E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 24 Giovedì 28 gennaio 2016 [email protected] Cultura L’OMAGGIO Ieri in Prefettura tanta commozione al conferimento delle medaglie d’onore AVELLINO - Alessandro Caggiano, Felice Antonio Capobianco, Giovanni Cardinale, Marco Lo Chiatto, Carmine Lucadamo e Vito Antonio Nigro. Sono questi i sei irpini che ieri, presso la Prefettura di Avellino, hanno ricevuto la Medaglia d'onore conferita dal Presidente della Repubblica. L'evento si è tenuto presso la sala degli specchi della Prefettura, alla presenza di autorità civili e militari e di una corposa delegazione degli studenti del Convitto "Pietro Colletta". Il tutto si è svolto nella ricorrenza della giornata della memoria in ricordo della Shoah. L'onorificenza è stata assegnata a cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra. L'unico rimasto in vita è Felice Antonio Capobianco, mentre per gli altri militari scomparsi erano presenti i parenti, che hanno anche ritirato le medaglie. A consegnarle è stato il Prefetto Carlo Sessa, che nel suo discorso ha sottolineato l'importanza di tramandare il ricordo alle giovani generazioni: «Questa giornata ha la funzione di creare nella nostra società anticorpi sociali, umani e politici, affinchè quello che è successo non debba accadere mai più. Occorre che la tragica esperienza della Shoah sia un'occasione per rinsaldare i valori delle nuove generazioni. E' ai giovani che dobbiamo rivolgerci principalmente. E' a loro che dobbiamo raccontare cià che è accaduto, aiutandoli a tenere vivo il sentimento di verità che deve albergare in ogni uomo. Siamo qui per vivere questa giornata di profonda riflessione condividendola con tutti coloro che credono nei valori e nel rispetto della civiltà umana, dell'accoglienza, della multiculturalità e della democrazia. La memoria - ha aggiunto Sessa - è il filo conduttore che lega le generazioni, tracciando un percorso nella coscienza collettiva. La presenza delle classi del Convitto Nazionale "Colletta" serve a rimarcare il significato di questa giornata, affinchè le nuove generazioni non perdano il ricordo. Invito tutti affinchè la memoria sia un patrimonio condiviso ed un punto su cui costruire il nostro presente. Oggi ripartiamo dalla certezza che camminando insieme, in uno spirito di autentica accoglienza e condivisione, orienteremo sempre di più la nostra vita nel rispetto dei diritti e della democrazia». Particolare attenzione, il prefetto l'ha dedicata al modo in cui va celebrato il giorno della memoria, ricorrenza che dura ormai da 16 anni. «Bisogna cercare di farlo ogni volta in modo nuovo - ha detto Sessa - affinchè non diventi semplice ricreazione e scada nella banalità della funzione, perdendo di significato». Al fine di coinvolgere maggiormente i giovani, gli studenti del Convitto sono stati incaricati di leggere alcune note sulla storia del dolore vissuta dagli insigniti delle onorificenze. Ha fatto seguito l'intervento della dirigente dell'ufficio scolastico provinciale, Rosa Grano: «Dovremmo ricordare questi eventi tutti i giorni. E' necessario che non si giunga all'omologazione seriale della cultura. Ora - ha aggiunto - stiamo cominciando a vivere questo inizio di intolleranza verso chi è diverso. La nostra funzione, quella della scuola, è quella di evitare la creazione di stereotipi e di formare persone libere». Prima del conferimento delle onorificenze è stato proiettato un filmato che ha consentito ai presenti l'ascolto di Goti Bauer, classe 1924, che ha raccontato la sua storia di deportata ventenne ad Auschwitz, e liberata il 9 maggio del 1945. Subito dopo Il racconto di Felice: mai più un’altra guerra «Memoria, legame tra generazioni» Il monito del prefetto Sessa in occasione della consegna delle onorificenze a sei deportati irpini c'è stata la proiezione di un filmato in ricordo del campione del ciclismo Gino Bartali, che per mesi ha trasportato documenti falsificati all'interno della sua bicicletta per dare nuove identità ad ebrei altrimenti destinati ai lager. Non è mancata la preziosa testimonianza di del sopravvissuto Felice Antonio Capobianco, che a distanza di 71 anni, trova ancora difficile esprimersi: «Ho tanti ricordi, ma mi emoziono subito. Non è facile rispondere. Posso solo dire che è stata una vita di sacrifici, due anni di sacrifici pesantissimi. Per quello che ho sofferto, all'eta di 20 anni, mi auguro che non ci sia mai un'altra guerra. Per ciò che ho patito io, e tanti miei amici, posso dirlo: mai più guerra». Ma anche la voce di Nicola Cardinale, figlio di Giovanni, che ha det- to: «E' un'emozione grandissima. E' una medaglia che sicuramente non può riportare indietro mio padre maripaga di tutte le sue sofferenze. Quello che mi raccontava, quando ero piccolo, mi ha fatto capire quanto soffrivano, lavorando nelle campagne. Il lavoro era tanto ed il cibo poco, ed i tedeschi sempre a controllare». All’istituto comprensivo di Monteforte a lezione di memoria Le radici dell’antisemitismo Una mattinata particolare con alcune classi quinte dell’Istituto Comprensivo di Monteforte Irpino. Nell’Auditorium della scuola, introdotta dalla dirigente scolastica dott.ssa Medugno, la prof.ssa Antonietta Urciuoli ha letto passi scelti di un suo racconto, “L’Armadio”, sul quale gli alunni del plesso Don Milani, guidati dalle loro docenti, stanno lavorando da tempo. Una fiaba a lieto fine, ma dal contenuto amaro perché legata al rastrellamento ed alla deportazione degli ebrei in una non precisata città italiana. La piccola protagonista del racconto riesce a sottrarsi alla violenza nazista. Sottaciute nel racconto le responsabilità dell’Italia fascista, sulle quali si è soffermata, sia pure in maniera veloce, la professoressa Gaetana Aufiero. La Un momento del confronto lettura del racconto infatti è stata intervallata da numerosi excursus storici, che, partendo dalla tematica narrativa, hanno illustrato ai piccoli alunni il contesto storico, mostrando loro come anche in Irpinia sia stato presente l’antisemitismo. I registri delle elementari degli anni Quaranta, il censimento avvenuto nel 1938, le delazioni, le persecuzioni, i campi di concentramento, la storia del piccolo Lorenzo Fusco di Monteforte, eroico balilla proposto dal regime e dalla scuola come modello da imitare in battaglia contro i popoli inferiori: tanti i temi trattati, sui quali si tornerà con incontri successivi, programmando anche visite didattiche all’Archivio Storico di Avellino per visionare documenti del periodo. Numerosissime le domande e gli interventi degli alunni. Struggente e commovente il ricordo di Elisa Springer, instancabile testimone della Shoah, più volte ospite in Irpinia. Springer aveva raccontato gli orrori del nazifascismo nei confronti degli ebrei nell’autobiografia “Il silenzio dei vivi”, edita da Marsilio editore. © RIPRODUZIONE RISERVATA D’AMELIO “Mettere fine all’odio” A ribadire la necessità di ricordare l’orrore della Shoah la presidente del Consiglio regionale Rosetta D'Amelio "Il 27 Gennaio del 1945 venivano aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e tutto il mondo scopriva gli orrori dell'Olocausto.Anche quest'anno, nella Giornata della Memoria,riapriamo quei cancelli non solo per ricordare, ma per il dovere di raccontare, di riflettere, conoscere ed educare.Perché "se comprendere è impossibile, conoscere è necessario", spesso la storia si ripete in negativo, ancora oggi assistiamo a tentativi di far precipitare il mondo in uno scontro di civiltà in cui a prevalere sono l'odio, il razzismo e il disprezzo per il diverso, e la memoria ci aiuta a evitare che si ripeta ciò che è stato".