STUDIO OSSERVAZIONALE Telemetria per il controllo domiciliare della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e della saturimetria di ossigeno nello scompenso cardiaco: impatto sulle ospedalizzazioni in un contesto non sperimentale Vittorio Palmieri1, Salvatore Pezzullo2, Vincenzo Lubrano1, Stefania Bettella1, Mariarosaria Olandese1, Carmela Sorrentino1, Cesare Russo3, Aldo Celentano1 2 1 U.O.C. di Cardiologia-UTIC, P.O. dei Pellegrini, ASL Napoli 1, Napoli Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi “Federico II”, Napoli 3 Department of Medicine, Columbia University, New York, NY, USA Background. Whether home telemonitoring after acute episodes of heart failure (HF) may reduce de-novo cardiac decompensation is disputed. We tested home telemonitoring of blood pressure (BP), heart rate (HR), and blood oxygen saturation (SO2) to reduce rehospitalization in patients with recent admission for acute HF. Methods. We screened patients hospitalized in Cardiology due to prominent cardiac cause of acute dyspnea, and pulmonary/peripheral congestion, and with one admission or more for similar symptoms/signs in the previous year. Patients with acute coronary syndrome, poor prognosis due to extracardiac causes, and reduced self-sufficiency and cognitive ability were excluded. Of the selected patients, 63% accepted and received a device for BP, HR and SO2 measurement connected to an analogical modem for data transmission to a hospital server. Patients were educated to measure vital signs 3 times/week. A dedicated doctor-nurse unit monitored the patients’ data twice weekly to manage therapeutic adjustments of diuretic dosage or in-hospital visits if necessary. HF treatment was standardized based on current guidelines. Unplanned hospitalizations for HF or all-cause death were primary endpoints; unplanned hospitalizations (total) for any cause, and all-cause death were the composite endpoints. Results. Twenty-three patients (mean age 70 years, range 44-80 years) were recruited: 26% were women, 61% had coronary heart disease, 52% chronic lung disease, 57% renal insufficiency, 30% anemia; 17% had moderate or severe mitral regurgitation. At a mean follow-up of 302 days (range 55-622 days), 12 patients experienced the composite endpoints (52%, p=0.1), with the primary endpoint occurring in 8 patients (35%, 1 sudden death, p=0.058), the secondary endpoints occurring in 2 patients, and hospitalization not for HF occurring in 2 patients. The total number of hospitalizations/patient/year decreased from 2.2 ± 1.3 in the previous year to 0.9 ± 1.2 during the study period (p<0.01). On average, systolic BP tended to decrease, but BP, HR and SO2 values prior to the index event (1-7 days) did not significantly differ from those recorded at the beginning of telemonitoring. Conclusions. In HF, home telemonitoring of simple variables had no significant impact on all-cause hospitalization/mortality, but was associated with a higher patient compliance and achievement of therapeutic targets, which may translate into a reduction in hospitalization rates for HF. Key words. Heart failure; Hospitalization; Prognosis; Telemonitoring. G Ital Cardiol 2011;12(1):23-30 La prognosi nel lungo termine dello scompenso cardiaco (SC) non sta mostrando un significativo miglioramento nonostante siano stati fatti progressi nella terapia medica1. Inoltre, il carico © 2011 Il Pensiero Scientifico Editore Ricevuto 07.03.2011; nuova stesura 02.05.2011; accettato 23.05.2011. Sostegno finanziario: Istituto Banco Napoli-Fondazione, Napoli, per la copertura del costo di acquisto delle apparecchiature. Per la corrispondenza: Dr. Vittorio Palmieri Via Napoli 178, 81027 San Felice a Cancello (CE) e-mail: [email protected] socio-sanitario globale dovuto allo SC tende a crescere per effetto dell’aumento dei soggetti a rischio di SC per la riduzione della mortalità intraospedaliera nella cardiopatia ischemica acuta, e per la riduzione di mortalità totale nello SC per l’introduzione dei defibrillatori automatici2. Pertanto, la riduzione delle ospedalizzazioni nello SC rimane uno dei target principali e più attuali nella gestione dello SC. In tal senso, il telemonitoraggio può rappresentare un approccio utile nella gestione dello SC, in particolar modo se in grado di contribuire al raggiungimento dei target terapeutici e al mantenimento dell’aderenza dei pazienti alle terapie, così come ad identificare precocemente le G ITAL CARDIOL | VOL 12 | GENNAIO 2011 1 V PALMIERI ET AL instabilizzazioni cardiache, a favorire la precoce stabilizzazione, a ridurre gli accessi in emergenza, o la durata delle ospedalizzazioni, quindi ottenendo un maggior numero di pazienti preservati in buono stato funzionale. Tuttavia, recenti studi multicentrici randomizzati sull’impatto del telemonitoraggio su mortalità e riospedalizzazione nello SC hanno condotto a conclusioni neutre3-6 o solo in parte favorevoli7 rispetto a quelle attese8. In effetti, il principale e più convincente impatto del telemonitoraggio nello SC sembrava essere nel senso della riduzione della mortalità totale ma non in quello della riduzione delle ospedalizzazioni9,10, e tuttavia i dati preliminari dello studio TIM-HF sembrano confermare questa tendenza solo in pazienti con SC e funzione sistolica severamente compromessa4. D’altro canto, gli studi randomizzati controllati nel settore del telemonitoraggio applicato allo SC rappresentano solo in parte l’ampio spettro clinico ed organizzativo del mondo reale. Nella pratica clinica diffusa, alla risoluzione del quadro acuto, il paziente con SC viene affidato alla medicina territoriale; in quel contesto, la compliance alla terapia e ai target terapeutici può essere subottimale11,12. In questo senso, la monitorizzazione diretta di indicatori clinici da domicilio potrebbe consentire una terapia più aggressiva e un più diffuso raggiungimento di target terapeutici nello SC. Per contro, la trasposizione dell’uso di indicatori clinici utilizzati nella pratica standard dello SC nel contesto del telemonitoraggio potrebbe paradossalmente indurre ad un incremento delle ospedalizzazioni, soprattutto se il centro di gestione del programma di telemonitoraggio è l’ospedale con la sua classica organizzazione, e se il contesto non è strettamente sperimentalmente controllato. Pertanto, in un gruppo di pazienti affetti da SC con un profilo cardiologico ad elevato rischio di riospedalizzazione, il nostro studio ha valutato nella pratica clinica ordinaria l’impatto della stretta monitorizzazione domiciliare di parametri vitali quali la pressione arteriosa (PA), la frequenza cardiaca (FC) e la saturazione di ossigeno (SO2), da parte di un team medico-infermieristico ambulatoriale di una unità operativa complessa di cardiologia con unità di terapia intensiva cardiologica ed elettrofisiologia collocata in un presidio ospedaliero fornito di Pronto Soccorso (PS), sulle ospedalizzazione per SC e sulla morte per tutte le cause. MATERIALI E METODI Contesto clinico-organizzativo e selezione dei pazienti Per protocollo predefinito, i pazienti ospedalizzati per SC acuto via PS presso il nostro presidio ospedaliero e ricoverati presso l’U.O.C. di Cardiologia venivano valutati consecutivamente per il possibile reclutamento in fase di dimissione nel programma di telemonitoraggio nello SC per la prevenzione delle riospedalizzazioni a breve a lungo termine. La decisione di ricovero in cardiologia dal PS scaturiva da una valutazione concordata h24 tra il medico di accettazione e il cardiologo di guardia secondo le linee guida nazionali13. La finestra temporale di reclutamento era stata prefissata in 1 anno. I criteri di inclusione prevedevano: 1) una storia documentata di SC, stadio C-D14, in classe funzionale NYHA II-III per almeno 3 mesi precedenti il ricovero indice; 2) una storia di almeno 1 ricovero per SC nell’anno precedente e frazione di eiezione (FE) <40% riportata nell’ultima dimissione oppure una storia di ripetuti ricoveri per edema polmonare acuto nonostante FE riscontrabile alla dimissione >50%; 3) remissione clinica duran- 2 G ITAL CARDIOL | VOL 12 | GENNAIO 2011 te il ricovero e classe funzionale NYHA II-IV ambulatoriale. Sono stati esclusi pazienti con accesso ospedaliero per sindrome coronarica acuta, quadro settico accertato o presunto, anemizzazione acuta, insufficienza renale per cause renali o postrenali, pazienti con severa vascolopatia periferica, o dipendenti da inotropi per ottenere il compenso cardiaco, ovvero pazienti in classe funzionale NYHA IV non ambulatoriale, pazienti con prognosi infausta per cause non cardiache, soggetti che non mostravano un grado di autosufficienza e di capacità logicocognitiva tali da consentire l’uso dell’apparecchiatura a domicilio. Ai pazienti è stata proposta l’installazione di un apparecchio semiautomatico per la monitorizzazione della PA, FC e SO2 (General Electric Carescape-DINAPAM V100, Tampa, Florida, USA), collegato ad un modem analogico in grado di trasmettere i dati biometrici ad una centrale d’ascolto su linea telefonica analogica (Telbios SpA). I pazienti familiarizzavano con l’apparecchiatura durante il ricovero indice, e l’infermiere che installava a domicilio l’apparecchiatura provvedeva anche all’addestramento del paziente e dei conviventi, e ad una verifica di buon funzionamento dell’apparecchiatura. La valutazione ecocardiografica standardizzata di riferimento dei pazienti è stata effettuata in pre-dimissione secondo un protocollo standardizzato15,16. Reclutamento e protocollo di telemonitoraggio Il reclutamento è effettivamente iniziato a maggio 2009 ed è proseguito fino giugno 2010. Tutti i pazienti sono stati seguiti da un unico centro d’ascolto collocato in ospedale (U.O.C. di Cardiologia, P.O. dei Pellegrini, ASL NA1) in base ad un protocollo prestabilito che nel primo anno di osservazione prevedeva la valutazione bisettimanale dei dati biometrici inviati; i dati venivano rilevati da parte del paziente seduto in poltrona almeno 3 volte a settimana in mattinata (ore 7.00-ore 11.00), e per ciascuna determinazione venivano acquisite circa 3-5 misurazioni di PA a distanza di 1-3 min l’una dall’altra. I dati venivano valutati da un infermiere e da un medico nel tempo. I pazienti erano istruiti a contattare il centro preferibilmente nelle giornate dedicate e predefinite per consultazione infermieristica e medica telefonica, ma erano liberi di inviare dati in qualsiasi momento della giornata ed anche di contattare il centro secondo necessità in giorni differenti da quelli prestabiliti per protocollo. Per contro, il centro contattava i pazienti in caso di mancata ricezione dati o in caso di riscontro di valore devianti oltre una deviazione standard rispetto a quella del trend storico. Durante il tempo di osservazione di 3-5 min per la determinazione della PA, il paziente effettuava la valutazione della SO2 al dito indice del braccio controlaterale rispetto a quello dove posizionava il bracciale dello sfigmomanometro. La determinazione della PA avveniva con metodo auscultatorio e con metodo oscillometrico in back-up. Le misurazioni effettuate venivano memorizzate dal sistema e trasmesse automaticamente al numero telefonico predefinito. La gestione farmacologica ambulatoriale dei pazienti era effettuata secondo le linee guida attuali, con particolare attenzione alla massimizzazione della terapia betabloccante ed inibitoria del sistema renina-angiotensina-aldosterone, e l’uso di furosemide alla minima dose utile per mantenere il compenso idrosalino periferico e centrale14. L’attivazione di un day-hospital (DH) post-ricovero veniva effettuata secondo necessità medica legata all’instabilizzazione dei sintomi valutata preliminarmente mediante contatto telefonico e successivamente, se le condizioni cliniche lo consentivano, convocando il paziente in ambulatorio. Vicever- TELEMONITORAGGIO NELLO SCOMPENSO CARDIACO sa, se l’instabilizzazione non consentiva margini di intervento differibile, il paziente era istruito per rivolgersi al sistema di gestione territoriale delle urgenze/emergenze 118. Inizialmente, il protocollo prevedeva una randomizzazione 1:1 con crossover a 6 mesi di monitorizzazione attiva vs valutazione ambulatoriale. Tuttavia, in ambito squisitamente clinico, tale disegno non è risultato fattibile. Pertanto, al momento dell’inizio dello studio, il disegno è stato semplificato prevedendo 1 anno di osservazione attiva per tutti i pazienti e successivamente, per tutti, l’osservazione secondo il nostro classico protocollo clinico standard. Pertanto, dopo il primo anno di monitoraggio, il controllo dei pazienti continuava senza un ruolo attivo del centro basato sui dati di telemonitoraggio, ovvero assicurando al paziente visite ambulatoriali programmate (1-4/anno secondo necessità) in ambulatorio dedicato allo SC, o su richiesta del paziente o del medico di medicina generale. I pazienti erano istruiti a mantenere un registro relativo al peso corporeo, alla diuresi e ai sintomi. Tuttavia, poiché i dati non erano standardizzati, essi non hanno fatto parte del pool di parametri biometrici di monitorizzazione valutati nel presente studio. È stata però valutata la variazione di peso al controllo standard a 3 mesi dall’arruolamento unitamente ai livelli di propeptide Nterminale del peptide natriuretico cerebrale e del test del cammino dei 6 min. Eventi: definizione Gli eventi primari sono stati così predefiniti: prima ospedalizzazione (fatale o non fatale) per SC via PS (edema polmonare acuto, dispnea parossistica in contesto di segni di congestione periferica); oppure, morte per tutte le cause. Gli eventi secondari sono stati così predefiniti: prima ospedalizzazione urgente differibile (via ordinaria ad alta priorità), oppure ospedalizzazione in DH terapeutico non programmato per SC. Gli eventi compositi comprendevano ospedalizzazioni totali o morte per tutte le cause. La valutazione delle morti avvenute non in ospedale veniva condotta mediante intervista dei familiari. Analisi statistica I dati sono riportati come media ± deviazione standard per variabili continue, oppure come valori percentuali in caso di proporzioni. Il confronto per variabili continue appaiate è stato valutato mediante il test t di Student o l’analisi della varianza per misure ripetute. La valutazione tra proporzioni è stata effettuata mediante il test esatto di Fisher. La significatività statistica è stata definita da p a due code <0.05. RISULTATI Pazienti Durante la finestra di reclutamento, sono stati inseriti nel programma di telemonitoraggio 23 pazienti (68% di quelli inizialmente qualificati). Undici pazienti non sono entrati nel programma per problemi relativi alla linea telefonica (n = 8), o perché avevano rifiutato l’installazione dell’apparecchio (n = 3). Le caratteristiche generali dei pazienti arruolati sono riportate in Tabella 1. Tutti i pazienti presentavano ipertrofia ventricolare sinistra, di cui 4 con geometria concentrica (dei quali tutti con FE >50%); il 70% dei pazienti presentava dilatazione del ventricolo sinistro, il 47% presentava volume telesistolico indicizzato >50 ml/m2 (di cui tutti con FE <35%). Il tempo medio di osservazione in telemetria indipendentemente dagli eventi è stato di 302 ± 150 giorni. A 3 mesi dall’arruolamento, il propeptide N-terminale del peptide natriuretico cerebrale si è ridotto in media del 21 ± 40% rispetto ai valori iniziali (pari a 2341 ± 1868 pg/ml); il test del cammino dei 6 min è invece incrementato del 28 ± 14% rispetto all’arruolamento (pari a 310 ± 131 m); il peso corporeo riscontrato a 3 mesi dall’arruolamento ha mostrato solo una minima tendenza alla riduzione (-3.8 ± 8%). Come mostrato nella Figura 1, la PA sistolica e diastolica è andata diminuendo durante la monitorizzazione (p<0.05 per il trend; Figura 1A e 1B); in media, la FC e la SO2 non hanno mostrato significative tendenze temporali (Figura 1C e 1D). La dose giornaliera media di betabloccante per paziente è aumentata significativamente nel tempo: bisoprololo 0.9 ± 1.5 mg/die Tabella 1. Dati anamnestici e clinici dei pazienti valutati e stratificati in base alla registrazione di un evento composito. Tutti N. pazienti Età (anni) Sesso femminile (%) Ritmo sinusale (%) SC con FE conservata (%) Cardiopatia ischemica (%) Rivascolarizzazione miocardica pregressa (%) Portatori CRT-D/ICD (%) Broncopatia cronica (%) Insufficienza renale (%) Anemia (%) Insufficienza mitralica >2+ (%) PAS piccolo circolo <35 mmHg (%) Betablocco (%) Inibizione SRAA (%) Furosemide (%) Digitale (%) 23 70 ± 10 26 60 17 61 72 44 52 57 30 17 43 87 91 91 17 Evento composito Sì No 12 (52% del totale) 73 ± 8 25 50 75 58 25 42 67 83 33 33 50 92 92 91 33 11 63 ± 11 27 77 90 63 46 46 33 27a 27 0 40 82 92 89 0 CRT-D, terapia di resincronizzazione cardiaca con funzione defibrillatore; FE, frazione di eiezione; ICD, defibrillatore impiantabile; PAS, pressione arteriosa sistolica; SC, scompenso cardiaco; SRAA, sistema renina-angiotensina-aldosterone. a p<0.05. G ITAL CARDIOL | VOL 12 | GENNAIO 2011 3 V PALMIERI ET AL A B 160 80 PAD (mmHg), intervallo confidenza 95% PAS (mmHg), intervallo confidenza 95% 150 140 130 120 110 100 90 Mese 1 Mese 3 Mese 2 70 60 50 Ultimo mese Mese 6 Mese 1 Pre-evento C Mese 3 Mese 2 Ultimo mese Mese 6 Pre-evento D 90 100 99 SO2 (%), intervallo confidenza 95% FC (bpm), intervallo confidenza 95% 98 80 70 60 Mese 1 Mese 3 Mese 2 Ultimo mese Mese 6 97 96 95 94 93 92 91 90 Mese 1 Pre-evento Mese 3 Mese 2 Ultimo mese Mese 6 Pre-evento Figura 1. Pressione arteriosa sistolica (PAS) (A), pressione arteriosa diastolica (PAD) (B), frequenza cardiaca (FC) (C) e saturazione di ossigeno (SO2) (D) durante la monitorizzazione (media ed intervallo di confidenza al 95%). alla dimissione vs 2.5 ± 2.5 mg/die ad 1 anno o all’ultima determinazione prima dell’evento; carvedilolo 14 ± 18 mg/die alla dimissione vs 34 ± 20 mg/die ad 1 anno o all’ultima determinazione prima dell’evento (entrambe le p<0.05). La dose media di furosemide è invece rimasta pressoché invariata (24 ± 21 mg/die alla dimissione vs 30 ± 21 mg/die ad 1 anno o all’ultima determinazione prima dell’evento). In 2 pazienti è stata introdotta l’ivabradina (5 mg bid). Eventi L’evento primario è stato registrato in 8 pazienti (35%, p=0.058) in un tempo medio di 193 giorni (range 7-451 giorni) dall’inizio del programma. Sono stati registrati 2 eventi secondari (9%, p<0.05) occorsi in un tempo medio di 250 giorni (range 35-378 giorni). Gli eventi compositi sono stati 12 (52%, p=0.1), occorsi in un tempo medio di 206 giorni (range 7-478 giorni), comprendenti 2 ospedalizzazioni non per SC (Ta- 4 G ITAL CARDIOL | VOL 12 | GENNAIO 2011 bella 2). Dei pazienti che andavano incontro ad evento, uno solo risultava deceduto a domicilio repentinamente entro 20 min dall’insorgenza di sintomi quali dispnea parossistica e senso di mancamento (dati da intervista con i familiari/medici 118). Durante il programma, il numero medio di ospedalizzazioni/paziente/anno (mediante PS, ordinari ad alta priorità o DH) per SC è passato da 2.2 ± 1.3 nell’anno precedente l’inizio della monitorizzazione a 0.9 ± 1.2 in corso di monitorizzazione (p<0.01). La riduzione di ospedalizzazioni tra il periodo precedente il telemonitoraggio e la fase di monitoraggio è risultata leggermente meno rilevante fra coloro che sono andati incontro ad evento composito (2.75/paziente/anno pre-monitoraggio vs 1.75/paziente/anno, p=0.055) (Tabella 2) rispetto ai soggetti che non sono andati incontro ad ospedalizzazioni o morte (1.63/paziente/anno vs 0/paziente/anno per definizione). In effetti, i soggetti che andavano incontro ad evento composito avevano una media di ospedalizzazione/paziente/anno prece- TELEMONITORAGGIO NELLO SCOMPENSO CARDIACO Tabella 2. Eventi, tempo all’evento, numero di ospedalizzazioni e tipologia dello scompenso cardiaco. Paziente 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Tipo evento Primario Secondario Primario Primario Ospedalizzazione non per SC Primario Primario Secondario Primario Primario (exitus) Primario DH, non per SC Giorni al primo evento N. ospedalizzazioni Pre-TM In corso di TM 3 4 2 2 2 2 5 1 4 3 4 1 1 3 1 3 1 1 1 1 5 0 5 1 2.75 1.75a 7 35 76 88 180 198 205 237 256 262 451 478 Media delle ospedalizzazioni/paziente/anno Tipo/etiologia SC Diastolico/non ischemico Diastolico/non ischemico Sistolico/ischemico Sistolico/non ischemico Sistolico/ischemico Sistolico/ischemico Sistolico/non ischemico Diastolico/non ischemico Sistolico/ischemico Sistolico/ischemico Sistolico/ischemico Sistolico/ischemico DH, day-hospital; SC, scompenso cardiaco; TM, telemonitoraggio. a p=0.055. dente il programma di telemonitoraggio più alta rispetto a quella riscontrata in coloro che non sviluppavano eventi compositi durante il programma (2.75 vs 1.63/pz/anno, p<0.05). Analisi di sottogruppo per eventi compositi I soggetti che erano andati incontro ad evento composito risultavano leggermente più anziani degli altri e più frequentemente affetti da insufficienza renale cronica (p<0.01), mentre la distribuzione di sesso, etiologia e tipo di SC, e quella delle comorbilità, non differivano significativamente tra i due gruppi (Tabella 1). In media, la PA, la FC e la SO2 erano comparabili tra il dato del primo periodo post-ricovero libero da eventi e quello prossimo all’evento (Tabella 3). Tuttavia, la media delle deviazioni standard tra misurazioni consecutive di FC entro i singoli pazienti risultava inferiore tra coloro che andavano incontro ad evento composito rispetto a coloro che ne rimanevano liberi durante la monitorizzazione. I pazienti che erano andati incontro ad ospedalizzazione per SC durante la monitorizzazione attiva risultavano tendenzialmente più anziani degli altri e più frequentemente affetti da insufficienza renale cronica (p<0.01), mentre la distribuzione di sesso, etiologia e tipo di SC, e quella delle comorbilità, non differivano significativamente tra i due gruppi (Tabella 4). DISCUSSIONE In un ambito non sperimentale, il presente studio mostra che in pazienti affetti da SC a rischio mediamente elevato di riospedalizzazione, la frequenza di riospedalizzazioni totali raggiunge il 50% ad 1 anno di osservazione nonostante una gestione medico-infermieristica centrata sul telemonitoraggio domiciliare di parametri clinici semplici, quali PA, FC e SO2. Lo studio ha mostrato anche che la frequenza di riospedalizzazioni per SC nel breve termine può essere contenuta al di sotto delle aspettative17-19. La disponibilità quotidiana di parametri clinici ottenibili in maniera flessibile e standardizzata ha evidentemente favorito il raggiungimento e il mantenimento di obiettivi terapeutici durante l’osservazione, in particolare quelli relativi alla PA, come in realtà cliniche fortemente caratterizzate e motivate20, e meglio rispetto alla realtà del territorio11,21. Per quanto attiene alla FC, tuttavia, nonostante l’87% dei pazienti assumesse betabloccante alla dimissione, e nonostante la dose media di betabloccante sia cresciuta durante l’osservazione, la media della FC nel campione non si è ridotta significativa nel tempo (Figura 1C); questo dato può suggerire che il fabbisogno di betabloccante nella nostra popolazione sia stato sottostimato nonostante la disponibilità del dato telemetrico, mancando ulteriori potenziali benefici22. D’altronde, va notato anche che nei Tabella 3. Dati clinici in pazienti con evento composito: confronto tra periodo medio libero da eventi dopo la dimissione indice e quello precedente l’evento in corso di monitorizzazione. Pazienti con evento (composito) PAS (mmHg) PAD (mmHg) FC (b/min) FC DS tra misurazioni intrasoggetto (b/min) SO2 (%) SO2 DS tra misurazioni intrasoggetto (%) Pre-evento durante monitorizzazione Periodo libero da eventi immediatamente post-ricovero indice 122 ± 35 65 ± 12 75 ± 14 4±4 96 ± 3 2±1 121 ± 28 66 ± 9 73 ± 13 13 ± 6a 96 ± 2 2±1 DS, deviazione standard; FC, frequenza cardiaca; PAD, pressione arteriosa diastolica; PAS, pressione arteriosa sistolica; SO2, saturazione di ossigeno. p<0.05. a G ITAL CARDIOL | VOL 12 | GENNAIO 2011 5 V PALMIERI ET AL Tabella 4. Dati anamnestici e clinici nei pazienti distinti in base alla comparsa di riacutizzazione di scompenso cardiaco durante la monitorizzazione. SC non fatale durante TM Sì N. pazienti 9 (39% del totale) Età (anni) 74 ± 8 Sesso femminile (%) 33 Ritmo sinusale (%) 44 SC con FE conservata (%) 33 Cardiopatia ischemica (%) 40 Rivascolarizzazione miocardica 11 pregressa (%) Portatori CRT-D/ICD (%) 56 Broncopatia cronica (%) 79 Insufficienza renale (%) 89 Anemia (%) 22 Insufficienza mitralica >2+ (%) 33 PAS piccolo circolo <35 mmHg (%) 33 Betabloccante (%) 89 Inibizione SRAA (%) 100 Furosemide (%) 100 Digitale (%) 44 No 14 70 ± 10 21 71 7 71 50 36 39 36a 36 8 50 79 86 86 0 CRT-D, terapia di resincronizzazione cardiaca con funzione defibrillatore; FE, frazione di eiezione; ICD, defibrillatore impiantabile; PAS, pressione arteriosa sistolica; SC, scompenso cardiaco; SRAA, sistema renina-angiotensina-aldosterone; TM, telemonitoraggio. a p<0.05. nostri pazienti la media della FC alla dimissione era prossima a quella del quintile più basso dei pazienti arruolati nello SHIFT22, e tale si è mantenuta nel tempo. Le ospedalizzazioni per SC sono risultate 9 a poco più di 1 anno di osservazione, pari al 39% (p=0.07). Basandosi su dati epidemiologici3,11, si attendevano percentuali di riospedalizzazioni pari al 40-50% già a 6 mesi da un ricovero per SC. Quando le ospedalizzazioni sono state valutate in termini di media per paziente/anno, la riduzione è risultata significativa (Tabella 2). Il nostro dato evidenzia anche che il numero di ospedalizzazioni durante il monitoraggio è correlato al numero di ospedalizzazioni pre-monitoraggio. Per contro, le ospedalizzazioni totali e le morti per tutte le cause nel loro insieme non si sono significativamente ridotte durante circa 1 anno di telemonitoraggio. Tuttavia, questo risultato non può dipendere unicamente dalla fisiopatologia, e quindi dal telemonitoraggio, ma anche dall’organizzazione socio-assistenziale che ruota intorno al paziente affetto da SC a rischio di riospedalizzazioni. Il nostro dato conferma che la gestione globale dello SC è gravosa per il paziente e per il fornitore di assistenza sanitaria. Una riduzione dei costi globali di gestione dello SC non può prescindere dalla contestualizzazione del sistema di telemonitoraggio in un’organizzazione globale territorio-ospedale, prevedendo il trasferimento sul territorio di una parte del programma di cura, comunque in continuità con il lavoro effettuato in ospedale secondo un modello paziente-centrico. A tal proposito, un punto qualificante del progetto era rappresentato dalla precoce identificazione delle instabilizzazioni cardiache. Nel nostro studio, nei pazienti che andavano incontro a SC acuto su cronico, la monitorizzazione stretta della PA, FC e SO2 non si è dimostrata capace di predire l’evento, nonostante la PA fosse ben controllata, la SO2 fosse mediamente sta- 6 G ITAL CARDIOL | VOL 12 | GENNAIO 2011 bile nel tempo, e che oltre il 50% del campione avesse stabilmente FC <75 b/min. Incrociando il dato con le cause di riospedalizzazione, largamente dovute a dispnea parossistica/edema polmonare, emerge che le tendenze storiche di PA, FC e SO2 non sono sufficientemente sensibili per identificare l’incipiente instabilizzazione cardiaca del paziente. Se questo dato venisse confermato in un contesto come il nostro ma su ampia scala, esso implicherebbe la necessità di valutare non tanto il concetto della monitorizzazione dei parametri clinici quanto quella di valutare costi e benefici di piani strategici comprendenti bracci di intervento alternativi al ricorso in PS e ricovero nel rispetto della sicurezza clinica. Questo implicherebbe l’espansione del concetto di telemonitoraggio nello SC verso la domiciliazione delle cure, la telediagnostica e il teleconsulto. Un recente ampio studio randomizzato, controllato, ha mostrato che il telemonitoraggio non ha ridotto la frequenza di riospedalizzazione per tutte le cause, che raggiungeva circa il 50% a 180 giorni da una precedente ospedalizzazione per SC, né la mortalità che raggiungeva circa l’11%3. Tuttavia, il telemonitoraggio valutato nello studio Tele-HF3 ruotava intorno ad un sistema di risposta automatica attivato telefonicamente e costituito da risposte predefinite alle quali i pazienti facevano riferimento, fornendo così informazioni che venivano valutate mensilmente, salvo quelle che rientravano entro parametri predefiniti di allerta. I dati venivano successivamente impacchettati e messi a disposizione di uno staff infermieristico che li prendeva in esame, e in base alla divergenza di alcune risposte rispetto alle attese o ai dati precedenti, allertava un team medico. In sostanza, lo studio Tele-HF3 era centrato su un sistema di gestione socio-sanitario a basso costo entro limiti ritenuti validi19, anche in base a precedenti esperienze su scala minore23; nel Tele-HF, solo il 55% dei pazienti usava il sistema di telemonitoraggio. Un altro recente studio di cui sono disponibili dati preliminari, il TIMHF4, non ha riscontrato un impatto significativo del telemonitoraggio sulla mortalità totale in pazienti con funzione sistolica severamente depressa; tuttavia, nel TIM-HF l’obiettivo principale non era la riduzione delle riospedalizzazioni, e il gruppo di controllo era gestito con efficienza clinica ed assistenziale decisamente elevata rispetto alla pratica clinica standard del mondo reale. I nostri risultati sono più appropriatamente comparabili a quelli riportati da altri in un contesto clinico-organizzativo più simile al nostro7. Lo studio di Dar et al.7 riporta un’incidenza di riospedalizzazione per SC del 19% nel braccio telemonitoraggio e dell’11% nel braccio standard a 180 giorni; nel nostro studio, la frequenza di riospedalizzazione era pari a 23% (5 pazienti) ricalcolata a 180 giorni. A fronte della conferma di una chiara fattibilità e un’elevatissima compliance dei pazienti dimostrata nel nostro studio, come già riscontrato dallo studio europeo HHH5, la frequenza di riospedalizzazione per SC nel mondo reale è stata doppia rispetto allo studio HHH5 (29% contro il 18% circa a 1 anno indipendentemente dal telemonitoraggio). Dunque, lo scenario che emerge dal nostro studio è meno ottimistico di quello desumibile in base agli studi precedenti5,7. Differenze in termini di numerosità campionaria, il contesto tutt’altro che sperimentale del nostro studio e le caratteristiche cliniche dei campioni studiati possono spiegare in larga misura le differenze riscontrate in termini di frequenza di rispedalizzazione per SC. Limiti dello studio La dimensione campionaria, piccola in valore assoluto ma impegnativa per un singolo centro ospedaliero, richiede rivaluta- TELEMONITORAGGIO NELLO SCOMPENSO CARDIACO zione dei risultati su scala maggiore e in precisi contesti organizzativi; tuttavia, i nostri risultati in termini di eventi globali (compositi) non sono dissimili da quelli di studi randomizzati controllati3-5,7. Inoltre, l’iniziale disegno dello studio per bracci paralleli con cross-over previsto a 6 mesi non è risultato fattibile nel nostro contesto, e quindi il nostro studio manca di un braccio di controllo; pertanto, l’ipotesi di una relazione causale tra il nostro programma di monitorizzazione e stabilizzazione dei valori di PA e FC, e l’incidenza di eventi primari relativamente bassa nel nostro campione rimangono di tipo speculativo. Tuttavia, va anche considerato che nel nostro caso i pazienti sono controlli di se stessi, ed è evidente che nell’ambito del gruppo osservato, le ospedalizzazioni/paziente/anno si sono mediamente ridotte parallelamente alla riduzione dei valori pressori. In aggiunta, la valutazione del numero di interventi indotti o legati al telemonitoraggio non faceva parte dei nostri obiettivi per l’assenza di un braccio di controllo per confronto; per l’impossibilità di condurre lo studio in cieco; perché il dato è influenzato a priori dal fatto che il nostro obiettivo era comunque quello di ridurre le ospedalizzazioni mantenendo elevata la sicurezza clinica per il paziente, e quindi il numero di interventi non è considerabile un indicatore indipendente di gestione e carico assistenziale: in media, sono stati effettuati 4 interventi/paziente/anno (range 1-12). Per quanto l’apparecchiatura fosse relativamente semplice e la scelta di utilizzare un modem analogico rispecchiasse l’intento di rendere il più universale possibile la trasmissione dei dati, l’ospedale si è assunto l’onere dell’installazione domiciliare e dell’orientamento del paziente al fine di mantenere alta la compliance nel primo anno, constatato che l’infermiere era in grado di veicolare efficacemente le informazioni necessarie al paziente nella gestione delle apparecchiature; tuttavia, circa la metà dei pazienti ha richiesto un intervento domiciliare sul modem, perché per l’età media, nei nostri pazienti l’assistenza telefonica non si è resa fattibile ed efficace: questo ha un impatto non quantificato al momento sui costi di gestione del servizio. Nel nostro studio non sono stati analizzati i costi di gestione del programma; altri hanno già dimostrato che la telecardiologia nello SC può essere efficace a costi contenuti entro specifici modelli organizzativi24; nel nostro caso, i costi di gestione del servizio a carico del centro ospedaliero consistevano essenzialmente in personale già presente nell’unità operativa, dedicato temporaneamente al servizio (un infermiere + un dirigente medico, 12h/settimana, salvo diverse necessità), ed in costi aggiuntivi relativi alla comunicazione telefonica. Dar et al.5 hanno riportato che il telemonitoraggio non incrementa i costi di gestione sanitaria se paragonati a quelli medi del sistema sanitario nazionale inglese. Conclusioni In uno dei vari scenari possibili del trattamento dello SC tra ospedale e territorio nel “mondo reale”, nonostante il telemonitoraggio di semplici parametri vitali, il numero totale di ospe- dalizzazioni e di morti per tutte le cause, e quindi il carico assistenziale globale, è risultato mediamente elevato, seppur inferiore alle aspettative sulla scorta della letteratura corrente. Rimane da dimostrare nel mondo reale se il telemonitoraggio può contribuire alla riduzione effettiva delle riospedalizzazioni nello SC rispetto ad una pratica clinica standard sul territorio, ed in che misura questo possa essere legato al contributo indipendente del telemonitoraggio nel mantenere alta l’aderenza dei pazienti ai regimi terapeutici e la percentuale di coloro che sono effettivamente nel target terapeutico. RIASSUNTO Razionale. È controverso se il telemonitoraggio possa contribuire a ridurre le riospedalizzazioni nello scompenso cardiaco (SC). Materiali e metodi. Dei pazienti ricoverati via Pronto Soccorso (PS) per SC acuto in Cardiologia in 1 anno, abbiamo selezionato quelli con storia di SC stadio C-D e in classe funzionale NYHA II-III almeno per 3 mesi precedenti il ricovero indice, e con almeno un ricovero per SC nell’anno precedente e frazione di eiezione alla dimissione <40%, oppure ripetuti ricoveri per edema polmonare acuto e frazione di eiezione alla dimissione >50%. Tali pazienti hanno ricevuto a domicilio un apparecchio per la monitorizzazione della pressione arteriosa (PA), frequenza cardiaca (FC) e saturazione di ossigeno (SO2), collegato ad un modem analogico per trasmissione dati ad una centrale d’ascolto posta in ospedale. Sono stati esclusi pazienti con sindrome coronarica acuta, prognosi infausta per cause non cardiache, basso grado di autosufficienza e capacità logico-cognitiva. Coerentemente con gli obiettivi, sono state monitorate le ospedalizzazioni via PS per SC e la morte per tutte le cause quali eventi primari, le ospedalizzazioni per SC non via PS quali eventi secondari. Gli eventi compositi hanno riassunto le ospedalizzazioni totali e la morte per tutte le cause. Risultati. Nei 23 pazienti reclutati (68% di quelli valutati), con età media di 70 anni (range 44-80 anni) e 26% di sesso femminile, il 61% aveva cardiopatia ischemica, il 52% broncopatia cronica, il 57% insufficienza renale cronica, il 30% anemia, il 17% insufficienza mitralica >2+ alla dimissione. Nel tempo medio di osservazione di 302 giorni (range 55-622 giorni), sono stati riscontrati 12 eventi compositi (52%, p=0.1), di cui 8 eventi primari (35%, un decesso improvviso, p=0.058), 2 eventi secondari (9%), 2 ospedalizzazioni non per SC. Le ospedalizzazioni totali non programmate per SC sono passate da 2.2 ± 1.3/paziente nell’anno precedente a 0.9 ± 1.2/paziente durante la monitorizzazione (p<0.01). La PA tendeva a ridursi durante la monitorizzazione (p=0.05), ma non la FC; i valori di PA, FC e SO2 immediatamente precedente l’evento (1-7 giorni) non differivano da quelli del periodo di inizio monitoraggio. Conclusioni. Nello SC, la frequenza di riospedalizzazioni totali rimane del 50%, e quella per SC di circa il 40% ad 1 anno, nonostante il telemonitoraggio della PA, FC ed SO2 che favorisce, almeno in parte, il raggiungimento e mantenimento di target terapeutici. Parole chiave. Ospedalizzazione; Prognosi; Scompenso cardiaco; Telemetria. BIBLIOGRAFIA 1. Kosiborod M, Lichtman JH, Heidenreich PA, et al. National trends in outcomes among elderly patients with heart failure. Am J Med 2006;119:616.e1-7. 2. Kannel WB. Incidence and epidemiology of heart failure. Heart Fail Rev 2000;5:167-73. 3. 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