giornate internazionali di studi sull`area elima

Comune di Gibellina
Scuola Normale Superiore di Pisa
CESDAE
Centro Studi e Documentazione sull 'Area Elima
- Gibellina -
GIORNATE INTERNAZIONALI
DI
STUDI SULL'AREA ELIMA
(Gibellina, 19-22 Settembre 1991)
ATTI
I
Pisa - Gibellina 1992
Questo volume è stato curato da Laura Biondi, Alessandro
Corretti, Stefania De Vido, Michela Gargini, Maria Adelaide
Vaggioli.
La parte grafica è stata curata da Cesare Cassane l/i.
ATENE E GLI ELIMI
SALVATORE ALESSANDRÌ
Prima di affrontare il tema dei rapporti tra Atene ed Elimi
vanno fatte due precisazioni. Innanzitutto, ]'arco cronologico
considerato si ferma alla vigilia della spedizione in Sicilia ed in
particolare alla stipula (o rinnovo) del trattato di alleanza tra
Atene e Segesta, che un recente studio ha definitivamente datato
al 418/7 1 e di cui parlerà specificamente la collega Anello.
Inoltre, va detto subito che i rapporti presi in esame riguarderanno la sfera politica, lasciando in ombra tutta quella
vasta gamma di relazioni economiche, culturali, etc., innegabilmente accertati, ma che solo a partire da una certa epoca
determinarono, in concomitanza con altri fattori, lo sviluppo di
specifici rapporti politici e diplomatici. Non si tratta, ovviamente,
di una sottovalutazione di tali fenomeni, cbé anzi ess i sul piano
storico spesso si rivelano produttivi di effetti di più ampia portata
rispetto a quelli determinati dalle relazioni diplomatiche e dai
fatti politici stricto sensu. Però, si vuole richiamare l 'attenzione
sulla necessità di tenere ben distinti i piani su cui tali fatti si
collocano. Se, come giustamente si fa, i rapporti tra Atene e gli
Elimi vanno inquadrati nell 'ambito dei cosiddetti disegni occidentali di Atene, non si può non far notare che, in quest'ottica,
debbono avere rilevanza soprattutto, se non esclusivamente,
elementi e dati di natura politica: ad esempio, programmi politici, atti pubblici (di diritto pubblico e internazionale), fatti
diplomatici, azioni belliche, etc. Le direttrici, lungo le quali si
sviluppano relazioni commerciali ed economiche, non necessariamente e non sempre sono scelte nel quadro di un disegno
14
S. ALESSANORÌ
egemonico ed espansionistico, come non sempre si evolvono in
fatti e decisioni sul piano politico.
In questa sede si vuole verificare, appunto, entro quali
term ini i rapporti tra Atene e gli El imi - ma forse sarebbe più
corretto parlare di rapporti tra Atene e Segesta 2 - si possono inserire nel quadro dei disegni occidentali di Atene e a partire da
quale data.
La tradizione storica antica3 ha evidenziato a ragione il
ruolo privilegiato attribuito ai Fenici, e poi ai Punici, nei rapporti
con le popolazioni elime nella cuspide occidentale della Sicilia.
Emerge una situazione di mutua fiducia, di sostegno politico e
militare reciproco, di complementarità negli interessi economici, che continua fino al primo quarto del VI secolo4 •
L'espansione coloniale greca verso Occidente con la fondazione di Selinunte- verso la metà del VII sec. -non sembrò in
un primo momento determinare nell 'area un particolare clima di
tensione, ma certamente pose le premesse per futuri contrasti e
conflitti. Se da un lato l'occupazione territoriale colpiva gli
interessi degli Elimi5, la presenza di un centro sulla costa, in
posizione strategica lungo le rotte meridionali della Sicilia verso
il T irreno, appariva una ch iara minaccia per i traffici punici nel
Mediterraneo occidentale6 •
In questo contesto si colJoca la vicenda di Pentatlo, che
intorno al 580/576 tentò d'insediare sul promontorio del Lilibeo
una colonia di Cnidi e RodF. Molto probabilmente i Selinuntini,
se non lo provocarono, appoggiarono almeno il tentativo di
Pentatlo8 . La versione di Antioco, riportata da Pausania, parla di
una fondaz ione al capo Pachino, da cui Pentatlo e i suoi compagni
sarebbero stati scacciati dagli Elimi e dai Fenici: hr'L Tfax~ 7fj
Oxpçl 7fj tv LÀ.KéÀiçl rn(JGifféS' rr0\1.1/ almi J1ÈV éarirrroww VrrÒ EMp.lùV
KGL tf>ot.Vt}((t)// TTOÀÉfJJ!J TTLé<JfJivré1' .
Diodoro, che sembra attingere da Timeo w, racconta che nella
soa olimpiade Pentatlo e i suoi compagni, giunti al capo Lilibeo,
trovarono i Segestani e i Selinuntini in guerra e si lasciarono
convincere da questi ultimi a combattere alloro fianco. Caduto
15
ATEN E E GU ELIMl
in battaglia Pentatlo assieme ad altri compagni , i superstiti
decisero di tornare in patria, seguendo la costa tirrenica della
Sicilia, ma giunti a Lipari furono convinti dai Liparesi a restare:
oé 8' ou/ rrqx Tèv Tlt vraeAov rrkwaVT€5' Tfp Itx€Mas és ToÌ!) KaTà
'Eywm iozs Kaì UÀ.lvoWTLolS
&arroÀEfJ.OU/TGS rrpò:; GMry..\ozs. TT€Laeé/T€S IX T6ìs U À.u>Ovvr'Wls
OLf..lfJ.GXliv, TTOÀ.À.OÌ!;; àrrqJaÀ.OV KGTà ~ J.Uixr-,v, lv olç
Kat aifrò;- Ò
Tf€vra8À.o:;· OLOrr€p OL TT€piÀEL<j>fJ€VT€5' É7T€LOf} KGT€TTOÀEfJ.f/JrpGV OÌ
IeÀ.lVOWnOI., &.fyvwaav GTTLOOL mwv ÉTT' dfKotJ 1•
TÒ AtÀ.{j3awv T6rrozs. KaTi).afJov
rp
La versione di Antioco - Pausania contrappone Pentatlo e
compagni ad Elimi e Fenici, senza alcun accenno ad un intervento
di Selinunte. La versione di Diodoro - Timeo attribuisce a
Pentatlo un ruolo secondario, in quanto al suo arrivo sarebbe già
in corso una guerra tra Segesta e Selinunte, nella quale i coloni
al seguito di Pentatlo sarebbero intervenuti in un secondo momento su pressione dei Selinuntini. E', comunque, da notare che
in entrambe le versioni Cartagine no n gioca alcun ruolo12• Sorge
il sospetto che la ricostruzione timaica, proiettando verso il
primo quarto del VI secolo situazioni conflittuali più recenti tra
Selinunte e Segesta, abbia finito per falsare le prospettive entro
cui si collocava l'impresa di Pentatlo e le dinamiche messe in
moto da qu esta 13 •
Appare, quind i, più probabile la versione di Antioco, ripresa
da Pausania. Il tentativo di Pentatlo, con l' obiettivo ben preciso
di collocarsi strategicamente sulle linee di traffico del Mediterraneo occidentale, come dimostra la tappa finale de lla migrazione nelle isole Lipari, assume il carattere di una vera e
propria interferenza nella sfera d' interessi fenici e punici14• E'
comprensibile che ben presto si sia verificata la reazione congiunta
delle città fenicie, colpite nei loro interessi economici, e dei
centri elimi, mi nacciati sul piano del controllo territoriale. Ma a
quella alleanza Fenici di Sicilia ed Elimi erano portati non solo
da contingente convergenza di interessi, ma anche da antica
consuetudine di rapporti amichevoli, con reciproca soddisfazione anche dal punto di vista dei vantaggi economici.
16
S. ALESSANDRl
La vicenda di Pentatlo sembra assumere il ruolo di evento
catalizzatore dell ' interazione tra i fattori dinamici e di equilibrio
nell a regione occidentale della Sicilia. Da un lato evidenzia la
convergenza e la complementarità degli interessi economici e
dei rapporti politici tra centri climi, in particolare Segesta, e città
fenicie, dali' altro la resistenza dell'elemento elimo nei confronti
di qualsiasi tentativo di aggressione o di espansione a spese del
proprio territorio . La conseguenza di questo stato di cose è
nell 'articolarsi di rapporti amichevoli di vario genere, non sempre
giuridicamente formalizz ati, tra Elimi e centri fenici e, per altro
verso, in uno stato di potenziale conflittu alità tra centri elimi, in
particolare Segesta per la sua abbastanza precoce posizione di
egemonia, e Selinunte.
L'evidenza archeo logica mostra, paradossalmente, che la
natura dei rapporti politici non interferiva sul piano dei rapporti
economici, culturali e strutturali.
Se è vero che l'area elima non ha dovuto subire il fenomeno
deli ' insediamento greco, ci sono buoni motivi per credere che in
tale ambito si stabilirono presto relazioni interpersonali , economiche e culturali col mondo greco siceliota, soprattutto con
Selinunte, e in generale col mondo g reco metropolitano. Non si
può escludere la presenza di nuclei g reci all'interno dei centri
elimi, ad esempio a Segesta 15 , come anche nei centri punici.
L'ellenizzazione precoce e profonda di questi centri emerge
nella scrittura, con l'adozione di un alfabeto di tipo corinzio,
derivato assai probabilmente da Selinunte 16, ne ll 'importazione
di ceramica greca, corinzia ed attica, nell 'adozione di modelli
urbanistici e moduli architettonici di chiara matrice greca17• Il
carattere costante della cultura clima è la sua permeabilità agli
influssi cu lturali esterni, specialmente g reci (e in primis
selinuntini), che tuttavia non ne compromettono l ' identità e non
rappresentano la premessa di una soggezione politica.
In questo quadro, verso la metà del VI sec., s' inserisce
l'intervento cartaginese, guidato da Maleo. Delle imprese di
Maleo, - che interessarono la Sicilia, la Sardegna e l'Africa
ATENE E GLI ELlMl
17
Occidentale e che rappresentavano un tentativo cartaginese di
imporre la propria egemonia nel Mediterraneo occidentale, e in
particolare nel Tirreno, e il cui sostanziale fallimento determinò
un ridimensionamento delle ambizioni d i Cartagine e una crisi
istituzionale in questa città -, siamo informati in termini estremamente sintetici e confusi da Trogo- Giustino: «ltaque aversis
tanto scelere numinibus, cum in S icilia diu feliciter dimicassent,
translato in Sardiniam bello, amissa maiore exercitus parte,
g ravi proelio vieti sunt. Propter quod ducem suum Malcum,
cuius auspiciis et Siciliae partem domuerant, et adversus Afros
magnas res gesserant, cum parte exercitus, quae superfuerat,
exulare iusserunt» 18 • La stessa vicenda ricompare in Orosio19 , che
cita espressamente Trogo- Gius tino, con l'aggiunta di un dato
cronologico ( «haec temporibus Cyri Persarum regis gesta s un t»),
che permette di datare le imprese di Maleo nell'epoca di Ciro,
cioè dal 559 al 52920.
La campagna di Maleo in Sicilia si colloca dopo quella in
Africa e prima di quella in Sardegna.
Ciò significa che essa dev'essersi svolta dopo la metà del VI
secolo e, pertanto, senza rapporti diretti con la vicenda di
Pentatlo. Il dato storico rilevante sta nel fatto che per la prima
volta i Cartaginesi sono presenti direttamente nelle vicende di
Sicilia e che tale presenza si inserisce nel quadro di una politica
estera aggressiva ad ampio raggio, che comprende anche l 'Africa
nord-occidentale e la Sardegna. Da tale considerazione risulta, a
mio avviso, ridimensionata la tesi che vuole collegare l ' impresa
di Maleo in S icilia a fattori locali, conseguenza o meno della
messa in discussione degl i equilibri nella cuspide occidentale
della Sicilia, a seguito dell'intervento di Pentatlo al Lilibeo21 •
Gli obiettivi specifici del disegno strategico cartaginese
non sono esplicitamente indicati dalle fonti. Si può ragionevolmente pensare ad un tentativo di stabilire un 'egemonia nel
Mediterraneo occidentale, in risposta all ' espansionismo greco e
al rafforzarsi della talassocrazia etrusca nel Tirreno, in termini di
occupazione territoriale. Si trattava di una svolta, non tanto negli
obiettivi, quanto piuttosto nelle fo rme di attuazione.
18
S. ALESSANDRÌ
Per quel che riguarda la campagna di Sicilia, le fonti non
specifica no contro quali nemici Maleo dovette combattere.
Non è escluso che l 'affermazione deJJ 'egemonia di Cartagine
sulle città fenicie di Sicilia (Mozia, Panormo, Solunto) avvenne
con una certa resistenza da parte di queste ultime22 e lo stesso
potrebbe dirsi per i centri elimi, in particolare per Erice. Accanto
aJle innovazioni neiJa cultura materiale, si registra l'erezione di
cinte murarie, ali ' incirca ali ' epoca della spedizione di Maleo, a
M ozia (e quasi certamente a Palermo), e ano stesso periodo
sembra risali re il contributo fenicio alla riorganizzazione delle
mura di Erice, la cui seconda fase (databile a partire dal VI sec.)
è caratterizzata dalla presenza di l et te re puni che per
l ' assemblaggio dei b1occhi23•
C'è da chiedersi se tali difese non fossero la risposta
congiunta, in virtù dei rapporti di philia ormai pluridecennale,
dei Fenici di Sicilia e degli Eli mi ali ' attacco cartaginese guidato
da Maleo e, forse, prima di lui da altri generali cartaginesi,
anziché il risultato di uno schieramento a1 fianco di Maleo da
parte di Elimi e Fenici contro le città siceliote, in particolare
Selinunte, Agrigento e Imera 24 . ll quadro che si viene a determinare nella cuspide occidentale della Sicilia dopo Maleo, con i
centri fen ici saldamente controllati da Cartagine, potremmo dire
in una forma di protettorato, con gli Elimi legati con questi ultimi
e con la stessa Cartagine da cordiali vincoli di amicizia e di
alleanza, e con la presenza ad Imera e a Selinunte di tiranni
filopunici, dimostrerebbe che l' impresa di Maleo, nonostante
l'estrema concisione delle fon ti, si sviluppi su di un arco di
tempo relativamente ampio (comprendendo forse anche imprese
di altri generali cartaginesi) e con vicende complesse e variamente articolate. Si può ipotizzare che ad una prima fase, in cui
la spedizione investì i centri fenici e quelli elimi, seguì una
seconda, in cui l ' offensiva fu portata a partire da questi centri,
ormai inseriti a vario titolo n eli ' orbita cartaginese, contro le città
siceliote, Selinunte a sud e Imera a nord, in primo luogo.
A questa seconda fase potrebbero riferirsi la battaglia sotto
le mura di Selinunte, di cui parla Polieno (l , 28, 2) e l'iscrizione
ATENE E GLI EUMI
19
di Aristogheitos: hQ;- hV7TÒ MOT(f"m érrrifu.v€25 •
In ogni caso, la spedizione di Maleo si concluse con la
conquista di una parte della Sicilia ( «Siciliae partem domuerant» ),
che possiamo individuare nella cuspide occidentale, in cui
Cartagine instaura una sua zona di influenza, caratterizzata da un
protettorato sulle città fenicio-puniche, da un 'alleanza più o
meno formalizzata con i centri elimi, in particolare con Segesta,
e da rapporti di amicizia con le città siceliote di Imera e
Selinunte. Non sappiamo se questo obiettivo era già definito al
momento in cui Maleo passò in Sicilia o se il disegno avesse più
ambiziose proporzioni, fino a comprendere la conquista
dell ' intera isola, e fu poi ridimensionato a causa della decisa
resistenza delle città siceliote e delle popolazioni indigene o a
causa del fallimento del piano di conquista della Sardegna o,
piuttosto, dalla concomitanza dei due fatti26•
Una volta fallito il disegno di conquistare la Sardegna e di
controllare il Tirreno, ormai sotto l'egemonia degli Etruschi a
nord e dei Greci a sud, la Sicilia occidentale rimane l' unica base
sicura degli interessi di Cartagine nel Mediterraneo occidentale.
Anche per la mutata situazione interna di Cartagine, si
percorrono nuove vie, privilegiando lo strumento diplomatico:
si stabilisce (o si ristabilisce) un accordo commerciale con gli
Etruschi 27, si concludono alleanze con le città greche di Sicilia
più interessate a rapporti commerciali con Cartagine, come
Selinunte ed Imera. Nelle due città si affermò ben presto il partito
filopunico con la presenza di tiranni legati a Cartagine: a Selinunte
è aJ potere nell ' ultimo quarto del VI sec. Pitagora, mentre ad
Imera a partire dall' ultimo decennio dello stesso secolo è al
potere Terillo28 •
La scelta di campo di queste due città siceliote può essere
stata imposta dagli accordi, che posero fine al conflitto, ma fu
condizionata anche da altri fattori. In particolare, per Selinunte
può aver giocato un ruolo importante in questa scelta la politica
aggressiva di Agrigento. Lo stesso vale in una certa misura anche
per Imera, come dimostreranno gli eventi successivi29 • Inoltre,
20
S. ALESSANDRì
non vanno trascurati i vantaggi economici che le due città, in
particolare Selinunte, ricavarono dal rapporto privilegiato con
Cartagine e con i centri etimi e punici dell ' isola30 •
Come l'impresa di Pentatlo, anche il primo intervento
cartaginese in Sicilia non fu senza conseguenze sull'assetto
politico nella cuspide occidentale dell ' isola ed ebbe ripercussioni
a più largo raggio. Mentre la vicenda di Pentatlo aveva evidenziato
la naturale convergenza degli interessi tra le città fenici e e i centri
eli mi, Segesta in particolare, la lunga serie di eventi, che va sotto
il nome di spedizione di Maleo, determina un nuovo assetto
politico della regione, all' interno del quale l'alleanza fenicioelima viene inserita in un circuito di più ampio respiro con lo
stabilirsi dell'egemonia cartaginese e la conflittualità esistente
tra Elimi e Selinunte, assopita, se non eliminata, dall'ingresso di
Selinunte e Imera nell'orbita di Cartagine. Lo splendore di
Selinunte nella seconda metà del VI secolo si deve a questa
particolare congiuntura storica, sicché la città siceliota può
instaurare, sotto l'egida di Cartagine, proficui rapporti economici
con i centri punici e il mondo greco, e stabilire relazioni soddisfacenti con Segesta ed il mondo elimo3 1 •
Ma questi eventi di VI secolo hanno evidenziato anche una
peculiarità dell'area punico-elimo-selinuntina, che presenta una
sua compattezza e strumenti di difesa nei confronti dell'espansionismo delle poleis greche limitrofe, in particolare di Agrigento.
Non è forse un caso che l'azione militare di conquista attuata dal
tiranno agrigentino Falaride intorno alla metà del VI sec. a.C. si
muova lungo la valle del Platani e a nord ancora fino a Imera, che
cerca di salvaguardarsi entrando neli ' orbita d eli' alleanza
punica32 •
In definitiva, è una situazione di equilibrio e di relativa
stabilità che dura fino all'ultimo decennio del VI secolo, quando
fu turbata dall ' impresa di Dorieo, che, intorno al510, dopo un
tentativo fallito in Libia, partì, confortato da un oracolo, per
fondare la colonia di Eraclea nel territorio di Erice. La reazione
dei Cartaginesi e dei Segestani fu energica, se non immediata;
ATENE E GLI ELIMl
21.
Dorieo fu ucciso e la sua colonia rasa al suolo. Erodoto (5, 46)
informa che uno dei compagni superstiti di Dorieo, Eurileonte,
occupò Minoa e aiutò i Selinuntini a liberarsi dal tiranno Pitagora,
ma poi, fattosi egli stesso tiranno, fu deposto e ucciso dai
Selinuntini33 •
Il fatto che Cartaginesi (direttamente e/o tramite le città
puniche) e Segestanisi trovassero uniti nella lotta contro l'invasore
è perfettamente in linea con la tradizionale alleanza tra Elimi e
Fenicio-Punici. Per altro verso il siJenzio delle fonti sulla posizione
di Selinunte non può legittimare il sospetto, in certa misura
giustificato nel caso di Pentatlo, di un sostegno selinuntino
all' impresa coloniale di Dorieo34 • Né in questo senso può essere
interpretata la vicenda di Eurileonte. L'occupazione di Minoa e
la cacciata del tiranno Pitagora da Selinunte testimoniano al più
la presenza di un partito anticartaginese a Selinunte. La breve
durata della tirannide di Eurileonte e la sua uccisione indicano
che il partito filocartaginese riprese rapidamente il sopravvento
e che Cartagine ristabill nella Sicilia occidentale gli equilibri,
che erano stati sconvolti da Dorieo35 •
Ma se nell'area di influenza cartaginese gli equilibri erano
stati ristabiliti, nel resto della Sicilia greca la vicenda di Dorieo
aveva messo in moto processi che si rivelarono determinanti per
la storia dei decenni successivi. Anche se nel caso di Pentatlo si
era sottolineata la sua discendenza da Eracle e, quindi, il suo
ruolo di ecista per diritto divino36, tuttavia la scelta del Lilibeo
come sede della colonia non era stata collegata con i diritti dei
discendenti di Eracle su quella regione. La vicenda di Dorieo
invece è chiaramente individuata dalla tradizione come una lotta
di liberazione dei territori conquistati da Eracle e, quindi, di
diritto appartenenti ai suoi discendenti3 7• Dorieo, confortato dagli
oracoli, fonda nel territorio di Erice una colonia, di nome
Eraclea, avvalendosi del suo diritto ereditario, in quanto quel
territorio era stato conquistato da Eracle.
La diversità rispetto alla vicenda di Pentat]o sta nel fatto che
la coscienza di una contrapposizione inevitabile col Barbaro è
22
S. ALESSANDRÌ
chiara e la lotta di liberazione della terra un tempo conquistata
dagli eroi della mitologia greca diviene lotta ' nazionale'. L'annientamento della colonia di Eraclea, fondata da Dorieo, non
chiuse la partita, com 'era avvenuto nel caso di Pentatlo, ma
continuò a produrre effetti non solo nell ' ambito della regione
controllata da Cartagine, come dimostra la v ice nda di Eurileonte,
ma anche nel resto della Sicilia. Mentre a Selinunte, dopo la
morte di Eurileonte, la cu i tirannide rappresentò sicuramente un
abbandono della tradizionale politica filocartaginese, si tornò al
vecchio rapporto con Cartagine38, nel resto della Sicilia rimane
aperto il conflitto, in cui emergono le figure dei tiranni di
Agrigento e di Gela, rispettivamente, Terone e lppocrate, al
quale succede poi Gelone39 .
Agli anni immediatamente successivi alla morte di Dorieo
dovrebbe riferirsi la notizia di Giustino sull ' appello dei ' popoli
della Sicilia' a Sparta: «itaque Siciliae populis propter assiduas
Carthaginensium iniurias , ad Leonidam, fratrem regis
Spartanorum, concurrentibus, grave bellum natum: in quo et diu
et varia victoria proeliatum fuit» 40 • Si trattò di un appello caduto
nel vuoto, se nel 480 Gelone poteva rimproverare agli Spartani
di non essere accorsi ad aiutarlo a vendicare la morte di Dorieo41 •
Dell' offensiva siceHota contro il blocco cartaginese non abbiamo
notizie precise, ma possiamo ipotizzare un 'alleanza agrigentinogeloa che ottiene dei risultati parziali a danno delle alleate
siceliote di Cartagine, cioè Selinunte e Imera, ma che, nonostante
la lunga guerra, non intacca il sistema eli.mo-punico-selinuntino.
I due alleati si muovono, in coordinazione, hmgo direttri ci che
tendono ad affermare la loro egemonia sulle vie di accesso al
Tirreno: l' espansionismo di lppocrate si spinge verso nord e
verso est, mentre quello agrigentino verso nord e verso ovest42 .
A questo periodo vanno riferite la conquista agrigentina di
Minoa, di cui resta notizia nella Cronaca di Lindo 43, e le imprese
di Ippocrate, tiranno di Gela, contro Siracusa e contro Zanclc.
Agli inizi del secondo decennio del V sec. la lotta contro il blocco
cartaginese e i tiranni filopunici s' intensifica coll ' affermarsi ad
Agrigento del tiranno Terone e colla successione di Gelone a
ATENE E GLI EUMJ
23
lppocrate a Gela. Con costoro il 'vessillo dell'irredentismo'
viene agitato per coagulare un consenso al servizio delle loro
ambizioni. Gelone ingaggia una guerra per la liberazione degli
emporia controllati dai Cartaginesi44, mentre consolida la sua
alleanza con Terone tramite vincoli matrimoniali e stabilisce
verso la metà del decennio la sua signoria su Siracusa45 •
Anche in questa serie più che decennale di conflitti, Segesta
e i centri etimi sono schierati con Cartagine; e poiché è esplicitata
l' intenzione di vendicare la morte di Dorieo sui Segestani, è
chiaro che essi fossero coinvolti nella guerra. L 'aggressività di
Terone e Gelone porta nell ' ambito dell'alleanza cartaginese
anche Anassilao di Reggio, che stringe legami matrimoniali col
tiranno filopunico di Imera, Terillo.
La campagna di Terone contro Terillo culmina (intorno al
483/2) con la conquista di Imera e la cacciata del tiranno
filopunico, che assieme ad Anassilao chiede l ' intervento di
Cartagin e. La risposta è immediata e proporzionata alla posta in
gioco. Lo scontro definitivo avviene nell 'estate del 480 ad
Imera, dove Gelone e i suoi alleati ottengono una grande vittoria46.
Le condizioni di pace furon o, tutto sommato, miti, ma il
ruolo di Cartagine fu limitato, nell ' isola, alla cuspide occidentale, mentre Anassilao e Selinunte furono inseriti in un' alleanza
di cui Siracusa era il centro47• La sconfitta di Imera determinò un
minore interesse ed un disimpegno politico di Cartagine verso la
Sicilia, che durò per quasi tutto il V secolo; ma, pur ridimensionando il ruolo di Cartagine, tuttavia non modificò l' assetto
territoriale esistente prima della guerra, se non nel senso di
riportare aLI ' interno della alleanza siceliota le due città che prima
erano gli avamposti dell ' area di influenza cartaginese. Ciò
dipese dalla volontà di Gelone di non permettere al suo partner,
T erone di Agrigento, di ampliare la sua sfera di influenza.
Gli Etimi non perdono la loro indipendenza, ma certo
vedono ridotta la portata della tutela che un tempo veniva da
Cartagine. li processo di ellenizzazione della loro cultura, già
avviato precocemente nel VI sec., è ulteriormente intensificato,
24
S. ALESSANDRÌ
come dimostra la loro monetazione, indizio anche di profonda
integrazione economica col mondo siceliota48•
La situazione non muta sotto Ierone, che volge la sua
attenzione al Tirreno meridionale (vittoria di Cuma contro gli
Etruschi nel 474; fondaz ione della colonia di Ischia) e alla
Magna Grecia, nel pieno rispetto dell' area di influenza cartaginese
e dietro garanzia da parte cartaginese di non ingerenza negli
affari deJJa Sicilia greca. La fine della tirannide agrigentina
(4 71) e di quella siracusana (466) modificò profondamente la
situazione: nelle città siceliote ci fu un ritorno alle repubbliche
aristocratiche, mentre a Siracusa si registra la rivolta dei mercenari, domata nel 461 49 • Questo rivolgimento interno non fu
senza conseguenze ri spetto al quadro general e, dal quale emerge
il principe siculo Ducezio, che si fa interprete, in chiave greca,
delle aspirazioni autonomistiche delle genti sicule, fondando
uno Stato con capitale Paliké presso il santuario delle divinita
sicule dei Palici. I tentativi sicelioti di contrastare l'offensiva
sicula hanno successo finalmente nel 450, nella battaglia di
Nomai, conclusasi con la resa e l'esilio a Corinto di Ducezio50•
Non abbiamo infonnazioni adeguate in merito alla situazione
nella Sicilia occidentale dopo la vittoria greca di Imera. Sappiamo
che non ci furono interferenze reciproche tra l'area elimo-punica
e quella siceliota orientale, ma non abbiamo modo di sapere se
e come si sono sviluppati i rapporti tra Cartagine e i centri punici
e quelli elimi; abbiamo l'idea di un ampliamento del ruolo di
Segesta, ma non possiamo interpretare con sicurezza la notizia
di Diodoro5 1 sull a guerra di Segesta con o contro i Lilibeti (con
o contro Selinunte?) del 454.
Nel 448, intanto, Ducezio lascia Corinto e col conforto di un
oracolo fonda la colonia di Kale Akté, che sarebbe dovuta
diventare il centro di un 'egemonia dei Sicoli settentrionali 52 • In
quest'impresa egli riceve l 'appoggio di un dinasta indigeno,
Archonides di Herbita, che Tucidide definisce philos degli
Ateniesi53 . Ciò ha fornito Io spunto a qualche studioso per
ipotizzare un intervento e un sostegno ateniese nella seconda
avventura di Ducezio, collegata alla missione diplomatica di
ATENE E GLI ELTMI
25
Diotimo ed alla spedizione di Lampon 54 •
Tucidide accenna alla philia di Archonides per Atene nel
contesto della spedizione ateniese in Sicilia del 415, mentre la
seconda fase della vicenda di Ducezio si colloca ali ' incirca tra il
448 ed il 440 55 • Pertanto, la philia in questione poteva essere
sorta in qualsiasi momento, anche se l 'annotazione di Tucidide
non lascia pensare ad un'amicizia di antica data.
Questa ipotesi ci riporta all'altro aspetto del nostro tema: la
politica occidentale di Atene, con part icolare riguardo alla
Sicilia, e specificamente agli Elimi.
Finora, l'esame delle vicende di Sicili a ci ha permesso di
evidenziare che fino alla metà del V secolo non ci sono momenti
della storia siciliana in cui dalle fo nti sia stata espressamente
documentata una presenza politicamente rilevante di Atene.
Ciò, ovviamente, di per sé solo non basta per escludere a priori
che un tale intervento ci possa essere stato, anche se la cosa è
poco credibile. Inoltre, va sottolineato il fatto che, sostanzialmente, le vicende che si erano svolte nella Sicilia centroorientale non interessarono la regione occidentale, che sembra
vivere in una situazione di splendido isolamento, che rende
conto, grazie al prosperare dei traffici con e tramite Cartagine,
dell'eccezionale sviluppo dei centri elimi in questo periodo, in
primo luogo di Segesta.
Di questa situazione siciliana bisogna tener conto nel delineare le fasi, le articolazioni e i tempi dei rapporti Atene- Elimi
nell' ambito della politica occidentale di Atene.
Rapporti commerciali, culturali e di freq uentazione tra
Atene e l' area elima sono precoci e ben documentati, anche se
non raggiungono i livelli dell'area siceliota56 • I rapporti commerciali di retti e indiretti sono documentati per la fine del VI e
gli inizi del V sec., oltre che dall ' evidenza ceramica, dalla
presenza sui fram menti iscritti, provenienti dallo scarico di
Grotta Vanella, di alcune cosiddette sigle commerciali attiche,
talvolta dipinte, ma per lo piu graffite, eseguite - a quanto pare
- in Attica pri ma d eli' esportazione dei vasi e riferib il i a fatti di
compravendita57• Anche il processo di ellenizzazione dei centri
26
S. ALESSANDRÌ
elimi, come si è visto, è a livelli avanzati e relativamente
precoce, pur nella diversità delle singole situazioni, anche se il
tramite e l ' agente principale di tale processo è indiscutibilmente
Selinunte. Ma quando si passa dal piano dei contatti commerciali/
culturali a quello piu strettamente politico, la situazione cambia
completamente e l' interpretazione dei dati si fa più complessa e
problema tica.
Ora che il famoso trattato di alleanza tra Atene e Segesta è
saldamente datato al418/7 (ma c' è mai stata una seria possibilità
di inquadrarlo nel contesto storico degli inizi degli anni ' 50 del
V secolo?), viene meno l'unico elemento che permetteva di
postulare oggettivamente un rapporto politico-diplomatico Atene
- Elimi verso la metà del V sec. e di postularne altri negli anni
precedenti. Ciò pone l' esigenza di riconsiderare i tempi, i contenuti e le linee della politica occidentale di Atene.
Il primo aspetto da riesaminare è quello dell'equazione :
diffusione della ceramica attica= fo nti d eU' approvvigionamento
granario di Atene. La 'fame di cereali ' di Atene rappresenta in
molti casi la chiave interpretativa della politica estera ateniese e,
in tale prospettiva, l'equazione suddetta si articola ulteriormente:
la diffusione della ceramica attica permette di individuare le aree
di approvvigionamento granario e, quindi, di interesse strategico
per la politica ateniese. Tale teorema sarebbe accettabile nelle
sue articolazioni, se le premesse e le conclusioni fossero controllate in ogni situazione su dati realmente oggettivi e se le
connessioni causali emergessero dall'evidenza dei fatti e non
fossero esclusivamente frutto di estrapolazione58.
La 'fame di cereali' di Atene va storicizzata nelle sue
coordinate cronologiche, demografiche, economiche e nei suoi
risvolti politici59• Recenti studi hanno rivalutato le potenzialità
produttive del suolo attico ed hanno abbassato alla metà del V
sec. la data in cui l'Attica, ormai sovrappopolata, cominciò ad
avere bisogno delle importazioni di cereali, anche se non nella
misura in cui comunemente si crede60• Ciò impone di riconsiderare
l ' ipotesi di un precoce emergere del problema dell'approvvigionamento granario e, di conseguenza, di un condizionamento
ATENE E G LI ELIMI
27
altrettanto precoce della politica estera di Atene da parte di
questo problema. Ad esempio, va sfumata, se non esclusa,
l' incidenza del fattore economico (legato alla esigenza di controllare il polo cerealicolo egiziano) nella decisione ateniese di
intervenire in Egitto a sostegno della rivolta di Inaro61 .
Anche il rapporto tra diffusione della ceramic-a attica e
interessi granari di Atene non è cosi automatico come si crede,
e comunque va controllato caso per caso. Per il tema che ci
riguarda, tale equazione (vasi/grano), che è stata avanzata per i
commerci in Adriatico, nell'Italia meridionale (Italia e Campania)
e Sicilia, nell'Etruria da Vallet e ripresa da altri fino a diventare
un dogm a, è tutta da dimostrare62 . Inoltre, non ci sono motivi
cogenti per ritenere che le regioni occidentali, in particolare la
Sicilia, fossero preferite come fonti di approvvigionamento
granario rispetto alle tradizionali fonti della Tracia e del Ponto63 •
Un'altra tesi da ridimensionare è quella della centralità del
problema del rifornimento granario nella politica ateniese, al
punto da considerarlo il motore primo delle prospettive occidentali
ateniesi. Il fatto di mettere in discussione l'automatismo vasi/
grano porta necessariamente a considerare la politica ateniese in
Occidente sotto prospettive diverse. E' stato poi, giustamente,
osservato che la Sicilia (ma il discorso vale ancor più per
l' Etruria e la pianura padana) non esportava solo cereali e che,
pertanto, la presenza di ceramica attica può essere considerata
come documento di rapporti commerciali più articolati64 • Inoltre, il commercio e lo stoccaggio dei cereali erano essenzialmente svolti dai privati, mentre gli sforzi pubblici erano diretti ad
assicurare un approvvigionamento regolare. E' evidente che tale
obiettivo era più facilmente raggiunto nelle regioni del nord in
un 'epoca in cui l' Egeo e gli Stretti erano saldamente sotto il
controllo di Atene65 . In definitiva, i dati sulla distribuzione della
ceramica non ci forniscono elementi di giudizio in merito alle
importazioni granarie ed alle connessioni politiche tra queste
ultime e i disegni occidentali di Atene. E ciò è ancora più vero
per i rapporti Atene - Elimi66• Non resta allora che affrontare il
problema alla luce della documentazione storica e letteraria.
28
S. ALESSANDRÌ
In genere nella storia dei disegni occidentali di Atene 67 si
attribuisce il ruolo di iniziatore a Temistocle, che avrebbe
elaborato un progetto di recupero ideologico e politico dell'antico
Stato sibarita68• Lo stesso potenziamento della flotta è talvolta
visto nella prospettiva occidentale69. Gli argomenti addotti a
sostegno di questa tesi sono stati già convincentemente confutati
da Wick70 e non è qui il caso di riprenderJi. Si può dire che se
Temistocle aveva una direzione in eu i spingere le prospettive di
Atene, questa era l'Oriente non l'Occidente e in ciò egli era
perfettamente in Linea con i programmi che in quel momento
venivano elaborati ad Atene dai leaders politici, quali Aristide
e Cimone.
Nei diciassette anni che vedono il predominio ad Atene dei
conservatori, gu idati da Cimone, non si registrano iniziative
verso Occidente, anche se il tono e le direttrici del commercio
attico nel Mediterraneo occidentale si conservano intatte71 .
Anche i rapporti con la lega peloponnesiaca, specialmente con
Sparta e Corinto, sono relativamente buoni. Ma nel 462 le
relazioni tra Sparta e Atene si guastano a causa della vicenda di
Itome e Cimone ne paga le conseguenze con l' ostracismo. In
verità, Cimone cade a causa del profondo cambiamento istituzionale determinatosi nel frattempo ad Atene a seguito delle
riforme di Efialte, che sanciscono la definitiva vittoria del partito
democratico radicalen.
Alla fine degli anni '60 del V secolo si apre così, dopo
l 'assassinio di Efialte, l 'età d i Pericle, i cui primi dieci anni sono
segnati da decisivi impegni internazionali (spedizione in Egitto;
guerra in Grecia; consolidamento dell 'egemonia ateniese sugli
alleati). Agli inizi degli anni '50 Pericle chiude, diplomaticamente, i problemi che hanno agitato il decennio precedente: la
Pace di Callia (449/8) stabilisce la convivenza tra impero persiano e impero marittimo ateniese sulla base dello status quo; la
tregua quinquennale, prima, e poi, nel 446, la pace dei Trent'anni, poi, con Sparta, riportano l 'equilibrio in Grecia; nello stesso
tempo nella lega delio-attica viene ulteriormente rafforzata la
ATENE E OLI ELIMI
29
posizione dominante di Atene.
E ' evidente che prima del 446 circa risulta impensabile
un'iniziativa politica ateniese nell'Occidente greco73 • E ciò è in
perfetto accordo con la tradizione storiografica e con la situazione
storica in Magna Grecia e Sicilia. E' notevole il fatto che
l'iniziativa ateniese in Occidente non parte, a quanto sembra, da
una decisione maturata ad Atene, ma è provocata dall 'appello
dei Sibariti nel446/5.
Dopo la distruzione di Sibari ad opera di Crotone nel 510,
i Sibariti superstiti cercarono rifugio presso città un tempo
soggette e alleate di Sibari, come Poseidonia, Lao, Scidro, etc.,
ma non abbandonarono mai il disegno di ritornare nella loro
antica patria. Dopo alcuni tentativi falliti per la resistenza di
Crotone, l' ultimo dei quali intorno al 453/2, i discendenti degli
antichi superstiti cercarono aiuto, intorno al 446, in Grecia.
Atene, a differenza di Sparta, inviò un contingente di 10 navi,
mentre coloni venivano reclutati nel Peloponneso74• Questa
iniziativa falli per contrasti interni tra vecchi e nuovi coloni e due
anni dopo si ha la decisione di Pericle di fondare la colonia
panellenica di Turi75 •
Le du e iniziative non erano in nulla diverse da quelle tipiche
dell a colonizzazione greca dell' età arcaica e la partecipazione
ateniese fu limitata, tanto è vero che i coloni Ateniesi costituivano solo una delle dieci tribù turine76• Per questo motivo risulta
difficile pensare che la fondazione di Turi, nonostante l'evidente
enfatizzazione panellenica77 avesse una prospettiva politica di
più ampio respiro. Risulta, pertanto, non priva di fondamento
l' ipotesi che l'ispiratore di quest'impresa sia stato Tucidide di
Melesia e che Pericle ne abbia ridimensionato la portata78• Non
potendosi opporre al progetto, Pericle cercò di ridurne l'impatto
sul livello demografico di Atene, limitando al minimo necessario la partecipazione di Ateniesi, ma conservandone l' iniziativa
ad Atene, che figurava come metropoli, attraverso gli ecisti
Lampone e Senocrito, che erano suoi stretti collaboratori7 9 .
30
S. ALESSANDRÌ
Se l'impegno di Pericle per la nuova colonia non fu pieno
e convinto, tuttavia egli cercò di creare per essa le condizioni per
la sopravvivenza, ricorrendo allo strumento diplomatico. Diodoro
c ' informa che la nuova colonia, subito dopo la sua fondazione,
stipulò un trattato di amicizia con Crotoneso. Si trattava di un
accordo che garantiva Turi da attacchi da parte della città italiota
che aveva giuridicamente la sovranità sul territorio occupato dai
nuovi coloni. Crotone, forse, era al momento troppo debole per
opporsi ad Atene e, comunque, poteva utilizzare Turi contro
l'espansionismo tarantinost.
Nel contesto della fondazione di Turi e nella prospettiva che
è stata indicata, vanno collocate le prime alleanze occidentali di
Atene, cioè quelle con Reggio e con Leontini, entrambe rinnovate poi nel 433/282.
L'ambiente ostile entro cui era situata la nuova colonia, la
non realistica possibilità di intervenire con sostegno militare
adeguato in caso di bisogno, la scarsa convinzione con cui era
stata intrapresa l' iniziativa, possono aver indotto Pericle a cercarenella regione alleanze a protezione della nuova colonia83 • La
scelta di Leontini e Reggio può non essere stata casuale, ma il
risultato di precise rich ieste da parte delle due città. Anche se non
si deve di pensare ad una manovra diplomatica dettata dalla
preoccupazione di bloccare Siracusa, tuttavia la ripresa dell' espansionismo siracusano, dopo la repressione della lotta di
liberazione sicula e dopo la vittoria su Agrigento, minacciava le
città calcidesi di Sicilia e dello Stretto. E' probabile, quindi, che
queste città, non solo Reggio e Leo ntini, si siano rivolte ad Atene
per avere un appoggio in caso di crisi. In tal modo esigenze
strategiche di Pericle e preoccupazioni delle città calcidesi della
Sicilia Orientale e dello Stretto venivano a saldarsi84 •
Ciò non significa che Pericle avesse serie intenzioni di
intervenire in Occidente in caso di bisogno. Il livello del trattato
e degli impegni connessi, rimase sempre quello diplomaticopropagandistico, come di mostra il fatto che Atene non intervenne
nella guerra che mise di fronte Taranto e Turi per il possesso
ATENE E GLI E LIMI
31
della Siritide e che si concluse con la fondazione, di comune
accordo, ma con Taranto come metropoli, di Eraclea nella
Siritide e con la proclamazione, da parte di Delfi, di Apollo come
ecista di Turi85• Sostanzialmente un fallimento, ma forse non
inatteso per Pericle, che ali ' avventura panellenica di Turi non
aveva creduto veramente.
A questo punto è difficile parlare di progetti occidentali di
Atene in tale contesto e, meno che mai, di un disegno mirante a
controllare e monopolizzare i rifornimenti granari deil' Occidente
greco86. E' vero, però, che da questo momento Atene è una
presenza nel mondo italiota e siceliota e, nello stesso tempo,
l' Occidente greco comincia a rappresentare uno dei temi del
dibattito politico ad Atene. Solo che nel corso degli anni '30 la
situazione in Grecia è modificata di molto rispetto alla temperie
in cui era maturato il trattato di pace trentennale tra Sparta ed
Atene.
Verso la metà degli anni ' 30 la guerra tra le due potenze
greche, con l'aiuto dei rispettivi alleati, sembrava ormai inevitabile: la guerra di Corcira, la vicenda di Potidea e il cosiddetto
' decreto megarese' furono le scintille di un conflitto quasi
trentennale, che si concluse con la disfatta di Atene e la fine della
lega delio-attica. Fu in particolare il conflitto tra Corciresi e
Corinzi a far emergere il ruolo che l' Occidente greco poteva,
eventualmente, svolgere nello scontro che avrebbe messo di
fronte la lega peloponnesiaca e i suoi alleati, da una parte, e la
lega delio-attica e i suoi alleati, dall 'altra. Quando, dopo
Leucimna, gli ambasciatori corciresi vennero ad Atene per
sollecitare la stipula di una alleanza contro Corinto, essi sottolinearono i vantaggi per Atene di una alleanza con Corcira: a)
una vittoria di Corinto avrebbe eliminato la fl otta di Corcira, che
sarebbe andata a rinforzare quella di Corinto87; b) data la sua
posizione, Corcira poteva bloccare il passaggio di aiuti militari
e di rifornimenti dall'Italia e dalla Sicilia e favorire, invece, il
passaggio di convogli ateniesi diretti in Occidente88. Furono queste
considerazioni che spinsero Atene a stipulare un 'alleanza difen-
32
S. ALESSANDRÌ
siva (hnJlaxfa) con Corcira e ad inviare un contingente di lO navi
nelle acque corciresi89.
In questo contesto si colloca il rinnovo dei trattati con
Reggio e Leontini nel433/2. L 'eventualità di un invio di flotte
e di rifornimenti da Siracu~a e dalle città doriche della Sicilia e
dell' Italia era piuttosto remota, tanto è vero che i primi contingenti greco-occidentali al fianco dei Peloponnesiac i furono
inviati dopo la disfatta di Atene in Sicilia del 413; tuttavia
quest ' ipotesi doveva apparire plausibile all'opinione pubblica
ateniese90. n rinnovo, quindi, pur lasciando immutato il testo
o riginale, nasceva da presupposti diversi da quelli che avevano
ispirato la stipula originaria. Non si trattava di creare una
situazione favorevole al nascere ed al consolidarsi della colonia
di Turi, che ormai si era affermata autonomamente, ma di creare
nella regione vicina a Siracusa una serie di alleanze in grado di
scoraggiare sul nascere ogni tentativo siracusano di inviare aiuti
e rifornimenti al Peloponneso91 . Non mancavano, certo, ragioni
- per così dire - locali: Siracusa stava attuando un consistente
programma di armamenti, che finì per preoccupare i suoi vicini
Calcidesi92 • Non saremmo lontani dal vero se ipotizzassimo
anche questa volta una richiesta di rinnovo del trattato di alleanza da parte di Reggio e Leontini, accolta di buon g rado da
Atene, non solo per riaffermare il proprio ruolo nell'Occidente
greco, messo in crisi dagli esiti della vicenda t urina, ma anche in
funzione delle proprie scelte strategiche in Grecia93 •
Nella stessa prospettiva va vista la richiesta di aiuto avanzata dai Catanesi, di cui ci informa Trogo - Giustino, alla quale
Atene rispose con l' invio di una squadra navale agli o rdini di
Lampone: «Catinienses quoque, cum Syracusanos graves
paterentur, diffisi viribus suis, auxilium ab Atheniensibus
petivere: qui seu studio maioris im perii, quo Asia m Graeciamque
penitus occuparent, seu me tu factae pridem a Syracusanis classis,
ne Lacedaemoniis illae vires accederent, Lamponium ducem
cum classe in Siciliammisere, ut, sub specie ferendi Catiniensibus
auxilii, temptarent Siciliae imperium. Et quoniam prima initia,
frequenter caesis hosti bus, prospera fuerant, maiore denuo clas-
ATENE E GU EUMI
33
se, et robustiore exercitu, Lacbete et Chariade ducibus, Siciliam
petivere»94•
Nonostante manchino precisi riferimenti cronologici, data
l'estrema sinteticità della notizia, ci sono elementi validi per
collocare la missione di Larnpone95 negli anni immediatamente
precedenti la guerra del Peloponneso o nei primissimi anni di
questa, quindi, in stretta relazione con il rinnovo dei trattati con
Reggio e Leontini 96.
Il riferimento al riarmo siracusano e alla intenzione di
impedire l' invio di aiuti da U' Occidente ai Lacedernoni, nonché
il collegamento con la spedizione del427 di Lachete e Careade
portano ad una datazione verso la fine degli anni '3097 • L'attacco
di Giustino, «Catinienses quoque ... », implica che anche altre
città siceliote e italiote avevano chiesto aiuto ad Atene98, e quindi
risulta legittimo il collegamento con il rinnovo dei trattati con
Reggio e Leontini. In merito alla natura della missione di
Lampone, il raccordo operato da Trogo - Giustino con la spedizione di Lachete del427 e l'accenno a successi militari ateniesi
dovrebbero far pensare che la ' prima' spedizione in Sicilia era un
tentativo di ampio respiro articolato in due fasi: la prima fase
prevalentemente esplorativa, ma con interventi militari limitati,
coronati da successo, poi una ripresa più consistente ed impegnativa a partire dal 42799 .
Con la missione di Lampone in Sicilia va collegata probabilmente quella di Diotimo in Campania, cui all ude Licofrone 100
e di cui forniscono qualche notizia gli scoli allo stesso Licofrone,
attingendo da Timeo 101 • Secondo lo storico di Tauromenio,
l'ateniese Diotimo si sarebbe presentato con una squadra navale
a Napoli e, in ossequio ad un oracolo, avrebbe sacrificato a
Partenope e istituito in onore della ninfa una lampadedromia,
che i Napoletani avrebbero poi continuato a celebrare ogni anno.
Tzetze aggiunge che Diotimo sarebbe giunto a Napoli, quando
in qualità di stratego combatteva contro i Siculi: of).t(mf.105' & élsNe6:rroh..TJ ~ék"v, &re OTfXJTTJYÒ.> &V Tt~ 'Afiryvallùv hro)..i}J.éL rols
liKeA&s-1°1 • Non abbiamo elementi per datare la missione di
Diotimo 103 ; e l' unico appiglio è fornito dall'accenno alla guerra
34
S. ALESSANDRÌ
ai Sikeloi. E ' stato ipotizzato che i ' Siculi 'citati da Tzetze siano
gli abitanti dell'Italia, a cui accenna anche Tucidide 104, e non i
' Siculi' della Sicilia 105 • Va, comunque, sottolineato il fatto che
llKéA6.;-compare solo neg li scoli di Tzetze. Infatti, solo in Tzetze
-nello scolio al verso 732- Timeo è definito 6 L1KéÀ6.;- e, inoltre,
il dato sulla guerra di Diotimo coi Siculi compare solo in Tzetze
-nello scolio al verso 733- e non risale a Timeo, ma ha tutta l' aria
di un autoschediasma costruito sul verso 733 di Licofrone :
KfXJLvwV érrr&rr,s- Mf.x/;oTTOS" vawpxfas' e sul dato di Timeo. Se supponiamo, come pare logico, che llKéÀ6.;- abbia lo stesso significato
sia quando è riferito a Timeo sia quando lo è ai nemici di Atene,
cioè 'siceliota ' , bisognerà ammettere che Tzetze, attingendo da
Timeo, si riferiva al generale ateniese Diotimo, figlio di
Strombico, che assieme a Lacedemonio, figlio di Cimone, e
Protea, figlio di Epicle, nell' estate del 433 era alla testa della
squadra navale ateniese di dieci triremi inviate nelle acque di
Corcira, e ad una sua missione militare in Sicilia 1o6.
L ' ipotesi più economica è che la missione di Diotimo si sia
svolta nel periodo in cui era stratego e dopo la battaglia delle
S ibota o agli inizi della guerra peloponnesiaca 107 • In tal senso,
l' impresa di Diotimo va collegata per tempi e dire ttive a quell a
di Lampone e inserita in un piano diplomatico-militare, che ha
come fulcro la Sicilia orientale e la regione dello Stretto, ma
comprende anche interventi nell' Italia meridionale sia sul versante adriatico-ionico108 che su quello tirrenico 109 • Il fatto che noi
siamo informati - sommariam ente - solo sulla vicenda napoletana di Diotimo è, purtroppo, il risultato del destino delle nostre
fonti . Da una parte esiste una tradizione sulle vicende della
fondazione e delle rifondazioni di Napoli; dall'altra la tradizione
relativa al mito della sirena Partenope. Le due tradizioni hanno
solo punti isolati di contatto tra di loro e solo possibili, diciamo
probabili, singoli punti di contatto con la vicenda di Diotimo 110 •
E ' possibile, tuttavia, riconoscere, ponendo assieme i
framm enti pervenutici, i lineamenti di un quadro complesso che,
pur tra ombre insondabili, ci offre le componenti, le direttive e
ATEN E E GLI ELI MI
35
i risultati di un disegno politico già maturo e dalle prospettive
chiare: determinare nell'area occidentale più interessante per
Atene le condizioni per imbrigliare la potenza siracusana e
operare con sicurezza nello scacchiere metropolitano. L'impegno non dev'essere stato di grandi proporzioni 11 1 : solo qualche
operazione di razzia e di rappresaglia contro obiettivi limitati e
circoscritti. La vera arma era quella diplomatica, fatta da alleanze,
rifondazioni più o meno simboliche, remake propagandistico di
miti e riti, per opera di uomini dalla vasta esperienza diplomatica
e vicini a Pericle, il vero ispiratore del progetto politico complessivo.
In tutte queste iniziative - rinnovo dei trattati con Reggio e
Leontini e, forse, con altri centri calcidesi della Sicilia; le
missioni di Diotimo e Lampone nella Sicilia e nell' Italia meridionale, le attività diplomatiche nei confronti dei Messapi e di
Metaponto, etc. - la Sicilia occidentale non gioca alcun ruolo. E
la cosa non meraviglia, se pensiamo che, misurate sulla politica
siracusana, ne rispettava in definitiva l'orizzonte, che si chiudeva
a Imera e Selinunte, cioè ai limiti della zona d' influenza
cartaginese.
Le missioni diplomatico-militari di Lampone e Diotimo nel 432/1 o nel 431/0- pur essendo parte integrante del disegno
strategico impostato da Pericle per la guerra contro Sparta, nel
430 dovevano essersi in ogni caso concluse. I successi ateniesi
nel nord-ovest della Grecia, nel primo anno di guerra, potevano
rassicurare gli Ateniesi sulla loro capacità di bloccare un eventuale
aiuto da Siracusa e dai Dori di Italia e Sicilia 11 2 .
Lo stesso obiettivo veniva perseguito tramite il sistema di
alleanze costruito in Occidente negli anni immediatamente precedenti. E' probabile, perciò, che il collegamento stabilito da
Trogo - Giustino tra l' impresa di Lampone e la spedizione di
Lachete nel 427 sia fru tto della contrazione e sintetizzazione
degli eventi operate da Giustino. Le fonti siceliote, da cui attinge
Trogo, giustamente coordinavano in un quadro unitario le vicende
di Diotimo e Lampone, la guerra del 427-424 e la spedizione del
415, ma ciò non vuoi dire che ci fosse continui tà cronologica tra
36
S. ALESSANDRÌ
di esse 113 •
La peste che flagellò Atene, a partire dall 'anno 430, la
distolse da ogni impegno occidentale, se mai fosse stato progettato.
A mantenere sotto controllo la regione bastavano le alleanze
difensive in atto, anche perché si era sperimentato che l'appello
spartano agli alleati occidentali era sostanzialmente caduto nel
vuoto, in quanto le città doriche preferivano tenere un atteggiamento di moderata neutralità 114 •
L'equilibrio, invece, fu rotto per iniziativa di Reggio e
Leontini, impegnate in una guerra con Siracusa 115 • Pressati dai
Siracusani per terra e per mare, i Leontini si rivolsero ad Atene
in virtù dell' antica alleanza 116• Atene rispose con l' invio di 20
navi agli ordini di Lachete e Careade 117• Tucidide forn isce le
motivazioni di questa decisione ateniese: Kaì ÉrTEJ.ll/Jav oì. 'A8ryva7.ot
TTp J.1ÈV otKéLérn']T05' TTpo</xiaéL, j3ovÀqul/Ol. 8È J.17Jré aLTO// È5' Tijv
Tfé).orrévvrpov GyéOtKlL airréfJév TTpOrréLpW Té TTOLOf+,lél/Ol. él ar/JiO'I. 8vvaTà
élTJ Tà €v TfJ LlKENçx rr{XiyJ.laTa Emoxdpw yt'Vfotku118 • La prima
motivazione non trova riscontro negli eventi successivi, dal
momento che Tucidide non accenna mai ad azioni miranti a
intercettare convogli granari provenienti dalla Sicilia diretti nel
Peloponneso nel periodo 427-424. Si deve credere, allora che il
motivo fosse di ordine strategico: profilandosi la tendenza di
Corcira 119 alla neutralità, diventava concreto il rischio di un invio
di aiuti occidentali ai Peloponnesiaci12o.
Quanto alla seconda motivazione - estendere la propria
egemonia sulla Sicilia- risulta difficile credere che un obiettivo
così ambizioso potesse essere raggiunto solo con l' invio di 20
navi. E' più logico pensare che 1'entità del supporto ateniese alla
guerra che contrapponeva Leontini, Reggio, Camarina e i loro
alleati Calcidesi, da una parte, e Siracusa, Locri e i loro alleati,
dall'altra, fosse adeguato alla richiesta degli ambasciatori guidati da Gorgia. ln tale prospettiva le motivazioni addotte da
Tucidide possono essere intese nel senso che la rrp(xjxzms- rappresentava la motivazione ufficiale della symmachia, quella
che compariva nei testi ufficiali e nei giuramenti solenni, mentre
ATENE E GLI ELIMI
37
le altre due motivazioni rispeccbiavano gli argomenti addotti nel
dibattito in senso all'assemblea: è probabile che a spingere per
un intervento in Occidente fossero i democratici radicali, ai quali
è ipotesi legittima attribuire i sogni di conquista, di cui parlano
Tucidide e Diodoro (Eforo); ma per vincere la riluttanza dei
moderati essi dovevano evidenziare i vantaggi strategici di
Atene nello stroncare in Sicilia l'eventualità di un sostegno
siracusano ai Peloponnesiaci 12 1•
La stessa scelta di Lachete, che era dell'entourage di Nici a,
a comandante della flotta - di Careade, morto quasi subito,
sappiamo poco - dimostra che i moderati avallavano l' operazione e ne avevano il controllo122
Quando nell 'estate del 427 Lachete giunse in Occidente,
scelse come base della flotta Reggio 123 • Alle 20 navi ateniesi si
aggiunsero altre 20 degli alleati (Reggio e colonie calcidesi di
S1.cili' a)1 24.
Le operazioni militari rimasero limitate alla Sicilia orientale: risulta evidente l' obiettivo di controllare lo Stretto. Nell' inverno si tentò la conquista delle Eolie, ma gli isolani resistettero
e in quel frangente morì, forse di malattia, Careade, lasciando
Lacbete solo al comando del corpo di spedizione 125 • Nell'estate
del 426 si registrano l'attacco a Milazzo e la presa di Messina126•
Poi la flotta si spostò nella Locride, dove fu effettuato uno sbarco
ed un attacco a Locri con la conquista di un fortilizio sul fiume
Alece 127 • N eli ' inverno successivo, con gli alleati sicelioti e con
i Siculi che si erano ribellati a Siracusa, gli Ateniesi attaccarono
Imera, ma l' attacco fa llì e Lachete decise di puntare di nuovo
sulla Locride, dove ottenne qualche successo e fece delle razzie1211. Poi ci fu un attacco per terra e per mare contro Imera e poi
un ' altra spedizione contro le isole Eolie, a quanto sembra, senza
risultati. Ritornato a Reggio, Lachete trovò ad attenderlo Pitodoro,
che era stato mandato in Occidente per rilevare il comando della
flotta: era la risposta di Atene a pressanti richjeste degli alleati di
un suo più deciso impegno in Occidente, anche perché Siracusa
stava allestendo una fl otta 129. Atene allestì allora 40 navi per
inviarle in Sicilia «Sia perché riteneva che la guerra laggiù si
38
S. ALESSANDRl
sarebbe conclusa più rapidamente sia perché desiderava tenere
in allenamento i propri marinai» 130 .
Anche questa motivazione lascia perplessi, a meno che non
la si voglia considerare, anche questa volta, come la motivazione
avanzata dai democratici per ottenere l'assenso dei conservatori.
Che la nomina dei nuovi comandanti comportasse la destituzione
di Lachete e una censura del suo operato risulta non solo da
Tucidide, ma anche dal fatto che, tornato in patria, Lacbete fu
accusato di corruzione, come c'informa Aristofane, che nelle
Vespe fa la parodia di questo processo, dal quale lo stratego uscì
assolto 13 1• Il fatto che l'accusa fosse di corruzione indica che il
suo operato non fu messo in discussione: evidentemente La chete
s'era attenuto fedelmente alle istruzioni ricevute. C'è da notare
che, nonostante Siracusa fosse la più importante nemica dei suoi
alleati ed avesse iniziato ]e ostilità e Leontini fosse l 'alleato più
pressato da Siracusa, nella campagna tra il427 e il426, non ci fu
mai un attacco diretto contro Siracusa. La cosa può sembrare
stra na, a meno che Lachete non avesse ricevuto ordini precisi in
merito: non attaccare Siracusa se non fosse stato assolutamente
necessario 132• Non è difficile immaginare che dietro queste
direttive ci fosse il partito moderato.
Il nuovo contingente di 40 navi, nonostante le motivazioni
addotte, non raggiunse immediatamente il teatro del1e operazioni.
Mentre un piccolo numero di navi, agli ordini di Pitodoro,
raggiunse subito Reggio, dove quest'ultimo assunse il comando
di tutte le forze navali ateniesi lì dislocate, il resto dell a flotta, che
agli ordini di Sofocle ed Eurimedonte era destinato alla Sicilia,
fu trattenuta in Grecia e impiegata nelle acque del Peloponneso
occidentale e poi a Corcira e solo alla fine d eli ' estate raggiunse
la Sicilia, per unirsi al resto delle forze ateniesi ed alleate 133 .
Evidentemente gli Ateniesi erano enormemente più interessati
al fronte greco che a quello occidentale.
Quando Sofocle ed Eurimedonte giunsero a Reggio, Pitodoro
era presente nella regione già da parecchi mesi, ma nonostante
i propositi, non aveva ottenuto risultati di rilievo, com'era da
aspettarsi. L'offensiva, invece, fu assunta dai Siracusani e dai
ATENE E GLI ELIMI
39
Locresi, che informati del prossimo arrivo del poderoso contingente navale ateniese, cercarono di privarlo della base in Sicilia,
occupando Messenet34 •
Potenziata la loro flotta i Siracusani, partendo da Messene,
attaccavano per mare Reggio, mentre i Locresi l' attaccavano da
terra. In uno scontro navale nello Stretto, n eli ' estate del425, gli
Ateniesi persero due navi, mentre i Siracusani ne persero una.
Una spedizione di Messeni, accompagnati dall a flotta
siracusana, contro N asso fallì per l 'intervento dei Siculi;
ugualmente fallì un attacco di Leontini, coadiuvati dalle navi
ateniesi, contro Messene. Dopo di che gli Ateniesi si ritirarono
a Reggio, mentre i Sicelioti continuarono a combattere senza
l 'intervento ateniese135 •
La campagna di Pitodoro non ebbe caratteristiche differenti
da quella di Lachete. Dobbiamo credere che anche a lui era stato
ordinato di non attaccare Siracusa fino ali ' arrivo del grosso della
fl otta? E' probabile; ma quando alla fine dell'estate del 425
giunsero nel teatro delle operazioni Sofocle ed Eurimedonte, la
stagione era ormai avanzata per azioni di rilievo136• E quando nel
corso dell'estate del 424 avrebbero dovuto impegnare direttamente Siracusa, essi furono prevenuti dalle iniziative diplomatiche dei Sicelioti: Gela e Camarina furono i primi a siglare la
tregua e poi a Gela fu tenuto un congresso, in cui gli Stati sicelioti
siglarono la ·pace comune. Il ruolo più importante fu svolto dal
siracusano Ermocrate, che riuscì a convincere i delegati della
pretestuosità dell'opposizione Dori - Ioni di fronte al reale
interesse comune di tutti i Sicelioti contro l 'ingerenza e le mire
espansionistiche di Atene. Gli alleati degli Ateniesi convocarono i comandanti ateniesi e comunicarono loro l' intenzione di
aderire all ' accordo di Gela. I generali ateniesi non poterono fare
altro che dare il loro consenso e tornare in patria 137 • Ma qui li
attendeva un processo per corruzione, conclusosi con la condanna
di Pitodoro e Sofoci e ali 'esilio e di Eurimedonte ad un'ammenda:
essi pagavano per la delusione di Atene di vedere svanire i propri
sogni di conquista in Occidente 138•
Che l'imputazione fosse infondata non è difficile immagi-
40
S. ALESSANDRÌ
narlo; ma si può osservare che l'accusa di corruzione evidenziava
il fatto che ai generali ateniesi non poteva essere rivolto l'addebito
di disobbedienza agli ordini ricevuti. La spedizione del427- dati
il numero tutto sommato esiguo di navi, il mancato attacco a
Siracusa e l'assoluzione di Lachete dall'accusa di corruzioneaveva ali' inizio obiettivi limitati: impegnare Siracusa e i suoi
alleati in un conflitto locale, in Sicilia e sullo Stretto, per
impedirle di intervenire in Grecia. Questo disegno strategico
vale fino a tutto il 425; l'invio del rinforzo di 40 navi è ancora
concepito in chiave difensiva: chiudere in fretta il fronte occidentale e addestrare gli equipaggi. Queste erano le direttrici della
politica dei moderati, gu idati da Nicia. Ma il processo a Lachete
dimostra che i democratici premevano per obiettivi più ambiziosi
(l ' umiliazione di Siracusa e l'egemonia in Sicilia e Magna
Grecia), anche se non riuscivano ad im porli. Nel 425/4 la
situazione cambiò completamente: la vittoria di Sfacteria e
l' umiliazione di Sparta, la prospettiva di una rapida e vittoriosa
conclusione del conflitto peloponnesiaco determinarono la vittoria di Cleone e del parti to democratico e modificarono le
prospettive occidentali di Atene. Non si trattava più di contenere
Siracusa, ma di conquistare la Sicilia: quello che fino ad allora
era un obiettivo del partito democratico, era diventato l'obiettivo
di Atene. L'accordo di Gela soddisfaceva gli obiettivi iniziali
della spedizione 139, ma non più que lli maturati ali ' indomani
della clamorosa vittoria di Sfacteria. E per questo, in sostanza, i
generali di ritorno dalla Sicilia furono processati e condannati 14o.
Nonostante la pace di Gela, l' interesse dei democratici
ateniesi per l 'Occidente greco rimase vivo e presente, come
dimostra la missione diplomatica di Feace nel 422 in Magna
Grecia e Sicilia. Anche questa volta la causa fu Leontini. Dopo
il 424 in questa città ci furon o dei disordini e i ricchi proprietari
si rivolsero ai Siracusani per avere la meglio sui loro avversari.
Siracusa intervenne, cacciò i democratici e poi trasferì i notabili
leontini a Siracusa, inserendoli nelle liste cittadine. Dopo un po'
una parte di costoro, scontenti, tornarono ad abitare in un
quartiere di Lcon tini, Focea, e in un forte dei dintorni, Bricinnia,
ATENE E GLI EUMI
41
dove furono raggiunti da un buon numero di democratici. Da qui
ripresero le ostilità contro Siracusa. Gli Ateniesi ritennero giunta
l'occasione per spingere gli alleati sicelioti a riaprire il conflitto
con Siracusa ed inviarono Feace con due navi e due colleghi in
Occide nte per creare una coalizione antisiracusana. Ma la missione non ebbe molto successo: Feace convinse Camarina e
Agrigento, ma incontrò resistenza a Gela e, allora, tornò a
Catania e da B ad Atene. Più proficua la missione in Italia
meridionale, dove Feace strinse rapporti amichevoli con vari
centri italioti ed in particolare con Locri 141 •
Nel 422 gli Ateniesi non erano in condizioni di impegnarsi
in Occidente dal momento che le operazioni di Brasida in Tracia
assorbivano tutte le loro risorse. La loro speranza di vedere
combattere i loro alleati e gli alleati Sicelioti contro Siracusa per
loro conto rimase delusa. Le città siceliote, in definitiva, erano
soddisfatte degli accordi di Gela e ritenevano i contrasti tra
Leontini e Siracusa una questione che non li riguardava. Del
resto avevano buoni motivi per diffidare di Atene e del suo
strumentale ed interessato invito a combattere Siracusa.
Da quanto abbiamo detto risulta che l' impegno di Atene in
Occidente inizia all 'indomani della pace pace dei Trent'anni, in
seguito all' invito dei discendenti dei superstiti dei Sibariti, con
un ' iniziativa coloniaria e due anni dopo con la partecipazione
alla fondazione della colonia panellenica di Turi, di cui Atene
figurava come metropoli. E' in rapporto con questa impresa che
si collocano alcune iniziative diplomatiche, che saranno poi di
fondamentale importanza per il futuro della presenza ateniese in
Occidente. Verso la metà degli anni T renta del V sec., alla vigilia
della guerra peloponnesiaca, il sistema di alleanze occidentali si
ripropone, ma in una prospettiva diversa, in relazione alla
strategia da adottare nello scontro con Sparta. Come il controllo
di Corcira, anche la costellazione di alleanze rinnovate o fond ate
in Magna Grecia e Sicilia intorno al433/2 ha lo scopo di bloccare
Siracusa e impedire l 'arrivo di eventuali aiuti militari e di
vettovagliamenti ai Pe loponnesiaci. In questo periodo si svolgo-
42
S. ALESSANDRl
no le missioni diplomatico-militari di Lampone in Sicilia e di
Di otimo in Italia meridionale, di cui purtroppo non si sa quasi
nulla, ma che vanno viste come strettamente collegate con il
sistema di alleanze attivato alla fin e degli anni ' 30, nel disegno
strategico pericleo predisposto nel fronte occidentale.
La peste, la morte di Pericle, la sicurezza del controllo di
Corcira ridussero l'i mpegno di Atene in Occidente fino a quando
la mutata situazione interna ed esterna non indussero Atene ad
accogliere l'invito di Leontini e degli all eati ad intervenire in
Occidente con 20 navi nel 427. Si trattava certamente di una
svolta, ma l 'ottica era pur sempre difensiva. Solo dopo la vittoria
ateniese a Sfacteria quello che era stato un punto del programma
democratico divenne l 'obiettivo di Atene: tentare di estendere in
Occidente l'arche di Atene. La pace di Gela vanificò questi
progetti; ma gli Ateniesi, nonostante le remore dei conservatori,
continuarono a puntare verso l 'egemonia in Magna Grecia e
Sicilia, aspettando l'occasione e il momento opportuno: in
questa prospettiva si colloca la missione diplomatica di Feace
del 422 e la grande spedizione del415.
E' evidente come le ambizioni ateniesi si limitassero alla
Sicilia centro-orientale ed alla regione dello Stretto. Le missioni
diDiotimoediLamponesono in rapporto con queste regioni: per
Lampone il riferimento è a Catania, per Diotimo alla Sicilia (?)
e alla Campania. La Sicilia occidentale rimane ai margini dell ' orizzonte della politica ateniese. La cosa non ci dovrebbe
meravigliare. Abbiamo già osservato come a partire dalla vittoria
di Imera la Sicilia occidentale visse un lungo periodo, di più di
settanta anni, di splendido isolamento. Imera e Selinunte, che a
seguito della vittoria di Imera erano entrate nell 'alleanza di
Gelone, al crollo delle tirannidi ritornarono sotto la benevola, e
distante, tutela di Cartagine assieme agli Elimi ed alle città
punicbe. E ' un isolamento che non viene interrotto dalle vicende
di Ducezio e dalla ripresa espansionistica siracusana degli anni
' 40 142 • Anche la guerra del427-424 ebbe come teatro la Sicilia
centro-orientale e la regione dello Stretto. L'impresa più occidentale compiuta dagli Ateniesi è l' attacco, condotto assieme ai
ATENE E GLI ELIMI
43
Siculi, contro Imera.
Si pone, quindi, il problema dei rapporti tra Elimi, in
particolare Segesta, e Atene, dal momento che il trattato di
alleanza tra Atene e Segesta e tra Atene e Alicie è datato al418/
7 e presuppone una situazione che ne condizionò la stipula. Lo
stato estremamente frammentario di /G 13 11 non permette di
ricavare elementi utili in tal senso. Bisogna ricorrere, allora, alle
fonti letterarie. Secondo Tucidide143 gli Ateniesi decisero di fare
la spedizione in Sicilia perché intendevano, in realtà, conquistare l 'isola intera, anche se dichiaravano di voler aiutare i Sicelioti
di stirpe calcidese e gli alleati di più recente acquisto (mis"
ITfXXJYEyéVTJJ.1ÉvoL5" [VJ.1J.1axoLs-). Chi fossero questi ultimi Tucidide
non lo dice, ma si può inferi re che, se gli uni erano affini di stirpe,
gli altri non lo fossero. Sorge così il sospetto che questi ultimi
fossero gli Eli mi, «alleati di recente acquisto». In questo accenno
ci può essere un riferimento al trattato di alleanza stipulato di
recente, nel418!7.
Ma è possibile intravvedere un rapporto Atene - Segesta in
Thuc., 6, 6, 2, dove gli inviati segestani ricordano agli Ateniesi
un'alleanza stipulata al tempo di Lachete: tUo-TE n'w YEVOJ.1ÉVTJV
l rri. AaXT)TOS" mi. mv rrpoTÉpov rroMJ.lov AéOvTivwv o'L 'EyEOTcfioL
[Vj.JJ.1GXLaV Cwaj.JLJ.1v/rJ!COVTé5" TOls 'AfJryva[o1_5" l&-ovTO JcpLOZ vaf!;-
E' un passo difficile da interpretare: si
possono prospettare due soluzioni:
l) collegare AEOVT[vwv a [VJ.1J.1axiav. In tal caso si può pensare:
a) ad un'alleanza di Atene con Leontini;
b) ad un'alleanza di Segesta con Leontini;
2) collegare AéoVT[vwv a Toù ITfXJTÉ{XJv rroÀÉJ.lov.
In tal caso l 'unica deduzione plausibile è che gli ambasciatori segestani facessero riferimento ad una loro alleanza con
Atene stipulata m't AaXT)TOS" KGL TOÙ JT{XJTÉ{XJV JTOÀÉj.JOV AéOVTU'WV,
cioè negli anni tra il 427 ed il 425.
La) non ha senso. Perché gli inviati segestani avrebbero
dovuto far riferimento ali' alleanza tra Atene e Leontini per
indurre gli Ateniesi ad intervenire in loro aiuto?
l.b) è debole. Gli Ateniesi - avrebbero argomentato gli
JTÉj.Jij;avms- mGfJ.WGL 144 •
44
S. A.LESSANDRI
inviati segestani - si sarebbero dovuti sentire moralmente obbligati ad aiutare i Segestani, pressati dai Selinuntini e dai Siracusani ,
per il fatto che Segesta era alleata di Leontini dal 427.
2.) è la soluzione più accettabile dal punto di vista strutturale (staccando Aéovrf.vt.vv da CVJ.l.flaxf.av con l'inserimento di
'EyEOTaì.oL, Tucidide evita l'equivoco che sarebbe sorto dalla loro
vicinanza) e più razionale dal punto di vista argomentativo: i
Segestani fann o appello agli Ateniesi ricordando la loro alleanza
stipulata nel427-425.
In altri termini, i Segestani a sostegno della loro richiesta di
aiuto ricordano l'alleanza che essi avevano stipulato con Atene
al tempo di Lachete. Si potrebbe obiettare che non aveva senso
fare riferimento all' alleanza del 427-425, quando si potevano
invitare gli Ateniesi ad onorare quella recentissimamente stipulata
nel418/7. A tale obiezione si può rispondere che c'era sempre
l'interesse a sottolineare l' antichità dell' alleanza: ad esempio, i
Leontini e i loro alleati si rivolsero nel 427 ad Atene, fidando
nell'antica all eanza, cioè quella siglata negli anni ' 40, non quella
rinnovata nel433/2. Inoltre, sarebbe strano che Tucidide facesse
ricordare da parte degli inviati segestani 1'alleanza di Atene con
Leo ntini o di Leo ntini con Segesta, quando essi potevano citare
la loro alleanza con Atene da poco stipulata 145•
I rapporti Atene- Segesta si possono, quindi, far risalire al
tempo della presenza di Lachete in Sicilia dal 427 al 425. Il
momento potrebbe essere quello dell'attacco degli Ateniesi e dei
Siculi contro Irnera, alleata di Siracusa 146•
E' vero che nel corso della guerra non troviamo mai citati
gli Etimi tra i belligeranti, ma ciò potrebbe derivare dall'estrema
concisione del racconto tucidideo, che spesso tralascia alcuni
particolari non secondari 147 • Ma si potrebbe pensare anche ad
un ' alleanza più formale che sostanziale, stipulata alla fine del
mandato di Lachete e mai diventata operante, dal momento che
i successori di quest'ultimo concentrarono i loro interventi nel
settore orientale della Sicilia e nella regione dello Stretto. Si
spiegherebbero, così, sia il fatto che Feace non accennò minimamente a visitare la zona elima e sia soprattutto il fatto che i
ATENE E GLI ELlMI
45
Segestani incontrarono enormi difficoltà a far decidere gli Ateniesi
a venire in loro aiuto.
Da ciò si capisce il valore dell'alleanza stipulata con Segesta:
avere un alleato nella zona occidentale della Sicilia poteva essere
utile ai fini di un controllo strategico del sistema di alleanze
siracusano; ciò, però, non implicava necessariamente la volontà
di Atene di onorare i suoi impegni e di intervenire in una zona
così lontana. E di questo erano coscienti anche gli stessi Segestani:
se dobbiamo credere a Diodoro, Segesta si rivolse per aiuto
prima agli Agrigentini ed ai Siracusani e poi di fronte al loro
rifiuto, si rivolse a Cartagine e, solo dopo che anche questi
rifiutarono, si rivolse agli Ateniesi 148• Lo stesso atteggiamento di
Atene è significativo. La risposta all'appello segesta no non fu
immediata; gli argomenti più efficaci furono 1'assicurazione del
finan ziamento dell 'impresa e il rischio che una vittoria sugli
alleati calcidesi di Atene e sugli altri alleati avrebbe consentito
a Siracusa di intervenire in Grecia al fianco dei Peloponnesiaci 149 •
Ma neppure questo bastò. Atene volle verificare la fondate zza
degli argomenti e delle promesse dei Segestani, inviando una
missione in Sicilia che appurasse la consistenza dei fondi promessi e la proporzione del conflitto con Selin unte, cioè fino a che
punto lo si poteva inquadrare in uno scontro tra Dori e Ioni in
Sicilia.
Al ritorno dalla Sicilia della missione ateniese e degli inviati
segestani, la ragione fin anziaria fu decisiva; la spedizione,
comunque, non mirava solo al sostegno di Segesta contro
Selinunte, ma anche a quello delle aspirazioni dei Leontini a
rientrare nelle loro sedi: in sostanza, un piano antisiracusano,
come poi effettivamente si rivelò150 • Il dibattito, registrato da
Tucidide, evidenzia la diversità degli obiettivi per i radicali e per
i moderati, rappresentati rispettivamente da Alcibiade e da
Nicia. Per Alcibiade la spedizione avrebbe permesso la conquista
della SiciJia e, quindi, la vittoria su Sparta; per Nicia l ' intervento
in aiuto di alleati così lontani avrebbe messo a repentaglio le
conquiste già salde e la stessa sopravvivenza di Atene 151 • La
decisione finale, favorevol e alla spedizione, rispecchiava, al di
46
S. ALESSANDIÙ
là della formulaz ione ufficiale del decreto, il disegno di conquista di Sicilia 152 • Veniva, in altri termini, sposata la tesi che da
tempo andavano proponendo i democratici.
In definitiva, il rapporto Atene- Elimi si riduce a ben poca
cosa 153 • Nato tardivamente, forse intorno al427-425, non ebbe
ri svolti operativi fino a quando, tra il418 e il415' 5\ non dette ad
Atene il pretesto per intervenire in Sicilia, una decisione dalle
gravi conseguenze per il futuro di Atene e per il destino di
un 'epoca.
NoTE
1 Le date, quando non altrimenti indicato, s'intendono a.C. Io merito alla
datazione del trattato di alleanza tra Atene e Segesta (/G I3 11), più raffinate
tecniche d' indagine hanno permesso di dare una risposta definitiva al vessato
problema del nome deli' arconte, sotto il quale il trattato in questione fu stipulato.
Non c'è dubbio che si tratti di Antifonte e, pertanto, che il trattato vada datato al
418!7 a. C.M. H. O!AMBERS- R. GALLUCCI- P. SPANos,Athens 'A lliance with Egesta
in the Year ofAntiphon, ZPE, 83, 1990, 38-63, in part. 39-45 (con discus.~ione
della bibliografia precedente).
2 Sulla poleogenesi eli ma interessanti osservazioni di D. Musn, La storia
di Segesta Erice tra il VI ed il /II sec. a.C., in «Gli Etimi e l'area elima fino
all' inizio prima guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa
Entellina, maggio 1989», ASS, S. JV, XlV-XV, 1988-1989, 158-159.
3 Cf., ad es., THuc., 6, 2, 6.
4
Sui caratteri della colonizzazione fenicia e su quelli della successiva
presenza punica, cf. L. BRACCESJ,LaSicilia prima dei Greci. Trattazione storica,
in AA VV., Storia del/n Sicilia. La Sicilia antica, Napoti 1979, I, 53-86, in part.
76-79; J. DE LA G ENIÈRE, Entre Grecs et non Grecs en ltalie du Sud et Sicile, in
«Forme di contatto e processi di trasformazione nelle società antiche. Atti del
Convegno di Cortona 1981», Pisa-Roma 1983, 686 (che rileva le discordanze tra
dato archeologico e attestazioni storiografiche in merito ai rapporti CartagineSegesta); L.M. HANs, Karthago und Sìzilien, Hildesheim-New York 1983, 1825;S.F. BoNoi,GliElimied il mondofenicio-punico, in «Gli Elimi e l'areaelima»
cit., 134-138.
5 Sulle vie di penetrazione selinuntina nell' area di interesse segestano, D.
ADAMESTFANU, Su alcune vie sice/iote di pe11etrazione, Kokalos, VIII, 1962, 199209, in part. 202 sgg.; sul rapido sviluppo di Selinunte e sui dinamici rapporti
determinatisi con le realtà politiche presenti nella regione, cf. M.T. MANN1 PIRAINO,
ATENE E GLI ELIMI
47
Iscrizione inedita dLI Poggioreale, Kokalos, V, 1959, 164-171; A TuSA Ct.rrRONI,
Il ruolo di Selinunte agli inizi della monetazione in Sicilia, SicA, XV, 49-50,
1982, 27-30; G. Puouese CARRATEU..l,L'oggettostoricodiSelimmte, in V. TusA,
La scultura in pietra di Selinunte, Palenno 1983, 19-21.
6 Cf. V. MERANTE, Sui rapporti greco-punici nel Mediterraneo occidentale
nel V/secolo, Kokalos, XVi, 1970,98-138, in part. 112 sgg.; G. MADoou, Il VI
e V secolo, in AA.W., Storia della Sicilia cit., U, 7-9; HANs, o. c., 37-38.
7 PAUS., 10, 11, 3 (= ANnocH., FGrHist 555 F l) e 0100., 5, 9, 2 sgg.
Un'analisi della tradizione in V. MERANTE, Pentatlo e la fondLizìone dì Lipari,
Kokalos, XJU, 1967, 88-104, in part. 90, n. 7 (bibliografia precedente) e 102-104
(tentativo di conciliare Diodoro e Pausania); cf. anche f!ANs, o. c., 5-7. Pausania
parla di una colonia al capo Pachino e la maggior parte degli swdiosi pensa ad una
svista del Periegeta (ma MANNI PIRAINO, lscrizionecit., 165 sgg. ritiene che al capo
Pachino ci fu un primo tentativo fallito di colonizzazione cnidia). Secondo G.
NENCI,Pentatloe i capiLilibeo e Pachino inAntioco (Paus., 5, 25, 5; 10, l l, 3),
ASNP, S. Ill, XVlll, 1988,317-323, invece, 'capo Pachino' era il nome greco del
capo che poi sarebbe stato chiamato Lilibeo. In altri termini, Pausania non
avrebbe aggiornato per i suoi lettori la denominazione che trovava nella sua fonte
(Antioco).
8 Cf. H. WENTKER, Sizilien undAthen. Die Begegnung der attischen Macht
mit Westgriechen, Heidelberg 1956, 58; MANNI PIRArNO, Iscrizione cit., 5-8, con
pertinenti osservazioni sul ruolo che il nuovo insediamento avrebbe dovuto
svolgere neli' ambito dei traffici rodio-cnidio-cretesi in direzione deli ' Occidente
e del Tirreno in particolare; cf. anche MERANTE, Pentatlo cit., 103-104; PuoUESE
CARRATEL'-1, L 'oggetto storico cit., 21-22. Sull'impresa di Pentatlo in rapporto
alla fondazione ed ai primi anni di vita della colonia di Agrigento ed al sorgere
della tirannide di Falaride, cf. G. B AGHIN, Fala ride, Penta tlo e la fondazione di
Agrigento, in AA.W.,Hesperìa, 2 (Studi sulla Grecità di Occidente), Roma 1991,
13-17.
9 PAUS., 10, 11, 3 (= ANnoCH., FGrHist 555 F l)
10 Cf. F. JACOBY, Die Fragmente der Griechischen H istoriker, II b Komm.
(Text), 593-594.
11
D10o., 5, 9, 2-3.
12
W. Huss, Geschichte der Karthager, Mi.incben 1985, 58. Musn, La
storia di Segesta cit., 155-1 58, ritiene che Phoinikes 'storiograficamente' possa
indicare sia i Fenici d'Occidente che i Punici.
13
Merante (Pentatlo cit., 103-104) considera complementari le due versioni: il conflitto, iniziatosi tra Selinunte e Segesta, avrebbe assunto più ampie
proporzioni con l' intervento di Pentatlo, che avrebbe destato la preoccupazione
dei centri fenici, che sarebbero loro volta intervenuti nella guerra. In altri termini,
Diodoro avrebbe descritto il momento iniziale, mentre Pausania quello finale,
cioè la cacciata dei Cnidi; ad opera dei Fenici e degli Eli mi. Cf. anche D. AsHERI,
48
S. ALESSANDRÌ
La colonizzazione greca, in AA W., Storia della Sicilia ci t., l, 130-134. Ad uno
scontro tra Selinunte, sostenuta dai coloni rodio-cnidi, da una parte, e gli El imi
di Segesta, dall'altra, con una partecipazione marginale o nulla dei Fenici, pensa
HANs, o. c., 38-39; cf. anche BoNoì, Gli E/imi ci t., 138-139. PuGUESE CARRATELU,
L 'oggetto storico cit., 21, avanza l'ipotesi secondo cui la reazione eli ma sarebbe
stata sostenuta non solo dai Fenici, ma anche dai Selinuntini, preoccupati dalla
presenza di esperti naviga tori greci d'Anatolia in un settore, dove- non senza
rischi -essi detenevano il monopolio del commercio greco con l'Africa occidentale
e con la penisola iberica.
14
Cf. MAooou, Il VI e V secolo ci t., 5-8.
15 L. AooSTINlANJ, Iscrizioni ane/leniche di Sicilia, /. Le iscrizioni elime,
Firenze 1977, 89 sgg.
16 AOOSTINIANI, o. c., 115 sgg.
17 Sull 'ellenizzazione degli Etimi, e in particolare di Segesta, a parte i lavori
di V. Tusa sui frammenti di ceramica con graffiti, pubblicati su Kokalos dall960
in poi e ripubblicati e studiati da Agostiniani (o. c.); cf. R. VAN COMPERNOUE,Ségeste
et l'hellénisme, Pboibos, V, 1950-1951, 183-228; V. TusA, Il santuario arcaico
di contrada Mango, in «Atti del VII Congresso lnternaziooale di Archeologia
Classica, Roma 1960», Roma 1961, II, 31-40; Io. ,Edificisacriincentri non greci
delia Sicilia occidentale, in «if>lAtas- xapw. Miscellanea di Studi Classici in onore
di Eugenio Manni», Roma 1980, VI, 2127-2137; J. DE LA GENIÈRE, Una divinità
femminile sull'acropoli di Segesta, Kokalos, XXII-XXITI, 1976-1977, 782-789;
EAo., Ségeste et L'hellénisme, MEFR(A), XC, 1978, 33-48; EAo.,AUa ricerca di
Segestoarcaica, ASNP,S. ill, XVIII, 1988,312-313;AoosTINIANI,o. c., 3-5; 131
sgg.; Io., Epigrafia e Linguistica anelleniche di Sicilia: bilancio di U/1 quadriennio,
Kokalos, XXX-XXXI, 1984-1985, 193 sgg. e 207 sgg.; lo.,La Lingua degli E/imi.
Per uno stato della questione, in «Gli Elirni e l'area elima» cit., 345 sgg.; M.
GIUFFRIDA, Rapporti tra l'area e/ima e il Mediterraneo orientale, ibid., 125-127.
l8 IUST., 18, 7, 1-2.
19 0Ros., 4, 6, 6-9. Sulle fonti relative all' impresa di Maleo, cf. HANs, o. c.,
7-8.
20 M AOOOLJ ,Jl VI e V secolo cit., 8-10, ritiene che l' intervento di Maleo sia
da porre in relazione con l'impresa di Penta!lo e quindi da collocare negli anni 80/
70 del VI secolo. In verità, non c'è motivo di dubitare dell'attendibilità del dato
cronologico fornito da Orosio. Cf. V. MERANTE,Malcoe la cronologia cartaginese
fino alla battaglia d'Imera, Kokalos, Xffi, 1967, 105 sgg. (con discussione della
bibliografia precedente); D. Musn, Storia e storiografia della Sicilia Greca.
Ricerche 1980-1984, Kokalos, XXX-XXXI, J984-1985, 338-339; Huss,o. c., 58
sgg. (non prende posizione sulla questione cronlogica).
21 WENTKER, o. c., 33; Huss, o. c., 59; P. ANELLO, Il trattato de/405 a.C. e
la formazione della 'eparchia' punica in Sicilia, Kokalos, XXXII, 1986, 121123.
ATENE E GLI ELI MI
49
22 PH.GAI.JTIIIER, GrecsetPhéniciensenSicilependantlapériodearcha"ique,
RH, LXXXIV, 1960, 267; contra MA.ooou, Il VI e V secolo cit., 91, n. 22.
23 BoNoì, Gli Etimi cit., 139.
24
SecondoHANs,o. c.,38-39e62-63, un'impresa militare di Maleo contro
Selinunte rimarrebbe per lo meno incerta.
25 M ANNl P IRA1NO, Iscrizioni greche lapidarie del Museo di Palermo, Palermo s.d., nr. 8. Cf. Huss, o. c., 60; HANs, o. c., 38-39, ritiene che l'iscrizione di
Aristogheitos possa collocarsi al tempo di Dorieo e che la sconfitta dei Selinuntini
di cui parla Polieno sia avvenuta nell' ultimo quarto del VI secolo.
26
Secondo ANELLO, Il trattato cit., 121-123, dopo la spedizione di Maleo
l'assetto territoriale non cambiò di molto. In sostanza si sarebbe trattato del
ripristino degli equilibri locali sconvolti in precedenza daJJa politica espansionistica di Agrigento e dì Selinunte.
27
ARrsT., Poi., 3, 1280a forse si deve riferire a questo periodo.
28 Le famiglie più influenti di Cartagine avevano rapporti interpersona1i
con i ceti aristocratici delle città siceliote: la madre del generale cartaginese
Amilcare era siracusana e lo stesso Amilcare era legato da vincoli di ospitalità al
tiranno di Imera TeriJJo.
29 MA.ooou, Il VI e V secolo cit., 10-21; HANs, o. c., 61-63.
30 PuGLIESE CARRATELLI, L 'oggetto storico cit., 21-22.
31 Probabilmente vanno inseriti in questo contesto i rapporti di epigamia tra
Segesta e Selinunte, che poi saranno all'origine della spedizione ateniese in
Sicilia del 415.
32 F.P. RIZZo, La repubblica di Siracusa nel momento diDucezio, Palermo
1970, 158-159; MA.ooou, Il VJ e V secolo cit., 12-15; PUGLIESE CARRATELU,
L 'oggetto storico cit., 21-22
33 Sulle imprese dì Dorieo, cf. HD'T., 5, 39-40 (in particolare 5, 46); Droo.,
4, 23, 3; PAus., 3, 3, 10; 3, 16, 4-5. Un 'analisi delle fonti in HANs, o. c., 8-9. Cf.
V. M ERANTE, Sulla cronologia di Dorieo e su alcuni problemi connessi, Historìa,
XIX, 1970, 272-294 (con bibliografia precedente), che sostiene per la spedizione
di Dorieo la data del424/3. Ma la data del411, tradizionalmente accolta, sembra
più probabile; cf. MAooou,Il VIe V secolocit.,95, n. 63; Huss, o. c., 60-61; PuOUESE
CARRATELLI, L 'oggetto storico ci t., 22-23.
34
PuGLIESE CARRATELLI, L 'oggetto storico cit., 22-23.
}S HANs, o. c., 39-40. Secondo BoNoì, GliE/imi ci t., 139-140, si hanno nella
collaborazione elimo-punica le premesse militari per il riconoscimento internazionale del fatto che - come risulterebbe dal I trattato tra Roma e Cartagine
(ricordato da PoLYB., 3, 22)- vi fosse una parte della Sicilia che «i Cartaginesi
hanno in loro possesso»; contra ANELLO, Il trattato cit., 123-129.
36 Droo., 5, 9, 2. MAooou, Il VI e V secolo cit., 7, ricollega l'antenato di
Pentatlo, Ippote, ad Eolo, ma il suo riferimento a Diodoro non è pertinente, in
quanto lo storico afferma espressamente che Ippote era discendente di Eracle,
50
S. ALESSANDRÌ
anche se la digressione su Pentatlo è inserita dopo il racconto della
colonizzazione della Sicilia ad opera dei fjgli di Eolo. Tenuto conto del fatto
che dopo la morte di Pentatlo i suoi compagni andarono a colonizzare le Eolie,
non è escluso che un qualche rapporto col mito di Eolo e dei suoi discendenti
possa essere stato enfatizzato, ma ciò non risulta affatto dalle testimonianze a
nostra disposizione. Su Ippote cf. H. W. STou.., in W.H. RoscHER,Ausfor. Lex.
d. gr. u. rom. Myth., l, 2, Leipzig 1886-1890 [Hildesheim- New York 1978]
s.v. Hippotes, 2691-2692.
37 Cf. HDT., 5, 43 e DIOD., 4, 23, 3 (con maggiori dettagli). Secondo AsHERI,
La colonizzazione cit., 134, l' ideologizzazione della lotta per la conquista
deli'estremo lembo della Sicilia orientale era gia operante al tempo di Peotatlo e
forse anche prima.
38 Selinunte, almeno all'inizio delle ostilità, è al fianco della spedizione
cartaginese contro Imera, io mano al tiranno agrigentino Terone, nel 480. I
Seliountini sono chiamati 'alleati' dei Cartaginesi e Amilcare ordina loro l'invio
di un corpo di cavalleria, che poi non prese parte alla battaglia di lmera (D10D.,
11, 21, 4-5). E' chiaro che la richiestadiAmilcares'inquadrava nell'ambito di una
symmachia di Selinunte con Cartagine. Cf. HANs, o. c., 40.
39 Un riesarne delle fonti sul periodo io questione in HANs, o. c., 9.
40 IuST., 19, l, 8-9; cf. WENrKER,o. c., 35-39; MAnoou,l/ VI e Vsecolocit.,
25-39.
41 HOT., 7, 158, 2.
42 PuGUESE CARRATEU.I, L 'oggetto storico cit., 23-24; ANELLO, Il trattato
cit., 130-133.
43 FGrHist 532 F lC (30); cf. WENTKER, o. c., 58.
44 Sull'individuazione di questi emporia cf. HANs, o. c., 161-162 e n. 50
(con bibliografia precedente); MAooou, Il VI e V secolo ci t., 36 sgg., Io., Gelone,
Sparta e la 'liberazione' degli emporio, in «AT!APXAI . Nuove ricerche e studi
sulla Magna Grecia e la Sicilia Antica in onore di P.E. Arias», Pisa 1982, I, 245252, individua questi emporio io Sicilia e vi intravede una presenza spartana;
contra Musn,StoriaeStoriografiacit., 343-345. PuoueseCARRATELU,L 'oggetto
storico cit., 23, ritiene che uno di questi emporia 'liberati' sia Minoa, la cui conquista è documentata dalla Cronaca di Lindo; Huss, o. c., 61-62.
45 MAnoou,ILVI e V secolocit., 39-42; G. MAFoooA, La politica di Gelone
dal485 a/483 a.C. , Messana, 1990, I, 53-69.
46 D10o., 11, 20-24; cf. MAI>oou, Il VI e V secolo ci t., 42-46; HANs, o. c.,
10; Huss, o. c., 93-99.
47 D10o., 11, 26, l sgg.
48 WENTKER, o. c., 49-51 e 58-59; MAnoou, Il VI e V secolo cit., 46-54;
PuGUESE CARRATELU, L 'oggetto storico cit., 24; Huss, o. c., 100-101; A.N:ELLo, n
trattato ci t., 133-135; E. l.EPORE, Il Mediterraneo e i popoli italici nella transizione
del V sec., in AA.W., Storia di Roma, I: Roma in italia, Torino 1988,489-491.
ATENE E GU E LIMI
49 W ENrKER, o.
51
c., 51-54 e 81-82; MAooou, Il VI e V secolo cit., 54-67; D.
ca. 466461 a.C. , in «<PtÀias xapum cit., 143-158.
50 Su Ducezio cf. W el'ITKER, o. c., 54-58 e 76-77; D. ADAMESTEANU,
L 'e/lenizzazionedellaSicilia e ilmonzentodiDucezio, Kokalos, VIII, 1962, 167198; RIZZO, o. c. ,l 38-142; MAooou, Il VI e V secolo cit., 61-67.
51 D100., 11, 86, 2: Karà & rTp/ L:ixEAlav 'EyE(JT(JtOLS' Kaì Avl.~irotS' MuTI,
rrfkJ.IOS' rrqx x~ Tfp 1rpòs' T{<ì Ma(titx.v 1TOraJ.I(J. Poiché LiJibeo non esiste come
entità politica prima del IV sec. (cf. D1oo., 13, 54, 4), si è intervenuti sul testo,
emendando AtÀ~fmts- in 'AÀIKWtOLS', ed inserendo dopo M<TT7) 1TékJ.IQ,- un <rrpòs'
.U'Àl~-UwriOL!», che documenterebbe uno scontro di lunga durata, ma senza esiti
definitivi, tra due città elime, Segesta ed Alicie, e l'eterna nemica Selinunte per
il possesso di una striscia di terra di confine lungo il fiu me Mazaro; cf. J. BELOCH,
Hermes, XXVII l, 1893, 630. Che il fiume Mazaro costituisse un confine tra il
territorio di Segesta e quello di Selinunte sembrerebbe desumersi da D1oo., 13,
54, 4 e ciò avvalorerebbe l'emendamento proposto dal Beloch ma, a parte
l'intervento sul testo, la notizia è troppo sintetica per ammettere conclusioni
definitive e convincenti. Cf. U. 'KAHR.SrEDT, Die Geschichte der Elymer, WJA, Il,
1947, 28-30; WENTKER, o. c., 59-60; MADoou, IL VI e V secolo cit., 64; HANs, o.
c., 10-11 e 40-41 ; Huss, o. c., 101-104; Musn, E/imi cit., 159-163.
52 D1oo., 12, 8, 2. Cf. W ENTKER, o. c., 72-76; MAooou,J/ VI e V secolo cit.,
67-68.
53 Thuc., 7, l , 4. Egli muore nell'estate del 414 e gli succede il figlio,
anch' egli di nomeArchonides, che è al potere ancora nel 403/2 (D1oo., 14, 16).
Nel 385/41a boule dì Atene ordina la ripubblicazione di un decreto di prossenia
in onore di Archonides e Demon di Herbita, emesso durante la guerra del
Peloponneso, in particolare tra il 414 ed i1405, più probabilmente tra il 414 ed il
413: IG ll2 228. M.B. W ALBANK,Athenian Proxeuies ofthe Fifth CenturyB.C.,
Toronto-Sarasota 1978, 354-358, nr. 66, avanza l' ipotesi che il decreto originale
si riferisse all' Archonides cofondatore di Kalè Akté, assieme a Ducezio, e che
fosse stato emanato al momento del rinnovo dei trattati di Atene con Reggio e
Leontini nel 433/2.
54 WENTKER, o. c., 95-98; G. MADoou, Ducezio e la fondazione di Ca/atte,
AFLPer, XV, 1977-1978, 151-156, ID.,// VI e V secolo cit., 67.
55 Sulla fine del ' momento' di Ducezio, la vittoria di Siracusa su Agrigento
(D1oo., 12, 8, 2 sgg.), che portò all'egemonia siracusana nella Sicilia centroorientale, e la fine della resistenza dei Siculi meridionali, cf. W ENTKER, o. c., 7781; S. CATALDI, Prospettive occidentali al/o scoppio de/la guerra deLPeloponneso,
Pisa 1990, 34-38.
56 Sui rapporti commerciali tra Atene e la Sicilia, cf. W. HABERMANN, IG 12
386!387, sizilische Hiiute utui die athenisch-sizilischen Handelbeziehungen im
5.Jahrh. v.Ch., MBAH, Vl, 1987,89-113; U.FANrASIA, GranosicilianoinGrecia
AsHER.I, Rimpatrio di esuli e ridistribuzione di terre nelle città siceliote,
52
S. ALESSANDRÌ
nel V e IVsec., in AA VV., <<Agrigento e la Sicilia greca: storia e immagine (5 80406 a.C.). Atti del Convegno, Agrigento 1988», in corso di stampa. Le direttrici
del commercio attico in Occidente, documentato in varia misura dall' evidenza
archeologica, epigrafica, numismatica e soprattutto ceramica, sono individuate
lungo rotte e luoghi di frequentazione già attivi in età preistorica, in quella
micenea e nella cosiddetta protogeometrica, nell'Adriatico, nello Ionio e nel
Tirreno fino al Mediterraneo occidentale.
57
A GOS11N!ANI, Iscrizioni cit., 184-185; Io.,La lingua degli E limi cit., 350353 (con bibliografia precedente); sulle sigle commerciali attiche, in generale, cf.
R. HACKL, Merkantile Inschriften auf attischen Vasen, in «Miinchener
archiiologische Studien dem Andenken A. Furtwanglers gewidmet», Miinchen
1909, 106.
58 Un riesame equilibrato e con indicazioni metodologiche e conclusioni
convincenti in FANTASIA, Grano sicilia1w ci t.
59 Sulla 'fame di cereali' di Atene e sulle implicazioni politiche, cf. A. W.
G oMME, The Populationof Athens in the Fifth and Fourth Centuries B.C. , Oxford
1933, 28-33; G.B. GRUNDY, Thucydidesand the History ofhisAge, Oxford 1948,
l, 67-69; P. SALMON, La politique égyptienne d'Athènes (VI et V siecles avanti.C.),Bruxelles 1965,37-65; E.F. BLOEDOW, ComSupplyandAthenianimperialism,
AC, XLIV, 1975, 20, 29.
60 M.JAMESON,Famine intheGreek World, in P. GARNSEY-C.R. WHTITAKER
(edd.), Trade and Famine in Classica/ Antiquity, Cambridge 1983, 6-16; D.
RArnBONE, The Grain Trade and Grain Shortage in the HellenisticEast, ibid., 4555; L. GALLO, Alin1entazione e classi sociali: una nota su orzo e frumento in
Grecùt,Opus,ll, 1983,449-472;lD.,Alimentazioneedemografiain Grecia,SaJemo
1984 (con pertinenti notazioni metodologicbe); P. GARNSEY, Graùzfor Atlzens, in
«Crux. Essays presented to G.E.M. De Ste. Croix on bis 75th Birthday», London
1985, 62-75; lD.,FamineandFoodSupply in theGraeco-Roman World. Responces
to Risk and Crisis, London 1988.
61 GRUNDY, o. c.,l85-19 l e G. VAUET,Athènes et l'Adriatique, MEFR(A),
LXII, 1950, 50, n. 3 pensano, ad esempio, che Pericle mirasse ad assicurare ad
Atene il monopolio del grano; contra, SALMON, o. c., 82-133; T. W JCK,Athens and
the West in the Fifth Century B C., Diss. Ano Arbor 1971, 100-105. La
doumentazione letteraria fornisce motivazioni strategiche convincenti per questa
spedizione. D1oo., 11, 71,4-5 allude esplicitamente all'intento di colpire la Persia
nei suoi interessi vitali in Egitto e ottenere un ricco bottino (il che era in linea con
gli scopi dichiarati delJa lega Delio-Attica; cf. Thuc., l , 96, l e Purr., Cim., 18,
1). D'altra parte, sappiamo da THUC., l, 104 che una flotta alleata di 200 navi
operava già nelle acque di Cipro, quando giunse l'appello di lnaro. Ancbe la
notizia di 30/40.000 medimmi di grano (PHJLOCH., FGrHist. 328 F 119; Schol.
ARISTOPH. Vesp., 718; Plut., 178; cf. Pwr., Per., 37, 3) da parte di Psammetico
(forse figlio di Inaro) nel 445/4 va interpretata in senso politico, cioè si tratterebbe
ATENE E GLI ELIMl
53
di un gesto diplomatico da parte di Psammetico volto forse a favorire al momento
opportuno un intervento ateniese in Egitto. La risposta di Atene (l 'invio, in segno
di gratitudine, di xpwt.a ottenuti col ricavato delle multe inflitte a coloro che si
erano iscritti illegalmente nelle liste dei cittadini, per usufruire della distribuzione
di grano) può essere, anch'essa, interpretata come una volontà di disimpegno
dali 'Egitto, in rapporto anche con i termini della pace di Callia.
62 PeriJ commercio in Adriatico cf. VAllE!',Athènes et l'Adriatiquecit., 3352, in particolare40 sgg.; Io.,Jntervento, in «La circolazione della moneta ateniese
in Sicilia e in Magna Grecia. Atti del l Convegno del Centro Internazionale di
Studi numismatici, 1967», AITN, Xli-XIV, Suppl., 1969, 225-227; G. VALLETF. VtuARD, Céramiquegreque et histoire économique, in P. CouRBIN ( ed.),Etudes
Archéologi.ques, Paris 1963, 205-207 e 214; L. BRACCESI, Grecità Adriatica2 ,
Bologna 1977, 135 sgg.; 143 sgg.; 152-159; contra F. Bost, l Greci dal Ponto
all'Adriatico, St Stor, XIV, 1973, 929-930; M. ZUFFA, I commerci ateniesi
nell'Adriatico e i metalli d'Etruria, EPR, VII, 1975, 151-179 (=Scritti di Archeologia, Roma 1982, 345-373); F.K. K.lECHT..E, Korkyra und der Handelsweg
durch Adriatisches Meer im 5. Jh. v.Chr., Historia, XXVIII, 1979, 173-191, in
part. 186 sgg.; V. D1 BARI, La ceramica attica a figure rosse in Puglia nel V sec.
a. C.. Alcuni aspetti del problema commerciale, RAL, XXXVI, 1981, 197-210.
Per il commercio neU 'Italia meridionale e neli 'Etruria cf. E. LF.PORE,Neapolis greca
nel V sec. a. C., in AA.VV., Storia di Napoli, Napoli 1967, I, 182-186; Io., Intervento, in «La circolazione della moneta» cit., 233-235; G. VAUET,lntervento,
ibid., 225-227; C. TRONCHErn, Contributi al problenta delle rotte commerciali
arcaiche, DdA, VII, 1973, 5-16; LEPORE,llMediterraneo ci t., 491-492 e 494-497;
F. CASSOLA, Problemi di Storia neapolitatW, in <<Neapolis. Atti del XXV Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1985>•, Taranto 1986. Per il commercio
con la Sicilia cf. L. GERNET, L 'approvisionnement d'Athènes en blé au V et au IV
siècle, in G. BLOCH (ed.), Mélanges d'histoi~e ancienne, XXV, Paris 1909 [New
York 1979], 312-314; FANTASIA, Grano siciliano cit., in particolare 7-13 (con un
ridimensionamento sostanziale della tesi di Gemei, ripresa da Valle!). Sugli
apporti della documentazione numismatica, C. KRMv, The Early Coinage of
Athens, NC, 1962, 420; H.B. MArnNGLY,Athens and the Western Greeks, in «La
circolazione della moneta» cit. 220-221; L. BREGLIA, l rinvenimenti di monete
ateniesi in Sicilia e in Magna Grecia, ibid., 28-30.
63 Secondo GERNET, L 'approvisionnement cit., 314-319, il rifornimento
granario dalle regioni del mar Egeo è un fenomeno momentaneo e tardivo; contra
R.J. HoPPER, Trade and lndustry in classical Greece, London 1979, 52-56, 72-80.
64
FANTASIA, Grano siciliano ci t., 9-11.
65 JAMESON, Famine cit., 6-13; W JCK, o. c., 97-105, in part. 103-105, in
relazione ai provvedimenti presi dal governo ateniese in materia di commercio
e di prestito marittimo. Sul rapporto rifornimento granario e politica occidentale
di Atene, FANTASIA, Grano siciliano cit., 8-9.
54
S. ALESSANDRÌ
Ad esempio, in merito alla documentazione numismatica va rilevato cbe
la monetazione ateniese recuperata in Sicilia si riassume in poco meno di 300
pezzi contro le migliaia di esemplari corinzi e di pegasi di tipo corinzio e le varie
migliaia di monete siceliote. l ripostigli anteriori alla metà del V sec., da cui
proviene la stragrande maggioranza delle monete ateniesi peiVenuteci, sono stati
rinveJ!)lti nella Sicilia orientale (Gela, Messina, Mazzarino). Per trovare un
tesoretto con tetradrammi attici nella parte occidentale (a Contessa) bisogna
aspettare la seconda metà del V sec. ed è probabile che la valuta ateniese vi sia
giunta io concomitanza con la presenza di truppe ateniesi neli ' isola (cf. BREGLIA,
I rinvenimenti cit., 10-12; 17-21; 26-28). In riferimento solo all'evidenza
numismatica, si può ipotizzare una concentrazione di rapporti Atene-Gela in età
ippocratea, cui seguì una fase di stasi. La ripresa dei rapporti, sempre con l'area
orientale, si registra nella seconda metà del V sec. E' notevole il fatto che solo in
questa fase si registra una presenza di valuta attica nell'ambito dell'area elima.
67 Sulla politica occidentale (adriatica) di Pisistrato, cf. BRACCESI, Grecità
cit., 67-130 sgg.
68 L'argomentazione più organica e circostanziata di questa tesi è in F.
RAVJOLA, Temistocle da Magna Grecia, in AA.W., Tre studi su Temistocle(a
cura di L. Braccesi), Padova 1986, 13-112, ma cf. anche, tra gli altri, H. DROYSEN,
Athen und der West vor der Sicilischen Expedition, Berlin 1882, 23-25; GRUNDY,
o. c., 142-143 e 293; D. I<AGAN, The Outbreak ofthe Peloponnesian War, lthaca
1969, 59; L. PICCJRIW, Temistocle f'VEPYT'r rw dei Corciresi, ANSP, S. III, III,
1973, 317-355; lo., Gli arbitrati interstatali greci, Pisa 1973, f, 64-65; G. N ENO,
La problematica storica, in AA.VV., Storia e civiltà dei Greci, Il: La Grecia
nell'età di Pericle, Milano 1978, 80-82.
69 GRUNDY, o. c., 142-143 e 293.
70
WJC'K, o. c., 90-102. n tema dei disegni occidentali di Atene trasparirebbe
anche nei tragici, specialmente in Eschilo e Sofocle, che avrebbero trasferito nelle
loro opere i termini del dibattito politico in atto ad Atene; cf. L. BRACCESI,
Introduzione a AA.VV., I tragici greci e L'Occidente, Bologna 1979, 5-15; E.
Cui.Asso GASTALDI, Eschilo e L 'Occidente, ibid. , 17-89; G. VANOTTI , Sofocle e
l'Occidente, ibid. , 93-105; L. BuRELU, Euripidee l'Occidente, ibid., 127-163; cf.
anche E. CuLASSO GASTALDI, Temistocle e la via dell'esilio, in AA.VV., Tre studi
ci t., l42sgg.; T. O:.AAA.TO,Sofocle, Cimone, Antenore e i Veneri,Atbenaeum, LXUI,
1985, 167-174; L. BRACCESI,La leggenda diA ntenore da Troia a Padova, Padova
1984,51-55 e 61-64.
71
MAooou, Il VI e V secolo ci t., 68-70 e n. 130, anche se non mi sembra
da condividere la tesi di implicazioni politiche.
72 Su Efialte e la situazione politica del momento ad Atene, cf.L. PtCCIRtLLI,
Efialte, Genova 1988.
73
MArnNGLY, Athe!IS and the Western Greeks cit., 204-209 e 220-221;
W1cK, o. c., 127-128; E. WILL, Le monde grec et l'Orient, I: Le V" siècle (51066
ATENE E GLI EUMI
55
403]2, Paris 1980, 276-282. In generale, sulla politica occidentale di Atene
neli' età peridea, cf. F.J. BRANDHOFER, Untersuchungenzur Athenischen Westpolitik
im Zeitalter des Perikles, Diss. Miinchcn 1971 e R. VA1TUONE, Gli accordi fra
AteneeSegesta alla vigilia della spedizione in Sicilia de/415 a.C., RSA,IV, 1974,
26, n.19.
74
D1oo., 12, 10, 1-4. Diodoro attribuisce l 'aiuto militare ateniese al446, ma
vi connette la fondazion e di Turi. E' probabile che l'aiuto militare di Atene
riguardasse l'iniziativa della rifondazione di Sibari del 446, mentre Turi fu
fondata nel444/3 a seguito della stasis scoppiata, immediatamente dopo la fondazione dì Sibari, tra i vecchi Sibariti e i nuovi coloni (Ateniesi e Peloponnesiaci).
Essa portò aJJa cacciata dei vecchi Sibariti, che andarono a fondare Sibari sul
Traente, ed alla fondazione di Turi nel444/3 (D1oD., 12, 10, 5 -11, 2). Cf. WICK,
o. c., 157-172.
75 Sulla fondazione di Turi, cf. ARIST., Poi., 5, 1303a, 32-34; Droo., 12, 10,
5 - 11, 3; DroNYs. HAL., Lys., l; STRABO, 6, l , 13 (C263); Pwr., mor., 8350. Cf.
RAVIO!A, Temistocle cit., 35, nn. 69-71.
76
Droo., 12, 11, 3.
77 Da collegare, forse, con l'altra iniziativa panellenica di Pericle, di
qualche anno prima: il decreto del congresso (Purr., Per., 17); cf. WENT'KER, o. c.,
85-89.
78 WrCK, o. c., 162-172, in part. 170-172; WILL, o. c., 277.
79 l due ecisti, dopo aver portato a termine la loro missione, tornarono ad
Atene.
80 Droo., 12, 11, 3.
8I WICK, o. c., 172-174.
82 IG 13 53 (Reggio) e 54 (Leontìni). I due decreti, come fu notato da W.
BAUER,Epigraphisches aus demAthenerNationalmuseum, 1:/G I, Suppl. 33a un d
33, Klio, XV, 1918, 188-191, presentano i prescritti reincisi in rasura. La
spiegazione più ovvia, e più comunemente accettata, è che nel433/2, al momento
del rinnovo dei trattati, invece di incidere un nuovo testo, si preferì cancellare il
prescritto, lasciando intatto il testo del trattato, e si riscrisse in rasura un nuovo
prescritto. Ciò significa che i trattati di alleanza di Atene con Reggio e con
Leontini furono rinnovati ne1433 (nella II pritania; cf. S. CATALDI,!prescritti dei
trattati ateniesi con Reggio e Leontini, AAT, CXXI, 1987, 63-72), mentre l 'accordo originale risaliva ad una data precedente. Ed è sull'individuazione di questa
data che le opinioni degli studiosi divergono. Poiché ne1427 i Leontini ed i loro
alleati chiesero aiuto ad Atene Karà rraÀatàv (UJ.LJJaxfav (THuc., 3, 86, 3),
sembrava poco probabile che in tale data essi potessero definire JTaÀa1.d un 'alleanza
di appena sei anni prima e, quindi, si riteneva che essi si riferissero ad un trattato
stipulato molti anni prima. S. AcCAME, L 'alleanza di Atene con Leontini e Regio,
RFIC, LXIII, 1935,73-75 e lo.,Note storiche su epigrafi attiche del V sec., RFIC,
LXXX, 1952, 127-129, collegando questi trattati con quello tra Atene e Segesta,
56
S. ALESSANDRÌ
che egli datava al454/3, li datava agli inizi degli anni '50 del V sec.; cf. MADoou,
Il VI e V secolo ci t., 68-71 (intorno al 460 quello di Reggio; intorno al 454 quel lo
di Leontini); S. MAzzARINo, Periclee la Sicilia, MAB, S. V, VII, 1944-1945, 1619 (intorno al 440); WENJ'KER, o. c., 91-92 (nel 439); il Mattingly (The Growth of
Athenian lmperialism, Historia, XII, 1963, 272-273) ritiene che i trattati furono
stipulati per la prima volta nel 433/2 e poi negli anni 20 del V sec. furono riscritti
i prescritti per introdurre piu precisi elementi di datazione (nome dell'arconte, ad
es.); cf. CATAlDI, I prescritti cit., 63-72; G. ScuCOMARRA, Nota sulla prima
spedizione ateniese in Sicilia (427-424 a.C.), RSA, XV, 1985, 40-42 (nel433
sarebbe stato stipulato il trattato con Reggio, mentre nel422 quello con Leontini,
poi entrambi sarebbero stati retrodatati al 433 con la reiscrizione del prescritto).
La tesi più ovvia mi sembra quella di ritenere che ne1433/2 siano stati rinnovati
i trattati con Reggio e con Leo ntini, stipulati in precedenza in relazione ali 'impegno ateniese in Occidente. L'occasione storicamente più idonea mi sembra la
fondazione di Turi o al massimo la spedizione della squadra di lO navi ne1446,
al tempo della rifondazione di Sibari; cf. anche WICK, o. c., 172-174 e 176-177;
LEPORE, Neapolis greca cit., 184; BRACCESI, Grecità adriatica ci t., 159-168; S.
CAONAZZJ, Tendenze politiche ad Atene. L'espansione in Sicilia dal 458 al 415,
Bari 1990, 63-65 e 68-70.
83 W1cK, o. c., 172-177 (con opportuno riferimento alle situazioni di Brea
ed Anfipoli); Io.,Athens' Alliances with Rhegion andLeontinoi, Historia, XXV,
1976, 288-298.
84
WICK, o. c., 190.
85
WICK, o. c., 164.
86 WrCK., Athens' Alliances cit., 302-304.
87 TJ.ruc., l , 33, 2.
88 Thuc., l , 36, 2.
89 THUC., l, 44, l - 45, 2; DIOD., 12, 33, 2.
90 CATALDI, Prospettive occidentali cit., 12-15.
9 1 WICK, O. c., 186-191.
92
DIOD., 12, 30, l. La data in Diodoro e i1439; ma contestualmente (aJ.La
& : 12, 30, 2) si parla della guerra di Corcira. E' probabile, quindi, che ci sia un
rapporto con il rinnovo dei trattati con Leootilti e con Reggio.
93 Sul contesto storico dei trattati con Reggio e con Leontini (e sul diverso
significato dei due trattati) cf. CATALDI, Prospettive occidentali cit., 29-59; in
particolare, sul significato storico del rinnovone1433/2, cf. WJCK,Athens'Alliances
cit., 298-302.
94 luST., 4, 3, 4-5. La fonte di T rogo- Giustino sembra ben informata; può,
quindi, essere individuata nell'ambito della storiografia siceliota (Filisto Antioco).
95 Sulla figura di Lampone, ecista di Turi, e sul suo ruolo nella politica
occidentale di Atene negli anni '30 del V sec., cf. CATAlDI, Prospettive occi-
ATENE E GLI ELI M!
57
dentali cit., 135-140.
96 Non convince il tentativo di MAZZARINO, Pericle e la Sicilia ci t., 9-16 e
27 e Io., Per la cronologia della spedizione 'perid ea' in Sicilia, BSC, XJ-Xll,
1946-1947, 5-15, di datare l' impresa di Lampone nel 454; cf. la critica di
WENTKER, o. c., 94; MANNI PrRATNO,AteneeA/icie in !G J2 20, Kokalos, VI, 1960,
63-67; E. LEPORE, Intervento, in «La circolazione della moneta>> cit., 230-234;
MAooou, Il VI e V secolo ci t., 71-72, che giustamente respingono come infondata
l' ipotesi di un riferimento all'impresa di Lampone in Cratino. Ateneo, nel passo
in cui riporta i frr.1 e2di Cratino(8, 344E =CRAT.,frr.1-2M.), presenta Lampone
come un va te e non come un generale. Anche il fr. 3 (ap. PoLL., 9, 98), che allude
ad un gioco, detto 1TOÀLç, in cui le pedine si chiamavano Kwwç, non sembra
contenere un riferimento a Lampone ed alla 'città - cane' (Segesta), ma a Pericle.
Cf. anche WENTKER, o. c., 94 e CATAlDI, Prospettive occidentali cit., 146-147, n.
178.
97 Ne1433/2 secondo MANN1 PtlWNo,Atene eA/icie ci t., 67; MAooou, Il VI
e V secolo cit., 72; nei primi anni della guerra archidamica secondo CATAWI,
Prospettive occidentali cit., 144; LEPORE, Neapolìs greca cit., 184-186.
98 CATAWI, Prospettive occidentali cit., 140-143.
99 MAooou, Il VI e V secolo cit., 72; CATAWI, Prospettive occidentali ci t.,
144-156, collega gli attacchi di Lampone alla chora di Siracusa con il conflitto
per Morgantina che si sarebbe svolto tra il 431 ed il427. Cataldi non esclude anche
motivazioni di tipo economico, oltre che politico-militari. Ad una missione
esclusivamente diplomatica di Lampone pensa WENTKER, o. c. , 94-95.
IOO LYCOPHR., Alex., 732-736.
tOI Sclwl. LYCOPHR. ,Aiex., 732 (= TIM., FGrHist 566 F 98).
102 T ZETZ., Schol. LYCOPHR., A/ex., 733; cf. STRABO, 5, 4, 7 (C246).
103 n punto sul problema in CATALDI, Prospettive occidentali ci t., 69-71 e
nn. 1-8.
104 THUC., 6, 2, 4.
lOS L' ipotesi avanzata a suo tempo G. GIANNELU, La Magna Grecia da
Pitagora a Pirro, Milano 1928, 30, n. 2, è sostenuta con ampia argomentazione
da s. CATALDI,Laspedizione diDiotimoinfta/ia e i 2ìKé'Àa; RFIC, cxvn, 1989,
129-180, in particolare 136-145 e 178-180 e Io., Prospettive occidentali ci t., 7275. II resto della critica intende i Siculi di Sicilia; cf., tra gli altri, MAzzARTNo,Peric/e
e la Sicilia cit., 11-12; MANN1 PlRALNo, Atene e Alicie cit., 64-67 (che collega
Diotimo alla guerra contro Ducezio e propone il 453 come data probabile per la
sua missione); E. LEPoRE, fntervento, in «La circolazione della moneta» ci t., 230234 e lo., Neapolis greca ci t., 170-184 (460-458 circa); Mwoou, /1 VI e V secolo
cit., 63-65.
106 THUc., l , 45, 2.
107 J. BELOCH, Griechische GeschicJrte, Strassburg - Berlin-Leipzig 191219272, Il, l, 203, n. l; WENTKER, o. c., 178-179 n. 447 (nel 433/2); CATALDI,
58
S. ALESSANDRÌ
Prospettive occidentali ci t., 64-65 (nel431/0); BRANDHOFER, o. c., 66 sgg., pro-
pone una data intorno al 442-440 e tende a non dare credito al supplemento di
Tzetze.
108 In questo piano si colloca, forse, anche il trattato di philia con il dinasta
messapico Artas, rinnovato nel413 da Demostene ed Eurimedonte, (THuc., 7, 33,
4; cf. KJ. D OVER in A. W. GoMME- A ANDREWES - KJ. DoVER, A Historical
Commentary on Thu<-ydides, IV, Ox:ford 1970, 413, che data questo trattato al
tempo della spedizione ateniese in Sicilia del 427-424), che si aggiungeva
all'alleanza tra Brindisi e Turi, in funzione antitarantina, del decennio precedente.
Sul presunto trattato tra Atene e Arta, contenuto in IG 12 67, si può solo dire che
lo stato dell'epigrafe è così frammentario, che non si può ricavare nulla sull' eventuale partner di Atene. Un'esauriente messa a punto, con discussione della
bibliografia precedente, in CATAlDI, Prospettive occidentali cit., 78-93.
109 Sui temi propagandistici e sugli obiettivi reali della missione di Diotimo,
cf. CATALDI, Prospettive occidentali ci t., 85-102.
110
Un'analisi accurata e pertinente della tradizione letteraria su Napoli, in
particolare sulla fondazione, cf. RAVIOLA, La tradizione letteraria su Parthenope,
AA. VV., Hesperia l (Studi sulla Grecità d'Occidente), Roma 1990, 19-60 e lo.,
La tradizione letteraria sulla fondazione di Neapolis, in AA.VV., H esperia 2
(Studi sulla Grecità d'Occidente), Roma 1991, 19-40. Sulla storia di Napoli, cf.
la sintesi di G. P UGLLESE CARRATEUJ, Napoli antica, PP, Vll, 1952, 243-268 (=
Scritti sul mondo antico, Napoli 1976, 171-210), in part. 191-195.
111 Gli scoli a Licofrone definiscono Diotimo vawpxa<; sulla scorta di
Licofrone, che parla di vauapxla: evidentemente egli era a capo di una squadra
di poche navi.
112 1\ruc ., 2, 7, 2 e DIOD., 12, 41, l parlano di un invito rivolto dai
Pelopo1mesiaci ai loro alleati in Italia e Sicilia di preparare un numero adeguato
di forze navali e adeguati mezzi finanziari e logistici da impiegare nella guerra
contro Atene.
113 Lo stesso Tucidide, che si occupa per brevi cenni della guerra di Sicilia
del 427-424, non accenna minimamente alla missione di Lampone. Probabilmente la considerava fuori dallo schema della guerra peloponnesiaca, perché tra
i due fatti non c'era continuità.
114
THUC., 3, 86, 2.
115 1\ruc., 3, 86, 2 e 0 !00., 12, 53.
116 L'ambasceria, costituita forse da rappresentanti delle città alleate, era
guidata da Gorgia (D10D., 12, 53, 2sgg.); cf. ACCAt'vlE, L'alleanza di Atene cit., 7475. Che il richiamo all 'alleanza non valeva solo per Leontini e Reggio, sembra
potersi dedurre da T Huc., 4, 61, 4, dove Ermocrate accenna agli obblighi di Atene
nei confronti dei Calcidesi di Sicilia, in virtù di alleanze (Karà rò fUJJ.tWXLKÒl').
Cf. W ICK, o. c., 229.
Il? Thuc., 3, 86, 1; D100., 12, 54.
ATENE E GLI ELI Ml
59
ll8 THUC., 3, 86, 4; cf. DIOD., 12, 54, 1-3.
119 THuc., 3, 70-85; D1oo., 12, 57.
120
WICK, o. c., 226-229.
Sugli scopi di questa spedizione e sulla situazione ad Atene, cf. H.D.
W ESTIAKE, Athenian Aims in Sicily, 427-424 B. C., Historia, IX, 1960, 391-399
(= Essays 011 the Greek Historiam and Greek History, Manchester 1969, 108118); ScucciMARRA,Nota sulla primaspedizio11ecit., 27-30; CATALDI, Prospettive
occidentali cit.,115-1 l 8; CAGNAZZI, o. c., 43-68. Sulla tradizione 'siciliana', che
è alla base del racconto alternativo a quello di Tucidide e sulla tradizione degli
studi sulla prima spedizione in Sicilia, cf. ScucaMARRA, Nota su/La prima spedizione cit., 23-27 e 30-37. Sulla spedizione del 427-424 siamo informati da
Tucidide, che però avverte che registrerà solo le imprese pa).wm tltw probabilmente perché la riteneva di scarsa importanza e solo remotamente connessa
con la guerra del Peloponneso. Del resto è vero che non ci fu conflitto tra Ateniesi
e Peloponnesiaci e che la sua influenza sul corso della guerra in Grecia fu di scarso
rilievo. E' una situazione simmetrica a quella che si registra nel VI e vn libro,
quando Tucidide inserisce dei rapidi j7ashessul1aguerra Deceleica nel corso della
narrazione della guerra di Sicilia. Cf. WESTIAKE, AthenianAims cit., 385. Si ha
l' impressione che Tucidide voglia minimizzare l' importanza di questa guerra in
Sicilia ed in Italia meridionale. Diversa doveva essere- com'è facile intuire - la
valutazione da parte della storiografia siceliota, a giudicare dal frammento
papiraceo, attribuito a Filisto (FGrHist 577 F 2, relativo alle vicende siciliane del
427/6. Il dato epigrafico (IG J3 291), relativo all'impegno finanziario ateniese ed
ai notevoli contributi degli alleati sicelioti e siculi dimostra cbe le dimensioni di
questa guerra furono notevoli e che, quindi, la valutazione di Filisto sarebbe più
realistica. Nello stesso senso ci porta la valutazione del fatto che verso la fine del
conflitto la consistenza della flotta ateniese era di circa 60 navi, senza contare i
contingenti alleati: un numero di navi pari a quello inviato in Sicilia nel415. Come
opportunamente osserva MAZZARINO, Tucidide e Filisto sulla prima prima spedizione ateniese i11 Sicilia, BSC, lV, 1939,5-72, non si può dire che Fili sto abbia
ragione e Tucidide abbia torto: si tratta solo di due impostazioni storiografiche
diverse. Sui finanziamenti degli alleati sicelioti ad Atene e sulla valutazione della
guerra di Sicilia del427 -424 da parte di Tucidide, cf. C. AMPoLO, l contributi alla
prima spedizione ateniese in Sicilia (427-424) , PP, XLII, 1987, 511 (con
bibliografia precedente); ScucCIMARRA, Nota sulfil prima spedizione cit., 42-43.
122 ScUCCIMARRA, Nota sulfil prima spedizione cit., 43-46.
123
THuc., 3, 86, 5.
124
D 1oo., 12, 54, 4.
125 Tuuc., 3, 88; 3, 90, 2.
126 THUC., 3, 90; DIOD., 12, 54, 4-5.
127
THuc., 3, 99. 11 forte fu poi rioccupato dai Locresi, non appena Lachete
si fu ritirato, come si desume da THuc., 3, 115, 6. WENTKER, o. c., 108-112; A.
121
60
S. ALESSANDRÌ
SERVELLO, La prima 5pedizione ateniese in Sicilia, Magna Graecia, XXIII, 9-1O,
1988, 18-19.
128 T HUC., 3, 103.
129 THuc., 3, 115, 1-3; cf. WENTKER, o. c., 113-114.
130 THuc., 3, 115, 4.
131 ARISTOPH., Vesp., 891 sgg., dove il nome di Lachete è deformato in
Labete ('colui che arraffa'); cf. L.A Posr, Catana the Cheese-grater in
Aristophanes' Wasps, AJP, Ull, 1932,265-266.
132 WICK, o. c., 230-234.
t 33 THUc., 3, 115, 5-6; 4, 2, 2-4; 8, 3; 24, 3; 46-48.
134 THUc., 4, L Tucidide non accenna ad una reazione della flotta ateniese.
Era impegnata altrove? E' un' ipotesi probabile, dal momento che anche nella
battaglia navale, che contrappose, poco dopo, i Siracusani e i loro alleati da una
parte e gli Ateniesi e i Reggini dall'altra (THuc., 4, 25, 1-6), erano presenti solo
16 navi ateniesi. Dov'erano le altre? a. SERVELLO, La prima spedizione cit., 19.
13S THUC., 4, 24-25; WENTKER, o. c., 115-117.
136 THUc., 4, 48, 6; D10o., 12, 54, 6.
137
Thuc., 4, 58, l - 65, 2; Droo., 12, 54, 7 (che attribuisce l' iniziativa della
pacea l..eontini).Cf.WENTKER,o.c., 117-126; MATTINGLY,Athensand TheWestern
Greeks cit., 211-212.
138 THUc., 4, 65, 3-4.
139 THUC., 6, 13, 1, dove Nicia sembra alludere alle sfere d'influenza
stabilite dal congresso di Gela, cui i generali ateniesi avevano aderito (THUC., 5,
5, 3): i Siracusani e gli altri Stati sicelioti non avrebbero interferito negli affari ad
Oriente del mare Ionio e gli Ateniesi non sarebbero intervenuti negli affari ad
Occidente dello stesso mare. In sostanza, Atene aveva raggiunto gli obiettivi che
si era prefisso: la guerra in Occidente era finita presto; gli alleati di Atene avevano
garantita la loro indipendenza; e gli Ateniesi avevano ricevuto garanzie che
Siracusa ed i suoi alleati non avrebbero interferito nelle vicende della Grecia. Ma
dopo Pilo questi risultati non erano piu soddisfacenti. Cf. WrCK, o. c., 237-239.
140 W ESn..AKE,Athenians Aims cit., 385-391 e 399-402; WICK, o. c., 235244; ID., Athens' Alliances ci t., 302-304; J.D. SMART, Athens andEgesta, JHS,
XCII, 1972, 140-142; ScuCCIMA.RRA, Nota sulla prima spedizione cit., 46-52;
SERVELLO, La prima spedizione ci t., 20.
141 THUC., 6, 13, 4-5. a . W ENTKER, o. c. , 127-129; MATI1NGLY,Athensand
the Western Greekscit., 209 (ritiene che il trattato di philia col dinasta messa pico
Arta sia stato siglato da Feace); WICK, o. c., 247-249; S. SETIIs, Una testa di Medma
da Atene a Ginevra, in «ATTAPXAf" cit., U, 393-397.
142 La guerra Segesta-Lilibeti può essere considerata una vicenda interna,
localizzata nell'ambito della cuspide occidentale della Sicilia.
143 Thuc., 6, 6, 1.
144
Un' articolata esposizione delle possibili interpretazioni di questo passo,
ATENE E GLI ELlMI
61
anche in riferimento alla bibliografia precedente, in WtcK, o. c., 278-279 n. 155
e, soprattutto, CHAMBERS- GALLUCCI- SPANOS, Athens' Alliance ci t., 48-54 e 5860.
145
Quando ad Atene si svolge il dibattito sulla spedizione in Sicilia, vi
partecipano non solo gli inviati segestani, ma anche dei profughi di Leontini, che
fanno appello agli /JpKw, cioè proprio ai trattati da loro stipulati con Atene (THuc.,
6, 19, 1).
146 Thuc., 3, 115, L
147
Sono i casi della mancata reazione ateniese all' occupazione siracusana
di Messina (THuc., 4, 1-2) e dell'assenza di alcune navi ateniesi dallo scontro
navale nello Stretto tra Siracusani e loro alleati da una parte e Ateniesi e Reggini
dall ' altra (T~ruc. , 4, 25, 1-6). In entrambi i casi alcune navi ateniesi potevano
essere impegnate nella cuspide occidentale, contro Imera, coadiuvati dagli El imi,
anche se senza successo.
148
Droo., 12, 82, 7.
149
THUC., 6, 6, 2.
150
Thuc., 6, 8.
151
Thuc., 6, 9-18.
152 Thuc., 6, 24.
153
Ci riferiamo- va ribadito- allivello politico e di diritto internazionale.
Ben altra cosa, lo sappiamo, furono i rapporti commerciali e culturali di più antica
data e di più ampie proporzioni. E anche se non è sempre facile dissociare il piano
economico sociale da quello politico, siamo convinti che nel caso dei rapporti
Atene - Elimi ciò sia possibile o, almeno, che non ci siano motivi fondati che
impediscano di farlo.
154
Tucidide opera una compressione degli eventi e delle decisioni, che si
dovettero svolgere in un arco di tempo più ampio, per dare l' impressione di un
demos che si precipita, ignorante ed emotivo, alla propria rovina. Non è escluso,
inoltre, che a Tucidide sfuggissero i dettagli delle varie fasi della vicenda. Cf.
SMART, Athens and Egesta cit., 137-138.