Risposta all' Editoriale Parma Medica 4/2009. L'Editoriale del vice presidente dell' Ordine Medici di Parma Pierantonio Muzzetto, evoca un passato di cui la stragrande maggioranza delle professioni sanitarie non ha nessuna nostalgia. Nel 2010, in piena epoca di globalizzazione e nuove tecnologie, si criticano con termini archiviati da tempo, le legittime istanze di infermieri, tecnici sanitari, fisioterapisti, verso il riconoscimento di nuove competenze e funzioni manageriali. Dall’articolo emerge un quadro che rappresenta in modo distorto i mutamenti delpanorama sanitario. Alcuni medici, se avvertono la necessità di esprimere il disappunto su determinati aspetti professionali, è giusto che promuovano spunti critici, magari come consuetudine scientifica richiede, integrati da dati, casistiche, norme, comparazioni con altri Paesi UE. Appare fuori tempo ridimensionare il ruolo delle professioni sanitarie rispetto a una gerarchia superata di fatto nella prassi e nelle norme. Autonomia, responsabilità, competenza, non sono attribuzioni piovute dall’alto per caso, ma rappresentano il risultato di un faticoso percorso di qualificazione che dura da oltre di 15 anni. Dimensioni professionali che si declinano gradualmente all'interno dei Contratti, dei Piani Sanitari Nazionali, degli Atti Aziendali, dei dettati deontologici, ecc. Il DL 502/92 per la prima volta in Italia, apre la formazione delle professioni sanitarie all’Università, la legge 42/1999 abroga il mansionario prescrivendo come riferimenti giuridici della professione il profilo, il codice deontologico, la formazione base e post base. La recente giurisprudenza (sentenza 9739/2004 Cassazione), tende ad ampliare i confini dell’autonomia degli operatori coinvolti nel processo di cura, stabilendo l’obbligo di garanzia di tutta l’equipe nei confronti del paziente. Si ricorda che le professioni sanitarie da molti anni rivestono funzioni ad alta responsabilità operativa come il coordinamento delle centrali 118, l’assistenza domiciliare, l’emodialisi, le tecniche di rianimazione, ecc. Sono membri del Consiglio Sanitario Nazionale, insegnano e promuovono corsi di formazione, operano nelle organizzazioni umanitarie (Emergency, Medici senza frontiere ), sono sottoposti all’obbligo Ecm, producono una nutrita letteratura scientifica e divulgativa in ambito assistenziale. Lo stesso Ministro Livia Turco (Governo 2006-2008), in occasione di una campagna d' informazione, aveva promosso a pieni voti gli infermieri definendoli “alleati preziosi per un nuovo SSN”. Nessuno mette in discussione le competenze mediche su diagnosi e terapia. Considerando però l'incremento delle patologie croniche e l’evoluzione tecnologia delle apparecchiature bio medicali (es. test di autoanalisi, Defibrillatore semiautomatico esterno, ecc), non è oltraggioso proporre modelli sperimentali nel settore emergenza dove opera personale altamente qualificato in tempi d'azione ridottissimi. Paradossalmente può accadere che un qualsiasi cittadino formatosi sul Blsd possa defibrillare una vittima, un familiare addestrato possa somministrare insulina, mentre un infermiere a fronte di un'emergenza è vincolato da prescrizioni di vario genere. L'evoluzione del diritto alla salute richiama a una riflessione più attenta sui giudizi dimerito, sopratutto quando si paventano rischi di “...affossamento della sanità”. Se vengono presi in considerazione problemi come i DRG impropri (costo 5 miliardi di euro), le liste d’attesa, le 300 mila persone che ogni anno subiscono una danno per mala sanità, appare evidente che un ruolo isolato del medico non riuscirebbe a garantire risposte adeguate. Le potenzialità di sistema vanno individuate anche nello specifico delle professioni sanitarie: prevenzione infezioni e cadute, trattamento lesioni da decubito, educazione sanitaria, ecc. Questi operatori, nonostante le carenze di personale (in Italia mancano 40 mila infermieri) e una retribuzione inadeguata (tra gli ultimi nella UE) si misurano quotidianamente in un contesto difficile sia sotto il profilo umano che organizzativo. In quanto a “…. dissapori verso quel medico da cui non vuole più dipendere” , non è escluso che si possano manifestare fughe in avanti, oppure forme di protagonismo da parte di alcuni operatori che interferiscono negativamente sulla gestione clinica del paziente. Su questo ambito, prima di mettere in discussione la bontà di progetti ispirati al miglior trattamento possibile, sarebbe opportuno intervenire attraverso strumenti di natura relazionale e protocolli integrati tra formazione universitaria e servizio nelle Aziende sanitarie. Riprendere la questione degli Albi Infermieri all’interno degli Ordini medici, evidenzia la lontananza dall’invito dell’UE presentata nel “Rapporto 2004 sulla concorrenza nel settore delle libere professioni”. Senza scomodare latinismi per il fondo pagina, priorità e funzioni di tutti gli operatori della sanità vanno indirizzate verso la valorizzazione dell’equipe (superando i limiti della contrattazione separata), la formulazione di protocolli di garanzia nella gestione del farmaco e la formazione avanzata. Pasquale la Torre RSU AOU Parma