Contenuto della presentazione Studi sperimentali e protocollo di ricerca 1. Richiamo ai concetti di inferenza statistica (popolazione, campione, stime) (intervallo di confidenza, di ipotesi nulla e di errore di tipo I e II) 2. Studi sperimentali vs studi osservazionali 3. Il protocollo di ricerca Claudio Zamagni Direttore Oncologia Medica Addarii Policlinico S.Orsola-Malpighi Bologna Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 4. La randomizzazione e il gruppo di controllo (5. La meta-analisi: cos’è, a cosa serve, come si legge) Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Inferenza 1. Richiamo ai concetti di inferenza statistica (popolazione, campione, stime), di intervallo di confidenza, di ipotesi nulla e di errore di tipo I e II Lo scopo della statistica inferenziale è di ottenere, attraverso lo studio di un campione, conoscenze sulla popolazione da cui il campione è stato estratto Estrazione di un campione rappresentativo Popolazione Campione Processo inferenziale Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Il comportamento dei campioni Le caratteristiche della popolazione Punti essenziali Le caratteristiche della popolazione oggetto di studio sono di solito espresse attraverso: •Medie •Percentuali I valori stimati variano intorno al valore del parametro (popolazione) Per n grande i valori campionari hanno un andamento campanulare •Tassi •Deviazione standard (varianza) •Rapporti Tale variabilità può essere ridotta aumentando la dimensione del campione • Confronto tra due o più popolazioni •Differenze Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 SE Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 SD n Esempio: Qual è il livello medio di albumina nel sangue nei pazienti affetti da cirrosi biliare primaria? La distribuzione normale Curva simmetrica a forma di campana Popolazione Media Distribuzione simmetrica Sconosciuta Pazienti affetti da cirrosi biliare primaria Media Parametro Incognito Estrazione di un campione rappresentativo della popolazione Caratterizzata da due parametri indipendenti: media e SD Al variare di questi parametri la curva modifica la sua posizione Esempio: Campione Vengono misurati i livelli di albumina nel sangue di n=100 pazienti affetti da cirrosi biliare primaria.La media campionaria è 34.5 x=media campionaria Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Intervallo di confidenza L’intervallo di confidenza Possiamo dire con certezza che: • 34.5 è il livello medio di albumina nel sangue nella popolazione di pazienti affetti da cirrosi biliare primaria? (stima intervallare da 30.3 a 38.1) 34.5 30 32 34 36 38 40 42 44 46 Abbiamo una fiducia del 95% che la media “vera” della popolazione da cui si è estratto il campione sia compresa fra 30.3 e 38.1 Otterremmo le stesse stime se utilizzassimo altri campioni ? 95% CI (30.1 – 38.1) p < 0.05 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 intervallo di confidenza (IC) Intervallo di valori, calcolato dai dati del campione, che con una certa probabilità (pari al livello di confidenza, es. 95 o 99 per cento) permette di essere nel giusto affermando che il vero valore del parametro studiato è compreso all’interno dell’intervallo stesso. Ipotesi ed errori ipotesi nulla o H0 : ipotesi che viene presa come base di partenza in un esperimento clinico, ad esempio "la media di un certo parametro nel gruppo dei trattati è uguale alla media nel gruppo dei non trattati". Scopo dell’esperimento è quello di confutare l’ipotesi nulla Ipotesi alternativa H1 : ipotesi che viene presa in considerazione in antagonismo rispetto all’ipotesi nulla. Errore di primo tipo: errore che consiste nel rifiutare l’ipotesi nulla, quando essa è vera. In pratica tale errore comporta l’attribuzione di un effetto inesistente ad un trattamento. Errore di secondo tipo: errore che consiste nel non rifiutare l’ipotesi nulla quando essa è falsa. La conseguenza pratica di tale errore consiste nel non riuscire ad apprezzare l’effetto di un trattamento Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Errore di I tipo Errori di I e II tipo H 0: A=B H 1: A>B La verità Il trattamento non ha effetto A=B Il trattamento ha effetto A>B Si rifiuta H 0 Errore di primo tipo () Il risultato cade nella regione di rifiuto Decisione corretta La decisione Non si rifiuta H 0 Decisione corretta Errore di secondo tipo () Il risultato cade nella regione di non rifiuto Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 2. Studi sperimentali vs studi osservazionali Studi osservazionali: osservo gli eventi, senza influenzarli con interventi dall’esterno Studi sperimentali: introduco qualcosa dall’esterno, intervengo Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Esercizio 1 Studi osservazionali longitudinali Caso-controllo Come progettereste uno studio sul mesotelioma pleurico provocato da una fibra introdotta in commercio nel 1994 e oggi sospetta di avere un’azione cancerogena simile a quella dell’asbesto? Determinante (esposizione) Evento (esito) Coorte Schema generale del disegno caso controllo: arruolamento di malati (casi) e non malati (controlli); studio retrospettivo della freq uenza dell’esposizione in entrambi i gruppi. Schema generale del disegno di coorte: arruolamento di esposti e non esposti; studio prospettico dell’incidenza della malattia in entrambi i gruppi; Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Studio di coorte Fasi della sperimentazione clinica di un farmaco Fase I determinare la dose massima tollerata per uno specifico tipo di somministrazione • Lo studio di coorte è il tipo di studio dotato della massima validità intrinseca, dopo i trial randomizzati, ai quali assomiglia in tutto, tranne che per la mancanza di randomizzazione Fase II determinare l’indice terapeutico per uno specifico tipo di patologia Fase III determinare l’efficacia di un nuovo farmaco (o trattamento) nei confronti di un farmaco (o trattamento) convenzionale Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 3. Contenuti indispensabili di un protocollo di ricerca (1) Introduzione e rationale: contiene i risultati di studi precedenti che servono come base dello studio Il protocollo di ricerca Obiettivi: riassume i quesiti principali ai quali lo studio deve risponde re Popolazione in studio: descrive schematicamente le caratteristiche dei pazienti candidati allo studio e dettaglia i criteri di inclusione ed esclusione Assegnazione al trattamento: specifica come verrà assegnato al trattamento (per randomizzazione, con stratificazione, ecc.) Trattamento: specifica come verrà somministrato il trattamento (dosi, vie di somministrazione, durata, ……) Esami di base e follow-up: descrive tutti gli esami (clinici, strumentali, di laboratorio) da eseguire prima, durante e dopo il trattamento Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Studio di fase II Contenuti indispensabili di un protocollo di ricerca (2) • Criteri di valutazione: descrive i criteri standardizzati che verranno seguiti per valutare l’efficacia del trattamento (risposta obiettiva, durata della risposta, ecc..) • Considerazioni statistiche: riassume le tecniche di analisi statistica utilizzate nel calcolo delle dimensioni del campione e le tecniche che verranno utilizzate per valutare i risultati • Gestione dei dati: riassume i tempi di rilevazione, i tempi di invio delle schede per la rilevazione dei dati • Schema/sinossi: riassume in forma grafica/sintetica i contenuti essenziali di uno studio • Bibliografia: contiene tutti i riferimenti bibliografici necessari ad un ’accurata comprensione delle motivazioni dello studio, dei criteri di valutazione e delle considerazioni statistiche Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 P. Valagussa e G. Bonadonna 1999 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 P. Valagussa e G. Bonadonna 1999 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Pazienti e metodi Pazienti: criteri di eligibilità Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Pazienti: criteri di esclusione Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Metodi: trattamento e valutazione effetti collaterali Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Metodi: valutazione della risposta Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Metodi: disegno statistico Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Descrizione dei risultati: effetti collaterali Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Descrizione dei risultati: efficacia Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Descrizione dei risultati: curve di sopravvivenza Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Discussione: analisi dei risultati e conclusioni Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 4. Gli RCT (trial randomizzati e controllati), la randomizzazione e il gruppo di controllo Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Studi controllati randomizzati RCT: quando sono utilizzati? Valutazione di efficacia di ... • Disegno prospettico (longitudinale) • Servono a valutare l’efficacia di un intervento sanitario (trattamento) • Si valuta l’eventuale differenza negli esiti tra coloro che hanno ricevuto l’intervento e coloro che non lo hanno ricevuto • Il ricercatore è uno sperimentatore: interviene nell’assegnare il trattamento N. Magrini, EBMaster 2005-2006 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 • farmaci • altre terapie (es. chirurgiche) • interventi preventivi clinici (es. screening) • interventi preventivi non clinici (es. educazione sanitaria) • organizzazione dei servizi sanitari Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Scelta dei trattamenti nei RCTsui farmaci • Placebo • Nessun trattamento • Differente farmaco attivo • Differenti dosi o schemi terapeutici dello stesso farmaco Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Il gruppo di controllo • Nel 1930 per verificare se il supplemento di latte portava a un maggior accrescimento di peso e statura si realizzò nel Lanarkshire si sperimentò la somministrazione nelle scuole di 3/4 di pinta di latte al giorno a 10.000 ragazzi; altri 10.000 ragazzi nelle stesse scuole non ricevevano questa somministrazione. Inizialmente fu deciso di effettuare l’assegnazione dei bambini all’uno o all’altro gruppo in modo casuale in alcune scuole, e in ordine alfabetico in altre. Si decise poi, per evitare una sproporzione numerica tra i due gruppi, di affidare agli insegnanti il compito di integrare l’uno o l’altro gruppo con altri bambini. Verosimilmente a causa del senso di umanità degli insegnanti, che li portava ad assegnare al gruppo cui era destinato il latte i bambini più malnutriti, il risultato finale fu che il gruppo di controllo risultò superiore in una misura corrispondente a circa 3 mesi di crescita ponderale e 4 mesi di crescita in statura. Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Randomizzazione G. Formoso, EBMaster 2005-2006 (modificato) Cochrane E’ l’assegnazione casuale dei pazienti di un trial ad uno dei bracci del trattamento (disegno parallelo), o ad una certa successione di trattamenti (disegno cross-over). La randomizzazione ha lo scopo di rendere tendenzialmente simili i gruppi per le loro caratteristiche, soprattutto per i fattori prognostici e di risposta alla terapia in esame, sia quelli noti e misurabili, che quelli ignoti e non valutabili, eliminando i bias di selezione nella assegnazione dei trattamenti Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 “L’idea di base, come tutte le cose buone, è semplice. Gli studi randomizzati affrontano il problema della confrontabilità di due gruppi a rovescio: l’idea non è di preoccuparsi delle caratteristiche dei pazienti ma di essere sicuri che la divisione dei pazienti nei 2 gruppi sia fatta in modo indipendente dalla volontà dello sperimentatore.” Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 N. Magrini, EBMaster 2005-2006 Randomizzazione: 2 fasi 1a fase: produzione di una sequenza di assegnazione dei trattamenti non prevedibile Tipi di randomizzazione 1. Semplice sequenza singola di assegnazioni casuali 2. Ristretta 2a fase: occultamento di questa sequenza agli sperimentatori che reclutano i partecipanti allo studio Altman DG et al. Ann Intern Med 2001;134:663-94 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 definisce diverse procedure controllate per raggiungere un bilanciamento tra gruppi, in termini di dimensioni o altre caratteristiche A blocchi (bilanciati di 4 -10 pz) Stratificata (per età, gravità, ecc.) Tecnica di randomizzazione La randomizzazione centralizzata è quella preferibile Nei lavori scientifici la esplicitazione dei metodi usati per l’assegnazione dei trattamenti è spesso inadeguata Altman DG et al. Ann Intern Med 2001;134:663-94 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Ha funzionato la randomizzazione? La tabella 1 degli studi riporta le caratteristiche dei due gruppi alla partenza che dovrebbero risultare simili per i principali fattori prognostici (caratteristiche dei pazienti) Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 RCT: cieco vs aperto • Studio aperto: ricerca clinica in cui sia i pazienti che i medici sono a conoscenza del tipo di trattamento che viene utilizzato in ogni soggetto • Studio in cieco: ricerca clinica in cui i medici e/o i pazienti non sono a conoscenza del tipo di trattamento che viene utilizzato in ogni soggetto Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 N. Magrini, EBMaster 2005-2006 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 “Cecità”: di chi? Molti studi sono descritti come “doppio-cieco”. Anche se questo termine significa che né il medico né il paziente conoscono il trattamento assegnato è ambiguo per quanto riguarda la cecità di altre persone in particolare coloro che valutano gli esiti. Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 N. Magrini, EBMaster 2005-2006 “Cecità”: di chi? Randomizzazione: ricapitolando ... • Gli Autori dovrebbero dichiarare chi era in cieco (pazienti, sperimentatori, valutatori, monitor, statistici) e i meccanismi della cecità (equivalenza dei trattamenti). • E’ importante per valutare correttamente esiti soggettivi (dolore, sonno) • E’ meno importante (o addirittura non etica con placebo iniettivi) per esiti oggettivi come la mortalità o un dato di laboratorio indipendente Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 N. Magrini, EBMaster 2005-2006 • Una corretta randomizzazione consente di avere due gruppi simili e confrontabili • rappresenta la componente principale degli RCT di buona qualità • la randomizzazione è più importante della cecità! N. Magrini, EBMaster 2005-2006 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Requisiti fondamentali di una sperimentazione randomizzata “Un RCT dove avere una potenza statistica sufficiente per individuare la minima differenza clinicamente rilevante tra i gruppi messi a confronto. Il calcolo della dimensione del campione fissati e deve essere parte essenziale della pianificazione del RCT.” Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Obiettivo ben definito Quesito clinico importante Numero adeguato di pazienti Corretta analisi statistica Quindi non è sufficiente la randomizzazione per avere uno studio di buona qualità! Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Eticità della randomizzazione Il principio di incertezza nei RCT Il principio di incertezza è alla base degli studi controllati randomizzati: si assegna in modo casuale un trattamento o l’altro quando non si sa quale sia l’alternativa preferibile I pazienti possono essere coinvolti se il medico è sostanzialmente incerto su quale dei trattamenti in esame sia il più efficace rispetto al quadro clinico presente Nessun paziente dovrebbe essere coinvolto in RCT se il medico e/o il paziente pensano che uno dei trattamenti in esame sia inappropriato (meno efficace e/o più rischioso) rispetto ad altri trattamenti disponibili (nello trial stesso o nella pratica corrente) o rispetto al NON trattare Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Dichiarazione di Helsinki (ott. 2000) Placebo Sostanza riconosciuta universalmente come inerte e senza effetti biologici; tale sostanza viene somministrata in una forma simile in tutto (colore, odore, sapore, ecc) al farmaco di cui si sta indagando l’efficacia, ma priva del principio attivo. Viene usato per stimare l’effetto del principio attivo, al netto dell’effetto di natura psicologica, legato all’atto terapeutico (c.d. effetto placebo) Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 • I benefici, i rischi, gli aggravi e l’efficacia di un nuovo metodo devono essere valutati in confronto con quelli dei migliori metodi preventivi, diagnostici e terapeutici attualmente in uso. • Ciò non esclude l’impiego di placebo, o l’assenza di trattamento, negli studi dove non esistono metodi comprovati di prevenzione, diagnosi o terapia. Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Validità di un RCT Bias Indica un errore sistematico che si traduce in risultati distorti del processo di inferenza. Si può verificare a vari livelli e per vari motivi, ogni volta che tra i due o più gruppi studiati si producono delle differenze sistematiche . nell’arruolamento (selection bias); . nella somministrazione degli interventi, trattamenti o esposizioni (performance bias); . nella proporzione dei soggetti persi di vista o comunque di esclusi dal trattamento (attrition bias); . nella valutazione degli outcome, per misclassificazione, per differente attenzione nell’osservare, ecc (detection bias). Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Validità di un RCT Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 RCT: studi di superiorità, equivalenza, non inferiorità Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Esercizio 2 Valutazione di uno studio di terapia Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 C HECK - LIST PER LA VALUTAZIONE DI UNO STUDIO DI PREVENZIONE O TERAPIA (2) C HECK - LIST PER LA VALUTAZIONE DI UNO STUDIO DI PREVENZIONE O TERAPIA (1) REFERENZA: I risultati dello studio sono validi? I trattamenti previsti e la lunghezza del follow-up sono adeguati per rispondere al quesito clinico? I risultati dello studio sono validi? 1 L’assegnazione dei pazienti ai trattamenti era effettivamente randomizzata? I gruppi erano simili all’inizio dello studio? Sono stati valutati tutti gli esiti 2 clinicamente rilevanti? Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 3 Il trattamento del gruppo di controllo è il migliore disponibile? Sono stati valutati tutti i pazienti entrati a far parte dello studio? …e sono stati analizzati nel gruppo in cui 4 erano stati assegnati (analisi “intention-totreat”)? Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 5. C H EC K - LIS T PER LA VA LU T AZ IO NE DI UN O ST U DIO DI P RE VE NZ IONE O TE RA PIA (3) Quali sono i risultati? Le misure statistiche utilizzate sono adatte ad esprimere le differenze tra i gruppi a confronto e il loro impatto clinico? 5 Viene adeguatamente valutata la La meta-analisi: cos’è, a cosa serve, come si legge rilevanza clinica di differenze statisticamente significative? I risultati sono utili? I pazienti dello studio sono paragonabili a 6 quelli osservabili nella realtà clinica? Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Meta-analisi Media pesata Esempio: L’esame di chimica farmaceutica è composto da due esami: E’ un approccio quantitativo per la combinazione sistematica dei risultati di ricerche precedenti, con lo scopo di giungere a conclusioni sintetiche sull’entità di un effetto clinico. E’ quindi una metodologia statistica per combinare i risultati di studi condotti su argomenti analoghi. Rappresenta l’ultimo “step” del processo di revisione sistematica della letteratura - chimica farmaceutica 1 - chimica farmaceutica 2 Risultati degli esami: - chimica farmaceutica 2 = 30 - chimica farmaceutica 1 = 18 Che voto dare all’esame complessivo ? Media semplice Voto finale Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 30 18 24 2 … però le due materie non hanno lo stesso grado di difficoltà… La media pesata Per studiare tutto il programma di chimica farmaceutica 2 ci si impiega in media 40 giorni mentre per chimica farmaceutica 1 20 giorni Voto finale 30 2 18 1 78 26 2 1 3 Chimica farmaceutica 2 è due volte più difficile. Voto chimica farmaceutica 2 … bisognerebbe che la media desse un peso maggiore al voto di chimica farmaceutica 2 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Voto chimica farmaceutica 1 Peso chimica farmaceutica 2 Peso chimica farmaceutica 1 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Meta-analisi LA META-ANALISI NON SI EFFETTUA Meta-analisi: esempio Domanda: la profilassi antibiotica riduce il rischio di sviluppare infezioni nosocomiali nei pazienti in terapia intensiva? SOMMANDO SEMPLICEMENTE GLI EVENTI E IL NUMERO DI PAZIENTI OSSERVATI NEI VARI STUDI Processo di revisione sistematica I risultati sono combinati facendo la media pesata dei risultati ottenuti in ogni singolo studio. Il peso è proporzionale alla dimensione del campione. 16 studi Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Profilassi antibiotica in terapia intensiva Profilassi antibiotica in terapia intensiva Profilassi antibiotica Trattamento Profilassi antibiotica Studi N° pts con infezioni Controllo Rischio infezioni N° pazienti N° pts con infezioni N° pazienti N° pts con infezioni Rischio infezioni 1. Abe le 13 58 0.22 23 30 0.77 2. Aerdts 1 28 0.04 29 60 0.48 3. Blair 12 161 0.07 38 170 0.22 4. Bola nd 14 32 0.44 17 32 0.53 4 75 0.05 12 75 0.16 5. Cockerill 6. Finch 4 20 0.2 7 24 0.29 7. Jacobs 0 45 0 4 46 0.09 8. Kerver 9. Palo mar 10. Rocha 11. Sanchez 12. Stoutenbeek 5 49 0.1 31 47 0.66 10 50 0.2 25 49 0.51 7 47 0.15 25 54 0.46 32 131 0.24 60 140 0.43 61 202 0.3 99 200 0.5 7 55 0.13 26 57 0.46 14. Verwaest1 22 193 0.11 40 185 0.22 15. Verwaest2 31 200 0.16 40 185 0.22 3 91 0.03 17 92 0.18 13. Ulrich 16. W inter Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Controllo N° pazienti N° pts con infezioni N° pazienti Rischio Relativo RR 58 23 30 0.29 2. Aerdts 1 28 29 60 0.07 3. Blair 12 161 38 170 0.33 4. Bola nd 14 32 17 32 0.82 5. Cockerill 4 75 12 75 0.33 6. Finch 4 20 7 24 0.69 7. Jacobs 0 45 4 46 0.11 8. Kerver 5 49 31 47 0.15 9. Palo mar 10 50 25 49 0.39 10. Rocha 7 47 25 54 0.32 11. Sanchez 32 131 60 140 0.57 12. Stoutenbeek 61 202 99 200 1. Abe le 13 0.61 0.28 13. Ulrich 7 55 26 57 14. Verwaest1 22 193 40 185 15. Verwaest2 31 200 40 185 0.72 16. W inter 3 91 17 92 0.18 0.53 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Forrest plot Forrest Plot Linea di non differenza Infezioni nosocomiali Profilassi vs controllo R isk ra tio (9 5 % C I) Stu d y Risk ratio (95% CI) % W e ig h t A be le 0 .2 9 ( 0 .1 7 ,0 .4 9 ) 6 .9 0.29 (0.17,0.49) A er d t s B la ir B ola n d 0 .0 7 ( 0 .0 1 ,0 .5 2 ) 0 .3 3 ( 0 .1 8 ,0 .6 2 ) 0 .8 2 ( 0 .4 9 ,1 .3 7 ) 0 .5 4 .9 7 .1 Aerdts 0.07 (0.01,0.52) C oc ke rill 0 .3 3 ( 0 .1 1 ,0 .9 9 ) 1 .6 Blair 0.33 (0.18,0.62) Boland 0.82 (0.49,1.37) F inc h J ac o b s 0 .6 9 ( 0 .2 3 ,2 .0 1 ) 0 .1 1 ( 0 .0 1 ,2 .0 5 ) 1 .6 0 .2 Cockerill 0.33 (0.11,0.99) Finch 0.69 (0.23,2.01) K er v e r P alo m ar 0 .1 5 ( 0 .0 7 ,0 .3 6 ) 0 .3 9 ( 0 .2 1 ,0 .7 3 ) 2 .5 4 .8 Jacobs 1 0.11 (0.01,2.05) R oc h a 0 .3 2 ( 0 .1 5 ,0 .6 8 ) 3 .4 Kerver 0.15 (0.07,0.36) Palomar 0.39 (0.21,0.73) Rocha 0.32 (0.15,0.68) Sanchez 0.57 (0.40,0.81) S an c he z S to u t en b e ek U lr ic h 0 .5 7 ( 0 .4 0 ,0 .8 1 ) 0 .6 1 ( 0 .4 7 ,0 .7 8 ) 0 .2 8 ( 0 .1 3 ,0 .5 9 ) 1 4 .5 2 9 .1 3 .3 Stoutnbek 0.61 (0.47,0.78) V er v a es t1 0 .5 3 ( 0 .3 3 ,0 .8 5 ) 8 .0 Ulrich 0.28 (0.13,0.59) Verwaest1 0.53 (0.33,0.85) V er v a es t2 W in te r 0 .7 2 ( 0 .4 7 ,1 .1 0 ) 0 .1 8 ( 0 .0 5 ,0 .5 9 ) 1 0 .3 1 .3 Verwaest 2 0.72 (0.47,1.10) Winter 0.18 (0.05,0.59) Study Ampiezza intervallo di confidenza Stima puntuale Abele Risultati non statisticamente significativi O ve r a l ( 9 5 % C I) 0 .5 0 ( 0 .4 3 ,0 .5 7 ) .0 1 .01 .05 A favore del trattamento .2 1 5 Risk ratio .2 1 5 R isk ra ti o Heterogeneity chi-squared (Q) = 35.18 (d.f. = 15) p = 0.02, I2 =57.4% A favore del controllo Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Test for overall effect Z=10.08 p <0.00001 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Revisioni sistematiche e meta-analisi Le revisioni sistematiche si basano soprattutto su studi pubblicati Alcuni ricercatori hanno mostrato che gli studi che forniscono risultati statisticamente significativi hanno una maggiore probabilità di essere pubblicati* Cause del Publication Bias Gli autori degli studi che non forniscono risultati statisticamente significativi sono meno motivati a spedire l’articolo alla rivista scientifica Gli editori che ricevono studi con risultati non statisticamente significativi sono meno propensi ad accettarli per la pubblicazione * Publication b ias in clin ical research. Lancet 1991; 337: 867-72 Factors in fluencing publication of research results: fo llow-up of app lications submitted to two institutuional review board. JAM A 1992;263:374-8 Publication b ias: evid ence of delayed publication in a cohort study of clin ical research projects BMJ 1997; 315:640-5 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 . 05 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Esercitazione 3. Revisioni sistematiche e meta-analisi La mancata pubblicazione di studi con risultati non statisticamente significativi può inficiare i risultati di una revisione sistematica Progettare un RCT Il funnel plot è un metodo grafico per valutare la presenza di bias di pubblicazione (esistono anche altri metodi statistici) Questi metodi hanno dei limiti metodologici Prevenzione: registro degli studi clinici Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Contenuti indispensabili di un protocollo di ricerca (1) Contenuti indispensabili di un protocollo di ricerca (2) • Criteri di valutazione: descrive i criteri standardizzati che verranno seguiti per valutare l’efficacia del trattamento (risposta obiettiva, durata della risposta, ecc..) • Considerazioni statistiche: riassume le tecniche di analisi statistica utilizzate nel calcolo delle dimensioni del campione e le tecniche che verranno utilizzate per valutare i risultati • Gestione dei dati: riassume i tempi di rilevazione, i tempi di invio delle schede per la rilevazione dei dati • Schema/sinossi: riassume in forma grafica/sintetica i contenuti essenziali di uno studio • Bibliografia: contiene tutti i riferimenti bibliografici necessari ad un ’accurata comprensione delle motivazioni dello studio, dei criteri di valutazione e delle considerazioni statistiche Introduzione e rationale: contiene i risultati di studi precedenti che servono come base dello studio Obiettivi: riassume i quesiti principali ai quali lo studio deve risponde re Popolazione in studio: descrive schematicamente le caratteristiche dei pazienti candidati allo studio e dettaglia i criteri di inclusione ed esclusione Assegnazione al trattamento: specifica come verrà assegnato al trattamento (per randomizzazione, con stratificazione, ecc.) Trattamento: specifica come verrà somministrato il trattamento (dosi, vie di somministrazione, durata, ……) Esami di base e follow-up: descrive tutti gli esami (clinici, strumentali, di laboratorio) da eseguire prima, durante e dopo il trattamento Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 P. Valagussa e G. Bonadonna 1999 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 P. Valagussa e G. Bonadonna 1999