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18/02/2008 |
Giura (regione)
Il G., catena di media montagna confinante con la Francia, costituisce uno dei tre spazi naturali della Svizzera.
Situato dal punto di vista geologico tra i cant. Vaud, Neuchâtel, Berna, Giura, Soletta, Basilea, Argovia, Zurigo
e Sciaffusa, raggiunge modeste altitudini (al massimo 1700 m) e si estende su una superficie ridotta (14'000
km2, di cui quasi un terzo in Svizzera). Il termine G. designa pure l'arco giurassiano, ossia la regione
transfrontaliera compresa tra Ginevra e Basilea, caratterizzata da stretti legami, se non addirittura da una
comune identità storica ed economica. Nel 1979, una parte del G. si è costituita in cant. La catena montuosa
del G. è un susseguirsi di anticlinali e sinclinali, risultato dell'accumulazione di calcare e marna durante il
Mesozoico e del successivo corrugamento di questi sedimenti alla fine del Terziario. L'appellativo giurassico
indica quindi un periodo dell'era secondaria tra il Triassico e il Cretaceo. Il rilievo del massiccio è asimmetrico:
nella parte occidentale del versante sviz., il G. corrugato, volto a sud ovest-nord est, termina a strapiombo
sulla pianura di molassa dell'Altopiano; il G. tabulare caratterizza per contro la topografia dei versanti
orientale e franc. Il rigore del clima invernale e l'importanza della barriera topografica, difficilmente
penetrabile come quella delle Alpi, hanno contribuito al suo isolamento e alla preservazione di paesaggi
originali. Dal G. vodese a quello argoviese, la storiografia locale è sottoposta dalla logica propria dei cant. che
si dividono il massiccio e delle città della regione pedemontana, che ne hanno dettato la compartimentazione.
Autrice/Autore: André Bandelier / ava
1 - Dalla Preistoria all'alto Medioevo
Il popolamento della catena giurassiana è strettamente connesso alla sua topografia. Le vallate del G.
orientale e centrale, di bassa altitudine, furono colonizzate assai prima degli altopiani e delle alte valli del G.
occidentale.
Le conoscenze sulle epoche più antiche sono legate all'ultima glaciazione. I ghiacciai alpini e giurassiani
hanno distrutto la maggioranza dei siti ad altitudini elevate e sul versante sud, mentre quelli sulla pendice
nord, quali Alle, Romain-La-Roche (Dip. Doubs, F) e Gigny (Dip. del Giura, F), sono stati risparmiati. Solo
alcune grotte hanno conservato alcune vestigia del Musteriano (Cotencher, Saint-Brais), che attestano
l'episodico passaggio dell'uomo di Neandertal prima e durante il Würm. In seguito al ritiro dei ghiacciai alcuni
uomini del Magdaleniano e del Mesolitico valicarono il G. installandosi provvisoriamente in grotte e rifugi
(Mollendruz, Baulmes, passo delle Roches, Saint-Brais, valle della Birsa e Thayngen). L'estrazione della selce
locale attesta l'esistenza di spostamenti preferenziali dettati dall'orientamento delle catene montagnose e
dalla rete idrografica.
Dagli inizi della sedentarizzazione (V millennio a.C.) la regione pedemontana e le pendici del G. furono
colonizzati. Vennero avviati scambi attraverso la catena giurassiana (selci, rocce alpine e vosgiane per le asce
levigate e ceramica). I materiali locali come la selce venivano estratti a cielo aperto o in miniere a Pleigne o a
Lampenberg. La densità demografica restò tuttavia bassa. Con l'introduzione dei metalli gli scambi si
intensificarono, la società si organizzò e sorsero insediamenti su alture che controllavano i passaggi strategici
(Montricher, Cornol, Courroux, Trimbach e Wittnau).
I fondi di alcune valli di altitudine inferiore ai 700 m (Delémont, val de Ruz) furono dissodati, in particolare dal
Bronzo medio. L'intenso popolamento della fine dell'età del Bronzo si attenuò nel corso dell'età del Ferro.
Legata alla topografia, la tripartizione politica gallica (Sequani e Raurici a nord, Elvezi a sud) sottolinea
efficacemente come la catena giurassiana costituisse un ostacolo, parzialmente superato solo dal I sec. a.C.
grazie alla costruzione della rete stradale romana e alle villae che sorsero lungo quest'ultima. Le strade di
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Vallorbe-Pontarlier e di Pierre-Pertuis-La Caquerelle-Mandeure così come i passi dell'Hauenstein e del Bözberg
(fra Augst e Windisch) permisero l'arrivo delle legioni sul limes del Reno, poi del Danubio, favorendo inoltre lo
sviluppo del commercio europeo lungo l'asse nord-sud. Si procedeva all'estrazione dei minerali del ferro del G.
Si dovette attendere il VI o VII sec. per constatare il popolamento delle valli interne, quali quelle di Moutier o
Tavannes, e l'insediamento di monasteri (Romainmôtier o Moutier-Grandval) eretti lungo le vie di transito e
nelle regioni produttrici di ferro. Le alture restavano scarsamente popolate, benché fossero parzialmente
coltivate.
Autrice/Autore: François Schifferdecker / ava
2 - Medioevo
2.1 - Storia politica e religiosa
Diviso in due aree linguistiche in seguito alle invasioni del V sec., l'arco giurassiano conservò la sua unità
politica durante il secondo regno di Borgogna (888-1032). Sul piano ecclesiastico, dipendeva dalle diocesi di
Besançon così come da quelle di Losanna e Basilea, a loro volta sottoposte all'autorità dell'arcivescovo di
Besançon. Il G. conferì un'identità geografica all'alta Borgogna e dovette la sua importanza ai passi che lo
attraversavano, fra cui i principali furono quelli di Jougne, Pierre-Pertuis e Hauenstein inferiore e superiore.
Dal secondo quarto del X sec. i sovrani di Germania e gli imperatori del Sacro Romano Impero cercarono di
esercitare la loro influenza su questa regione, luogo di passaggio obbligato fra nord e sud.
Con l'annessione della Borgogna all'Impero, il G. fu diviso in numerose signorie ecclesiastiche e laiche (dall'XI
sec.). Le fam. feudali si impossessarono della maggior parte del potere pubblico, fondando la loro forza anche
sulle numerose case religiose, che, tra Romainmôtier e Beinwil (SO), si trasformarono in signorie
ecclesiastiche. Dall'inizio del XII sec., si imposero nella regione nuove potenze regionali esterne al G., che
riuscirono a ottenere il controllo del transito sui passi, in forte crescita in seguito all'intensificarsi del
commercio intern. tra l'Italia e la Champagne. Si trattava della casa di Savoia e dei de Chalon, che si
contendevano il pedaggio di Jougne; dei conti di Neuchâtel, proprietari terrieri al di là del Doubs installatisi
nelle Montagnes neuchâteloises; dei conti von Thierstein, nella bassa valle della Birsa; dei de Montfaucon, il
cui potere si estendeva fino a Orbe; degli Asburgo, che possedevano il Fricktal, e del vescovo di Basilea. Dalla
metà del XIV sec. i passi del Giura occidentale persero la loro importanza a causa dello spostamento degli assi
commerciali.
Durante il XIV sec. la città di Basilea conquistò il territorio circostante compreso tra il Reno e i passi
dell'Hauenstein. Anche la città di Soletta avviò l'annessione delle montagne giurassiane, estendendo il proprio
dominio fino alla valle della Birsa. Dopo la conquista dell'Argovia (1415), Berna si installò nei territori attorno
all'importante passo del Bözberg e creò il baliaggio di Schenkenberg (1460).
Con l'adesione di Soletta (1481), Basilea (1501) e Sciaffusa (1501) alla Conf., l'estremità orientale del G. entrò
nell'orbita elvetica. La contea di Neuchâtel fu occupata da Berna e in seguito dai 13 cant. (1512-29). Il
versante occidentale del G., appartenente alla Franca Contea, rimase fedele all'Impero per poi passare sotto il
dominio asburgico nel 1493, quando gli Svizzeri, dopo le disfatte di Carlo il Temerario, eliminarono
progressivamente ogni influenza burgunda nei territori al di qua del G.
2.2 - Economia
La policoltura alimentare, che costituiva, nel G. come altrove, la base dell'economia medievale, fu ostacolata
dalla giustapposizione di catene di media montagna e valli incassate, e ulteriormente aggravata dalla povertà
del suolo e dal rigore del clima. I contadini giurassiani raggiunsero una certa specializzazione nell'allevamento
solo all'inizio del XV sec. (ad esempio con i formaggi di Bellelay).
La bassa densità demografica e la lentezza nel valorizzare le terre caratterizzarono a lungo l'intero arco
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giurassiano. Nel XIII sec., le montagne al di sopra degli 800 m erano quasi disabitate e i dissodamenti, avviati
all'inizio del XV sec., proseguirono fino alla metà del XVI. Caratterizzate da un'economia di sussistenza
ampiamente autarchica, queste valli fortemente compartimentate ospitavano la maggior parte della pop., che
nel XV sec. non superava gli otto ab. per km2.
Apparsa solo verso la fine del XIII sec., la rete urbana era modesta e di debole struttura. Queste piccole città,
di qualche centinaio di ab., spesso capoluoghi di signorie, vedevano alternarsi nel loro retroterra l'indiscussa
dominazione economica (in termini di moneta, di investimento e di mercato) delle città pedemontane e di
altre esterne al G., quali Ginevra, Losanna, Neuchâtel, Soletta o Basilea.
La siderurgia è il solo elemento che differenziò questa regione dalle contrade vicine in campo "industriale"
(Ferro). La presenza di minerali del ferro facilmente accessibili e di foreste ricche di carbone spiegano
l'esistenza di bassoforni utilizzati fin dall'alto ME. La metallurgia era tuttavia poco attiva e il principale articolo
di esportazione del G. vescovile verso Basilea era nel XV sec. il legno, che veniva fatto fluitare sulla Birsa. A
cavallo del 1600 i principi vescovi favorirono la creazione di un primo complesso siderurgico nel vescovado di
Basilea. Saint-Sulpice (NE) ricevette allora la prima concessione per un altoforno. Le fucine solettesi si
installarono lungo i corsi d'acqua nel Lützeltal e nel Dünnerntal, affiancandosi ad alcune vetrerie. Verso il
1650 a Vallorbe erano in funzione tre altiforni e tre impianti di affinazione.
Autrice/Autore: Jean-Paul Prongué / ava
3 - Epoca moderna e contemporanea
3.1 - Dal XVI all'inizio del XXI secolo
La Riforma pose fine all'unità religiosa del G. Centri rif. sorsero a Basilea e Bienne. Grazie a Berna e a
Guillaume Farel la Riforma poté diffondersi e trovare in Neuchâtel una prima base per la Riforma di origine
franc. La conquista del Paese di Vaud (1536) portò alla conversione dei nuovi baliaggi bernesi di
Romainmôtier e di Yverdon. L'applicazione del principio cuius regio, eius religio a livello cant. (Basilea prot.,
Soletta catt.) offrì alla Controriforma un solo campo d'azione, il vescovado di Basilea, dove interessò i baliaggi
ted. In occasione della pace di Vestfalia la Conf. ottenne il riconoscimento della sua indipendenza, grazie
all'appoggio del conte di Neuchâtel, Henri II d'Orléans-Longueville, plenipotenziario franc. Il versante orientale
del G. costituiva ormai il bastione estremo dei 13 cant. di fronte alla Francia, che aveva ricevuto i
possedimenti degli Asburgo nell'Alta Savoia e aveva annesso la Franca Contea spagnola.
Allo scoppio della Rivoluzione, il G. subì i riflessi della congiuntura politico-militare europea. Gli alleati dei
Conf. l'affrontarono in seno alla Grande Nazione, i loro soggetti nel quadro elvetico. Nel vescovado di Basilea
nacque la prima delle repubbliche sorelle, la Repubblica rauracica. L'antico principato, insieme alla contea di
Montbéliard, formò in seguito il Dip. del Mont-Terrible, prima di essere annesso a quello dell'Haut-Rhin.
Neuchâtel, trasformato in un feudo dell'Impero napoleonico, conservò le sue istituzioni. L'Atto di Mediazione
elevò al rango di cant. il Paese di Vaud e l'Argovia, cui era stato annesso il Fricktal austriaco. Dopo la
Restaurazione il G. assistette alla progressiva formazione dello Stato fed. Il vescovado di Basilea, divenuto
Giura bernese, partecipò alla Rigenerazione nel cant. Berna. I due semicant. di Basilea Campagna e Basilea
Città sorsero dai conflitti nati dal rifiuto della città di soddisfare le aspirazioni rurali. A Neuchâtel, la
proclamazione della Repubblica (1.3.1848) pose fine alla sovranità del re di Prussia. Il Giura bernese, che
aveva ottenuto alcune garanzie nella Costituzione cant. del 1846, le perse in seguito all'unificazione della
fiscalità bernese e del diritto sviz. Ne conseguirono nel XX sec. la questione giurassiana e la nascita tardiva di
un ventitreesimo cant. (1979).
Data la sua posizione, il G. fu direttamente toccato dai conflitti mondiali. Le truppe per il presidio della
frontiera furono dislocate nel nord est della Svizzera; la figura di Gilberte de Courgenay rappresenta il simbolo
della calorosa accoglienza della pop. Nel giugno 1940, l'entrata in territorio elvetico del 45° corpo d'armata
franc. ridestò i ricordi lasciati dall'esercito di Bourbaki nel febbraio del 1871. Questo periodo é contrassegnato
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da alcune zone d'ombra: lo slancio solidale in favore dei frontalieri é stato maggiore rispetto a quello per le
vittime del nazismo. Al termine della guerra e nei tre decenni successivi, l'ineguale sviluppo da una parte e
dall'altra della frontiera fu spesso attribuito alla partecipazione o meno al conflitto. La rivalorizzazione del
federalismo e lo sviluppo economico furono favoriti dalla collaborazione intercant. e dalla cooperazione
transfrontaliera. Nel 1994, Berna, G., Neuchâtel e Soletta diedero vita con Friburgo all'Espace Mitteland (al
quale si unirono poi anche Vaud e Vallese). Nel 1985, fu invece creata la Comunità di lavoro del Giura
(Conferenza transgiurassiana, dal 2001), che riunisce la regione della Franca Contea e i cant. di Berna, G.,
Neuchâtel e Vaud.
3.2 - Economia rurale
Nel corso del XVI e XVII sec. si verificarono notevoli cambiamenti nel popolamento e nell'economia del
massiccio. L'incremento demografico condusse alla colonizzazione delle ultime terre coltivabili. La rivoluzione
in seno all'economia alpestre conferì ai pascoli in altitudine un valore commerciale, che attrasse i capitali dei
patrizi della pianura, spec. negli alpeggi del G. vodese e neocastellano. La storia del formaggio Gruyère al di
fuori della sua regione d'origine è da ricondursi a questo fenomeno. Tale sconvolgimento fu accompagnato da
variazioni nella geografia ecclesiastica e amministrativa con la nascita di nuove parrocchie e giurisdizioni
(mairies), come ad esempio nella signoria di Valangin.
Malgrado la diffusione degli scritti di fisiocrati e l'introduzione della coltivazione della patata nella seconda
metà del XVIII sec., il rinnovamento di un'agricoltura divenuta più individualista ebbe luogo solo nel XIX sec.,
portando al progressivo abbandono del maggese, all'orientamento dell'economia rurale verso l'allevamento a
scapito della coltivazione e alla finalizzazione di quest'ultimo alla produzione di latte e di animali da macello.
L'evoluzione contemporanea ha visto l'abbandono dell'agricoltura giurassiana da parte della maggioranza
della pop. La viticoltura della regione pedemontana, meccanizzata dal 1965, ha dimezzato la propria
superficie tra il 1900 e il 1975, prima di divenire nuovamente un'attività redditizia. L'agricoltura occupa le
terre coltivabili al di sotto dei 900 m (regione pedemontana e sinclinali), mentre l'allevamento è praticato in
montagna. Tutte le aziende agricole si sono motorizzate (1950-65). La specializzazione in funzione
dell'altitudine si è accentuata. Le ricostituzioni parcellari hanno accompagnato la concentrazione delle
aziende agricole (a media altitudine, quelle dedite alla policoltura e all'allevamento, sono passate dai sei
ettari di estensione di inizio sec. ai 30 nel decennio 1980-90). La struttura delle imprese si è modificata:
l'azienda individuale si è infatti ampiamente diffusa, mentre è fortemente aumentato il numero dei contadini
che prendono in affitto un fondo. L'agricoltura giurassiana, meccanizzata dalla fine del XX sec., ha conosciuto
le difficoltà di adattamento legate all'apertura del mercato agricolo sviz. seguita agli accordi del GATT.
3.3 - Protoindustria, orologeria e sviluppi contemporanei
L'ancien régime segnò l'inizio dello sviluppo economico del G., incoraggiato dalle città di confine rese più
dinamiche dai rifugiati ugonotti. La seteria basilese (passamaneria e produzione di nastri) introdusse il
sistema dell'établissage (particolare forma di Verlagssystem) presso i contadini solettesi e del vescovado di
Basilea (dal XVII sec.). Da Ginevra provennero i merletti (Merletteria), le Indiane e l'Orologeria. Nel principato
di Neuchâtel-Valangin fu messo a punto un tessuto preindustriale relativamente fitto (seconda metà del XVIII
sec.), diffusosi poi anche nelle regioni di Sainte-Croix, Erguel e della Franche Montagne des Bois. Con lo
sviluppo dell'industria delle indiane apparve la fabbrica moderna, di cui la Fabrique-Neuve de Cortaillod con i
suoi 700 operai fra uomini e donne costituì un primo importante esempio. I tipografi di Neuchâtel e di Yverdon
contribuirono a fornire agli illuministi franc. i libri che non potevano essere stampati legalmente nel loro
Paese. Nel 1816 il settore secondario occupava più di un terzo della pop. attiva neocastellana.
Nel XIX sec. il G. fu una delle regioni più dinamiche della Conf. L'orologeria costituì una delle forme di
riconversione delle fucine artigianali, ad esempio nella valle di Joux. L'industrializzazione della catt. Soletta
contraddice la tesi del legame tra protestantesimo e capitalismo. La siderurgia del G. bernese era controllata
dalla Société des usines Louis de Roll (von Roll); il "marmo solettese" (calcare), prima dell'arrivo del granito
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alpino e del cemento Portland, si impose nell'edilizia. Nella Svizzera occidentale la rete ferroviaria fu
realizzata grazie a capitali franc. e la costruzione delle linee regionali fu strettamente legata all'espansione
del settore orologiero. Mentre la maggioranza degli operai lavorava ancora a domicilio (contadini-orologiai), la
modernizzazione fu avviata solo dopo l'Esposizione universale di Filadelfia (1876). Attuatasi più rapidamente
nel G. bernese e a Bienne, essa favorì lo sviluppo di un altro settore importante, la metallurgia e la produzione
di macchine utensili. L'industria degli orologi Roskopf ("l'orologio dell'operaio") si diffuse nel G. solettese,
basilese e argoviese. Durante la Belle Epoque La Chaux-de-Fonds controllava la commercializzazione,
gestendo i tre quinti delle esportazioni orologere sviz., pari al 90% di quelle dell'orologeria a livello mondiale.
Orientato verso i mercati esterni, il G. era esposto a ogni variazione della situazione intern. Gli anni di guerra
offrirono occasioni per realizzare profitti elevati. Le crisi del periodo interbellico provocarono un'accelerazione
nella concentrazione delle imprese. Nel 1937 la convenzione stipulata nel settore orologiero permise il
raggiungimento della pace sociale ancora prima che questa venisse sancita da un accordo nel settore
metallurgico. Dal 1950 le fabbriche incrementarono fortemente la produzione e ricorsero alla manodopera
straniera, innanzitutto it., poi transfrontaliera. La crisi del decennio 1970-80 fu brutale per l'orologeria sviz.,
che, fiera del proprio monopolio, aveva sottovalutato la concorrenza giapponese: dalle 80'000 persone
occupate nel decennio 1960-70, si scese infatti a 30'000 negli anni 1980-90. Si assistette allora a una
profonda mutazione. Se nel 1970 il settore secondario offriva circa i due terzi dei posti di lavoro nell'arco
giurassiano, dal decennio 1990-2000 fu raggiunto un equilibrio tra terziario e secondario, pur con differenze
importanti fra i distr. Grazie a un design e a una strategia di marketing innovativi, l'orologeria tornò a
prosperare, senza tuttavia raggiungere gli effettivi di un tempo (più di 35'000 posti di lavoro nel 1995). La
fragilità dell'industria giurassiana traspare tuttavia dalla perdita di centri decisionali e dalla crescente
importanza del sistema di subappalto. Mentre la diversificazione è affidata alla microtecnica, si cerca di
rilanciare il turismo: il concetto di Watch Valley, incentrato sulla tradizione e sul patrimonio orologieri, illustra
la cooperazione che dal 2000 si è instaurata fra le città dell'arco giurassiano in materia di offerta turistica. Se
da un lato il G. basilese (con la regione di Laufen) e parte di quello solettese e argoviese sono sempre più
integrati nella Regio Basiliensis, dall'altro un arco economico giurassiano, compreso tra la valle di Joux e
Soletta, è sempre più consapevole della propria comunanza di destino e di interessi.
Autrice/Autore: André Bandelier / ava
4 - Archetipi giurassiani
Mentre Albrecht von Haller incitava i suoi lettori a imitare il carattere semplice e deciso dell'homo alpinus,
Jean-Jacques Rousseau trovò il suo modello di Arcadia montana nel G. neocastellano: nella sua Lettera a
D'Alembert (1758), i suoi ab. avevano infatti raggiunto la piena felicità. Il suo soggiorno a Môtiers (NE) e in
seguito sull'isola di San Pietro, attirarono folle di ammiratori. Questi luoghi di memoria contribuirono a inserire
il massiccio del G. nel Grand Tour sin dall'epoca preromantica, completando l'itinerario classico da Basilea a
Bienne attraverso la valle della Birsa.
Quando il massiccio raggiunse una fase di protoindustrializzazione, Karl Marx se ne ispirò a sua volta, pur
esprimendo alcune riserve. Ne Il Capitale egli vide nel G. un esempio di "manifattura eterogenea", che giudicò
tuttavia sfavorevole al progresso industriale. L'orologeria giurassiana colpì il teorico ted. per la sua
organizzazione decentralizzata, per l'estrema suddivisione del lavoro e per la presenza di un nuovo tipo di
operaio, diverso sia dall'operaio di fabbrica sia dall'artigiano indipendente. Paradossalmente, per soddisfare le
aspettative di una società industriale, nacque un mito identitario in cui tre motivi agresti cumulavano la loro
carica semantica: la triade simbolica della fattoria, del pino e del cavallo è così immediatamente associata al
G. L'immagine riduttiva di un paesaggio, quello delle Franches-Montagnes, può incarnare sia la Franca Contea
sia le diverse componenti del G. sviz. La fattoria con tetto a due falde, assente nella pittura prima del XX sec.,
divenne simbolo del G. I paesaggi naturali in cui la presenza umana è stata sistematicamente cancellata
(imitando lo stile di Albert Schnyder, Coghuf o Lermite) illustrano attraverso l'immagine la versione regionale
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di un più generale ritorno alla terra.
Autrice/Autore: André Bandelier / ava
Riferimenti bibliografici
Bibliografia
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– F. Chiffelle, Le Bas-Pays neuchâtelois, 1968
– W. Kreisel, Siedlungsgeographische Untersuchungen zur Genese der Waldhufensiedlungen im Schweizer
und Französischen Jura, 2 voll., 1972
– D. Aubert, «Evolution du relief jurassien», in Eclogae geologicae helvetiae, 68, 1975, 1-64
– J. Boichard (a cura di) Le Jura: de la montagne à l'homme, 1986
– W. Drack, R. Fellmann, Die Römer in die Schweiz, 1988
– SPM, 1-5, 1993-2002
– K. Weissen, An der stuer ist ganz nuett bezalt, 1994
– O. Crevoiser, D. Maillat (a cura di), Quel développement pour l'arc jurassien?, 1995
– R. Epple, A. Schnyder, Wandel und Anpassung, 1996
– C. Salvadé, «La ferme, le sapin et le cheval: l'image identitaire du Jura», in l'Hôtâ, 20, 1996, 21-28
– A. Paravicini Bagliani et al. (a cura di) Les pays romands au Moyen Age, 1997
– J.-C. Daumas, L. Tissot (a cura di), L'Arc jurassien: histoire d'un espace transfrontalier, 2004
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