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Giovedì 28 gennaio 2016
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Cultura
L’OMAGGIO
Ieri in Prefettura
tanta commozione
al conferimento
delle medaglie
d’onore
AVELLINO - Alessandro Caggiano, Felice
Antonio Capobianco, Giovanni Cardinale,
Marco Lo Chiatto, Carmine Lucadamo e
Vito Antonio Nigro. Sono questi i sei irpini
che ieri, presso la Prefettura di Avellino,
hanno ricevuto la Medaglia d'onore conferita dal Presidente della Repubblica. L'evento si è tenuto presso la sala degli specchi della Prefettura, alla presenza di autorità civili e militari e di una corposa delegazione degli studenti del Convitto "Pietro
Colletta". Il tutto si è svolto nella ricorrenza della giornata della memoria in ricordo
della Shoah. L'onorificenza è stata assegnata a cittadini italiani, militari e civili,
deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l'economia di
guerra. L'unico rimasto in vita è Felice Antonio Capobianco, mentre per gli altri militari scomparsi erano presenti i parenti,
che hanno anche ritirato le medaglie. A
consegnarle è stato il Prefetto Carlo Sessa,
che nel suo discorso ha sottolineato l'importanza di tramandare il ricordo alle giovani generazioni: «Questa giornata ha la
funzione di creare nella nostra società anticorpi sociali, umani e politici, affinchè
quello che è successo non debba accadere
mai più. Occorre che la tragica esperienza
della Shoah sia un'occasione per rinsaldare i valori delle nuove generazioni. E' ai
giovani che dobbiamo rivolgerci principalmente. E' a loro che dobbiamo raccontare
cià che è accaduto, aiutandoli a tenere vivo
il sentimento di verità che deve albergare
in ogni uomo. Siamo qui per vivere questa
giornata di profonda riflessione condividendola con tutti coloro che credono nei
valori e nel rispetto della civiltà umana,
dell'accoglienza, della multiculturalità e della democrazia. La memoria - ha aggiunto Sessa - è il filo conduttore che lega le generazioni, tracciando un percorso nella coscienza collettiva.
La presenza delle classi del
Convitto Nazionale "Colletta" serve a rimarcare il significato di questa giornata, affinchè le nuove generazioni non perdano il ricordo. Invito tutti affinchè la memoria sia
un patrimonio condiviso ed un punto su
cui costruire il nostro presente. Oggi ripartiamo dalla certezza che camminando
insieme, in uno spirito di autentica accoglienza e condivisione, orienteremo sempre di più la nostra vita nel rispetto dei diritti e della democrazia».
Particolare attenzione, il prefetto l'ha dedicata al modo in cui va celebrato il giorno
della memoria, ricorrenza che dura ormai
da 16 anni. «Bisogna cercare di farlo ogni
volta in modo nuovo - ha detto Sessa - affinchè non diventi semplice ricreazione e scada nella banalità della funzione, perdendo
di significato».
Al fine di coinvolgere maggiormente i
giovani, gli studenti del Convitto sono stati incaricati di leggere alcune note sulla
storia del dolore vissuta dagli insigniti
delle onorificenze.
Ha fatto seguito l'intervento della dirigente dell'ufficio scolastico provinciale,
Rosa Grano: «Dovremmo ricordare questi
eventi tutti i giorni. E' necessario che non
si giunga all'omologazione seriale della
cultura. Ora - ha aggiunto - stiamo cominciando a vivere questo inizio di intolleranza verso chi è diverso. La nostra funzione,
quella della scuola, è quella di evitare la
creazione di stereotipi e di formare persone libere».
Prima del conferimento delle onorificenze è stato proiettato un filmato che ha consentito ai presenti l'ascolto di Goti Bauer,
classe 1924, che ha raccontato la sua storia di deportata ventenne ad Auschwitz, e
liberata il 9 maggio del 1945. Subito dopo
Il racconto
di Felice:
mai più
un’altra
guerra
«Memoria, legame
tra generazioni»
Il monito del prefetto Sessa in occasione della consegna
delle onorificenze a sei deportati irpini
c'è stata la proiezione di un filmato in ricordo del campione del ciclismo Gino Bartali, che per mesi ha trasportato documenti falsificati all'interno della sua bicicletta
per dare nuove identità ad ebrei altrimenti
destinati ai lager. Non è mancata la preziosa testimonianza di del sopravvissuto Felice Antonio Capobianco, che a distanza di
71 anni, trova ancora difficile esprimersi:
«Ho tanti ricordi, ma mi emoziono subito.
Non è facile rispondere. Posso solo dire che
è stata una vita di sacrifici, due anni di sacrifici pesantissimi. Per quello che ho sofferto, all'eta di 20 anni, mi auguro che non
ci sia mai un'altra guerra. Per ciò che ho
patito io, e tanti miei amici, posso dirlo:
mai più guerra». Ma anche la voce di Nicola Cardinale, figlio di Giovanni, che ha det-
to: «E' un'emozione grandissima. E' una
medaglia che sicuramente non può riportare indietro mio padre maripaga di tutte
le sue sofferenze. Quello che mi raccontava, quando ero piccolo, mi ha fatto capire
quanto soffrivano, lavorando nelle campagne. Il lavoro era tanto ed il cibo poco, ed i
tedeschi sempre a controllare».
All’istituto comprensivo di Monteforte a lezione di memoria
Le radici dell’antisemitismo
Una mattinata particolare con
alcune classi quinte dell’Istituto Comprensivo di Monteforte Irpino. Nell’Auditorium
della scuola, introdotta dalla
dirigente scolastica dott.ssa
Medugno, la prof.ssa Antonietta Urciuoli ha letto passi
scelti di un suo racconto,
“L’Armadio”, sul quale gli
alunni del plesso Don Milani,
guidati dalle loro docenti,
stanno lavorando da tempo.
Una fiaba a lieto fine, ma dal
contenuto amaro perché legata al rastrellamento ed alla deportazione degli ebrei in una
non precisata città italiana.
La piccola protagonista del
racconto riesce a sottrarsi alla
violenza nazista. Sottaciute
nel racconto le responsabilità
dell’Italia fascista, sulle quali
si è soffermata, sia pure in
maniera veloce, la professoressa Gaetana Aufiero. La
Un momento del confronto
lettura del racconto infatti è
stata intervallata da numerosi excursus storici, che, partendo dalla tematica narrativa, hanno illustrato ai piccoli
alunni il contesto storico, mostrando loro come anche in Irpinia sia stato presente l’antisemitismo.
I registri delle elementari
degli anni Quaranta, il censimento avvenuto nel 1938, le
delazioni, le persecuzioni, i
campi di concentramento, la
storia del piccolo Lorenzo Fusco di Monteforte, eroico balilla proposto dal regime e dalla
scuola come modello da imitare in battaglia contro i popoli
inferiori: tanti i temi trattati,
sui quali si tornerà con incontri successivi, programmando anche visite didattiche all’Archivio Storico di Avellino
per visionare documenti del
periodo. Numerosissime le
domande e gli interventi degli
alunni.
Struggente e commovente il
ricordo di Elisa Springer, instancabile testimone della
Shoah, più volte ospite in Irpinia. Springer aveva raccontato gli orrori del nazifascismo
nei confronti degli ebrei nell’autobiografia “Il silenzio dei
vivi”, edita da Marsilio editore.
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D’AMELIO
“Mettere fine
all’odio”
A ribadire la necessità di ricordare l’orrore della Shoah
la presidente del Consiglio
regionale Rosetta D'Amelio
"Il 27 Gennaio del 1945 venivano aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e tutto il mondo scopriva gli orrori dell'Olocausto.Anche quest'anno, nella
Giornata della Memoria,riapriamo quei cancelli non solo
per ricordare, ma per il dovere di raccontare, di riflettere,
conoscere ed educare.Perché "se comprendere è impossibile, conoscere è necessario", spesso la storia si
ripete in negativo, ancora oggi assistiamo a tentativi di far
precipitare il mondo in uno
scontro di civiltà in cui a prevalere sono l'odio, il razzismo
e il disprezzo per il diverso, e
la memoria ci aiuta a evitare
che si ripeta ciò che è stato".