auXologico news Periodico di informazione sANITARIA a cura dell’Istituto Auxologico Italiano - Anno 2 - N1 www.auxologico.it È stato identificato un gruppo di geni responsabili di una forma ereditaria di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Lo studio, pubblicato nell’ultimo numero della rivista Annals of Neurology, ha come primo autore l’italiano Nicola Ticozzi, giovane ricercatore dell’ Irccs Istituto Auxologico Italiano - Università degli Studi di Milano e Centro Dino Ferrari. A cura del Prof. Alberto Zanchetti, Direttore Scientifico dell’Istituto Auxologico Italiano Dal 1972 l’Istituto Auxologico Italiano è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) che ha scelto di porre la ricerca al centro della propria attività collocando l’assistenza, che deve mirare all’eccellenza, in un ruolo derivante dalla ricerca stessa. Questo ruolo pionieristico, basato sulla ricerca e sulla clinica, ha rappresentato un modello di sfida che ha caratterizzato l’attività di ricerca di questi anni, permettendo di contribuire al progresso delle scienze mediche, come in questo recentissimo caso. La malattia è letale in 3-5 anni e, a tutt’oggi, non esiste terapia efficace. I ricercatori hanno studiato più di 250 famiglie italiane e nordamericane, la più grande casistica descritta al mondo, ed hanno scoperto come il 3% di tutti i pazienti con Sla familiare siano portatori di mutazioni nei geni PON 1, 2, 3, codificanti per le tre proteine paraoxonasi. Tali mutazioni sono presenti anche in alcuni soggetti con Sla sporadica, rappresentando quindi un fattore di rischio anche per questa forma di malattia. L’importante scoperta è frutto della messa in comune di risorse, conoscenze e ricercatori, nell’ ambito di un ampio consorzio internazionale che trova l’équipe del professor Vincenzo Silani, neurologo dell’Istituto Auxologico Italiano, in stretto rapporto con l’Università del Massachusetts ed, in particolare, con John Landers e Robert H. Brown, Jr., co-autori dell’ importante scoperta accanto all’Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. Unione di centri, università e ricercatori, anche giovani, che si sta rivelando vincente nello svelare gli intimi meccanismi genetici e molecolari di una malattia così drammatica e complessa come la Sla. La sclerosi laterale amiotrofica (Sla) è una malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni, le cellule del sistema nervoso che controllano i muscoli striati. Le principali funzioni biologiche delle paraoxonasi sono due: in primo luogo, sono in grado di eliminare dall’organismo gli organofosfati, molecole tossiche presenti in pesticidi ed insetticidi, ma anche in solventi e materie plastiche presenti in ambiente domestico. In secondo luogo, prevengono l’ossidazione dei lipidi e del colesterolo, proteggendo le membrane cellulari dall’invecchiamento. Dato che tanto l’esposizione a sostanze tossiche, quanto un accelerato invecchiamento cellulare sono possibili fattori in grado di indurre la degenerazione dei motoneuroni, sarà di estremo interesse studiare gli effetti delle mutazioni identificate, nell’obiettivo di sviluppare terapie neuroprotettive efficaci e strategie preventive. È possibile che soggetti portatori di tale mutazione genetica che, per lavoro o altre attività, entrino in contatto prolungato con le suddette sostanze tossiche, abbiano un rischio maggiore di sviluppare la malattia. Queste ricerche sono perciò fondamentali anche per poter mettere a punto test predittivi e poter effettuare diagnosi precoci. È uscito il terzo volume che il Centro di Bioetica dell’Istituto Auxologico Italiano dedica all’analisi multidisciplinare sulla realtà della mente umana e sui presupposti biologici del suo funzionamento, con particolare riguardo al profilo del volere. Dedicato a quelle capacità dell’essere umano di darsi fini molteplici e sempre nuovi, sulla base di progettazioni idonee a conseguirli, che sembra differenziarlo in maniera radicale da ogni altro vivente. L’attuale mancanza di farmaci in grado di curare la Sla è in gran parte una diretta conseguenza delle scarse conoscenze circa le cause e i meccanismi che determinano la malattia. Negli ultimi anni gli studi sulla genetica della Sla hanno iniziato a far luce su questi meccanismi, consentendo la creazione di modelli animali di malattia su cui sperimentare nuovi farmaci. Per questa ragione, il team di ricercatori dell’Istituto Auxologico Italiano diretti da Vincenzo Silani, uno dei massimi esperti e studiosi della Sla, si è fatto promotore di diversi progetti scientifici mirati alla genetica della Sla, i principali dei quali sono uno studio multicentrico di associazione Genome-Wide (GWA) in grado di analizzare oltre seicentomila varianti genetiche differenti in una popolazione di pazienti italiani con Sla sporadica, ed una collaborazione internazionale finalizzata al sequenziamento di tutti i geni dell’intero genoma umano in un gruppo di famiglie italiane affette da Sla. Il dott. Nicola Ticozzi il Prof. Vincenzo Silani I numeri dell’Auxologico 50 anni di ricerca e cura 24 850 10 sedi in Lombardia e Piemonte laboratori di ricerca mila pazienti ogni anno 2.000 3,5 milioni di prestazioni sanitarie ogni anno collaboratori 200 pubblicazioni scientifiche ogni anno attività clinica Le Patologie dei Tronchi Sovra-aortici la Chirurgia come prevenzione dell’ictus. A cura del Dott. Renato Casana, Chirurgia Vascolare, Istituto Auxologico Italiano P er patologie dei Tronchi Sovra-Aortici (TSA) si intendono tutte quelle patologie steno-ostruttive che interessano i vasi deputati all’irrorazione cerebrale. A livello della carotide interna e della biforcazione carotidea si formano delle placche che determinano il restringimento del vaso (stenosi carotidea). Le placche possono frammentarsi ed embolizzare nei vasi cerebrali (meccanismo embolico) o ostruire acutamente la carotide (meccanismo emodinamico). Entrambi questi meccanismi sono estremamente pericolosi in quanto responsabili della mancanza d’ossigeno (ischemia) ai tessuti cerebrali, fino a determinare l’infarto cerebrale o ictus ischemico, con severe conseguenze sulla vita del paziente che ne è colpito. Si può fare molto in termini di prevenzione, attraverso la conoscenza dei principali fattori di rischio e la correzione di quelli considerati reversibili. Tra i principali fattori di rischio vi sono l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, la cardiopatia ischemica, la dislipidemia (disturbo del metabolismo lipidico), la fibrillazione atriale, il fumo e la sedentarietà. Vi sono poi altri fattori di rischio di nuova individuazione quali alti livelli di omocisteina (iperomocisteinemia), alterati livelli della coagulazione del sangue (per esempio le mutazioni per il fattore V di Leiden e la protrombina) ed alcune anomalie genetiche che sono ritenute responsabili di un’elevata suscettibilità all’ictus, in quanto attivano un processo infiammatorio a livello endoteliale (parete delle arterie) favorendo l’insorgenza e la progressione della lesione carotidea. All’aspetto preventivo di questa patologia responsabile dell’ictus, deve essere affiancata un’accurata e precoce diagnosi delle lesioni carotidee, che spesso sono asintomatiche. L’ecocolordoppler è l’esame di primo livello che permette di individuare la presenza di steno-ostruzioni e fornisce indicazioni sulle possibili tipologie di trattamento. Vi sono poi altri esami di secondo livello, quali l’angio-RMN e l’angio-TAC dei tronchi-sovraortici, che sono impiegate come approfondimento diagnostico. Capire gli strumenti diagnostici MOC, Mineralometria Ossea Computerizzata Ci sono sostanzialmente due modalità di intervento. La prima è l’intervento chirurgico tradizionale della Endoarteriectomia carotidea (CEA): si accede alla carotide per via laterocervicale, in anestesia del plesso cervicale, e si disostruisce la carotide rimuovendo la placca aterosclerotica. Questa tecnica chirurgica ormai consolidata rappresenta ancora oggi il gold standard per il trattamento di una severa malattia aterosclerotica della carotide. Considerando che la carotide è responsabile della vascolarizzazione cerebrale, l’endoarterectomia carotidea è un intervento delicato che deve essere eseguito da un equipe chirurgica altamente specializzata. Nell’ultimo decennio, alla chirurgia carotidea si è affiancata la tecnica endovascolare dell’Angioplastica/Stenting della carotide. È una procedura mininvasiva con accesso dall’arteria femorale, che viene effettuata dilatando la stenosi con un pallone (angioplastica) e posizionando uno stent per il rimodellamento del vaso (stenting). Questa metodica, pur essendo meno invasiva della chirurgia tradizionale, è attualmente gravata da uno morbilità superiore rispetto la chirurgia tradizionale. La tecnica da impiegare è pertanto scelta in base ad alcuni requisiti che costituiscono al contempo criteri d’inclusione e d’esclusione per l’una e l’altra tipologia d’intervento: l’età anagrafica, l’anatomia del collo, l’aspetto anatomo-morfologico della carotide, le caratteristiche della lesione carotidea (morfologia e contenuto della placca) e le patologie associate. Presso la Chirurgia Vascolare dell’Istituto Auxologico Italiano vengono attualmente praticate entrambe le metodiche. Inoltre l’Istituto aderisce ad un progetto di ricerca internazionale (ACST-2 Trial), mirato a confrontare le due metodiche in pazienti con placche carotidee asintomatiche. I pazienti che possono essere sottoposti ad entrambe le metodiche vengono indirizzati al trattamento chirurgico piuttosto che a quello endovascolare, per poter stabilire, dopo un adeguato periodo di studio, se le due tecniche possano essere considerate sovrapponibili. Trattamento multidisciplinare per la Sclerosi Multipla A cura della dott.ssa Maria Luisa Bianchi, Centro Malattie Metaboliche Ossee, Istituto Auxologico Italiano IRCCS. L a mineralometria (o densitometria) ossea è un esame radiologico che misura la massa e la densità dei minerali (sali di calcio) contenuti nello scheletro, permettendo la diagnosi di osteopenia o osteoporosi. La MOC – eseguita di solito con tecnica DXA (“a doppio raggio X”) – fornisce i valori della massa (BMC) e della densità (BMD) minerale ossea, che nell’adulto sono interpretati attraverso un indice detto “T-score”. Se il valore del T-score è di poco inferiore al normale si parla di osteopenia, se è significativamente inferiore (minore di -2.5) si parla di osteoporosi. L’esame MOC-DXA è indolore, rapido, sicuro, e dà una dose estremamente bassa di raggi X (molto minore di quella di una normale radiografia e di poco superiore a quella del fondo ambientale). La MOC può essere eseguita su diversi siti scheletrici. Di solito si esegue a livello delle vertebre lombari o del femore ed è necessario rimanere immobili su un lettino per circa 5 minuti. Se il paziente non può eseguire questo tipo di MOC (ad esempio perché non può restare sdraiato in posizione per il tempo necessario), l’esame può anche essere eseguito sull’avambraccio. In casi particolari si può anche fare la MOC total body (su tutto il corpo), che permette di valutare, oltre alla massa ossea, anche la massa grassa (tessuto adiposo) e la massa magra (muscoli). Quest’ultimo tipo di MOC è spesso preferito in bambini e adolescenti. La MOC non è un esame di screening, ma viene eseguita su richiesta del medico in presenza di fattori di rischio per l’osteoporosi (ad esempio menopausa precoce, familiarità, età avanzata, o malattie come celiachia, ipertiroidismo, iperparatiroidismo). I A cura del prof. Alessandro Mauro, Laboratorio Sperimentale di Ricerche di Neurobiologia Clinica, Unità Operativa di Neurologia e Riabilitazione delle Malattie Neurologiche, Istituto Auxologico Italiano. Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Torino. n un recente convegno tenutosi a Verbania, si è parlato di Sclerosi Multipla. L’estremo polimorfismo che caratterizza le manifestazioni della Sclerosi Multipla e la variabilità del suo decorso clinico impongono un approccio multidisciplinare capace di superare modelli organizzativi più tradizionali che affrontano separatamente gli aspetti diagnostici, terapeutici e riabilitativi. La disponibilità di approcci terapeutici finalmente capaci di modificare significativamente la qualità di vita delle persone affette da Sclerosi Multipla rende sempre più necessario accogliere le suggestioni della ricerca ed integrarle nella costruzione di gruppi collaborativi multiprofessionali che possano offrire risposte adeguate ai bisogni delle persone ammalate, modificando favorevolmente il loro rapporto con la malattia. Il convegno si è proposto di fornire un aggiornamento su molteplici aspetti della Sclerosi Multipla, osservati dalle diverse figure professionali coinvolte nelle cure alle persone affette da questa malattia. L’intento del convegno è stato quello di offrire un’occasione di confronto e di scambio di conoscenze indirizzata a favorire una regia degli interventi adeguata ad accogliere efficacemente le richieste di cura che le persone con Sclerosi Multipla avanzano alla luce delle sempre più pressanti novità scientifiche e tecnologiche. attività di ricerca Obesità e Riabilitazione: L a ricerca per la riabilitazione dell’obeso dal Laboratorio di Ricerca in Biomeccanica e Riabilitazione, condotta presso l’Istituto Scientifico San Giuseppe a Piancavallo, è strettamente connessa all’attività clinica svolta nell’ospedale dall’Unità Operativa di Riabilitazione Osteoarticolare. È una ricerca di tipo traslazionale, in quanto i dati di ricerca ottenuti dal laboratorio vengono utilizzati nella clinica in primis per impostare il programma riabilitativo e, successivamente, anche per verificarne l’efficacia durante lo svolgimento e alla dimissione del paziente. Vediamo quindi nel dettaglio come viene condotta questa attività di ricerca. Vengono studiati i gesti motori nel contesto riabilitativo con una duplice finalità: cercare di individuare i determinanti fisiologici e biomeccanici della disabilità motoria dei pazienti e definire degli indicatori di efficacia del percorso riabilitativo. Le valutazioni sono di tipo funzionale: vengono analizzate le capacità di eseguire movimenti piu’ o meno complessi, che possono riguardare selettivamente un distretto corporeo oppure la globalità dei movimenti corporei. Tipicamente viene studiato il cammino, perché è il gesto sintetico delle capacità funzionali di una persona, come l’equilibrio, la coordinazione ed il controllo neuro-motorio, la forza degli arti inferiori ed anche la capacità aerobica. Strumento principe del Laboratorio di Ricerca in Biomeccanica e Riabilitazione è il Sistema Optoelettronico, un sistema a telecamere in grado di catturare il movimento corporeo. Sul soggetto vengono posizionati dei marker riflettenti in corrispondenza di alcuni riferimenti articolari (schiena, arti inferiori e superiori) e poi viene chiesto al paziente di eseguire determinati movimenti. Il computer registra i movimenti ed elabora questi dati, in base a modelli biomeccanici, per ricavare informazioni di cinetica e cinematica. In pratica, viene ricostruito con estrema precisione il movimento del paziente, i momenti di forza a livello articolare e dei segmenti scheletrici e i carichi cui le ginocchia, le anche e il bacino sono sottoposti, consentendo di mettere a fuoco e quantificare deficit sub-clinici che sfuggono all’ osservazione. Presso il Laboratorio vengono utilizzate anche piattaforme di forza per avere una valutazione della cinetica durante le varie fasi del cammino. Le due piattaforme sensorizzate sono interrate in un camminamento di 8 metri e permettono di misurare i vettori di forza di reazione al terreno, ossia la forza che il soggetto imprime in quel punto durante le varie fasi del passo. Tra gli altri strumenti utilizzati dal Laboratorio per la raccolta dati del paziente obeso che necessita di riabilitazione, vi sono poi l’elettromiografo di superficie che misura le attivazioni muscolari durante il cammino, il dinamometro isocinetico per la misurazione della forza di tutti i distretti, soprattutto degli arti inferiori, e infine l’Equitest, uno strumento molto sofisticato (ce ne sono pochi in Italia) per la misurazio- ne dell’eventuale deficit di equilibrio e delle cause, di orgine periferica, vestibolare o visiva, che l’hanno prodotto. Si tratta di una piattaforma mobile, circondata da una scenografia. Il paziente sale sulla piattaforma e viene sottoposto a sollecitazioni sensoriali propriocettive, visive o vestibolari da parte della pedana o della scenografia in movimento. A seconda del protocollo applicato, vengono mosse la piattaforma (con delle inclinazioni laterali per esempio) e anche la scenografia, per misurare come reagisce il soggetto alle varie perturbazioni in condizioni diverse: con l’aiuto visivo, senza l’aiuto visivo, o con un aiuto visivo dissociato rispetto alla pedana (in questo caso la scenografia viene mossa in modo dissociato dalla pedana). Tutto questo per discriminare e quantificare le diverse componenti dell’equilibrio: quella centrale (vestibolare dell’orecchio), periferica (dalle afferenze sensoriali periferiche) e legato alla vista. Sulla base di questi dati acquisiti in laboratorio (forza, capacità movimento e capacità di equilibrio) viene disegnato un profilo quantitativo di capacità funzionale. Si verifica se c’è un deficit rispetto ai dati della popolazione normale o di riferimento, quantificando percentualmente il deficit, e si definisce il bisogno di recupero di questi soggetti per poter svolgere in autonomia e sicurezza le attività quotidiane. Sulla base di questi dati vengono studiati e attuati dei programmi riabilitativi che utilizzano anche i dati come misura di efficienza del programma stesso. Dopo un periodo di riabilitazione, infatti, vengono acquisiti nuovi dati per valutare in modo obiettivo i miglioramenti ottenuti con la riabilitazione. Esistono diversi protocolli di riabilitazione in base alle comorbidità dei pazienti obesi e la riabilitazione motoria per problematiche di tipo osteoarticolare è integrata all’interno di un programma riabilitativo individuale che comprende anche interventi nutrizionali e psicologici, oltre ovviamente alle terapie per la cura delle complicanze cardiologiche, respiratorie ed endocrinologiche. Il paziente obeso ha spesso problemi osteoarticolari, una ridotta capacità di equilibrio, una ridotta velocità dei movimenti e una forza muscolare ridotta relativamente al peso corporeo. La fisioterapia è mirata a ottimizzare le capacità residue, cercando di mantenere la mobilità articolare, migliorare la performance cardio-circolatoria e respiratoria, riattivare le strutture muscolari divenute ipotoniche e ipotrofiche per la relativa inattività, minimizzare il dolore e correggere le posture scorrette croniche con l’obiettivo ultimo di migliorare la qualità di vita. Tra i filoni di ricerca attualmente in corso vi sono lo studio biomeccanico dei movimenti del rachide e della postura, la definizione e misurazione della disabilità correlata all’obesità, lo studio dei determinanti della disabilità motoria attraverso l’analisi del cammino e del relativo dispendio energetico, la valutazione delle capacità funzionali dagli aspetti molecolari del muscolo alla funzione motoria e l’ergonomia. Rappresentazione 3D dell’analisi del movimento. A cura del Dott. Paolo Capodaglio, Laboratorio di Ricerca in Biomeccanica e Riabilitazione, Unità Operativa di Riabilitazione Osteoarticolare, Istituto Auxologico Italiano. Il Laboratorio Sperimentale di Citogenetica Medica e Genetica Molecolare A cura della Prof.ssa Lidia Larizza, Laboratorio Sperimentale di Citogenetica Medica e Genetica Molecolare, Istituto Auxologico Italiano e Dipartimento di Genetica Medica, Università degli Studi di Milano. S ituato nel Centro di Ricerche e Tecnologie Biomediche a Cusano Milanino, il Laboratorio Sperimentale di Citogenetica Medica e Genetica Molecolare si occupa dello studio di numerose malattie genetiche e su base genetica. Gli studi di Citogenetica convenzionale o classica, condotti attraverso l’impiego di microscopi ottici ad altissima risoluzione, sono finalizzati all’analisi del cariotipo standard, ossia alla definizione del nostro patrimonio cromosomico: i cromosomi, evidenziati con tecniche di colorazione differenziale che ne delineano una successione di bande caratteristiche, vengono contati per verificare che siano nel numero corretto, 23 coppie, e ne viene analizzata la struttura per vedere se vi siano anomalie. I più recenti studi di Citogenetica Molecolare eseguono il cariotipo molecolare, uno screening a maggior risoluzione rispetto al cariotipo standard, che permette di verificare la perdita o l’acquisizione di tratti cromosomici di dimensioni inferiori a quelle rilevabili con le tecniche di citogenetica classica, contenenti quindi pochi od anche un solo gene. Viene utilizzata la piattaforma Agilent, un’apparecchiatura molto sofisticata che permette di confrontare il DNA test (di un paziente) di solito estratto da una sottopopolazione di globuli bianchi del sangue periferico, con il DNA di riferimento, un DNA standard preso come modello perché senza anomalie. Questo confronto permette di vedere quante sono le differenze nel numero dei geni tra il DNA analizzato e quello di riferimento, arrivando a capire se la mancanza (delezione) di un determinato gene o la presenza di un suo dosaggio abnorme (duplicazione) possono essere responsabili del quadro clinico del paziente in studio. Oltre all’analisi del cariotipo standard e molecolare, il Laboratorio di Genetica Molecolare si occupa dello studio dei geni già noti come responsabili di sindromi genetiche rare e dei geni che possono essere potenziali candidati per sindromi orfane, ovvero a gene ignoto costituendo in questo secondo caso un fondamentale completamento alle analisi effettuate dai Laboratori di Citogenetica. Dalla complementazione degli studi di Citogenetica e di Genetica Molecolare, è possibile ottenere informazioni relative alle svariate cause cromosomiche e geniche del ritardo mentale, un segno spesso nel contesto di sindromi plurimalformative, dei difetti genetici che caratterizzano le sindromi da iper-ipo accrescimento, l’infertilità e numerose altre malattie rare. Esempio di questa attività di ricerca sono gli studi sulle Sindromi di Angelman e PraderWilli, di Cornelia de Lange, di Rett, di Silver Russel e Beckwith-Wiedemann, di Turner. In linea con il concetto di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, nel quale la ricerca non è mai disgiunta dalla cura, il Laboratorio opera in sinergia con l’Ambulatorio di Genetica Medica e con le altre unità Operative dell’Istituto, per l’inquadramento clinico dei pazienti, il counseling pre-test, e post-test, esteso ai familiari là dove richiesto, e la gestione dell’evoluzione della malattia, tesa ad evitarne le complicanze e ad instaurare tutte le strategie terapeutiche ad oggi individuate. Il nuovo Ospedale San Luca S ono terminati i lavori di ampliamento dell’Istituto Scientifico Ospedale San Luca in piazzale Brescia e la nuova struttura sarà attiva da settembre 2010. L’ospedale sarà dotato del pronto soccorso cardiologico, di un ampio ambulatorio polispecialistico, di un day hospital polifunzionale e di un punto prelievi per analisi di laboratorio. Tra le degenze vi sarà la Cardiologia, la Neurologia, la Medicina Generale a Indirizzo Endocrinologico, la Stroke Unit, l’Unità Coronarica e la Riabilitazione Cardiologica. Il servizio di Radologia e Diagnostica per immagini sarà dotato delle piu’ moderne strumentazioni, tra le quali una risonanza Magnetica a 3 Tesla: apparecchiatura molto sofisticata che permetterà non solo studi morfologici molto accurati degli organi, ma verrà anche utilizzata per studi di tipo funzionali neuronali, che consentono di valutare anche il funzionamento dell’organo studiato. Ampio spazio sarà dedicato infine all’attività di didattica e di ricerca. Un ampio parcheggio occuperà i piani interrati. La ricerca aiuta a curarti meglio ISTITUTO SCIENTIFICO OSPEDALE SAN GIUSEPPE via Cadorna, 90 - Piancavallo (Oggebbio-VCO) Linea ASL e Privati 0323 514600 ISTITUTO SCIENTIFICO OSPEDALE SAN GIUSEPPE VILLA CARAMORA corso Mameli, 199 - Verbania (VCO) Linea ASL e Privati 0323 514600 ISTITUTO SCIENTIFICO OSPEDALE SAN MICHELE ISTITUTO SCIENTIFICO OSPEDALE SAN LUCA via Ariosto, 13 - Milano Linea ASL 02 619112501 Linea Privati 02 619112500 via Spagnoletto, 3 - Milano Linea ASL 02 619112501 Linea Privati 02 619112500 CENTRO DI RICERCHE E TECNOLOGIE BIOMEDICHE ISTITUTO SCIENTIFICO OSPEDALE SAN LUCA POLO DI NEURORIABILITAZIONE via Zucchi, 18 - Cusano Milanino (MI) Linea ASL 02 619112501 Linea Privati 02 619112500 via Mercalli, 32 - Milano Linea ASL 02 619112501 Linea Privati 02 619112500 CENTRO DI RICERCA E CURA DELL’INVECCHIAMENTO CENTRO DIAGNOSTICO - MEDA via Mosè Bianchi, 90 - Milano Linea ASL 02 619112501 Linea Privati 02 619112500 corso della Resistenza, 23 - Meda (MI) Linea ASL 03627724001 Linea Privati 0362 7724000 Dai un contributo all’attività di ricerca dell’Istituto Auxologico Italiano: BANCA INTESASANPAOLO, Filiale 2103 Corso Vercelli, 25 - Milano IBAN: IT 35 I 03069 09448 000002661142 c/c:26611-42 CAUSALE: DONAZIONE Per donazioni e informazioni Istituto Auxologico Italiano 02-61911.2985 [email protected] CENTRO DIAGNOSTICO PIOLTELLO CASA DI CURA SAN CARLO via Masaccio, 4B - Pioltello (MI) Linea ASL 02 619112501 Linea Privati 02 619112500 via Pier Lombardo, 22 - Milano Linea ASL e Privati 02 550001 Le sedi di Ricerca e Cura lavori in corso Prenotazioni on line: [email protected] Auxologico News - notiziario di informazione sanitaria Istituto Auxologico Italiano. 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