Downloaded from http://brain.oxfordjournals.org/ at Universita' degli Studi Roma La Sapienza on October 11, 2013 Brain Advance Access published September 24, 2013 doi:10.1093/brain/awt252 BRAIN A JOURNAL OF NEUROLOGY LETTER TO THE EDITOR e d n a r g a u s a l l e d o i z i d n i o r t l a n u : n i e t s n i E t r e b l A i d o l l e v r e c l e d o s o l l a c o p r o c l I ? a z n e g i l l e t n i 1 g n a Z i l i L 1 , n i Y i h z a D 1 , i L i q n a i J 1 , n e h C o b i e W 4 , n u S o a T 3 , 1 2 , k l a F n a e D , n e M i e w i e W 1 n a F a i x g n i M d n a ________________________________________________________________________________________________ 1 Department of Physics, East China Normal University, Shanghai key Laboratory of Magnetic Resonance, Shanghai, China 2 Department of Anthropology, Florida State University, Tallahassee, FL 32306-7772, USA 3 School for Advanced Research, Santa Fe, NM 87505, USA 4 Department of Paediatrics, Washington University School of Medicine in St Louis, St Louis, MO 63110, USA Correspondence to: Mingxia Fan, Department of Physics, East China Normal University, Shanghai key Laboratory of Magnetic Resonance, Shanghai, China E-mail: [email protected] Albert Einstein è stato indiscutibilmente il più grande fisico del XX secolo e la sua intelligenza straordinaria suscita da tempo grande interesse sia tra gli scienziati, sia tra il vasto pubblico. Malgrado diversi studi incentrati soprattutto sulle caratteristiche istologiche e morfologiche del cervello di Einstein post mortem, i substrati del suo genio rimangono un mistero (Diamond et al., 1985; Anderson and Harvey, 1996; Kigar et al., 1997; Hines, 1998; Witelson et al., 1999a, b; Colombo et al., 2006; Falk, 2009). Recentemente Falk et al. (2013), analizzando 14 fotografie rinvenute da poco, hanno scoperto che il suo cervello aveva una corteccia prefrontale straordinaria e che le porzioni inferiori della corteccia primaria somatosensoriale e motoria avevano un’eccezionale estensione nell’emisfero sinistro. Tra queste 14 immagini vi erano alcune fotografie della superficie mediale sinistra e destra del cervello di Einstein, in cui il corpo calloso appariva con grande risoluzione e accuratezza. Il corpo Egregio direttore, Albert Einstein è stato indiscutibilmente il più grande fisico del XX secolo e la sua intelligenza straordinaria ha interessato a lungo scienziati e persone comuni. Nonostante i molti studi incentrati principalmente sulle caratteristiche istologiche e morfologiche del cervello di Einstein post mortem, i substrati del suo genio restano ancora un mistero (Diamond et al., 1985; Anderson and Harvey, 1996; Kigar et al., 1997; Hines, 1998; Witelson et al., 1999a, b; Colombo et al., 2006; Falk, 2009). Recentemente, Falk et al. (2013), hanno analizzato 14 fotografie da poco scoperte e hanno rilevato che il cervello di Einstein aveva una corteccia prefrontale straordinaria e che le porzioni inferiori della corteccia somatosensoriale e motoria primaria erano molto estese nell'emisfero sinistro. Tra queste 14 immagini vi erano fotografie delle superfici mediali sinistra e destra del cervello di Einstein, su cui si vedeva il corpo calloso con elevata risoluzione e accuratezza. Il corpo calloso è il fascio 1 calloso è il più grande fascio di fibre nervose che connette le regioni corticali degli emisferi cerebrali nel cervello umano e gioca un ruolo fondamentale nell’integrazione dell’informazione, trasmessa da un emisfero all’altro attraverso migliaia di assoni (Aboitiz et al., 1992). Le due fotografie delle superfici mediali degli emisferi cerebrali di Einstein sono alla base del presente studio. di fibre nervose più grande che connette le regioni corticali degli emisferi cerebrali nei cervelli umani e svolge un ruolo essenziale nell'integrazione delle informazioni trasmesse da un emisfero all'altro tramite migliaia di assoni (Aboitiz et al., 1992). Le due fotografie delle superfici mediali degli emisferi cerebrali di Einstein costituiscono la base del presente studio. 2 Figura 1 Fotografie delle sezioni sagittali mediane destra e sinistra del cervello di Einstein, con le etichette originali (Falk et al., 2013), qui riprodotte con il permesso del National Museum of Health and Medicine, Silver Spring, MD. I cerchi rossi indicano due rotture su ogni emisfero del corpo calloso di Einstein, di forma differente tra di loro, che possono essere state provocate al momento della separazione dei due emisferi, nel 1955. Per esaminare se esistono differenze regionali del corpo calloso tra il cervello di Einstein e quello delle persone comuni e per ridurre al minimo le potenziali differenze della morfologia del corpo calloso causate da morte, atrofia cerebrale, età e sesso, sono stati usati insiemi di dati MRI in vivo di due gruppi differenti di età. Le fotografie ad alta risoluzione degli emisferi sinistro e destro di Einstein sono state fornite da Dean Falk con il permesso del National Museum of Health and Medicine (Fig.1). Poiché Einstein era destrimano ed è morto all’età di settantasei anni, il nostro primo gruppo di controllo era composto di 15 maschi anziani, destrimani, sani, di età compresa tra i 70 e gli 80 anni (media: 74,20 ± 2,60 anni). Tutti i partecipanti erano laureati o in possesso di un titolo di studio superiore alla laurea e non dementi (Clinical Dementia Rating = 0, il Mini-Mental State Examination andava da 28 a 30, media ± SD: 29,53 ± 0,64) (Marcus et al., 2007, 2010). Le informazioni riguardanti il background razziale/etnico dei soggetti non sono disponibili. I dati MRI T1-weighted di questi 15 maschi più anziani sono stati ottenuti dall’Open Access Series of Imaging Studies (OASIS, http://www.oasis-brains.org/). Tutte le immagini sono state acquisite con uno scanner 1.5 T Vision (Siemens) e una sequenza T1-weighted MPRAGE, con i seguenti parametri: tempo di ripetizione/tempo di eco/tempo d’inversione = 18ms/10 ms/20ms, 128 sezioni sagittali contigue di spessore 1,25 mm e dimensione voxel = 1 x 1 x 1,25 mm3. Il secondo gruppo di controllo era composto di 52 maschi caucasici più giovani, sani e destrimani, di età compresa tra i 24 e i 30 anni (media 26,60 ± 2,19 anni). Le ragioni della selezione sono descritte nel materiale supplementare. I dati MRI T1-weighted ad alta risoluzione di questi 52 maschi caucasici sono stati ottenuti dal database dell’International Consortium for Brain Mapping (ICBM) (www.loni.ucla.edu/ICBM). Trentacinque insiemi di dati MRI sono stati acquisiti con uno scanner Philips 1.5 T ACSIII (Philips Intera, Philips Medical System) e una sequenza 3D T1-weighted (T1-FFE) con i seguenti parametri: tempo di ripetizione/tempo di eco = 18 ms/10 ms, ~160–190 sezioni sagittali contigue di spessore 1mm e dimensione voxel = 1 x 1 x 1 mm3. I rimanenti 17 insiemi di dati MRI sono stati acquisiti con uno scanner GE 1.5 T Signa (General Electric) e una sequenza 3D T1-weighted con i seguenti parametri: tempo di ripetizione/tempo di eco = 24 ms/4 ms, 124 sezioni sagittali contigue di spessore 1,2 mm, e dimensione voxel = 0,9766 x 0,9766 x 1,2 mm3. Per esaminare la presenza di differenze regionali nel corpo calloso tra il cervello di Einstein e quello di persone comuni, e per ridurre al minimo le differenze potenziali della morfologia del corpo calloso dovute alla causa del decesso, ad atrofia del cervello, età e sesso, sono stati usati set di dati MRI in vivo di due gruppi di età diversa. Le fotografie ad alta risoluzione degli emisferi sinistro e destro di Einstein sono state fornite da Dean Falk con il permesso del National Museum of Health and Medicine (Fig. 1). Poiché Einstein era destrimano ed è morto all'età di 76 anni, il primo gruppo di controllo era composto da 15 soggetti maschi sani destrimani anziani, di età compresa tra i 70 e gli 80 anni (media: 74,20 ± 2,60 anni). Tutti i partecipanti erano in possesso di laurea o titolo superiore e non affetti da demenza (Clinical Demential Rating = 0, Mini-Mental State Examination, compreso tra 28 e 30, media ± DS: 29,53 ± 0,64 (Marcus et al., 2007, 2010). Le informazioni relative all'appartenenza razziale/etnica dei soggetti non sono disponibili. I dati MRI T1-pesati dei 15 soggetti maschi più anziani sono stati ottenuti dall'Open Access Series of Imaging Studies (OASIS, http://www.oasis-brains.org/). Tutte le immagini sono state acquisite con uno scanner 1.5 T Vision (Siemens) e una sequenza MPRAGE T1-pesata, con i seguenti parametri: tempo di ripetizione/tempo di eco/tempo di inversione = 18ms/10 ms/20ms, 128 fette contigue sul piano sagittale da 1,25 mm e dimensioni voxel = 1 x 1 x 1,25 mm3. Il secondo gruppo di controllo era composto da 52 maschi sani più giovani caucasici e destrimani, con età compresa tra 24 e 30 anni (media: 26,60 ± 2,19 anni). I motivi alla base della selezione sono descritti nel materiale supplementare. I dati MRI T1-pesati ad alta risoluzione dei 52 maschi caucasici sono stati ricavati dal database ICBM (International Consortium for Brain Mapping) (www.loni.ucla.edu/ICBM). Trentacinque dei set di dati MRI sono stati acquisiti con uno scanner Philips 1.5 T ACSIII (Philips Intera, Philips Medical System) e una sequenza 3D T1-pesata (T1-FFE) con i seguenti parametri: tempo di ripetizione/tempo di eco = 18 ms/10 ms, ~160–190 fette contigue sul piano sagittale da 1 mm e dimensioni voxel = 1 x 1 x 1 mm3. I 17 set di dati MRI rimanenti sono stati acquisiti con uno scanner GE 1.5 T Signa (General Electric) e una sequenza 3D T1-pesata con i seguenti parametri: tempo di ripetizione/tempo di eco = 24 ms/4 ms, 124 fette contigue sul piano sagittale da 1,2 mm e dimensioni voxel = 0,9766 x 0,9766 x 1,2 mm3. 3 Figura 2 Misure della morfologia del corpo calloso (CC) e del cervello di Einstein e dei due gruppi di controllo diversi per età. Le barre rosse, blu e verdi rappresentano, rispettivamente, le misure di Einstein, del gruppo di controllo anziano e del gruppo di controllo giovane. Le misure devono essere moltiplicate come riportato nelle loro etichette. Gli asterischi in cima alle barre indicano differenze significative tra Einstein e il gruppo di controllo, *P<0,05, **P<0,001. Poiché per il cervello di Einstein non sono disponibili dati MRI, abbiamo usato le misure ottenute da due fotografie del suo cervello conservato come termini di comparazione con i dati MRI dei cervelli di controllo. Questa procedura è giustificata da uno studio precedente in cui 44 cervelli conservati di cadaveri e 30 insiemi di dati di MRI cerebrali in vivo, in due gruppi comparabili per età e sesso, sono stati messi a confronto, riscontrando una notevole somiglianza tra le misure del corpo calloso dei due gruppi (Gupta et al., 2008). Abbiamo sviluppato un nuovo metodo per determinare lo spessore del corpo calloso e lo abbiamo usato per verificare se il corpo calloso di Einstein differisse in modo significativo da quelli dei gruppi di controllo. La connettività delle regioni cerebrali simmetriche bilaterali di varie suddivisioni del corpo calloso di Einstein è stata valutata e comparata con le corrispondenti misure nei controlli, partendo dal principio che a un’area maggiore di una subregione del corpo calloso di Einstein o di quelli dei controlli, corrisponda una connettività interemisferica relativamente maggiore (Aboitiz et al., 1992). Poiché non sono disponibili dati MRI per il cervello di Einstein, abbiamo usato le misure basate sulle due fotografie del suo cervello conservato per confrontarle con i dati MRI dei cervelli di controllo. Questo metodo è giustificato da uno studio precedente in cui sono stati confrontati 44 cervelli di cadaveri conservati con 30 set di dati MRI di cervelli in vivo di due gruppi di analogo sesso ed età e in cui è stata riscontrata una analogia significativa tra le misure del corpo calloso dei due gruppi (Gupta et al., 2008). Abbiamo sviluppato un nuovo metodo per determinare lo spessore del corpo calloso e lo abbiamo utilizzato per verificare se il corpo calloso di Einstein differisse significativamente da quello dei gruppi di controllo. La connettività delle regioni cerebrali simmetriche bilaterali delle varie suddivisioni del corpo calloso di Einstein è stata valutata e confrontata con le misure corrispondenti nei controlli, con un'area più grande di una sottoregione in Einstein o nei controlli che indicava una connettività interemisferica relativamente maggiore (Aboitiz et al., 1992). In breve, la scala/calibro delle due fotografie del cervello di Einstein è stata determinata usando le lunghezze dei suoi emisferi (17,2 cm sinistro/16,4 cm destro) riportate in letteratura (Anderson and Harvey, 1996). I contorni di entrambi i corpi callosi sono stati tracciati da un solo valutatore (M.W.), e i bordi superiori e inferiori sono stati definiti in relazione ai punti terminali anteriori e posteriori. La linea mediana del corpo calloso di Einstein (ossia quella che corre rostrocaudalmente attraverso il centro del corpo calloso in modo approssimativamente parallelo ai bordi superiore e inferiore) è stata definita in base al Symmetry-Curvature Duality Theorem (Leyton, 1987) e poi sezionata in 400 punti equidistanti, con 400 punti corrispondenti sul bordo superiore e altrettanti sul bordo inferiore. La distanza tra i punti corrispondenti dei bordi superiore e inferiore è stata definita come spessore del corpo calloso a quel livello. Il valore dei 400 spessori è stato codificato a colori e mappato sul contorno del corpo calloso dell’emisfero sinistro di Einstein. È stata calcolata la media dei 400 valori, definita come spessore medio del corpo calloso, mentre la In breve, la scala/calibro delle due fotografie del cervello di Einstein è stata determinata usando le lunghezze degli emisferi di Einstein (17,2 cm sinistro/16,4 cm destro) riportate in letteratura (Anderson and Harvey, 1996). I contorni di entrambi i corpi callosi sono stati tracciati da un valutatore (M.W.), i margini superiore e inferiore sono stati definiti in rapporto ai punti finali anteriore e posteriore. La linea mediana del corpo calloso di Einstein, che attraversa rostrocaudalmente il centro del corpo calloso, all'incirca parallela ai margini superiore e inferiore, è stata definita in base al Symmetry-Curvature Duality Theorem (Leyton, 1987) e quindi sezionata in 400 punti equidistanti, con 400 punti corrispondenti sui margini superiore e inferiore. La distanza tra i punti corrispondenti sui margini superiore e inferiore è stata definita come lo spessore del corpo calloso a quel livello. I valori dei 400 spessori sono stati codificati cromaticamente e mappati sullo spazio calloso sinistro di Einstein. Dai 400 valori è stata ricavata una media, definita come spessore medio del corpo calloso, mentre la somma delle distanze tra i 400 punti adiacenti è stata definita come lunghezza 4 somma delle distanze tra i 400 punti adiacenti è stata definita come lunghezza della linea mediana del corpo calloso. L'area callosa, il perimetro e la lunghezza massima del corpo calloso sono state misurati dal contorno del corpo calloso; la circolarità del corpo calloso accordata con la definizione di Ardekani et al. (2013). Abbiamo identificato le suddivisioni del corpo calloso dividendolo a intervalli specificati sulla lunghezza anteroposteriore, come descritto e illustrato nel materiale supplementare. Sono stati determinati lo spessore massimo e le posizioni lungo il corpo calloso del genu, del tronco e dello splenio e lo spessore minimo e la posizione dell’istmo. L’analisi computazionale è stata eseguita con un programma Matlab inhouse (MATLAB 7, Mathworks). Per determinare in modo affidabile il contorno del corpo calloso, lo stesso valutatore (W.M.) ha tracciato i contorni del corpo calloso sinistro e destro di Einstein cinque volte e l’errore di ripetibilità nel totale delle aree callose è stato dello 0,40% per l’emisfero sinistro e dello 0,90% per l’emisfero destro. Dopo la rimozione, il cervello di Einstein è stato diviso in due emisferi, cosa che ha causato distorsioni leggermente diverse nei rispettivi corpi callosi. Per ridurre le possibilità di errore, entrambi i corpi callosi di Einstein sono stati misurati più volte ed è stata calcolata la media dei risultati. Poiché i corpi callosi degli emisferi in vivo non presentano tali distorsioni, abbiamo misurato il corpo calloso dei cervelli di controllo in un solo emisfero (destro). Altri dettagli dell’elaborazione delle fotografie di Einstein e dei dati MRI dei gruppi di controllo sono descritti nel materiale supplementare, mentre le misure del cervello di Einstein e di quelli dei due gruppi di controllo sono indicate nella fig. 2. I grafici del corpo calloso degli individui presi in esame nel nostro studio sono riportati nella fig. 3, A e C. Per comparare la differenza tra lo spessore del corpo calloso di Einstein e quelli dei cervelli di controllo, la distribuzione dello spessore calloso è stata divisa in tre sezioni lungo il corpo calloso con partizioni al massimo spessore nel genu e al minimo spessore nell’istmo (fig.3B) e le sezioni dei gruppi di controllo sono state registrate con le corrispondenti sezioni del cervello di Einstein. I tracciati, così registrati, dei gruppi di controllo sono riportati in fig. 3, B e D, le mappe adattate dello spessore sono riportate nelle colonne a destra delle fig. 4 e 5. I dettagli della misurazione dello spessore del corpo calloso e dell’adattamento dei dati ottenuti sono forniti nel materiale supplementare. della linea mediana del corpo calloso. L'area, il perimetro e la lunghezza massima del corpo calloso sono stati misurati a partire dalla maschera callosale; la circolarità si basa sulla definizione di Ardekani et al. (2013). Abbiamo identificato le suddivisioni del corpo calloso dividendolo a intervalli specificati lungo la linea anteroposteriore, come descritto e illustrato nel materiale supplementare. Sono stati determinati lo spessore massimo e le posizioni lungo il corpo calloso del ginocchio, del tronco e dello splenio e lo spessore minimo e la posizione dell'istmo. L'analisi computazionale è stata condotta con un programma Matlab inhouse (MATLAB 7, Mathworks). Per l'affidabilità del contorno del corpo calloso, lo stesso valutatore (W.M.) ha tracciato il contorno del corpo calloso sinistro e destro di Einstein cinque volte; l'errore di ripetibilità sul totale delle aree del corpo calloso è stato dello 0,40% per l'emisfero sinistro e dello 0,90% per l'emisfero destro. Il cervello di Einstein è stato separato in due emisferi dopo essere stato prelevato, questa separazione ha causato distorsioni leggermente diverse nei corpi callosi. Per ridurre l'errore, entrambi i corpi callosi di Einstein sono stati misurati più volte, quindi è stata calcolata la media. Poiché i corpi callosi degli emisferi in vivo non presentano tali distorsioni, abbiamo misurato il corpo calloso dei controlli solo su un emisfero (il destro). Altri dettagli sull'elaborazione delle fotografie di Einstein e dei dati MRI dei gruppi di controllo sono descritti nel materiale supplementare, le misure del cervello di Einstein e quelle dei due gruppi di controllo sono mostrate nella figura 2. I tracciati dei corpi callosi degli individui del nostro studio sono mostrati nella figura 3, A e C. Per confrontare le differenze tra lo spessore del corpo calloso di Einstein e quello dei cervelli di controllo, la distribuzione dello spessore è stata suddivisa in tre sezioni lungo il corpo calloso, in corrispondenza dello spessore massimo nel ginocchio e dello spessore minimo nell'istmo (figura 3, B), e le sezioni dei gruppi di controllo sono state registrate sulle sezioni corrispondenti del cervello di Einstein. I tracciati registrati dei gruppi di controllo sono mostrati nella figura 3, B e D, le mappe degli spessori registrati sono mostrate nelle colonne di destra delle figure 4 e 5. I dettagli sulle misure dello spessore del corpo calloso e sulle registrazioni sono forniti nel materiale supplementare. Un test non-parametrico, il test U di Mann-Whitney (Mann and Whitney, 1947), già utilizzato in un precedente studio del cervello di Einstein (Anderson and Harvey, 1996), è stato usato in questo studio come test per rilevare differenze significative. Lo stesso test è stato usato per valutare la differenza dello spessore calloso di Einstein e dei gruppi di controllo, per confronti multipli, usando il False Discovery Rate (FDR) con una soglia limite di 0,05 (Benjamini and Hochberg, 1995), i Pvalue corretti sono stati rappresentati con un codice di colore e mappati sul contorno del corpo calloso di Einstein. Queste statistiche sono state realizzate con uno script Matlab. Un test non parametrico, il test U di Mann–Whitney (Mann and Whitney, 1947), è stato usato in questo studio per esaminare le differenze significative ed è stato utilizzato in uno studio precedente del cervello di Einstein (Anderson and Harvey, 1996). Lo stesso test è stato utilizzato per confrontare la differenza tra lo spessore del corpo calloso di Einstein e quello dei gruppi di controllo, per confronti multipli utilizzando il False Discovery Rate (FDR) con valore di soglia dello 0,05 (Benjamini and Hochberg, 1995); i valori P corretti sono stati codificati cromaticamente e mappati sullo spazio del corpo calloso di Einstein. Queste statistiche sono state implementate tramite uno script Matlab. 5 Figura 3 Tracciati dello spessore del corpo calloso (CC) che rappresentano in sequenza, da sinistra a destra, dal genu allo splenio (come indicato in F). (A) Tracciati della misura dello spessore di Einstein (linea spessa rossa) e del gruppo di controllo anziano (linee colorate sottili). (B) Ogni tracciato degli spessori del gruppo di controllo suddiviso in tre segmenti (spessore massimo nel genu e spessore minimo nell’istmo) e registrati sul tracciato dello spessore calloso di Einstein. (C) Tracciati della misura dello spessore di Einstein (linea spessa rossa) e del gruppo di controllo giovane (linee colorate sottili). (D) I tracciati dello spessore calloso del gruppo giovane sono stati suddivisi in sezioni e registrati sul tracciato dello spessore del corpo calloso di Einstein. (E) Tracciati della misura dello spessore medio del corpo calloso di Einstein (in rosso), del gruppo di controllo anziano (in blu) e del gruppo di controllo giovane (in verde), gli intervalli viola (gruppo anziano) e azzurro (gruppo giovane) indicano che queste regioni differiscono significativamente (P<0,05, con la correzione FDR) tra Einstein e i due gruppi di controllo per età. (F) I tracciati, suddivisi in sezione e adattati, dello spessore medio del corpo calloso di Einstein (in rosso), del gruppo di controllo anziano (in blu) e del gruppo di controllo giovane (in verde); secondo Witelson (1989). Il significato degli intervalli viola e azzurri è uguale a quello in (E). Le frecce rosse indicano che lo spessore calloso di Einstein è del 10% più spesso della media del gruppo giovane, specialmente nello splenio, mentre la larghezza del corpo calloso di Einstein è notevolmente più grande nel genu. 6 Figura 4 Mappe di distribuzione dello spessore del corpo calloso tra Einstein e i controlli anziani. Mappa dello spessore del corpo calloso di Einstein (riga in alto); mappe del gruppo di controllo anziano (seconda riga), con lo spessore effettivo misurato del corpo calloso a sinistra e lo spessore adattato a destra. Gli spessori del corpo calloso di Einstein sono maggiori dei rispettivi spessori nei controlli anziani (terza riga), come indicato dalle mappe di significatività dei valori effettivi (a sinistra) registrati (a destra) tra Einstein e il gruppo di controllo anziano (quarta riga, P < 0,05 corretto con FDR). Le dimensioni del corpo calloso e il peso del cervello di Einstein e dei due gruppi di controllo sono riportati nella Tabella 1 e nella Figura 2. Le misure del corpo calloso del cervello di Einstein sono maggiori di quelle dei due gruppi di controllo, eccetto la lunghezza della linea mediana e il perimetro del corpo calloso, che sono entrambi più lunghi nel gruppo anziano, e la circolarità del corpo calloso che nel gruppo giovane è leggermente maggiore di quella di Einstein. Vi sono differenze significative in tutte le misure del corpo calloso tranne che nella lunghezza del corpo calloso di Einstein rispetto a quella del gruppo anziano (P<0,001). Il corpo calloso di Einstein differisce statisticamente anche da quelli del gruppo più giovane nello spessore medio, nella lunghezza e nell’area del corpo calloso, nello spessore massimo della zona intermedia, nello spessore minimo dell’istmo (tutti i P-value<0,05) e nello spessore massimo nello splenio (P<0,001). Il peso del cervello di Einstein è 1230 g (Anderson e Harvey, 1996), molto simile al peso medio dei cervelli del gruppo di controllo dei soggetti anziani (1219 ± 102,93 g), ma inferiore a quello del gruppo di controllo dei soggetti giovani (1374,13 ±111,56 g). Falk et al. (2013) hanno suggerito che il peso del cervello di Einstein è consistente con la sua età. Tuttavia, all’età di 22 anni, Einstein era alto 171,5 cm (http://www.relativity.li/en/epstein2/read/d0_en/d7_en/), meno della media in quella fascia d’età (176 cm, tra i 22 e i 30 anni) (Dekaban, 1978). Schreider (1966) scoprì che vi è una correlazione positiva tra il peso cerebrale e l’altezza corporea, che indica che Einstein avesse un cervello/testa relativamente piccoli. Tuttavia, il peso del suo cervello è leggermente superiore al peso del cervello del gruppo di controllo più anziano di questo studio, il che potrebbe inferire che il suo cervello era sano e solo lievemente atrofico, quando morì. Questa conclusione è in linea Le dimensioni del corpo calloso e il peso del cervello di Einstein e dei due gruppi di controllo sono mostrati nella tabella 1 e nella figura 2. Le misure del corpo calloso del cervello di Einstein superano quelle dei due gruppi di controllo eccetto per la lunghezza della linea mediana e per il perimetro del corpo calloso, che sono entrambi più lunghi nel gruppo di controllo di anziani, e della circolarità del corpo calloso, che è trascurabilmente più lunga nel gruppo di controllo di giovani. Sono presenti differenze significative in tutte le misure del corpo calloso tra Einstein e il gruppo di anziani, eccetto la lunghezza (P < 0,001). Il corpo calloso di Einstein, inoltre, differisce statisticamente da quelli del gruppo di giovani nello spessore medio, nella lunghezza e nell'area del corpo calloso, nello spessore massimo del tronco, nello spessore minimo dell'istmo (tutti i valori P < 0,05) e nello spessore massimo dello splenio (P < 0,001). Il cervello di Einstein pesa 1230 gr (Anderson and Harvey, 1996), un valore molto simile al peso medio dei cervelli del gruppo di controllo di anziani (1219 ±102,93 gr), ma inferiore a quello del gruppo di controllo di giovani (1374,13 ±111,56 gr). Falk et al. (2013) hanno suggerito che il peso del cervello di Einstein è consistente con la sua età. Tuttavia Einstein era alto 171,5 cm quando aveva 22 anni (http://www.relativity.li/en/epstein2/read/d0_en/d7_ en/), ossia era più basso della media per la sua età (176 cm, 22–30 anni) (Dekaban, 1978). Schreider (1966) ha scoperto che esiste una correlazione positiva tra il peso del cervello e l'altezza del corpo, a indicare che Einstein doveva avere un cervello/testa relativamente piccolo. Tuttavia, il peso del suo cervello è leggermente superiore al peso medio dei cervelli dei controlli anziani di questo studio, dal che si poteva dedurre che al momento del decesso il suo cervello era sano e presentava una 7 con le scoperte precedenti descritte dal Dott. Harry Zimmerman, “Einstein’s brain was normal for his age” (Lepore, 2001). La forma del corpo calloso, caratterizzata dalla sua circolarità, risente dell’atrofia cerebrale (Ardekani et al., 2013). La circolarità del corpo calloso di Einstein è significativamente maggiore di quella del gruppo di controllo anziano (P<0,001) e leggermente inferiore a quella del gruppo più giovane (P = 0,4160), un’altra conferma che il cervello di Einstein era sano e solo lievemente atrofico, quando egli morì. bassa atrofia; questa deduzione è in linea con i risultati già conseguiti dal Dr. Harry Zimmerman e descritti in 'Einstein’s brain was normal for his age' (Lepore, 2001). La forma del corpo calloso, caratterizzata da circolarità, è sensibile ad atrofia cerebrale (Ardekani et al., 2013). La circolarità del corpo calloso di Einstein è significativamente più grande di quella del gruppo di controllo di anziani (P < 0,001) e leggermente inferiore a quella del gruppo di giovani (P = 0,4160), a ulteriore conferma che il cervello di Einstein era sano e presentava una bassa atrofia al decesso. Sebbene il peso del cervello di Einstein sia inferiore del 10% al peso medio del cervello del gruppo di controllo giovane, sei misure del corpo calloso di Einstein sono significativamente maggiori di quelle del gruppo di controllo giovane (Fig. 2). Al fine di esaminare più approfonditamente le differenze regionali del corpo calloso di Einstein e dei gruppi di controllo (Aboitiz et al, 1992), è stato messo a punto un nuovo metodo per esplorare i corrispondenti gradi di connettività, in certe suddivisioni del corpo calloso. La distribuzione dello spessore del corpo calloso di Einstein a confronto con quella dei due gruppi di controllo è indicata nelle figure 3, 4 e 5. La Figura 3 mostra i tracciati dello spessore del corpo calloso del cervello di Einstein, a confronto con quelli dei due gruppi di controllo, dopo essere stati suddivisi in sezioni e registrati sul grafico dello spessore calloso del cervello di Einstein. Lo spessore calloso totale di Einstein (in rosso) è maggiore dello spessore medio del corpo calloso del gruppo di controllo più anziano (in blu), eccetto che all’estremità del rostro e dello splenio posteriore (Fig.3F). Gli intervalli viola in basso nei grafici indicano le aree con differenze significative tra il corpo calloso di Einstein e quelli del gruppo di controllo più anziano (P<0,05, con la correzione FDR). Nella maggior parte del genu, del tronco, dell’istmo e in parte dello splenio, il corpo calloso di Einstein è più spesso dello spessore calloso medio del gruppo di controllo giovane (in verde), ma più sottile nella maggior parte del corpo rostrale (Fig. 3F). La fascia azzurra indica le aree con differenze significative tra il corpo calloso di Einstein e quelli del gruppo di controllo giovane (P<0,05, con la correzione FDR). Risultati simili sono presentati nella colonna di destra, nelle figure 4 e 5, rispettivamente. Nel genu, il corpo calloso di Einstein è più largo di quelli di entrambi i gruppi di controllo (Fig. 3F). Sebbene il cervello di Einstein pesi il 10% in meno rispetto al peso medio dei cervelli dei controlli giovani, sei misure del corpo calloso di Einstein risultano significativamente più grandi di quelle dei controlli giovani (figura 2). Per esaminare ulteriormente le differenze regionali del corpo calloso tra Einstein e i controlli (Aboitiz et al., 1992), è stato sviluppato un nuovo metodo che consente di esplorare i gradi di connettività relativi in alcune suddivisioni del corpo calloso. La distribuzione dello spessore del corpo calloso di Einstein e quella dei due gruppi di controllo sono mostrate nelle figure 3, 4 e 5. La figura 3 mostra i tracciati dello spessore del corpo calloso del cervello di Einstein e di quelli dei due gruppi di controllo, dopo essere stati sezionati e registrati sul tracciato dello spessore del corpo calloso del cervello di Einstein. Lo spessore totale del corpo calloso di Einstein (rosso) è più grande dello spessore medio del corpo calloso del gruppo di controllo di anziani (blu), tranne che sulla punta del rostro e dello splenio posteriore (figura 3, F). Gli intervalli viola nella parte inferiore dei grafici indicano le aree con differenze significative tra il corpo calloso di Einstein e quelli dei controlli anziani (P < 0,05, corretto da FDR). Nella maggiore parte del ginocchio, del tronco, dell'istmo e in parte dello splenio, il corpo calloso di Einstein è più spesso del valore medio dei controlli giovani (verde), ma più sottile nella maggior parte del rostro (figura 3, F). L’intervallo azzurro indica le aree con differenze significative tra il corpo calloso di Einstein e quelli dei controlli giovani (P < 0,05, corretto da FDR). Risultati simili appaiono nella colonna di destra, rispettivamente nelle figure 4 e 5. Il corpo calloso di Einstein nel ginocchio è più largo di quello di entrambi i gruppi di controllo (figura 3, F). Il corpo calloso è il più grande fascio di fibre nervose di materia bianca cerebrale che connette le cortecce interemisferiche e può essere coinvolto in tutti i substrati neuroanatomici della specializzazione emisferica (Witelson, 1989). Le assunzioni alla base di questa ricerca sono che a un’area callosa più sviluppata corrisponda un numero complessivo maggiore di fibre che attraversano il corpo calloso e che la contrazione post mortem del corpo calloso sia uniforme in tutte le sue subregioni (Aboitiz et al., 1992, 2003). Pertanto ci siamo concentrati sullo spessore del corpo calloso che è indicativo delle fibre che attraversano l'area della sezione trasversale della regione callosa, piuttosto che sul volume 3D del corpo calloso, impossibile da misurare nel cervello di Einstein. Il corpo calloso è il fascio di fibre neuronali più grande di materia bianca cerebrale che connette le cortecce interemisferiche, e può essere coinvolto in qualsiasi substrato neuroanatomico della specializzazione emisferica (Witelson, 1989). Le assunzioni alla base di questa ricerca sono che una maggiore area del corpo calloso indica un maggiore numero complessivo di fibre che si incrociano nel corpo calloso e che la riduzione del corpo calloso post mortem è uniforme in tutte le sottoregioni (Aboitiz et al., 1992, 2003). Abbiamo quindi rivolto la nostra attenzione allo spessore del corpo calloso che indica le fibre che attraversano l'area trasversale della regione callosa, anziché al volume tridimensionale del corpo calloso, che sarebbe stato impossibile misurare nel cervello di Einstein. Diversi studi in vivo basati sull’imaging con tensore di diffusione hanno messo in luce la connettività delle regioni corticali fra gli emisferi attraverso il corpo calloso (Hofer e Frahm, 2006; Park et al., 2008; Chao et al., 2009). Le fibre che passano attraverso il rostro e il genu del corpo calloso sembrano collegare le regioni interemisferiche dei giri orbitali e delle Diversi studi di imaging con tensore di diffusione in vivo hanno mostrato la connettività delle regioni corticali tra gli emisferi attraverso il corpo calloso (Hofer and Frahm, 2006; Park et al., 2008; Chao et al., 2009). Le fibre che attraversano il rostro e il ginocchio del corpo calloso sembrano connettere le regioni interemisferiche dei giri orbitali e delle cortecce 8 cortecce prefrontali corrispondenti alle aree di Brodmann 11/10 di sinistra e di destra, che sono coinvolte nella pianificazione, nel ragionamento, nell’attività decisionale, nel recupero dei ricordi e nella funzione esecutiva. Secondo Aboitiz et al. (1992, 2003), le fibre sottili sono più fitte nelle regioni del rostro e del genu del corpo calloso che nel tronco e in alcune regioni caudali e partecipano al trasferimento dell'informazione cognitiva. Nel rostro e nel genu, il corpo calloso di Einstein è più spesso e più grande di quelli dei soggetti di controllo giovani; ciò fa pensare che i giri orbitali e le cortecce prefrontali nel suo cervello fossero eccezionalmente ben connessi. Questa ipotesi è consistente con il fatto che Einstein aveva cortecce prefrontali relativamente estese (Falk et al., 2013). È possibile che la morfologia tanto del suo corpo calloso quanto della sua corteccia prefrontale abbia fornito le basi delle sue capacità cognitive eccezionali e dei suoi esperimenti mentali straordinari (Einstein, 1979). prefrontali corrispondenti alle aree 11/10 di Brodmann sui lati sinistro e destro, che sono coinvolte nella pianificazione, nel ragionamento, nella capacità decisionale, nel recupero dalla memoria e nella funzione di esecuzione. Secondo Aboitiz et al. (1992, 2003), le fibre sottili sono più dense in queste regioni del rostro e del ginocchio del corpo calloso rispetto al tronco e ad alcune regioni caudali, e sono coinvolte nella trasmissione delle informazioni cognitive. Il corpo calloso di Einstein è più spesso e più grande di quelli dei controlli giovani nel rostro e nel ginocchio, il che suggerisce che i giri orbitali e le cortecce prefrontali fossero insolitamente ben connessi nel suo cervello. Questa ipotesi è consistente con la conclusione secondo cui Einstein aveva cortecce prefrontali relativamente estese (Falk et al., 2013). La morfologia sia del corpo calloso sia della corteccia prefrontale può aver fornito solide basi alle sue abilità cognitive eccezionali e ai suoi esperimenti concettuali non comuni (Einstein, 1979). Il fascio di fibre nervose che passa attraverso il tronco e l’istmo del corpo calloso connette principalmente le aree interemisferiche corrispondenti delle cortecce premotorie (area di Brodmann 6), delle cortecce motorie primarie (area di Brodmann 4), delle cortecce somatosensoriali primarie (aree di Brodmann 1/2/3), delle cortecce somatosensoriali secondarie (area di Brodmann 5) e parti della regione parietale (Park et al., 2008; Chao et al., 2009). Queste fibre hanno gli assoni più grandi e meglio mielinizzati, che trasferiscono con maggior rapidità le informazioni (Aboitiz et al., 1992). Nella corteccia motoria primaria destra, Einstein aveva una piega più estesa a forma di omega (il cosiddetto ‘pomello'), che probabilmente rappresentava la parte di corteccia motoria della sua mano sinistra, caratteristica insolita forse associata al fatto che egli fu sin dall’infanzia un violinista destrimano (Falk, 2009; Falk et.al., 2013). Il corpo calloso di Einstein era più spesso della regione paragonabile di quelli dei controlli giovani nella regione verosimilmente in corrispondenza con il suo 'pomello'. Il fascio di fibre neuronali che attraversa il tronco e l’istmo del corpo calloso connette principalmente le cortecce premotorie interemisferiche corrispondenti (area 6 di Brodmann), le cortecce motorie primarie (area 4 di Brodmann), le cortecce somatosensoriali primarie (aree 1/2/3 di Brodmann), le cortecce somatosensoriali secondarie (area 5 di Brodmann) e parti della regione parietale (Park et al., 2008; Chao et al., 2009). Queste fibre hanno gli assoni più grandi e maggiormente mielinizzati, che trasmettono le informazioni più rapidamente (Aboitiz et al., 1992). Il cervello di Einstein presentava una piega estesa a forma di omega (nota come 'pomello') nella corteccia motoria primaria destra, che era probabilmente la corteccia motoria della sua mano sinistra, una caratteristica insolita forse associata al fatto che fu un suonatore di violino destrimano sin dall’infanzia (Falk, 2009; Falk et al., 2013). Il corpo calloso di Einstein era più spesso della regione confrontabile dei controlli giovani nell’area presumibilmente corrispondente a questo 'pomello'. 9 Figura 5 Mappe di distribuzione dello spessore del corpo calloso tra Einstein e il gruppo di controllo giovane. La mappa dello spessore del corpo calloso di Einstein (riga in alto) confrontata con quelle dei giovani (seconda riga). La terza riga illustra in che misura il corpo calloso di Einstein è più spesso in alcune regioni rispetto a quelli dei controlli giovani; la quarta riga rappresenta graficamente la significatività statistica di queste differenze. Nelle righe 2-4 lo spessore calloso effettivo misurato è a sinistra mentre lo spessore calloso registrato è a destra. ) i n a v o i g ( o l l o r t n o C ) i n a i z n a ( o l l o r t n o C n i e t s n i E e r u s i m Tabella 1 Misure della morfologia del corpo calloso di Einstein e di due gruppi di controllo di età diversa. P z S D a i d e m P z S D a i d e m # S D a i d e m 9 2 , 2 1 0 , 7 5 3 , 1 2 7 7 1 , 0 9 8 , 4 4 8 , 2 5 4 0 0 , 0 7 4 , 8 2 7 4 3 , 2 8 2 0 , 2 0 4 , 3 1 2 5 2 , 5 1 8 0 , 0 1 3 9 , 0 * * 6 5 , 0 4 3 , 5 7 3 0 0 0 , 0 2 2 2 0 , 0 0 5 , 7 3 2 , 6 9 8 0 2 4 , 0 8 5 , 3 5 1 , 4 1 * 0 0 0 0 , 0 1 8 , 0 9 6 , 0 5 3 1 , 4 8 4 , 4 9 0 , 7 9 6 , 5 3 2 6 5 , 0 1 9 , 8 6 6 1 1 , 6 7 8 , 7 7 4 3 , 2 1 6 , 7 0 1 4 2 , 0 0 0 , 1 2 2 5 6 , 0 1 7 , 1 7 7 5 0 , 0 9 4 , 9 7 ) m m ( C C o r t e m i r e P 7 0 , 9 9 ) 2 m m ( C C a e r A ) m m ( 8 8 , 7 ) m m ( C C a z z e h g n u L C C o i d e m e r o s s e p S 3 0 0 0 , 0 a e n i l a z z e h g n u L * * 8 5 , 3 ) m m ( a n a i d e m – * 5 3 4 0 , 0 * * * 7 6 8 0 , 0 1 7 , 1 * 0 0 0 0 , 0 1 6 , 0 – * 3 1 , 4 * 0 0 0 0 , 0 0 6 1 4 , 0 2 0 , 3 7 9 , 0 3 6 , 7 7 0 , 0 3 9 , 9 x ( C C e r a l o c r i c a m r o F 1 8 , 0 * ) 0 5 – 9 9 7 0 , 0 5 7 , 1 2 4 , 1 6 9 , 1 1 * 0 0 0 0 , 0 3 1 , 4 8 2 , 1 1 6 , 9 7 0 , 0 9 3 , 2 1 ) m m ( o i h c c o n i g l e n x a M * 10 * 0 0 0 0 , 0 - * 4 1 0 0 , 0 - * 1 7 2 0 , 0 7 9 , 4 - 9 1 , 3 - 1 2 , 2 0 2 , 3 0 1 8 1 , 1 6 5 , 1 1 1 0 9 , 0 7 1 , 1 7 2 1 7 6 , 0 3 1 , 4 7 3 1 8 8 , 4 2 3 , 2 1 - 4 3 , 7 - - * - 2 2 , 5 9 * 0 0 0 0 , 0 3 9 , 2 0 1 7 6 , 7 2 1 1 * 0 0 0 0 , 0 4 2 , 1 1 0 , 9 1 2 1 * 1 0 0 0 , 0 5 3 , 1 1 - 3 1 , 4 9 8 , 3 8 0 , 0 3 1 , 4 7 1 , 0 6 8 , 3 8 2 , 0 7 8 , 5 4 6 , 0 2 7 , 7 ) m m ( o m t s i l l e n n i M 6 9 , 5 ) m m ( o c n o r t l e n x a M 1 6 , 0 ’ * 5 2 , 5 1 ) m m ( o i n e l p s o l l e n x a M Δ * * 0 3 2 1 ) g ( o l l e v r e c o s e P - ) 3 m c ( o l l e v r e c e m u l o V Il test U di Mann–Whitney è stato usato per confrontare le misure del corpo calloso di Einstein con i due gruppi di controllo di diverse età, rispettivamente. # Deviazione standard delle misure Δ Lo spessore calloso massimo di Einstein è significativamente più grande di quelli di entrambi i gruppi di controllo, giovani e anziani. Gli asterischi indicano le differenze statisticamente significative tra i gruppi di controllo ed Einstein, *P<0,05, **P<0,001. CC = corpo calloso. Si ritiene che le fibre dell’istmo posteriore e dello splenio connettano parti corrispondenti dei lobuli parietali superiori (area di Brodmann 7), dei lobuli parietali inferiori (aree di Brodmann 39/40) e delle cortecce temporali (aree di Brodmann 20/21/37), mentre è stato evidenziato che altre fibre dello splenio connettono regioni corticali estese inclusa la corteccia occipitale (aree di Brodmann 17/18/19) (Luders et al., 2007; Park et al., 2008; Chao et al., 2009). La maggior parte delle distribuzioni dello spessore calloso dello splenio di Einstein (soprattutto nella porzione centrale dello splenio) è significativamente più grande delle regioni corrispondenti dei controlli giovani. Le fibre che attraversano questa sottoarea sono solitamente assoni di diametro piccolo, che trasferiscono l'informazione cognitiva tra gli emisferi e facilitano l'elaborazione di livello superiore nei lobi parietale, temporale e occipitale (Aboitiz et al., 1992). I lobuli parietali superiori sono coinvolti nella coordinazione visuomotoria, nell'attenzione spaziale e nella visualizzazione di immagini nello spazio (Formisano et al., 2002). Studi recenti di MRI funzionale indicano che il lobulo parietale superiore e il solco intraparietale si attivano entrambi nel calcolo mentale e nel digit span (Arsalidou and Taylor, 2011; Tanaka et al., 2012). I lobuli parietali inferiori sono coinvolti nel linguaggio, nelle operazioni matematiche (sopratutto il sinistro), nella percezione dello spazio e nell'integrazione visomotoria (Hugdahl et al., 2004). Le cortecce occipitali sono responsabili dell'elaborazione visiva e possono attivarsi durante la visualizzazione di immagini a occhi chiusi (O’Craven and Kanwisher, 2000). I giri temporali inferiori (area di Brodmann 20) sono coinvolti nell'elaborazione visiva di alto livello, nella memoria di riconoscimento, nel riconoscimento del volto e del corpo e nell'elaborazione dell'informazione cromatica (Buckner et al., 2000). Witelson et al. (1999a) hanno dimostrato che i lobi parietali del cervello di Einstein sono del 15% più grandi di quelli dei controlli. Falk et al. (2013) hanno mostrato che il lobulo parietale superiore destro di Einstein (area di Brodmann 7) è considerevolmente più grande del sinistro, il suo solco intraparietale destro è molto insolito, il suo lobulo parietale inferiore sinistro sembrava relativamente grande rispetto al destro e le superfici corticali dei lobi occipitali di Einstein sono molto convoluti. Il rapporto tra cellule gliali e Si ritiene che le fibre dell'istmo e dello splenio posteriori connettano le parti corrispondenti dei lobuli parietali superiori (area 7 di Brodmann ), dei lobuli parietali inferiori (aree 39/40 di Brodmann) e delle cortecce temporali (aree 20/21/37 di Brodmann), mentre è stato mostrato come altre fibre dello splenio connettano le regioni corticali estese che includono la corteccia occipitale (aree 17/18/19 di Brodmann) (Luders et al., 2007; Park et al., 2008; Chao et al., 2009). La maggior parte delle distribuzioni dello spessore del corpo calloso di Einstein nello splenio (in particolare nella parte centrale dello splenio) è significativamente più grande delle regioni confrontabili dei controlli giovani. Le fibre che attraversano questa sottoarea sono in genere assoni di diametro piccolo, che trasmettono le informazioni cognitive tra emisferi e favoriscono l'elaborazione di alto livello nei lobi parietali, temporali e occipitali (Aboitiz et al., 1992). I lobuli parietali superiori sono coinvolti nella coordinazione visuo-motoria, nell'attenzione spaziale e nell’immaginazione spaziale (Formisano et al., 2002). Studi recenti di MRI funzionale indicano che il lobulo parietale superiore e il solco intraparietale vengono entrambi attivati durante attività di calcolo mentale e digit span (Arsalidou and Taylor, 2011; Tanaka et al., 2012). I lobuli parietali inferiori sono coinvolti nel linguaggio, nelle operazioni matematiche (in particolare sul lato sinistro), nella percezione dello spazio e nell'integrazione visuo-motoria (Hugdahl et al., 2004). Le cortecce occipitali si occupano dell'elaborazione visiva e possono attivarsi durante attività di immaginazione a occhi chiusi (O’Craven and Kanwisher, 2000). I giri temporali inferiori (area 20 di Brodmann) sono coinvolti in elaborazioni visive di alto livello, memoria di riconoscimento, riconoscimento di volto e corpo ed elaborazione della informazione cromatica (Buckner et al., 2000). Witelson et al. (1999a) hanno dimostrato che i lobi parietali del cervello di Einstein sono più larghi del 15% rispetto a quelli dei controlli. Falk et al. (2013) hanno mostrato che il lobulo parietale superiore destro di Einstein (area 7 di Brodmann) è considerevolmente più largo del sinistro, il suo solco intraparietale destro era molto insolito, il suo lobulo parietale inferiore sinistro sembra essere relativamente esteso rispetto al destro e le superfici corticali dei lobi occipitali di 11 neuroni era significativamente più grande nell'area di Brodman 39 di sinistra di Einstein rispetto a quella di destra e relativamente aumentato nelle neocortecce temporali bilaterali rispetto alla media dei controlli (Diamond et al., 1985). La glia influenza l'eccitabilità neuronale, la trasmissione sinaptica e l'attività coordinata tra le reti di neuroni (Fields and StevensGraham, 2002). Luders et al. (2007) hanno osservato delle correlazioni positive significative tra le misure dello spessore calloso posteriore e le misure di intelligenza. Ciò nonostante il corpo calloso di Einstein non è sempre più spesso di quelli dei controlli giovani, specialmente nel corpo rostrale, in cui le fibre collegano principalmente i giri frontali superiori medi destri e sinistri (area di Brodman 8), che sono coinvolti nella gestione dell'incertezza (Volz et al., 2005). Tuttavia, i nostri risultati complessivi suggeriscono con forza che Einstein aveva connessioni più ampie tra alcune aree dei suoi emisferi cerebrali sia rispetto ai controlli della stessa fascia di età sia rispetto ai controlli più giovani, ciò è consistente con gli studi discussi sopra e aggiunge un altro livello alla crescente evidenza che la capacità di visualizzazione spaziale straordinaria di Einstein e il suo talento matematico erano fondati su substrati neurologici definibili. Sebbene l’intelligenza degli esseri umani non possa essere completamente spiegata dal volume delle aree corticali (Gazzaniga, 2000), i nostri risultati suggeriscono che le capacità cognitive straordinarie di Einstein fossero legate non solo all'unicità della sua struttura corticale e citoarchitettura ma anche a vie di comunicazione più efficaci, almeno tra alcune aree dei suoi emisferi cerebrali. Einstein presentavano molte circonvoluzioni. Il rapporto tra cellule gliali e neuroni è significativamente maggiore nella parte sinistra dell'area 39 di Brodmann di Einstein rispetto alla parte destra e relativamente accresciuto nelle neocortecce temporali bilaterali rispetto alla media dei controlli (Diamond et al., 1985). La glia influisce sull'eccitabilità dei neuroni, sulla trasmissione sinaptica e sull'attività coordinata tra le reti neurali (Fields and Stevens-Graham, 2002). Luders et al. (2007) hanno osservato correlazioni positive significative tra lo spessore del corpo calloso posteriore e le misure dell'intelligenza. Tuttavia, il corpo calloso di Einstein non è sempre più spesso di quelli dei controlli giovani, in particolare nel rostro, dove le fibre connettono principalmente i giri frontali medio-superiori destro e sinistro (area 8 di Brodmann), interessati nella gestione dell'incertezza (Volz et al., 2005). Ciò nonostante, i nostri risultati complessivi suggeriscono con forza che Einstein aveva connessioni più estese tra alcune parti degli emisferi cerebrali rispetto sia ai controlli più giovani che ai controlli di pari età, una conclusione consistente con gli studi discussi sopra e che aggiunge un altro livello all'evidenza crescente che le abilità straordinarie di immaginazione spaziale e matematiche di Einstein fossero radicate in sostrati neurologici definibili. Anche se l'intelligenza degli esseri umani non può essere spiegata completamente con i volumi corticali regionali (Gazzaniga, 2000), i nostri risultati suggeriscono che le facoltà cognitive straordinarie di Einstein fossero legate non solo alla sua struttura corticale e alla sua citoarchitettura uniche, ma coinvolgessero anche percorsi di comunicazione potenziati almeno tra alcune delle parti dei due emisferi cerebrali. Riassumendo, questo studio è il primo, a nostra conoscenza, a indagare la connettività degli emisferi cerebrali di Einstein, confrontando la morfologia del suo corpo calloso con quella di 15 maschi anziani sani e di 52 maschi giovani sani. Abbiamo scoperto che il corpo calloso di Einstein aveva, nella stragrande maggioranza delle sue sottoaree, uno spessore maggiore rispetto a quello delle aree corrispondenti del corpo calloso dei controlli anziani e che il corpo calloso di Einstein era più spesso di quelli dei controlli più giovani, nel rostro, nel genu, nel tronco e (soprattutto) nello splenio. Queste scoperte mostrano che, in Einstein, la connettività tra i due emisferi era in generale potenziata rispetto a quella dei controlli. I risultati del nostro studio suggeriscono che il talento intellettuale di Einstein non fosse collegato soltanto alle specializzazioni delle circonvoluzioni cerebrali e della citoarchitettura in alcune regioni del suo cervello ma coinvolgessero anche una comunicazione coordinata tra gli emisferi cerebrali. E per ultimo, ma non meno importante, la metodologia perfezionata per la misura del corpo calloso, usata in questo studio, può avere applicazioni più generali negli studi sul corpo calloso. Riassumendo, al meglio delle nostre conoscenze, questo studio è il primo a indagare la connettività degli emisferi cerebrali di Einstein confrontando la morfologia del suo corpo calloso con quello di 15 maschi anziani sani e 52 maschi giovani sani. Abbiamo scoperto che il corpo calloso di Einstein era più spesso nella maggior parte delle sottoregioni rispetto alle parti corrispondenti nel corpo calloso dei controlli anziani, e che il corpo calloso di Einstein era più spesso nel rostro, nel ginocchio, nel tronco, nell'istmo e (in particolare) nello splenio rispetto ai controlli giovani. Questi risultati mostrano che la connettività tra i due emisferi è generalmente potenziata in Einstein che nei controlli. I risultati del nostro studio suggeriscono che i doni intellettivi di Einstein non erano solo legati alle specializzazioni delle pieghe corticali e della citoarchitettura in determinate regioni del cervello, ma coinvolgessero anche la comunicazione coordinata tra emisferi cerebrali. Da ultimo, ma non certo per importanza, il metodo migliorato per la misurazione del corpo calloso utilizzato in questo studio può avere ulteriori applicazioni generali negli studi sul corpo calloso. i t n e m a i z a r g n i R i t n e m a i z a r g n i R Gli autori desiderano ringraziare il National Museum of Health and Medicine degli Stati Uniti per aver avuto il permesso di accedere alle fotografie ad alta risoluzione del cervello di Einstein. Ringraziamo l'Open Access Series of Imaging Studies (OASIS; Daniel S. Marcus, PhD) per averci permesso di scaricare i dati MRI dei 15 soggetti anziani. Ringraziamo inoltre l'International Consortium for Brain Mapping (ICBM; Principal Investigator: John Mazziotta, MD, PhD) per averci concesso di scaricare e pubblicare i dati MRI del cervello dei 52 maschi sani. Gli autori desiderano ringraziare il National Museum of Health and Medicine degli Stati Uniti per aver permesso di accedere alle fotografie ad alta risoluzione del cervello di Einstein. Ringraziamo la Open Access Series of Imaging Studies (OASIS; Daniel S. Marcus, PhD) per averci permesso di scaricare i dati MRI dei 15 soggetti di età avanzata. Ringraziamo inoltre l'International Consortium for Brain Mapping (ICBM; Principal Investigator: John Mazziotta, MD, PhD) per averci concesso di scaricare e pubblicare i dati MRI sul cervello dei 52 maschi sani. 12 L'acquisizione di questi dati e il supporto per l'analisi sono stati possibili grazie ai grant NIH P50 AG05681, P01 AG03991, R01 AG021910, P50 MH071616, U24 RR021382 e R01 MH56584. Questo studio è stato finanziato in parte dal ‘XII piano quinquennale a supporto del progetto del Ministero della scienza e della tecnologia della Repubblica Popolare Cinese’ (codice finanziamento 2013BAI10B03). e r a t n e m e l p p u s e l a i r e t a M e r a t n e m e l p p u s e l a i r e t a M Il materiale supplementare è disponibile sul sito di Brain. i t n e m a i z n a n i F i t n e m a i z n a n i F L'acquisizione di questi dati e il supporto per l'analisi dei dati è stato fornito dai grant NIH P50 AG05681, P01 AG03991, R01 AG021910, P50 MH071616, U24 RR021382 e R01 MH56584. Questo studio è stato finanziato in parte dal ‘XII piano quinquennale a sostegno del progetto del Ministero della scienza e della tecnologia della Repubblica Popolare Cinese’ (numero grant 2013BAI10B03). Il materiale supplementare è disponibile su Brain online. 13 s e c n e r e f e R Gazzaniga MS. 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