San Luigi Maria di Montfort al Concilio Vaticano II

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Cortinovis B. , San Luigi Maria di Montfort al Concilio Vaticano II / Convegno di Provincia 2013
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SAN LUIGI MARIA DI MONTFORT
AL CONCILIO VATICANO II
Una grande e bella statua di san Luigi Maria di Montfort è posta nella Basilica
di San Pietro, in una nicchia alta della navata centrale. Da questa posizione
Montfort ha ammirato l’assemblea dei due mila vescovi riuniti in concilio, ha
partecipato alle solenni celebrazioni e ne ha ascoltato i dibattiti teologici, nel
corso di diversi mesi distribuiti sui quattro anni 1962-65.
Tra i Padri conciliari vi erano 11 vescovi della Compagnia di Maria e il suo
Superiore Generale. Nessuno di essi ha mai preso la parola direttamente in aula.
Altri due missionari monfortani erano presenti, l’uno come “perito” e l’altro
accreditato tra i rappresentanti della stampa.
Il nome di san Luigi Maria di Montfort è risuonato qualche volta negli interventi
di alcuni Padri, quando hanno parlato della devozione a Maria nelle proprie
diocesi o Paesi, citando la speciale forma di consacrazione a Gesù per Maria da
lui insegnata.
E tuttavia la presenza di Montfort al Concilio Vaticano II è stata rilevante. Ma
essa va ricercata a un livello più profondo, come un influsso di carattere
dottrinale, portato dai teologi più sensibili alle istanze di rinnovamento di cui il
concilio voleva farsi promotore. Tale presenza di Montfort è particolarmente
evidente nei testi della Costituzione dogmatica Lumen Gentium, sulla natura
della Chiesa, al capitolo VIII, che tratta della “Beata Maria Vergine Madre di
Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa” (De Beata).
È la teologia mariana del Concilio. A questi 18 numeri di testo (nn. 52-69) è
consegnata non solo una dottrina, ma anche una storia della mariologia e più in
generale della teologia, nelle sue scelte di metodo e di contenuto, che hanno
segnato una svolta importante per la vita della Chiesa. Dire che Montfort ha
contribuito a questa innovazione, significa annoverarlo tra gli autori che
conservano una attualità nell’oggi della Chiesa, e che anzi sono stimolo a
ulteriori aperture future, come lo sono e lo saranno a lungo i testi conciliari.
Guardiamo allora più da vicino e registriamo sintonie, parallelismi, riferimenti e
consonanze del De Beata con la dottrina di san Luigi Maria di Montfort,
particolarmente espressa nel suo Trattato della vera devozione a Maria.
De Beata – Criteri di interpretazione
Per comprendere nel suo giusto valore il De Beata, vanno tenuti presenti alcuni
criteri teologici di interpretazione, ben noti a chi conosce questo documento,
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trattandosi del resto di criteri che il Concilio ha usato nel preparare l’insieme dei
suoi testi.
Il criterio biblico – La mariologia, come tutta la teologia, prende i testi biblici
come primo fondamento per la propria riflessione di approfondimento. Testi
interpretati da una esegesi competente e rispettati nella portata del loro senso,
senza forzature né amplificazioni gratuite. Il De Beata è esemplare in questo. I
testi mariani biblici sono quelli esplicitamente riconosciuti come tali e riferiti
nello stretto senso dato loro dall’esegesi professionistica. La stessa costruzione
del documento segue la prospettiva della storia della salvezza, così come emerge
dalla divina Rivelazione: presenza e funzione della Beata Vergine nell’Antico
Testamento (n. 55), nell’annunciazione (n. 56), nell’infanzia di Gesù (n. 57),
nella sua vita pubblica (n. 58), dopo l’ascensione (n. 59).
Il criterio antropologico – Maria è presentata come persona viva, libera di dare
il proprio consenso a Dio, che sceglie di cooperare con il Figlio e a lui si associa
con piena coscienza.
Il criterio ecumenico – Il Concilio ha voluto porre una particolare attenzione a
non nascondere nulla di ciò che nella recente storia aveva creato difficoltà in
campo ecumenico, ma ha adottato criteri nuovi, rispetto a come si faceva
mariologia negli ultimi 50 anni. Chi conosce la storia della mariologia sa che
essa aveva preso un grande sviluppo rispetto all’insieme della teologia; in toni
spesso trionfalistici, si spingeva per la definizione di nuovi dogmi mariani, si
tendeva alle esagerazioni, si traevano conclusioni gratuite coperte dal cosiddetto
principio di convenienza.
Il De Beata dichiara fin dall’inizio (n. 54) che non si propone di essere
esauriente su Maria, né di dirimere questioni dai teologi non ancora pienamente
illustrate. Una dichiarazione di autolimitazione, ma in realtà un invito a
intraprendere un nuovo modo di fare mariologia.
Il criterio pastorale – Anche questo è stato un orientamento che Giovanni XXIII
aveva dettato per tutto il Concilio e che è stato tenuto presente pure in campo
mariologico. Il vero senso di tale criterio non era quello di considerare il livello
pastorale come fosse di secondo piano rispetto a quello dottrinale, ma di adottare
un metodo e un linguaggio che risultasse utile per una esperienza di fede. Perciò,
oltre alla presentazione della dottrina sulla presenza e il ruolo di Maria nella
Chiesa, il documento illustra la natura e il fondamento del culto a Maria e ne
traccia le norme pastorali.
Trattato – Sintonie di metodo
Davanti a tali orientamenti di metodo, presentati da un documento di moderna
teologia come è il De Beata, potremmo attenderci disagio aprendo il Trattato, un
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testo di tre secoli fa, non privo di caratteri tipici del suo tempo per ciò che
riguarda stile, linguaggio e anche contenuti. Emergono invece linee di
consonanza.
La sensibilità per una fedeltà al dato biblico è presente nel Trattato. Le citazioni
bibliche sono numerose e sempre a proposito. Certo, qua e là si incontrano
dettagli esegetici allora comuni e oggi discussi. Ma è più significativo il fatto
che Montfort non si allontana dall’alveo dei dati essenziali rivelati quando
traccia le verità che fondano la sua spiritualità mariana. Non c’è alcun invito alla
dilatazione, così tipica per altri autori spirituali del suo tempo. E’ invece
evidente la prospettiva storico-salvifica della sua esposizione: prima della
incarnazione, nella incarnazione e dopo l’incarnazione, nel tempo della Chiesa.
Come nel De Beata, la sua trattazione mariologica è riferita ai due protagonisti:
Gesù Cristo e la Chiesa; perciò: Maria in rapporto a Gesù Cristo e Maria in
rapporto ai fedeli nel tempo della Chiesa.
Anche l’aspetto antropologico è messo in risalto ante litteram nel Trattato.
Maria è persona viva, responsabile, umile e obbediente; donna di fede
coraggiosa e di carità ardente. Il suo consenso alla incarnazione è non solo
menzionato da Montfort, ma posto in risalto più volte come fatto necessario al
compiersi del piano della salvezza. E la presenza attiva di Maria è ben
evidenziata per tutto il tempo della Chiesa e fino alla fine dei secoli. Tutta la via
spirituale tracciata e proposta da Montfort prevede la presenza di Maria come
guida, madre e maestra, per andare a Gesù, nello Spirito Santo.
L’apertura ecumenica del Trattato, anche questa valutata ante litteram, può
trovare riscontro se ci si ferma ai contenuti essenziali di esso, sia dottrinali che
devozionali. La mariologia di Montfort è sostanziale; le sue fonti sono bibliche e
patristiche; gli autori citati sono quelli della grande Tradizione della Chiesa; solo
marginalmente appaiono altri riferimenti. Inoltre, ogni grande affermazione
dottrinale arriva al termine di un ragionamento ben strutturato, provato e
dimostrato, senza conclusioni gratuite, né esagerazioni indebite. Su tale sfondo,
si possono comprendere e accettare alcune sensibilità devozionali proprie del
suo tempo, o alcune terminologie oggi considerate obsolete.
E infine il criterio pastorale è di tutta evidenza nel Trattato. Quante volte
Montfort ripete la sua intenzione di scrittore al servizio unicamente dell’utilità
delle anime ben intenzionate a intraprendere un cammino spirituale di
conversione e di santità. Per queste egli scrive, brevemente, rapidamente,
semplicemente. Anche l’esposizione dottrinale è presentata solo come
fondamento e motivo per indurre a una esperienza di fede, a una pratica
spirituale, a un cammino di trasformazione. La pratica principale da lui proposta,
la consacrazione a Gesù per Maria, non è altro che un processo di
conformazione a Gesù Cristo nella vita spirituale concreta, sperimentata.
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De Beata e Trattato: due testi a confronto
Possiamo ora brevemente passare in rassegna i contenuti del De Beata, sezione
per sezione, e annotare le corrispondenze rintracciate nel Trattato di Montfort.
nn. 52-53-54 – Sono i numeri del Proemio, in cui il Concilio dichiara le proprie
intenzioni e imposta la trattazione. Il tema sarà: Maria nel mistero di Cristo e poi
Maria nel mistero della Chiesa. Quindi la presenza e la funzione di Maria in
tutta la storia della salvezza, avendo lei cooperato non solo alla nascita di Cristo,
ma anche a quella dei fedeli nella Chiesa, per la sua carità. Questa connessione
tra il tempo della incarnazione storica di Gesù e il tempo della Chiesa,
registrando la presenza di Maria in entrambe le fasi, è dichiarata da Montfort in
VD 22.
Il n. 54 opera una precisa scelta di metodo. Il Concilio non intende fare
mariologia di scuola accademica, né dirimere questioni discusse tra i teologi di
oggi, bensì riprendere le verità di fondo circa la funzione di Maria nel mistero
del Verbo incarnato e del Corpo mistico, per derivarne i doveri dei fedeli verso
la madre di Cristo e madre degli uomini. Questa sarà anche la divisione del
documento nelle sue parti: Maria nell’economia della salvezza; Maria e la
Chiesa; il culto verso la santa Vergine. – Allo stesso modo il Trattato espone
prima delle verità fondamentali e dei motivi per una devozione a Maria, e poi
presenta le diverse forme di culto o di devozione, per concentrarsi infine sulla
speciale pratica della consacrazione a Gesù per Maria.
A - Nell’economia della salvezza
n. 55 – Nell’Antico Testamento – Molto sobriamente, il Concilio fa riferimento
qui solo a Gn 3, 15 - a Is 7, 14 – e lancia due nuove espressioni: Maria che
“primeggia tra gli umili e i poveri” e Maria come “figlia di Sion”. E’ un
omaggio alla nuova esegesi biblica, poco propensa alle lunghe liste di “figure
mariane” reperite nell’AT, che pure erano entrate nella tradizione anche liturgica
della Chiesa. – Montfort nel Trattato è altrettanto sobrio; VD 16: dopo tanti
“sospiri e suppliche” di patriarchi, profeti e santi dell’antica Legge, solo Maria
trova grazia davanti a Dio. Altrove, anche Montfort aveva fatto raccolta delle
figure mariane nell’AT (CN pp. 3-9; S III 27).
n. 56 – Nell’annunciazione – Testo denso di contenuti. Maria preparata da Dio,
piena di grazia, Tutta-santa, creatura nuova. Consenso e accettazione di Maria,
che consacra tutta se stessa all’opera del Figlio, servendo al mistero della
redenzione. Non strumento passivo, ma coopera alla salvezza con libera fede e
obbedienza. Parallelo con Eva, per contrasto. – Molti contatti con Montfort:
centralità del mistero della incarnazione; partecipazione attiva e consenso di
Maria; confronto Eva-Maria (VD 53); per mezzo di Maria la salvezza entra nel
mondo.
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nn. 57-58-59 – Infanzia di Gesù – Vita pubblica – Dopo l’ascensione – Il
Concilio passa in rassegna: Visitazione, Natività, Presentazione, Ritrovamento.
Per la vita pubblica: Cana; accogliere la Parola; avanza nella peregrinazione
della fede; fino alla croce, dove è presente “non senza un disegno divino”;
“associata al sacrificio di lui”; Madre data al discepolo. Dopo l’ascensione:
Maria con gli apostoli alla Pentecoste; assunzione. – Montfort evidenzia molti di
questi temi, in particolare la vita nascosta di Gesù e di Maria in reciproca
dipendenza, modello della nostra dipendenza da Gesù e da Maria e la scena del
Calvario: Maria associata al sacrifico della croce (VD 18); madre del discepolo:
Totus tuus! Ha questo sfondo.
B - Maria e la Chiesa
n. 60 – Cristo unico Mediatore – Il Concilio sente il bisogno di mettere in chiaro
questa verità in modo forte. La stessa preoccupazione troviamo in VD 61-62, la
prima “verità” posta a fondamento di una vera devozione a Maria, con il
prolungamento in VD 63-67, dove Montfort si rivolge a Gesù direttamente come
al centro di ogni sua attenzione.
n. 61 – Cooperazione di Maria – Chiarita la gerarchia dei valori, il Concilio non
tema però di riconoscere il posto speciale di Maria nell’opera della salvezza; la
cooperazione nell’obbedienza e nella fede, speranza e carità. Per questo Maria è
per noi madre nell’ordine della grazia. – Tutto il Trattato tende a inculcare
questa grande verità: riconoscere la funzione particolare di Maria nel piano
oggettivo della redenzione e nel cammino di fede soggettivo di ogni credente.
n. 62 – Funzione subordinata – Il Concilio vuole ancora precisare la funzione
subordinata di Maria rispetto all’agire della Trinità: una presa di posizione
rispetto a tentazioni di enfasi mariane che possono indurre a confusione. E
tuttavia il testo conciliare ancora afferma che il ruolo di Maria continua nel
tempo della Chiesa, dove viene invocata “avvocata, ausiliatrice, soccorritrice,
mediatrice”. – Mediatrice era il titolo che veniva proposto dai teologi per una
definizione dogmatica e spesso Montfort veniva citato unicamente a sostegno di
tale titolo, dimenticando la globalità della sua dottrina.
nn. 63-64 – Vergine e Madre – Sia Maria che la Chiesa. Maria modello della
Chiesa. Citazione di Ambrogio. Tale accentuazione risponde a una sensibilità
moderna nella comprensione del mistero della Chiesa, dopo la riflessione
teologica iniziata nell’800 e non reperibile ancora al tempo di Montfort.
L’immagine di Chiesa nel ‘700 era diversa. E’ anacronistico cercare in Montfort
il titolo di Maria “madre della Chiesa”, ma era certezza vedere in Maria la
madre di ogni credente e di tutti i credenti, di tutti i tempi.
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n. 65 – La Chiesa imita Maria – Anche questo numero si presta a una duplice
lettura, una di stampo moderno e l’altra più tradizionale. Maria è modello della
Chiesa popolo di Dio in cammino , ed è modello per ogni cristiano in cammino
di fede. In che cosa?
- nel tendere alla perfezione, dove Maria è già arrivata, mentre la Chiesa - e
ogni fedele - ancora si sforza di crescere;
- nelle conoscenze di fede, dove Maria “riverbera i massimi dati della fede”, e
predicando e onorando lei, la Chiesa – e i fedeli – “penetrano più in profondità
nell’altissimo mistero della incarnazione” e sono chiamati al Figlio suo;
- nel conformarsi sempre più della Chiesa alla sua figura, e dei singoli fedeli al
loro modello;
- nell’apostolato e nella missione, dove la Chiesa guarda a Maria “per nascere e
crescere anche nel cuore dei fedeli”.
Tutti questi aspetti sono ben presenti nel Trattato, e sono gli obiettivi
fondamentali che il suo autore si propone per le anime a cui si rivolge: tendere
alla perfezione, conoscenza più profonda di Gesù e di Maria, conformazione
totale a Gesù e a Maria, far conoscere agli altri la medesima via di perfezione.
E’ però il soggetto che è percepito al tempo di Montfort come individuale,
mentre oggi è reso più evidente l’aspetto ecclesiale comunitario.
C - Il culto a Maria
n. 66-67 – Culto speciale – Il Concilio richiama come nella storia vi sia sempre
stato uno speciale culto alla santa Vergine, vario nelle espressioni a seconda dei
tempi e dei luoghi. Vengono poi date delle norme pastorali per il culto mariano
nel nostro tempo.
Si raccomanda anzitutto il culto mariano liturgico, nei suoi ricchi contenuti che
attingono alle fonti bibliche e patristiche. Ci si rivolge poi sia ai teologi e
predicatori, che ai fedeli, con due raccomandazioni distinte: ai primi si dice di
evitare i due pericoli della falsa esagerazione e della restrittiva grettezza di
mente; ai secondi invece di evitare altri due pericoli dello sterile e passeggero
sentimentalismo e della vana credulità, per concludere per tutti che il culto
mariano deve procedere dalla vera fede.
In questo quadro Montfort è perfettamente a suo agio. Come egli abbia evitato i
primi due scogli, risulta chiaro dalla posizione che egli aveva preso nel clima
provocato al suo tempo dai Monita salutaria, un libello che era appunto
espressione della restrittiva “grettezza di mente”, ma che veniva a colpire “false
esagerazioni” realmente esistenti. Montfort sceglie con equilibrio di non
cancellare il culto mariano, anzi di promuoverlo, ma ne evita le esagerazioni e lo
fonda sulla sana e solida teologia. E a livello popolare, Montfort evita gli altri
due scogli del sentimentalismo e della vana credulità, proponendo una pratica di
devozione che si fonda sul battesimo, che mira a una continua conversione e a
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una piena conformazione a Maria e a Gesù, che è anzitutto crescita interiore,
benché aiutata pure da pratiche esteriori utili e necessarie come mezzi. Un culto
mariano che si trasforma in puro cammino di fede, una devozione a Maria che
alla fine coincide con una spiritualità semplicemente evangelica.
Quante volte Montfort richiama a non fermarsi all’esteriore, a non cercare lo
straordinario delle visioni, delle consolazioni sensibili, ma a vivere di fede, di
pura fede, come Maria; a imitarne le virtù, ad avere il suo stesso spirito per
glorificare il Signore.
nn. 68-69 – Conclusione – Queste righe sono pensate come conclusione non
solo del capitolo VIII, ma di tutta la costituzione Lumen Gentium. Maria è il
segno di sicura speranza per la Chiesa. Maria interceda per tutta la Chiesa,
affinché siamo tutti uniti in un solo popolo di Dio, “a gloria della santissima e
indivisibile Trinità”.
-------------------- J. H. Newman (1801-90) – Maria alla luce dei primi secoli della Chiesa:
Nuova Eva, Thetokos, Madre dei viventi.
- M. J. Scheeben (+1888) – Mariologia, in forma di dottrina sistematica
inserita come parte organica nella cristologia e derivata dall’intera
dogmatica.
- J. B. Terrien – La Madre di Dio e degli uomini (4 voll – 1900)
- E. Campana – Maria nel dogma cattolico (1923)
- G. Roschini – Maria santissima nella storia della salvezza (4 voll – 1969)
Gabriele Roschini
- Teologia romana
- Marianum
- Società mariologiche – cattedre
- Promozione di nuovi dogmi: mediatrice, corredentrice
- Il principio di convenienza
- Trattati di mariologia
René Laurentin
- Benjamin Morineau, smm (1949) – Cahiers marials
- Mgr Bittremieux - Lovanio
- Mgr Gerard Philips – Lovanio
- Univ. Lovanio
- Olanda: E. Schillebeeckx
- Germania: Karl Rahner
- Francia: Henri de Lubac, SJ, Yves Congar, OP, Dominique Chenu, OP,
Jean Danielou, SJ
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- Svizzera : Charles Journet
- Court traité de théologie mariale
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