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presS/Tmagazine n.04-2012
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In questo numero presentiamo:
presS/Tarticolo
- L’arte spiegata ai miei figli: pantagruelico Diego di Michele Cavallaro
presS/Tinteriors
- Rosan Bosch & Rune Fjord_LEGO PMD di Giulia Mura
presS/Tgnam!
- Marco Gaudenzi e Associati_Hotel Excelsior a Pesaro di Ilenia Pizzico
presS/Tcomix
- Le vignette di Roberto Malfatti
AVATAR: E' possibile che in architettura il concetto di minimalismo venga
utilizzato a sproposito?
presS/Tinternational meeting
- Architects meet in Selinunte: Partire_Tornare_Restare
presS/Tcritics
- Secondo corso di scrittura della Scuola di Critica AIAC
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presS/Tarticolo
- L’arte spiegata ai miei figli: pantagruelico Diego di Michele Cavallaro
27 gennaio 2012
“Papa’, qualche settimana fa avevi promesso di
parlarci del marito di Frida Kahlo, un tipo
conosciuto in Messico per i suoi Murales. “Avete
ragione, ragazzi. Ma non era conosciuto solo in
Messico. Aveva dipinto dei murales anche negli
Stati Uniti. Bisogna vedere , andare sul luogo e
vedere. Non si tratta di piccole tele, e una
fotografia anche di buona qualità non può
rendere l’idea. No. Qui si tratta di spazi enormi.
Ricordate il movimento muralista della Scuola
messicana? Bene. I muri degli edifici pubblici
dovevano raccontare la storia del Messico.
Quindi bisogna andare. Citta del Messico
arriviamo”.
Prima tappa, Museo Diego Rivera-Anahuacalli.
Il desiderio di Frida e Diego era di trasformare
la Casa Blu in un museo. La Casa Blu è oggi il
Museo Frida Kahlo. Ma dopo la morte della
moglie, e durante gli ultimi anni della sua vita,
Rivera progetta e farà costruire con l’aiuto di
Dolores Olmedo (donna d’affari messicana,
filantropa, musicista e soprattutto grande amica
di Rivera), un edificio con le pietre del vulcano
Xilite.
Sembra un teocalli, “una casa di energie”, costruzione concepita come una città delle Arti, per
l’architettura, la musica, il teatro, la danza e l’artigianato dove sono conservate diverse opere di
Rivera e la sua collezione di oggetti d’arte preispanica che aveva raccolto lungo tutta una vita.
Diego Rivera, un omone alto un metro e ottanta per quasi 150 chili di peso. nasce nel 1886 a
Guanajuato, città dell'omonimo stato del Messico.
Il padre è un chimico e un insegnante rurale nel distretto delle miniere di Guanajuato. Diego
trascorre la sua primissima infanzia fra i minatori e la gente locale. La famiglia si sposta a Città del
Messico, dove nel frattempo, all’età di tredici anni, per le sue particolari doti, entra all’ Accademia “
San Carlos”. Fra i suoi insegnanti apprezzerà uno in modo particolare, María Velasco, noto
paesaggista. Nel 1902 lascia la scuola ed inizia a lavorare in proprio. Ancora giovanissimo , la sua
prima esposizione gli varrà una borsa di studio dal governatore di Veracruz che gli permetterà di
andare a studiare a Madrid. Entra i contatto con il realismo spagnolo grazie alla frequentazione
dell’ atelier del pittore spagnolo Chicharro. Trascorrerà quattordici anni in Europa, fra Spagna e
Francia. Dal 1919 al 1921 studia in Italia l’arte classica rinascimentale e medievale, prestando una
particolare attenzione al sistema compositivo degli affreschi delle differenti epoche.
Ragazzi, questa mattina tutti all’ Auditorium della Scuola Nazionale Preparatoria (Anfiteatro Simón
Bolívar), dove prima dell’incidente con il tram, Frida Kahlo studiava per prepararsi ad entrare nella
facoltà di medicina. La Creazione, opera eseguita fra il 1923-28 con la tecnica dell’ encausto (colori
sciolti in cera liquida e successivamente fissati a caldo sull'intonaco, mediante strumenti appositi,
chiamati cauteri) è un’allegoria sulla formazione della razza messicana. Al centro l’uomo sorge dall’
albero della vita, braccia levate e palme aperte., a destra un gruppo rappresentante la Conoscenza
e la Favola, e a sinistra un altro gruppo, la Musica e la Danza, ovvero le attività artistiche e
intellettuali degli essere umani. Lo stesso Rivera dirà di avere studiato a lungo gli affreschi del
rinascimento italiano, i cicli di Giotto per la realizzazione di questa sua prima opera.
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Pantagruelico, erculeo, eccessivo,
contraddistinguono il suo mito.
ambiguo,
eclettico
sono
solo
alcuni
aggettivi
che
Andiamo a vedere la scalinata centrale del Palazzo Nazionale . E’ un enorme composizione iniziata
nel 1935 e ultimata fra il 1947-48 con soggetto la storia del Messico. “Salendo per le scale, ho
l’impressione di camminare con gli occhi”. Mi dice uno dei mei figli.
E’ proprio questa l’impressione che voleva dare
Rivera allo spettatore. Abbiamo una percezione
dinamica dello spazio. Sembra di essere davanti
a dei fotogrammi Le scene sono dipinte come
tanti fotogrammi e se solo si trovasse il modo di
farli scorrere ad una certa velocità avremmo
l’illusione del movimento. Ci sistemiamo alla
fine della scala principale del patio centrale,
appoggiati sulla ringhiera, siamo al terzo piano
e alle nostre spalle guardando sotto si vede il
cortile centrale con la fontana. Allora ragazzi,
guardate di fronte e lasciate il cortile alle vostre
spalle. A destra il Messico preispanico. “Ma il
sole è al contrario” mi interrompono curiosi.
“ebbene
si.”
Rispondo”
Rappresenta
la
decadenza della civiltà dei Toltechi. Guardate a
sinistra, un altro sole, un sole nascente accanto
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ad un Carlo Marx che con il Capitale sotto la
mano sinistra e con l’indice della mano destra
indica la direzione verso cui il paese deve
andare. Ricordiamoci che Rivera, iscritto al
partito comunista fece parte del gruppo di
fondatori del sindacato dei pittori, scultori ed
incisori rivoluzionari. I suoi ideali socialisti, la
sua militanza e influenza politica, (nel 1936
Rivera appoggiò la richiesta di asilo in Messico
di Leon Trotsky che fu concessa l'anno
seguente) e la sua filosofia politica, le persone
semplici collocate in un contesto politico, lo
scontro perenne fra due realtà in lotta,
insomma in soldoni la concezione marxista della
storia tutto questo, era la sostanza delle sue
opere.
Guardate. Di fronte a noi, la storia del Messico che si libera dalle dominazione europee e poi la
guerra civile del 1910. La grande aquila al centro è il simbolo del paese, fateci caso, l’aquila è
presente anche sulla bandiera nazionale messicana.
Ragazzi, siamo atterrati. “Papà. Accendi la luce”. Accendo la luce, “smonta il proiettore”, smonto il
proiettore, “ e non dimenticare di scollegare l’home Theater”, sto già per scollegarlo, e voi,
please, risistemate le poltrone nella stanza accanto.
Quando tutto sembrava concluso una vocina: “papà ma come fa un pittore a disegnare sempre e
solo murales e nemmeno una piccola tela, e poi ci hai parlato solo di due murales e nemmeno un
murales americano?” “Mhmmm.” Rispondo.
Michele Cavallaro - [email protected]
presS/Tinteriors
- Rosan Bosch & Rune Fjord_LEGO PMD di Giulia Mura
In un momento storico in cui il tema del lavoro
e della sua qualità è al centro del dibattito tra le
parti sociali, vedere una sede direzionale così
non fa che aumentare il senso di spaesamento.
Soprattutto per noi giovani italiani (creativi e
non), abituati a ben altro, salvo rare eccezioni.
Al di là delle scelte stilistiche –opinabilissime–
la prima spiazzante sensazione è quella
dell’invidia. Possibile che esista al mondo un
posto in cui lavorare sembri all’apparenza così
dannatamente piacevole e divertente? Uno
spazio aperto, pieno di luce, di respiro, di colori.
Un volume svuotato, riconvertito e poi riempito
di arredi funzionali, in un mix che sembra non
far altro che stimolare la fantasia più assoluta.
Stiamo parlando del LEGO PMD, nuovo
headquarter della più grande e prestigiosa
azienda di mattoncini in plastica di sempre.
Un’azienda che sembra aver fatto del gioco e
della sperimentazione la sua formula vincente.
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Ubicato a Billund (cittadina danese a nord di
Copenaghen che ospita fra l’altro anche il parco
di divertimenti del brand) e realizzato da Rosan
Bosch e Rune Fjord nel 2010 www.boschfjord.com, l’ufficio sorge all’interno di un ex
hangar industriale di 2000 mq dagli spioventi
tetti in lamiera, e dispone di due piani collegati
fra loro da un insolito ponte aereo posto in
maniera perpendicolare rispetto al corpo di
fabbrica. La parte superiore sembra più
riservata, con stanze simili a gusci affacciate
sull’ organizzato open space, diviso solo da
pareti/contenitori mobili. E per sbrigarsi a
scendere, altro non serve che buttarsi in uno
scenografico scivolo metallico (idea copiata
dall’artista Carsten Holler). I rivestimenti scelti
sono essi stessi vibranti e nordici, dal linoleum
per il pavimento, al legno, ai laminati plastici, al
molto vetro che tenta di incanalare più luce
possibile. Andare a lavorare li significa prima di
tutto divertirsi, astrarsi, immedesimarsi con uno
spazio che è a metà strada tra un asilo e
un’enorme ludoteca. C’è forse qualcosa di
meglio? In fondo stiamo parlando di giochi per
bambini….
Giulia Mura - [email protected]
presS/Tgnam!
- Marco Gaudenzi e Associati_Hotel Excelsior a Pesaro di Ilenia Pizzico
Varcare la soglia di questo hotel significa entrare in una atmosfera di relax, di pura estasi per gli
occhi, appagati dalle tinte neutre e dall'estremo gusto con cui è stato arredato.
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Ma partiamo dall'inizio.
L'Hotel Excelsior di Pesaro, situato su un tipico
lungomare marchigiano, caratterizzato da
distese di stabilimenti balneari e piste ciclabili,
è frutto delle mani dei progettisti Marco
Gaudenzi, Daniele Gerboni, Giulio Ubaldo
Ondelli, i quali, in prima istanza, si sono
confrontati con una preesistenza adeguandola
alle
normative
vigenti
e
migliorandola
nell'aspetto e nelle caratteristiche prestazionali.
L'organismo edilizio originario, infatti, è stato
oggetto di ristrutturazione per una porzione e di
demolizione per un'altra, in modo da garantire
l'ammodernamento
ed
un
parziale
ampliamento,
attraverso
una
cubatura
maggiore ed una migliore distribuzione degli
ambienti.
Il risultato di questi interventi è un edificio
scomposto in due porzioni: il primo a due livelli,
caratterizzato da uno sviluppo in lunghezza, nel
quale sono alloggiati gli spazi comuni, le aree
lounge ed il ristorante; nel secondo, una minitorre di otto piani, con sviluppo quindi verticale,
nel quale troviamo le stanze da letto.
Il primo manufatto è caratterizzato all'esterno
da una grande permeabilità visiva, in quanto è
rivestito quasi interamente da vetrate, protette
da sottili lamelle frangisole metalliche che
smorzano i raggi solari evitando il fenomeno
dell'irraggiamento, e garantiscono la privacy
all'interno dell'edificio, non compromettendo
però il contatto visivo col panorama.
L'edificio in cui invece sono alloggiate le camere
da letto è maggiormente introspettivo perchè
coperto da una pelle bianca che si interrompe,
con tagli asimmetrici, in corrispondenza delle
grandi vetrate di cui ogni stanza dispone.
A mediare tra i due organismi la porzione in cui
sono situati i collegamenti verticali, scale ed
ascensori, e i cavedi con gli impianti tecnici.
Altra caratteristica peculiare di questo hotel 5
stelle sono proprio questi ultimi: gli impianti e
le tecnologie di cui è dotato sono pensate per
avere il minor dispendio di energia. L'impianto
di trigenenerazione, infatti, sfrutta il gas
metano della rete pubblica per produrre energia
elettrica, acqua calda, nonché riscaldamento e
raffrescamento dell'edificio, con una riduzione
dei consumi stimata intorno al 40%.
Ed ora passiamo agli interni.
Davanti all'estremo equilibrio di tinte e di pezzi
d'arredo utilizzati, l'esterno passa in secondo
luogo, in virtù anche del fatto che sono proprio
le aree interne
ad essere maggiormente
vissute dagli utenti, specialmente nella stagione
invernale, quando il clima non permette la
fruizione delle terrazze e della spiaggia.
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La hall dell'hotel è caratterizzata dalla presenza di tre tonalità: il bianco, il beige ed il grigio. Esse
sono utilizzate negli arredi, nelle finiture e nelle tinte delle pareti perimetrali.
Un gusto basato sull'essenzialità che non scade mai nel freddo minimalismo: salottini per
conversazioni costituiti da pouf, divani a semicerchio e sedute in tessuto o in pelle, bianchi o
crema, tavoli e tavolini ovali, mai spigolosi in Mdf, illuminazione calda diffusa tramite fonti di luce
a parete, sospesi o a terra, pavimentazione in parquet, pareti perimetrali con eleganti nicchie
color grigio che si alternano a pareti in cotto verniciate in bianco o semplicemente bianche.
Libri, sculture, orologi, quadri e foto dal sapore retrò contribuiscono a rendere l'ambiente
estremamente familiare ed accogliente.
Anche le camere e le suite presentano similari caratteristiche: dotate tutte di sistemi di domotica,
sono concepite come spazi essenziali ma ricercati, che vogliono marcare la forte impronta
marinaresca, dato il luogo in cui l'hotel sorge. Ciò è reso possibile da oggetti ed arredi navali,
vetrate scorrevoli che aprono al paesaggio attraverso un balconcino con pavimentazione in teak e
poltroncine in vimini.
Infine i servizi di cui l'hotel dispone: per quanto riguarda la cucina, l'hotel presenta un bistrot, e il
più sofisticato ristorante '59. Esso si presta ad essere uno spazio molto riservato ed esclusivo che
punta non solo all'estetica ma soprattutto all'eccellenza dei piatti offerti, attraverso la
valorizzazione dell'enogastronomia locale.
È stata, invece, pensata per il relax, l'area Welness e Spa, nella quale è possibile godere di
pacchetti benessere in spazi caratterizzati da dislivelli e arredi high tech, aperti e tendenti
all'esterno con vista non solo sul Lido di cui l'Excelsior dispone, ma su un bel tratto di costa
marchiagiana.
Ilenia Pizzico - [email protected]
presS/Tcomix
- Le vignette di Roberto Malfatti
AVATAR: E' possibile che in architettura il concetto di minimalismo venga utilizzato a
sproposito?
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presS/Tinternational meeting
- Architects meet in Selinunte: Partire_Tornare_Restare
Guarda il promo su AiacTube. Ecco l'indirizzo:
http://www.youtube.com/user/architetturaecritica#p/u/12/LZlPUSY3TQY
presS/Tcritics
- Secondo corso di scrittura della Scuola di Critica AIAC
Leggere un’opera di architettura è come
ascoltare una sinfonia, guardare un film,
ammirare un’opera d’arte o leggere un
romanzo?
Il secondo Corso di Scrittura della Scuola di
Critica AIAC ha lo scopo di fornire gli strumenti
per leggere gli edifici e per raccontarli in forma
di articoli giornalistici o di testi critici, sia
attraverso la lettura disciplinare, utilizzando il
contributo di critici e storici di architettura e di
progettisti impegnati nel dibattito teorico, sia
con il contributo di studiosi e protagonisti di
altre discipline quali la musica, il teatro, l'arte,
la fotografia e la letteratura.
A questo scopo saranno organizzate lezioni di
confronto interdisciplinare tenute da personalità
del campo della storia e della critica nelle
diverse discipline: dall’arte alla letteratura, dalla
musica
alla
fotografia,
dal
teatro
all’architettura.
FOTOGRAFIA: Nancy Goldring - MUSICA: Carlo
Boccadoro - ARTE: Antonella Greco FILOSOFIA: Marco Filoni - LETTERATURA:
Matteo Nucci - TEATRO: Renato Nicolini ARCHITETTURA: William JR Curtis – Labics –
Hans Ibelings
Il corso è aperto a chiunque voglia imparare a leggere gli edifici in modo critico: agli architetti e
agli studenti di architettura, a coloro che vogliono migliorare la loro abilità di scrittura sui temi
d’architettura, a coloro che si vogliono impegnare nella critica, nel giornalismo e nella
comunicazione di architettura, a coloro che hanno già frequentato il primo corso di scrittura
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critica.
Sarà inoltre possibile seguire il corso via streaming in tempo reale. Il video sarà disponibile anche
al termine le lezioni.
SECONDO CORSO DI SCRITTURA DELLA SCUOLA DI CRITICA AIAC
a cura di Luigi Prestinenza Puglisi
è bandito dall’Associazione Italiana di Architettura e Critica e organizzato da presS/Tfactory
date: ROMA 12 APRILE – 25 MAGGIO 2012
luogo: Roma - Via Pietro da Cortona 1
costo base: 240 euro + 50 euro di iscrizione all’associazione AIAC
costo streaming: 120 euro + 50 euro di iscrizione all’associazione AIAC
info: www.presstletter.com - [email protected] - 392 3294039
Scarica il bando dal sito www.presstletter.com
al link: http://www.presstletter.com/articolo.asp?articolo=3403
Il Corso di Scrittura della Scuola di Critica si articola in tre moduli indipendenti:
 Il primo è sulla scrittura
Lo scopo è di fornire delle informazioni di carattere generale su come si scrive un pezzo,
quanto deve essere lungo, come si attira l’attenzione del lettore, che differenza c’è tra un
comunicato stampa e un editoriale, come si lancia una notizia, come ci si interfaccia con
una redazione, come si fa un’intervista e quanto deve essere lunga, come si scrive per la
rete, come ci si rivolge a un pubblico di non addetti ai lavori, come ci si orienta nel mondo
della pubblicistica italiana.
 Il secondo è sulla lettura critica delle opere di architettura
Lo scopo è di fornire gli strumenti per leggere gli edifici e per raccontarli in forma di articoli
giornalistici o di testi critici.
Il tema è affrontato sia attraverso la lettura disciplinare, utilizzando il contributo di critici e
storici di architettura e di progettisti impegnati nel dibattito teorico, sia con il contributo di
studiosi e protagonisti di altre discipline quali la musica, il teatro, l'arte, la fotografia e la
letteratura.
 Il terzo è dedicato alla storia della critica e all’analisi delle sue tecniche e dei suoi
linguaggi.
presS/Tmagazine
Lettera di critica dell’architettura che affianca presS/Tletter. Ai sensi della Legge 675/1996, in relazione al
D.Lgs 196/2003 La informiamo che il Suo indirizzo e-mail è stato reperito attraverso fonti di pubblico dominio
o attraverso e-mail o adesioni da noi ricevute. Si informa inoltre che tali dati sono usati esclusivamente per
l’invio della presS/Tletter e di presS/Tmagazine. Per avere ulteriori informazioni sui suoi dati, che di regola si
limitano al solo indirizzo di e-mail può contattare il responsabile, Luigi Prestinenza Puglisi, all’indirizzo
[email protected]. Tutti i destinatari della mail sono in copia nascosta (Privacy L.75/96).
E' gradito ricevere materiale che può essere trasmesso via mail all’indirizzo [email protected]. Il
materiale, a giudizio insindacabile della redazione, sarà divulgato quando se ne intravede un potenziale
interesse. I giudizi espressi negli articoli non esprimono l’opinione della redazione ma dello scrivente. Si
ringraziano i progettisti per le informazioni relative ai credits e per il materiale iconografico che viene
concesso gratuitamente, libero da diritti relativamente alla circolazione di questa newsletter. Il materiale
mandato in redazione, che è anche il luogo dove sono custoditi i dati, viale Mazzini 25, Roma, non verrà
restituito.
REDAZIONE: Anna Baldini, Diego Barbarelli, Valentina Buzzone, Diego Caramma, Maria Elena Fauci, Massimo
Locci, Moreno Maggi, Zaira Magliozzi, Roberto Malfatti, Valerio Paolo Mosco, Gulia Mura, Patrizia Pisaniello,
Ilenia Pizzico, Luigi Prestinenza Puglisi, Federica Russo, Monica Zerboni.
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