documenti Agrobiodiversità: risorsa futura o retaggio del passato? La pratica dell’alpeggio, condotta razionalmente e con razze locali, contribuisce ad un corretto uso del territorio, alla formazione del paesaggio ed alla creazione di reddito in aree marginali. Moreno Soster - Settore Programmazione e valorizzazione del sistema agroalimentare Biodiversità è parola entrata prepotentemente nel linguaggio comune ratorio continuo di mutamento genetico naturale o indotto al fine da una trentina di anni, quando la maggiore consapevolezza ecologi- di adattare le specie vegetali ed animali agli obbiettivi sociali di ap- ca del mondo ha cominciato a farci percepire la grande diversità della provvigionamento alimentare, a quelli ecologici di gestione produttiva vita sulla terra, presente a livello di singoli individui, di popolazioni e di dell’ambiente, a quelli economici di creazione del reddito di coltivatori ecosistemi. In quel momento ci siamo resi conto dell’enorme capitale ed allevatori. In questo caso parliamo di agrobiodiversità o biodiversità biologico che avevamo la responsabilità di gestire e di come lo stava- di interesse agrario o biodiversità rurale. mo rapidamente erodendo. Il concetto di biodiversità normalmente è interpretato in un’ottica ambientale, attraverso l’analisi degli ecosi- L’agrobiodiversità stemi e delle loro dinamiche nonché la conseguente valutazione dei Dalla rivoluzione agricola - avvenuta circa 12.000 anni fa - ai giorni servizi eco-sistemici in termini di mantenimento delle risorse naturali nostri, l’uomo ha costantemente operato sulle risorse naturali al fine (acqua, aria, suolo, piante, animali) o di resilienza, ossia della capacità di adattarle ai propri obbiettivi, di sopravvivenza prima e di reddito poi. di un eco-sistema di resistere ad uno shock (p.es. il cambiamento cli- A differenza della biodiversità, che privilegia valutazioni di tipo ambien- matico) per ritrovare le condizioni iniziali oppure un nuovo equilibrio. tale, sociale e culturale, l’agrobiodiversità è parte essenziale dei processi In questo ambito sono individuati anche i principali fattori che depri- produttivi di un settore economico che opera in stretta dipendenza con mono o distruggono la biodiversità, come l’insufficiente attenzione le peculiarità ambientali, adattandole negli agroecosistemi, al fine di all’uso del territorio con l’insediamento di attività produttive impattan- ottenere una produzione di beni, alimentari e non, o di servizi da collo- ti sull’ambiente e basate prevalentemente su modelli di sviluppo che care su un mercato che si fa sempre più globale. Questo genera un ac- privilegiano l’approccio economico-finanziario. Tuttavia da tempo si ceso dibattito nei confronti dell’agricoltura circa il suo ruolo nell’ambito sta affermando anche una visione differente: quella della bio-diversità della biodiversità: da un lato si osserva come essa abbia contribuito a intesa come fonte della diversità culturale. Infatti soltanto in presenza ridurre la diversità attraverso un millenario lavoro di selezione e l’ado- di determinate risorse naturali (materie prime) sono possibili attività zione di ecosistemi artificiali, dall’altra le si riconosce il merito di avere umane che alimentano la formazione di una cultura nelle sue diffe- dato valore alla biodiversità arricchendo la risorsa naturale di contenuti renti espressioni (usi, lingue, religioni, miti). Modificare un ecosistema tecnici e culturali, ma soprattutto adattandola ai bisogni umani di sicu- significa spesso perdere una parte delle sue componenti naturali, la rezza alimentare e di creazione del reddito. Soprattutto il primo aspetto cui scomparsa non è solo fisica ma anche dallo spazio culturale. Una ha avuto una forte accelerazione negli ultimi 35 anni del secolo scorso, doppia perdita. Infine assume un significato particolare se la declinia- periodo in cui l’aumento di produzione e di produttività dell’agricoltura mo all’interno del settore agricolo che, per sua stessa natura, è labo- è stato realizzato soprattutto mediante l’uso di nuove varietà vegetali o Agricoltura 78 31 documenti razze animali geneticamente migliorate, il cui impiego tuttavia ha com- si per la ricerca e l’individuazione di varietà e razze locali, la loro carat- portato la perdita di un gran numero di risorse genetiche locali. D’altra terizzazione, la loro corretta conservazione, e infine per la definizione parte, le piante e gli animali selezionati hanno evidenziato la necessità del rischio di erosione/estinzione; di cure e di fattori produttivi che appaiono spesso incompatibili con la • fase “B”: da condurre a livello territoriale, anche con progetti inter- loro sostenibilità ambientale, sociale e – talvolta – anche economica. regionali, volta essenzialmente all’applicazione degli strumenti definiti Quindi ci stiamo rendendo conto di come l’agrobiodiversità rappresen- nella fase “A”, nelle diverse realtà locali; ti una ricchezza che è legata agli ambienti in cui si è affermata ed alle • fase “C”: attivazione dell’Anagrafe nazionale delle varietà e razze- comunità rurali che l’hanno creata e mantenuta, ma è una ricchezza popolazioni locali e del sistema nazionale di tutela e valorizzazione che deve essere gestita per continuare ad avere valore. In tal senso il della biodiversità di interesse agrario. nostro Paese ha avviato da qualche anno un percorso virtuoso finaliz- La fase A è stata condotta nel triennio 2010-2012 da parte di un zato ad una gestione della nostra agrobiodiversità nazionale (una delle gruppo di lavoro (GlBA), composto da 20 esperti nazionali e coordi- più ampie a livello europeo) con l’obbiettivo di favorire una metodo- nato da un esperto FAO, che ha operato per sottogruppi: biodiversità logia comune di caratterizzazione e conservazione delle risorse geneti- vegetale, biodiversità animale (zootecnica) e biodiversità microbica. che vegetali, animali e microbiche. Tale attività consente anche di dare Il lavoro, che è stato costantemente monitorato dal CRPG, è stato concreta attuazione agli indirizzi internazionali in materia e di fornire approvato in forma di intesa dalla Conferenza Stato-Regioni e quindi alla comunità internazionale spunti concreti per la gestione delle risorse oggetto di uno specifico Decreto MIPAAF del 6 luglio 2012 “Ado- genetiche locali. zione delle linee guida nazionali per la conservazione in situ, on farm Il Piano nazionale ed ex situ della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario”, pubblicato sulla G.U. n. 171 del 24 luglio 2012. Dopo un periodo di approfondimento comune, partendo dall’esperienza maturata soprattutto a livello regionale nella realizzazione di interventi a sostegno dell’agrobiodiversità, il MIPAAF e le Regioni hanno dato vita al Piano Nazionale sulla Biodiversità di interesse Agrario (PNBA) che è stato approvato nel 2008 e la cui attuazione è sottoposta alla supervisione del Comitato Permanente Risorse Genetiche (CPRG), i cui membri sono 3 rappresentanti ministeriali (MIPAAF che è il coordinatore, Ministero Università, Ministero Ambiente) e 6 regionali. Il pregio maggiore del Piano è quello di avere individuato un percorso metodologico che possa favorire una migliore conoscenza del nostro peculiare patrimonio agricolo nazionale e che sia applicabile alle differenti realtà italiane. Tale percorso prevede: a) l’individuazione e la caratterizzazione delle risorse genetiche locali; b) le modalità di conservazione (in situ, ex situ, in vitro, on farm); c) i sistemi e le forme di valorizzazione di tali risorse. L’obiettivo ultimo del Piano è quello di giungere all’ attivazione dell’Anagrafe nazionale delle varietà e razze-popolazioni locali e del sistema nazionale di tutela e valorizzazione della biodiversità di interesse agrario. Il progetto di attuazione del PNBA è frutto di un lungo lavoro di raccolta e condivisione delle istanze svolto nell’ambito della Rete Interregionale per la Ricerca Agraria, Forestale, Acquacoltura e Pesca (Gruppo di Competenza sulla Biodiversità animale e vegetale), che è stata approvata dal CPRG e dal MIPAAF e prevede tre fasi: • fase “A”: da condurre a livello nazionale per definire le LINEE GUIDA ossia gli strumenti metodologici ed operativi minimi comuni e condivi- 32 Agricoltura 78 L’agrobiodiversità di eccellenza: un paesaggio (Langa, in attesa di riconoscimento UNESCO), un vitigno autoctono (Nebbiolo), un vino a DOCG (Barolo). documenti BIODIVERSITÀ DIMENSIONE ECOLOGICA •Ruolo e funzionamento degli ecosistemi •Produttività netta •Resistenza, capacità di carico DIMENSIONE ECONOMICA VALORI D’USO •diretti (consumo) •indiretti (non di consumo) DIMENSIONE ETICA E CULTURALE VALORE VALORE DI EREDITÀ DI ESISTENZA PATRIMONIO CULTURALE DELL’UMANITÀ •di opzione •di quasi opzione BENEFICI DELLO SVILUPPO BENEFICI DELLA CONSERVAZIONE VALORE TOTALE DELLA BIODIVERSITÀ Biodiversità, sue componenti e loro interazioni (Fonte: INEA, 2001, Biodiversità e Sviluppo rurale). Conclusioni comunità contadine nazionali hanno saputo individuare e mantenere La pubblicazione delle LINEE GUIDA assume un valore tecnico e cul- finora - fornendo al mercato mondiale i propri prodotti tradizionali turale di grande rilevanza. Infatti è raro che un Paese si doti di una che siano espressione di sistemi sostenibili e quindi in grado di creare base metodologica comune e condivisa per la gestione della propria paesaggio, assicurare lavoro, mantenere cultura. Tutti elementi che agrobiodiversità, non fermandosi a generiche e sostanzialmente inutili bene si sposato con un’altra grande potenzialità del nostro Paese: dichiarazioni di buona volontà circa la difesa del proprio patrimonio di il turismo. In maniera coordinata occorrerà lavorare insieme, con la biodiversità. Ed è tanto più importante che lo abbiamo fatto in Italia, mano pubblica che dovrà farsi carico di sostenere le azioni di siste- che vanta una ricchezza di ambienti e di culture agricole dalle quali ma (le norme, la ricerca, la promozione, l’anagrafe) e l’azienda privata scaturiscono le produzioni agricole ed agro-alimentari tradizionali che che dovrà ripensare i propri modelli produttivi (anche con il sostegno ci sono riconosciute (e copiate) dal mondo intero. Le linee guida sa- pubblico) ed il modo di porsi sul mercato. La nuova fase di program- ranno disponibili sul sito del Ministero, e oggetto di alcuni incontri mazione comunitaria europea 2014-2020 potrebbe essere il laborato- divulgativi che saranno organizzati nei prossimi mesi, per favorire la rio normativo e finanziario in cui collocare questa strategia di rilancio loro conoscenza e diffusione non solo alle amministrazioni pubbliche dell’agrobiodiversità come fattore competitivo dell’agricoltura italiana. ma anche al mondo produttivo. Infatti le linee guida sono solamente il primo passo, al quale occorre far seguire la loro applicazione nelle diverse realtà territoriali, per creare veramente un sistema nazionale di caratterizzazione e di conservazione che ci permetta di essere consapevoli delle nostre peculiarità e di mettere in atto le migliori soluzioni per il loro mantenimento e per la loro valorizzazione. Occorre definire una strategia nazionale di gestione dell’agrobiodiversità partendo dalla considerazione che essa è un valore collettivo pubblico che deve trovare il suo giusto uso in una dimensione aziendale privata. Ritengo fattibile che l’Italia possa migliorare la propria capacità competitiva attraverso un’agricoltura che utilizzi le risorse genetiche peculiari - che le 1. Si stima che delle 270.000 specie vegetali conosciute più di 30.000 siano eduli, ma ne vengano coltivate circa 120; 9 di queste forniscono il 75% dei prodotti di base per l’alimentazione umana, e frumento, riso e mais forniscono la metà delle calorie utilizzate dalla popolazione mondiale. Il genere umano utilizza poi migliaia di altre piante, fra le quali quelle per fibre tessili, come cotone, lino, e canapa, piante semidomesticate o selvatiche dalle quali traggono sostanze medicinali e coloranti, legna, ecc. Delle 50.000 specie di Mammiferi e Uccelli conosciute circa 40 sono state domesticate; da 5000 diverse razze si ricavano carni, latte, pelli, fertilizzanti ed energia meccanica di trazione. I pesci e altre specie acquatiche fanno parte integrante di alcuni agroecosistemi come le risaie tropicali asiatiche e forniscono il 70% delle proteine alimentari. La diversità microbica del terreno aiuta le piante nell’utilizzazione degli elementi nutritivi; l’interazione tra microrganismi patogeni e specie vegetali ha consentito l’evoluzione di piante resistenti che hanno poi dato origine a molte delle varietà delle specie vegetali coltivate. (Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/agrobiodiversita/). Agricoltura 78 33