Appunti CENNI SULLA STATICA DEL CORPO RIGIDO Corso di Fisica e Laboratorio – prof. Massimo Manvilli SEZIONE ITI ITCG Cattaneo con Liceo Dall’Aglio Castelnovo ne’ Monti (RE) via G. Impastato n.3 CORPO RIGIDO : Corpo solido, esteso, idealmente indeformabile . Le distanze tra le molecole che lo compongono si mantengono inalterate sia quando il corpo è in quiete che quando è in movimento. In realtà non esistono corpi perfettamente rigidi. Vengono considerati perfettamente rigidi corpi che sotto l’azione di una o più forze presentano deformazioni di entità talmente piccola da poter essere considerata trascurabile. Valutare l’effetto di forze applicate ad un corpo rigido è più complesso rispetto al caso di forze applicate ad un punto materiale (forze applicate tutte nello stesso punto). Nel caso del C.R. infatti le forze possono essere applicate in punti differenti, anche molto distanti tra loro e questo può avere un effetto particolarmente rilevante. Punto Materiale Corpo Rigido F4 F3 F3 F4 D C F2 B F2 A F1 F1 Per avere un’idea più precisa dell’effetto di un sistema di forze applicate in punti differenti di un C.R. si ricorre, come nel caso del punto materiale, alla determinazione grafica della risultante. Questa operazione appare piuttosto complessa in quanto la regola del parallelogrammo , già conosciuta ed utilizzata, si può applicare solamente quando le forze hanno il medesimo punto di applicazione. Fortunatamente per i C. R. vale una proprietà che può ricondurre il problema al caso di forze con lo stesso punto di applicazione. Nella figura a fianco vediamo un C.R. a cui sono applicate due forze esattamente uguali e contrarie in due punti differenti A e B ; evidentemente il corpo si trova in equilibrio . E’ facilmente verificabile che facendo scorrere entrambe le forze verso l’esterno, fino a due nuovi punti di applicazione A’ e B’ , il corpo rimane in equilibrio. L’equilibrio viene mantenuto anche allontanando ancora i punti di applicazione delle due forze fino ad A” e B”. L’equilibrio si mantiene se i punti di applicazione delle forze vengono spostati lungo la retta d’azione delle forze stesse. Questa proprietà, facilmente verificabile in questo caso semplice, vale in generale per tutti i corpi rigidi. A F A' B F B' F F A'' B'' F F ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 1 In un Corpo Rigido è possibile far scorrere le forze lungo la loro retta d’azione in quanto il loro effetto sul corpo stesso non cambia. Vediamo come questa proprietà può consentire la semplice costruzione grafica della risultante di forze applicate ad un corpo rigido utilizzando ancora la regola del parallelogrammo.. In figura è rappresentato un C.R. cui sono applicate due forze nei punti A e B. B F2 A F1 Sfruttando la proprietà precedente possiamo far scorrere entrambe le forze lungo la loro retta d’azione fino a che i due punti A e B vengano a coincidere nel punto di incrocio “O” delle rette d’azione delle forze. O O F1 B F2 O R R F2 A F1 Una volta portati i vettori fino al punto O potremo determinare la risultante delle due forze mediante la regola del parallelogrammo. Il C. R. si muoverà come se fosse applicata una sola forza uguale alla risultante R applicata nel punto O , o in qualsiasi punto della sua retta d’azione. La risultante ci può dare un’idea più immediata di quale potrà essere il movimento del corpo. GRADI DI LIBERTA’ DI UN CORPO RIGIDO NEL PIANO F F Con il termine “gradi di libertà” vengono indicati i movimenti elementari che un c.r. può compiere nel piano. I movimenti che un C.R. può effettuare nel piano sono sostanzialmente due : uno spostamento ed una rotazione. Una forza applicata ad un corpo rigido può quindi produrre questi due effetti, a seconda del suo punto di applicazione. Come vedremo una sola forza applicata può, in casi particolari caratterizzati da perfetta simmetria (teoricamente possibili ma in pratica difficilmente realizzabili), produrre un semplice spostamento mentre non può produrre la sola rotazione del corpo. Spostamento Spostamento + rotazione In generale quindi una forza applicata ad un corpo rigido nel piano produce uno spostamento accompagnato da una rotazione. (vedi figura) Di solito lo spostamento viene scomposto in una componente in direzione X ed un’altra in direzione Y ; per questo motivo si può concludere che i gradi di libertà del C.R. nel piano sono tre : -Spostamento in direzione X -Spostamento in direzione Y -Rotazione attorno ad un asse ortogonale al piano ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 2 Y Y Y Y R Sy Sy Sx Sx R Spostamento in direzione Y Spostamento in direzione X X X X X S Rotazione Caso generale Per l’analisi dei movimenti di rotazione risulta fondamentale la conoscenza di una nuova grandezza fisica : il “momento di una forza rispetto ad un punto” , di cui parleremo nel paragrafo seguente. MOMENTO DI UNA FORZA RISPETTO AD UN PUNTO Questa grandezza fisica è, come vedremo, di fondamentale importanza nella descrizione del moto rotatorio di un C.R. e nella individuazione delle condizioni necessarie per avere equilibrio alla rotazione (ovvero per capire in quali condizioni un c.r. non “gira”) Daremo prima la definizione teorica di questa grandezza , mostrando poi successivamente alcuni esempi pratici che ne evidenziano l’importanza. P b ac (br cio d ta ret 90° ) ion 'az Supponiamo di avere un forza applicata in un punto del piano ed un altro punto P qualunque (senza preoccuparci del corpo su cui la forza è effettivamente applicata). Si chiama : Momento della forza F rispetto al punto P : prodotto tra l’intensità della forza ed il braccio della forza stessa rispetto al punto P z for ella ed M(p) = F*b (N*m) a F Braccio della forza F rispetto al punto P (= b) : Distanza tra il punto P e la retta d’azione della forza F. E’ la lunghezza del segmento che unisce il punto P alla retta ed è ad essa perpendicolare. (vedi figura a fianco) ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 3 Esaminiamo la situazione seguente in cui , applicando una forza, si deve aprire un pesante portone. Proviamo ad esaminare la figura seguente in cui sono rappresentate tre situazione possibili. Asse di rotazione CASO 1 CASO 3 CASO 2 Vista dall'alto F 90° 90° P b braccio F ES : F = 100 N b = 0,90 m Portone da aprire P P b=0 F F ES : F = 100 N b = 0,00 m ES : F = 100 N b = 0,30 m Il Momento prodotto dalla forza rispetto all'asse di rotazione del portone vale : Il Momento prodotto dalla forza rispetto all'asse di rotazione del portone vale : M = F*b = 100*0,90 = 90 Nm M = F*b = 100*0,30 = 30 Nm Il portone si apre ruotando intorno all'asse che passa per i cardini Il portone gira con molta più difficoltà Il Momento prodotto dalla forza rispetto all'asse di rotazione del portone vale : M = F*b = 100*0,00 = 0 Nm Questo per qualunque valore della forza F Quando il Momento è =0 il portone non gira CASO 1 E’ quello più comune. Le maniglie normalmente sono disposte in questa posizione per facilitare l’operazione di apertura. Il momento della forza F rispetto al punto P ha un valore abbastanza elevato ed il portone ruota agevolmente attorno all’asse di rotazione che passa per i cardini . CASO 2 Se spostiamo il punto di applicazione della forza più vicino all’asse di rotazione , riducendo il braccio della forza rispetto al punto P, anche il valore del Momento diventa minore ed il portone gira con molta maggior difficoltà. Un basso valore del Momento della forza F rispetto al punto P produce quindi un movimento rotatorio nettamente più lento e difficoltoso. Per ottenere una rotazione come quella del caso precedente dovremmo aumentare il valore della spinta fino ad ottenere lo stesso valore del momento ; sarebbe necessaria una forza di 300 N , infatti : b = 0,30 m F = 300 N M(p) = F*b = 300*0,30 = 90 Nm CASO 3 Se spostiamo il punto di applicazione della forza in corrispondenza dell’asse di rotazione, in modo che la retta d’azione della forza passi per il punto P (spingiamo sui cardini), possiamo facilmente constatare che il portone non gira . Il valore del momento della forza F rispetto al punto P vale zero in quanto vale zero il braccio della F rispetto a P. In questo caso il valore del momento risulterebbe nullo anche se noi aumentassimo il valore della forza F ; anche spingendo con una forza elevatissima il portone non si muoverebbe. Es : b = 0,00 m F = 10000 N M(p) = F*b = 10000*0,00 = 0,00 Nm Quando il valore del momento è nullo il portone non gira. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 4 Esempio : La Pendola P P b≠0 Per far ripartire la pendola del salotto portiamo la massa sospesa nella posizione A e la lasciamo libera. La massa inizia a ruotare attorno al perno P in quanto il valore del momento della forza agente (peso) rispetto al punto P (perno) è diverso da zero. b=0 A B F M(p) ≠ 0 La massa inizia a ruotare attorno al punto P F M(p) = 0 La massa non ruota, ma rimane ferma in questa posizione Se la massa sospesa viene posta nella posizione B, come indicato in figura, e lasciata libera non si verifica nessun movimento rotatorio attorno al perno P, anzi il pendolo rimane fermo in quella posizione (in equilibrio). E’ facile constatare che il braccio della forza rispetto al punto P è nullo ; di conseguenza è nullo anche il valore del momento M(p) e la massa non ruota qualunque sia il suo valore. Ciò che abbiamo visto in questi semplici esempi ha valore del tutto generale . Riassumendo : - Quando il Momento delle Forze agenti è M=0 Il corpo non ruota - Quando il Momento delle Forze agenti è M≠0 Il corpo ruota - Più è alto il valore del momento più “velocemente” avverrà la rotazione del corpo - Quando la retta d’azione della forza passa per il punto P il braccio è nullo quindi anche il momento è nullo per qualunque valore della forza F Il verso dei Momenti , il Momento Risultante e l’equilibrio alla rotazione Supponiamo che ci siano due persone che stanno spingendo contemporaneamente il portone in due versi opposti spingendo con la medesima forza ma in punti di applicazione differenti come indicato nella figura a fianco. F1 = 100 N F2 = 100 N b1 = 0,90 m b1 = 0,45 m Nonostante le due forze siano esattamente uguali e contrarie il portone non è in equilibrio, come si potrebbe pensare, ma ruota in senso antiorario. Infatti, come abbiamo visto in precedenza, ciò che conta nel caso dei moti rotatori è il valore del momento della forza e non solamente il suo modulo. F2 P b2 b1 F1 Nel caso in figura possiamo constatare come il momento della forza F1 rispetto al punto P sia maggiore di quello della forza F2 . ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 5 M1 = F1 * b1 = 100 * 0,90 = 90 Nm M2 = F2 * b2 = 100 * 0,45 = 45 Nm induce una rotazione antioraria induce una rotazione oraria Tutto funziona come se sul portone agisse una forza tale da produrre un Momento antiorario 45 Nm P M= M1-M2 = 90 – 45 = 45 Nm che viene definito Momento Risultante I Momenti hanno quindi un verso . Nel caso del movimento su un piano possono avere verso Orario o Antiorario. Convenzionalmente , nel calcolo, ai due versi vengono attribuiti segni differenti; noi adotteremo la convenzione seguente : Momenti Antiorari Positivi + Momenti Orari Negativi _ A questo punto potremmo calcolare quale valore della forza F2 sarebbe necessario per avere l’equilibrio alla rotazione ovvero per fare in modo che il portone non ruoti attorno all’asse passante per il punto P. Per avere equilibrio dovrà essere nullo il momento risultante. F2 P Scriviamo l’espressione del momento risultante adottando la convenzione sui segni indicata in precedenza in cui compare il valore di F2 come incognita : b2 b1 F1 Mris = - F2*0,45 + 100*0,90 = -F2*0,45 + 90 Per l’equilibrio il Momento Risultante deve essere nullo , cioè dovrà essere : -F2*0,45 + 90=0 ovvero 90 =+ F2*0,45 e dividendo ambo i membri per 0,45 si ottiene : 90/0,45 = F2 F2 = 200 N Affinchè il momento della forza F2 diventi esattamente uguale ed opposto a quello della F1, in modo da rendere nullo il Momento Risultante e mantenere in equilibrio il portone , si dovrà applicare una forza F2=200 N. In questo caso semplice possiamo constatare che affinchè il modulo dei momenti sia uguale ed il Momento risultante sia nullo (visto che hanno verso e quindi segno opposto) la forza F2, che ha un braccio b2 pari alla metà di b1, dovrà avere un valore doppio rispetto alla F1. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 6 E’ appena il caso di ricordare che nel caso del punto materiale la presenza di due forze uguali ed opposte comporta sempre che la risultante sia nulla ed il punto rimanga in equilibrio, mentre per i corpi rigidi in moto rotatorio questo non è sufficiente in quanto risulta molto importante la posizione del punto di applicazione delle forze e, per questo motivo , ciò che conta è il valore dei momenti. CONDIZIONI GENERALI DI EQUILIBRIO DI UN CORPO RIGIDO NEL PIANO Si può dimostrare che affinchè un corpo rigido sia in equilibrio alla traslazione ed alla rotazione (quindi “fermo”) devono verificarsi due condizioni : F risultante = 0 questo garantisce che il corpo è in equilibrio alla traslazione ovvero non si sposta ( non trasla) M risultante = 0 questo garantisce che il corpo è in equilibrio alla rotazione ovvero non ruota Per un corpo rigido con un punto fisso (perno) è abbastanza evidente che il momento risultante debba essere calcolato rispetto al punto fisso. Non è altrettanto chiaro quale sia il punto rispetto al quale calcolare il momento risultante se il c.r. non presenta alcun punto fisso nel piano (corpo rigido libero). 2 F4 F3 D C 3 4 B In presenza di un corpo rigido libero , come quello in figura, si può intuire come il momento risultante calcolato rispetto al punto 1 abbia un valore diverso da quello calcolato rispetto al punto 2 o ai punti 3 e 4 (cambiano tutti i bracci delle forze). F2 A F1 1 Si può dimostrare che se il valore del momento risultante ( somma algebrica dei momenti di tutte le forze agenti) calcolato rispetto ad un punto , ad esempio il punto 2, assume valore zero, allora vale sempre zero anche se viene calcolato rispetto ad un altro punto qualsiasi del piano, come i punti 1, 3, 4. Questa proprietà risulta molto utile quando si vuole verificare se un c.r. sottoposto a diverse forze, è in equilibrio alla rotazione. E’ sufficiente infatti calcolare il valore del momento risultante rispetto ad un punto qualsiasi ; se questo vale zero allora il corpo rigido è in equilibrio alla rotazione, altrimenti no. Le due condizioni precedenti devono essere verificate contemporaneamente affinchè sia garantito l’equilibrio. F Esempio : Sul corpo in figura agiscono due forze uguali ed opposte ma con diverso punto di applicazione. F Trattandosi di forze uguali ed opposte potremmo affermare che la risultante è nulla, ma in effetti è facile verificare che il corpo non può stare fermo, quindi non è in equilibrio, ma ruota in senso orario ( il momento risultante è ≠ 0 ). Su questo caso particolarmente importante torneremo in seguito. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 7 Il Corpo rigido vincolato Un corpo rigido è vincolato quando, per effetto di azioni esterne, alcuni suoi movimenti sono impediti. E’ il caso, ad esempio, di un quadro appeso alla parete, una porta che può solamente ruotare intorno all’asse passante per i cardini ecc. I vincoli infatti, come il sostegno del quadro o i cardini della porta, esercitano sul corpo R = - Fp forze che ne condizionano i movimenti chiamate Reazioni Vincolari Fp Vediamo un semplice esempio . Nella figura a fianco è rappresentato un quadro appeso alla parete mediante un chiodo metallico. Il chiodo sotto l’azione del quadro si deforma ed esercita una forza elastica di richiamo uguale e contraria al peso del quadro; la risultante delle forze è uguale a zero (e così anche il Momento risultante) e quindi il quadro sta in equilibrio. La reazione elastica del chiodo consiste quindi in una forza che agisce sul corpo e ne impedisce lo spostamento verso il basso. Nel calcolo della risultante e del momento risultante deve essere considerata anche questa forza. Vediamo un secondo esempio : bR Un’asta pesante viene incernierata al muro e sostenuta da un appoggio all’estremità opposta. bP L’asta può ruotare attorno alla cerniera. L’appoggio, compresso dall’asta, viene deformato e reagisce con una forza elastica P MR diretta verso l’alto. L’asta può rimanere in MP equilibrio in questa posizione in quanto il R momento della reazione dell’appoggio R rispetto al fulcro è esattamente uguale ed opposto a quello prodotto dalla forza peso applicata nel baricentro dell’asta. In questo caso, come abbiamo imparato, il valore della reazione elastica dell’appoggio sarà minore del peso dell’asta in quanto può contare su un braccio maggiore . Riassumendo : ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Equilibrio di un punto materiale Un punto materiale è in equilibrio quando la risultante delle forze ad esso applicate è nulla ovvero Fris = 0 ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Equilibrio di un corpo rigido libero Un corpo rigido libero è in equilibrio quando la risultante delle forze ad esso applicate è nulla ed è nullo anche il momento risultante ovvero Fris = 0 Mris = 0 ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Equilibrio di un corpo rigido vincolato Le condizioni di equilibrio di un corpo rigido vincolato sono le stesse del corpo rigido libero a condizione che vengano considerati gli effetti delle reazioni dei vincoli --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 8 I Corpi appoggiati Il corpo sta fermo. Posizione di equilibrio G Lasciato libero il corpo viene riportato nella posizione di equilibrio per effetto del momento antiorario (stabilizzante) della forza Fp rispetto al punto P. Posizione limite oltre la quale l'equilibrio non è più possibile G P La retta d'azione della forza peso va oltre il punto P. Questa forza determina un momento orario attorno al punto P che provoca la caduta del corpo G P G P Finchè la retta d'azione della forza Fp (pensata agente nel baricentro G ) cade all'interno della base di appoggio il corpo, lasciato libero, viene riportato nella posizione di equilibrio iniziale. Quando la retta d'azione della Fp cade fuori della base di appoggio il momento della forza stessa diventa “ribaltante” e l'oggetto cade sul tavolo. E' evidente come un corpo appoggiato con baricentro basso e base larga sia molto più stabile di uno "alto e stretto" . -- Equilibrio dinamico - Esempio ----------------------------------------------------------------------------------- Mentre la moto percorre la curva agiscono , in senso Fc trasversale, diverse forze che G sono in equilibrio tra loro. M (Fc) Oltre alla forza peso, agisce la Fr cosiddetta forza centrifuga, Fp conosciuta da tutti, che è diretta Fa verso l’esterno della curva e A tende a far ribaltare il veicolo. M (Fp) r F Questo è il motivo per cui il = M(Ris) = M(Fc) M(Fp) = 0 R pilota inclina la moto verso Fterr l’interno della curva ; in questo modo il momento ribaltante dovuto alla forza centrifuga può essere annullato da quello stabilizzante della forza peso rispetto all’appoggio A. Il modulo della forza centrifuga aumenta con la velocità e per questo più la curva è veloce più è necessario piegare la moto per aumentare il braccio della forza peso rispetto al punto A (visto che il suo modulo non può cambiare) e far diminuire quello della forza centrifuga, trovando una nuova posizione di equilibrio. Possiamo inoltre osservare che, a livello del terreno, agiscono due forze : la forza di attrito e la reazione elastica del terreno. Queste due reazioni danno una risultante esattamente uguale e contraria a quella tra la forza centrifuga e la forza peso, per cui le forze agenti sulla moto si annullano ; inoltre queste due risultanti hanno la stessa retta d’azione quindi anche il momento risultante è nullo e la moto sta in equilibrio in senso trasversale. A volte purtroppo, per fatalità o per valutazioni troppo ottimistiche del pilota, la forza massima di attrito non è più sufficiente a bilanciare l’effetto della forza centrifuga e la moto sbanda partendo” per la tangente” ovvero perde aderenza. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 9 MACCHINE SEMPLICI - LE LEVE Una leva è costituita da un corpo rigido , di solito snello ( ma non necessariamente), che può ruotare attorno ad un punto fisso detto Fulcro . Viene di solito utilizzata per sollevare corpi pesanti. Ad una estremità dell’asta si trova il corpo da sollevare , il cui peso viene indicato con il termine di Forza Resistente, mentre all’altra estremità viene applicata la forza necessaria a sollevare il carico , indicata col termine di Forza Motrice ( la forza che dobbiamo esercitare noi) . Fr = Forza resistente Fm = Forza Motrice Fm = Forza Motrice Fr = Forza Resistente (carico) Fulcro m = braccio della forza motrice rispetto al fulcro r = braccio della forza resistente rispetto al fulcro R = Reazione dell'appoggio m braccio della Fm rispetto al fulcro r braccio della Fr rispetto al fulcro L’equilibrio alla rotazione della leva si verifica quando il Momento Risultante delle forze applicate, calcolato rispetto al fulcro, diventa nullo, ovvero quando il Momento della Forza Motrice rispetto al fulcro è uguale e contrario a quello della Forza Resistente. (stesso modulo ma verso opposto). Nel calcolo del momento risultante dovrebbe essere inserito anche il momento della reazione R dell’appoggio ma, poiché il braccio di R rispetto al fulcro vale zero, tale momento risulta sempre nullo indipendentemente dal valore della forza R stessa. Fm Con i semplici passaggi riportati qui a fianco è quindi possibile ricavare la Condizione di Equilibrio della leva M Fm M Fr m Fr r R Fm * m - Fr * r + R* 0 = 0 Fm * m - Fr * r = 0 Fm * m = Fr * r Fm * m = Fr * r Questa relazione può essere usata per determinare il valore della forza motrice necessaria ad equilibrare un dato carico. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 10 -- Esempio 1 ----------------------------------------------------------------------------------------------------------Fr = 1000 N Fm = ? 2,4 m 1,2 m Supponiamo di voler calcolare quale Forza Motrice sia necessaria per tenere in equilibrio la leva in figura, sottoposta all’azione di una Forza Resistente di 1000 N, sapendo che il braccio di Fm rispetto al fulcro vale bm = 2,40 m mentre quello della Fr vale br = 1,20 m Dall’inversione della formula precedente si ottiene : R quindi : Fm = Fr . r m Fm = 1000* 1,2/2,4 = 500 N Con una forza di 500 N riusciremmo ad equilibrarne una di 1000 N . Significa che spingendo con una Fm = 500 N all’estremità sinistra della leva l’altra estremità spingerà verso l’alto con una forza uguale e contraria al carico ovvero di 1000 N. La leva funziona quindi, in questo caso, come un amplificatore della nostra forza ; in questo caso la leva viene definita “Vantaggiosa” . Notiamo che siccome il braccio della Fm è il doppio di quello di Fr allora è sufficiente una Fm di intensità pari alla metà di Fr per mantenere l’equilibrio . -- Esempio 2 ----------------------------------------------------------------------------------------------------------Fm = ? Fr = 1000 N 1,2 m 2,4 m Supponiamo di risolvere l’esercizio come in precedenza ma avendo spostato il fulcro nella posizione indicata in figura, ovvero in modo che il braccio di Fm rispetto al fulcro valga bm = 1,20 m mentre quello della Fr valga br = 2,40 m Si ottiene : Fm = 1000* 2,4/1,2 = 2000 N (!!!!) R Per equilibrare un carico di 1000 N risulta necessaria una forza motrice di ben 2000 N . La leva in questo caso non amplifica , bensì riduce l’effetto della forza motrice ; in questo caso la leva viene definita “Svantaggiosa” . Notiamo che siccome il braccio della Fm è la metà di quello di Fr allora è necessaria una Fm di intensità pari al doppio di Fr per mantenere l’equilibrio . -- Esempio 3 ----------------------------------------------------------------------------------------------------------Fm = ? 1,8 m Fr = 1000 N 1,8 m Supponiamo di risolvere l’esercizio come in precedenza ma avendo spostato il fulcro esattamente a metà della leva come indicato in figura, ovvero in modo che sia il braccio di Fm che quello di Fr rispetto al fulcro valgano b = 1,80 m Si ottiene : Fm = 1000* 1,8/1,8 = 1000 N R Per equilibrare un carico di 1000 N risulta necessaria una forza motrice di 1000 N , esattamente pari a quella che sarebbe necessaria per tenere sollevato il carico direttamente con le proprie braccia . La leva in questo caso non amplifica né riduce l’effetto della forza motrice ma la trasmette esattamente identica all’altra estremità ; in questo caso la leva viene definita “Indifferente” . ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 11 Notiamo che siccome il braccio della Fm è uguale a quello di Fr allora è necessaria una Fm di intensità esattamente uguale a quella di Fr per mantenere l’equilibrio . In questo caso un piccolo vantaggio pratico consiste nel fatto che , essendo la Fm rivolta verso il basso, è possibile, per una persona, sfruttare il proprio peso. -- Esempio 4 ----------------------------------------------------------------------------------------------------------Fr = 1000 N Fm = ? 3,0 m Risolviamo ora l’esercizio dell’esempio 1 avendo spostato il fulcro come indicato in figura, ovvero in modo che il braccio di Fm rispetto al fulcro valga bm = 3,00 m mentre quello della Fr valga br = 0,60 m Si ottiene : 0,6 Fm = 1000* 0,6/3,0 = 200 N (!!) R Notiamo che siccome il braccio della Fm rispetto al fulcro è cinque volte maggiore di quello della Fr allora è sufficiente una Fm di intensità pari ad 1/5 di Fr per mantenere l’equilibrio ( ………… si fa sempre meno fatica) . ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Da quanto esposto nelle righe precedenti risulta evidente che aumentando parecchio il valore del braccio della forza motrice rispetto a quello della forza resistente si possono equilibrare teoricamente forze sempre più grandi (a patto che la leva ed il suo fulcro siano in grado di resistere). Tutto questo giustifica la famosissima frase attribuita ad Archimede , il grande genio, matematico, ingegnere, fisico e inventore vissuto a Siracusa ( 287 a.C. – 212 a.C.), uno dei massimi scienziati della storia : “Datemi una leva ed un punto di appoggio e vi solleverò il mondo” In sostanza per stabilire se una leva è vantaggiosa o meno è sufficiente confrontare i valori del braccio di Fm e di quello di Fr rispetto al fulcro. La questione può essere riassunta nello schema seguente : m >r Fm = Fr . r m m =r m <r r <1 m Fm < Fr r =1 m Fm = Fr r >1 m Fm > Fr Vantaggiosa Fr Fm m Indifferente Fm Fr m Svantaggiosa r r Fr Fm m r Nella tecnica si è a volte costretti a ricorrere all’utilizzo di leve svantaggiose che però consentono di ottenere movimenti utili. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 12 Dal punto di vista geometrico invece, in base alla posizione relativa di Forza Motrice, Forza Resistente e Fulcro le leve possono essere distinte in tre generi : Fr Fm m 1° GENERE Il Fulcro si trova tra la forza resistente e la forza motrice Può essere Vantaggiosa , Svantaggiosa o Indifferente a seconda della posizione del fulcro. 2° GENERE Il Fulcro è esterno alle due forze , dalla parte della forza resistente. E' sempre Vantaggiosa in quanto il braccio della forza motrice è sempre maggiore di quello della forza resistente. 3° GENERE Il Fulcro è esterno alle due forze , dalla parte della forza motrice. E' sempre Svantaggiosa in quanto il braccio della forza motrice è sempre minore di quello della forza resistente. r Fr Fm r m Fr Fm m r -- Esempi ----------------------------------------------------------------------------------------------------------LE FORBICI Fr Fm Si tratta di due leve di 1° genere accoppiate. La forza motrice è data dalla spinta delle dira mentre la forza resistente è fornita dalla reazione elastica del corpo da tagliare. Può essere vantaggiosa o svantaggiosa a seconda della posizione in cui si trova il corpo da tagliare. fulcro ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Fr Fm br bm LA CARRIOLA E’ una leva di secondo genere e come tale sempre vantaggiosa per quanto riguarda il sollevamento dei carichi. Per lo spostamento in orizzontale naturalmente entrano in gioco altre forze . ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 13 Fr Fm LO SCHIACCIANOCI E LE PINZE E’ costituito dall’insieme di due leve di secondo genere, quindi vantaggiose. La forza resistente è costituita dalla reazione elastica del corpo da schiacciare. Le pinze funzionano in modo analogo. fulcro ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’AVAMBRACCIO UMANO Per quanto riguarda il sollevamento di oggetti pesanti l’avambraccio si comporta come una leva di terzo genere e come tale svantaggiosa. La forza motrice viene trasmessa alle ossa dell’avambraccio dai tendini tesi per la contrazione muscolare del bicipite brachiale . Il fulcro è costituito dall’articolazione del gomito. Fr Il braccio della forza motrice è molto inferiore a quello della forza Fm resistente (peso del corpo posato sulla mano). Questo svantaggio statico è però controbilanciato dalla notevole snellezza, versatilità e capacità di movimento dell’arto. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’ APRIBOTTIGLIA m r Esistono diversi tipi di apribottiglia, ma in genere possono essere Fm considerati sempre leve di 1° genere vantaggiose in quanto, come in figura il braccio della forza motrice è maggiore di quello della forze Fulcro resistente, data dalla resistenza per attrito del tappo sul collo della Fr bottiglia. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------IL PIEDE DI PORCO Fm Si tratta di una leva di 1° genere molto vantaggiosa. Il braccio della forza motrice è molto maggiore di quello della forza resistente, per cui consente di sollevare carichi anche molto pesanti. Per questo motivo deve avere una elevata resistenza alla flessione. Ci vuole però un grande spostamento dell’estremità cui è applicata la forza motrice per produrre un piccolo sollevamento del carico. Fr Fulcro ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------LA LEVA DEL FRENO m Fm Fulcro r Fr Si tratta di una leva di 1° genere vantaggiosa caratterizzata da una forma particolare . Il braccio della forza motrice , data dalle dita della mano, è maggiore di quello della forza resistente, data dalla resistenza del filo che aziona il freno. Il fulcro è il perno che collega la leva al manubrio. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 14 FORZE PARALLELE CONCORDI Il metodo grafico visto in precedenza per la costruzione della risultante di forze applicate ad un corpo rigido, in alcuni casi particolari ma importanti non è applicabile. Esaminiamo il caso in cui ad un corpo rigido siano applicate due forza parallele concordi (con la stessa direzione e lo steso verso) come quelle indicate in figura. In questo caso non è possibile far scorrere i vettori lungo la loro retta d’azione fino al punto di incontro in quanto due rette parallele non si incontrano mai. Tralasciando la dimostrazione analitica di quanto segue possiamo fare alcune considerazioni : 1- la risultante avrà certamente la stessa direzione e lo stesso verso delle due componenti (parallela ad F1 ed F2) F1 F2 2- la risultante dovrà avere modulo pari alla somma delle due componenti in quanto hanno stessa direzione e stesso verso, quindi : R = F1+F2 3- per avere lo stesso effetto delle due componenti agenti contemporaneamente la risultante dovrà essere più vicina alla forza di maggiore intensità Rimane indeterminata la posizione della risultante. E’ stata però messa a punto una costruzione grafica con cui si può determinare la posizione di un punto per il quale passa la risultante. ------------------------------------------------------------------------------Costruzione grafica del punto di applicazione della risultante di forze parallele concordi ------------------------------------------------------------------------------- R = F1+F2 F1 1- Si prende un segmento lungo come F1 , lo si trasla dalla parte opposta e lo si ribalta (segmento BD) C F2 P 2- Si prende un segmento lungo come F2 , lo si trasla dalla parte opposta e … basta (segmento AC) A B d1 d2 3- Il punto di incontro tra il segmento AB congiungente i punti di applicazione delle due forze ed il segmento CD è un punto per cui passa la risultante (punto P). D Una volta individuata la posizione della risultante sarà possibile rappresentarla con un vettore ; potremo disegnare il vettore risultante parallelo ai due componenti, con lo stesso verso e di lunghezza pari alla somma di F1 ed F2, con origine nel punto P appena individuato. Come previsto il vettore risultante è posizionato più vicino alla forza maggiore, in questo caso la F1. La risultante è sempre interna alle due componenti e più vicina alla forza maggiore ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 15 Poiché la Risultante ed il sistema costituito dalle due forze F1 ed F2 parallele, concordi, agenti contemporaneamente devono essere equivalenti dovranno produrre lo stesso valore del momento rispetto a qualsiasi punto del piano. Possiamo allora concludere che siccome il momento della risultante rispetto al punto P vale zero (il braccio è nullo) , dovrà essere nullo anche il momento risultante delle due forze componenti, ovvero : - F1 * d1 + F2 * d2 = 0 F2 * d2 = F1 * d1 F1 d2 = F2 d1 Le distanze d1 e d2 della risultante dalle forze F1 ed F2 sono inversamente proporzionali al modulo delle forze stesse Inoltre evidentemente si avrà che : b = d1 + d2 -- Esempio ----------------------------------------------------------------------------------------------------------Un SUV sta percorrendo un tratto fuoristrada a mezza costa caratterizzato da pendenza trasversale. Esaminiamo le condizioni di sicurezza nei confronti del ribaltamento trasversale. Sicurezza Condizione Limite Fp Fp Fp Mris(A) = 0 A R1 Ribaltamento Mris(A) = 0 R1=0 Mris(A) = - Fp*b A A R2 R = - Fp Con bassa pendenza trasversale Le reazioni del terreno al di sotto delle ruote costituiscono una coppia di forze parallele concordi con quella di valle di intensità maggiore. La risultante delle due reazioni diventa esattamente uguale e contraria al peso del veicolo (applicato nel baricentro) garantendo l'equilibrio. Il momento risultante delle forze rispetto al punto A vale zero ed il veicolo non ruota attorno a tale punto. b R = - Fp R = R2 = - Fp Aumentando la pendenza trasversale si ha una diminuzione della forza R1 ed un aumento della R2 di valle . Nella condizione limite la R1 diventa nulla e la reazione R2 diventa esattamente uguale e contraria al peso del veicolo. Teoricamente l'equilibrio è ancora possibile in quanto la risultante delle forze agenti è nulla così come è nullo il momento risultante rispetto al punto A, ma in pratica si tratta di una situazione pericolosissima (basta una piccola irregolarità del terreno per produrre il ribaltamento). Superata la posizione limite non ci può più essere equilibrio . La risultante delle reazioni del terreno può essere solamente interna alle due forze o al limite coincidere con una delle due (nel nostro caso quella di valle) e non può più avere la medesima retta d'azione della forza peso. La Fp produce rispetto al punto A un momento ribaltante (-) che non può essere annullato dalle altre forze per cui si ha il ribaltamento. Il ribaltamento avviene quando la verticale per il baricentro del veicolo esce dal perimetro della ruote. Per quanto riguarda il ribaltamento trasversale si ha maggiore sicurezza quando il baricentro è più basso possibile ed in generale con veicoli “ larghi e bassi” ; naturalmente esistono limiti pratici legati alla irregolarità del terreno (altezza da terra) ed alla possibilità di superare passaggi stretti ed accidentati (larghezza del veicolo) nel fuoristrada. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 16 Il BARICENTRO E’ noto che tutti i corpi vengono attirati dalla Terra verso il suo centro con una forza che chiamiamo “Forza di gravità” o “Peso”. Di solito si rappresenta questa forza con un vettore , con la “direzione del filo a piombo”, che ha un punto di applicazione ben definito chiamato “Baricentro” . Cerchiamo ora di approfondire il discorso. Innanzitutto si deve considerare che un corpo è costituito da un numero elevatissimo Peso dell'oggetto di particelle, ciascuna delle quali possiede un proprio peso. Il Peso non è quindi una forza concentrata in un punto, ma è distribuita su tutto il corpo (vedi schema a fianco). Quella che comunemente indichiamo come Forza di Gravità o Peso del corpo non è altro che la risultante di tutte queste forze parallele e concordi. Il punto di applicazione questa risultante è il Baricentro. Vediamo come è possibile individuare questo punto, almeno in alcuni casi semplici. Corpi Omogenei = Corpi che presentano una densità e quindi un peso specifico costanti . Ogni piccola porzione del corpo presenta sempre la stessa densità. Corpi Non Omogenei = Corpi che presentano parti caratterizzate da densità differenti. Ad esempio un martello con la testa di ferro ed il manico di legno è un corpo non omogeneo . Prendiamo in esame un oggetto di forma semplice e simmetrica come una piastra metallica rettangolare omogenea di spessore costante. FIG. 1 FIG. 3 FIG. 2 G F' F' F' F' G F1 F F F F 2F F F 2F 2F R = 6F Suddividiamo il corpo omogeneo in striscie uguali tra loro, ognuna delle quali avrà un peso. Naturalmente la suddivisione dovrebbe essere molto più fitta di quella in figura per rappresentare correttamente la realtà . Si tratta di un insieme di forze parallele concordi ed uguali tra loro. Cerchiamo di determinarne la risultante con i metodi visti in precedenza . La risultante delle due forze di estermità (nere) cadrà esattamente a metà della loro distanza, cioè sull'asse di simmetria dell'oggetto. Anche la risultante delle due forze blu cadrà a metà della loro distanza ovvero nel centro del corpo, e così si può dire della risultante delle due forza verdi. Queste tre risultanti si sommeranno per formare il vettore che rappresenta il peso complessivo del corpo passante per un punto , che indicheremo con G , segnando la sua posizione con un segmento color magenta. F2 F3 2F1 2F' 2F2 2F' 2F3 R = 4F' = 6F Ruotiamo ora il corpo di 90° come in figura 2. Ripetiamo l'operazione precedente suddividendo il corpo in striscie uguali fra loro e simmetriche e determiniamone la risultante. Come nel caso precedente le singole forze parallele si sommano per formare la risultante che è il peso del corpo passante per l'asse di simmetria. Naturalmente il valore di questa risultante sarà identico a quello precedente, trattandosi del peso complessivo dell'oggetto, che è sempre lo stesso. Segnamo la posizione della risultante con un altro segmentino color magenta. I due segmenti si incrociano in un punto che chiameremo G . F1 F3 F2 R = 2F1 + 2F2 + 2F3 = = 4F' = 6F Ruotiamo ora il corpo di un angolo qualsiasi (diverso da 90° e dai suoi multipli). Suddividiamo l'oggetto in striscie. Questa volta le striscie non saranno tutte uguali ed ognuna avrà il proprio peso. La risultante delle due forze di estermità (nere) cadrà esattamente a metà della loro distanza. Anche la risultante delle due forze blu cadrà a metà della loro distanza ovvero sulla stessa retta su cui giace la risultante delle prime due. Lo stesso discorso vale per la risultante delle due forze verdi. Queste tre risultanti si sommeranno per formare il vettore che rappresenta il peso complessivo del corpo . Si può verificare che il vettore risultante passa sempre per il punto G determinato precedentemente. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 17 In generale si può verificare che la risultante delle forze distribuite parallele e concordi passa sempre per lo stesso punto, indipendentemente dalla posizione in cui l'oggetto viene posto e dal tipo di suddivisione operata. A questo punto, indicato con la lettera G (da gravità) si attribuisce il nome di Baricentro o Centro di Gravità. Il Baricentro viene spesso indicato come Centro delle Forze parallele che rappresentano l'azione della gravità sui corpi. Il peso di un corpo viene di solito rappresentato come una forza singola concentrata in un punto perché si fa implicitamente riferimento alla risultante di tutte le forze parallele che costituiscono il peso dell'oggetto . E’ abbastanza semplice constatare, riflettendo sull’esempio precedente, che il Baricentro si trova sempre sugli assi di simmetria. Nel caso precedente , data la presenza di due assi di simmetria , l’unico punto che appartiene ad entrambi è proprio il punto di intersezione tra i due assi. Esaminiamo ora il caso di un corpo omogeneo che non presenta però assi di simmetria come una piastra metallica di spessore costante simile a quella della figura a fianco. FIG. 1 FIG. 2 FIG. 3 d 2d/3 d/3 G F F 2F 2F F F 2F 2F 2F 2F 4F 4F R = 6F Pensiamo di suddividere il corpo in 4 striscie uguali a due a due . La risultante delle prime due forze (blu) varrà 2F e sarà posizionata esattamente al centro dei due vettori. La risultante della seconda coppia di forze (verdi) varrà 4F e sarà posizionata al centro di questi due vettori. Ci siamo così ridotti a due forze parallele concordi di intensità differente; in particolare, in questo caso, una doppia dell'altra. Come sappiamo la risultante di queste due forze varrà 6F e sarà interna ai due vettori, ma più vicina alla forza di maggiore intensità. Inoltre siccome le distanze d1 e d2 delle forze dalla risultante sono inversamente proporzionali al modulo delle forze stesse, la nostra risultante si troverà ad una distanza dalla forza minore doppia rispetto alla distanza dalla forza maggiore Come risulta evidente il Baricentro in questo caso non cade al centro dell'oggetto, ma è spostato verso la parte caratterizzata da maggior massa. Lo stesso metodo potrebbe essere utilizzato ruotando il corpo di 90° ottenendo un risultato analogo, col baricentro spostato dalla parte in cui è presente maggior massa. Esaminiamo ora il caso di una piastra rettangolare di spessore costante, che presenta quindi due assi di simmetria geometrici ma non omogenea perché costituita per metà da un materiale e per l’altra metà da un materiale di densità doppia. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 18 FIG. 1 FIG. 2 FIG. 3 d 2d/3 d/3 G F F F 2F 2F F 2F 2F 2F 2F 4F 4F R = 6F Pensiamo di suddividere il corpo in 4 striscie geometricamente uguali che però avranno peso diverso. La risultante delle prime due forze (blu) varrà 2F e sarà posizionata esattamente al centro dei due vettori. La risultante della seconda coppia di forze (verdi) varrà 4F e sarà posizionata al centro di questi due vettori. Ci siamo così ridotti a due forze parallele concordi di intensità differente; in particolare, in questo caso, una doppia dell'altra. La risultante di queste due forze sarà interna ai due vettori, ma più vicina alla forza di maggiore intensità. Inoltre siccome le distanze d1 e d2 delle forze dalla risultante sono inversamente proporzionali al modulo delle forze stesse, la nostra risultante si troverà ad una distanza dalla forza minore doppia rispetto alla distanza dalla forza maggiore. Il Baricentro in questo caso non cade al centro dell'oggetto, ma è spostato verso la parte caratterizzata da maggior densità e quindi maggior peso. L'oggetto esaminato presenta una simmetria sia dal punto di vista geometrico che da quello della densità rispetto ad un asse orizzontale (indicato in figura) , per cui il baricentro si troverà su questo asse . Esaminiamo infine una cornice rettangolare, omogenea, di spessore costante, che presenta quindi due assi di simmetria . FIG. 2 FIG. 1 FIG. 3 F2 G G F1 F1 F2 R = 2F1 + 2F2 Possiamo pensare di suddividere la cornice in 4 rettangoli come in figura. E' evidente che la risultante di queste forze parallele sarà posizionata esattamente al centro della cornice; questo ragionamento può essere ripetuto anche ruotando l'oggetto di 90° In conclusione possiamo affermare che il baricentro dovrà trovarsi esattamente nel punto centrale della cornice. Questo è confermato anche dal fatto che il nostro oggetto presenta due assi di simmetria e, come abbiamo già visto, il baricentro si posiziona sempre sugli assi di simmetria. L'unico punto che si trova su entrambi gli assi è il centro della cornice. In questo caso possiamo osservare che il baricentro cade esternamente al corpo, cioè in un punto in cui non c'è materia. Ricordiamo che a risultante di un sistema di un sistema di forze è una unica forza ideale (non reale) che da sola sarebbe in grado di produrre gli stessi effetti delle forze componenti agenti contemporaneamente. Nel nostro caso possiamo quindi concludere che la cornice, sotto l'azione della gravità, si comporterà come se su di lei fosse applicata una unica forza (uguale al peso complessivo) applicata nel punto G , pensando che esso sia in qualche modo rigidamente collegato al corpo. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 19 Riassumendo : - Il Baricentro è il punto in cui si può pensare applicata la risultante delle forze parallele concordi che costituiscono il peso del corpo indipendentemente dalla sua posizione ed orientazione nello spazio. Il Baricentro sta sempre sugli assi di simmetria (se esistono) Il Baricentro è sempre spostato dalla parte del corpo in cui c’è più massa quindi più peso Il Baricentro può anche essere un punto al di fuori del corpo Il Baricentro di un corpo che può modificare la propria forma può cambiare posizione. -- Esempi ----------------------------------------------------------------------------------------------------------C G G G AC/3 G B A AB/3 Cerchio Rettangolo Triangolo equilatero Triangolo rettangolo Ha infiniti assi di simmetria Il Baricentro coincide col centro Ha due assi di simmetria Il Baricentro coincide col punto di incontro degli assi di simmetria e delle diagonali Ha tre assi di simmetria (altezze) Il Baricentro coincide col punto di incontro degli assi di simmetria che sono anche altezze , mediane e bisettrici Il Baricentro si trova sull rette parallele ai cateti distanti dal vertice corrispondente all'angolo retto di 1/3 della lunghezza dei cateti stessi. Il BARICENTRO E LA QUALITA’ DELL’EQUILIBRIO Tra tutte le posizioni di equilibrio di un corpo, ovvero le posizioni in cui teoricamente è “fermo” ci sono differenze sostanziali. Alcune posizioni possono facilmente essere realizzate e mantenute, altre sono difficilissime da realizzare e pressochè impossibili da mantenere nel tempo. Vediamo subito un semplice esempio in cui una pallina è appoggiata su una semisfera disposta in modo diverso e poi viene appoggiata sul tavolo piano. Tutte e tre le posizioni rappresentate nella figura seguente sono di equilibrio, ovvero posizioni in cui la pallina sta teoricamente ferma, ma ci sono notevoli ed importanti differenze tra una e l’altra. B A A = posizione di EQUILIBRIO STABILE A seguito di qualsiasi piccolo spostamento dalla posizione di equilibrio la forza agente (in questo caso il peso ) tende a riportare la pallina nella posizione di partenza. C B = posizione di EQUILIBRIO INSTABILE A seguito di qualsiasi piccolissimo spostamento da quella che teoricamente è una posizione di equilibrio la forza agente (in questo caso il peso ) tende ad allontanare la pallina dalla posizione di partenza. C = posizione di EQUILIBRIO INDIFFERENTE A seguito di qualsiasi piccolo spostamento dalla posizione di equilibrio la forza agente (in questo caso il peso ) non produce nessun effetto sulla pallina e la lascia nella nuova posizione anch'essa di equilibrio. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 20 Le posizioni di tipo B sono posizioni in cui l’equilibrio è teoricamente possibile, ma nella realtà risulta difficilissimo se non impossibile riuscire a realizzarle e mantenerle. Per questo motivo in campo tecnologico non vengono di solito utilizzate le posizioni di equilibrio instabile cercando invece quelle di equilibrio stabile, molto più R = - Fp R = - Fp R = - Fp semplici da ottenere e mantenere, quindi più sicure. Le cabine delle funivie, ad esempio, sono appese ai cavi in acciaio e si trovano in una posizione di equilibrio stabile. Se , per effetto del vento o di spostamenti interni delle persone trasportate la cabina oscilla, la forza peso tende sempre a riportarla nella posizione ottimale in Fp Fp cui il baricentro si trova sulla verticale passante per i Fp cavi ; in questo modo infatti il peso e la reazione elastica dei cavi si annullano mentre è nullo anche il momento visto che il braccio della coppia di forze diventa zero. Fp Fp M=0 M≠0 R = - Fp R = - Fp Un equlibrista che cammina sulla corda tesa si trova in posizione di equilibrio instabile. E’ una posizione che può essere mantenuta solamente con continui e rapidi spostamenti del corpo e/o del bilancere col quale alcuni funamboli si aiutano. L’abilità dell’equilibrista sta proprio nel mantenere il baricentro sulla verticale che passa per la corda in modo che la reazione elastica di quest’ultima sia esattamente uguale e contraria al peso ed il momento risultante sia nullo; solo in queste condizioni l’atleta non ruota attorno alla fune e quindi non cade. In conseguenza di uno sbilanciamento, anche molto leggero, il peso e la reazione elastica della fune vengono a formare una coppia di forze con momento diverso da zero che tende a far cadere l’equilibrista. Nel caso dei corpi vincolati su cui agisce la forza di gravità si può affermare che l’equilibrio sarà stabile nel caso in cui il baricentro si trovi sulla verticale passante per il vincolo ma al di sotto di esso ; instabile in caso contrario, ovvero quando il baricentro è al di sopra del vincolo. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 21 FORZE PARALLELE DISCORDI F1 Esaminiamo il caso in cui ad un corpo rigido siano applicate due forze parallele discordi (con la stessa direzione e verso opposto) come quelle indicate in figura. Anche in questo caso non è possibile far scorrere i vettori lungo la loro retta d’azione fino al punto di incontro in quanto due rette parallele non si incontrano mai. Possiamo, anche in questo caso, fare alcune considerazioni : F2 ------------------------------------------------------------------------------Costruzione grafica del punto di applicazione della risultante di forze parallele discordi -------------------------------------------------------------------------------1- la risultante avrà certamente la stessa direzione delle due componenti (parallela ad F1 ed F2) F1 2- la risultante avrà certamente il verso della forza maggiore (quello di F1 nel caso in figura) R = F1-F2 A P B F2 D 3- la risultante dovrà avere modulo pari alla differenza tra i valori delle due componenti in quanto hanno stessa direzione ma verso opposto, quindi : R = F1-F2 C d1 d2 La risultante è sempre esterna alle due componenti e posizionata dalla parte della forza maggiore Anche in questo caso, partendo dall’equivalenza tra la risultante ed il sistema costituito dalle due forze F1 ed F2 discordi si ottiene la relazione : Naturalmente si dovrà tenere conto delle corrette distanze d1 e d2 delle due forze dalla risultante (vedere figura precedente) per cui si avrà : F1 d2 = F2 d1 b = d2 – d1 LA COPPIA DI FORZE Si tratta di un caso particolare, ma molto importante, di forze parallele discordi. F F Si intende per “Coppia di Forze”, o semplicemente “Coppia”, un sistema costituito da due forze parallele, discordi e di uguale intensità. b b braccio della coppia braccio della coppia F F ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 22 b = Braccio della Coppia Distanza tra le rette d’azione delle forze . Deve essere misurato sulla perpendicolare alle rette d’azione delle forze L’effetto più evidente di una coppia di forze applicata ad un corpo rigido è quello di provocarne la rotazione. Nella nostra esperienza quotidiana veniamo spesso a contatto con coppie di forze che determinano rotazione dei corpi su cui vengono applicate. F F F b b F F b b F F F Chiave di casa Volante Chiave a croce per cambio pneumatici Cacciavite Questo sistema di forze presenta caratteristiche veramente particolari ed “inaspettate”. Alla luce di quanto fatto in precedenza potremmo infatti affermare che , essendo uguali i moduli delle due forze (F1=F2=F), allora la risultante dovrebbe essere nulla in quanto tale è la differenza tra le due componenti : FR = F1 – F2 = F – F = 0 (!?) Questa conclusione appare immediatamente non accettabile in quanto porterebbe a concludere che le due forze parallele discordi applicate ad un corpo rigido dovrebbero essere equivalenti alla assenza di forze (risultante nulla), mentre pare evidente che un corpo rigido sottoposto a tali azioni non può stare fermo (come in assenza di forze). Provando poi ad eseguire la costruzione grafica descritta in precedenza per le forze parallele discordi ci troviamo di fronte ad altre “stranezze” , ovvero : F1 F2 - La risultante dovrebbe essere esterna, dalla parte della forza maggiore, ma qui non c’è una forza maggiore dell’altra. Le due linee non si incontrano mai Non si riesce a determinare un punto per cui passa la risultante In effetti dallo studio approfondito di questo sistema di forze si può concludere che : 1- Non esiste la risultante Ovvero non esiste una forza che , da sola, possa produrre lo stesso effetto di due forze parallele uguali ed opposte applicate in punti differenti di un corpo rigido 2- Una coppia di forze produce solamente la rotazione del corpo rigido su se stesso senza provocare una traslazione ( spostamento) in effetti si capisce come una unica forza non possa avere lo stesso effetto, in quanto può produrre una traslazione o una traslazione associata ad una rotazione, ma mai la sola rotazione del corpo su se stesso in assenza di altre forze o vincoli. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 23 3- Una coppia di forze produce solamente un momento che ha lo stesso valore rispetto a qualunque punto del piano Vediamo come si può calcolare il valore di questo momento . In mancanza di un punto fisso, che possa fungere da fulcro, proviamo a F calcolare il valore del momento risultante rispetto a diversi punti del D piano , ovvero B, C, D . M(B) = - F*b + F*0 = - F*b C B A M(C) = - F*b/2 + F*b/2 = - F*b b/2 b/2 F b M(D) = - F*(b + a) + F*a = = - F*b – F*a + F*a = - F*b a Come abbiamo verificato il valore del momento risultante, calcolato rispetto a tre i punti diversi del piano, assume sempre lo stesso valore. Questo fatto si verifica solamente per le coppie di forze. Per qualsiasi altro sistema di forze agenti sul corpo rigido avremmo ottenuto valori differenti del momento risultante. Possiamo quindi confermare che : il momento prodotto da una coppia di forze assume il medesimo valore per qualunque punto del piano e si calcola facendo il prodotto tra il valore di una forza ed il braccio della coppia; il segno è legato alla rotazione antioraria o oraria provocata secondo la convenzione precedentemente adottata per il verso dei momenti. F F M = F* b ( N*m) Segno Negativo (M. Orario) b b - Segno Positivo (M. Antiorario) + F F Coppie di Forze equivalenti Sono Coppie differenti, ma caratterizzate dallo stesso valore del Momento. Un determinato valore del Momento può essere ottenuto in diversi modi, utilizzando coppie caratterizzate da diversi valori di forza e braccio , come nell’esempio della figura seguente. F1= 210 N F2 = 105 F2 = 70 b2 = 0,8 m b1= 0,4 m F2 = 105 b3 = 1,2 m F3 = 70 F1= 210 N M1 = F1*b1 = 210*0,4 = 84 Nm M2 = F2*b2 = 105*0,8 = 84 Nm M3 = F3*b3 = 70*1,2 = 84 Nm ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 24 Nella pratica, quando siamo noi a dover esercitare le forze parallele , risulta conveniente utilizzare bracci il più grandi possibile, compatibilmente con le esigenze pratiche, al fine di ridurre lo sforzo necessario a produrre il momento e quindi la rotazione voluta. -- Esempio 1 ----------------------------------------------------------------------------------------------------------Un cacciavite viene fatto ruotare attorno al proprio asse longitudinale tramite una coppia costituita dalle forze di attrito F F della mano sul manico aventi un braccio che coincide con il b1 diametro del manico stesso. b2 E’ noto che un cacciavite col manico grande permette di svitare F F o avvitare più facilmente anche nel caso risulti necessario un M2 = F*b2 > M1 M1 = F*b1 momento piuttosto elevato ; infatti, fissato il valore massimo delle forze di attrito, avere un grande diametro del manico permette di produrre , a parità di forza, un momento M = F*b di valore maggiore. Sfruttando questa caratteristica inoltre si possono per esempio svitare le stesse viti con minore sforzo rispetto ad un cacciavite col manico piccolo ( a parità di momento prodotto le forze necessarie risultano minori). Le dimensioni del manico ovviamente sono però legate a quella della mano ed all’uso che ne deve essere fatto, per cui non possono superare determinati limiti pratici, anche se ciò sarebbe conveniente. Un discorso analogo può essere fatto per le chiavi a croce o per il volante di cui alla figura precedente. E’ noto che il volante dei mezzi pesanti, come autocarri o pullman ha un diametro nettamente superiore a quello di una automobile ; questo per consentire di poter sterzare con uno sforzo limitato, data la lunghezza del braccio della coppia applicata (oggi sono comunemente presenti altri dispositivi come il servosterzo in grado di aiutare notevolmente il guidatore e ridurre moltissimo l’entità delle forze da applicare al volante). -- Esempio 2 ----- LA COPPIA MOTRICE -----------------------------------------------------------Sui libretti dei ciclomotori o delle automobili troviamo, tra le voci più importanti indicate, oltre al valore della potenza massima anche quello della Coppia Massima. Si tratta del valore del Momento che , tramite il sistema Biella-Manovella-Pistone viene trasmesso all’albero motore ed è indicativo della accelerazione massima che può essere ottenuta. Normalmente viene indicato il valore massimo, ma spesso nelle schede tecniche dei motori è riportato anche il diagramma di coppia che mostra l’andamento del valore di questo momento (misurato in Nm o in Kgm) al variare del regime di rotazione. M (Nm) F F Un grafico “piatto” è indicativo di un motore in grado di accelerare in modo efficiente su un ampio regime di giri di rotazione quindi più “elastico”. Un diagramma molto “appuntito” indica un motore che ha un ristretto regime di giri entro il quale è in grado di accelerare bene, mentre al di fuori di quello l’accelerazione risulta più difficoltosa. ____________________________________________________________ ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli 25