céramiquegreque et histoire économique, in P. CouRBIN ( ed.),Etudes Archéologi.ques, Paris 1963, 205-207 e 214; L. BRACCESI, Grecità Adriatica2 , Bologna 1977, 135 sgg.; 143 sgg.; 152-159; contra F. Bost, l Greci dal Ponto all'Adriatico, St Stor, XIV, 1973, 929-930; M. ZUFFA, I commerci ateniesi nell'Adriatico e i metalli d'Etruria, EPR, VII, 1975, 151-179 (=Scritti di Archeologia, Roma 1982, 345-373); F.K. K.lECHT..E, Korkyra und der Handelsweg durch Adriatisches Meer im 5. Jh. v.Chr., Historia, XXVIII, 1979, 173-191, in part. 186 sgg.; V. D1 BARI, La ceramica attica a figure rosse in Puglia nel V sec. a. C.. Alcuni aspetti del problema commerciale, RAL, XXXVI, 1981, 197-210. Per il commercio neU 'Italia meridionale e neli 'Etruria cf. E. LF.PORE,Neapolis greca nel V sec. a. C., in AA.VV., Storia di Napoli, Napoli 1967, I, 182-186; Io., Intervento, in «La circolazione della moneta» cit., 233-235; G. VAUET,lntervento, ibid., 225-227; C. TRONCHErn, Contributi al problenta delle rotte commerciali arcaiche, DdA, VII, 1973, 5-16; LEPORE,llMediterraneo ci t., 491-492 e 494-497; F. CASSOLA, Problemi di Storia neapolitatW, in <<Neapolis. Atti del XXV Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1985>•, Taranto 1986. Per il commercio con la Sicilia cf. L. GERNET, L 'approvisionnement d'Athènes en blé au V et au IV siècle, in G. BLOCH (ed.), Mélanges d'histoi~e ancienne, XXV, Paris 1909 [New York 1979], 312-314; FANTASIA, Grano siciliano cit., in particolare 7-13 (con un ridimensionamento sostanziale della tesi di Gemei, ripresa da Valle!). Sugli apporti della documentazione numismatica, C. KRMv, The Early Coinage of Athens, NC, 1962, 420; H.B. MArnNGLY,Athens and the Western Greeks, in «La circolazione della moneta» cit. 220-221; L. BREGLIA, l rinvenimenti di monete ateniesi in Sicilia e in Magna Grecia, ibid., 28-30. 63 Secondo GERNET, L 'approvisionnement cit., 314-319, il rifornimento granario dalle regioni del mar Egeo è un fenomeno momentaneo e tardivo; contra R.J. HoPPER, Trade and lndustry in classical Greece, London 1979, 52-56, 72-80. 64 FANTASIA, Grano siciliano ci t., 9-11. 65 JAMESON, Famine cit., 6-13; W JCK, o. c., 97-105, in part. 103-105, in relazione ai provvedimenti presi dal governo ateniese in materia di commercio e di prestito marittimo. Sul rapporto rifornimento granario e politica occidentale di Atene, FANTASIA, Grano siciliano cit., 8-9. 54 S. ALESSANDRÌ Ad esempio, in merito alla documentazione numismatica va rilevato cbe la monetazione ateniese recuperata in Sicilia si riassume in poco meno di 300 pezzi contro le migliaia di esemplari corinzi e di pegasi di tipo corinzio e le varie migliaia di monete siceliote. l ripostigli anteriori alla metà del V sec., da cui proviene la stragrande maggioranza delle monete ateniesi peiVenuteci, sono stati rinveJ!)lti nella Sicilia orientale (Gela, Messina, Mazzarino). Per trovare un tesoretto con tetradrammi attici nella parte occidentale (a Contessa) bisogna aspettare la seconda metà del V sec. ed è probabile che la valuta ateniese vi sia giunta io concomitanza con la presenza di truppe ateniesi neli ' isola (cf. BREGLIA, I rinvenimenti cit., 10-12; 17-21; 26-28). In riferimento solo all'evidenza numismatica, si può ipotizzare una concentrazione di rapporti Atene-Gela in età ippocratea, cui seguì una fase di stasi. La ripresa dei rapporti, sempre con l'area orientale, si registra nella seconda metà del V sec. E' notevole il fatto che solo in questa fase si registra una presenza di valuta attica nell'ambito dell'area elima. 67 Sulla politica occidentale (adriatica) di Pisistrato, cf. BRACCESI, Grecità cit., 67-130 sgg. 68 L'argomentazione più organica e circostanziata di questa tesi è in F. RAVJOLA, Temistocle da Magna Grecia, in AA.W., Tre studi su Temistocle(a cura di L. Braccesi), Padova 1986, 13-112, ma cf. anche, tra gli altri, H. DROYSEN, Athen und der West vor der Sicilischen Expedition, Berlin 1882, 23-25; GRUNDY, o. c., 142-143 e 293; D. I<AGAN, The Outbreak ofthe Peloponnesian War, lthaca 1969, 59; L. PICCJRIW, Temistocle f'VEPYT'r rw dei Corciresi, ANSP, S. III, III, 1973, 317-355; lo., Gli arbitrati interstatali greci, Pisa 1973, f, 64-65; G. N ENO, La problematica storica, in AA.VV., Storia e civiltà dei Greci, Il: La Grecia nell'età di Pericle, Milano 1978, 80-82. 69 GRUNDY, o. c., 142-143 e 293. 70 WJC'K, o. c., 90-102. n tema dei disegni occidentali di Atene trasparirebbe anche nei tragici, specialmente in Eschilo e Sofocle, che avrebbero trasferito nelle loro opere i termini del dibattito politico in atto ad Atene; cf. L. BRACCESI, Introduzione a AA.VV., I tragici greci e L'Occidente, Bologna 1979, 5-15; E. Cui.Asso GASTALDI, Eschilo e L 'Occidente, ibid. , 17-89; G. VANOTTI , Sofocle e l'Occidente, ibid. , 93-105; L. BuRELU, Euripidee l'Occidente, ibid., 127-163; cf. anche E. CuLASSO GASTALDI, Temistocle e la via dell'esilio, in AA.VV., Tre studi ci t., l42sgg.; T. O:.AAA.TO,Sofocle, Cimone, Antenore e i Veneri,Atbenaeum, LXUI, 1985, 167-174; L. BRACCESI,La leggenda diA ntenore da Troia a Padova, Padova 1984,51-55 e 61-64. 71 MAooou, Il VI e V secolo ci t., 68-70 e n. 130, anche se non mi sembra da condividere la tesi di implicazioni politiche. 72 Su Efialte e la situazione politica del momento ad Atene, cf.L. PtCCIRtLLI, Efialte, Genova 1988. 73 MArnNGLY, Athe!IS and the Western Greeks cit., 204-209 e 220-221; W1cK, o. c., 127-128; E. WILL, Le monde grec et l'Orient, I: Le V" siècle (51066 ATENE E GLI EUMI 55 403]2, Paris 1980, 276-282. In generale, sulla politica occidentale di Atene neli' età peridea, cf. F.J. BRANDHOFER, Untersuchungenzur Athenischen Westpolitik im Zeitalter des Perikles, Diss. Miinchcn 1971 e R. VA1TUONE, Gli accordi fra AteneeSegesta alla vigilia della spedizione in Sicilia de/415 a.C., RSA,IV, 1974, 26, n.19. 74 D1oo., 12, 10, 1-4. Diodoro attribuisce l 'aiuto militare ateniese al446, ma vi connette la fondazion e di Turi. E' probabile che l'aiuto militare di Atene riguardasse l'iniziativa della rifondazione di Sibari del 446, mentre Turi fu fondata nel444/3 a seguito della stasis scoppiata, immediatamente dopo la fondazione dì Sibari, tra i vecchi Sibariti e i nuovi coloni (Ateniesi e Peloponnesiaci). Essa portò aJJa cacciata dei vecchi Sibariti, che andarono a fondare Sibari sul Traente, ed alla fondazione di Turi nel444/3 (D1oD., 12, 10, 5 -11, 2). Cf. WICK, o. c., 157-172. 75 Sulla fondazione di Turi, cf. ARIST., Poi., 5, 1303a, 32-34; Droo., 12, 10, 5 - 11, 3; DroNYs. HAL., Lys., l; STRABO, 6, l , 13 (C263); Pwr., mor., 8350. Cf. RAVIO!A, Temistocle cit., 35, nn. 69-71. 76 Droo., 12, 11, 3. 77 Da collegare, forse, con l'altra iniziativa panellenica di Pericle, di qualche anno prima: il decreto del congresso (Purr., Per., 17); cf. WENT'KER, o. c., 85-89. 78 WrCK, o. c., 162-172, in part. 170-172; WILL, o. c., 277. 79 l due ecisti, dopo aver portato a termine la loro missione, tornarono ad Atene. 80 Droo., 12, 11, 3. 8I WICK, o. c., 172-174. 82 IG 13 53 (Reggio) e 54 (Leontìni). I due decreti, come fu notato da W. BAUER,Epigraphisches aus demAthenerNationalmuseum, 1:/G I, Suppl. 33a un d 33, Klio, XV, 1918, 188-191, presentano i prescritti reincisi in rasura. La spiegazione più ovvia, e più comunemente accettata, è che nel433/2, al momento del rinnovo dei trattati, invece di incidere un nuovo testo, si preferì cancellare il prescritto, lasciando intatto il testo del trattato, e si riscrisse in rasura un nuovo prescritto. Ciò significa che i trattati di alleanza di Atene con Reggio e con Leontini furono rinnovati ne1433 (nella II pritania; cf. S. CATALDI,!prescritti dei trattati ateniesi con Reggio e Leontini, AAT, CXXI, 1987, 63-72), mentre l 'accordo originale risaliva ad una data precedente. Ed è sull'individuazione di questa data che le opinioni degli studiosi divergono. Poiché ne1427 i Leontini ed i loro alleati chiesero aiuto ad Atene Karà rraÀatàv (UJ.LJJaxfav (THuc., 3, 86, 3), sembrava poco probabile che in tale data essi potessero definire JTaÀa1.d un 'alleanza di appena sei anni prima e, quindi, si riteneva che essi si riferissero ad un trattato stipulato molti anni prima. S. AcCAME, L 'alleanza di Atene con Leontini e Regio, RFIC, LXIII, 1935,73-75 e lo.,Note storiche su epigrafi attiche del V sec., RFIC, LXXX, 1952, 127-129, collegando questi trattati con quello tra Atene e Segesta, 56 S. ALESSANDRÌ che egli datava al454/3, li datava agli inizi degli anni '50 del V sec.; cf. MADoou, Il VI e V secolo ci t., 68-71 (intorno al 460 quello di Reggio; intorno al 454 quel lo di Leontini); S. MAzzARINo, Periclee la Sicilia, MAB, S. V, VII, 1944-1945, 1619 (intorno al 440); WENJ'KER, o. c., 91-92 (nel 439); il Mattingly (The Growth of Athenian lmperialism, Historia, XII, 1963, 272-273) ritiene che i trattati furono stipulati per la prima volta nel 433/2 e poi negli anni 20 del V sec. furono riscritti i prescritti per introdurre piu precisi elementi di datazione (nome dell'arconte, ad es.); cf. CATAlDI, I prescritti cit., 63-72; G. ScuCOMARRA, Nota sulla prima spedizione ateniese in Sicilia (427-424 a.C.), RSA, XV, 1985, 40-42 (nel433 sarebbe stato stipulato il trattato con Reggio, mentre nel422 quello con Leontini, poi entrambi sarebbero stati retrodatati al 433 con la reiscrizione del prescritto). La tesi più ovvia mi sembra quella di ritenere che ne1433/2 siano stati rinnovati i trattati con Reggio e con Leo ntini, stipulati in precedenza in relazione ali 'impegno ateniese in Occidente. L'occasione storicamente più idonea mi sembra la fondazione di Turi o al massimo la spedizione della squadra di lO navi ne1446, al tempo della rifondazione di Sibari; cf. anche WICK, o. c., 172-174 e 176-177; LEPORE, Neapolis greca cit., 184; BRACCESI, Grecità adriatica ci t., 159-168; S. CAONAZZJ, Tendenze politiche ad Atene. L'espansione in Sicilia dal 458 al 415, Bari 1990, 63-65 e 68-70. 83 W1cK, o. c., 172-177 (con opportuno riferimento alle situazioni di Brea ed Anfipoli); Io.,Athens' Alliances with Rhegion andLeontinoi, Historia, XXV, 1976, 288-298. 84 WICK, o. c., 190. 85 WICK, o. c., 164. 86 WrCK., Athens' Alliances cit., 302-304. 87 TJ.ruc., l , 33, 2. 88 Thuc., l , 36, 2. 89 THUC., l, 44, l - 45, 2; DIOD., 12, 33, 2. 90 CATALDI, Prospettive occidentali cit., 12-15. 9 1 WICK, O. c., 186-191. 92 DIOD., 12, 30, l. La data in Diodoro e i1439; ma contestualmente (aJ.La & : 12, 30, 2) si parla della guerra di Corcira. E' probabile, quindi, che ci sia un rapporto con il rinnovo dei trattati con Leootilti e con Reggio. 93 Sul contesto storico dei trattati con Reggio e con Leontini (e sul diverso significato dei due trattati) cf. CATALDI, Prospettive occidentali cit., 29-59; in particolare, sul significato storico del rinnovone1433/2, cf. WJCK,Athens'Alliances cit., 298-302. 94 luST., 4, 3, 4-5. La fonte di T rogo- Giustino sembra ben informata; può, quindi, essere individuata nell'ambito della storiografia siceliota (Filisto Antioco). 95 Sulla figura di Lampone, ecista di Turi, e sul suo ruolo nella politica occidentale di Atene negli anni '30 del V sec., cf. CATAlDI, Prospettive occi- ATENE E GLI ELI M! 57 dentali cit., 135-140. 96 Non convince il tentativo di MAZZARINO, Pericle e la Sicilia ci t., 9-16 e 27 e Io., Per la cronologia della spedizione 'perid ea' in Sicilia, BSC, XJ-Xll, 1946-1947, 5-15, di datare l' impresa di Lampone nel 454; cf. la critica di WENTKER, o. c., 94; MANNI PrRATNO,AteneeA/icie in !G J2 20, Kokalos, VI, 1960, 63-67; E. LEPORE, Intervento, in «La circolazione della moneta>> cit., 230-234; MAooou, Il VI e V secolo ci t., 71-72, che giustamente respingono come infondata l' ipotesi di un riferimento all'impresa di Lampone in Cratino. Ateneo, nel passo in cui riporta i frr.1 e2di Cratino(8, 344E =CRAT.,frr.1-2M.), presenta Lampone come un va te e non come un generale. Anche il fr. 3 (ap. PoLL., 9, 98), che allude ad un gioco, detto 1TOÀLç, in cui le pedine si chiamavano Kwwç, non sembra contenere un riferimento a Lampone ed alla 'città - cane' (Segesta), ma a Pericle. Cf. anche WENTKER, o. c., 94 e CATAlDI, Prospettive occidentali cit., 146-147, n. 178. 97 Ne1433/2 secondo MANN1 PtlWNo,Atene eA/icie ci t., 67; MAooou, Il VI e V secolo cit., 72; nei primi anni della guerra archidamica secondo CATAWI, Prospettive occidentali cit., 144; LEPORE, Neapolìs greca cit., 184-186. 98 CATAWI, Prospettive occidentali cit., 140-143. 99 MAooou, Il VI e V secolo cit., 72; CATAWI, Prospettive occidentali ci t., 144-156, collega gli attacchi di Lampone alla chora di Siracusa con il conflitto per Morgantina che si sarebbe svolto tra il 431 ed il427. Cataldi non esclude anche motivazioni di tipo economico, oltre che politico-militari. Ad una missione esclusivamente diplomatica di Lampone pensa WENTKER, o. c. , 94-95. IOO LYCOPHR., Alex., 732-736. tOI Sclwl. LYCOPHR. ,Aiex., 732 (= TIM., FGrHist 566 F 98). 102 T ZETZ., Schol. LYCOPHR., A/ex., 733; cf. STRABO, 5, 4, 7 (C246). 103 n punto sul problema in CATALDI, Prospettive occidentali ci t., 69-71 e nn. 1-8. 104 THUC., 6, 2, 4. lOS L' ipotesi avanzata a suo tempo G. GIANNELU, La Magna Grecia da Pitagora a Pirro, Milano 1928, 30, n. 2, è sostenuta con ampia argomentazione da s. CATALDI,Laspedizione diDiotimoinfta/ia e i 2ìKé'Àa; RFIC, cxvn, 1989, 129-180, in particolare 136-145 e 178-180 e Io., Prospettive occidentali ci t., 7275. II resto della critica intende i Siculi di Sicilia; cf., tra gli altri, MAzzARTNo,Peric/e e la Sicilia cit., 11-12; MANN1 PlRALNo, Atene e Alicie cit., 64-67 (che collega Diotimo alla guerra contro Ducezio e propone il 453 come data probabile per la sua missione); E. LEPoRE, fntervento, in «La circolazione della moneta» ci t., 230234 e lo., Neapolis greca ci t., 170-184 (460-458 circa); Mwoou, /1 VI e V secolo cit., 63-65. 106 THUc., l , 45, 2. 107 J. BELOCH, Griechische GeschicJrte, Strassburg - Berlin-Leipzig 191219272, Il, l, 203, n. l; WENTKER, o. c., 178-179 n. 447 (nel 433/2); CATALDI, 58 S. ALESSANDRÌ Prospettive occidentali ci t., 64-65 (nel431/0); BRANDHOFER, o. c., 66 sgg., pro- pone una data intorno al 442-440 e tende a non dare credito al supplemento di Tzetze. 108 In questo piano si colloca, forse, anche il trattato di philia con il dinasta messapico Artas, rinnovato nel413 da Demostene ed Eurimedonte, (THuc., 7, 33, 4; cf. KJ. D OVER in A. W. GoMME- A ANDREWES - KJ. DoVER, A Historical Commentary on Thu<-ydides, IV, Ox:ford 1970, 413, che data questo trattato al tempo della spedizione ateniese in Sicilia del 427-424), che si aggiungeva all'alleanza tra Brindisi e Turi, in funzione antitarantina, del decennio precedente. Sul presunto trattato tra Atene e Arta, contenuto in IG 12 67, si può solo dire che lo stato dell'epigrafe è così frammentario, che non si può ricavare nulla sull' eventuale partner di Atene. Un'esauriente messa a punto, con discussione della bibliografia precedente, in CATAlDI, Prospettive occidentali cit., 78-93. 109 Sui temi propagandistici e sugli obiettivi reali della missione di Diotimo, cf. CATALDI, Prospettive occidentali ci t., 85-102. 110 Un'analisi accurata e pertinente della tradizione letteraria su Napoli, in particolare sulla fondazione, cf. RAVIOLA, La tradizione letteraria su Parthenope, AA. VV., Hesperia l (Studi sulla Grecità d'Occidente), Roma 1990, 19-60 e lo., La tradizione letteraria sulla fondazione di Neapolis, in AA.VV., H esperia 2 (Studi sulla Grecità d'Occidente), Roma 1991, 19-40. Sulla storia di Napoli, cf. la sintesi di G. P UGLLESE CARRATEUJ, Napoli antica, PP, Vll, 1952, 243-268 (= Scritti sul mondo antico, Napoli 1976, 171-210), in part. 191-195. 111 Gli scoli a Licofrone definiscono Diotimo vawpxa<; sulla scorta di Licofrone, che parla di vauapxla: evidentemente egli era a capo di una squadra di poche navi. 112 1\ruc ., 2, 7, 2 e DIOD., 12, 41, l parlano di un invito rivolto dai Pelopo1mesiaci ai loro alleati in Italia e Sicilia di preparare un numero adeguato di forze navali e adeguati mezzi finanziari e logistici da impiegare nella guerra contro Atene. 113 Lo stesso Tucidide, che si occupa per brevi cenni della guerra di Sicilia del 427-424, non accenna minimamente alla missione di Lampone. Probabilmente la considerava fuori dallo schema della guerra peloponnesiaca, perché tra i due fatti non c'era continuità. 114 THUC., 3, 86, 2. 115 1\ruc., 3, 86, 2 e 0 !00., 12, 53. 116 L'ambasceria, costituita forse da rappresentanti delle città alleate, era guidata da Gorgia (D10D., 12, 53, 2sgg.); cf. ACCAt'vlE, L'alleanza di Atene cit., 7475. Che il richiamo all 'alleanza non valeva solo per Leontini e Reggio, sembra potersi dedurre da T Huc., 4, 61, 4, dove Ermocrate accenna agli obblighi di Atene nei confronti dei Calcidesi di Sicilia, in virtù di alleanze (Karà rò fUJJ.tWXLKÒl'). Cf. W ICK, o. c., 229. Il? Thuc., 3, 86, 1; D100., 12, 54. ATENE E GLI ELI Ml 59 ll8 THUC., 3, 86, 4; cf. DIOD., 12, 54, 1-3. 119 THuc., 3, 70-85; D1oo., 12, 57. 120 WICK, o. c., 226-229. Sugli scopi di questa spedizione e sulla situazione ad Atene, cf. H.D. W ESTIAKE, Athenian Aims in Sicily, 427-424 B. C., Historia, IX, 1960, 391-399 (= Essays 011 the Greek Historiam and Greek History, Manchester 1969, 108118); ScucciMARRA,Nota sulla primaspedizio11ecit., 27-30; CATALDI, Prospettive occidentali cit.,115-1 l 8; CAGNAZZI, o. c., 43-68. Sulla tradizione 'siciliana', che è alla base del racconto alternativo a quello di Tucidide e sulla tradizione degli studi sulla prima spedizione in Sicilia, cf. ScucaMARRA, Nota su/La prima spedizione cit., 23-27 e 30-37. Sulla spedizione del 427-424 siamo informati da Tucidide, che però avverte che registrerà solo le imprese pa).wm tltw probabilmente perché la riteneva di scarsa importanza e solo remotamente connessa con la guerra del Peloponneso. Del resto è vero che non ci fu conflitto tra Ateniesi e Peloponnesiaci e che la sua influenza sul corso della guerra in Grecia fu di scarso rilievo. E' una situazione simmetrica a quella che si registra nel VI e vn libro, quando Tucidide inserisce dei rapidi j7ashessul1aguerra Deceleica nel corso della narrazione della guerra di Sicilia. Cf. WESTIAKE, AthenianAims cit., 385. Si ha l' impressione che Tucidide voglia minimizzare l' importanza di questa guerra in Sicilia ed in Italia meridionale. Diversa doveva essere- com'è facile intuire - la valutazione da parte della storiografia siceliota, a giudicare dal frammento papiraceo, attribuito a Filisto (FGrHist 577 F 2, relativo alle vicende siciliane del 427/6. Il dato epigrafico (IG J3 291), relativo all'impegno finanziario ateniese ed ai notevoli contributi degli alleati sicelioti e siculi dimostra cbe le dimensioni di questa guerra furono notevoli e che, quindi, la valutazione di Filisto sarebbe più realistica. Nello stesso senso ci porta la valutazione del fatto che verso la fine del conflitto la consistenza della flotta ateniese era di circa 60 navi, senza contare i contingenti alleati: un numero di navi pari a quello inviato in Sicilia nel415. Come opportunamente osserva MAZZARINO, Tucidide e Filisto sulla prima prima spedizione ateniese i11 Sicilia, BSC, lV, 1939,5-72, non si può dire che Fili sto abbia ragione e Tucidide abbia torto: si tratta solo di due impostazioni storiografiche diverse. Sui finanziamenti degli alleati sicelioti ad Atene e sulla valutazione della guerra di Sicilia del427 -424 da parte di Tucidide, cf. C. AMPoLO, l contributi alla prima spedizione ateniese in Sicilia (427-424) , PP, XLII, 1987, 511 (con bibliografia precedente); ScucCIMARRA, Nota sulfil prima spedizione cit., 42-43. 122 ScUCCIMARRA, Nota sulfil prima spedizione cit., 43-46. 123 THuc., 3, 86, 5. 124 D 1oo., 12, 54, 4. 125 Tuuc., 3, 88; 3, 90, 2. 126 THUC., 3, 90; DIOD., 12, 54, 4-5. 127 THuc., 3, 99. 11 forte fu poi rioccupato dai Locresi, non appena Lachete si fu ritirato, come si desume da THuc., 3, 115, 6. WENTKER, o. c., 108-112; A. 121 60 S. ALESSANDRÌ SERVELLO, La prima 5pedizione ateniese in Sicilia, Magna Graecia, XXIII, 9-1O, 1988, 18-19. 128 T HUC., 3, 103. 129 THuc., 3, 115, 1-3; cf. WENTKER, o. c., 113-114. 130 THuc., 3, 115, 4. 131 ARISTOPH., Vesp., 891 sgg., dove il nome di Lachete è deformato in Labete ('colui che arraffa'); cf. L.A Posr, Catana the Cheese-grater in Aristophanes' Wasps, AJP, Ull, 1932,265-266. 132 WICK, o. c., 230-234. t 33 THUc., 3, 115, 5-6; 4, 2, 2-4; 8, 3; 24, 3; 46-48. 134 THUc., 4, L Tucidide non accenna ad una reazione della flotta ateniese. Era impegnata altrove? E' un' ipotesi probabile, dal momento che anche nella battaglia navale, che contrappose, poco dopo, i Siracusani e i loro alleati da una parte e gli Ateniesi e i Reggini dall'altra (THuc., 4, 25, 1-6), erano presenti solo 16 navi ateniesi. Dov'erano le altre? a. SERVELLO, La prima spedizione cit., 19. 13S THUC., 4, 24-25; WENTKER, o. c., 115-117. 136 THUc., 4, 48, 6; D10o., 12, 54, 6. 137 Thuc., 4, 58, l - 65, 2; Droo., 12, 54, 7 (che attribuisce l' iniziativa della pacea l..eontini).Cf.WENTKER,o.c., 117-126; MATTINGLY,Athensand TheWestern Greeks cit., 211-212. 138 THUc., 4, 65, 3-4. 139 THUC., 6, 13, 1, dove Nicia sembra alludere alle sfere d'influenza stabilite dal congresso di Gela, cui i generali ateniesi avevano aderito (THUC., 5, 5, 3): i Siracusani e gli altri Stati sicelioti non avrebbero interferito negli affari ad Oriente del mare Ionio e gli Ateniesi non sarebbero intervenuti negli affari ad Occidente dello stesso mare. In sostanza, Atene aveva raggiunto gli obiettivi che si era prefisso: la guerra in Occidente era finita presto; gli alleati di Atene avevano garantita la loro indipendenza; e gli Ateniesi avevano ricevuto garanzie che Siracusa ed i suoi alleati non avrebbero interferito nelle vicende della Grecia. Ma dopo Pilo questi risultati non erano piu soddisfacenti. Cf. WrCK, o. c., 237-239. 140 W ESn..AKE,Athenians Aims cit., 385-391 e 399-402; WICK, o. c., 235244; ID., Athens' Alliances ci t., 302-304; J.D. SMART, Athens andEgesta, JHS, XCII, 1972, 140-142; ScuCCIMA.RRA, Nota sulla prima spedizione cit., 46-52; SERVELLO, La prima spedizione ci t., 20. 141 THUC., 6, 13, 4-5. a . W ENTKER, o. c. , 127-129; MATI1NGLY,Athensand the Western Greekscit., 209 (ritiene che il trattato di philia col dinasta messa pico Arta sia stato siglato da Feace); WICK, o. c., 247-249; S. SETIIs, Una testa di Medma da Atene a Ginevra, in «ATTAPXAf" cit., U, 393-397. 142 La guerra Segesta-Lilibeti può essere considerata una vicenda interna, localizzata nell'ambito della cuspide occidentale della Sicilia. 143 Thuc., 6, 6, 1. 144 Un' articolata esposizione delle possibili interpretazioni di questo passo, ATENE E GLI ELlMI 61 anche in riferimento alla bibliografia precedente, in WtcK, o. c., 278-279 n. 155 e, soprattutto, CHAMBERS- GALLUCCI- SPANOS, Athens' Alliance ci t., 48-54 e 5860. 145 Quando ad Atene si svolge il dibattito sulla spedizione in Sicilia, vi partecipano non solo gli inviati segestani, ma anche dei profughi di Leontini, che fanno appello agli /JpKw, cioè proprio ai trattati da loro stipulati con Atene (THuc., 6, 19, 1). 146 Thuc., 3, 115, L 147 Sono i casi della mancata reazione ateniese all' occupazione siracusana di Messina (THuc., 4, 1-2) e dell'assenza di alcune navi ateniesi dallo scontro navale nello Stretto tra Siracusani e loro alleati da una parte e Ateniesi e Reggini dall ' altra (T~ruc. , 4, 25, 1-6). In entrambi i casi alcune navi ateniesi potevano essere impegnate nella cuspide occidentale, contro Imera, coadiuvati dagli El imi, anche se senza successo. 148 Droo., 12, 82, 7. 149 THUC., 6, 6, 2. 150 Thuc., 6, 8. 151 Thuc., 6, 9-18. 152 Thuc., 6, 24. 153 Ci riferiamo- va ribadito- allivello politico e di diritto internazionale. Ben altra cosa, lo sappiamo, furono i rapporti commerciali e culturali di più antica data e di più ampie proporzioni. E anche se non è sempre facile dissociare il piano economico sociale da quello politico, siamo convinti che nel caso dei rapporti Atene - Elimi ciò sia possibile o, almeno, che non ci siano motivi fondati che impediscano di farlo. 154 Tucidide opera una compressione degli eventi e delle decisioni, che si dovettero svolgere in un arco di tempo più ampio, per dare l' impressione di un demos che si precipita, ignorante ed emotivo, alla propria rovina. Non è escluso, inoltre, che a Tucidide sfuggissero i dettagli delle varie fasi della vicenda. Cf. SMART, Athens and Egesta cit., 137-138.