I libri
A) Il libro nell'antichità
Gli unici documenti originali della letteratura greca giunti fino a noi risalgono all'età
ellenistica, e consistono per lo piú in papiri frammentari, ritrovati in Egitto, dove la città
di Alessandria costituiva nel lll a.C. uno dei piú fiorenti centri di cultura dell'antichità.
Altri papiri, quasi duemila, furono trovati, nel '700 ad Ercolano durante lo scavo della
villa dei Pisoni, sepolta dall'eruzione del 79 d.C.
I papiri dell'età romana sono molto rari, ma alcune notizie sulla produzione dei libri della
Roma antica si ricavano dai numerosi accenni all'editoria che si trovano nelle opere di
Cicerone, Seneca, Marziale e altri. Il commercio librario era molto fiorente nell'età
classica, e il lavoro di copiatura era affidato a schiavi istruiti, generalmente greci.
I fogli di papiro venivano uniti per formare un'opera, sovrapponendo il margine destro di
ciascun foglio al margine sinistro di quello seguente. Al margine destro dell'ultimo
foglio si incollava un "umbilicus", un cilindro di legno o di avorio terminante con dei
"cornua", attorno ai quali venivano arrotolati i fogli precedentemente uniti, mentre
all'esterno, attaccato ad uno dei "cornua", sporgeva l'"index", un pezzo di papiro che
conieneva il titolo dell'opera. Questo però veniva riportato anche all'inizio dell'opera,
insieme al numero delle linee e delle colonne. I rotoli di papiro venivano conservati in
astucci di pelle o in vasi di terracotta.
B) Il libro nel Medioevo
Alla fine dell'età classica il libro subì una decisiva modifica. Abbandonata la forma del
rotolo, in uso col papiro, il libro realizzato in pergamena assunse la forma a codice, già
usata per le tavolette cerate, che venivano legate insieme a formare il "dypticus", il
"tripticus" e il "polypticus". Il termine codice fu poi usato anche per designare i fogli di
pergamena piegati in due ed inseriti l'uno nell'altro a formare i "quaderni"(originalmente
di quattro fogli, da cui il nome).
La forma a codice facilitava la consultazione del libro, permetteva una maggiore
estensione del testo, dispensava dall'avvolgimento e dallo svolgimento del rotolo e si
prestava alla decorazione e all'illustrazione.
La letteratura latina ci è pervenuta quasi interamente attraverso i codici pergamenacei
medioevali. Dalla caduta dell'impero romano al Xll secolo, i monasteri e le istituzioni
ecclesiastiche, che detenevano il monopolio della cultura, si occuparono della
compilazione e della copiatura dei libri. Gli "scriptoria" dei grandi monasteri, come
quelio di Vivarium fondato da Cassiodoro e quello di Montecassino fondato da San
Benedetto, trascrissero Bibbie e commenti biblici, scritti dei padri della Chiesa, opere di
matematica, di medicina e di astronomia e ricopiarono i testi dei grandi scrittori latini.
L'invenzione della carta, come impasto di materiali fibrosi (detta originariamente "charta
bombycina" o "carta cuttunea" per distinguerla dalla "charta papyn") è attribuita ai
cinese Ts'ai Lun che nel II secolo a.C. realizzò il primo foglio. In Europa, tuttavia, essa
fu introdotta soltanto nell'VIII secolo dagli arabi, che ne avevano appreso i procedimenti
di fabbricazione dai cinesi e li avevano perfezionati. Dalla Spagna, dove sorse nel Xll
secolo la prima cartiera, I'uso della carta si diffuse in Italia e poi nel resto dell'Europa.
La carta italiana rimase per lungo tempo la piú ricercata in Europa e quella di Fabriano,
nelle Marche, divenne la piú fiorente cartiera d'Europa. Ai maestri cartai fabrianesi è
attribuita anche l'invenzione delle “pile a maglio”, vasche per la raffinazione
delI'impasto fibroso, la prima macchina impiegata nella fabbricazione della carta.
Nel XV secolo l'uso della carta ricavata da stracci si era ormai affermato in tutta l'Europa
e il nuovo materiale aveva sostituito la pergamena, diventando il naturale supporto della
scrittura a stampa che si sviluppava in quegli anni.
Nel Xll secolo la fondazione delle università, la diffusione dell'istruzione tra i laici, la
nascita della borghesia e, infine, I'adozione della carta come materia scrittoria, ebbero
effetti rilevanti nella produzione libraria.
Nel momento in cui i centri della cultura si spostarono nelle università, la compilazione
dei testi non fu piú monopolio esclusivo dei monasteri, ma furono gli stessi studenti ad
occuparsi della produzione e della circolazione del libro.
Intorno alle università sorsero botteghe di copisti professionali, organizzati in
corporazioni, che lavoravano sotto il controllo degli organi universitari. Da ogni
esemplare redatto dai docenti i copisti trascrivevano il numero di copie che il mercato
richiedeva e che dovevano servire alle scuole e alle università come strumenti di lavoro.
Gli eventuali errori dei copisti venivano corretti dagli utenti del libro mediante
annotazioni (glosse) apposte nel testo. L'esemplare non veniva rilegato, ma lasciato in
fascicoli separati detti "peciae". Questo accorgimento consentiva al libraio di far
ricopiare lo stesso testo contemporaneamente da piú copisti. Le "peciae" venivano anche
date in prestito dai librai agli studenti, dietro compenso in denaro o in cambio di altri
libri. Gli studenti potevano cosi provvedere alla copiatura (personalmente oppure
rivolgendosi ai copisti di professione) contribuendo in tal modo alla diffusione e alla
moltiplicazione dei libri.
C) Il libro nell'Umanesimo
Nel XIV e nel XV secolo, grazie al rinnovato interesse per i testi dell'antichità classica,
I'editoria del libro manoscritto conob-be un'eccezionale fioritura, alla quale contribui il
mecenatismo dei principi. I testi antichi, ricopiati, ricostruiti e commentati, divennero un
prodotto molto richiesto sia dai principi laici che dal ciero. Im-portanti biblioteche come
la Laurenziana di Firenze e la Vaticana nacquero appunto da collezioni private.
Accanto alla produzione di testi classici, nell'età dell'Umanesi-mo si diffuse quella delle
opere in volgare, che veniva incontro alle esigenze di un pubblico sempre piú vasto.
Si intensificò e si razionalizzò anche l'attività dei copisti che si organizzarono in “catene
di montaggio” procedendo ad una divisione dei compiti: chi copiava il testo, chi
aggiungeva le rubriche, chi i titoli dei capitoli. Il manoscritto si avviava gradatamente
verso la produzione in serie, caratteristica del libro a stampa.