Sergio Faccipieri Emozioni e razionalità decisionale Le basi neurali dei processi cognitivi Copyright © MMIX ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 A/B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978–88–548–2408–9 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: marzo 2009 INDICE Introduzione 7 Capitolo I 11 Il gioco ultimatum nelle indagini di neuroimaging Capitolo II 21 Emozioni e decisioni Van’t Wout et al. (2006) Koenigs e Tranel (2007) Harlè e Sanfey (2007) 21 24 28 Capitolo III 33 Le basi neurali del controllo cognitivo Van’t Wout et al. (2005) Knoch et al. (2006) 33 37 Capitolo IV 45 La struttura e i processi del controllo cognitivo in alcune meta-analisi Premessa Smith e Jonides (1999) Miller e Cohen (2001) Bush et al. (2000) Botvinick et al. (2001) 45 46 48 52 55 Capitolo V 59 Il ruolo della corteccia cingolata nei processi di controllo cognitivo Gehring e Knight (2000) Ridderinkhof et al. (2004) 59 63 5 6 Indice Capitolo VI 67 Il controllo cognitivo: struttura gerarchica o distribuita? Koechlin et al. (2003) Rowe et al. (2008) Capitolo VII 67 75 81 Questioni aperte: l’ipotesi del marcatore somatico Capitolo VIII 91 Critiche alla teoria del marcatore somatico Fellows e Farah (2005) Il problema di Duhem-Quine Maia e McClelland (2004) Pessoa (2008) Capitolo IX 91 92 93 99 103 Prospettive di integrazione funzionale Bibliografia 107 Introduzione Questo lavoro effettua una incursione esplorativa in un campo di ricerca, la neuroeconomia e le indagini di neuroimaging, che si pone all’interfaccia tra differenti tradizioni scientifiche. Se si desiderasse attribuire una data alla formazione di questa area di ricerca, essa, molto probabilmente, dovrebbe essere posta al dicembre 1990 quando sulle pagine dei Proceedings of the National Academy of Sciences of the USA, Ogawa et al. riportarono la scoperta dell’effetto BOLD (Blood Oxygenation Level Dependent). Questa scoperta è alla base dello sviluppo di tecniche di tipo fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging) che permettono di mappare l’attività cerebrale funzionale senza mezzi di contrasto, senza l’uso di traccianti radioattivi e con una elevata risoluzione spaziale. In realtà le tecniche fMRI fanno molto di più perché con il rilevamento di sequenze di immagini ad intervalli molto piccoli diviene possibile generare visualizzazioni accurate dei processi metabolici cerebrali connessi alle variazioni dei livelli di ossigenazione nelle regioni corticali oggetto di indagine. Scheda 1. Functional Magnetic Resonance Imaging (fMRI) La risonanza magnetica funzionale è una tecnica che sfrutta le proprietà paramagnetiche dell’emoglobina. Quando un’area del cervello viene attivata da certi stimoli (ad esempio, gli stimoli connessi alla esecuzione di un compito) in tale area aumenta il flusso sanguigno e il livello di ossigenazione del sangue. Di conseguenza, l’aumento di emoglobina che trasporta ossigeno 7 8 Introduzione può essere rilevata dal campo magnetico creato dall’apparecchiatura. In sintesi: Le variazioni del flusso sanguigno determinate dall’attività neuronale ci permettono di visualizzare le aree attive del cervello durante l’esecuzione di un compito (Ciaramidaro, 2008, p. 62). Le tecniche fMRI, unitamente ad altre tecniche ad esse complementari (di cui si dirà più avanti), sono alla radice del tumultuoso sviluppo delle neuroscienze1 all’interno delle quali si colloca anche la neuroeconomia. Nella home page del sito di Colin Camerer, uno dei più importanti protagonisti di questa linea di ricerca, troviamo una chiara specificazione dei contenuti e degli scopi della neuroeconomia. Neuroeconomics is using brains to do economics. In neuroeconomics, theories are constrained by facts about how the brain actually works. Neuroeconomics is a branch of "behavioral economics." Behavioral economics uses facts and ideas from social sciences that are neighbors of economics (psychology, sociology, anthropology) to show how willpower, concern for other people, limits on calculating ability, and biology influence economic behavior. Neuroeconoimcs expands behavioral economics by using facts about brain activity. Neuroeconomics is also a new kind of "experimental economics." In experimental economics, we create simple bargaining games and markets, with economic motivation, to test theories and establish what variables cause economic outcomes. Neuroeconomics expands experimental economics by measuring biological and neural processes as people choose, bargain, and trade (Camerer, http://www.neuro-economics.org/). E’ certamente rilevante sottolineare che Camerer vede la neuroeconomia come un ramo degli studi di behavioral economics. Assieme agli studi di psicologia sperimentale è dalle ricerche di economia del comportamento e, più in particolare, dagli sviluppi sperimentali della behavioral game theory che sono venute le critiche più rilevanti alle assunzioni della teoria standard della razionalità decisionale. Le tecni1 Questo sviluppo è testimoniato dal rapido aumento di riviste che accolgono indagini sperimentali nei diversi ambiti delle neuroscienze. Tra le più importanti citiamo Science, Journal of Neuroscience, Nature Neuroscience, Nature Reviews Neuroscience, Neuron, Annual Review of Neuroscience, Neuroreport, Neuroimage, Cerebral Cortex, Brain, Trends in Cognitive Sciences, Human Brain Mapping, European Journal of Neuroscience. Questo elenco, tuttavia, è largamente incompleto. Introduzione 9 che di neuroimaging mettono a disposizione della behavioral economics uno strumento potente per indagare in maniera diretta l’intreccio dei fattori (non tutti di natura economica) che influenzano i processi cognitivi e le scelte delle persone. Anziché inferire il ruolo di determinati fattori motivanti dal comportamento osservabile in contesti di laboratorio, le tecniche di neuroimaging consentono di accedere direttamente alla misurazione dei processi neurali che appaiono funzionalmente collegati ai comportamenti di scelta delle persone impegnate in compiti decisionali. Anche se giovane, si tratta di un campo di ricerca già molto vasto. Conviene dunque stabilire sin dall’inizio i limiti di questa nostra esplorazione. Essi sono il frutto della decisione, discutibile ma non irragionevole, di limitare l’esplorazione agli studi di neuroimaging che sono stati condotti per indagare i processi neurali coinvolti nella presa di decisioni con particolare riferimento alla teoria dei giochi e più precisamente al gioco ultimatum. Capitolo I Il gioco ultimatum nelle indagini di neuroimaging Ci sembra utile partire dal lavoro di Sanfey et al. (2003) sia perché è il contributo che ha dato avvio ad una fruttuosa linea di ricerca sul gioco ultimatum, sia per la chiarezza del disegno sperimentale, sia, ancora, per la linearità con cui vengono presentate le implicazioni dei risultati ottenuti. Gli obiettivi fondamentali della ricerca vengono enunciati nelle prime righe del loro articolo. This study applies functional neuroimaging techniques to investigate the relative contributions of cognitive and emotional processes to human social decision making (Sanfey et al., 2003, p. 1755). In questa citazione, il concetto cruciale è quello di processi emotivi. E’ noto che la teoria economica standard riguarda decisori perfettamente razionali ed essa ignora l’influenza delle emozioni sulla scelta dei decisori. Sappiamo che nell’UG1 il soggetto proponente offre al rispondente parte di una somma (ad esempio 10$) e spetta al rispondente se accettare o meno quanto offerto dal proponente. Se il rispondente accetta, la somma verrà effettivamente distribuita in base allo schema proposto e accettato, ma se il rispondente rifiuta entrambi i soggetti conseguono un risultato pari a zero. Il rispondente dunque non riveste un ruolo meramente passivo perché ha la possibilità di azzerare il risultato prospettico del proponente, sopportando un costo (la somma offerta dal proponente), qualora egli, per le ragioni più varie, non fosse d’accordo con l’offerta del proponente. La teoria economica standard ipotizza che: ­ entrambi i soggetti siano perfettamente razionali; 1 Ultimatum Game. 11 12 Capitolo I ­ la loro funzione di utilità contenga un solo argomento (il danaro); ­ che queste condizioni siano conoscenza comune per entrambi i soggetti. Con queste assunzioni al rispondente converrà accettare qualunque offerta, per quanto piccola, del proponente. Il proponente offrirà un centesimo di euro e il rispondente troverà razionale accettare perché in caso di rifiuto egli non otterrebbe alcunché. Il punto debole di questa argomentazione è che il rispondente, in quando decisore umano radicato in un particolare contesto sociale, è motivato nelle sue scelte da una funzione di utilità più complessa di quella ipotizzata dalla teoria economica. Egli valuta l’offerta non solo con riferimento al suo valore economico, ma anche con riferimento al suo valore sociale e psicologico. Una offerta non equa, percepita come “ingiusta”, attiverà emozioni di conflitto con il proponente più o meno intense (irritazione, stizza, rabbia, collera) che potranno spingere il proponente a rifiutare l’offerta. E’ ragionevole ritenere che l’intensità di queste emozioni sarà tanto maggiore quanto più l’offerta viene percepita come iniqua e tale condizione si verificherà quando l’offerta si allontanerà da una distribuzione paritaria della somma da dividere. In un precedente lavoro sperimentale, Pillutla e Murnighan (1996) erano giunti alla conclusione che i rispondenti si comportano in base all’aspettativa che il proponente offrirà una distribuzione equa. Qualora l’offerta non fosse equa il rispondente tenderà a rifiutarla non solo in base ad una “distaccata” valutazione di iniquità ma anche perché mosso da emozioni più intense. Respondents expect fairness: when they perceive that an offer is unfair, many react angrily and spitefully reject beneficial offers (Pillutla e Murnighan, 1996, p. 220). Gli autori, inoltre, trovano che l’emozione provata (rabbia nei confronti di una offerta vissuta come “insultante”) spieghi i tassi di rifiuto più efficacemente di quanto non faccia la semplice percezione di iniquità dell’offerta. Pillutla e Murnighan tuttavia riconoscono che la loro metodologia sperimentale non è in grado di misurare direttamente i livelli di emozione poiché essi sono stati rilevati attraverso le risposte dei rispondenti a domande di tipo aperto rivolte dai ricercatori al ter- Il gioco ultimatum nelle indagini di neuroimaging 13 mine dell’UG. Da questo punto di vista il lavoro di Sanfey et al. (2003) permette di superare questo limite perché sfrutta una tecnica in grado di misurare l’attivazione di aree cerebrali coinvolte nella gestione delle emozioni. Disegno sperimentale La ricerca ha coinvolto 19 partecipanti (studenti dell’Università di Princeton) ciascuno dei quali ha svolto il ruolo di rispondente in tre distinti contesti di interazione. 10 turni di gioco con partner-persone (figura 1). Ogni rispondente ha interagito in un turno unico dell’UG con ciascuno dei dieci partner. ­ 10 turni di gioco per ogni partecipante sulla base di offerte formulate da un partner-computer. ­ Infine, ogni partecipante si è trovato a rispondere a offerte formulate da un partner fittizio rappresentato dall’immagine di una roulette. Questa terza modalità è stata progettata per controllare il comportamento dei rispondenti in un contesto senza effettive modalità di interazione sociale. ­ E’ evidente che i tre contesti rappresentano forme qualitativamente diverse di interazione, dalla più intensa (interazione con altre persone) alla più debole (interazione con una procedura del tutto aleatoria). Tuttavia, per poter confrontare i risultati emergenti dai tre contesti, le offerte ai rispondenti erano determinate da un algoritmo che presentava in ordine casuale sempre lo stesso schema di divisione di una somma Figura 1. Modalità temporali di svolgimento del gioco ultimatum Fonte: Sanfey et al., 2003, p. 1756. Nota: la figura si riferisce ad un turno di gioco con una persona identificata da una fotografia. In altri turni può comparire l’immagine di un PC o di una roulette. 14 Capitolo I di 10$, e cioè: ­ cinque offerte paritarie: (5:5); ­ cinque offerte non eque così modulate: una del tipo (7:3), due del tipo (8:2) e due del tipo (9:1); ­ ogni turno di gioco indipendentemente dal contesto si è svolto in 36 secondi obbedendo alla sequenza rappresentata nella figura 1. Risultati Il comportamento dei partecipanti è risultato in linea con gli esiti riportati dalle principali indagini sperimentali sul gioco ultimatum. Trova conferma la circostanza che i tassi di accettazione tendono a diminuire quando le offerte diventano meno eque. Più precisamente, circa la metà di offerte non eque (importi ≤ 20% del totale) vengono rifiutate dai rispondenti2. Per quanto riguarda gli aspetti di neuroimaging, Sanfey et al. trovano che le aree cerebrali più intensamente attivate dalle scelte dei rispondenti sono state: l’area prefrontale della corteccia dorso laterale; l’area anteriore delle insula bilaterali; l’area anteriore della corteccia cingolata. ­ ­ ­ Localizzazione delle aree La figura 2 evidenzia (parte ombreggiata) la corteccia prefrontale, vale a dire la parte anteriore del lobo frontale. L’area dorsolaterale della corteccia prefrontale (DLPFC, DorsoLateral PreFrontal Cortex) assume una forma convessa essendo ospitata nella concavità laterale della scatola cranica. Essa corrisponde alle aree di Brodmann 9 e 46. L’insula (insula di Reil) è una struttura del cervello situata in profondità entro la scissura laterale (o scissura di Silvio) che separa i lobi frontale e parietale, in alto, dal lobo temporale, in basso (fig. 3).La figura 4 evidenzia la struttura dell’insula caratterizzata da alcune cir2 In experiments, Proposers offer an average of 40 percent of the money (many offer half) and Responders reject small offers of 20 percent or so half the time. Cfr. C. Camerer, 2003, p. 43. Il gioco ultimatum nelle indagini di neuroimaging 15 convoluzioni. Le zone indicate dal numero 1 costituiscono la regione “anteriore” dell’insula. Infine, la corteccia cingolata circonda come una sorta di collare il corpo calloso (il pacco di fibre che connette i due emisferi cerebrali). La regione anteriore è situata nella parte frontale. Nella figura 5, che vi- Figura 2. Superficie laterale del cervello con le aree di Brodmann Fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/Prefrontal_cortex Figura 3. Scissura laterale Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Telencefalo Figura 4. Struttura anatomica dell’insula Fonte: http://en. wikipedia.org/wiki/Insular_cortex 16 Capitolo I sualizza una sezione sagittale mediana del cervello, le aree indicate con il numero 7 sono quelle del giro cingolato. La parte anteriore della corteccia cingolata è quella indicata dai due numeri 7 a destra dell’immagine verso il lobo frontale del cervello. Funzioni delle aree attivate Sanfey et al. (2003) scoprono innanzitutto che il livello di attivazione delle insula anteriori bilaterali dei rispondenti è tanto più forte quanto più iniqua è l’offerta del partner. Trovano, inoltre, che il livello di attivazione in questi siti del cervello non dipende solo dal tipo di offerta monetaria, ma anche dal contesto dell’interazione. Infatti, per le offerte non eque, il livello di attivazione risulta maggiore nell’interazione con un partner-persona piuttosto che con un partnercomputer, … suggesting that participants had a stronger emotional reaction to unfair offers from humans than to the same offers from a computer (Sanfey et al., 2003, p. 1756). Si tratta di una osservazione rilevante poiché essa dimostra che gli Figura 5. La corteccia cingolata Fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/Cingulate_gyrus Il gioco ultimatum nelle indagini di neuroimaging 17 stati emotivi provocati da una offerta non equa sono più forti quando l’offerta proviene da una persona piuttosto che da un partner privo di connotati sociali. Il livello di attivazione è poi chiaramente correlato con la decisione di accettazione/rifiuto dell’offerta. Le interazioni con alti livelli di attivazione delle insula anteriori bilaterali hanno evidenziato una maggiore propensione a rifiutare le offerte unfair. These results provide additional support for the hypothesis that neural representations of emotional states guide human decision-making (Sanfey et al., 2003, p. 1757). Il fatto che le insula anteriori bilaterali evidenzino un alto livello di attivazione sotto lo stimolo di offerte non eque permette a Sanfey et al. (2003) di collegare questi dati sperimentali ad altre ricerche precedenti. Vi sono evidenze che dimostrano come l’attivazione delle insula bilaterali venga provocata da sensazioni fisiche o morali negative di disgusto o ripugnanza. … all of the functional imaging studies that have addressed the neural correlates of viewing facial expressions of disgust have pinpointed two areas – the insula and basal ganglia nuclei (Calder et al., 2001, p. 359). Nel gioco ultimatum una offerta non equa (9:1 o 8:2) suscita una emozione negativa — l’irritazione/rabbia3 derivante da una offerta considerata scorretta o insultante — che sembra attivare le stesse strutture neurali le quali, nella storia evolutiva dell’uomo, sono state reclutate per rappresentare le sensazioni negative, fisiche o morali, di disgusto. Se le insula sono state collegate alla rappresentazione di stati emotivi, le aree dorsolaterali delle cortecce prefrontali sono state associate ai processi di controllo cognitivo, vale a dire a quei processi che gui3 Calder et al. (2001) evidenziano come nel riconoscimento facciale dei diversi tipi di emozione la sensazione di rabbia sia affine a quella di disgusto. Si veda la figura 2 a pag. 355 nel già citato lavoro di Calder et al. e le considerazioni sviluppate nel paragrafo “The neural substrate of disgust” alle pagg. 359-60. 18 Capitolo I dano il pensiero e il comportamento in accordo con obiettivi e piani d’azione formulati da un soggetto. Il controllo cognitivo è particolarmente rilevante quando è necessario inibire una scelta che verrebbe automaticamente attuata in risposta ad uno stimolo esterno. Ad esempio, l’emozione attivata da una offerta non equa nel gioco ultimatum potrebbe spingere il decisore a rifiutare automaticamente l’offerta se tale risposta non venisse bloccata almeno per il tempo necessario a valutare il beneficio, per quanto modesto, del guadagno monetario derivante dall’offerta. Sanfey e colleghi trovano che il rifiuto di offerte non eque è associato a livelli di attivazione più intensi delle insula anteriori bilaterali rispetto alle cortecce prefrontali dorsolaterali. Diversamente, quando le offerte (anche quelle meno eque) vengono accettate si osservano livelli di attivazione più alti nelle cortecce prefrontali dorsolaterali. Sulla base di queste evidenze sperimentali, l’argomentazione difesa da Sanfey et al. è che l’area delle cortecce prefrontali dorsolaterali viene attivata: sia per rappresentare e mantenere in memoria il risultato monetario conseguibile nel caso in cui l’offerta venisse accettata; ­ sia per dare soluzione al conflitto tra il desiderio di guadagno monetario e il desiderio “psicologico” di ritorsione nei confronti di offerte percepite come ingiuste. L’ipotesi, ragionevole, è che a fronte di una offerta non equa la decisione finale di accettare un piccolo guadagno monetario implichi un maggiore impegno cognitivo per inibire la risposta spontanea di rifiuto dell’offerta. Il controllo neurale di questo processo spetta alle cortecce prefrontali dorsolaterali. ­ La terza area cerebrale associata alla gestione delle offerte unfair è quella della corteccia cingolata anteriore. Sul ruolo di questa area del cervello il pensiero degli autori è estremamente sintetico: ACC (anterior cingulate cortex) has been implicated in detection of cognitive conflict, and activation here may reflect the conflict between cognitive and emotional motivations in the Ultimatum Game (Sanfey et al., 2003, p. 1757). Il gioco ultimatum nelle indagini di neuroimaging 19 Sintesi In sintesi, il lavoro di Sanfey et al. delinea l’abbozzo di una teoria delle reti neurali implicate nel comportamento decisionale di giocatori impegnati nel gioco ultimatum. Concentrando l’attenzione sulle decisioni di rifiuto di offerte non eque gli autori sottolineano il ruolo degli stati emotivi nel guidare il comportamento di scelta. Le offerte percepite come ingiuste e troppo “interessate” evocano stati emotivi (aree attivate: insula anteriori bilaterali) che possono spingere i rispondenti a respingere la proposta del partner. Tuttavia poiché le offerte implicano comunque la possibilità di un risultato monetario (sia pure modesto) emerge un conflitto tra opposte motivazioni. Tale conflitto viene riconosciuto da processi neurali situati nella corteccia cingolata anteriore e viene poi gestito dalle cortecce prefrontali dorsolaterali nel senso che l’attività di controllo cognitivo può inibire la risposta spontanea di rifiuto associata all’attivazione delle insula anteriori bilaterali. Il lavoro di Sanfey et al. offre certamente un contributo significativo allo studio dei processi cerebrali coinvolti nella presa di decisioni. Tuttavia, occorre sottolineare che le argomentazioni proposte sulla base delle evidenze sperimentali non vanno al di là di un abbozzo di teoria “neurale” delle decisioni. In particolare, le interazioni (nel senso di flussi di segnali) tra le aree cerebrali coinvolte non sono delineate con chiarezza. Manca una teoria convincente delle emozioni mentre la divisione del lavoro tra la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia cingolata anteriore è solo suggerita ma non sufficientemente indagata.