3a di Quaresima – am C (2016) Questa terza domenica di Quaresima è detta “Domenica di Abramo”. In realtà non si parla direttamente di lui, della sua chiamata, della sua risposta a Dio, del sacrificio del figlio Isacco. Abramo viene nominato nel brano de Vangelo dagli avversari di Gesù a garanzia della autenticità della loro posizione, contro quella che consideravano la "pretesa" di Gesù di smuoverli dalle loro sicurezze per accogliere il progetto di salvezza che Dio intendeva attuare in Lui. Le letture di oggi, come quelle delle altre domeniche di Quaresima, danno contenuto ad una bella lezione di Catechismo. La riassumo così. “La nostra fede ci conduce ad accogliere Gesù come il nostro unico salvatore. Egli non abolisce la legge antica, la cui pratica era considerata dai Giudei come strumento e garanzia di salvezza. La legge da sola non ci giustifica, non ci fa giusti. Gesù ci invita ad appoggiarci a Lui per avere con Dio un rapporto di piena comunione e di totale fiducia. Dio accoglie la esigenza di espiazione, ma stabilisce lui stesso suo figlio Gesù come strumento di espiazione. In Gesù la nostra risposta all’amore di Dio diventa “completa”, non si limita a una giustificazione ottenuta mediante le opere della legge. Gesù in un certo senso “ci libera dalla legge” e dà pienezza di contenuto alla nostra libertà”. La fede non si riduce a celebrare un rito, a porre un marchio di garanzia, a esibire una etichetta o a dichiarare una appartenenza, come facevano quei Giudei, che pure "avevano creduto" a Gesù. Nel presentare il cammino di crescita morale ai suoi discepoli Gesù invita ad andare oltre le indicazioni scritte, Gesù presenta la sua stessa vita come sorgente di una legge “arricchita” di nuove ampie prospettive. “E’ stato detto, ma io vi dico …” Venendo al brano del vangelo di oggi, Gesù, provocato dai suoi interlocutori ricorda loro il comportamento di Abramo, che inizia il suo cammino di fede rifiutando la pratica religiosa tradizionale, che consisteva nella venerazione di vari idoli, e ce n’erano tanti, uno per ogni categoria, per ogni attività, a garanzia e a conservazione del benessere e degli interessi particolari. Abramo rifiuta questa religione “bloccata” e si mette alla ricerca, meglio, si mette a disposizione del Dio vero, del Dio libero, del Dio liberante, prima ancora di conoscerlo. E quando Dio si fa sentire, Abramo aderisce alla sua parola con fede piena e obbedienza totale. Ricordo che questo atteggiamento nei confronti di Dio nella lingua araba si dice “islam”. A questa fede di Abramo, a questo “islam”, fa appello Gesù quando esprime il suo rimprovero: "Vi dite figli di Abramo, ma non agite come Abramo" . Di fronte a Dio Abramo è sempre stato in attesa, sempre disponibile. In voi invece l'attesa è morta. "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Gesù dirà anche "Rimanete nel mio amore. Se rimanete in me porterete molto frutto. Se rimanete nel mio amore … allora osserverete i comandamenti". “Liberi dalla Legge”, da una osservanza intesa come strumento di salvezza, come obbligo e condizione essenziale, come garanzia sufficiente, come chiusura ad un impegno più ampio, chiusura ad orizzonti sempre più vasti e non codificabili. Liberi ..., ma guidati dalla verità. La libertà non è intesa come un assoluto. Anche la libertà ha bisogno di "qualità" per essere a servizio dell'uomo. Non si è liberi solo perché non si ha una verità che ci definisce e si è senza prospettive che ci orientano. Papa Francesco diceva: “Che cosa significa libertà? Non è certo fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. [E’ una libertà senza verità, che porta poi a trasformare Dio in un idolo a disposizione delle nostre verità; e si seguono falsi cammini di libertà, nella ricerca di affermazione del prestigio e del potere, nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza umanità, nella soddisfazione egoistica delle proprie passioni.] No, quella non è libertà! La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita!” A questa libertà ci apre un autentico cammino di fede che ci porta ad affidarci pienamente a Gesù e a farci sorreggere dalla sua forza. Queste sono le idee forti, le convinzioni che devono accompagnare la nostra appartenenza al Cristianesimo, animare ogni cammino di conversione in noi e negli altri e che devono dare qualità alla testimonianza della nostra fede. Fanno da riferimento per saper camminare in questo mondo, che ha bisogno di leggi condivise per stare in piedi, ma il cui cammino non si nutre soltanto di ciò che la legge contempla. Il cristiano non chiama in causa la morale del Vangelo principalmente per denunciare i peccati altrui, ma per mettere in chiaro i propri e per dare orientamenti più decisi alle proprie scelte. Cosciente della propria fragilità, ma fiducioso in un sostegno che va al di là di quanto possa essere previsto o programmato. Sono idee e criteri che conducono a rendere sempre più evidenti la limitatezza degli orizzonti ai quali mira l’attività legislativa terrena. Il suo scopo non è quello di formulare giudizi morali, ma di codificare la correttezza legale di alcuni procedimenti, come è stato per le questioni affrontate a livello civile in questi giorni trascorsi e per altre questioni, ben più serie, affrontate nel passato. Il cristiano amplia le sue vedute con i criteri esposti dal Vangelo. “E’ stato detto, ma io vi dico!”… La morale cristiana non si riduce alla osservanza di leggi o norme. Anzi, tutta la vita cristiana va impostata come un rispondere all'amore di Dio, manifestazione di gratitudine per la grandiosa iniziativa divina che ci precede e ci anima. Allora, in questa Quaresima, vogliamo verificare la nostra situazione, perché, pur ammettendo di cadere in peccato e rimanendo sempre disposti ad accogliere con umiltà e riconoscenza la misericordia del Signore, non diventiamo “schiavi” del peccato, ossia di abitudini e di orientamenti che ci portano lontani da Dio, e non restiamo neppure “schiavi della legge o degli idoli”, ossia fermi su posizioni di sicurezza senza lasciarci coinvolgere in un cammino di fede sempre nuovo e sempre più generoso.