SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole PATOLOGIA IN PILLOLE Nr. 67 D. Soldini Storia clinica Un uomo di 42 anni si presenta con multiple linfoadenopatie 2 mesi dopo trapianto di midollo allogenico per leucemia linfoblastica acuta a cellule B. Si procede ad exeresi di un linfonodo per accertamenti diagnostici. All’esame istologico, il linfonodo mostra architettura totalmente sovvertita, con perdita della regione midollare e corticale e focali aree di necrosi (Figura 1a). A forte ingrandimento si nota un quadro polimorfo con numerosi elementi blastici di taglia media, una pronunciata differenziazione plasmocitica ed alcuni ele- menti di taglia grande simili a cellule Reed-Sternberg (Figura 1b). All’esame immunoistochimico si nota predominanza degli elementi blastici della linea B (espressione di CD20; Figura 1c), frammisti pure a minor numero di elementi di taglia media della linea T (CD3) riferibili ad immunoblasti. Segni d’infezione da EpsteinBarr Virus (EBV) con espressione focale di LMP1 (Figura 1d). Monoclonalità per le catene leggere delle immunoglobuline kappa e frazione di proliferazione (ki67) > dell’80%. Fig. 1a Fig. 1b Fig. 1c Fig. 1d Indica la diagnosi corretta: a Recidiva linfonodale di leucemia linfoblastica acuta b Mononucleosi c Malattia linfoproliferativa post-trapiano d Malattia Graft versus Host e Linfoma di Hodgkin 77 GENNAIO 2012 TRIBUNA MEDICA TICINESE 27 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole Diagnosi Malattia linfoproliferativa post-trapianto Commento Le malattie linfoproliferative post-trapianto (PTLD, post-transplant lymphoproliferative disorders) sono delle proliferazioni linfoidi o plasmocitiche che si sviluppano in seguito ad immunosoppressione in pazienti sottoposti a trapianto allogenico di un organo solido, midollare o di cellule staminali. Il gruppo delle PTLD comprende uno spettro di lesioni che varia dalle proliferazioni policlonali legate in genere alla riattivazione del virus Epstein-Barr (EBV) fino alle proliferazioni clonali (associate o meno a EBV) indistinguibili da alcuni tipi di linfoma della linea B, raramente della linea T, che appaiono altrimenti in pazienti immunocompetenti. Epidemiologia. Essendo la maggior parte delle PTLD legate ad un’infezione da EBV, il fattore di rischio più importante è una sierologia negativa per questo virus al momento del trapianto. Raramente le PTLD sono negative per EBV e in questo caso le cause non sono ben conosciute, anche se si suppone un ruolo da parte del virus HHV8. È interessante notare come negli adulti il rischio di sviluppare una PTLD dipenda dal regime immunosoppressivo. Per questo motivo i pazienti sottoposti a trapianto renale mostrano la frequenza più bassa, mentre i trapiantati di cuore, polmoni e intestino sono i più colpiti. Per quanto riguarda i bambini l’incidenza è molto maggiore ed associata in genere ad un’infezione primaria di EBV posttrapianto. Pazienti dopo trapianto di midollo o cellule staminali mostrano un rischio molto basso di PTLD (attorno all’1%) e questo è minore in caso di compatibilità per HLA. La maggior parte delle PTLD nei tra- 28 TRIBUNA MEDICA TICINESE pianti di organi solidi è di origine del ricevente, mentre il contrario va detto per i trapianti di midollo allogenico. Clinica. Le PTLD mostrano un quadro molto variabile ed inizialmente i pazienti possono presentare sintomi non specifici quali stanchezza, sonnolenza, perdita di peso e febbre. Frequenti sono pure le linfoadenopatie. Inoltre il quadro clinico dipende dagli organi coinvolti, quali per esempio polmoni, tratto gastrointestinale e fegato. Il sistema nervoso centrale è coinvolto solo di rado. Nel caso di trapianti allogenici di organi solidi è spesso problematico discernere i sintomi di una PTLD da un rigetto acuto o un’infezione. I casi negativi per EBV compaiono in genere più tardi rispetto alle PTLD EBV positive, le quali si presentano in genere nei primi 6 mesi dopo il trapianto, in particolare nel caso di trapianto di midollo allogenico. Istologia. Le PTLD vengono suddivise in tre categorie, le quali sono da considerare come fasi di uno spettro continuo. Le fasi iniziali (o con aspetti da mononucleosi infettiva) appaiono in genere in pazienti giovani che vengono infettati dal virus EBV dopo il trapianto. Queste lesioni interessano linfonodi e tonsille e mostrano all’esame istologico le caratteristiche di una mononucleosi infettiva con la presenza di numerosi elementi blastici della linea B e T nonché numerose plasmacellule. Agli esami di biologia molecolare vengono riscontrate delle popolazioni policlonali. Nelle fasi polimorfe delle PTLD, il tessuto linfatico coinvolto mostra un’architettura completamente sovvertita da una popolazione della linea B. Questa mostra elementi blastici che “maturano” in elementi di taglia media-piccola ed infine in plasmacellule, rendendo quindi un quadro poli- 77 GENNAIO 2012 morfo che può pure mostrare elementi simili alle cellule di ReedSternberg e aree di necrosi. Agli esami di biologia molecolare possono apparire quadri di clonalità. Infine, la fase monomorfa delle PTLD viene diagnostica quando il quadro istologico è monomorfo e adempie a tutti i criteri di una linfoma B o T/NK riscontrati in pazienti immunocompetenti, con clonalità agli esami di biologia molecolare. I linfomi più frequenti comprendono i linfomi diffusi a grandi cellule B, i linfomi di Burkitt, i mielomi, mentre per la linea T vanno citati i linfomi T periferici non altrimenti specificabili ed il linfoma T epatosplenico. In rari casi, la fase monomorfa si presenta sottoforma di linfoma di Hodgkin classico. Per identificare la presenza del virus EBV a livello istologico, vengono utilizzate due metodiche: immunoistochimica e tecniche di ibridazione in situ. Per l’immunoistochimica vengono impiegati anticorpi specifici contro proteine codificate nel genoma virale e sintetizzate in caso di una riattivazione del virus in seguito ad uno stato di immunosuppressione. L’anticorpo maggiormente utilizzato riconosce la proteina transmembrana LMP1 (latent membrane protein-1), necessaria per la trasformazione tumorale dei linfociti. Per le tecniche di ibridazione, vengono usate sonde di RNA capaci di legare in modo specifico e sensibile a RNA nucleare virali (EBER-1 e EBER-2). Queste sonde posso essere rese visibili in situ sul taglio istologico, permettendo quindi anche una correlazione morfologica (Figura 2). Prognosi. Il decorso delle PTLD dipende dalla fase in cui si presenta il paziente. Le lesioni iniziali spesso regrediscono in seguito a diminuzione dell’immunosoppressione e, se non sopraggiunge un rigetto, la prognosi è eccellente. Le fasi polimorfe e monomorfe possono pure regredire SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole Fig. 2: Ibridazione in situ con sonde specifiche per RNA virale nucleare (EBER) con riduzione della terapia antirigetto, ma in modo meno frequente. In casi refrattari, vanno introdotte terapie aggiuntive quali anticorpi monoclonali (per es. Rituximab) e chemioterapia. Casi negativi per EBV mostrano un decorso più aggressivo, come anche un’età avanzata ed una comparsa tardiva delle PTLD. Inoltre, i trapiantati di midollo osseo hanno in genere una prognosi peggiore rispetto ai pazienti sottoposti a trapianto di organi solidi. D. Soldini Istituto Cantonale di patologia, Locarno Bibliografia Swerdlow, S.H., Campo, E., Harris, N.L., Jaffe, E.S., Pileri, S.A., Stein, H., Thiele, J., Vardiman, J.W.: WHO Classification of Tumours of Haematopoietic and Lymphoid Tissues, Fourth Edition, IARC: Lyon 2008. Cohen, J.I., Kimura, ., Nakamura, S., Ko, Y.-H., Jaffe, E.S., Epstein-Barr virus-associated lymphoproliferative disease in immunocompromised hosts: a status report and summary of international meeting, 8-9 September 2008, Annals of Oncology 20:1472-1482, 2009. 77 GENNAIO 2012 TRIBUNA MEDICA TICINESE 29