Presentazione del ciclo di incontri presso UNICREMA "IN UN MONDO DI PLASTICA" Racconti di polimeri nel quotidiano di P.C.Lanzani “Voglio dirti una parola sola : PLASTICA, l’avvenire è nella plastica. Prometti di ascoltarmi’”.A parlare con il giovanissimo Benjamin Braddock nella festa di laurea cult degli anni Sessanta è un amico di famiglia. (Dal film IL LAUREATO, diretto nel 1967 da Mike Nikols e interpretato, nel ruolo di Benjamin, da Dustin Hoffman) . L'amico di famiglia , almeno sulle previsioni industriali, non sbaglia : un confronto tra i materiali con i quali era realizzata l' Alfa Romeo Duetto regalata al "laureato" per l'occasione (auto diventata simbolo di un' epoca proprio grazie al film) e i corrispondenti modelli attuali dà la misura dell'evoluzione del mondo delle plastiche. Siamo alla metà degli anni 60, in pieno boom economico e i polimeri sintetici sono nel bel mezzo della loro tumultuosa espansione, iniziata in sordina nei primi decenni del secolo scorso ed esplosa negli anni 50/60 anche grazie ad un italiano (il prof Giulio Natta, premio Nobel per la chimica per le innovazioni nelle materie plastiche quali il polipropilene, il famoso "Moplen"). Senza un' Alfa Romeo Duetto e i consigli dell'amico di famiglia, anche io , giovane laureato del 1969, pensavo che l'avvenire sarebbe stato nella plastica e che valesse la pena di dedicare anni di studio e lavoro- una carriera e per certi versi una vita- ai polimeri (dei quali le plastiche fanno parte) : chimera del futuro e di un mondo se non necessariamente migliore, almeno un pò più comodo e accessibile per tutti. Il breve corso che propongo si basa sui miei anni di lavoro dal 1969 al 2003 nella più grande industria chimica italiana, facente parte di un gruppo petrolifero multinazionale, dapprima come giovane ricercatore e poi sul finale come responsabile della ricerca e di un laboratorio di ricerca di alcune materie plastiche (essendo passato attraverso responsabilità varie sempre nell'ambito delle materie plastiche). Prende le mosse da una prefazione di Mario Schimberni ( presidente prima di Montedison e successivamente di ENI) che nel 1983 aveva sintetizzato le speranze e l'utilità sociale dell'evoluzione delle materie plastiche : “Grazie alla sua attività produttiva, l’industria, specie se di dimensioni ragguardevoli, finisce indirettamente per produrre anche cultura in quanto trasforma le invenzioni in innovazioni, crea cose nuove, prodotti che, entrando nel circolo della società, contribuiscono a modificare comportamenti, abitudini, parametri economici ed estetici. Un caso particolarmente rilevante di intervento radicale, rivoluzionario, nella società contemporanea da parte dell’industria è rappresentato dalla scoperta , sviluppo e produzione delle materie plastiche, “sostanza alchemica” che nel giro di pochi decenni ha profondamente mutato il nostro gusto, il modo di fare le cose e, quindi, in definitiva l’ambiente quotidiano in cui viviamo. Proviamo a considerare quanti oggetti di materia plastica abbiamo oggi intorno a noi : dal telefono alla poltrona, dai componenti dell’automobile all’impianto elettrico, dalle montature per gli occhiali alle protesi chirurgiche. Essi non rappresentano soltanto un’innovazione tecnologica e un fenomeno economico, ma anche un fatto creativo che interviene a modellare il volto del nostro tempo, come altri materiali hanno fatto in passato per altre civiltà. Mai prima d’ora, però, questo era accaduto in modo tanto massiccio e innovatore”(Gli anni di plastica” ,Electa Editrice, 1983). La sintesi di M. Schimberni, ancora attuale nel significato,è datata nella descrizione e ricorda gli oggetti realizzati in passato con le prime materie plastiche artificiali e sintetiche. Vale la pena di soffermare l'analisi sul periodo,iniziato verso la fine degli anni '50 e che va fino alla fine degli anni ’80, in cui le aziende chimiche pensano di poter indurre la società a costruire tutto con i polimeri. Sfruttando il potenziale latente di reazioni chimiche note da tempo e mai industrializzate, si immettono febbrilmente nel mercato polimeri o combinazioni di polimeri : accanto alle plastiche “di base “ o “di massa” sono già stati introdotti i tecnopolimeri e vengono proposti i “superpolimeri “ o i "compositi" con prestazioni sempre più simili ai metalli ma con facilità di modellazione molto superiore. Si tratta però di materiali molto costosi e non sempre così “performanti”. Superata la crisi petrolifera del 1973 (dovuta però a motivi politici e non a carenza di petrolio) a guidare il mercato è ancora l'espansione dei consumi e l’industria non ha ancora iniziato a pieno a porsi i problemi di riciclo, non avendone ancora colto, se non in rari casi, l’importanza economica, motore dell’iniziativa industriale. Sono le crisi economiche ed energetiche dalla fine degli anni 80 a dare una svolta all'industria : all'allargarsi dei mercati di consumo si affianca ancora l'espansione delle applicazioni delle materie plastiche, ma la corsa ai nuovi materiali (rivelatasi in molti casi antieconomica) cessa e lascia posto al deflagrante interesse industriale ai temi del riciclaggio legato- è bene sia detto- ad una maggiore sensibilità sociale e di conseguenza legale ma, soprattutto, dall'enorme interesse economico che muove. Per quanto riguarda "nuovi materiali" si è in attesa una discontinuità tipica dell'evoluzione della scienza, che potrebbe derivare dallo sviluppo delle nanotecnologie, ma per ora rimane una attesa. Ai giorni nostri praticamente non esiste momento o attività quotidiana in cui non ci imbattiamo in un oggetto, o imballo, in materiale polimerico. Scopo degli incontri è l’introduzione al mondo delle materie plastiche, una sorta di "alfabetizzazione"che vuole anche essere un contributo per una maggiore consapevolezza ecologica e sociale. Si spera di stimolare l'analisi critica dell'attuale fase "ecologista" della scienza e dell'industria delle plastiche : ragioni e implicazioni sociali e macroeconomiche di gesti quotidiani come acquistare bottiglie di PET e separare i rifiuti. Nel dettaglio, gli incontri tratteranno di : 1) cosa sono le materie plastiche , 2)come si fa a produrle, 3)cosa vogliono dire le sigle che le individuano, 4)come si fa a trasformarle in oggetti finiti, quali sono gli oggetti finiti e le loro molteplici applicazioni, 5)quali caratteristiche di atossicità devono possedere 6)che fine fanno una volta utilizzate una prima volta (riutilizzo, smaltimento, incenerimento.... ) Si prevedono tre incontri con ampio spazio dedicato alle applicazioni (presentazione di foto di oggetti finiti). Ci si concentrerà sui materiali più diffusi .