ASSOCIAZIONE REGIONALE GRUPPI COLTIVATORI SVILUPPO del PIEMONTE Supplemento a Coldiretti Informa n.18 del 07/06/2012 Dir. Amm. B. Rivarossa - Dir. Resp. M. Pellegrino - Poste Italiane - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)1 art. 1, comma 2, DCB/CN Filiale di Cuneo Stampa in proprio Editore Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Cuneo FEASR Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: L’Europa investe nelle zone rurali Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 – Misura 111.1 Sottoazione B) Informazione in campo agricolo Le seguenti indicazioni tecniche fanno riferimento a quanto previsto dai regolamenti CE sull’agricoltura biologica 834/2007 (obiettivi, principi e norme generali) e 889/2008 (norme tecniche di applicazione) e successive integrazioni e modifiche. Bollettino Orticolo BIO n. 5 – 2012 POMODORO DA MENSA (Solanum lycopersicum) Valorizzare la qualità dell'orticoltura transfrontaliera sotto il profilo della sicurezza alimentare partendo da un'attività di ricerca applicata per la diffusione di metodi di coltivazione biologici ecosostenibili: è questo l’obiettivo di un’azione pilota che ha visto la collaborazione di un gruppo di lavoro italo-francese nel biennio 2010-2011. Il progetto Valort è cofinanziato attraverso il programma di cooperazione Alcotra Italia-Francia 2007/2013. Il progetto, coordinato dalla Camera di commercio di Cuneo nel ruolo di capofila, coinvolge i territori della provincia di Cuneo ed i dipartimenti delle Alpi Marittime e Vaucluse e consiste in un progetto di innovazione per portare l'orticoltura a livelli di eccellenza. Si intende mettere in atto un processo di innovazione che inizi dalla ricerca di base, svolta dai dipartimenti Agroinnova e Divapra dell’Università degli Studi di Torino, dalla ricerca applicata, svolta dal CReSO presso il Centro sperimentale di Boves, fino al trasferimento dei risultati alle aziende orticole assicurato dai tecnici di Coldiretti Cuneo. Sul versante francese, la filiera di ricerca ha coinvolto l'Inra Centre Paca (Ente nazionale per la Ricerca in Agricoltura), l’APREL (Association Provençale de Recherches et Expérimentations Légumières) e la Chambre d’Agriculture des Alpes-Maritimes. 1 ASPORTI KG/Q PRODOTTO UTILE CONCIMAZIONE Gli apporti di elementi fertilizzanti devono essere attentamente valutati con il tecnico, in base alla fertilità, alla dotazione del terreno, alle esigenze della varietà e del tipo di coltura. In termini generali, la concimazione deve essere basata sul criterio della restituzione ovvero occorre apportare gli elementi nutritivi che vengono asportati dal campo raccogliendo il prodotto agrario utile. Valori degli asporti di N, P2O5, K2O indicati nelle Norme Tecniche Produzione Integrata – Regione Piemonte N P2O5 K2O CaO MgO 0.3 0.1 0.4 0.4 0.07 disponibile nelle prime fasi del trapianto. Un secondo picco di utilizzo di questo elemento fertilizzante si ha in fase di inizio raccolta quando incomincia la fase di maturazione del seme. Gli apporti di fosforo alla coltura, considerata la scarsa mobilità dell’elemento minerale nel suolo, possono essere effettuati tutti in fase di pre trapianto. ESIGENZE E ADATTAMENTO AMBIENTALE Il pomodoro da mensa predilige terreni sciolti e ben drenati; le piante sono caratterizzate da un diffuso apparato radicale in grado di esplorare una significativa area di terreno. Anche in questo caso le piante trovano ambienti ideali di crescita in suoli ricchi in Sostanza Organica; i valori di S.O. nel suolo devono attestarsi su livelli medio elevati e, per raggiungere questo obiettivo, è necessario integrare la dotazione dei suoli mediante apporti di letame e/o fertilizzanti organici effettuati sulla coltura in largo anticipo rispetto al periodo di trapianto. Per quanto attiene ai valori di pH il pomodoro da mensa predilige terreni con reazione neutro – sub acida (pH compreso tra 6 – 6,5) anche se si adatta a coltivazioni in ambiente relativamente acido con valori compresi tra 5.5 e 7,5; operando su suoli tendenzialmente acidi e necessario porre particolare attenzione al Calcio per non favorire squilibri nella bacca in fase di raccolta. Lo sviluppo vegetativo del pomodoro è particolarmente rapido; appena superata la crisi di trapianto le piante iniziano a emettere radici (femminelle), a partire dall’ascella delle foglie, che vanno periodicamente asportate ed a sviluppare dei grappoli fiorali lungo l’intero asse della pianta. Potassio (K): favorisce lo sviluppo della pianta, la sintesi di zuccheri proteine e grassi, il contenuto in zuccheri nei frutti e la qualità della bacca (spessore polpa, colore). I fabbisogni in potassio si incrementano significativamente in fioritura per poi mantenersi stabili durante tutta la fase di raccolta. Pertanto circa il 50% del fabbisogno in potassio deve essere distribuito alla pianta in fase di copertura. Importante tenere in considerazione, nei piani di concimazione, l’antagonismo con il magnesio che, se presente ad alte concentrazioni nel suolo, viene assorbito in grande quantità a discapito del potassio. Magnesio (Mg): le esigenze della pianta in magnesio coincidono con la fase di fioritura – ingrossamento. Una buona dotazione di questo elemento favorisce una marcata ed omogenea colorazione della bacca. Il magnesio può essere somministrato in parte al suolo in fase di pre trapianto ed in parte distribuito, per fertirrigazione durante l’intero ciclo produttivo. Per quanto attiene agli aspetti di concimazione si riportano le seguenti indicazioni di massima: Azoto (N): è l’elemento da trattare con maggior attenzione; una elevata dotazione in fase di post trapianto può determinare un eccessivo sviluppo della vegetazione con cascola dei fiori oltre a sottoporre la pianta a maggiori attacchi da parte dei patogeni tellurici e dei fitofagi. Si consigliano pertanto apporti frazionati di azoto con somministrazioni che si prolungano dalla fase di inizio fioritura sino alla fase di raccolta. Calcio (Ca): il calcio deve essere disponibile alla pianta durante l’intera fase vegetativa. In allegagione una carenza di calcio, anche temporanea, può determinare una minor divisione delle cellule con conseguente perdita di consistenza e tenuta del frutto. In fase vegetativa una buona dotazione dei suoli in calcio favorisce un armonico sviluppo della vegetazione e della bacca in quanto l’elemento viene assorbito dalla pianta e traslocato negli organi in crescita (bacche e apici vegetativi). In fase di pre raccolta – maturazione carenze di calcio possono determinare problemi di marciume apicale dei frutti in quanto la pianta, per sopperire alle temporanee carenze di Ca, utilizza l’elemento immagazzinato precedentemente nella bacca andando ad indebolire i tessuti del frutto nella zona apicale con conseguente sviluppo di marciumi. Pertanto Fosforo (P): influisce positivamente sulla radicazione delle piante, sulla precocità e contemporaneità della maturazione e sulle caratteristiche dei frutti. Il maggior fabbisogno di Fosforo si ha in fase iniziale del ciclo colturale e, pertanto, è necessario che questo elemento sia 2 fabbisogni idrici delle piante sono elevati e devono essere costanti; l’apporto di acqua alla pianta deve essere effettuato mediante manichette forate disposte lungo le file. Carenze anche temporanee di acqua alla vegetazione possono determinare una riduzione della crescita, un rallentamento nell’assorbimento del calcio, alterazioni delle fioriture e minor resa. Eccessi di acqua al suolo, per contro, determinano ritardi nella fioritura e moria dell’apparato radicale. E’ inoltre necessario porre particolare attenzione al valore del pH dell’acqua di irrigazione; qualora il pH dell’acqua di irrigazione fosse elevato è necessario procedere all’acidificazione portando il valore della soluzione su livelli di pH compresi tra 5 e 6. oltre ad un apporto al suolo di Ca sotto forma di Ossido in fase di pre trapianto si consigliano, visto anche la forte mobilità dell’elemento nella pianta, trattamenti fogliari periodici, effettuati in particolare sui fiori in formulati contenenti ossido di Calcio (CaO). Importante, nei piani di concimazione tenere in considerazione l’antagonismo tra il Mg ed il Ca. La coltivazione del pomodoro da mensa avviene, prevalentemente, in ambiente protetto; la tecnica di coltivazione in tunnel/serra favorisce l’allegagione dei frutti, migliora conseguentemente i livelli di produttività delle piante e determina un significativo miglioramento della qualità della bacca (colore, lucentezza, spessore della polpa). E’ necessario tuttavia rammentare come la coltura presenti alcune esigenze termiche; il pomodoro ben si adatta a climi temperati – caldi con valori ottimali delle temperature comprese tra 18 e 27°C. Temperature inferiori ai 10°C condizionano negativamente l’induzione a fiore. Parallelamente valori di T° all’interno dei tunnel superiori ai 35°C in presenza di bassi livelli di umidità relativa possono determinare aborto dei fiori. L’impollinazione viene inoltre fortemente ridotta in situazione di clima asciutto. Pertanto, in fase di allevamento, è necessario monitorare le temperature all’interno dei tunnel al fine di mantenere valori termici inferiori ai valori massimi per favorire una costante allegazione delle bacche. MALATTIE PRINCIPALI ALTERAZIONI DELLA RADICE Colletotrichum coccodes Descrizione: questo patogeno è in grado di sopravvivere facilmente sui residui colturali mediante gli sclerozi che possono mantenersi vitali nel terreno per periodi non inferiori agli 8 anni. Le rotazioni colturali sono da considerare difficilmente efficaci considerando un’ampia gamma di ospiti di C. coccodes che includono, oltre al pomodoro, diverse specie orticole (peperone, patata, melanzana, lattuga, alcune cucurbitacee e brassicacee) ed erbe infestanti (amarantacee, chenopodiacee, convolvulacee, crucifere, malvacee, graminacee). Inoltre, è stato dimostrato che nel caso del pomodoro, C. coccodes può essere trasmesso anche mediante seme contaminato sia esternamente che a livello embrionale. Per mantenere sui livelli ottimali le temperature all’interno delle serre/tunnel, si consiglia di: • Effettuare tunnel di lunghezza non superiore ai 60 metri al fine di favorire il ricircolo di aria all’interno • Adottare razionali sesti di impianto al fine di favorire la ventilazione dell’impianto • Rialzare, nella fase centrale estiva, i teli di protezione lungo le pareti al fine di favorire il ricambio dell’aria all’interno della serra/tunnel • Imbiancare i teli con prodotti specifici a partire dalla fase di fioritura al fine di ridurre le temperature diurne nell’ambiente di coltivazione. Sintomi: interessano le porzioni corticali dei tessuti radicali che risultano di consistenza molle; presentando abbondanti piccole aree di colore nero, corrispondenti alla presenza di microsclerozi del patogeno, mentre i sintomi a livello fogliare sono difficilmente riconducibili agli attacchi del patogeno in quanto consistono prevalentemente in clorosi fogliari. Le piante colpite raramente sono interessate dalla morte, tuttavia, è emerso un generale effetto negativo sulla produzione delle piante che quando gravemente colpite (60 – 80% di apparato radicale alterato), risultano bloccate nello sviluppo e arrestano precocemente la produzione. Le piante del pomodoro sono particolarmente esigenti per quanto attiene al fattore luce. Situazioni di ridotta luminosità (meno di 6 ore/giorno di radiazione diretta) non consentono l’inizio della fase di fioritura. Con insolazione eccessiva si possono, per contro, evidenziare problemi di colorazione anomala del colletto delle bacche e/o scottature diffuse. Una corretta gestione dell’irrigazione è essenziale per assicurare il buon risultato alla coltura. I LOTTA Interventi agronomici: utilizzare materiale di propagazione sano; utilizzare piante innestate su portainnesti resistenti; contenere le concimazioni azotate; adottare una adeguata rotazione colturale; allontanare dal campo ed eliminare i residui colturali. Nel caso del pomodoro, l’impiego di sfarinati e pellet di farine 3 MAL BIANCO Leveillula taurica Oidium neolycopersicum disoleate di Brassica carinata ha fornito un discreto effetto di riduzione della diffusione degli attacchi radicali causati da C. coccodes. TRACHEOMICOSI Fusariumoxysporum f. sp. Lycopersici e Verticillium dahliae Descrizione: questi agenti di mal bianco possono colpire diverse specie della famiglia delle Solanacee. Leveillula taurica è più frequente nelle coltivazioni del pomodoro nelle aree del Sud e delle isole. Lo sviluppo della malattia è favorito da temperature calde (20 – 24°C) associate ad una elevata umidità relativa (50 – 70%). L. taurica si differenzia da O. neolycopersicum in quanto penetra nel mesofillo fogliare inferiore delle foglie. Si diffondono mediante il vento. Descrizione: Verticillium dahliae è un parassita polifago e ubiquitario. E’ in grado di sopravvivere per lunghi periodi nel terreno come saprofita con i propri micosclerozi o come parassita di piante infestanti, anche in assenza di colture suscettibili (pomodoro, peperone, melanzana, lattuga…). Le temperature ottimali per lo sviluppo di V. dahliae sono prossime ai 20 – 23 °C e pertanto esso è particolarmente aggressivo nelle coltivazioni autunnali e primaverili. La tracheofusariosi del pomodoro, causata da Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici può essere molto grave nei periodi in cui la temperatura dell’aria è compresa tra i 26 e i 32°C. LOTTA Lotta biologica: è riportata una discreta azione di Ampelomyces quisqualis (anche se prevalentemente riferita ai mal bianchi della famiglia delle Erisyphaceae). Questo fungo antagonista parassitizza le strutture di resistenza degli agenti di mal bianco. Il fungo svolge un’azione positiva di contenimento dello sviluppo del patogeno riducendo il potenziale d’inoculo degli agenti di mal bianco nell’ambiente di coltivazione. A. quisqualis viene commercializzato con diverse formulazioni e può essere impiegato in strategie di lotta integrate seguendo le indicazioni riportate in etichetta. Sintomi: le tracheomicosi possono manifestarsi fin dalle prime fasi di coltivazione causando clorosi fogliari e sviluppo ridotto, ma tipicamente si manifestano dopo l’allegagione del primo palco fiorale con l’ingiallimento e vistosi fenomeni di avvizzimento che può essere repentino o graduale. La sintomatologia della tracheofusariosi del pomodoro può essere confusa con quella della verticilli osi salvo a differirne in quanto F. oxysporum f. sp. lycopersici causa più marcati ed estesi imbrunimenti vascolari. ALTERNARIOSI – Alternaria solani LOTTA Interventi agronomici: adottare ampie rotazioni con piante non suscettibili, impiegare varietà resistenti, utilizzare eventualmente piante innestate su portainnesti resistenti, adottare fertilizzazioni equilibrate, estirpare e distruggere le piante colpite. Descrizione: l’alternariosi può aggredire diverse specie della famiglia delle Solanacee; può colpire le piante di pomodoro ad ogni stadio di sviluppo ed interessa tutte le parti vegetative della pianta. Il fungo sopravvive nei residui delle piante infette nel terreno e nei semi contaminati (anche per un anno). Condizioni favorevoli alla diffusione della malattia sono comprese tra i 18 e 25°C associate ad elevata umidità relativa degli ambienti colturali. Lotta biologica: è riportata una discreta azione di alcune specie fungine appartenenti al genere Trichoderma che devono essere utilizzati a scopo preventivo. 4 Sintomi: compaiono sulle foglie più vecchie sotto forma di lesioni angolari scure, che con il procedere della malattia si espandono con la formazione di tipici anelli concentrici di colore nero. Le necrosi a carico dei fusti e dei peduncoli possono assumere la forma di aree depresse ed allungate di colore marrone. La piante colpite possono andare incontro ad una defogliazione precoce. umidità all’interno dei tunnel, effettuare apporti irrigui localizzati evitando irrigazioni per aspersione. BATTERIOSI Pseudomonas spp, Xanthomona campestris, Clavibacter michiganensis LOTTA Interventi agronomici: utilizzo di materiale di propagazione sano; adozione di una concimazione equilibrata evitando gli eccessi azotati; adottare dei corretti sesti di impianto e favorire l’arieggiamento degli ambienti. PERONOSPORA Phytophtora infestans Descrizione: i batteri penetrano all’interno della pianta e/o del frutto attraverso sia le aperture stomatiche (foglie) sia attraverso ferite epidermiche provocate da abrasioni, punture di insetti, grandine, ecc. Pseudomonas syringae: evidenzia un ottimo termico a temperature attorno ai 20°C associate ad elevata umidità degli ambienti di coltivazione in particolare in presenza di un velo di acqua sulla vegetazione. Se queste situazioni permangono per circa 24 ore si ha lo sviluppo del batterio. Descrizione: questo patogeno trova condizioni ottimali di sviluppo in clima umido (valori di UR superiori al 90%) e temperature comprese tra i 10 e i 25°C. L’alternanza tra notti fredde e giornate calde in presenza di elevata umidità dell’aria sono particolarmente favorevoli allo sviluppo del patogeno. L’inoculo del patogeno subisce una drastica riduzione in presenza di lunghi periodi di temperatura superiore ai 30°C: Il fungo si conserva nel terreno sui residui di vegetazione; si disperde grazie all’azione della pioggia e del vento e penetra nella pianta attraverso le aperture stomatiche. Pseudomonas corrugata: agente del midollo nero particolarmente aggressivo nelle coltivazioni serricole in presenza di forte disponibilità di azoto. Favorita nella diffusione da situazioni di elevata umidità dell’aria. Xanthomonas campestris: aggredisce le piante di norma nella fase centrale estiva con temperature elevate (ottimo termico 25°C) associata ad elevata umidità. Clavibacter michiganensis: si conserva nel suolo su residui vegetali infetti, sulle strutture delle serre, sugli attrezzi di lavoro. E’ favorito da temperature medie (ottimo termico compreso tra 18 e 24 °C) elevata Umidità Relativa (>80% di UR). Sintomi: questo patogeno può attaccare il fusto, le foglie e i frutti delle piante; all’inizio le foglie colpite si accartocciano e disseccano. Le lesioni sul fusto e sulle foglie si presentano come macchie traslucide, grandi, di forma irregolare. Se le condizioni di umidità sono elevate il fungo sviluppa il micelio di colore bianco a carico dei tessuti infettati. Gli attacchi sui frutti consistono in lesioni di colore verde-marrone. Le bacche colpite marciscono prima di raggiungere la maturazione. Sintomi: Pseudomonas syringae: la picchiettatura batterica interessa tutte le parti epigee della pianta e in particolare i frutti sui quali determina piccole macchie tondeggianti simili a crosticine. Le dimensioni delle macchie non superano generalmente il mm di diametro. Sulle foglie si osservano aree necrotiche puntiformi e tondeggianti di circa 1 mm che tendono a confluire e risultano contornate da un alone clorotico. Questo batterio causa frequentemente LOTTA Interventi agronomici: evitare eccessi di concimazione azotata, adottare razionali sesti di impianto, arieggiare la serra, controllare costantemente le temperature ed i tassi di 5 in genere l’elevato lussureggiamento pianta possono aggravare la malattia. la caduta precoce delle foglie. Identiche macchioline di forma allungata e prive di alone compaiono su steli e peduncoli, provocando cascola fiorale. della LOTTA Interventi agronomici: adozione di concimazioni equilibrate evitando eccessi di azoto, adozione di razionali sesti di impianto, arieggiamento dell’ambiente di coltivazione, irrigazione localizzata. Pseudomonas corrugata: agente del midollo nero; le piante colpite mostrano uno sviluppo ridotto e tagliando il fusto si evidenziano imbrunimenti esterni dei tessuti ed interni. A volte il fusto si spacca longitudinalmente e si evidenzia presenza di radici avventizie lungo il fusto. Lotta biologica: è riportata una discreta azione di Bacillus subtilis che deve essere impiegato preventivamente e può essere applicato sia singolarmente che all’interno di programmi di difesa integrata. Xanthomonas campestris: si manifesta con tacche brunastre – nere angolose con bordi ingialliti sulle lamine fogliari delle giovani foglie e/o sui piccioli e sepali. Sui frutti evidenzia tacche suberificate medio grandi leggermente infossate. FITOFAGI PRINCIPALI ALEURODIDI Trialeurodes vaporariorum Clavibacter michiganensis: disseccamento delle foglie lungo l’asse della pianta, queste restano attaccate al fusto assumendo una posizione pendula, tacche biancastre sui fusti che successivamente necrotizzano al centro, forte imbrunimento dei vasi, sulle bacche si osservano macchie biancastre brune al centro. LOTTA Interventi agronomici: adozione di ampie rotazioni colturali (almeno 4 anni), concimazioni azotate e potassiche equilibrate, eliminazione della vegetazione infetta, che va comunque allontanata dalla serra, è sconsigliato irrigare con acque provenienti da canali o bacini di raccolta i cui fondali non vengano periodicamente ripuliti da residui organici, evitare eccessi di umidità all’interno dei tunnel, favorire l’arieggiamento degli ambienti colturali anche in giornate piovose, evitare di asportare le femminelle delle piante con tassi elevati di umidità nella serra per non favorirla penetrazione dei batteri attraverso le ferite. Descrizione: detti volgarmente “mosche bianche”, vivono sulla pagina inferiore delle foglie. Gli adulti si concentrano di norma nella zona apicale della pianta e, se disturbati, spiccano brevi voli formando in caso di forti infestazioni tipiche nuvole. Sono particolarmente dannosi nei periodi caldi e nelle colture protette. Causano un danno sia diretto sottraendo linfa alla pianta sia indiretto imbrattando gli organi della pianta con melata e trasmettendo virosi. Sintomi: ingiallimenti fogliari, deperimenti e disseccamenti vegetativi, produzione di melata e successivo sviluppo di fumaggini. MUFFA GRIGIA - Botrytis cinerea LOTTA Per impostare correttamente la difesa può essere utile un monitoraggio con trappole cromo tattiche gialle. Lotta biologica: molti sono gli antagonisti degli aleirodidi, naturalmente presenti e/o commercializzati dalle biofabbriche. Disponibili in commercio vi sono predatori, come i miridi Macrolophus pygmaeus e Encarsia formosa. In Piemonte, se non disturbato da trattamenti chimici, il miride predatore Dicyphus errans può insediarsi nelle coltivazioni. Un altro agente di lotta è il fungo entomopatogeno Beauveria bassiana. A contatto con l’insetto, le spore germinano e, grazie alla produzione di speciali enzimi, il micelio riesce a penetrare la chitina e a invadere il corpo portando a morte il fitofago. Descrizione: il fungo attacca tutte le parti della pianta penetrando in genere dalle ferite. Sopravvive nel terreno sui residui colturali; la disseminazione all’interno degli ambienti di coltivazione avviene mediante il vento. Le condizioni favorevoli allo sviluppo si riscontrano con valori ottimali di temperature compresi tra 17 e 23°C associati ad una elevata umidità relativa (ottimo 95%). La scarsa ventilazione ed 6 NOTTUE Heliothis armigera - Autographa gamma concimazione, ove possibile collocare la coltura in ambienti non polverosi in quanto la polvere può favorire insediamento e diffusione dell’acaro, mantenere un buon arieggiamento degli ambienti colturali. In coltura protetta, nel periodo estivo, effettuare microirrigazioni per aspersione per ridurre le temperature e aumentare l’umidità. Lotta biologica: contro il tetranichide può essere utilizzato con successo l’acaro fitoseide predatore Phytoseiulus persimilis, prodotto e commercializzato dalle biofabbriche. Un altro agente di lotta è il fungo entomopatogeno B.bassiana. Descrizione: gli adulti, farfalle con colori poco appariscenti (grigio – marrone), compaiono in aprile-maggio e possono rimanere attivi fino a inizio autunno, con massima densità in piena estate. TSWV TOMATO SPOTTED WILD VIRUS Descrizione: tospovirus agente dell’avvizzimento maculato del pomodoro, trasmesso efficientemente dal tripide F. occidentalis. Dopo l’inoculazione del virus, i sintomi sulla pianta si manifestano dopo circa 15-20 giorni. Il virus può essere eventualmente trasmesso alle piante anche con gli strumenti di potatura. Il tospovirus è maggiormente pericoloso in coltura protetta dove le condizioni ambientali, caratterizzate da temperature più elevate associate a medio-marcati tassi di umidità relativa, favoriscono la pullulazione dei vettori. In particolari situazioni e/o in presenza di pesanti infestazioni dei tripidi vettori, la virosi può diventare grave anche in coltivazioni in pieno campo. Sintomi: le larve compiono inizialmente piccole erosioni fogliari, poi divorano ampie porzioni del lembo e penetrano anche nel fusto e nelle bacche. I danni maggiori sono causati dalle gallerie scavate nei frutti dalle larve di seconda generazione in stagione inoltrata, con perdite di produzione per cascola nelle bacche mature. LOTTA Per impostare correttamente la difesa può essere utile eseguire un monitoraggio con trappole con feromoni sessuali. Lotta biologica: Intervenire alla nascita delle larve o all’inizio della loro attività trofica con Bacillus thuringiensis sbsp. kurstaki. Questo batterio produce tossine altamente specifiche contenute in un capside proteico che, una volta liberate nell’apparato digerente dell’insetto, ne causano la morte per setticemia. Sintomi: l’infezione su pomodoro è sistemica e si manifesta con ingiallimento e punteggiature necrotiche sulle foglie, aree circolari decolorate e depresse sulle bacche, necrosi sul fusto, che assume aspetto e consistenza suberosa, in caso di infezione precoce, si ha nanismo delle piante e vegetazione affastellata e avvizzita. RAGNETTO ROSSO – Tetranychus urticae Descrizione: acaro di piccole dimensioni (0,50,6 mm) dotato di apparato boccale pungentesucchiante. Può svolgere più di 7-8 generazioni all’anno ed è favorito nello sviluppo da condizioni di clima secco associato a elevate temperature (in particolare le condizioni all’interno del tunnel poco arieggiati e in presenza di ridotta umidità relativa). In genere si localizza sulla pagina fogliare inferiore, talora anche su quella superiore, producendo una finissima tela sericea. LOTTA Poiché non esistono metodi di difesa diretta nei confronti delle virosi, è necessario adottare, sotto la guida di un tecnico, alcuni accorgimenti preventivi, tra cui: utilizzare materiale di propagazione sano proveniente da vivai specializzati, evitare, nelle fasi precedenti al trapianto, di collocare le piante del vivaio in prossimità di fonti di inoculo (es. piante ornamentali come i pelargoni). Se il materiale proviene da zone a rischio di infezione, bisogna verificare con un tecnico, al momento del trapianto, l’assenza di sintomi e/o tripidi sulla vegetazione, effettuare un attento monitoraggio in campo della presenza del tripide vettore mediante trappole cromo tattiche. Se la diagnosi effettuata dal tecnico conferma la presenza del virus, occorre eliminare le piante infette e quelle adiacenti avendo cura di porre il materiale infetto all’interno di un sacco in plastica prima di allontanarlo dal campo, Sintomi: con le punture di nutrizione svuota le cellule del mesofillo e determina piccole punteggiature decolorate, evidenti sulla pagina superiore. In caso di forti attacchi, le foglie assumono colorazione argentea o bronzea e tendono a disseccare marginalmente. LOTTA Interventi agronomici: evitare eccessi di 7 tendono a necrotizzare, e disseccamenti, su fiori decolorazioni e distorsioni, su frutti suberificazioni dell’epicarpo, perdita di lucentezza. Bronzature e, a volte, deformazioni. effettuare una buona pulizia delle infestanti attorno alle coltivazioni. ERIOFIDE RUGGINOSO DEL POMODORO Aculops lycopersici LOTTA Per impostare correttamente la difesa può essere utile eseguire un monitoraggio del volo degli adulti all’interno dei tunnel mendiante trappole cromotattiche di colore azurro. Descrizione: acaro vermiforme di dimensioni molto piccole (0,1 – 0,2 mm). Si nutre di tutte le parti verdi della pianta e compie numerose generazioni all’anno. Predilige un clima caldo secco (t° di 27°C associata a ridotta umidità relativa 30% ottimale). Nei mesi invernali l’eriofide rimane in attività su piante spontanee nelle zone più calde e soltanto nelle serre nelle zone fredde. Si diffonde velocemente lungo le file colonizzando intere piante in poco tempo. Interventi agronomici: impiego di materiale vivaistico sano ottenuto presso vivai accreditati. Lotta biologica: contro i tripidi può essere utilizzato l’acaro predatore Amblyseius cucumeris, prodotto e commercializzato dalle biofabbriche. Un altro agente di lotta è il fungo entomopatogeno B. bassiana. Sintomi: in relazione all’organo colpito si manifestano alterazioni rugginose seguite da fessurazioni sul fusto, deformazioni, accartocciamenti marginali verso il basso, cambiamenti cromatici di colore bronzeo e filloptosi sulle foglie, comparsa di aree suberificate e screpolature più o meno estese sui frutti, colatura e produzione di frutti deformi. FITOFAGI DI RECENTE INTRODUZIONE TIGNOLA DEL POMODORO – Tuta absoluta Descrizione: lepidottero originario del centrosud America. L’adulto è una piccola farfalla lunga circa 5-7 mm con ali grigiastre frangiate, con maculature nere. Le femmine depongono circa 250 uova in genere sulla pagina inferiore delle foglie. Le larve si sviluppano a carico degli organi epigei, scavando gallerie in foglie, frutti e steli; a maturità si impupano al suolo o, più raramente, nelle mine fogliari. In Piemonte è stato segnalato a partire dal 2009. LOTTA Interventi agronomici: evitare eccessi di concimazione; mantenere all’interno dei tunnel un’umidità relativa pari a circa 40-50%, effettuare, nel periodo estivo, eventuali interventi di microirrigazione per aspersione per ridurre le temperature e aumentare l’umidità. TRIPIDI Frankliniella occidentalis – Thrips tabaci Descrizione: Insetti di piccole dimensioni (1-2 mm di lunghezza) in grado di attaccare numerose piante fra cui il pomodoro, in particolare in coltura protetta, e di svolgere numerose generazioni durante l’anno in base all’andamento climatico. I cicli di sviluppo si completano in 12-27 giorni con temperature di 20-25°C. Oltre ai danni diretti, F. occidentalis può trasmettere il virus dell’avvizimento maculato del pomodoro (TSWV) con gravi danni alla produzione. Il tripide acquisisce il virus da piante infette come neanide, e lo trasmette come adulto rimanendo infettivo per tutta la vita. Sintomi: i tripidi possono attaccare tutte le parti della pianta, causando con le punture di suzione su foglie e apici depigmentazioni argentate che Sintomi: comparsa di mine più o meno estese sulle foglie, che in caso di forti attacchi possono arrivare a distruggere l’intero apparato foto sintetico, produzione di gallerie nei fusti, che compromettono la stabilità della pianta, e nelle bacche con ripercussioni sulla produzione. LOTTA Lotta biologica: contro la tignola risultano efficaci i miridi predatori M.pygmaeus e N.tenuis, disponibili in commercio per il controllo degli aleirodidi, e alcuni imenotteri ooparassitoidi. Anche il miride predatore D.errans, ben diffuso in Piemonte, può contribuire a limitare la tignola nelle coltivazioni: Su giovani larve si può impiegare B.thuringiensis sbsp. kurstaki. Possono essere inoltre impiegate trappole a feromone per la cattura massale. 8