Il primo soccorso di civili dal mare - Istituto Italiano di Cultura Sydney

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44 Sydney
Giovedì 30 marzo 2017
“Escape From Pompeii-The Untold Roman Rescue” in esposizione all’Australian National Maritime Museum
Il primo soccorso di civili dal mare
La marina militare romana arrivò a dominare il Mediterraneo per oltre un millennio
Si apre oggi, giovedì 30 marzo,
all’Australian National Maritime
Museum la mostra dal titolo: “Escape from Pompeii. The untold Roman
rescue”, che presenta le terribili
conseguenze della prima eruzione
del Vesuvio il 24 agosto del ’79, data
storicamente accertata, che seppellì
Pompei, Ercolano e Stabia e contemporaneamente ricorda il primo
soccorso dal mare di civili da parte
di una forza militare, seguita dal
risveglio della marina militare, che
giunse a dominare il Mediterraneo,
generando un boom nei commerci
marittimi, che continuò nei 1000
anni seguenti.
Pompei anticamente fondata dagli
osci e poi passata agli etruschi, ai
greci ed ai sanniti, nel 91 a.C. era
diventata una colonia romana ed un
centro importante per il turismo e
le industrie tessili ed alimentari. Gli
scavi tra le macerie dell’eruzione,
cominciati nel 1748, hanno riportato alla luce strade ed edifici che
documentano la vita di questa città
nel suo pieno rigoglio commerciale
e culturale e gli affreschi delle sue
numerose case signorili e delle sue
ville suburbane che sono preziosi
documenti della pittura romana
di quel tempo.Pompei era uno dei
porti commerciali in grandissimo
fermento ed uno dei più importanti
della Roma del primo secolo dopo
Cristo, dove transitavano risorse
agricole, vinicole e merci da tutto
il mondo, con scambi con l’Africa
e la Grecia.
Tutto il mondo conosce la storia
della distruzione di Pompei, ma non
è ugualmente nota l’emergenza organizzata dall’ammiraglio e scienziato
Plinio il Vecchio dalla base navale
romana di Miseno dove si trovava
al momento dell’eruzione.
Plinio infatti, per la prima volta
nella storia, ordinò alla flotta romana
di salvare il più alto numero di persone possibile e, come ci ha illustrato
Francesca Merz, project manager di
Expona e di alcuni progetti di questa
mostra, il salvataggio dei pompeiani
che tentarono di scappare alle fiamme del Vesuvio, fu il primo tentativo
nella storia, che però non andò a
buon fine in quanto lo stesso Plinio
morì ucciso dai fumi del fuoco del
Vesuvio.
La mostra parla della storia della
navigazione romana, che grazie
alla tecnologia del rostro adottata
dai romani, riuscì a conquistare il
Mediterraneo. Ne sono testimoni
i reperti della Sovrintendenza del
mare di Palermo, i reperti che
arrivano dal Museo di Napoli e di
Ercolano, dalla Sovrintendenza di
Pompei. Sono anche ricordati i porti
principali della romanità: Miseno,
Baia, Napoli e Ostia, i flussi delle
culture orientali e gli influssi della
popolazione mediterranea sull’impero romano. Ogni pezzo esposto
ha una motivazione, un messaggio
sulle culture che si incontrano, come
ad esempio la statua di Anubi Togato, iconografia egizia con la toga
romana. Vi sono poi reperti preziosi,
quale una cassaforte di lussuosa
manifattura, considerata un pezzo
unico dal Museo Archeologico di
Napoli; le Nereidi, il mostro marino
dal Museo Archeologico di Baia e le
Francesca Merz project manager di Expona e Fabrizio Sgroi del Dipartimento per
i Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione Siciliana in Australia per
l’allestimento della mostra posano accanto al rostro di nave romana
Un reperto romano in esposizione all’Australian Maritime Museum
Calchi di vittime di Pompei
Due anfore e un prezioso braciere
La cassaforte di lussuosa manifattura proveniente dal Museo Archeologico di
Napoli
fontane di manifattura spettacolare.
Le anfore sono esibite quale parte del
commercio, piene di vino, di olio, di
pane incenerito, di fichi, di pesche,
di orzo con contenuti agricoli del ’79
dopo Cristo.
Tutto quello che nella mostra
è esposto è originale e proviene
dall’Italia: vi sono gioielli, ceramiche, sculture, affreschi, oggetti d’oro
e pezzi rari di antiquariato e calchi
in gesso dei corpi di alcune delle
vittime, oltre ad una parte dedicata
a Comacchio con un relitto romano
rinvenuto nel suo porto.
La mostra si conclude con una parte dedicata alla ricerca subacquea,
con materiali provenienti dalla Sovrintendenza del Mare.Come ci precisa Fabrizio Sgroi, del Dipartimento
per i Beni Culturali e dell’Identità
Siciliana della Regione Siciliana, la
mostra include cinque reperti che
sono stati scoperti dalla Regione
Siciliana nell’archeologia subacquea,
tra cui il rostro bronzeo di una nave
romana, ricuperato insieme ad altri
dieci nelle Isole Egadi. Il rostro porta
l’iscrizione in latino con la dedica a
Estor che ha finanziato la spedizione
romana nella prima guerra punica
contro Cartagine e raffigura la dea
Vittoria. Vi sono anche due anfore
trovate nelle isole Egadi ed una sorta
di bracere per la cottura dei cibi realizzato in terracotta. Questi reperti,
nella scoperta delle opere subacque,
ci danno la visione dei materiali di
cui era composto lo sviluppo della
civiltà del Mediterraneo, con tecniche diverse per i manufatti destinati
all’uso militare, per quelli per l’uso
quotidiano e quelli per il commercio, come le anfore. Il rostro è un
pezzo molto importante e quello in
esposizione manca di un pezzo del
fendente superiore. Il rostro è un
pesante oggetto da sfondamento che
veniva montato sulla prua delle navi
antiche per affondare le navi nemiche. In genere era costituito da un
unico pezzo fuso in bronzo inserito
nel punto di congiunzione tra la
parte finale prodiera della chiglia e la
parte bassa del dritto di prua, sopra
il tagliamare. La parte anteriore del
rostro era costituita da un potente
fendente verticale rafforzato da fendenti laminati orizzontali.
La mostra è stata organizzata
dall’Australian National Maritime
Museum, in collaborazione con
Expona e Contemporanea Progetti,
con il supporto dell’Istituto Italiano
di Cultura e della Camera Italiana
di Commercio, e gli auspici dell’Ambasciata Italiana di Canberra e del
Consolato d’Italia di Sydney ed è
dotata di animazioni multimediali
interattive e in 3D, per ricreare la
straordinaria forza del vulcano che
distrusse Pompei 2000 anni fa.
Armando Tornari
Alla ricerca della
tigre di Tasmania
In Australia sta per partire una’missione impossibile’ alla ricerca della
tigre di Tasmania,conosciuta anche
come tilacino: la specie è estinta dal
1936, quando morì l’ultimo esemplare conosciuto ospitato dallo zoo
di Hobart, ma ora dei nuovi presunti
avvistamenti nel Nord del Queensland hanno spinto gli scienziati a
lanciare una spedizione.
Il tilacino era un lupo marsupiale,
carnivoro. Si crede che sia scomparso
dall’Australia continentale già prima
dell’arrivo dei coloni europei e fino
agli anni Trenta è sopravvissuto
nell’isola di Tasmania. Tuttavia nel
corso degli anni ci sono state diverse notizie di presunti avvistamenti,
anche dall’Australia continentale. E
da qui arrivano le ultime testimonianze, di una guardia forestale e di
un esperto campeggiatore, precisamente dall’estremità settentrionale
del Queensland. Per la quantità e
qualità dei dettagli descritti sono
state ritenute “plausibili” da un
team della James Cook University,
che si è mobilitato per la verifica.
Gli scienziati installeranno oltre 50
telecamere con trappole nella penisola di Cape York, in luoghi tenuti
nel massimo riserbo. La spedizione
partirà a fine aprile, spiega l’ateneo,
guidata dai ricercatori Sandra Abell
e Bill Laurance.
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