NOTA TECNICA VALORT POMODORO - Copia

ASSOCIAZIONE REGIONALE
GRUPPI COLTIVATORI
SVILUPPO del PIEMONTE
Supplemento a Coldiretti Informa n.18 del
07/06/2012
Dir. Amm. B. Rivarossa - Dir. Resp. M. Pellegrino - Poste Italiane - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)1
art. 1, comma 2, DCB/CN Filiale di Cuneo Stampa in proprio Editore Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Cuneo
FEASR
Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale:
L’Europa investe nelle zone rurali
Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 – Misura 111.1
Sottoazione B) Informazione in campo agricolo
Le seguenti indicazioni tecniche fanno riferimento a quanto previsto dai regolamenti CE sull’agricoltura
biologica 834/2007 (obiettivi, principi e norme generali) e 889/2008 (norme tecniche di applicazione) e
successive integrazioni e modifiche.
Bollettino Orticolo BIO n. 5 – 2012
POMODORO DA MENSA
(Solanum lycopersicum)
Valorizzare la qualità dell'orticoltura transfrontaliera sotto il profilo della sicurezza alimentare partendo da
un'attività di ricerca applicata per la diffusione di metodi di coltivazione biologici ecosostenibili: è questo l’obiettivo di
un’azione pilota che ha visto la collaborazione di un gruppo di lavoro italo-francese nel biennio 2010-2011. Il progetto
Valort è cofinanziato attraverso il programma di cooperazione Alcotra Italia-Francia 2007/2013.
Il progetto, coordinato dalla Camera di commercio di Cuneo nel ruolo di capofila, coinvolge i territori della provincia
di Cuneo ed i dipartimenti delle Alpi Marittime e Vaucluse e consiste in un progetto di innovazione per portare
l'orticoltura a livelli di eccellenza.
Si intende mettere in atto un processo di innovazione che inizi dalla ricerca di base, svolta dai dipartimenti
Agroinnova e Divapra dell’Università degli Studi di Torino, dalla ricerca applicata, svolta dal CReSO presso il Centro
sperimentale di Boves, fino al trasferimento dei risultati alle aziende orticole assicurato dai tecnici di Coldiretti
Cuneo.
Sul versante francese, la filiera di ricerca ha coinvolto l'Inra Centre Paca (Ente nazionale per la Ricerca in
Agricoltura), l’APREL (Association Provençale de Recherches et Expérimentations Légumières) e la Chambre
d’Agriculture des Alpes-Maritimes.
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ASPORTI KG/Q PRODOTTO UTILE
CONCIMAZIONE
Gli apporti di elementi fertilizzanti devono essere
attentamente valutati con il tecnico, in base alla
fertilità, alla dotazione del terreno, alle esigenze
della varietà e del tipo di coltura. In termini
generali, la concimazione deve essere basata
sul criterio della restituzione ovvero occorre
apportare gli elementi nutritivi che vengono
asportati dal campo raccogliendo il prodotto
agrario utile.
Valori degli asporti di N, P2O5, K2O indicati nelle
Norme Tecniche Produzione Integrata –
Regione Piemonte
N
P2O5
K2O
CaO
MgO
0.3
0.1
0.4
0.4
0.07
disponibile nelle prime fasi del trapianto. Un
secondo picco di utilizzo di questo elemento
fertilizzante si ha in fase di inizio raccolta
quando incomincia la fase di maturazione del
seme. Gli apporti di fosforo alla coltura,
considerata la scarsa mobilità dell’elemento
minerale nel suolo, possono essere effettuati
tutti in fase di pre trapianto.
ESIGENZE E ADATTAMENTO AMBIENTALE
Il pomodoro da mensa predilige terreni sciolti e
ben drenati; le piante sono caratterizzate da un
diffuso apparato radicale in grado di esplorare
una significativa area di terreno. Anche in
questo caso le piante trovano ambienti ideali di
crescita in suoli ricchi in Sostanza Organica; i
valori di S.O. nel suolo devono attestarsi su
livelli medio elevati e, per raggiungere questo
obiettivo, è necessario integrare la dotazione dei
suoli mediante apporti di letame e/o fertilizzanti
organici effettuati sulla coltura in largo anticipo
rispetto
al
periodo
di
trapianto.
Per quanto attiene ai valori di pH il pomodoro da
mensa predilige terreni con reazione neutro –
sub acida (pH compreso tra 6 – 6,5) anche se si
adatta a coltivazioni in ambiente relativamente
acido con valori compresi tra 5.5 e 7,5;
operando su suoli tendenzialmente acidi e
necessario porre particolare attenzione al Calcio
per non favorire squilibri nella bacca in fase di
raccolta. Lo sviluppo vegetativo del pomodoro è
particolarmente rapido; appena superata la crisi
di trapianto le piante iniziano a emettere radici
(femminelle), a partire dall’ascella delle foglie,
che vanno periodicamente asportate ed a
sviluppare dei grappoli fiorali lungo l’intero asse
della pianta.
Potassio (K): favorisce lo sviluppo della pianta,
la sintesi di zuccheri proteine e grassi, il
contenuto in zuccheri nei frutti e la qualità della
bacca (spessore polpa, colore). I fabbisogni in
potassio si incrementano significativamente in
fioritura per poi mantenersi stabili durante tutta
la fase di raccolta. Pertanto circa il 50% del
fabbisogno in potassio deve essere distribuito
alla pianta in fase di copertura. Importante
tenere in considerazione, nei piani di
concimazione, l’antagonismo con il magnesio
che, se presente ad alte concentrazioni nel
suolo, viene assorbito in grande quantità a
discapito del potassio.
Magnesio (Mg): le esigenze della pianta in
magnesio coincidono con la fase di fioritura –
ingrossamento. Una buona dotazione di questo
elemento favorisce una marcata ed omogenea
colorazione della bacca. Il magnesio può essere
somministrato in parte al suolo in fase di pre
trapianto
ed
in
parte
distribuito,
per
fertirrigazione durante l’intero ciclo produttivo.
Per quanto attiene agli aspetti di concimazione
si riportano le seguenti indicazioni di massima:
Azoto (N): è l’elemento da trattare con maggior
attenzione; una elevata dotazione in fase di post
trapianto può determinare un eccessivo sviluppo
della vegetazione con cascola dei fiori oltre a
sottoporre la pianta a maggiori attacchi da parte
dei patogeni tellurici e dei fitofagi. Si consigliano
pertanto apporti frazionati di azoto con
somministrazioni che si prolungano dalla fase di
inizio fioritura sino alla fase di raccolta.
Calcio (Ca): il calcio deve essere disponibile
alla pianta durante l’intera fase vegetativa. In
allegagione una carenza di calcio, anche
temporanea, può determinare una minor
divisione delle cellule con conseguente perdita
di consistenza e tenuta del frutto. In fase
vegetativa una buona dotazione dei suoli in
calcio favorisce un armonico sviluppo della
vegetazione e della bacca in quanto l’elemento
viene assorbito dalla pianta e traslocato negli
organi in crescita (bacche e apici vegetativi). In
fase di pre raccolta – maturazione carenze di
calcio possono determinare problemi di
marciume apicale dei frutti in quanto la pianta,
per sopperire alle temporanee carenze di Ca,
utilizza
l’elemento
immagazzinato
precedentemente nella bacca andando ad
indebolire i tessuti del frutto nella zona apicale
con conseguente sviluppo di marciumi. Pertanto
Fosforo (P): influisce positivamente sulla
radicazione delle piante, sulla precocità e
contemporaneità della maturazione e sulle
caratteristiche dei frutti. Il maggior fabbisogno di
Fosforo si ha in fase iniziale del ciclo colturale e,
pertanto, è necessario che questo elemento sia
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fabbisogni idrici delle piante sono elevati e
devono essere costanti; l’apporto di acqua alla
pianta deve essere effettuato mediante
manichette forate disposte lungo le file. Carenze
anche temporanee di acqua alla vegetazione
possono determinare una riduzione della
crescita, un rallentamento nell’assorbimento del
calcio, alterazioni delle fioriture e minor resa.
Eccessi di acqua al suolo, per contro,
determinano ritardi nella fioritura e moria
dell’apparato radicale. E’ inoltre necessario
porre particolare attenzione al valore del pH
dell’acqua di irrigazione; qualora il pH dell’acqua
di irrigazione fosse elevato è necessario
procedere all’acidificazione portando il valore
della soluzione su livelli di pH compresi tra 5 e 6.
oltre ad un apporto al suolo di Ca sotto forma di
Ossido in fase di pre trapianto si consigliano,
visto anche la forte mobilità dell’elemento nella
pianta, trattamenti fogliari periodici, effettuati in
particolare sui fiori in formulati contenenti ossido
di Calcio (CaO). Importante, nei piani di
concimazione
tenere
in
considerazione
l’antagonismo
tra
il
Mg
ed
il
Ca.
La coltivazione del pomodoro da mensa
avviene, prevalentemente, in ambiente protetto;
la tecnica di coltivazione in tunnel/serra
favorisce l’allegagione dei frutti, migliora
conseguentemente i livelli di produttività delle
piante
e
determina
un
significativo
miglioramento della qualità della bacca (colore,
lucentezza, spessore della polpa). E’ necessario
tuttavia rammentare come la coltura presenti
alcune esigenze termiche; il pomodoro ben si
adatta a climi temperati – caldi con valori ottimali
delle temperature comprese tra 18 e 27°C.
Temperature inferiori ai 10°C condizionano
negativamente
l’induzione
a
fiore.
Parallelamente valori di T° all’interno dei tunnel
superiori ai 35°C in presenza di bassi livelli di
umidità relativa possono determinare aborto dei
fiori. L’impollinazione viene inoltre fortemente
ridotta in situazione di clima asciutto. Pertanto,
in fase di allevamento, è necessario monitorare
le temperature all’interno dei tunnel al fine di
mantenere valori termici inferiori ai valori
massimi per favorire una costante allegazione
delle bacche.
MALATTIE PRINCIPALI
ALTERAZIONI DELLA RADICE
Colletotrichum coccodes
Descrizione: questo patogeno è in grado di
sopravvivere facilmente sui residui colturali
mediante gli sclerozi che possono mantenersi
vitali nel terreno per periodi non inferiori agli 8
anni. Le rotazioni colturali sono da considerare
difficilmente efficaci considerando un’ampia
gamma di ospiti di C. coccodes che includono,
oltre al pomodoro, diverse specie orticole
(peperone, patata, melanzana, lattuga, alcune
cucurbitacee e brassicacee) ed erbe infestanti
(amarantacee, chenopodiacee, convolvulacee,
crucifere, malvacee, graminacee). Inoltre, è
stato dimostrato che nel caso del pomodoro, C.
coccodes può essere trasmesso anche
mediante seme contaminato sia esternamente
che a livello embrionale.
Per mantenere sui livelli ottimali le temperature
all’interno delle serre/tunnel, si consiglia di:
•
Effettuare tunnel di lunghezza non superiore
ai 60 metri al fine di favorire il ricircolo di aria
all’interno
•
Adottare razionali sesti di impianto al fine di
favorire la ventilazione dell’impianto
•
Rialzare, nella fase centrale estiva, i teli di
protezione lungo le pareti al fine di favorire il
ricambio
dell’aria
all’interno
della
serra/tunnel
•
Imbiancare i teli con prodotti specifici a
partire dalla fase di fioritura al fine di ridurre
le temperature diurne nell’ambiente di
coltivazione.
Sintomi: interessano le porzioni corticali dei
tessuti radicali che risultano di consistenza
molle; presentando abbondanti piccole aree di
colore nero, corrispondenti alla presenza di
microsclerozi del patogeno, mentre i sintomi a
livello fogliare sono difficilmente riconducibili agli
attacchi del patogeno in quanto consistono
prevalentemente in clorosi fogliari. Le piante
colpite raramente sono interessate dalla morte,
tuttavia, è emerso un generale effetto negativo
sulla produzione delle piante che quando
gravemente colpite (60 – 80% di apparato
radicale alterato), risultano bloccate nello
sviluppo
e
arrestano
precocemente
la
produzione.
Le piante del pomodoro sono particolarmente
esigenti per quanto attiene al fattore luce.
Situazioni di ridotta luminosità (meno di 6
ore/giorno di radiazione diretta) non consentono
l’inizio della fase di fioritura. Con insolazione
eccessiva si possono, per contro, evidenziare
problemi di colorazione anomala del colletto
delle bacche e/o scottature diffuse. Una corretta
gestione dell’irrigazione è essenziale per
assicurare il buon risultato alla coltura. I
LOTTA
Interventi agronomici: utilizzare materiale di
propagazione sano; utilizzare piante innestate
su portainnesti resistenti; contenere le
concimazioni azotate; adottare una adeguata
rotazione colturale; allontanare dal campo ed
eliminare i residui colturali. Nel caso del
pomodoro, l’impiego di sfarinati e pellet di farine
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MAL BIANCO
Leveillula taurica Oidium neolycopersicum
disoleate di Brassica carinata ha fornito un
discreto effetto di riduzione della diffusione degli
attacchi radicali causati da C. coccodes.
TRACHEOMICOSI
Fusariumoxysporum f. sp. Lycopersici e
Verticillium dahliae
Descrizione: questi agenti di mal bianco
possono colpire diverse specie della famiglia
delle Solanacee. Leveillula taurica è più
frequente nelle coltivazioni del pomodoro nelle
aree del Sud e delle isole. Lo sviluppo della
malattia è favorito da temperature calde (20 –
24°C) associate ad una elevata umidità relativa
(50 – 70%). L. taurica si differenzia da O.
neolycopersicum in quanto penetra nel mesofillo
fogliare inferiore delle foglie. Si diffondono
mediante il vento.
Descrizione: Verticillium dahliae è un parassita
polifago e ubiquitario. E’ in grado di sopravvivere
per lunghi periodi nel terreno come saprofita con
i propri micosclerozi o come parassita di piante
infestanti, anche in assenza di colture suscettibili
(pomodoro, peperone, melanzana, lattuga…).
Le temperature ottimali per lo sviluppo di V.
dahliae sono prossime ai 20 – 23 °C e pertanto
esso è particolarmente aggressivo nelle
coltivazioni
autunnali
e
primaverili.
La
tracheofusariosi del pomodoro, causata da
Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici può
essere molto grave nei periodi in cui la
temperatura dell’aria è compresa tra i 26 e i
32°C.
LOTTA
Lotta biologica: è riportata una discreta azione
di
Ampelomyces
quisqualis
(anche
se
prevalentemente riferita ai mal bianchi della
famiglia delle Erisyphaceae). Questo fungo
antagonista parassitizza
le strutture di
resistenza degli agenti di mal bianco. Il fungo
svolge un’azione positiva di contenimento dello
sviluppo del patogeno riducendo il potenziale
d’inoculo
degli
agenti
di
mal
bianco
nell’ambiente di coltivazione. A. quisqualis viene
commercializzato con diverse formulazioni e può
essere impiegato in strategie di lotta integrate
seguendo le indicazioni riportate in etichetta.
Sintomi: le tracheomicosi possono manifestarsi
fin dalle prime fasi di coltivazione causando
clorosi fogliari e sviluppo ridotto, ma tipicamente
si manifestano dopo l’allegagione del primo
palco fiorale con l’ingiallimento e vistosi
fenomeni di avvizzimento che può essere
repentino o graduale. La sintomatologia della
tracheofusariosi del pomodoro può essere
confusa con quella della verticilli osi salvo a
differirne in quanto F. oxysporum f. sp.
lycopersici causa più marcati ed estesi
imbrunimenti vascolari.
ALTERNARIOSI – Alternaria solani
LOTTA
Interventi agronomici: adottare ampie rotazioni
con piante non suscettibili, impiegare varietà
resistenti, utilizzare eventualmente piante
innestate su portainnesti resistenti, adottare
fertilizzazioni equilibrate, estirpare e distruggere
le piante colpite.
Descrizione: l’alternariosi può aggredire diverse
specie della famiglia delle Solanacee; può
colpire le piante di pomodoro ad ogni stadio di
sviluppo ed interessa tutte le parti vegetative
della pianta. Il fungo sopravvive nei residui delle
piante infette nel terreno e nei semi contaminati
(anche per un anno). Condizioni favorevoli alla
diffusione della malattia sono comprese tra i 18
e 25°C associate ad elevata umidità relativa
degli ambienti colturali.
Lotta biologica: è riportata una discreta azione
di alcune specie fungine appartenenti al genere
Trichoderma che devono essere utilizzati a
scopo preventivo.
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Sintomi: compaiono sulle foglie più vecchie
sotto forma di lesioni angolari scure, che con il
procedere della malattia si espandono con la
formazione di tipici anelli concentrici di colore
nero. Le necrosi a carico dei fusti e dei
peduncoli possono assumere la forma di aree
depresse ed allungate di colore marrone. La
piante colpite possono andare incontro ad una
defogliazione precoce.
umidità all’interno dei tunnel, effettuare apporti
irrigui localizzati evitando irrigazioni per
aspersione.
BATTERIOSI
Pseudomonas spp, Xanthomona campestris,
Clavibacter michiganensis
LOTTA
Interventi agronomici: utilizzo di materiale di
propagazione
sano;
adozione
di
una
concimazione equilibrata evitando gli eccessi
azotati; adottare dei corretti sesti di impianto e
favorire l’arieggiamento degli ambienti.
PERONOSPORA
Phytophtora infestans
Descrizione: i batteri penetrano all’interno della
pianta e/o del frutto attraverso sia le aperture
stomatiche (foglie) sia attraverso ferite
epidermiche provocate da abrasioni, punture di
insetti, grandine, ecc.
Pseudomonas syringae: evidenzia un ottimo
termico a temperature attorno ai 20°C associate
ad elevata umidità degli ambienti di coltivazione
in particolare in presenza di un velo di acqua
sulla vegetazione. Se queste situazioni
permangono per circa 24 ore si ha lo sviluppo
del batterio.
Descrizione: questo patogeno trova condizioni
ottimali di sviluppo in clima umido (valori di UR
superiori al 90%) e temperature comprese tra i
10 e i 25°C. L’alternanza tra notti fredde e
giornate calde in presenza di elevata umidità
dell’aria sono particolarmente favorevoli allo
sviluppo del patogeno. L’inoculo del patogeno
subisce una drastica riduzione in presenza di
lunghi periodi di temperatura superiore ai 30°C:
Il fungo si conserva nel terreno sui residui di
vegetazione; si disperde grazie all’azione della
pioggia e del vento e penetra nella pianta
attraverso le aperture stomatiche.
Pseudomonas corrugata: agente del midollo
nero
particolarmente
aggressivo
nelle
coltivazioni serricole in presenza di forte
disponibilità di azoto. Favorita nella diffusione da
situazioni di elevata umidità dell’aria.
Xanthomonas campestris: aggredisce le
piante di norma nella fase centrale estiva con
temperature elevate (ottimo termico 25°C)
associata ad elevata umidità.
Clavibacter michiganensis: si conserva nel
suolo su residui vegetali infetti, sulle strutture
delle serre, sugli attrezzi di lavoro. E’ favorito da
temperature medie (ottimo termico compreso tra
18 e 24 °C) elevata Umidità Relativa (>80% di
UR).
Sintomi: questo patogeno può attaccare il fusto,
le foglie e i frutti delle piante; all’inizio le foglie
colpite si accartocciano e disseccano. Le lesioni
sul fusto e sulle foglie si presentano come
macchie traslucide, grandi, di forma irregolare.
Se le condizioni di umidità sono elevate il fungo
sviluppa il micelio di colore bianco a carico dei
tessuti infettati. Gli attacchi sui frutti consistono
in lesioni di colore verde-marrone. Le bacche
colpite marciscono prima di raggiungere la
maturazione.
Sintomi:
Pseudomonas syringae: la picchiettatura
batterica interessa tutte le parti epigee della
pianta e in particolare i frutti sui quali determina
piccole macchie tondeggianti simili a crosticine.
Le dimensioni delle macchie non superano
generalmente il mm di diametro. Sulle foglie si
osservano aree necrotiche puntiformi e
tondeggianti di circa 1 mm che tendono a
confluire e risultano contornate da un alone
clorotico. Questo batterio causa frequentemente
LOTTA
Interventi agronomici: evitare eccessi di
concimazione azotata, adottare razionali sesti di
impianto, arieggiare la serra, controllare
costantemente le temperature ed i tassi di
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in genere l’elevato lussureggiamento
pianta possono aggravare la malattia.
la caduta precoce delle foglie. Identiche
macchioline di forma allungata e prive di alone
compaiono su steli e peduncoli, provocando
cascola fiorale.
della
LOTTA
Interventi
agronomici:
adozione
di
concimazioni equilibrate evitando eccessi di
azoto, adozione di razionali sesti di impianto,
arieggiamento dell’ambiente di coltivazione,
irrigazione localizzata.
Pseudomonas corrugata: agente del midollo
nero; le piante colpite mostrano uno sviluppo
ridotto e tagliando il fusto si evidenziano
imbrunimenti esterni dei tessuti ed interni. A
volte il fusto si spacca longitudinalmente e si
evidenzia presenza di radici avventizie lungo il
fusto.
Lotta biologica: è riportata una discreta azione
di Bacillus subtilis che deve essere impiegato
preventivamente e può essere applicato sia
singolarmente che all’interno di programmi di
difesa integrata.
Xanthomonas campestris: si manifesta con
tacche brunastre – nere angolose con bordi
ingialliti sulle lamine fogliari delle giovani foglie
e/o sui piccioli e sepali. Sui frutti evidenzia
tacche suberificate medio grandi leggermente
infossate.
FITOFAGI PRINCIPALI
ALEURODIDI Trialeurodes vaporariorum
Clavibacter michiganensis: disseccamento
delle foglie lungo l’asse della pianta, queste
restano attaccate al fusto assumendo una
posizione pendula, tacche biancastre sui fusti
che successivamente necrotizzano al centro,
forte imbrunimento dei vasi, sulle bacche si
osservano macchie biancastre brune al centro.
LOTTA
Interventi agronomici: adozione di ampie
rotazioni colturali (almeno 4 anni), concimazioni
azotate e potassiche equilibrate, eliminazione
della vegetazione infetta, che va comunque
allontanata dalla serra, è sconsigliato irrigare
con acque provenienti da canali o bacini di
raccolta
i
cui
fondali
non
vengano
periodicamente ripuliti da residui organici,
evitare eccessi di umidità all’interno dei tunnel,
favorire l’arieggiamento degli ambienti colturali
anche in giornate piovose, evitare di asportare le
femminelle delle piante con tassi elevati di
umidità nella serra per non favorirla
penetrazione dei batteri attraverso le ferite.
Descrizione: detti
volgarmente “mosche
bianche”, vivono sulla pagina inferiore delle
foglie. Gli adulti si concentrano di norma nella
zona apicale della pianta e, se disturbati,
spiccano brevi voli formando in caso di forti
infestazioni tipiche nuvole. Sono particolarmente
dannosi nei periodi caldi e nelle colture protette.
Causano un danno sia diretto sottraendo linfa
alla pianta sia indiretto imbrattando gli organi
della pianta con melata e trasmettendo virosi.
Sintomi: ingiallimenti fogliari, deperimenti e
disseccamenti vegetativi, produzione di melata e
successivo sviluppo di fumaggini.
MUFFA GRIGIA - Botrytis cinerea
LOTTA
Per impostare correttamente la difesa può
essere utile un monitoraggio con trappole cromo
tattiche gialle.
Lotta biologica: molti sono gli antagonisti degli
aleirodidi,
naturalmente
presenti
e/o
commercializzati dalle biofabbriche. Disponibili
in commercio vi sono predatori, come i miridi
Macrolophus pygmaeus e Encarsia formosa. In
Piemonte, se non disturbato da trattamenti
chimici, il miride predatore Dicyphus errans può
insediarsi nelle coltivazioni. Un altro agente di
lotta è il fungo entomopatogeno Beauveria
bassiana. A contatto con l’insetto, le spore
germinano e, grazie alla produzione di speciali
enzimi, il micelio riesce a penetrare la chitina e a
invadere il corpo portando a morte il fitofago.
Descrizione: il fungo attacca tutte le parti della
pianta penetrando in genere dalle ferite.
Sopravvive nel terreno sui residui colturali; la
disseminazione all’interno degli ambienti di
coltivazione avviene mediante il vento. Le
condizioni favorevoli allo sviluppo si riscontrano
con valori ottimali di temperature compresi tra
17 e 23°C associati ad una elevata umidità
relativa (ottimo 95%). La scarsa ventilazione ed
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NOTTUE
Heliothis armigera - Autographa gamma
concimazione, ove possibile collocare la coltura
in ambienti non polverosi in quanto la polvere
può favorire insediamento e diffusione
dell’acaro, mantenere un buon arieggiamento
degli ambienti colturali. In coltura protetta, nel
periodo estivo, effettuare microirrigazioni per
aspersione per ridurre le temperature e
aumentare l’umidità.
Lotta biologica: contro il tetranichide può
essere utilizzato con successo l’acaro fitoseide
predatore Phytoseiulus persimilis, prodotto e
commercializzato dalle biofabbriche. Un altro
agente di lotta è il fungo entomopatogeno
B.bassiana.
Descrizione: gli adulti, farfalle con colori poco
appariscenti (grigio – marrone), compaiono in
aprile-maggio e possono rimanere attivi fino a
inizio autunno, con massima densità in piena
estate.
TSWV TOMATO SPOTTED WILD VIRUS
Descrizione:
tospovirus
agente
dell’avvizzimento maculato del pomodoro,
trasmesso efficientemente dal tripide F.
occidentalis. Dopo l’inoculazione del virus, i
sintomi sulla pianta si manifestano dopo circa
15-20 giorni. Il virus può essere eventualmente
trasmesso alle piante anche con gli strumenti di
potatura. Il tospovirus è maggiormente
pericoloso in coltura protetta dove le condizioni
ambientali, caratterizzate da temperature più
elevate associate a medio-marcati tassi di
umidità relativa, favoriscono la pullulazione dei
vettori. In particolari situazioni e/o in presenza di
pesanti infestazioni dei tripidi vettori, la virosi
può diventare grave anche in coltivazioni in
pieno campo.
Sintomi: le larve compiono inizialmente piccole
erosioni fogliari, poi divorano ampie porzioni del
lembo e penetrano anche nel fusto e nelle
bacche. I danni maggiori sono causati dalle
gallerie scavate nei frutti dalle larve di seconda
generazione in stagione inoltrata, con perdite di
produzione per cascola nelle bacche mature.
LOTTA
Per impostare correttamente la difesa può
essere utile eseguire un monitoraggio con
trappole con feromoni sessuali.
Lotta biologica: Intervenire alla nascita delle
larve o all’inizio della loro attività trofica con
Bacillus thuringiensis sbsp. kurstaki. Questo
batterio produce tossine altamente specifiche
contenute in un capside proteico che, una volta
liberate nell’apparato digerente dell’insetto, ne
causano la morte per setticemia.
Sintomi: l’infezione su pomodoro è sistemica e
si manifesta con ingiallimento e punteggiature
necrotiche sulle foglie, aree circolari decolorate
e depresse sulle bacche, necrosi sul fusto, che
assume aspetto e consistenza suberosa, in caso
di infezione precoce, si ha nanismo delle piante
e vegetazione affastellata e avvizzita.
RAGNETTO ROSSO – Tetranychus urticae
Descrizione: acaro di piccole dimensioni (0,50,6 mm) dotato di apparato boccale pungentesucchiante. Può svolgere più di 7-8 generazioni
all’anno ed è favorito nello sviluppo da
condizioni di clima secco associato a elevate
temperature (in particolare le condizioni
all’interno del tunnel poco arieggiati e in
presenza di ridotta umidità relativa). In genere si
localizza sulla pagina fogliare inferiore, talora
anche su quella superiore, producendo una
finissima tela sericea.
LOTTA
Poiché non esistono metodi di difesa diretta nei
confronti delle virosi, è necessario adottare,
sotto la guida di un tecnico, alcuni accorgimenti
preventivi, tra cui: utilizzare materiale di
propagazione sano proveniente da vivai
specializzati, evitare, nelle fasi precedenti al
trapianto, di collocare le piante del vivaio in
prossimità di fonti di inoculo (es. piante
ornamentali
come
i
pelargoni).
Se il materiale proviene da zone a rischio di
infezione, bisogna verificare con un tecnico, al
momento del trapianto, l’assenza di sintomi e/o
tripidi sulla vegetazione, effettuare un attento
monitoraggio in campo della presenza del tripide
vettore mediante trappole cromo tattiche. Se la
diagnosi effettuata dal tecnico conferma la
presenza del virus, occorre eliminare le piante
infette e quelle adiacenti avendo cura di porre il
materiale infetto all’interno di un sacco in
plastica prima di allontanarlo dal campo,
Sintomi: con le punture di nutrizione svuota le
cellule del mesofillo e determina piccole
punteggiature decolorate, evidenti sulla pagina
superiore. In caso di forti attacchi, le foglie
assumono colorazione argentea o bronzea e
tendono a disseccare marginalmente.
LOTTA
Interventi agronomici:
evitare eccessi di
7
tendono a necrotizzare, e disseccamenti, su fiori
decolorazioni
e
distorsioni,
su
frutti
suberificazioni
dell’epicarpo,
perdita
di
lucentezza. Bronzature e, a volte, deformazioni.
effettuare una buona pulizia delle infestanti
attorno alle coltivazioni.
ERIOFIDE RUGGINOSO DEL POMODORO
Aculops lycopersici
LOTTA
Per impostare correttamente la difesa può
essere utile eseguire un monitoraggio del volo
degli adulti all’interno dei tunnel mendiante
trappole cromotattiche di colore azurro.
Descrizione: acaro vermiforme di dimensioni
molto piccole (0,1 – 0,2 mm). Si nutre di tutte le
parti verdi della pianta e compie numerose
generazioni all’anno. Predilige un clima caldo
secco (t° di 27°C associata a ridotta umidità
relativa 30% ottimale). Nei mesi invernali
l’eriofide rimane in attività su piante spontanee
nelle zone più calde e soltanto nelle serre nelle
zone fredde. Si diffonde velocemente lungo le
file colonizzando intere piante in poco tempo.
Interventi agronomici: impiego di materiale
vivaistico sano ottenuto presso vivai accreditati.
Lotta biologica: contro i tripidi può essere
utilizzato
l’acaro
predatore
Amblyseius
cucumeris, prodotto e commercializzato dalle
biofabbriche. Un altro agente di lotta è il fungo
entomopatogeno B. bassiana.
Sintomi: in relazione all’organo colpito si
manifestano alterazioni rugginose seguite da
fessurazioni
sul
fusto,
deformazioni,
accartocciamenti marginali verso il basso,
cambiamenti cromatici di colore bronzeo e
filloptosi sulle foglie, comparsa di aree
suberificate e screpolature più o meno estese
sui frutti, colatura e produzione di frutti deformi.
FITOFAGI DI RECENTE INTRODUZIONE
TIGNOLA DEL POMODORO – Tuta absoluta
Descrizione: lepidottero originario del centrosud America. L’adulto è una piccola farfalla
lunga circa 5-7 mm con ali grigiastre frangiate,
con maculature nere. Le femmine depongono
circa 250 uova in genere sulla pagina inferiore
delle foglie. Le larve si sviluppano a carico degli
organi epigei, scavando gallerie in foglie, frutti e
steli; a maturità si impupano al suolo o, più
raramente, nelle mine fogliari. In Piemonte è
stato segnalato a partire dal 2009.
LOTTA
Interventi agronomici: evitare eccessi di
concimazione; mantenere all’interno dei tunnel
un’umidità relativa pari a circa 40-50%,
effettuare, nel periodo estivo, eventuali interventi
di microirrigazione per aspersione per ridurre le
temperature e aumentare l’umidità.
TRIPIDI
Frankliniella occidentalis – Thrips tabaci
Descrizione: Insetti di piccole dimensioni (1-2
mm di lunghezza) in grado di attaccare
numerose piante fra cui il pomodoro, in
particolare in coltura protetta, e di svolgere
numerose generazioni durante l’anno in base
all’andamento climatico. I cicli di sviluppo si
completano in 12-27 giorni con temperature di
20-25°C. Oltre ai danni diretti, F. occidentalis
può trasmettere il virus dell’avvizimento
maculato del pomodoro (TSWV) con gravi danni
alla produzione. Il tripide acquisisce il virus da
piante infette come neanide, e lo trasmette
come adulto rimanendo infettivo per tutta la vita.
Sintomi: i tripidi possono attaccare tutte le parti
della pianta, causando con le punture di suzione
su foglie e apici depigmentazioni argentate che
Sintomi: comparsa di mine più o meno estese
sulle foglie, che in caso di forti attacchi possono
arrivare a distruggere l’intero apparato foto
sintetico, produzione di gallerie nei fusti, che
compromettono la stabilità della pianta, e nelle
bacche con ripercussioni sulla produzione.
LOTTA
Lotta biologica: contro la tignola risultano
efficaci i miridi predatori M.pygmaeus e N.tenuis,
disponibili in commercio per il controllo degli
aleirodidi, e alcuni imenotteri ooparassitoidi.
Anche il miride predatore D.errans, ben diffuso
in Piemonte, può contribuire a limitare la tignola
nelle coltivazioni: Su giovani larve si può
impiegare
B.thuringiensis
sbsp.
kurstaki.
Possono essere inoltre impiegate trappole a
feromone per la cattura massale.
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