In cammino CITTADINI ATTIVI Pa gina 5 La famiglia di Assad, rifugiato curdo di Massimo Di Pasquale Gli argomenti e i valori connessi al tema della famiglia sono molteplici e tutti molto importanti. La famiglia è stata da sempre oggetto di molta attenzione sotto vari profili: sociale, religioso, giuridico. Fin dall'antichità, si stabilirono le prime regole che disciplinavano l'unione dei coniugi, conferivano determinati poteri al capofamiglia, stabilivano la sorte dei figli naturali e del patrimonio familiare. Anche nei testi delle più diverse religioni, la famiglia è rivestita di sacralità e molti dei valori che si affermano al suo interno sono principi che il singolo persegue in qualità di fedele. Basti pensare, tralasciando l'importanza che ha la famiglia nella religione cristiana, al Corano, in cui si afferma che la famiglia è la prima comunità nella quale ciascun membro impara e consolida i precetti basilari della religione e del vivere civile, o all'Induismo, i cui insegnamenti sono stati divulgati anche da Gandhi, il quale afferma che "il matrimonio è un sacramento: se ci si sa imporre la capacità di controllarsi che esso richiede, si accresce la propria forza interiore per il servizio degli altri e del proprio Paese", ed anche che "ogni casa in un paese è una scuola e i genitori sono i maestri". Provando a leggere la famiglia sotto un profilo giuridico, vediamo che anche il diritto internazionale tutela la famiglia: pensiamo alle Convenzioni del secolo scorso tra numerosi Stati riguardanti gli effetti del matrimonio sui diritti e doveri dei coniugi di nazionalità diverse, la tutela dei minori e l'adozione internazionale, le obbligazioni alimentari nei confronti dei minori, e così via. Il nostro ordinamento, a sua volta, ha sposato il concetto di famiglia come risorsa della comunità e non solo come destinataria di servizi e di interventi. La nostra Costituzione (art. 29) riconosce i diritti della famiglia, definendo quest'ultima "società naturale fondata sul matrimonio" (anche se diffuse istanze sociali consiglierebbero di rivedere questa definizione, non più attualissima), stabilisce l'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi e garantisce l'unità familiare. Proprio l'unità familiare è uno dei valori fondamentali da perseguire e tutelare ed è forse quello messo più a dura prova di tutti. Non penso solo alle spinte disgreganti pro- venienti dall'interno della famiglia stessa, ma anche ai molteplici ostacoli esterni che incontra una famiglia solida, governata dall'amore reciproco dei suoi componenti e costretta a dividersi, disperdersi e forse a non riunirsi mai più. Penso alla famiglia di Assad, un ragazzo curdo che ho conosciuto a Roma, appena dopo essergli stato riconosciuto lo status di rifugiato politico. Assad mi ha parlato della sua famiglia, stabilitasi a Baghdad, due genitori coraggiosissimi e cinque sorelle affettuose e molto attive. Mi ha parlato del suo rifiuto di piegarsi al regime di Saddam Hussein e dell'inizio di tutte le sciagure: prigionia, tortura, terribili ritorsioni contro la famiglia, morte del padre, fuga da Baghdad, arrivo in Italia. Oggi, in qualche modo superati, ammirevolmente, tutti i drammi già patiti, ciò che Assad trova più insostenibile è la lontananza dal resto della sua famiglia, divisa tra Olanda, Germania e Irlanda. Non immaginava quanto fosse difficile il ricongiungimento familiare (che pure è nominato spesso nei Trattati internazionali, nelle norme europee e nelle leggi nazionali di molti Stati). Assad mi ha fatto capire che l'unità familiare non è nulla di scontato. Non è neppure scontato il diritto di cittadinanza: siamo noi, semmai, ad essere abituati da sempre e con poco sforzo ad essere cittadini. Dunque, parlando della famiglia, non posso non parlare di Assad e della sua esigenza, tra le tante che ha, più pressante di tutte: ricongiungersi alle sue sorelle e a sua madre. Analogamente, quando sento dal telegiornale di nuovi sbarchi sulle coste siciliane o pugliesi, penso a quanti Assad sono presenti sulla barca che, più fortunatamente di altre (sparite nel mare), è arrivata in Italia. Penso a quante sorelle e madri di Assad stanno per scontrarsi con un Paese così diverso da quello che hanno lasciato e con una gente che, in larga parte, ripetendo quello che sente alla tv, le chiamerà "clandestine", perché entrate "irregolarmente" nel nostro Stato… come se chi ha subito gravi forme di violenza, perseguitato per motivi politici o razziali, costretto a fuggire dalla propria casa e dai propri cari, abbandonando tutto, fosse in grado di ottenere il passaporto dallo stesso governo che lo ha imprigionato e torturato, pagarsi un biglietto aereo, compilare tutti i moduli che la burocrazia richiede e rispettare le aberranti norme volute da certi politici troppo lontani dalle esigenze di esseri umani in stato di bisogno. Del resto, l'ideologia politica da cui quegli stessi politici discendono, riconosceva un ruolo secondario alla donna, a favore del capofamiglia; puniva l'adulterio della moglie molto più gravemente di quello del marito; proteggeva i figli legittimi a danno di quelli naturali. Tutto ciò in evidente contrasto con i valori fondanti la famiglia. Ad ogni modo, il diritto all'unità familiare anche per gli immigrati rientra tra i diritti fondamentali della persona accolti nel nostro ordinamento (art. 2 Cost.) e, per quanto riguarda il godimento dei diritti in materia di famiglia, esiste la piena equiparazione tra stranieri e cittadini italiani. Sulla base di ciò, è apprezzabile una nuova sensibilità dei Tribunali italiani che è all'origine di un nuovo orientamento in tema di espulsione dello straniero. L'espulsione, infatti, determina la rottura del nucleo familiare già formatosi, ed è in contrasto con la tutela dell'unità familiare e col diritto dei minori alla bi-genitorialità. Si è affermata così la prevalenza del diritto del minore a crescere con la propria famiglia, rispetto all'interesse dello Stato a punire con l'espulsione un ingresso irregolare in Italia. In virtù di tale innovativo orientamento vanno affermandosene altri sempre più rispettosi dei diritti fondamentali e della dignità della persona dello straniero presente irregolarmente sul territorio dello Stato e spero che anche le norme sul ricongiungimento familiare seguano questa via. Lo spero per il nostro ordinamento che sarebbe così più coerente con se stesso e completo ma lo spero soprattutto per Assad, affinché le sue ferite siano lenite almeno un po'.