Capita spesso, recentemente, di leggere proclami assertivi del tipo “Mai più la plastica!” e che di
solito sono riservati alle tragedie (“mai più la guerra” o “mai più i lager”). Ai punti esclamativi che vogliono suscitare
sgomento e indignazione noi ci permettiamo di aggiungere qualche punto di domanda.
IL DOVERE DI UNA RIFLESSIONE APPROFONDITA
Siamo un’associazione senza scopo di lucro che si occupa dei molteplici ambiti in cui sono presenti le macromolecole.
Tra queste ultime un particolare rilievo hanno le macromolecole di origine sintetica (note, nel gergo comune, come le
materie plastiche e le gomme). Da trentasei anni svolgiamo attività di formazione e confronto tecnico-scientifico su questi
temi tramite l’organizzazione di convegni, scuole, giornate studio e la pubblicazione di libri e riviste. Abbiamo alcune linee
guida che ci hanno accompagnato sempre in tutti questi anni: il rigore scientifico, la formazione in particolare dei giovani
tecnici e ricercatori, il costituire un ponte tra la ricerca accademica e quella industriale. Possiamo serenamente affermare
che dal 1975 ad oggi sono migliaia coloro che hanno trovato nelle nostre iniziative momenti importanti di crescita del loro
cammino professionale. Sul versante accademico giovani neolaureati, dottorandi, ricercatori sino ai professori di prestigio
scientifico internazionale. Sul versante industriale tecnici, quadri e dirigenti. Per i settori di nostra competenza, con un
pizzico di giustificato orgoglio, riteniamo di aver dato e dare un fattivo contributo a far funzionare meglio il sistema Paese
che proprio nella scarsa collaborazione tra accademia e industria ha uno dei suoi punti di debolezza. A conferma della
validità e serietà del nostro impegno ci sono il prestigio e la credibilità che AIM ha acquisito all’estero, in particolare nella
federazione europea che raggruppa tutte le associazioni nostre analoghe dei vari Paesi. E’ partendo da queste
premesse che avvertiamo il diritto e il dovere di esprimere qualche riflessione a riguardo di una veria e propria ondata di
luoghi comuni sulle materie plastiche (ondata non nuova, ma oggi più intensa). Da un lato perché siamo convinti che gli
anni o i decenni delle nostre carriere professionali trascorsi su questi argomenti non siano stati impiegati a favore di
“materiali demoniaci”. Ma soprattutto perché una riflessione più pacata e approfondita sia nell’interesse generale.
LA VICENDA SACCHETTI, IL RISCHIO DELLA PSICOSI COLLETTIVA Sappiamo che la confusione mediatica si è
sviluppata in queste ultime settimane soprattutto sulla ben nota vicenda dei sacchetti di plastica e la conseguente
situazione in qualche misura di “empasse normativa”. Quest’ultima deriva dal fatto che l’argomento è solo
apparentemente semplice, ma coinvolge una pluralità e complessità di aspetti. Sono presenti diverse tecnologie e
materiali, diversi produttori ed associazioni di categoria. Anche il calcolo completo dei costi ecologici ed economici delle
varie opzioni possibili non è semplice e banale. Soprattutto è molto articolato il ventaglio delle applicazioni finali .
Ragionevolmente non esiste una soluzione ottimale ed unica per tutti i casi. Non è evidentemente nostro scopo entrare
nel merito della sintesi politica di tale vicenda. Ci sentiamo però in grado e in dovere di dare una indicazione di metodo.
Occorre ricercare una sintesi mediata e meditata che tenga conto in misura adeguata di tutti gli aspetti di quella pluralità
complessa sopra accennata. Saper ponderare tutti i fattori e i dati di un problema è un metodo imprescindibile nella
scienza e nella tecnologia e pensiamo possa essere utile in tante altre realtà. Richiede un po’ più di tempo e pazienza
ma alla fine produce risultati migliori e più duraturi. Ci preoccupa ancora maggiormente, come accennato all’inizio, il
clima da caccia alle streghe verso i materiali plastici (“la plastica distrugge il pianeta” è un’altra “sentenza” che capita di
leggere ogni tanto) . In tal senso vediamo il rischio che la vicenda sacchetti faccia partire una sorta di effetto domino
incontrollato e irrazionale. E’ opportuno invece che l’opinione pubblica possa avere una informazione più completa,
corretta ed equilibrata.
IL GRANDE SUCCESSO APPLICATIVO DELLE MATERIE PLASTICHE
Nel corso degli ultimi decenni le materie plastiche hanno avuto un grande successo e una applicazione sempre più
diffusa in tantissimi settori. Questo non è stato il frutto di una misteriosa congiunzione astrale o di oscuri potentati
economici che si dipingono come portatori senza scrupoli di perversi e inconfessabili interessi. Si pensa infatti che le
plastiche siano sospinte dalla industria legata ai combustili fossili. Visione, questa, parecchio limitata, fuorviante e in
buona sostanza sbagliata: le materie plastiche costituiscono quantitativamente circa il 3% dell’intero volume
rappresentato da petrolio, gas naturale e carbone. Un “business” dunque decisamente marginale rispetto a quelli enormi
legati all’autotrazione, al riscaldamento e alla produzione di elettricità. Da questo semplice dato, per inciso, è facile
concludere che il contributo delle materie plastiche all’accumulo di CO2 nell’atmosfera è decisamente secondario.
Bisognerebbe prendere atto che il successo e la diffusione dell’utilizzo delle materie plastiche è dovuto ai numerosi
vantaggi che spesso offrono al confronto con altri materiali. Vantaggi non solo economici, ma anche di consumo
energetico e minor impatto ambientale complessivo nel computo sull’intero ciclo: dalla produzione della materia prima,
alle varie fasi di lavorazione e trasformazione per realizzare un manufatto, per giungere infine alla sua gestione quando è
terminato il periodo del suo utilizzo. Molto spesso questi materiali permettono una miglior sostenibilità e un minor costo
ambientale di tante attività produttive. I film plastici in agricoltura fanno aumentare la resa dei terreni e ridurre l’uso di
acqua per irrigazione, di pesticidi ed erbicidi. Nell’imballaggio alimentare consentono maggiore igiene e una migliore e
prolungata conservazione dei cibi. Nei trasporti favoriscono la riduzione dei consumi, attraverso il minor peso delle
autovetture (sostituendo materiali più pesanti) o fornendo la base per le formulazioni più innovative degli pneumatici. Il
risparmio energetico per il riscaldamento degli edifici ha tratto grande beneficio dallo sviluppo di nuovi materiali plastici
espansi.
LE MATERIE PLASTICHE E LA SOSTENIBILITA’
E’ da sottolineare anche la facilità di un ulteriore utilizzo intelligente e produttivo delle materie plastiche, a fine vita del
manufatto, per il riciclo o per la valorizzazione energetica. Come sistema Paese, mentre sul fronte del riciclo siamo
sostanzialmente allineati ai paesi europei più virtuosi, abbiamo notevoli margini di miglioramento per quanto riguarda il
recupero energetico tramite termocombustori. Su quest’ultimo punto va segnalata l’insussistenza del problema spesso
evocato per cui si crede che la plastica generi diossina quando viene bruciata. Ciò non è vero sia per le evoluzioni
tecnologiche dei moderni impianti di incenerimento sia perché la plastica contenente cloro (il PVC, che potrebbe
generare diossine in fase di combustione) è di fatto praticamente assente nella frazione proveniente dalla raccolta
differenziata. Combinando le due modalità (riciclo e termovalorizzazione) molti paesi nord-europei hanno percentuali tra
l’80 e il 100% di utilizzo della raccolta di plastica post-consumo. Sappiamo bene che gli attuali stili di vita e modelli di
sviluppo inducono anche un uso distorto dei beni, favorendo l’iper-consumismo e le abitudini dell’usa e getta. E’
necessario riflettere, studiare ed agire per attuare un uso più sobrio e razionale dei beni materiali: e tra questi (non ci si
nasconde dietro un dito) ci sono anche le materie plastiche. La nostra associazione, come tanti altri protagonisti, già da
anni ha iniziato a dare il suo contributo di idee, discussione e approfondimento in questa direzione. L’importante è però
uscire dai luoghi comuni a senso unico. L’uso più sobrio e razionale deve rivolgersi a tutti i beni e servizi che fanno parte
della nostra vita quotidiana. Pensare di mettersi a posto la coscienza, come singoli e collettività, tramite il confinare il
problema solo ad una tipologia di materiali e dimenticare tutto il resto è un falso scientifico oltre che un cattivo servizio
alla causa del bene comune.
LE MATERIE PLASTICHE PER LE TECNOLOGIE AVANZATE
Le materie plastiche sono principalmente note per la loro versatilità (e spesso insostituibilità) nella realizzazione di molti
oggetti della vita comune quotidiana. Tuttavia esse sono anche il terreno su cui si stanno misurando e sviluppando
settori di avanguardia scientifica e tecnologica. Nuovi materiali per pannelli solari più efficienti, applicazioni mediche
avanzate (ad es. ricostruzione di tessuti, protesi), materiali compositi ad elevate prestazioni meccaniche , biotecnologie e
utilizzo di fonti rinnovabili. In questi ed altri settori avanzati le materie plastiche hanno già un ruolo importante che
verosimilmente si accrescerà nel prossimo futuro. In particolare lo studio di nuovi materiali e di nuove formulazioni già
consente una loro vita “programmata” in funzione delle diverse applicazioni e delle necessità legate al ciclo di vita del
prodotto. Si va dai prodotti formulati e stabilizzati per potere resistere parecchi anni, alla possibilità di una loro
degradazione e-o biodegradazione in tempi controllati, sino alla completa compatibilità con ambienti biologici quali il
compost dove la biodegradabilità deve avvenire in tempi e condizioni prefissate.
UN SETTORE DELL’ECCELLENZA ITALIANA
La storia della materie plastiche in Italia prende un grande slancio negli anni pioneristici e gloriosi della rinascita
economica del dopo guerra e culminata all’epoca con il premio Nobel per la Chimica al prof.Natta nel 1963 per la
scoperta del polipropilene isotattico, base per uno dei materiali più diffusi al mondo. Da allora ad oggi le materie plastiche
sono state anche un’espressione delle virtù del nostro Paese e tanti hanno dato il meglio di sé lavorando in questo
settore. L’eccellenza scientifica e le trasformazioni tecnologiche ci hanno visti protagonisti nelle Università e nelle
Industrie , grandi, medie e piccole. E nel corso di questa storia siamo stati a livelli di eccellenza in tutta la filiera di
settore: dagli impianti di produzione alle macchine per la lavorazione, dagli aspetti più tecnici sino a quelli legati al design
e alla creatività. Noi crediamo che anche oggi sia possibile continuare nel solco di questo cammino. E vorremmo, in
scienza e coscienza, armati di tanta buona volontà, poter dare ancora il nostro contributo assieme a tutti gli attori
(istituzionali, economici, scientifici) coinvolti con il mantenimento e il rilancio di quel grande Paese industriale che l’Italia è
e deve continuare ad essere.
Il Presidente di AIM
Paolo Lomellini