Prevenire le aggressioni, combattere la violenza

Comune di
Cividale del Friuli
Iniziativa realizzata con il contributo della
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Servizio affari istituzionali e locali,polizia locale e sicurezza
Prevenire le aggressioni,
combattere la violenza
Opuscolo informativo
Prevenire le aggressioni
Episodi di aggressione possono verificarsi a danno di ogni cittadino (anche se
esistono categorie maggiormente a rischio) ed in situazioni diverse (di luogo e di
ora).
L'aggressione è un atto di violenza, che può essere fine a se stesso oppure
strumentale al raggiungimento di uno scopo preciso, come nel caso dello scippo o
della rapina.
Gli studi di analisi del fenomeno ne hanno messo in luce la parziale prevedibilità ed
alcune circostanze facilitanti che, se note, possono essere evitate.
Quindi... "è meglio giocare d'anticipo!"
Alcuni suggerimenti possono esservi d'aiuto.
In generale:
 evitate di camminare su strade isolate o, di sera, poco illuminate, e
privilegiate i marciapiedi più affollati;
 cercate di evitare, nelle ore notturne, soprattutto se siete soli, di attraversare
parchi e giardini;
 evitate di sostare, soprattutto di notte, in luoghi appartati, sia soli sia in
compagnia;
 se l'auto è parcheggiata in un luogo isolato, prima di salire controllate che
all'interno non vi sia qualche intruso;
 se rincasate tardi, cercate, nei limiti del possibile, di farvi accompagnare da
qualcuno che conoscete bene. Non fatevi mai accompagnare da
sconosciuti, anche se si dimostrano particolarmente gentili e disponibili;
 non salite in ascensore da soli con estranei che vi insospettiscono; siate
cauti nell'offrire o nel richiedere passaggi in auto a sconosciuti, soprattutto
se
siete
soli
o
di
notte
o
in
luoghi
isolati;
in caso di aggressione gridate il più possibile e difendetevi cercando di
colpire, con tutta la vostra forza, le parti più vulnerabili;
 ricordate che, prima di passare all'azione, l'aggressore osserva e seleziona
le vittime, anche sulla base di alcuni particolari come i gioielli e
l'abbigliamento eccessivamente elegante o vistoso;
 rammentate che spesso le aggressioni avvengono nei sottopassaggi,
soprattutto in orari di scarsa circolazione pedonale, e nei luoghi limitrofi alle
stazioni ferroviarie delle grandi città.
Se vi sentite seguiti ...
 dirigetevi verso la caserma o il commissariato più vicini oppure, se nella
zona è presente, avvicinatevi ad un agente della forza pubblica;
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fermate qualcuno manifestando i vostri timori oppure entrate nel primo
negozio in cui siano presenti altre persone (bar, ristorante, etc.) e chiedete
aiuto facendo chiamare un numero di emergenza; se vi trovate in un luogo
isolato, chiamate un numero di pronto intervento (il 112 o il 113) dal vostro
cellulare;
 tenete presente che, anche se non possedete un cellulare, il fatto di portare
all'orecchio un qualsiasi oggetto di piccole dimensioni può essere scambiato
da lontano per un telefonino e mettere in fuga un eventuale aggressore;
 rientrate a casa soltanto quando siete sicuri di non essere più seguiti (un
soggetto malintenzionato, una volta a conoscenza del vostro indirizzo,
potrebbe aspettare il momento più opportuno per passare all'attacco); [
 se rientrate sempre alla medesima ora, evitate di fare la stessa strada;
 se tornate a casa la sera, a tarda ora, nei limiti del possibile, fatevi
accompagnare da qualcuno. Ricordate che i luoghi più insidiosi per un
agguato sono quelli chiusi o appartati, come i garage e gli androni dei
portoni;
 se prendete un taxi, scendete con le chiavi in mano e chiedete all'autista di
attendere fino a che non avrete varcato la soglia del portone;
 se siete alla guida di un'auto, state il più possibile al centro della strada.
Facendo così eviterete di essere affiancati e spinti verso l'esterno.
In discoteca
Le discoteche sono piacevoli luoghi di divertimento e di incontro, ma purtroppo
alcune volte l'ascolto della musica e lo stare insieme non sono sufficienti per quanti
sono
alla
ricerca
di
sensazioni
particolari.

Inoltre, l'atmosfera che si respira in discoteca, la folla e il calo dell'autocontrollo
personale, talvolta possono causare risse o liti anche per futili motivi.
In breve, ecco qualche suggerimento:
 se notate che qualcuno, all'interno del locale, vi guarda con insistenza o
manifesta atteggiamenti provocatori, segnalatelo al personale addetto alla
sicurezza, che verificherà la situazione e farà in modo di proteggervi;
 non guardate insistentemente e non fate commenti indirizzati all'altrui
ragazzo/a, né sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti;
 alcuni studi hanno messo in evidenza che talvolta l'abbigliamento
eccessivamente stravagante o succinto ha richiamato l'attenzione di
persone particolarmente violente che avevano travisato le intenzioni della
vittima;
 se prendete un drink, tenete in mano il bicchiere fino a quando non avete
finito di bere: qualche malintenzionato potrebbe versarvi dentro a vostra
insaputa una strana sostanza... quindi, "a buon intenditore ... poche
parole!";
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se urtate involontariamente qualcuno presentate prontamente le vostre
scuse e non preoccupatevi di quello che altri potrebbero pensare di voi;
 se vi capita di assistere ad una rissa, allertate immediatamente il
personale addetto alla sicurezza del locale e, prima di intervenire
direttamente, cercate di coinvolgere anche altri nella vostra attività di aiuto,
perché la vostra intenzione di mediazione potrebbe essere equivocata e
finire col farvi diventare parti attive.
Recenti statistiche hanno rilevato che una buona parte dei reati denunciati di
molestia sessuale avviene in discoteca e in altri luoghi di ritrovo.
Quindi, seguire qualche accorgimento può essere utile per prevenire incontri che
potrebbero risultare spiacevoli:
 non unitevi da sole a gruppi di sconosciuti anche se avete appena fatto
amicizia con uno di loro;
 se avete conosciuto qualche persona nuova, presentatela agli amici della
compagnia con cui siete arrivate in discoteca;
 prima di allontanarvi con una persona appena conosciuta o se decidete di
farvi accompagnare a casa, avvisate sempre le persone con cui siete
arrivate perché la prudenza non è mai troppa!
Scippi e rapine
Scippi e rapine sono tra gli episodi di criminalità diffusa che più destano allarme
sociale, sia per la frequenza con cui si verificano sia per le conseguenze che talvolta
comportano
per
le
vittime,
non
di
rado
donne
ed
anziani.
Lo scippo è la sottrazione della cosa mobile (borse, orologi, cellulari, ecc.)
attraverso un'azione violenta esercitata sull'oggetto, il cosiddetto "strappo". Proprio
per questa dinamica, la probabilità che la vittima resti ferita è molto alta, come nel
caso di una signora che, a seguito dello strattone, cade a terra e viene trascinata
per alcuni metri perché il braccio è rimasto impigliato tra i manici della borsa portata
a
tracolla.
Si è invece in presenza di una rapina quando si cedono i propri averi o valori a
seguito della violenza o minaccia esercitata dall'autore del delitto: è il caso, ad
esempio, della consegna del portafogli per l'intimazione ricevuta da un individuo
armato
di
pistola.
E' comunque responsabile di rapina chi, inizialmente determinato a commettere uno
scippo, prosegue l'azione violenta direttamente sulla vittima che gli oppone
resistenza.
Alcune precauzioni possono essere d'aiuto, ma ricordatevi che nulla vale tanto
quanto la vostra incolumità e quella di chi vi è vicino, soprattutto in caso di rapina:
 camminate sul marciapiedi opposto rispetto al senso di marcia dei veicoli,
così da poter controllare chi eventualmente si avvicina in auto o in moto, e
mantenetevi il più possibile lontano dal margine;
 se siete a piedi, all'incrocio, aspettando il verde del semaforo, sostate sul
marciapiedi vicino al muro (se esiste) e non in prossimità del passaggio dei

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veicoli;
 tenete la borsa dal lato opposto a quello di scorrimento del traffico, ma
lasciatela immediatamente nel caso in cui venga agganciata da uno
scippatore;
 nei limiti del possibile, evitate di transitare su strade isolate o, di sera, poco
illuminate;
 le statistiche hanno evidenziato che le borse portate a tracolla costituiscono
un facile bersaglio per gli scippatori;
 per limitare i danni, sarebbe meglio tenere documenti e denaro in tasche
separate dei vestiti e non portare dietro molto denaro ed oggetti di valore.
Se siete a piedi ed avete riscosso molto denaro in banca, al bancomat o
all'ufficio postale, dividete il denaro in più tasche. Ricordate, comunque, che
per i vostri acquisti è sempre preferibile utilizzare i servizi bancari (bancomat
e carta di credito);
 se all'esterno della banca o dell'ufficio postale vedete delle persone che vi
insospettiscono oppure temete che qualcuno vi stia aspettando, non uscite
da soli ma attendete che qualcun altro abbia finito ed uscite insieme;
 se notate una persona in apparente difficoltà siate prudenti, in quanto
potrebbe trattarsi di un espediente per rapinarvi. In generale, le circostanze
di tempo e di luogo saranno comunque per voi un ottimo indicatore per
capire cosa sta effettivamente accadendo;
 se siete in bici, evitate di riporre borsa o zaino nel cestino davanti a voi;
 se siete in un posto affollato, o sui mezzi pubblici, mantenete la borsa, lo
zaino o la valigetta in modo da poterla proteggere da eventuali
borseggiatori;
 tenete presente che, se vi muovete con un passeggino o con una
carrozzina, avete una ridotta capacità di reazione e quindi potreste
rappresentare una "preda" più facile per un eventuale scippatore o
malintenzionato.
Se siete in auto...
 quando vi fermate ai semafori, evitate di tenere i finestrini completamente
abbassati e bloccate le portiere;
 non tenete la borsa sul sedile o in un posto visibile e facilmente
raggiungibile;
 quando parcheggiate, non lasciate all'interno dell'autovettura, oggetti, anche
di scarso valore, visibili dall'esterno dell'abitacolo;
 quando siete in autostrada e avete bisogno di fermarvi per riposare, non
sostate in aree troppo isolate perché potreste essere facilmente aggrediti da
qualche malintenzionato.
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Borseggi
I borseggi si verificano quotidianamente per strada e sui mezzi pubblici (autobus,
metropolitana, treno) e, comunque, in luoghi particolarmente affollati.
I "borseggiatori" utilizzano trucchi e stratagemmi sempre nuovi e diversi, ma lo
studio del fenomeno ci ha permesso di individuare alcuni "segnali di pericolo" che,
se
sono
conosciuti,
possono
essere
gestiti.
Fate molta attenzione quando:
 si forma una ressa particolare per salire o scendere dai mezzi pubblici;
 siete in luoghi particolarmente affollati o fate la fila davanti agli sportelli e
sentite che qualcuno vi sta particolarmente "addosso" o vi spinge;
 qualcuno tenta "insistentemente" di distrarvi in qualsiasi modo (ad esempio,
chiedendovi informazioni, facendo dirigere la vostra attenzione in una
direzione particolare, con finti malori o finte liti);
 qualcuno vi passa accanto con uno strattone, vi fa cadere delle cose dalle
mani o vi sporca con un gelato o una bevanda e poi vi aiuta -con troppa
sollecitudine- a ripulirvi;
 degli sconosciuti tendono a un contatto fisico (es.: una mano sulla spalla,
benché seguita da scuse immediate);
 dovete tirar fuori il portafogli in un luogo pubblico, per esempio come
quando dovete pagare la merce acquistata da un venditore ambulante,
soprattutto quando c'è folla.
Abitualmente:
 non portate mai grosse somme di denaro contante con voi, ma utilizzate
quanto più possibile i servizi bancari (bancomat, carte di credito);
 quando prelevate delle somme di denaro, non fate vedere quanti soldi avete
ritirato e divideteli in più tasche;
 custodite documenti e soldi in modo separato;
 evitate di essere sovraccarichi di pacchi, pacchetti, borse della spesa, etc:
siete più vulnerabili;evitate di tenere soldi o portafogli nella tasca posteriore
dei pantaloni;custodite documenti e soldi in modo separato;
Una passeggiata nel parco
Fare delle passeggiate nei parchi e nelle ville comunali delle nostre città costituisce
sicuramente una buona abitudine di vita perché aiuta a mantenersi in forma e di
buon umore, anche se talvolta sentiamo al telegiornale o leggiamo sui quotidiani che
una persona è stata vittima di atti di violenza o aggressione in un parco pubblico.
Di seguito vi forniamo alcuni aspetti emersi dall'analisi del fenomeno, condotta sulla
base dei dati in nostro possesso, affinché possano costituire degli spunti di
riflessione nell'adozione delle ordinarie precauzioni:
5




nella maggior parte dei casi, episodi di aggressioni e di violenze si sono
verificati nelle zone più isolate e buie. Talvolta la vittima non si era accorta
della avvenuta chiusura dei cancelli;
spesso l'aggressore ha "agganciato" la vittima mostrandosi particolarmente
amichevole e disponibile, creando così le condizioni più favorevoli per agire;
è più sicuro frequentare i parchi, specie se di notevole estensione, di
mattina o di pomeriggio, ossia quando sono frequentati da molte persone;
le segnalazioni di persone in difficoltà, o di situazioni "strane" devono essere
fatte ad un numero di pronto intervento (112, 113 o 117) oppure al corpo di
vigilanza presente nel parco.
Alla luce di queste considerazioni, può essere utile seguire alcuni consigli:
 se state facendo jogging, fermatevi a riprendere fiato in luoghi dove sono
presenti anche altre persone;
 evitate di indossare oggetti di valore (come collane, bracciali ed orologi) che
possono attirare l'attenzione;
 può essere utile portare con sé un fischietto (tipo quello da arbitro) da
utilizzare, in caso di necessità, per chiamare aiuto.
Davanti all'aggressore
Se vi trovate di fronte ad una persona che vi minaccia con un'arma, ricordatevi che
niente vale di più della vostra vita.
Se l'aggressore vuole rapinarvi:
 conservate la calma ed assecondatelo, soprattutto se vi minaccia con
un'arma;
 se vi chiede la catenina, l'orologio o gli anelli, consegnateglieli evitando di
farveli strappare con violenza;
 cercate di ricordare dei segni di identificazione utili alla sua successiva
cattura da parte delle forze dell'ordine (per esempio, confrontate la vostra
altezza con quella del malvivente; guardatelo bene in viso, quando
scoperto; soffermatevi sul tono della voce, l'inflessione dialettale; scrutate la
presenza di tatuaggi, segni particolari sul corpo; ricordate l'abbigliamento, la
via ed il mezzo di fuga).
Se l'aggressore vuole usarvi violenza:
 mettetevi ad urlare con tutta la forza che avete;
 difendetevi cercando di colpire le parti più vulnerabili;
 se vi trovate in luogo isolato, in cui nessuno può sentirvi, cercate di
prendere tempo, parlate e mostrate una certa sicurezza e padronanza della
situazione;
 mantenete la calma e cercate di individuare una possibile via di fuga;
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cercate di ricordare dei segni di identificazione utili alla sua successiva
cattura da parte delle forze dell'ordine.
Se portate legalmente un'arma, non aggravate la situazione con reazioni impulsive
che possono avere gravi conseguenze. Ricordatevi che la legittima difesa
presuppone
sempre
una
proporzionalità
con
l'offesa
ricevuta.

Le situazioni in cui si può subire violenza sono comunque infinite. In questo spazio
ci siamo limitati a darvi consigli generali di comportamento all'insegna del buon
senso e della nostra esperienza professionale.
Collaborazione con le forze dell'ordine
Nelle comunità occidentali, sempre più complesse e soggette a continui
cambiamenti socio-culturali, la prevenzione dei reati necessita della collaborazione
di tutti i cittadini che con le loro segnalazioni possono rendere più efficace e
tempestivo il lavoro delle Forze di polizia.
 Se assistete ad un reato richiedete prontamente l'intervento delle forze
dell'ordine chiamando i numeri di emergenza (112 o 113), e fornite tutti i
particolari che avete notato.
 Nel caso in cui vi capita di essere presenti nel momento in cui si verifica una
rissa, chiamate un numero di emergenza (112 o 113) ed in attesa del nostro
intervento, cercate di coinvolgere anche altri nella vostra attività di aiuto,
perché la vostra mediazione potrebbe essere fraintesa.
 Se subite un reato ricordatevi di presentare sempre denuncia, anche se
può sembrare inutile e di scarsa importanza. Tenete sempre un inventario
dei documenti e dei beni, soprattutto di quelli più preziosi (di cui è sempre
bene avere una fotografia) o, comunque, più appetibili ai ladri.
 In casi sospetti avvisate sempre le forze dell'ordine e ricordatevi che più
siete precisi nel descrivere fatti, circostanze e particolari del vostro
aggressore più aumenta la possibilità di individuare gli autori di un fatto e di
impedire il verificarsi di nuovi reati.
Cosa dire ai vostri bambini
 Spiegate ai vostri figli che non tutti sono buoni.
 Insegnate loro, fin da piccoli, a dire cognome, indirizzo e telefono, e
spiegategli a chi rivolgersi in caso di pericolo.
 Fate la conoscenza dei loro amici e delle relative famiglie.
 Mantenete rapporti costanti con i loro insegnanti per venire a conoscenza di
eventuali cambiamenti nel comportamento fuori casa.
 Evitate di farli andare in giro da soli in situazioni di potenziale pericolo.
 Fatevi raccontare tutto ciò che è successo o hanno notato quando non
erano con voi, e prestate la massima attenzione se fanno cenno a persone
che abbiano cercato di avvicinarli offrendogli regali, denaro e compagnia.
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




Invitateli a non parlare con sconosciuti e ad osservare attentamente il loro
viso od altri particolari (ad esempio, l'abbigliamento).
Chiedete sempre l'indirizzo e il recapito telefonico dei compagni con cui si
incontrano e, in caso di cambiamento di programma, dite loro di informarvi
immediatamente.
Se possibile, accompagnateli quando sono invitati a feste e intrattenimenti.
Dedicate loro parte del vostro tempo e non rinunciate mai al dialogo.
Fate attenzione agli adescamenti via Internet.
Il materiale su questo argomento è stato tratto e rielaborato da www.carabinieri.it.
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Violenza e abuso
La violenza può essere definita come "qualsiasi coazione fisica o morale
esercitata da un soggetto su un altro al fine di indurlo a subire o a compiere
atti che non avrebbe altrimenti liberamente consentito o commesso".
Questa definizione generale comprende non solo la violenza fisica, ma anche quella
psicologica che lede la personalità della vittima e ne compromette il diritto ad
esprimere il proprio consenso autonomo e consapevole. In questi termini un atto di
violenza si può concretizzare anche in una non-azione, cioè in una condotta
puramente omissiva.
Un concetto correlato è quello di abuso che si sostanzia in una "qualunque
situazione, attiva od omissiva, volontaria o involontaria che comporti la
compressione illegittima dei fondamentali diritti collegati alla vita ed espressione
della dignità di ogni individuo".
Questa definizione integra il concetto di violenza nel suo significato più ampio.
Tuttavia il concetto di abuso è stato spesso utilizzato in riferimento alla sua
connotazione sessuale rivolto a soggetti minori. In questa ottica, una definizione
che mette in luce la condizione della vittima, impossibilitata a scegliere o a
comprendere correttamente quello che sta accadendo, parla di "coinvolgimento di
soggetti immaturi e dipendenti in attività sessuali, soggetti a cui manca la
consapevolezza delle proprie azioni nonché la possibilità di scegliere. Rientrano
nell'abuso anche le attività sessuali realizzate in violazione dei tabù sociali sui ruoli
familiari pur con l'accettazione del minore".
L'abuso sessuale intrafamiliare produce danni più gravi rispetto a quello esercitato
all'esterno e può dare origine a problematiche psicologiche anche ad insorgenza
tardiva e di difficile risoluzione spontanea, soprattutto se sono presenti le seguenti
caratteristiche:

un legame intenso con la persona che effettua l'abuso;

una lunga durata dell'abuso;

il mancato riconoscimento dell'abuso da parte dell'ambiente familiare;

l'incapacità di parlare dell'accaduto da parte della vittima;

la condizione in età evolutiva dell'abusato.
Le statistiche indicano che le categorie maggiormente a rischio sono costituite dai
minori e dalle donne che per motivi socio-culturali possono trovarsi più
frequentemente
in
condizioni
di
minore
tutela.
Spesso veniamo a conoscenza di situazioni familiari multiproblematiche, dovute ad
emarginazione sociale, nelle quali gli episodi di violenza sono all'ordine del giorno.
Occorre, comunque, sfatare il mito di una violenza domestica circoscritta
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esclusivamente a realtà sociali degradate. Le statistiche hanno evidenziato che si
tratta di un fenomeno trasversale che comprende e interessa tutte le classi sociali e
le condizioni economiche.
Dedichiamo questo spazio all'osservazione di questo preoccupante fenomeno per
fornire suggerimenti e consigli utili per prevenirlo o comunque affrontarlo con le
misure di tutela più adeguate.
Forme di violenza sulle donne
La violenza contro la donna può essere sintetizzata in ogni azione che comporta o
potrebbe comportare danno fisico e/o psicologico compresa la minaccia di tali
azioni, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà nella vita privata e/o
pubblica.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha suggerito di distinguere tre diverse
forme di violenza perpetrata a danno delle donne:

violenza interpersonale, comprende quelle forme di sopruso che si
consumano nei rapporti interpersonali quotidiani della vittima, sia all'interno
delle mura domestiche sia in ambito extrafamiliare, spesso con finalità di
sfruttamento sessuale;

violenza organizzata, si concretizza in tutte le forme di violenza compiute
all'insegna di motivazioni politiche, sociali ed economiche, rivolte spesso
contro uno specifico gruppo etnico;

violenza auto-inflitta, generata dalla umiliazione subita. Molte vittime
tendono ad isolarsi volontariamente a seguito degli abusi subiti o a
procurarsi ulteriori violenze, fino ad arrivare a veri e propri tentativi di
suicidio, quasi per autopunirsi perché si sentono in colpa a motivo dei
soprusi subiti.
La violenza domestica è quella più frequente ed è costituita da ogni forma di
abuso, che si manifesta attraverso il sopruso fisico, sessuale e psicologico. La
maggior parte delle violenze sessuali è opera del partner. Si tratta di un fenomeno
diffuso, benché ancora sommerso e sottodimensionato. Gli studi mostrano che la
maggior parte degli episodi di violenza è posta in essere da uomini, esenti da
particolari problemi dovuti ad alcool, droghe e disturbi psichici. Nei casi in cui questi
elementi sono presenti, pur non essendo l'unica causa della condotta violenta,
possono far precipitare la situazione.
All'interno della coppia, il clima di violenza genera un circolo vizioso che si
autoalimenta e genera conseguenze sempre più gravi. Si instaura in modo graduale,
attraverso litigi che, inizialmente banali, col tempo diventano più frequenti e intensi,
fino a quando la situazione precipita ed esplode l'aggressività. Quasi sempre, ai
maltrattamenti seguono periodi di "luna di miele", in cui il partner si dimostra
particolarmente affettuoso e disponibile, che, però, non durano a lungo. Così il "ciclo
della violenza" ricomincia di nuovo.
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Saper leggere un messaggio
Saper interpretare la richiesta di aiuto di una donna vuol dire imparare a leggere un
messaggio diretto o indiretto che la donna desidera inviare, sperando che venga
colto
da
chi
le
sta
vicino.
Occorre essere molto attenti e cauti per non creare allarmi inutili, scambiando
magari un banale litigio per una situazione potenzialmente pericolosa. Bisogna
considerare, inoltre, che il reato di violenza si configura solo ed esclusivamente
quando vi sia querela da parte della vittima, quindi anche una eventuale
segnalazione va fatta nel rispetto della volontà altrui.
Consigli
Il "ciclo della violenza" conduce al progressivo isolamento della donna maltrattata
che pensa di vivere una anomala situazione di disagio, di cui si sente addirittura
responsabile.
Un breve vademecum, può fornire dei suggerimenti utili:

non confidare sui cambiamenti di carattere e di comportamento promessi da
un partner violento e non lasciarti influenzare negativamente dalle sue
offese e dalle sue minacce;

non provare sensi di colpa per i figli, ricordati che è meglio vivere in una
famiglia monoparentale, con un genitore equilibrato, piuttosto che con una
coppia di genitori in conflitto;

se sei ferita e hai dei lividi vai al Pronto Soccorso di un ospedale e dichiara
la verità. Pretendi un certificato medico veritiero, anche se il medico ti fa
presente che potrebbe esserci un procedimento penale nei confronti di tuo
marito;

chiama un numero di pronto intervento (112, 113 o 117), appena possibile;

rivolgiti ad un centro di orientamento sui diritti della donna, che può darti
consulenze legali, bancarie e psicologiche gratuite.
Violenza domestica
Secondo l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la violenza domestica è un
fenomeno molto diffuso che riguarda ogni forma di abuso psicologico, fisico,
sessuale e le varie forme di comportamenti coercitivi esercitati per controllare
emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare. Può portare gravi
conseguenze nella vita psichica delle donne, degli uomini e dei bambini che la
subiscono perché può far sviluppare problemi psicologici come sindromi depressive,
problemi somatici come tachicardia, sintomi di ansia, tensione, sensi di colpa e
vergogna, bassa autostima, disturbo post-traumatico da stress e molti altri. Le
condizioni di chi subisce la violenza sono tanto più gravi quanto più la violenza si
protrae nel tempo, o quanto più esiste un legame consanguineo tra l'aggressore e la
vittima. Dal punto di vista fisico le violenze domestiche possono generare gravi
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danni permanenti e portare difficoltà del sonno o nella respirazione. Le conseguenze
della violenza domestica protratta nel tempo lasciano segni anche sul piano
relazionale perché le vittime che la subiscono spesso perdono il lavoro, la casa, gli
amici e le risorse economiche di sostentamento.
Il fenomeno della violenza domestica risulta essere diffuso in tutti i paesi e in tutte le
fasce sociali; gli aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici,
senza distinzione di età, razza, etnia. Le vittime sono uomini, donne e bambini che
spesso non denunciano il fatto per paura o vergogna.
IMPARARE A RICONOSCERE L'ABUSANTE…
Per difendersi da situazioni di abuso domestico è necessario prima di tutto imparare
a riconoscere i comportamenti tipici dell'abusante. Occorre sapere che dalle
ricerche condotte sulla problematica è emerso che, al contrario del pensiero
comune, la violenza domestica non è sempre legata a patologie o al consumo
cronico di sostanze alcoliche e di stupefacenti. I dati ci confermano che fra i casi
sottoposti ad indagine solo il 10% degli abusanti era affetto da disturbi patologici e
abusava normalmente di sostanze tossiche.
Chi commette ripetutamente azioni violente fra le mura domestiche di solito ha un
unico obiettivo: desidera porre la sua vittima in uno stato di "sudditanza" perché
vuole sentirsi potente e perché esercitare azioni di comando e di controllo su un
membro della famiglia lo fa sentire appagato e sicuro di sé. I suoi comportamenti
hanno sempre come unico scopo quello di controllare tutto il vissuto del partner per
rafforzare il suo personale sentimento di potere; per raggiungere questo obiettivo
sente che deve eliminare tutto ciò che potrà ostacolare il rafforzamento di questo
senso di sicurezza. Di solito gli abusanti sono soggetti estremamente insicuri nella
vita sociale, non hanno grandi possibilità di sfogo e relazioni sociali appaganti.
Trovano più facile colpire gli appartenenti al nucleo familiare, soprattutto se i membri
della famiglia hanno bisogno di loro per il sostentamento. Per fuggire dalla
responsabilità delle proprie azioni, l'abusante tenta con qualunque mezzo di
favorire l'oblio e il segreto perché vuole impedire che si creino attorno alla vittima
relazioni sociali rassicuranti.
Nelle storie raccontate dalle vittime di violenza domestica, si apprende che la vittima
nel tempo impara a "sopportare" eventi orribili, iniziando così a soffrire di problemi
psichici che la spingono alla chiusura e ad una riduzione drastica della sua
personale autostima ossia ad avere un atteggiamento eccessivamente critico verso
se stessa e a sentirsi costantemente insoddisfatta delle proprie qualità.
Uscire da questo problema è possibile. Prima di tutto la vittima deve rendersi
conto che quello che sta accadendo fra le mura domestiche è un reato. Per arrivare
a questa consapevolezza deve osservare e analizzare quello che le accade attorno,
imparare ad essere obiettiva e giudicante nei confronti di chi sta abusando.
Analizzando le esperienze attraverso i racconti di chi ha vissuto questo dramma è
emerso che chi abusa:
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
controlla i movimenti, i progetti e le attività della vittima generando
isolamento sociale. La vittima così prende le distanze dal mondo, diventa
più introversa e inizia a non amare più il contatto con gli altri;

per generare la paura spesso distrugge cose e oggetti ai quali la vittima
tiene particolarmente e se ci sono animali in casa prenderà di mira anche
loro;

in situazioni sociali, come nei locali pubblici o in ambienti all'aperto
frequentati da altre persone, l'abusante cerca in tutti i modi di umiliare
pubblicamente la vittima. Una delle frasi che gli viene facile pronunciare in
tali ambiti e che è stata spesso riferita dalle vittime è "Sei un/a pazzo/a".
Questa espressione, proprio per la forza che contiene, aumenta
psicologicamente la percezione di debolezza della vittima e la pone
immediatamente in una condizione di passività;

spesso accompagna alle violenze fisiche minacce verbali, parole che
hanno un forte senso dispregiativo finalizzate a far sentire la vittima
"invisibile" e che portano a ridurre l'autostima. Frasi tipiche possono essere:
"Sei una stupido/a", oppure "Non capisci niente", "Non sei intelligente"
oppure "Non fai mai niente che possa andare bene!";

teme l'autonomia della vittima. Di fronte ai comportamenti che
manifestano il desiderio di autonomia del/la partner, ricorre a stratagemmi
psicologici finalizzati ad annullare le sue volontà. Se la vittima lavora e gode
di una certa autonomia cerca in tutti i modi di ostacolare la sua serenità nei
rapporti di lavoro. La vittima può così sviluppare atteggiamenti negativi
verso i colleghi di lavoro, sentirsi in difficoltà di fronte alle nuove attività, ha
problemi di concentrazione. Venendo meno il supporto familiare, lavora in
continua tensione e con senso di oppressione;

rinforza nella vittima comportamenti servili ripetendole che lui/lei è la
persona che comanda nel nucleo e che per questo deve essere sempre
rispettato/a;

l'abusante usa i figli per raggiungere i suoi scopi minacciando di portarli
via qualora la vittima manifestasse la volontà di lasciare la casa;

se durante una lite la vittima rimane ferita e tenta di mettere l'abusante di
fronte all'evidenza delle violenze inflitte egli tende a negare i fatti di
violenza;

di fronte ai tentativi della vittima di voler parlare con altri dei fatti che
accadono fra le mura domestiche l'aggressore le dice che sta esagerando e
minimizza l'accaduto affermando che "si trattava solo di una banale lite" e
che "simili liti sono normali in ogni rapporto di coppia".
13
…E POI…
In caso di violenza domestica è importante rompere l'isolamento e trovare il
coraggio di parlare con qualcuno di ciò che avviene fra le mura domestiche. Ci si
deve rivolgere alle Forze dell'Ordine oppure si può individuare una persona vicina
con la quale si ha confidenza.
Nella fase critica è importante individuare testimoni, se ci sono dei referti in casa
vanno portati dove ci si reca per sporgere denuncia.
14
Lo stalking
Quando le attenzioni diventano persecuzione
L'attenzione che si trasforma in ossessione. Molestie quotidiane, silenziose, difficili
da individuare e arrestare. E il sospetto diventa paura, erode la libertà fino a
costringersi in una prigione soffocante. Questo è lo stalking: comportamenti reiterati
di sorveglianza, controllo, contatto pressante e minaccia che invadono con
insistenza la vita di una persona per toglierle la quiete e l’autonomia. Gli atti
persecutori sono ora un reato ben definito, punito con condanne da sei mesi a
cinque anni di reclusione.
Dall'entrata in vigore della legge sullo stalking, il 25 febbraio 2009, è emerso un
fenomeno dalle dimensioni allarmanti, portando alla luce centinaia di richieste di
aiuto da parte delle vittime.
Se i numeri impressionano per la loro crudezza, è ancor più sconcertante la
casistica che l’introduzione del reato ha reso finalmente visibile. Con la possibilità di
intervenire: le vittime possono QUERELARE subito lo stalker o chiederne prima
l'AMMONIMENTO. Una risposta concreta ai cittadini, dopo un lungo oblio normativo.
I comportamenti persecutori sono riconducibili a minacce o molestie reiterate, sia
fisiche che sessuali che psicologiche, tali da causare uno stato di
prostrazione che induce la vittima a modificare il modo di vivere quotidiano.
Nello specifico, la legge, oltre a prevedere la pena della reclusione da sei mesi a
cinque anni, l’aggrava se il fatto è commesso dal coniuge anche separato o
divorziato o da persona legata alla vittima da relazione affettiva anche pregressa, se
avviene a danno di un minore, di una donna incinta, di una persona disabile, se è
commesso con armi, travisamento, strumenti informatici o telematici.
Se, nell'escalation di atti persecutori accertati, il reo uccide la vittima, è punito con
almeno 21 anni di reclusione.
Per una prima assistenza è attivo 24 ore su 24 il numero gratuito antiviolenza e
stalking 1522, in grado di mettere in collegamento diretto le vittime con le Questure,
offrendo anche supporto psicologico e giuridico.
Non solo, ma presidi sanitari, uffici di polizia, istituzioni pubbliche sono tenuti ad
informare la vittima della possibilità di avvalersi di Centri Antiviolenza, con i quali
devono metterla in contatto, se richiesto, al fine del necessario supporto psicologico,
legale e, qualora la vittima abbia paura di rincasare, anche logistico.
Da marzo 2009, inoltre, è operativo presso il Dipartimento per le Pari Opportunità il
Nucleo Carabinieri – Sezione Atti Persecutori – composto da 13 carabinieri tra
criminologi, psicologi, sociologi, biologi e informatici, al lavoro per monitorare il
fenomeno e individuare i profili psicosociali di molestatori. L'obiettivo finale è quello
di realizzare un vademecum di riconoscimento per tutti gli operatori investigativi e di
giustizia che si confrontano con la nuova tipologia di reato.
Per presentare la denuncia o richiedere l’ammonimento le vittime possono recarsi
presso qualsiasi ufficio di polizia, ove troveranno operatori di polizia competenti a
gestire, con le dovute cautele di attenzione e riservatezza, questa delicatissima
15
fase. In molti casi, poi, è assicurato, sin dal momento dell’acquisizione della
denuncia o dell’istanza di ammonimento, l’intervento di uffici di polizia maggiormente
specializzati nelle peculiari investigazioni di settore, quali le unità specialistiche delle
Squadre Mobili delle Questure, in grado di fare “rete” sul territorio con le altre
istituzioni e le associazioni di volontariato per garantire, ognuno per la parte di
competenza, la migliore assistenza e protezione alle vittime.
Gli atti persecutori, cosa sono
(stalking, dall’inglese to stalk, fare la posta, inseguire, cacciare)
Lo stalking è un insieme di comportamenti indesiderati, molesti, persistenti e lesivi
della dignità morale, mediante i quali lo stalker perseguita la vittima al fine di
ricercare contatti con la stessa (o continuare ad averne), pur non voluti, con
atteggiamenti aggressivi, fisici o psicologici, che determinano pesanti intrusioni nella
sua vita privata e tali da ingenerare disagio, ansia e paura.
Diversi sono i moventi che spingono il molestatore ad agire: il desiderio di ristabilire
una precedente relazione affettiva terminata; il tentativo ossessivo di instaurare una
relazione o un contatto anche con persone pubblicamente note; il desiderio di
vendetta; la ricerca di un approccio sessuale ecc.
Gli elementi caratterizzanti dello stalking
✔ Insistenza:
lo stalker molesta con insistenza la vittima, costringendola a modificare le
sue abitudini quotidiane;
✔ Ripetitività e serialità delle condotte moleste:
lo stalker pone in essere una serie di comportamenti ripetuti nel tempo in
tempi e luoghi diversi, indesiderati ed intrusivi nella sfera privata o pubblica
della vittima;
✔ Pressione psicologica:
lo stalker agisce sottoponendo la sua vittima ad una forte pressione
psicologica, ingenerando un persistente stato di ansia e preoccupazione;
✔ Precedente rapporto/relazione con la vittima:
lo stalker solitamente è un soggetto che è stato coinvolto in precedenti
relazioni sentimentali o affettive con la vittima. Può anche essere un collega
di lavoro o un superiore gerarchico.
Come agisce lo stalker
Danneggia o compie atti di vandalismo.
✔
Attende la vittima presso la sua abitazione, nei luoghi che frequenta
abitualmente o sul luogo di lavoro, cercando di avvicinarla insistentemente
con ogni modo;
✔
La segue per strada, la spia, la sorveglia, le scatta fotografie a sua
insaputa;
16
✔
✔
✔
✔
Le telefona ripetutamente nel corso della giornata e spesso senza parlare;
Le invia ripetutamente sms, e_mail, fax o ne ricerca contatti mediante
social network (Facebook, Google+, LinkedIn,Instagram ecc…);
Fa recapitare oggetti (anche regali) indesiderati o le fa trovare scritti o
lettere sul parabrezza dell’auto, sul posto di lavoro o nella cassetta postale;
Minaccia o intimidisce anche persone vicine alla vittima (colleghi, familiari,
amici ecc…).
L'impatto dello stalking sulla vittima
Lo stalker produce nella vittima profondi e laceranti turbamenti che ledono, molte
volte in maniera irreversibile, l'equilibrio fisico e psichico di quest'ultima perché in
seguito all'evento la vittima sperimenta un deterioramento mentale che va ad
intaccare il suo benessere psicofisico.
In seguito al trauma, lo stato d'animo della vittima potrebbe essere riassunto in una
fase disorganizzativa, nella quale è riscontrabile uno stato di negazione,
meccanismo di difesa che serve ad allontanare il pensiero di quei tragici momenti.
Nel tentativo di superare l'accaduto o di minimizzare i danni vengono messi infatti in
atto dei veri e propri meccanismi di difesa.
Tuttavia, nel tempo, tale "materiale rimosso" viene a collidere con un sentimento di
ricerca della realtà, in seguito al quale la vittima sarà pervasa da senso di colpa.
Infatti, la vittima ripercorre mentalmente più volte la scena del crimine ponendosi
domande, cercando di capire cosa altro poteva dire o fare per prevenire ciò che
invece si è verificato. E' in questa fase che appare di fondamentale importanza
rivolgersi ad uno specialista psicologo, professionista in grado di accompagnare la
vittima di stalking in questo percorso di presa di coscienza, di riorganizzazione del
trauma nel tentativo di ritornare alla normalità.
Pensare di farcela da sole, senza l’aiuto di esperti, è un errore.
Lo Psicologo attraverso un attento ed empatico ascolto aiuterà la vittima, dando
fiducia alle sue personali capacità, stimolando e rafforzando il suo sistema
motivazionale e aiutandola a riacquistare l'autostima perduta.
In seguito all'evento traumatico, infatti, la vittima potrà essere pervasa da stati
d'ansia acuti, problemi di insonnia fino a dei veri e propri quadri di Disturbo Post
Traumatico da Stress.
Cosa prevede la legge
Art.612 bis Codice Penale
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a
cinque anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da
cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un
fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al
medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le
proprie abitudini di vita.
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La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o
divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona
offesa ovvero se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici.
La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di
una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità di cui all'articolo 3
della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero con armi o da persona travisata.
Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della
querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale.
La querela è comunque irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce
reiterate nei modi di cui all'articolo 612, secondo comma. Si procede tuttavia d'ufficio
se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità di
cui all'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché quando il fatto è
connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio.
Rimedi in ambito penale e modalità esecutive
Come già accennato in precedenza, prima di proporre Querela, la vittima può
tentare di fare desistere il molestatore assillante rivolgendosi al Questore.
A richiesta della persona offesa e, dopo aver assunte le necessarie informazioni, il
Questore può infatti emettere un provvedimento di Ammonimento.
E’ importante tener presente, nel valutare se rivolgersi al Questore che, dopo
l’Ammonimento, se il molestatore non pone fine alla sua condotta, il reato diviene
procedibile d’ufficio. Ciò significa che il processo penale potrà svolgersi anche se
non è stata proposta Querela da parte della vittima e che tale condotta costituirà
aggravante specifica, punibile anche con l’arresto.
Per ottenere l’avvio di un Procedimento Penale a carico dello stalker, la vittima
deve proporre Querela entro il termine di 6 mesi, decorrenti dai fatti-reato.
Tuttavia, come illustrato, ai sensi dell’art.612 bis, il reato diviene procedibile d’ufficio
se:
✔ la condotta persecutoria è stata posta in essere nei confronti di un
minorenne o di persona disabile;
✔ il reato è connesso ad altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio;
✔ il reato è commesso da persona previamente ammonita dal Questore.
In seguito alla Querela o alla denuncia, il caso viene gestito dalla Procura della
Repubblica territorialmente competente, in collaborazione con la Polizia
Giudiziaria.
Tale Autorità può adottare varie misure a protezione della vittima, tra le quali la
misura cautelare del divieto di avvicinamento alla stessa e/o dell’obbligo di
mantenimento di una certa distanza dalla vittima e/o dai suoi congiunti (art. 282
ter c.p.p.)
Nei casi più gravi le misure cautelari possono consistere anche nella custodia in
carcere o negli arresti domiciliari.
In tale contesto, la vittima può anche richiedere al Pubblico Ministero di disporre
accertamenti medico-legali sul proprio stato di salute e sulle cause di eventuali
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patologie, mediante apposita consulenza medico-legale.
Infine, è facoltà della vittima di nominare un Difensore di Fiducia e di poter
accedere al Gratuito Patrocinio a prescindere dal reddito dichiarato.
Rimedi in ambito civile
A fronte di una condotta persecutoria la vittima può chiedere il risarcimento dei
danni eventualmente patiti, attraverso l’applicazione dell’art.2043 del Codice Civile.
Il nostro ordinamento prevede, infatti, che ogni comportamento illecito, e lo stalking
lo è, obbliga colui che lo ha commesso a risarcire il danno ingiusto che ne è
conseguito.
I danni risarcibili riguardano i danni materiali, quali ad esempio le spese per le cure
mediche, per farmaci, per la perdita del lavoro o conseguenti a danneggiamenti di
cose.
A questi si aggiungono i danni non patrimoniali quali il danno biologico e il
danno esistenziale, nonché il danno morale e tutti quei danni configurabili nelle
ripercussioni che la vittima subisce nel suo vivere comune, nel fatto di sentirsi
limitata nella sua libertà a relazionarsi con il mondo, nella tranquillità perduta, nel
timore del peggio. Spesso, infatti, come abbiamo visto, i comportamenti che
caratterizzano lo stalking creano nella vittima stati di ansia, depressione, insonnia,
che possono degenerare in una vera e propria patologia che potrà essere accertata
con una perizia medico-legale di cui si è accennato.
Nel caso in cui lo stalking si consumi in ambito familiare o di convivenza, la vittima
può richiedere l’allontanamento del coniuge/compagno perseguitante ed
eventualmente la corresponsione di un assegno di mantenimento.
Se lo stalking è commesso sui figli minori o sul genitore in presenza dei figli minori
(c.d. violenza assistita), le conseguenze possono arrivare a comportare la
decadenza dalla potestà genitoriale.
Rimedi in ambito lavorativo
Nel caso in cui il comportamento persecutorio avvenga sul luogo di lavoro e durante
le ore di lavoro da parte di colleghi o superiori, si potrà fare una segnalazione ai
superiori gerarchici, ai rappresentanti sindacali o alla Consigliera di Parità,
chiedendo di essere tutelati.
La legge prevede infatti la possibilità di comminare sanzioni disciplinari in tali casi.
A chi ci si può rivolgere
Numero di pubblica utilità 1522 - Rete Nazionale Antiviolenza
Altri riferimenti
___________________________________________________________________
___________________________________________________________________
___________________________________________________________________
Il materiale su questo argomento è stato tratto e rielaborato da www.poliziadistato.it.
19
Istituto di Ricerca Sviluppo Sicurezza s.r.l.
P.IVA e C.F. 02821680309 | Sede: Via Asquini, 11 - 33100 Udine
Tel. 0432/502729 | Fax. 0432/1841050 | E-mail: [email protected] | Pec: [email protected]
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Iniziativa realizzata con il contributo della
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Servizio affari istituzionali e locali,polizia locale e sicurezza
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AL CORSO GRATUITO
AUTODIFESA FEMMINILE E SICUREZZA
La sottoscritta
Cognome e nome........................................................................................
Nata a.............................................................il...........................................
Residente a.................................................................................................
Via..................................................................n. ….....................................
Telefono................................Cell (Obbligatorio)..........................................
E-mail (importante)......................................................................................
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di poter partecipare al corso gratuito “Autodifesa femminile e sicurezza”
organizzato dal Comune di Cividale del Friuli in collaborazione con l’IRSS
– Istituto di Ricerca Sviluppo Sicurezza con inizio il giorno il giorno ….......
Dichiara di essere in condizioni psicofisiche idonee a svolgere l’attività prevista dal
corso, di assumersi sin da ora ogni e qualsiasi responsabilità per danni personali
e/o procurati ad altri (e/o a cose) a causa di un comportamento non conforme alle
indicazioni degli organizzatori ed al comportamento non conforme al buon senso
comune, di sollevare l’organizzazione della manifestazione, i suoi collaboratori e
dipendenti, nonché i loro eredi e/o aventi causa da ogni responsabilità per lesioni,
morte e/o qualsivoglia danno (anche causato da terzi) derivato in occasione ed a
causa dell’attività svolta.
Dichiara inoltre che prima dell'inizio delle lezioni in palestra sarà in possesso di
idoneo certificato medico rilasciato dal medico curante.
(Firma)_______________________________________
Consento il trattamento dei miei dati personali ai sensi del Decreto lgs. 196/03.
Firma)_______________________________________
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Corso gratuito
AUTODIFESA FEMMINILE E SICUREZZA
Il Comune di Cividale del Friuli ha organizzato un Corso gratuito di autodifesa
femminile e sicurezza composto da moduli formativi che tengono conto
dell’esigenza di unire alla preparazione tecnica sull’autodifesa anche importanti
nozioni relative alla prevenzione, ad un corretto approccio psicologico e alla
conoscenza della normativa che tutela l'incolumità personale.
Il corso comprende anche due serate informative aperte al pubblico che si terranno
presso il Centro di Aggregazione Giovanile di via Carraria 93 sui seguenti
argomenti:
Stalking: cos'è, come difendersi;
Violenza di genere: aspetti psicologici e possibili contromisure.
Calendario e sedi delle lezioni
Data
Orario
gio 21/apr 16
Dalle 18.30
Attività
Stalking: cos'è, come difendersi
gio 28/apr 16
18.30 – 20.00 Tecniche di autodifesa
gio 05/mag 16
18.30 – 20.00 Tecniche di autodifesa
gio 12/mag 16
18.30 – 20.00 Tecniche di autodifesa
gio 19/mag 16
18.30 – 20.00 Tecniche di autodifesa
gio 26/mag 16
18.30 – 20.00 Tecniche di autodifesa
mar 31/mag 16
Dalle 18.30
Sede
Centro di Aggregazione via Carraria, 93
Palestra Scuola
settembre
Palestra Scuola
settembre
Palestra Scuola
settembre
Palestra Scuola
settembre
Palestra Scuola
settembre
Manzoni, Piazza XX
Manzoni, Piazza XX
Manzoni, Piazza XX
Manzoni, Piazza XX
Manzoni, Piazza XX
Violenza di genere: aspetti
Centro di Aggregazione via Carraria, 93
psicologici e possibili contromisure
Sarà possibile iscriversi fino al giorno 18.04.2016 compilando e firmando in tutte le
sue parti la scheda di iscrizione sul retro (scaricabile anche dal sito www.cividale.net) e
facendola pervenire con le seguenti modalità:
●
inviandola alla e-mail [email protected];
●
inviandola al fax 0432/1841050;
●
consegnandola presso l'ufficio Politiche Sociali del Comune di Cividale del Friuli
che osserva i seguenti orari: Lunedì 8.30 - 12.30 e 14.30 – 19.00 Martedì,
Giovedì e Venerdì 10.30 – 12.30.
Sarà possibile iscriversi anche compilando il form presente sul sito internet del
Comune di Cividale oppure su www.irss.it.
I posti sono limitati, se interessate vi consigliamo di procedere subito con
l'iscrizione, le donne residenti a Cividale del Friuli avranno la priorità.
realizzata
con pratica
il contributo
della èRegione
Autonoma
Friulimedico
VeneziadiGiulia
PerIniziativa
frequentare
la parte
del corso
richiesto
il certificato
sana e
nell'ambito
Pattonon
locale
di sicurezza urbana “Sicu.Par.Co.”
robusta costituzione
perdel
attività
agonistica.