1º Corso di Formazione in Bioetica Elementi di etica fondamentale Ignacio Carrasco de Paula 26 febbraio 2005 Amci. Firenze d. 1 La Bioetica è nata per rispondere alla seguente domanda: come ci dobbiamo comportare nei riguardi della vita, e più specificamente della vita umana? Questo interrogativo non è stato sollevato da un dubbio accademico, ma piuttosto da una preoccupazione pratica: l’indispensabile e ormai inarrestabile progresso scientifico-tecnologico non garantisce da sè una vita degna dell’uomo, anzi può mettere a rischio persino la sua sopravvivenza. Amci. Firenze d. 2 Infatti, l’uso di un qualsiasi nuovo potere acquisito non si giustifica per se stesso, ma perché ordinato al bene dell’uomo. “Bene dell’uomo” significa il bene qua talis, cioè il bene dell’uomo considerato nella sua interezza, nella sua umanità, e non il bene sotto un particolare aspetto (bene per la salute, ecc.). Tuttavia, nella prassi non è sempre facile discernere quello che è bene per l’uomo da quello che non lo è? Di questo problema si occupa l’etica. Amci. Firenze d. 3 Definizione di etica n n Amci. Firenze L’etica (intesa come scienza) non è necessaria tanto per discernere il bene dal male, quello permesso da quello proibito, quanto per giustificare i nostri giudizi e scelte. L’etica è la “giustificazione scientifica” delle scelte buone, e di conseguenza della vita buona d. 4 I metodi oggi in uso per costruire i giudizi morali e fare le proprie scelte n n n Metodo descrittivo: si centra sull’analisi “neutrale” del fatto morale, lasciando il giudizio alla coscienza di ciascuno; Metodo procedurale: l’analisi del fatto si fa rispettando alcune regole che riguardano la procedura: privacy, tolleranza, pluralismo, ecc.; Metodo assiologico: analisi e procedure vengono usati come strumenti per costruire veri giudizi di valore condivisibili e per tanto vincolanti per tutti. Amci. Firenze d. 5 La costruzione del giudizio morale Amci. Firenze d. 6 n n n n Le intenzioni e/o gli obiettivi prefissati? L’utilità o benefici che saranno raggiunti? Le conseguenze che si prevedono? La “verità” o reale natura dell’azione morale (voluta)? Amci. Firenze d. 7 I parametri (o fonti) della verità morale L'oggetto, l'intenzione e le circostanze costituiscono i cosiddetti parametri o « fonti » della moralità degli atti umani. Amci. Firenze d. 8 L’oggetto morale n n n L'oggetto morale è il bene percepito con la ragione verso il quale si dirige il soggetto deliberatamente. Esso è lo scopo dell’azione (finis operis). Tale scopo specifica moralmente l'atto volontario, lo rende buono o cattivo, nella misura in cui è stato scelto dal soggetto che ha riconosciuto e/o giudicato il suo contenuto etico (ordo rationis). Ordinariamente, il soggetto può servirsi di norme oggettive e conosciute della moralità che, enunciando l'ordine razionale presente nell’azione, lo aiutano a giudicare rettamente. Amci. Firenze d. 9 L’oggetto morale viene oggi giustamente chiamato intenzionalità dell’azione Analisi dell’intenzionalità di E. Anscombe: n what: che cosa stai facendo? n why: perché hai scelto di fare questa cosa invece di un’altra simile? Amci. Firenze d. 10 L’intenzione soggettiva n n n n L'intenzione (finis operantis) è lo scopo finale perseguito nell'azione e costituisce un parametro essenziale per la sua qualificazione morale. L’intenzione esprime l'orientamento al bene della persona. Essa non si limita ad indirizzare le nostre singole azioni, ma può ordinare molteplici azioni verso un medesimo scopo, persino l'intera vita. Mentre l’intenzionalità è univoca, la reale intenzione che muove un soggetto può essere equivoca (de internis neque Ecclesia iudicat). L’intenzione può modificare la specie morale dell’azione. Amci. Firenze d. 11 Discernimento del fine Un'intenzione buona non rende né buono né giusto un comportamento in se stesso scorretto (Il fine non giustifica i mezzi). Al contrario, la presenza di un'intenzione cattiva rende cattivo un atto che, in sé, può essere buono. Amci. Firenze d. 12 Le circostanze morali ¥ ¥ Le circostanze - incluse le conseguenze non volute sono elementi secondari dell’atto morale che concorrono ad aggravare oppure a ridurre la bontà o la malizia morale dell’agire umano. Esse possono anche attenuare o aumentare la responsabilità della persona che agisce. Amci. Firenze d. 13 Discernimento delle circostanze e delle conseguenze n n Amci. Firenze Le circostanze, in sé, non possono modificare la qualità morale degli atti stessi; In concreto, non possono rendere né buona né giusta un'azione intrinsecamente cattiva. d. 14 La regola aurea bonum ex integra causa, malum ex quocumque deffectu L'atto moralmente buono suppone la bontà dell'oggetto, del fine e delle circostanze. Amci. Firenze d. 15 Gli assoluti morali È sbagliato giudicare la moralità degli atti umani considerando soltanto l'intenzione che li ispira, le conseguenze che ne derivano o le circostanze (ambiente, pressione sociale, costrizione o necessità di agire, ecc.) che ne costituiscono la cornice. è Ci sono atti che per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni, hanno semper et pro semper una precisa valenza morale a motivo del loro oggetto. è Amci. Firenze d. 16 Principi e norme morali Amci. Firenze d. 17 Atteggiamenti, principi e norme n n Come abbiamo visto, la prima e fondamentale concrezione viene suggerita dalla domanda del bene: la vita umana è un bene?, sempre?; l’aborto è un bene?, mai?; la procreazione assistita è un bene?, a quali condizioni?; ecc. Tuttavia, la risposta a una tale domanda può essere completata con un secondo interrogativo: come mi devo comportare in concreto nei riguardi di tale bene / male?, quale atteggiamento adottare? Amci. Firenze d. 18 Atteggiamenti Per atteggiamento morale intendiamo la concreta disposizione interiore nel soggetto adeguata ad un determinato valore. Per esempio: “l'atteggiamento moralmente giusto nei riguardi della vita umana comprende in diretto, le disposizioni di accoglienza incondizionata della vita come un dono da tutelare, da promuovere e da amare; in obliquo, l'accettazione della morte quando essa si presenti inevitabile”. Amci. Firenze d. 19 Principi n n Lo stesso contenuto etico può essere espresso in forma di principio. Un principio morale non è altro che un criterio generale e universale che regola l’agire nei confronti di un valore. Per esempio: “Dio Creatore ha affidato all'uomo l'amministrazione di tutto il creato. Alcune cose però ha voluto proteggerle massimamente da ogni prepotenza e capriccio. Tra esse si annovera la persona umana, sua immagine. Nessun uomo, in nessuna circostanza, può disporre arbitrariamente né della propria esistenza né di quella degli altri”. Amci. Firenze d. 20 Principi e “procedure” n n Si tenga conto che per “principio morale” s’intende anche una procedura utile a risolvere alcuni problemi di coscienza. Per esempio: principio del volontario indiretto, principio di totalità, ecc. Amci. Firenze d. 21 Norma n n Se i principi hanno ordinariamente una formulazione generale, le norme morali, come abbiamo già visto, esprimono in forma concreta e imperativa del valore etico di un’azione. Per esempio: “l'uccisione diretta e deliberata di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale”. Amci. Firenze d. 22 I principi della Bioetica personalista Amci. Firenze d. 23 Per la Bioetica personalista n n n l'atteggiamento adeguato nei confronti della persona consiste nel riconoscere incondizionatamente il suo essere e la sua dignità di persona, e più concretamente nell'amare l'inviolabilità della sua vita e la sua signoria e libertà, in primis sul versante dei diritti umani Amci. Firenze d. 24 Il principio personalista Bisogna agire sempre in modo tale da rispettare l’identità e l’integrità della persona e la sua dignità Amci. Firenze d. 25 Il principio personalista la dignità della persona umana esige un rispetto incondizionato che si estende dall'inviolabilità della vita alla tutela della libera espressione del suo modo di essere e dei relativi diritti. Amci. Firenze d. 26 Fondamento del principio personalista l l l «persona significat id quod est perfectissimum in tota natura, scilicet subsistens in rationali natura » (S. Tommaso); agisce «in modo da trattare l'umanità, in te e negli altri, sempre come fine e mai soltanto come mezzo» (Kant); l'uomo è «la sola creatura in terra che Iddio abbia voluto per se stessa» (Vaticano II). Amci. Firenze d. 27 Altri enunciati del principio personalista la persona è l’essere più perfetto esistente in natura; di conseguenza nessun altro valore può anteporsi alla preziosità della persona, il quale si chiama dignità. Amci. Firenze d. 28 Altri enunciati del principio personalista la persona, in base alla sua essenziale incomunicabilità, non può essere posseduta da nessuno: essa appartiene solo ed esclusivamente a sé stessa; n il relativo dovere etico porta al seguente imperativo kantiano: agisci in modo tale da trattare l’umanità, sia nella tua stessa persona che nella persona di un altro, sempre come un fine mai soltanto come un mezzo. n Amci. Firenze d. 29 Espressioni normative del principio personalista Non è mai consentita la discriminazione: trattare un qualsiasi essere umano come una cosa sprovvista di valore, o come un esemplare irrilevante della specie umana, o come un oggetto che ancora deve conquistarsi il diritto ad essere riconosciuto come persona. Amci. Firenze d. 30 Espressioni normative del principio personalista Non è mai consentita la strumentalizzazione: usare un qualsiasi essere umano per altri fini diversi dal bene proprio dello stesso individuo; Amci. Firenze d. 31 Espressioni normative del principio personalista Non è mai consentita l’oppressione: agire nei confronti di un qualsiasi essere umano mortificando o tenendo in scarso conto la sua irrinunciabile autonomia e libertà. Amci. Firenze d. 32 Principi pratici per la risoluzione di conflitti Amci. Firenze d. 33 Principio del duplice effetto n n n n Se si prevede che ad un’azione seguirà sia un effetto positivo che uno negativo, bisogna controllare se: l’azione in se è al meno indifferente, lo scopo onesto l’effetto cattivo non sia mezzo per il buono motivo proporzionatamente rilevante Amci. Firenze d. 34 Principio di totalità Per quanto riguarda la persona umana, nel caso di conflitto fra il valore della totalità e il valore delle parti, il bene della parte è subordinato al bene del tutto Amci. Firenze d. 35 Altri principi pratici w w Amci. Firenze Principio del male minore: in caso di conflitto tra valori di pari grado può essere lecito scegliere quello che suppone minori conseguenze cattive. Principio dell’eccezione: la norma può essere sospesa quando la sua applicazione porterebbe a conseguenze peggiori di quelle che la norma stessa vuole evitare (cautela). d. 36 L’epicheia è l’interpretazione diversa, ma eticamente adeguata, di una legge positiva, perché la situazione contiene elementi non previsti dal legislatore e ci sono motivi moralmente giustificabili. Amci. Firenze d. 37 Le regole della cooperazione morale 2 Non è mai consentito partecipare attivamente in una azione cattiva (c. formale); 2 ma anche un contegno passivo (c. materiale) è permesso solo per motivi gravi, tenendo conto: 4 della gravità dell’azione cattiva, 4 della possibilità di ostacolarla; 4 del ruolo del proprio atteggiamento; 4 della certezza della conseguenza negativa; 4 dell’eventuale dovere personale di evitare tale effetto Amci. Firenze d. 38