Theatre of Learning: re-enactement liberi degli studenti NABA

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Theatre of Learning: re-enactement liberi
degli studenti NABA
Nel campus di NABA Nuova Accademia di Belle Arti a Milano la serata del 18 giugno si è assistito a
un evento unico: per una sera l’arte ha lavorato sul tempo e non sull’esposizione, ha preso la forma
di un happening collettivo. In sequenza, i vari punti del campus si animavano come teatri effimeri,
scenografie appena accennate o delineate dal semplice accordo fra i corpi dei performer mentre
corrono, urlano, ballano, declamano.
Theatre of Learning è un percorso iniziato ben prima per gli studenti: punto di partenza è l’idea di
Marco Scotini, direttore del Dipartimento di Arti Visive di NABA, di lavorare sulla performance,
come medium effimero “socialmente responsabile” o come “processo di apprendimento” (scriveva
Lucy Lippard nel 1983) e sul re-enactement, pensando alla ripetizione nel senso di Deleuze, come
riappropriazione attiva del passato.
The
Venus Theory: la “Venere degli stracci” incontra “Bello e basta”, da Michelangelo Pistoletto.
Concept: Samantha Caligaris
Si sono scelti alcuni lavori degli artisti coinvolti (Michelangelo Pistoletto, Yona Friedman, John
Baldessari, Nanni Balestrini, Piero Gilardi, Anna Maria Maiolino, Joan Jonas) reinventandoli, in uno
spirito di sovvertimento dei ruoli sociali e delle categorie dell’arte. A parte il caso della performance
di John Baldessari dal potenziale ironico e dissacrante, One hundred people say UMBRELLA – mai
messa in scena e dunque rappresentata alla lettera – i giovani artisti hanno sviluppato dei lavori
autonomi; le performance storiche si sono trasformate legandosi alle soggettività di chi vi ha
lavorato e le ha messe in scena.
Teatro-Natura: Noi come animali, da Piero Gilardi. Concept: Carlo Miele
Basta cani, ironico pezzo di Nanni Balestrini, su idea di Nicole Caputi e Cristina Zappa ha subìto uno
spostamento di medium, una metempsicosi teatrale. Le frasi deformate al cui soggetto/oggetto si
sostituisce la parola “cane” sono adesso berciate dai performer al centro dello spazio, mentre vicino
al pubblico alcune voci sussurrano un testo parallelo, idea di Nicole: Ti piace il gatto? «Bisogna
battere il cane finché è caldo! (Ti piace il gatto…) Cani, volete forse vivere in eterno?! (Gatto ti ha
taggato in un post). Di notte tutti i cani sono neri! (A gatto piace il tuo commento)» A fine
performance lo stesso Balestrini esclama commosso in mezzo alla sala: «Grazie cani!».
L’Uomo Ammaestrato, da Michelangelo Pistoletto. Concept: Francesco Pieraccini
L’euforia raggiunge lo zenit ne L’Uomo Ammaestrato, performance “da strada” messa in scena da
Pistoletto assieme al collettivo Zoo nel 1969; totalmente riscritta e riattualizzata. Un domatore da
circo presenta al pubblico l’uomo ammaestrato, scimmia umana a cui insegna a comportarsi da
persona a modo. L’ammaestramento di una serie di tipi umani parodizza alcuni ruoli della società
contemporanea e i loro comportamenti: l’uomo normale, il precario e il creativo, una specie
autoctona che ha saputo conquistare l’empatia degli astanti. Lo stesso Pistoletto è in prima fila: la
performance è l’esito di una serie di incontri in cui ha lavorato a stretto contatto con i giovani artisti
e curatori NABA. Allo stesso modo, quasi tutti gli altri artisti hanno incontrato personalmente gli
studenti prima della serata del 18 giugno, lo stesso hanno fatto curatori come Ute Meta Bauer, Jens
Hoffman e Hou Hanru.
Entrevidas, da Anna Maria Maiolino. Performer: Nicolas Vamvouklis
Mentre certi lavori si prestavano ad un’azione dinamica e concitata altri erano più delicati.
Entrevidas, la distesa di uova realizzata da Anna Maria Maiolino nel 1981, all’epoca uno statement
sulla situazione politica del Brasile, si trasforma in uno stage per le coreografie di Nicolas
Vamvouklis. Silenzioso e affascinante il teatro delle ombre, tributo a Piero Gilardi dove forme umane
e animali si muovono insieme in cerca di un equilibrio ecologico. Dopo una serata in cui lo spettatore
passa da uno spot performativo all’altro, si prende una pausa per bere qualcosa o viene preso di
mira dalle onnipresenti zanzare dei navigli di Milano, l’ultimo spettacolo si anima fra gli alberi del
giardino del campus e le luci irreali dei neon.
Waltz: Revisited, da Joan Jonas. Concept: Mati Jhurry, Isabella Benshimol
Un altro spostamento di medium dal video Waltz di Joan Jonas alla performance ideata da Mati
Jhurry e Isabella Benshimol, accompagnata dalla musica composta da Emre Baloglu: suoni naturali
che lentamente mutano in una tessitura elettronica. Evidenti la distanza generazionale eppure la
vicinanza di intenti: gli specchi diventano schermi di iPad che riprendono il pubblico, la cultura dei
dispositivi digitali viene sublimata in un nuovo rito collettivo laico. Joan Jonas è in prima fila e
riprende essa stessa con uno smartphone i performer, per poi commentare che le è parso di
assistere a un «Waltz on drugs».
Waltz: Revisited, da Joan Jonas. Concept: Cristina Zappa
La parola non può rendere giusto tributo dell’evento, è nell’anima della performance: succede, e
trovarvisi dentro, viverla è impareggiabile. Queste righe, anche se scritte dall’interno, da chi ha
partecipato, non possono che cercare di trattenere, ancora per un po’, quel momento magico in cui
tutto si è animato in un attimo e l’attimo dopo: silenzio.
Alessandro Azzoni, Francesco Pieraccini
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