Economia Politica e
Istituzioni Economiche
Barbara Pancino
Lezione 14
Il tasso naturale di disoccupazione e la curva di
Phillips
La curva di Phillips
L'economista neozelandese Alban William Phillips (1914 – 1975),
nel suo contributo del 1958 The relationship between
unemployment and the rate of change of money wages in the UK
1861-1957 (La relazione tra disoccupazione e il tasso di variazione
dei salari monetari nel Regno Unito 1861-1957), pubblicato su
Economica, rivista edita dalla London School of Economics,
osservò una relazione inversa tra le variazioni dei salari monetari
e il livello di disoccupazione nell'economia britannica nel periodo
preso in esame.
Inflazione e disoccupazione negli USA,
1900-1960
“La società può permettersi un saggio di inflazione
meno elevato o addirittura nullo, purché sia
disposta a pagarne il prezzo in termini di
disoccupazione” (Robert Solow).
Analoghe relazioni vennero presto osservate in altri paesi e, nel
1960, Paul Samuelson e Robert Solow, a partire dal lavoro di
Phillips, proposero un'esplicita relazione tra inflazione e
disoccupazione: allorché l'inflazione era elevata, la disoccupazione
era modesta, e viceversa.
La curva di Phillips
Negli anni immediatamente successivi al contributo del 1958 di
Phillips, diversi economisti nei Paesi maggiormente
industrializzati furono convinti del fatto che i risultati di Phillips
indicassero una relazione stabile, permanente, tra inflazione e
disoccupazione.
Un'implicazione di questa conclusione per la politica economica
sarebbe stata che i governi avrebbero potuto controllare
inflazione e disoccupazione dovendo semplicemente risolvere un
problema di trade-off tra i due obiettivi della politica economica,
scegliendo un punto sulla curva di Phillips dove posizionare il
sistema economico.
Stagflazione
Tuttavia nel 1970, molti Paesi sperimentarono elevati livelli di
inflazione e disoccupazione, fenomeni noti con il termine di
stagflazione.
Le teorie basate sulla curva di Phillips non erano quindi in grado
di giustificare tale osservazione, e la curva di Phillips divenne
oggetto di attacchi da parte di un gruppo di economisti,
capeggiato da Milton Friedman, secondo i quali l'evidente
fallimento delle politiche basate sulla curva richiedesse il ritorno a
politiche economiche non interventiste, di libero mercato.
Di conseguenza, l'idea che sussistesse una relazione semplice,
prevedibile e persistente tra inflazione e disoccupazione fu
abbandonata da gran parte dei macroeconomisti.
Fallimento della curva di Phillips?
Alcuni studiosi credono che la ragione principale che ha causato il
fallimento della curva di Phillips sia la sua origine statistica basata
su dati solo britannici.
Altri, invece, dimostrano come il fallimento della curva di Phillips
valga sempre e comunque, proprio secondo l'indagine empirica e
generale base della scienza economica.
La curva di Phillips, NAIRU e le
aspettative razionali
Nuove teorie quali quella sulle aspettative razionali (NAIRU) (nonaccelerating inflation rate of unemployment) sono nate per cercare di
spiegare la stagflazione. In particolare la NAIRU, detta anche teoria
del livello naturale di disoccupazione, distingue tra curve di Phillips
di breve o di lungo periodo.
Curve di Phillips di breve o di lungo periodo
La curva PC (Philips curve) nel breve periodo sembra come una normale
curva PC, ma traslata in quanto nel lungo periodo le aspettative
cambiano (come nel diagramma). Nel lungo periodo, solo un costante
tasso di disoccupazione (il Nairu, tasso naturale di disoccupazione) è
collegato ad un tasso di inflazione stabile. La curva di Phillips nel lungo
periodo è così verticale, così non c'è alcun trade-off (costo-opportunità)
tra inflazione e disoccupazione.
Nel diagramma, la Curva di Phillips di lungo periodo è la linea rossa
verticale. La teoria del NAIRU dice che il tasso di disoccupazione è
situato al di sotto di questa linea, in quanto dopo il cambiamento A, le
aspettative di inflazione aumenteranno. Questo sposterà la Curva di
Phillips del breve periodo in alto, come indicato dalla freccia indicata con
B. Questo creerà un peggiore trade-off tra disoccupazione ed inflazione.
In questo modo ci sarà una maggiore inflazione ad ogni livello del tasso
di disoccupazione rispetto a prima. Così, spostandoci al problema delle
"accelerazioni di inflazione" endogene, la teoria spiega la stagflazione.
NAIRU e aspettative razionali
Il nome "NAIRU" (tasso naturale di disoccupazione) nasce dal fatto che
con una disoccupazione effettiva al di sotto di esso, l'inflazione accelera,
con una disoccupazione al di sopra di esso decelera. Con il tasso attuale
di disoccupazione pari al NAIRU l'inflazione è stabile, non accelera e non
decelera.
La teoria delle aspettative razionali dice che le aspettative dell'inflazione
sono uguali a ciò che effettivamente succede, con alcuni minori errori
temporali. Ciò suggerisce che il breve periodo è così breve da essere
inesistente: ogni sforzo di ridurre la disoccupazione al di sotto del
NAIRU, ad esempio, causerebbe immediatamente un aumento
dell'inflazione attesa ed implicherebbe un fallimento della politica. La
disoccupazione non devierebbe mai dal NAIRU salvo errori casuali e
transitori nella formazione delle aspettative sul tasso di inflazione futuro.
In questa prospettiva, ogni deviazione dall'attuale tasso di disoccupazione
dal NAIRU era una illusione.
NAIRU e aspettative razionali
In ogni caso nel 1990 negli USA divenne sempre più chiaro che il NAIRU
non ha un unico equilibrio e che può cambiare in differenti modi. Nei
tardi anni '90 il tasso naturale di disoccupazione scese al disotto del 4%
della forza lavoro, molto al di sotto di ogni stima del NAIRU. Ma
l'inflazione rimase moderata invece che accelerare. Così come la curva
di Phillips, anche il NAIRU divenne argomento di dibattito.
Successivamente, il concetto di aspettative razionali divenne un
argomento di cui dubitare quando fu chiaro che la più importante
assunzione su cui si basava il modello era che ci fosse un singolo (unico)
equilibro nell'economia, oltre il tempo ed indipendente da condizioni
della domanda. L'esperienza degli anni '90 suggerisce che questa
assunzione non può essere suffragata.
Dall’osservazione empirica alla teoria
La curva di Phillips iniziò come osservazione empirica in cerca di una
spiegazione teorica. Ci sono diverse importanti spiegazioni per questa
regolarità nel breve periodo della curva di Phillips.
Per Milton Friedman c'è una correlazione di breve termine tra shock
inflativi e occupazione. Quando una sorpresa inflazionistica si verifica, i
lavoratori sono spinti ad accettare comunque una paga più bassa perché
non si rendono conto immediatamente della perdita di potere d'acquisto
dei salari (quindi della caduta del salario reale). Le aziende li assumono
perché ritengono che l'inflazione permette maggiori profitti a parità di
salario nominale.
Abbiamo così un movimento lungo la curva di Phillips come nel
cambiamento "A". A un certo punto, i lavoratori si accorgono che i salari
reali sono scesi, per cui spingono per salari più alti. Questo causa uno
spostamento della curva di Phillips verso l'alto e verso destra, come nel
cambiamento "B".
Dall’osservazione empirica alla teoria
Alcuni economisti confutano questa teoria perché implica che i
lavoratori soffrano di illusione monetaria. Una delle caratteristiche della
moderna economia industriale è comunque quella che i lavoratori non
incontrano i datori di lavoro in un mercato perfetto di concorrenza
perfetta, ma operano in una complessa combinazione di mercati
imperfetti, con presenza di sindacati, e altre istituzioni. In molti casi,
possono mancare di forza di negoziazione per "agire" in base alle loro
aspettative, indipendentemente da quanto siano razionali, dalle loro
percezioni, da quanto siano liberi da illusioni monetarie.
Non è l'alto livello di inflazione che causa la bassa disoccupazione (come
nella teoria di Milton Friedman) né vice-versa. Il basso livello di
disoccupazione incrementa il potere negoziale dei lavoratori,
permettendogli di spingere per maggiori salari nominali. Per proteggere i
profitti, i datori di lavoro alzano i prezzi, per cui la bassa disoccupazione
causa inflazione.
Curva di Phillips in Italia
Anni Cinquanta: la curva di Phillips è pressoché piatta.
Anni Sessanta: la curva di Phillips ha una pendenza
negativa, sia nella fase di aumento dell’inflazione
(1960-1963) sia nella fase di diminuzione (1964-1969)
Anni Settanta: la curva di Phillips è verticale o addirittura
inclinata positivamente: sono gli anni delle contrattazioni
sindacali più accese, da un lato, e di maggiore inflazione,
dall’altro
Anni Ottanta: la curva di Phillips è di nuovo inclinata
negativamente, in corrispondenza della graduale
disinflazione dell’economia
Anni Novanta: la curva di Phillips è nuovamente piatta; la
disinflazione è stata raggiunta ma il tasso di
disoccupazione ha continuato ad aumentare
Chi ha ragione?
• 
Friedman e Phelps: in teoria, non c’è correlazione tra
inflazione e disoccupazione nel lungo periodo
• 
Phillips, Samuelson e Solow: i dati parlano e indicano che
c’è correlazione tra inflazione e disoccupazione
Friedman e Phelps tentano una sintesi: riconciliazione tra
macroeconomia classica (neutralità della moneta, con effetti
solo sull’inflazione) ed evidenza empirica
14
Il ruolo delle aspettative d’inflazione (inflazione
attesa)
L’inflazione attesa è la variabile che determina la posizione
dell’offerta aggregata di breve periodo (più alta l’inflazione attesa,
più alti prezzi e salari)
Nel breve periodo, l’inflazione attesa è un dato. Quindi, variazioni
della quantità di moneta spostano la domanda aggregata lungo la
curva di offerta aggregata di breve periodo.
La banca centrale può creare inflazione inattesa solo nel breve
periodo, non nel lungo.
15
Spostamenti della curva di Phillips
π
Curva di Phillips
di lungo periodo
B
C
Curva di Phillips di breve con
alta inflazione
A
0
Curva di Phillips di breve con
bassa inflazione
Tasso naturale di
disoccupazione
Tasso di
disoccupazione
16
In formule
Tasso disoccupazione = tasso nat. disoccupazione −
a(inflazione effettiva − inflazione attesa )
Il parametro a dipende dall’inclinazione della curva di offerta
aggregata di breve periodo
La differenza nella parentesi è nulla nel lungo periodo
L’evidenza empirica
La realtà dell’economia degli anni ‘70 e i conseguenti atti di
politica economica hanno permesso di verificare la validità
dell’obiezione di Friedman e Phelps alla curva di Phillips (che, dai
dati degli anni ‘60, sembrava molto attendibile)
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Curva di Phillips negli
anni ‘60 negli USA
Tasso di inflazione
10
8
6
1968
1967 1966
4
1965
1962
1961
1964
1963
2
0
1
2
3 4 5 6 7 8 9
Tasso di disoccupazione
10
18
La rottura della relazione si ha verso
l’inizio degli anni ‘70, con politica
fiscale – spesa pubblica per la guerra
Vietnam – e con la crescita moneta
per tenere bassi i tassi di interesse
Tasso di inflazione
10
8
6
1973
1971
1969
1970
1968
1972
1967 1966
4
2
00
1962
1965
1961
1964
1963
1
2
3
4
5
6
7
8
9 10
Tasso di disoccupazione
19
Uno shock all’offerta aggregata: il caso del petrolio
Nel 1974 inizia ad operare l’OPEC, cartello dei paesi produttori di
petrolio.
La curva di offerta di breve periodo, in presenza di uno shock dei
prezzi degli input, si sposta a sinistra (minore produzione a parità di
prezzo o maggiori prezzi a parità di produzione).
Ciò determina disoccupazione e inflazione, spostando la curva di
Phillips di breve periodo.
20
Uno shock all’offerta aggregata: il caso del petrolio
(a) Il modello AS-AD
(b) La curva di
Phillips
P
π
AS2
P2
AS1
B
1. Uno shock
negativo sulla
offerta
aggregata…
B
A
P1
4. …il trade-off peggiora.
A
PC2
AD
0
Y2
3. …aumenta i
prezzi…
Y1
PIL
2. …riduce la
produzione…
0
PC1
Tasso di
disoccupazione
21
Gli effetti, sino all’inizio degli anni ‘80, dati USA
10
1974
Inflazione
8
6
1979
1978
1977
1973
4
19801981 1975
1976
1972
2
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9 10
Tasso di disoccupazione
22
Il costo della riduzione dell’inflazione
All’inizio degli anni ‘80 l’obiettivo principale in gran parte delle
economie diventa la riduzione dell’inflazione
Per ridurre l’inflazione, le banche centrali devono contrarre
l’offerta di moneta; di conseguenza:
• 
la domanda aggregata si contrae
• 
la produzione di merci e servizi diminuisce
• 
la disoccupazione cresce
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Spostamenti della curva di Phillips
Curva di Phillips di lungo periodo
Inflazione
A
curva di Phillips di breve
con alta inflazione attesa
C
B
curva di phillips di breve
con bassa inflazione attesa
0
Tasso naturale di
disoccupazione
Disoccupazione
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Spostamenti della curva di Phillips
Muovendosi sulla curva di Phillips, nel breve periodo la disinflazione
provoca forte disoccupazione.
Stime “à la Phillips” del periodo in questione indicavano in 5
punti di PIL il sacrificio necessario per ridurre l’inflazione di un
punto.
Dal 10% al 4% (obiettivo di inflazione) avrebbe voluto dire, 30% di
riduzione del PIL . . .
Oppure in 5 anni, 6% anno al di sotto della tendenza naturale; in 10
anni 3 % . . .
Comunque effetti difficili da sopportare.
La teoria in soccorso della pratica: le aspettative razionali
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Aspettative razionali
La teoria delle aspettative razionali postula che gli individui
utilizzino in modo ottimale, per le loro decisioni, tutte le
informazioni di cui dispongono, incluse quelle sulle politiche
perseguite dal governo.
La teoria suggerisce che il sacrificio possa essere più piccolo di
quello stimato.
(La teoria è dovuta a Robert Lucas, Thomas Sargent, Robert
Barro, ... e altri)
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Aspettative razionali
Per i teorici delle aspettative razionali, è l’inflazione attesa a
determinare il funzionamento della curva di Phillips e il ritorno
all’equilibrio di lungo periodo dipende dalla velocità con cui gli
attori dell’economia percepiscono l’inflazione effettiva.
Per la teoria delle aspettative razionali, nota la politica perseguita
dal governo, l’adattamento alle aspettative è istantaneo. Quindi le
stime sulla misura del “sacrificio” sono inaffidabili.
Importanza di politiche di annuncio credibili.
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