UNIVERSITÀ DI ROMA “TOR VERGATA” LIRICHE GRECHE Recitato 1 Saffo, fr. 31 Voigt, vv. 1-16 Non capisco la direzione dei venti Alceo, fr. 208 a Voigt, vv. 1-11 Recitato 2 Saffo, fr. 1 Voigt Eccola là... Archiloco, frr. 21-22 West Recitato 3 Saffo, fr. 16 Voigt, vv. 1-20 Le stelle, attorno alla bella luna Saffo, fr. 34 Voigt, vv. 1-4 Recitato 4 Saffo, fr. 55 Voigt Traduzioni di Maria Grazia Bonanno Musiche di Giovanni Guaccero Andrea D’Amelio, baritono ∙ Sandra Del Maro, attrice Silvia Lanzillotta, pianoforte ∙ Luca De Marchis,flauto Nicola Raffone, percussioni VENERDÌ 4 DICEMBRE 2015, ORE 18 Università di Roma «Sapienza» Dipartimento di Scienze dell’Antichità (Facoltà di Lettere e Filosofia) Sala dell’Odeion (adiacente al Museo dell’arte classica) Le Tre liriche greche per baritono, flauto e pianoforte, nate nell’ambito del «Progetto Archilocus – Lirica antica e interpretazioni contemporanee», possono anche essere eseguite indipendentemente, come pezzo autonomo. Al medesimo tempo, nel loro carattere mantengono il nesso con l’impostazione del progetto, che vuole creare un ponte tra lirica antica e contemporaneità. Il punto è quindi comprendere quale possa essere questo ponte e a quale concetto di contemporaneità ci riferiamo. Il ponte è naturalmente la “parola”, centro da cui scaturisce l’ispirazione del brano, che si mette al servizio di essa. Ma la musica interpreta una parola che, pur mantenendo un nesso con la matrice antica, è già “contemporanea” nelle traduzioni impeccabili e attuali di Maria Grazia Bonanno. E la parola detta e la parola cantata e udita sono qualcosa di “vivo”, che comunicano significati su più livelli linguistici. Arriviamo quindi secondo punto. Se l’obiettivo è “comunicare”, mettere la musica al servizio del potere della parola, soprattutto in un contesto universitario quale è quello a cui ci rivolgiamo, quale linguaggio musicale utilizziamo? Cosa intendiamo per “contemporaneo”? In questo senso mi rifaccio alla mia esperienza e a ciò che scrivevo già anni fa, quando affermavo che il termine “contemporaneo”, in musica, dovrebbe perdere la connotazione semantica che negli ultimi decenni lo ha identificato con le esperienze che ancora avevano un rapporto con la Nuova Musica degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, per acquisire un nuovo senso, plurale e orizzontale, in cui “le” musiche contemporanee dialogano tra loro per creare nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione in un rapporto fecondo con un passato, se vogliamo, più lontano delle esperienze novecentesche. Così nelle Tre liriche greche, melodie di carattere modale, nate dall’intonazione delle traduzioni dei testi di Alceo, Archiloco e Saffo, sono “incorniciate” da un tema flautistico ricorrente, continuamente trasformato (interpretazione contemporanea di una delle poche testimonianze scritte di musica greca antica). Ma nel momento in cui la parola (cantata e no) prende corpo, passando dalla “salmodia” al recitato fino a sfiorare le forme della canzone, il flauto e il pianoforte creano dei contenitori musicali che fluiscono alternando pedali modali ad armonie più moderne, e dunque ponendo l’opera – e le liriche antiche – in relazione con ciò che oggi può essere una accezione condivisa di contemporaneità. Giovanni Guaccero Recitato 1 Saffo, fr. 31 Voigt, vv. 1-16 Come un dio io vedo l’uomo che di fronte a te siede e, da vicino, te che parli dolcemente sta ad ascoltare te che ridi amabilmente (d’un riso appena soffocato): un colpo invece al mio cuore. Perché, appena io ti guardi, non ho più voce, ma la lingua mi si spezza e non posso che balbettare (come il bimbo che è in me), e un brivido di fuoco subito mi corre sotto la pelle, mentre con gli occhi più non vedo e mi ronzano le orecchie, il sudore addosso mi cola e un tremito tutta mi prende, sono più verde dell’erba e morta, quasi, mi vedo. Non capisco la direzione dei venti Alceo, fr. 208 a Voigt, vv. 1-11 Non capisco la direzione dei venti le onde vanno di qua e di là e noi ci troviamo in mezzo al mare, al largo, trascinati chissà dove sulla nera nave tormentati, se non distrutti; ormai la sentina tiene prigioniero l’albero maestro la vela è tutta a pezzi, ci si vede attraverso e i vari brandelli, grandi, pendono dall’alto mollano le ancore, il timone... entrambi i piedi delle vele ancora tengono nei loro supporti... Recitato 2 Saffo, fr. 1 Voigt Tu che siedi in variegato trono, Afrodite eterna figlia di Zeus, tu che trame ordisci, io ti prego: non vincere di irresistibile ansia e pena, signora, il mio cuore, ma qui vieni, come l’ultima volta, quando, udendo di lontano la mia voce, l’hai ascoltata e, lasciando la casa di tuo padre, sei arrivata sul carro d’oro, e belli, al suo giogo, erano i passeri, che veloci ti portavano sulla terra nera, battendo fitte le ali giù dal cielo attraverso l’aria. Un attimo e furono qui. E tu, beata, e sorridente nell’eterno viso, avesti la bontà di chiedermi che cosa di nuovo mi accadeva, e perché di nuovo ti chiamavo, e che cosa di più mi aspettavo nel mio cuore folle: «Chi di nuovo dovrei far sì che ricambi il tuo amore? Chi, Saffo, ti fa torto? Ecco: se fugge, presto inseguirà, e se non accetta doni, ne darà, se non ama, presto amerà, anche se non vuole». Ma dunque, mia divina, che aspetti, vieni da me, anche ora, e dipana tu la spessa rete dei miei affanni, e tutti gli incompiuti desideri del mio cuore, compili tu: tu, solo tu, siimi alleata. Eccola là... Archiloco, frr. 21-22 West Eccola là che si staglia a forma di schiena d’asino, l’isola coronata da una «selva selvaggia». Non è, certamente, bella; né sembra desiderabile abitarla, e neppure è piacevole come la terra lambita dalle fluide correnti del Siri. Recitato 3 Saffo, fr. 16 Voigt, vv. 1-20 La solita umana, troppo umana, domanda. Qual è la cosa più bella sulla terra nera? Chi dice una schiera di cavalieri, chi di fanti, chi di navi: io la cosa amata. È molto facile farlo capire a chiunque: la donna più bella del mondo, Elena, ha lasciato il migliore dei mariti (ha perso la testa, si diceva di lei) e se n’è andata a Ilio per mare, e non si è ricordata né della figlia né dei genitori. A condurla via è stata (Afrodite). ... ... Quanto a me, è ancora (Afrodite) a ricordarmi Anattoria che non è qui. Come vorrei vedere lei che, seducente, incede con la solita grazia e vedere la luce che brilla negli occhi del suo splendido viso piuttosto che una parata di carri Lidi e di fanti in lucide armi, ordinati, come sempre. Le stelle, attorno alla bella luna Saffo, fr. 34 Voigt, vv. 1-4 Le stelle, attorno alla bella luna, voltano il luminoso viso per nasconderlo ogni volta che lei, piena, più che mai riluce <su tutta> la terra. Recitato 4 Saffo, fr. 55 Voigt Verrà la morte, ma non avrà i tuoi occhi. Perfettamente immobile, da morta tu giacerai, né di te resterà memoria alcuna. Perché non ti si vede, ora, cogliere le rose di Pieria. Così tu, non vista ed oscura, proprio a casa di Ade, l’oscuro, vagherai fra pallide ombre, del tutto svanita, anche di mente. Giovanni Guaccero è nato a Roma nel 1966, dove ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di Santa Cecilia e dove continua a svolgere la sua attività. Come compositore opera nei settori della musica colta contemporanea e della popular music, avendo collaborato in progetti con artisti come Enzo Siciliano, Ennio Morricone, Giovanna Marini, Rosalia De Souza, Gabriele Coen, etc. Oltre a Nuova Consonanza, di cui è stato segretario negli anni 2005-06, ha collaborato con varie realtà “storiche” romane come il Folkstudio, il Coro Aureliano, la Scuola Popolare di Musica di Testaccio (dove insegna dal 2000). Ha scritto numerose composizioni (da camera, corali, per orchestra, teatro musicale e canzoni), eseguite in varie rassegne in Italia e all’estero da diversi gruppi (Ex Novo Ensemble, Gruppo Musica D’Oggi, Orchestra Sinfonica Abruzzese, Ensemble Vocale de Poche...), incise in progetti discografici e pubblicate da editori indipendenti (Semar, Pontevecchio, Domani Musica). Ha composto musiche su testi di vari scrittori tra cui Pier Paolo Pasolini, Dacia Maraini, Elio Pecora, Giorgio Somalvico. Ha fatto parte del gruppo AleaNova diretto da Alessandro Sbordoni e ha fondato il gruppo Alquìmia, con cui ha sviluppato un linguaggio al confine tra improvvisazione e prassi compositive sia di ambito “colto” che pop. Attivo anche in ambito musicologico attraverso la pubblicazione di saggi (Musica/Realtà, Musica Domani, ecc.) e interventi a convegni, insegna dal 2007 “Elementi di composizione per Didattica” presso il Conservatorio “Francesco Cilea” di Reggio Calabria. Sandra Del Maro, attrice e cantante diplomata presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, ha lavorato in teatro fra gli altri con Roberto Guicciardini, Andrea Camilleri, Luciano Damiani, Micha Van Hoeke, Mario Ferrero, Bruno de’ Franceschi, Paolo Pierazzini, Marco Andriolo, Cristina Pezzoli. Da anni è attiva in ambiti dove poesia e musica sono territori contigui ed ancora nell’ambito più particolare del teatro musicale. In veste di cantanteattrice ha preso parte a diversi festival italiani collaborando con diversi compositori, musicisti, ensemble e gruppi d’improvvisazione. Andrea D’Amelio si è diplomato in canto presso il Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze; successivamente ha proseguito i suoi studi sotto la guida di Pietro Masi. Vincitore di alcuni concorsi nazionali ed internazionali, ha collaborato con istituzioni musicali quali l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Marrucino di Chieti, il Teatro Rossini di Lugo di Romagna, l’Orchestra Baden-Baden Philharmonic, esibendosi principalmente in ruoli d’Opera della tradizione italiana. Dal 2005 lavora nel Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Nelle passate stagioni sinfoniche e da camera è stato diretto come solista da Antonio Pappano nella Petite Messe Solennelle di G. Rossini, da Wayne Marschall nel Porgy and Bess di G. Gerschwin, da Filippo Maria Bressan in Der Rose Pilgrfahr di R. Schumann, da Vladimir Askenazij nella Fantasia corale di L. van Beethoven, da Vladimir Jurowski in Gianni Schicchi di G. Puccini, da Christian Zacharias nel Te Deum di A. Bruckner, da Ciro Visco in Ein Deutsches Requiem di J. Brahms, da Fabio Biondi nella Messa dell’Incoronazione di W.A. Mozart e da Tonino Battista nel Miserere di Arvo Pärt. Luca De Marchis, nato a Roma nel 1981, ha conseguito la laurea in flauto traverso presso il Conservatorio S. Cecilia in Roma. Ha frequentato il corso di perfezionamento triennale in flauto presso l’Accademia Severino Gazzelloni di Roma con il maestro Carlo Tamponi, primo flauto solista dell’Orchestra Sinfonica Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ha collaborato, in qualità di flautista e ottavinista, con la World Youth Orchestra diretta da Damiano Giuranna per la Tournèe Mediterranea Turchia-Germania-Slovenia (2007-2008). Ha conseguito il diploma di professore d’orchestra, ruolo Primo flauto, presso l’Ente Lirico Sperimentale «Adriano Belli» di Spoleto. Ricopre il ruolo di flauto, ottavino e flauto in sol presso l’orchestra del Teatro Lirico Sperimentale «Adriano Belli» di Spoleto. Ha eseguito ed inciso musiche di Ennio Morricone e Bruno Zambrini. Ha conseguito il primo premio al IV Concorso internazionale di musica da camera per fiati «Bonaventura Barattelli», Taverna Ducale - Popoli. Silvia Lanzillotta si è diplomata in pianoforte sotto la guida di Gilda Buttà presso il Conservatorio «Licinio Refice» di Frosinone. Ha conseguito la laurea biennale specialistica in pianoforte solista discutendo una tesi sull’opera di Claude Debussy, ed ha successivamente pubblicato il saggio Verso la musica pura. L’estetica musicale di Claude Debussy, Tivoli, Edizioni TORED, 2010. Ha preso parte a varie rassegne musicali con l’Associazione «Roma Sinfonietta». Come componente dell’Ensemble Musica d’Oggi ha partecipato ai concerti tenuti presso l’Università di Roma “Tor Vergata” e l’Università della Calabria. Ha seguito corsi di perfezionamento e interpretazione musicale tenuti da Velia de Vita, Maura Pansini, Maria Teresa Carunchio e Antonella Salpietro, e continua a collaborare con le Edizioni TORED per la realizzazione di ricerche di storia ed estetica musicale. Rivolge la propria attenzione anche a problematiche inerenti alla didattica musicale. Nicola Raffone, percussionista e batterista, ha sviluppato la propria attività musicale in molteplici direzioni: dal blues al jazz, dall’improvvisazione al teatro musicale contemporaneo, dall’elaborazione di linguaggi popolari alla composizione ed esecuzione di musica per messe in scena teatrali, spettacoli di danza e installazioni di artisti visivi. Ha partecipato ad importanti rassegne internazionali (Festival d’Automne di Parigi, Maggio Musicale Fiorentino, Biennale di Monaco) e a diverse registrazioni discografiche. Insegna presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio a Roma.