12 11
14 11
19 11
KIERAN HEBDEN [AKA FOUR TET] & STEVE REID
ERIKA STUCKY & SINA
UK—Data: 19 11—Location: Tunnel, via Sammartini 30—Ore: 22.00—Biglietto: € 12—Prenotazioni c/o Riot Store - via G.G. Mora 14 - Milano tel. 02 2613274
03 11
A—Data: 14 11—Location: La Casa 139, via Ripamonti 139—Ore: 21.30—Biglietto: € 10—Infoline 02 48194128—www.eurotribu.com
02 11
GUSTAV + KAPITAL BAND 1
01 11
CH—Data: 12 11—Location: La Salumeria della Musica, via Pasinetti 2 —Ore: 21.00—Biglietto: € 12—Prenotazioni c/o La Salumeria della Musica—tel. 02 56807350
30 10
via Vecchio Politecnico 3
20121 Milano
tel. 02 76016118 - fax 02 76016245
www.istitutosvizzero.it
RODRIGO LEÃO FEAT. BETH GIBBONS [PORTISHEAD]
24 10
corso Magenta 63 - 20123 Milano
tel. 02 4859191 - fax 02 48591952
www.lecentreculturelfrancaisdemilan.it
P/UK—Data: 03 11—Location: Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6—Ore: 21.00—Biglietto: € 18—Prevendita c/o Teatro Strehler - L.go Greppi e Teatro Grassi - via Rovello 2
(dal Lunedì’ al sabato ore 10-18,45 orario continuato, domenica 13-18,30)—ticketstore: 199112112
x
17 10
via Manzoni 38 - 20121 Milano
tel. 02 772221 - fax 02 781119
www.britishcouncil.it
piazza del Liberty 8 - 20121 Milano
tel. 02 783741 - fax 02 783625
www.austriacult.milano.it
EUROTRIBU
17OTTOBRE/19NOVEMBRE06QUINTAEDIZIONE
b
Per ulteriori informazioni:
Ponderosa Music & Art, tel. 02 48194128
www.ponderosa.it, www.eurotribu.com
Ufficio stampa:
via San Paolo 10 - 20121 Milano
tel. 02 7769171 - fax 02 76009186
www.goethe.de/milano
14 11
Da una parte, Kieran Hebden, 27 anni, londinese, noto anche con il
nome d’arte di Four Tet, apprezzato enfant prodige della scena elettronica britannica (ma anche un “enciplopedia vivente” in materia di jazz);
dall’altra, Steve Reid, 62enne batterista-percussionista jazz newyorkese
con un curriculum di tutto rispetto (tra gli altri, ha suonato con John
Coltrane, Ornette Coleman, Miles Davis, Sun Ra, James Brown, Fela
Kuti) e un’attività inesauribile finalizzata a propagandare la black music in
tutte le sue accezioni. Un’accoppiata solo in apparenza improbabile per
progetto all’insegna della pura e semplice improvvisazione applicata al
jazz e all’elettronica. Va da sé che i concerti della coppia si traducono in
jam session sempre diverse. Uno spettacolare incontro/scontro tra tamburi e sampler, cimbali, giradischi e tastiere, trovate digitali e intuizioni
analogiche, dai risvolti sorprendenti. Ne sono un’efficace testimonianza
i due cd, ribattezzati “The Exchange Session” e realizzati per conto della
Domino Records, in cui Hebden e Reid, rigorosamente dal vivo e senza
sovraincisioni, riescono a incastrare a mo’ di puzzle elementi ritmici figli
della tradizione afro-americana, complessità melodiche e ardimentose
costruzioni sonore sintetiche. Inutile sottolineare che l’approccio nasconde un rimando al free jazz: «Una stagione diventata storia che adoriamo,
ma che non abbiamo nessuna intenzione di riproporre tout court. Semmai quell’esperienza costituisce una fonte di ispirazione nel tentativo di
perseguire percorsi innovativi», argomenta la coppia. «Improvvisazione
non significa per forza essere cerebrali o di élite. A noi piace coinvolgere
l’audience e, perché no, farla ballare».
www.kieranhebdenandstevereid.com
www.fourtet.net
www.steve-reid.com
In collaborazione con:
Ci si può attendere qualcosa di “banale” da una ragazza di famiglia della
Svizzera tedesca, cresciuta a San Francisco nei mitici Anni Sessanta,
baciata dalla cultura hippie e folgorata dalle provocazioni di Frank Zappa?
Certo che no.
Immaginate un Randy Newman investito da un’autocisterna di Lsd o
Beth Gibbons dei Portishead che opta per una “dieta” a base di canzoni
di Bertolt Brecht virate al lounge - scriveva la critica - e, forse, potete
cominciare ad inquadrare il “caso” Erika Stucky.
Nelle sue molteplici collaborazioni, l’eclettica jazz singer e fisarmonicista
originaria del Vallese (classe 1962), a suo agio in territori sonori ad alto
tasso di sperimentazione, fissa una sola condizione: chi assiste alle sue
coinvolgenti performance deve avvicinarsi senza pregiudizi. Come nel
caso dell’ultima fatica, “Toluheischis Vorläbu” (traduzione: La vita passata
delle alte valli).
Nello spettacolo, basato su una rilettura libera e ironica di alcune leggende degli abitanti delle Alpi svizzere, interagisce con un’altra cantante,
Sina, stella del pop-rock svizzero tedesco (e pure lei originaria del Vallese), qui alle prese anche con campionatori e altre alchimie tecnologiche,
e il suonatore di tuba newyorkese Jon Sass.
Che tipo di performance sarà? Ci saranno tanti video e filmati Super8
che scorreranno senza soluzione di continuità e che definire “fantasiosi”
è un eufemismo. Ma soprattutto ci saranno loro, Erika Stucky e Sina, le
due vocalist e commedianti (agghindate per l’occasione da montanare),
indiscusse protagoniste di un evento a metà tra musica (dal glitch-pop
al jazz), teatro, cabaret e commedia dell’arte. Irriverente certo, ma che
mette di buon umore.
www.erikastucky.ch
19 11
In collaborazione con:
12 11
[email protected]
03 11
Elettronica e Austria: un connubio più che collaudato. Ormai quasi un
marchio di fabbrica da esportare con orgoglio in giro per il mondo.
Tra i nomi emergenti della prolifica scena si stanno ritagliando un ruolo
di primo piano Gustav e Kapital Band 1, fiori all’occhiello dell’etichetta
sperimentale viennese Mosz, applauditi di recente all’interno della prestigiosa vetrina internazionale del Sonar di Barcellona.
Polistrumentista e cantante, Gustav - questo il “nome di battaglia” scelto da Eva Jantschitsch, 27 anni, studentessa d’arte di Graz, ma viennese
d’adozione -, per “costruire” il suo personale approccio pop in ambito
elettronico non può prescindere dal portatile. Computer, s’intende.
Nel cd d’esordio “Rettet Die Wale” (traduci come “Salva le balene”),
uscito nel 2005, elabora canzoni-suite ricche d’ironia, astratte nei
trattamenti digitali, ma concrete e impegnate nei temi, che oscillano fra
politica e vita quotidiana (si spazia da un ricordo di Carlo Giuliani a una
‘tirata’ contro la società patriarcale), infarcendole di melodie e un cantato
(in tedesco e spesso in inglese) mollemente deviante. A metà tra Björk e
Laurie Anderson, ci trasporta nel suo universo personale, scandito da un
effervescente synth-rock kitsch e da una poetica delicata e intrigante.
Kapital Band 1 è invece un duo formato sull’asse Vienna-Berlino dal
batterista/percussionista austriaco Martin Brandmayr (Radian e Trapist)
e dall’elettronicista tedesco Nicholas Bussmann (Ich Schwitze Nie e
White Hole). “2CD” è il titolo del loro primo album, dall’evidente carica
programmatica. Si tratta infatti di un doppio cd, di cui il primo è audio,
mentre il secondo nient’altro che un cd-r vuoto, da registrare. Le loro
composizioni si fanno apprezzare per grande senso ritmico, gusto per
la rarefazione e la digitalizzazzione delle atmosfere, e per una spiccata
attitudine verso la ricerca e l’evoluzione del suono, evitando ogni spocchia avanguardistica. Musica dall’ossatura elettronica dove una tantum
vengono abbozzati andamenti funk e soul e inseriti frammenti rock o
industrial e ritmi tribali minimali.
http://gustav.sonance.net
www.kapitalband1.com
www.mosz.org
Schede degli artisti a cura di Luca Testoni
«Alla base di tutto resta l’espressività dei suoni. Quello che
da sempre caratterizza il mondo dell’arte è la sensibilità che
traspira da ogni composizione…».
Con il compositore portoghese Rodrigo Leão, virtuoso delle
tastiere elettroniche e del piano acustico, la cultura della
nostalgia si fa poesia. Sospesa ed evocativa. Proprio come in
diversi passaggi di “Cinema”, il suo ultimo e più famoso album,
al quale hanno partecipato, in qualità di invitati eccellenti, Ryuichi
Sakamoto e Beth Gibbons: una colonna sonora immaginaria di
una pellicola in bianco e nero d’altri tempi dove affiorano richiami a Nino Rota ed echi di fado, suggestioni da musical intimista
e profumi di cabaret, melodie latine e sapori di Balcani.
Best-seller in patria, “Cinema” ha premiato la costanza dell’ex
fondatore dei Madredeus, da più di 20 anni sulle tracce di un
suono contemporaneo misterioso e affascinante come se ne
sentono pochi. Se vogliamo, un punto di incontro ideale tra
influenze pop, folklore, musica classica e jazz, che lo avvicina,
quantomeno per affinità, a Sakamoto, Michael Nyman e anche
al “nostro” Ludovico Einaudi. Proprio quest’ultimo, di recente,
ha “incrociato” a più riprese il suo pianoforte con la formazione da concerto “diretta” da Rodrigo Leão. Formazione che si
avvale del talento della fisarmonicista Celina Da Piedade e di
Viviena Toupikova (violino e violoncello) e che sarà arricchita
in occasione dello show milanese dalla presenza straordinaria
dell’inglese Beth Gibbons, la “Billie Holiday dell’era tecnologica”, voce inquieta, ammaliante e di chiara matrice blues dell’indimenticato duo trip-hop dei Portishead.
www.rodrigoleao.pt
www.bethgibbons.com
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01 11
PIERS FACCINI + SÉBASTIEN TELLIER
«L’essenza del sufismo è contrappunto. Tutto esiste con il
suo opposto. E io agisco di conseguenza. Da una parte, faccio
musica elettronica. Dall’altra, c’è la musica tradizionale, rigorosamente acustica».
È chiaro l’obiettivo perseguito dal turco Mercan Dede: creare un
linguaggio universale che possa unire vecchio e nuovo, sacro e
profano, Oriente e Occidente. Un linguaggio nel quale il musicista (ma anche dj, fotografo e visual artist) infonde spiritualità
sufi, pulsare tecnologico e suoni di strumenti arcaici.
Sul palco, Mercan Dede volteggia tra giradischi, flauti tradizionali, computer e tamburi. Accanto sono soliti sedersi i maestri
della sua “tribù segreta” impegnati ad arricchire melodie magiche e ritmi ipnotici con altri strumenti: qanun, bendir, clarinetto,
derbuka, zarp, udu. E, infine, in mezzo a questo “balletto cosmico” di suoni antichi e moderni, rotea instancabile e magnetico
un derviscio.
Mercan Dede, classe 1968, pseudonimo di Arkin Ilicali, è un
fenomeno complesso da definire. Quando lavora come dj nelle
discoteche si fa chiamare Arkin Allen, lo specialista di ritmi
techno, con i quali è venuto a contatto a metà degli anni Ottanta
dopo essersi trasferito in Canada. Quando entra nelle sale da
concerto diventa invece Mercan Dede, lo sperimentatore di suoni, il mistico, l’adepto del grande poeta sufi Rumi (1207-1273),
fondatore della scuola dei Dervisci Rotanti.
Nominato direttore musicale del progetto Güldestan (destinato
a rappresentare la cultura e le arti turche in tutto il mondo) dal
Ministero della Cultura del suo Paese, ha da poco pubblicato
“Breath”, il suo ultimo album: un lavoro dagli “umori” decisamente mediorientali, che lo ha visto collaborare, tra gli altri, con
la star della canzone kurda Aynur Dogan.
www.mercandede.com/md/index.html
F—Data: 02 11—Location: Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6—Ore: 21.00—Biglietto: € 15—Prevendita c/o Teatro Strehler - L.go Greppi e Teatro Grassi - via Rovello 2
(dal Lunedì’ al sabato ore 10-18,45 orario continuato, domenica 13-18,30)—ticketstore: 199112112
Paese di provenienza: Germania e Francia.
Nome dei fondatori: Brezel Göring (vero nome: Friedrich
Ziegler, classe 1967), tedesco, di professione musicista
e compositore (chitarra, campionatore, sintetizzatori
autocostruiti); e Françoise Cactus (vero nome: Françoise
van Hove), francese, preposta al cantato (ma suona anche
la batteria e le tastiere).
Nome/Sigla d’arte: Stereo Total.
Quartier generale: Berlino.
Orientamento sonoro: il duo attinge dappertutto e da ogni
cosa: produce eccentriche covers di Serge Gainsbourg,
Salt’N’Pepa, KC and The Sunshine Band e rende omaggio
a Brigitte Bardot, Françoise Hardy e Slim Harpo. Di più:
interpretando a proprio modo il gusto internazionalista del
pop, non si limita a cantare le canzoni in un inglese “globale”, ma ce le propone in francese, tedesco, italiano, spagnolo, giapponese e persino in turco. Aggiungete a questa
babele una manciata di ritmi funky, un pizzico di energia
punk e rockabilly, gli slanci estatici della dance e forse vi
potrete fare un’idea del “polifonico” collage postmodernista che la bizzarra coppia ama definire “Sissi disco”.
Produzione: il carnet discografico degli “irregolari” dell’electro-kitsch berlinese è parecchio corposo. Parte dal
1995 con “Oh Ah” e arriva fino all’inizio del 2006 con la
pubblicazione della compilation “Discoteque”, raccolta di
remix, brani inediti e collaborazioni assortite (con Thieves
Like Us, Justus Köhncke, Echokrank, Munk e Mad Professor).
www.stereototal.de/home/welcome.html
MERCAN DEDE
STEREOTOTAL
30 10
TR—Data: 01 11—Location: Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6—Ore: 21.00—Biglietto: € 15—Prevendita c/o Teatro Strehler - L.go Greppi e Teatro Grassi - via Rovello 2
(dal Lunedì’ al sabato ore 10-18,45 orario continuato, domenica 13-18,30)—ticketstore: 199112112
24 10
D—Data: 30 10—Location: Alcatraz, via Valtellina 25—Ore: 21.00—Biglietto: € 12—Prevendite abituali - circuito Ticketone
I—Data: 24 10—Location: Tunnel, via Sammartini 30—Ore: 22.00—Biglietto: € 12—Prenotazioni c/o Riot Store - via G.G. Mora 14 - Milano tel. 02 2613274
«Forse sarebbe bene puntualizzare che chiunque si aspetta un
normale concerto di pianoforte è totalmente fuori strada».
Premessa ovvia, ma doverosa da parte di Ludovico Einaudi.
Il compositore e pianista piemontese, una delle più interessanti
figure di “pensatori” musicali emerse nel panorama italiano degli
ultimi anni, a poche settimane dall’uscita del nuovo album “Divenire”, si imbarca in una nuova avventura verso l’ignoto musicale.
E per farlo, ancora una volta, confermando la sua vena artistica
cosmopolita, ha deciso di confrontarsi con colleghi che si portano
appresso esperienze e sensibilità, almeno in linea di principio,
distanti dalle sue visioni rarefatte e elegantemente intimiste.
Così, dopo avere interagito con il virtuoso del duduk armeno
Djivan Gasparijan, i grandi solisti della kora maliana Toumani
Diabate e Ballaké Sissoko e il turco Mercan Dede, è ora la volta
dei fratelli berlinesi Lippok, Robert e Ronald, ovvero 2/3 dei To
Rococo Rot, gruppo faro di quella nuova generazione di musicisti
tedeschi che nell’ultimo decennio ha saputo mettere a punto una
creatura sonora fatta di elettronica minimale e d’avanguardia,
post-rock e jazz.
«Li ho visti dal vivo e sono rimasto affascinato dal loro suono così
tedesco e austero», spiega Einaudi, ideatore di questo nuovo progetto dalle caratteristiche per forza di cose «molto sperimentali».
Una sfida intrigante basata sullo scambio sistematico: «Vorrei far
“viaggiare” i suoni prodotti in tempo reale da me e da loro attraverso un gioco di rimandi e di trasformazioni continue».
Ma che cosa succederà sul palcoscenico? «Sarà una sorpresa.
Anche per me. Di certo “collegheremo” il mio pianoforte con la
“console” di Robert Lippok (l’elettronicista-programmatore dei
To Rococo Rot, ndr). Stabilito il contatto, partiremo verso l’ignoto:
una frase al piano, un loop di risposta che innesca lo spunto per
una mia reazione con un altro accordo, l’aggiunta di un delay, l’inserimento ritmico di Ronald Lippok (batterista e membro anche
dei Tarwater, ndr) e così via...».
Mettetevi comodi: l’esplorazione del suono e dei suoi limiti è solo
all’inizio.
www.ludovicoeinaudi.com
www.torococorot.com
THE DINING ROOMS
I/D—Data: 17 10—Location: Alcatraz, via Valtellina 25—Ore: 21.00—Biglietto: € 18—Prevendite abituali - circuito Ticketone
LUDOVICO EINAUDI & ROBERT AND RONALD LIPPOK [TO ROCOCO ROT]
17 10
Prende le mosse nel 1998 l’esperienza tutta milanese targata The Dining
Rooms, duo «postmoderno, ma con cuore» che ha per protagonisti il
dj-produttore Stefano Ghittoni e il musicista-produttore Cesare Malfatti,
già fondatore dei La Crus.
«Nel corso di questi anni abbiamo prodotto quattro album in studio (e tre
di remix), cercando di uno stile personale - raccontano. Un contenitore
sonoro dove ci fosse spazio per dilatazioni dub, accelerazioni funk e
suggestioni blues e soul».
Le collaborazioni con il meglio della scena nu jazz (dall’americano Don
Freeman ai tedeschi Soulpatrol) e con alcune realtà del rock indipendente (Marta Collica e l’ex Bad Seeds Hugo Race) e dell’elettronica (per
esempio, Dodo Nkishi dei Mouse on Mars) testimoniano l’ecletticità del
duo, da sempre fedele a una musica a 360 gradi e dal forte potere evocativo. Filosofia che ha regalato visibilità anche a livello internazionale:
i dischi, editi in Italia da Schema Records, sono infatti distribuiti in tutto
il mondo e pubblicati in Francia e Stati Uniti (un paio di brani sono stati
inseriti nelle colonne sonore di telefilm di successo come “CSI”, “Six
Feet Under” e “Sex & the City”), mentre Olanda, Francia, Austria, Grecia
e Corea del Sud sono alcuni dei Paesi dove hanno portato il proprio liveset nel 2006.
Nelle performance dal vivo, basate su «un mix di soul-blues ballads e
avvolgenti “uptempo” strumentali jazz e funk», Ghittoni (una curiosità: il
suo esordio, verso la metà degli anni Ottanta, fu in una leggendaria band
rock-psichedelica underground: i Peter Sellers & The Hollywood Party...)
e Malfatti amano ormai da anni abbinarsi alle “visioni digitali” della
videoartista catanese Maria Arena.
Al momento stanno lavorando al nuovo album che sarà pubblicato nel
2007.
www.thediningrooms.org
www.mariarena.com
www.ishtar.it
02 11
Nato in Inghilterra da madre inglese e padre italiano, Piers Faccini
(Londra, 1960), ha trovato in Francia la sua “terra promessa”. È un tipo
curioso e sensibile, ama e frequenta le arti figurative, oltre che la canzone d’autore, e cerca di trasmettere le sue emozioni con una voce fragile
e da brividi e un caleidoscopio elettroacustico di chitarre, celli, batteria e
percussioni.
Parla correntemente tre lingue, ma il suo linguaggio sonoro è decisamente più ricco e variegato. Nei suoi “viaggi dell’anima”, scanditi da una
voce quasi sciamanica e a tratti ipnotica, troverete tracce della pizzica
salentina e di Roberto Murolo ed eco dei “lamenti” blues del Mississippi e della poesia di Nick Drake. E ancora: soul, folk inglese e musica
tradizionale del Mali.
Dopo il fortunato esordio “Leave No Trace” (2004), è tornato a fine
agosto (su etichetta Label Bleu, licenziato in Italia da Ponderosa Music &
Art) con “Tearing Sky”, inciso a Los Angeles e prodotto da J.P Plinier, lo
scopritore di Ben Harper e Jack Johnson.
«La musica del nuovo disco - è stato scritto su Libération - sembra uscita
dai suoi quadri, ritratti e paesaggi di una calma irreale».
http://piersfaccini.com/index.html
02 11
«Faccio una musica realista, filosofica, franca e universale». Riassunta in
quattro aggettivi, la filosofia cantautorale dell’eccentrico Sébastien Tellier,
30enne multistrumentista con base a Parigi.
Artista di punta della Record Makers, label fondata dagli Air, si fa apprezzare per un marcato eclettismo musicale e per una naturale predisposizione verso atmosfere “diluite” e nostalgiche.
“L’incroyable Vérité” (2001), incentrato sul tema dell’infanzia (contiene
il brano “Fantino”, in seguito inserito nella colonna sonora di “Lost in
Translation” di Sofia Coppola), e “Politics” (2004), nel quale prende le
difese delle minoranze etniche presenti nella capitale francese (e si può
ascoltare “Le ritournelle”, la sua ballata capolavoro, finita in classifica
anche nel Regno Unito!), sono i titoli dei due album di inediti. Nell’aprile
scorso si è aggiunto “Sessions”, rilettura in chiave acustica del meglio
del suo repertorio, registrata dal vivo in studio in una sola giornata con
l’ausilio del pianista Simon Dalmais, fratello dell’emergente chanteuse
Camille e al suo fianco nel live milanese. Risultato: un disco intimista e
iper-essenziale. Di belle ed emozionanti “chansons” pop.
www.Sébastientellier.com