I z h R2 I R1 Figura 12.13. Sinistra: spaccato del toro. Destra sezione del toro nel piano (r,z). z R1e R1i li hi he R2i R2e I2 I1 Figura 12.14. Sezione del mutuo accoppiamento nel piano (r,z). Induttanza di un solenoide toroidale di sezione rettangolare La geometria è descritta nella figura 12.13. Indicando con I la corrente circolante in ciascuna spira del solenoide,il campo B è dato dalla (12.21). Pertanto il flusso concatenato con una spira è R2 µ IN h µ IN R φ = ∫∫ B ⋅ nˆ dS = ∫ 0 dr = 0 h log 2 (12.56) S 2π r 2π R1 R1 Il flusso totale concatenato con l’intero solenoide è pertanto: µ IN 2 R φγ = Nφ = 0 h log 2 2π R1 Ne segue che l’induttanza L è L= φγ I = µ0 N 2 R h log 2 2π R1 (12.57) (12.58) Coefficiente di mutua induzione di due solenoidi toroidali concentrici di sezione rettangolare La geometria è descritta nella figura 12.14. Indicando con I1 la corrente circolante in ciascuna spira del primo solenoide,il flusso generato I1 e concatenato con una spira del secondo solenoide è: R2 i φ21 = ∫∫ B1 ⋅ nˆ 2 dS = − ∫ S2 R1i µ 0 I1 N1 hi µIN R dr = 0 1 1 hi log 2i 2π r 2π R1i (12.59) Il segno meno dipende dal fatto che, per I1>0, con riferimento al verso assunto in fig. 12.14 per I1, il campo B1 prodotto da I1 risulta opposto alla normale n̂ 2 alla superficie S2 del secondo solenoide, orientata in modo congruente al verso assunto per I2. Il flusso totale concatenato col secondo solenoide è pertanto: R µINN φγ 2 = N 2φ21 = − 0 1 1 2 hi log 2i (12.60) 2π R1i Ne segue che il coefficiente di mutua induzione M è M = φγ 2 =− µ 0 N1 N 2 R hi log 2i 2π R1i I1 Infine, confrontando M2 con L1L2, si ha: R µ2N 2N 2 M = 0 1 2 2 hi2 log 2i R1i 4π (12.61) 2 2 L1 L2 = R µ N2 R µ 0 N12 he log 2 e 0 22 hi log 2i = 2π R1e 4π R1i (12.62) R R µ 02 N12 N 22 he hi log 2 e log 2i > M 2 2 R1e R1i 4π Se ne conclude che in questo caso l’accoppiamento tra i due solenoidi non perfetto. Il coefficiente di accoppiamento k è: R log 2i M R1i h = i k= L1 L2 he log R2 e R1e 13. (12.63) Misura della caratteristica B-H La caratteristica B-H può essere misurata con l’apparato sperimentale mostrato in fig. 13.1. Il materiale magnetico è collocato all’interno di un solenoide toroidale come quello discusso nel paragrafo 12. L’avvolgimento è costituito da N1 spire percorse da una corrente i la cui intensità può essere variata opportunamente, ad esempio con una resistenza1 variabile collegata ad un generatore sinusoidale. Un’altra resistenza in serie può consentite di associare il valore vH(t) della differenza di potenziale ai suoi morsetti alla corrente i: vH(t)=RHi(t) (13.1) Le linee di campo, come già si è visto, sono circonferenze con il centro sull’asse di simmetria del toro e che si sviluppano all’interno del toro stesso concatenando le N1 spire dell’avvolgimento. Il campo magnetico è pertanto determinato dalla sola legge della circuitazione, che, applicata alla generica circonferenza γ di raggio r, fornisce ∫γ H ⋅ dl = H ∫γ dl = H 2πr = N i 1 1 La regolazione dell’intensità della corrente può essere ottenuta più convenientemente con un Variac, un autotrasformatore a rapporto spire variabile. (13.1) Supponendo che il raggio maggiore R dell’avvolgimento toroidale sia grande rispetto alla dimensione della sua sezione, possiamo ignorare la variazione di r all’interno della sezione ed approssimare r con un raggio medio di valore R. Risulta quindi Ni Ni H= 1 ≅ 1 (13.2) 2πr 2πR Per misurare B si può far riferimento alla legge dell’induzione (12.27). A questo scopo avvolgiamo sul toro un altro circuito costituito da N2 spire e chiuso con una impedenza elevata, in modo da assorbire una corrente trascurabile. In tal modo il campo H non subisce apprezzabili variazioni. Con riferimento alla fig.13.2, la tensione indotta sulle N2 spire, nell’ipotesi che queste siano realizzate con un conduttore di resistività trascurabile, risulta essere: − dφγ dt = E ⋅ tˆdl = ∫ E ⋅ tˆdl + ∫ E ⋅ tˆdl = V ∫ γ γ γ B iA spira AB (13.3) A eB Considerando il campo d’induzione B parallelo ad H e praticamente costante all’interno del toro, si ha per il flusso φγ φγ = ∫∫ B ⋅ nˆ dS = N 2 ∫∫ B ⋅ nˆ dS + ∫∫ B ⋅ nˆ dS ≅ N 2 B ∫∫ dS = N 2 BS Sγ e quindi B= S Sext S φγ N2S Nella (13.4) si è tenuto conto che l’induzione magnetica al di fuori del circuito magnetico è trascurabile e, pertanto, φγ non dipende dalla forma di γext. L’induzione magnetica B può essere quindi ottenuta integrando nel tempo la tensione Vab: (13.4) (13.5) t φγ (t ) = φγ (0) + ∫ V AB (t )dt (13.6) 0 L’integrazione può essere facilmente ottenuta con un circuito integratore, quale è ad esempio un circuito RC (fig 13.3) con una costante di tempo RC molto elevata rispetto al periodo della forma d’onda del generatore sinusoidale che alimenta l’avvolgimento di N1 spire. Con riferimento al circuito di fig. 13.3, si ha infatti: dv RC B + v B = V AB (t ) (13.7) dt RC dv B ≅ V AB (t ) dt (13.9) E quindi t v B (t ) = v B (0) + 1 V AB (t )dt RC ∫0 Riassumendo, si ha che le due tensioni sono proporzionali rispettivamente ad H ed a B: 2πR H v H = R H i = R H N 1 (13.10) t 1 1 1 V AB (t )dt = φγ = N 2 S B ∫ RC 0 RC RC Esse possono quindi consentire di tracciare la caratteristica B-H, utilizzando, ad esempio, un oscilloscopio, in cui i morsetti associati alla deflessione orizzontale sono alimentati da vH e quelli della deflessione verticale sono alimentati da vB. Il diagramma che si ottiene, nel caso di un materiale ferromagnetico è riportato schematicamente in fig. 13.3. vB = vH(t) R VAB(t) vB(t) C Figura 13.1 Un apparato sperimentale che consente di misurare la caratteristica B-H γint A B γext S … Sext S γint γ’ext A γext ∆S B Figura 13.2 I riferimenti per il calcolo della tensione VAB sulla curva gamma2 Figura 13.3 La curva del ciclo d’isteresi ottenuta in risposta ad una corrente sinusoidale