),6,&$0(',&$ (OHPHQWLGL2WWLFDJHRPHWULFD 3URI5HQDWR0DJOL &RUVRGL/DXUHDLQ0HGLFLQDH&KLUXUJLD DD 1 277,&$*(20(75,&$ /H UDGLD]LRQL OXPLQRVH VRQR RQGH HOHWWURPDJQHWLFKH FDPSL HOHWWULFL H PDJQHWLFL YLEUDQWL H SURSDJDQWHVL QHOOR VSD]LR H QHO WHPSR FRQ YHORFLWj GL SURSDJD]LRQH GLSHQGHQWH GDO PH]]R HG XQD OXQJKH]]DG¶RQGDFRPSUHVDWUDHQP &RPHWXWWHOHUDGLD]LRQLHPDQFKHOHUDGLD]LRQLOXPLQRVH VRQR VRJJHWWH D IHQRPHQWL TXDOL O¶LQWHUIHUHQ]D H OD GLIIUD]LRQH FKHVRQRWLSLFLGHOODSURSDJD]LRQHGHOOHRQGH 7XWWDYLDSRLFKpLQJHQHUHODOXQJKH]]DG¶RQGDGHOODOXFHqDOFXQLRUGLQLGLJUDQGH]]D SL SLFFROD GHOOH GLPHQVLRQL GHJOL RJJHWWL FKH FRVWLWXLVFRQR JOL XVXDOL GLVSRVLWLYL RWWLFL q SRVVLELOH WUDWWDUH OH SURSULHWj GL WDOL GLVSRVLWLYL QHOO¶DPELWR GHOOH DSSURVVLPD]LRQL GHOO¶ 277,&$ *(20(75,&$ DVVXPHQGR FLRq FKH OD OXFH VL SURSDJKLQHLPH]]LRPRJHQHLLQPRGRUHWWLOLQHR 1RQELVRJQDFRPXQTXHGLPHQWLFDUHFKHODQDWXUDRQGXODWRULDGHOOD OXFHHPHUJH VHQ]D SRVVLELOLWj GL HTXLYRFL SHU HVHPSLR TXDQGR VL YRJOLDQR VWXGLDUH OH 2 FDUDWWHULVWLFKHGHOOHLPPDJLQLSURGRWWHGDJOLVWUXPHQWLRWWLFL 5LIOHVVLRQHH5LIUD]LRQHGHOODOXFH &RQVLGHULDPRODSURSDJD]LRQHGHOODOXFHLQGXHPH]]LVHSDUDWLGD XQD VXSHUILFLH$EELDPR IDVFLRLQFLGHQWH IDVFLRULIOHVVR IDVFLRWUDVPHVVRULIUDWWR 5LIOHVVLRQH i 1 r 2 D 5DJJLR LQFLGHQWH UDJJLR ULIOHVVR H QRUPDOH DOOD VXSHUILFLH QHO SXQWR GL LQFLGHQ]DVRQRFRPSODQDUL D 5DJJLR LQFLGHQWH H UDJJLR ULIOHVVR IRUPDQR DQJROL XJXDOL FRQ OD QRUPDOH DOOD 3 VXSHUILFLHQHOSXQWRGLLQFLGHQ]D 5LIUD]LRQH ni = c / vi 1 indice di rifrazione del mezzo L rispetto al vuoto 1 n1 < n2 2 F e Yi sono la velocità dell’onda e.m. nel vuoto e nel mezzo L, rispettivamente 2 D 5DJJLR LQFLGHQWH UDJJLR ULIUDWWR H QRUPDOH DOOD VXSHUILFLH GL VHSDUD]LRQHQHOSXQWRGLLQFLGHQ]DVRQRFRPSODQDUL D $QJROR GL LQFLGHQ]D UHOD]LRQH HG DQJROR GL ULIUD]LRQH VRQR OHJDWL GDOOD F sin θ1 Y1 Q1 Q2 = = = = Q12 F Q1 sin θ 2 Y2 Q2 /HJJHGL6QHOO /HJJHGL6QHOO 4 Abbiamo perciò: D Nel passaggio da un mezzo meno rifrangente ad uno più rifrangente (Q Q) il fascio luminoso VLDYYLFLQD alla normale; il fascio invece VLDOORQWDQD dalla normale quando passa da un mezzo ad alto indice di rifrazione ad un mezzo con indice di rifrazione inferiore (Q !Q). 1 1 2 n1 > n2 2 5 E L’effetto di una lastra di materiale omogeneo a facce piane e parallele posta sul cammino del fascio luminoso è di far emergere il fascio con direzione parallela a quella incidente, ma “spostato” lateralmente in misura tanto maggiore quanto maggiore è lo spessore della lastra. Ad esempio, con lastra di vetro in aria: n1 < n2 1 n1 1 aria Q1 sin θ1 = Q2 sin θ 2 n2 2 Q2 sin θ 2 = Q1 sin θ 3 vetro 2 n1 3 aria 3 θ1 = θ 3 6 5LIOHVVLRQHWRWDOH Consideriamo il passaggio di radiazione luminosa (luce) da un mezzo 1 più rifrangente ad un mezzo meno rifrangente (Q !Q): 1 1 2 /HJJHGL6QHOO /HJJHGL6QHOO Al crescere di 1 cresce anche 2 seguendo la legge di Snell. Deve naturalmente valere la condizione seguente: 2 sin θ1 = sin θ 2 ≤ 1 Q12 Per sin θ1 Y1 Q2 = = = Q12 sin θ 2 Y2 Q1 ! e ciò implica: ovvero: OLP sin θ1 ≤ Q12 θ lim = DUF sin (Q12 ) il raggio viene WRWDOPHQWHULIOHVVR 7 Tale fenomeno viene utilizzato per trasmettere un raggio di luce da un punto ad un altro lungo un cammino qualsiasi, usando una fibra ottica. Gli angoli di incidenza sono sempre maggiori dell’angolo limite. Per illuminare oggetti estesi si utilizzano fasci di fibre ottiche. 8 ,O'LRWWUR ,O GLRWWUR q XQ VLVWHPD RWWLFR FRVWLWXLWR GD GXH PH]]L GL GLYHUVR LQGLFH GL ULIUD]LRQHODVXSHUILFLHGLVHSDUD]LRQHQHOFDVRSDUWLFRODUHGLGLRWWURVIHULFR qXQDFDORWWDVIHULFD $SSURVVLPD]LRQLGL*DXVV a) dimensioni della calotta sferica piccole rispetto al raggio di curvatura; b) i raggi provenienti dall’oggetto sono parassiali (formano cioè angoli piccoli con l’asse ottico del sistema) In tali condizioni, i raggi emessi da una sorgente puntiforme P posta nel mezzo 1, dopo aver subito la rifrazione, possono incontrarsi in un punto Q dando così luogo ad un’immagine puntiforme. Sistemi di riferimento: [x1Vy1] per gli oggetti e [x2Vy2] per le immagini (vedi Fig. 1). Raggio di curvatura: positivo se il centro di curvatura è nello spazio delle immagini, altrimenti è negativo. 9 )LJ PV = p QV = q Fig. 2 10 Costruzione dell’immagine: consideriamo due raggi provenienti da P (vedi Fig. 2): il raggio passante per V non viene deviato, mentre il raggio (peraltro qualsiasi) PH viene rifratto secondo la legge: Q1 sin L = Q2 sin U La distanza da V del punto Q in cui si incontrano i due raggi è indicata con q. Per le ipotesi (Gauss) fatte: - distanza VH’ trascurabile - angoli , , piccoli tali che: ++ ’ ++ ’ ++ ’ ++ ’ = ≅ ≅ = sin α 3+ 3+ ’ 39 S ++ ’ ++ ’ = = sin β +& 5 ++ ’ ++ ’ ++ ’ ++ ’ = ≅ ≅ = sin γ +4 + ’4 94 T cos α ≅ 1 ; cos β ≅ 1 ; cos γ ≅ 1 11 Inoltre, dalla figura abbiamo: L =α + β ; β = U +γ e quindi, applicando note relazioni trigonometriche: sin L = sin (α + β ) = sin α cos β + sin β cos α ≅ sin α + sin β sin U = sin (β − γ ) = sin β cos γ − sin γ cos β ≅ sin β − sin γ La relazione di Snell diventa così: 1 +1 S 5 Q2 = 1 − 1 Q1 5 T da cui otteniamo: Q1 Q2 1 + = (Q2 − Q1 ) S T 5 5HOD]LRQHGHLSXQWL 5HOD]LRQHGHLSXQWL FRQLXJDWLGHOGLRWWUR FRQLXJDWLGHOGLRWWUR 12 La relazione dei punti coniugati non dipende dall’angolo tutti i raggi uscenti da 3 convergono in 4. Si definiscono 2 fuochi: F1 ed F2 F1 : punto in cui deve trovarsi l' oggetto affinché la sua immagine si formi a distanza infinitamente grande (T → ∞) : 1 1 Q2 − Q1 = f1 5 Q1 F2 : l’immagine si forma in tale punto se l’oggetto si tr ova a distanza infinitame nte grande ( S → ∞) : 1 1 Q2 − Q1 = f 2 5 Q2 13 /HQWLVRWWLOL /HQWH: mezzo trasparente, omogeneo, otticamente distinto dal mezzo circostante e da questo separato da due superfici generalmente sferiche. (Una delle due superfici può anche essere un piano, cioè una superficie sferica con raggio infinito). Se lo spessore della lente è piccolo rispetto ai raggi di curvatura delle superfici sferiche che la delimitano, si parla di OHQWHVRWWLOH. Una lente può essere considerata come una successione di due diottri Per trovare l’equazione dei punti coniugati di una lente sottile, si applica due volte l’equazione dei punti coniugati del diottro. Lo spazio oggetti è alla sinistra della lente, mentre lo spazio immagini è a destra, come per il diottro. Analogamente per gli assi. 14 Vari tipi di lente Fig. 3 15 &RQVLGHULDPRXQDOHQWHELFRQYHVVD n2 n1 3 n1 • p O q • 4 Q1 = indice di rifrazione del mezzo in cui è immersa la lente Q2 = indice di rifrazione della lente Applicando due volte (per i due diottri di cui è costituita la lente) l’equazione dei punti coniugati si ottiene 1 1 1 + = S T I (∗) con 1 Q2 1 1 = − 1 + I Q1 51 52 (∗ ∗) avendo scelto la FRQYHQ]LRQH (diversa da quella usata per il diottro) che il UDJJLRGL FXUYDWXUDqSRVLWLYRRQHJDWLYRDVHFRQGDFKHODFRUULVSRQGHQWHVXSHUILFLH 16 ULYROWDYHUVRLOPH]]RFLUFRVWDQWHVLDFRQYHVVDRFRQFDYD. I è il valore delle due distanze focali I ed I, ovvero delle distanze in cui si forma l’immagine di un oggetto posto all’infinito (S →∞) ed in cui deve trovarsi l’oggetto affinché la sua ine si trovi all’infinito (T →∞). I risultati (∗) e (∗∗) hanno valore generale, per qualsiasi tipo di lente sottile. 17 (6(03,',&26758=,21,',,00$*,1, p>2f f < p < 2f 0<p<f Fig. 4 18 /HQWHFRQYHUJHQWH (f > 0): - Immagine reale di un oggetto posto tra l’infinito ed il fuoco - Immagine virtuale di un oggetto posto tra il fuoco e la lente Fig. 5 /HQWHGLYHUJHQWH (f < 0): - Immagine virtuale, posta nel fuoco, di un oggetto posto all’infinito Fig. 6 19 ,QJUDQGLPHQWR/LQHDUHHG,QJUDQGLPHQWR$QJRODUH9LVXDOH Ingrandimento lineare rapporto tra la lunghezza O di una dimensione = -O di una lente lineare dell’immagine e la lunghezza O della corrispondente dimensione lineare dell’oggetto B A F p q O2 $’% ’ $’2 S2 -O = = = = O1 $% $2 S1 S2 I -O = = S1 S1 − I A’ F O B’ Poiché per la (∗) 1 + 1 = 1 I T p possiamo anche scrivere : O = AB O = A’B’ I triangoli ABO e A’B’O sono VLPLOL vale : S = I S1 2 (S1 − I ) Ingrandimento lineare al variare della distanza 20 dell’oggetto dalla lente, per una data distanza focale. Se l’immagine è virtuale si considera O¶LQJUDQGLPHQWRDQJRODUHRYLVXDOH-D Ingrandimento angolare -D di una lente rapporto tra l’angolo sotto cui l’occhio dell’osservatore vede l’oggetto attraverso la lente e l’angolo sotto cui l’oggetto sarebbe visto ad occhio nudo = 8VXDOLFRQGL]LRQLGLRVVHUYD]LRQH RFFKLRDGGRVVDWRDOODOHQWH RJJHWWRTXDVLQHOSLDQRIRFDOHDQWHULRUHGHOODOHQWH L’osservatore vede l’immagine dell’oggetto sotto l’angolo WJ α 2 Poiché in generale l’angolo YHGL)LJ : $% O1 = ≅ $2 I è piccolo: O1 WJα 2 ≅ α 2 ≅ I 21 Fig. 7 Fig. 8 22 Supponiamo che l’oggetto venga osservato direttamente (ad occhio nudo, vedi Fig. 8). L’angolo sotto cui si vedrebbe l’oggetto sarebbe tanto maggiore tanto minore la distanza oggetto – occhio. 'LVWDQ]DPLQLPDSHUPHWWHUHDIXRFRaFP 'LVWDQ]D GHOOD YLVLRQH GLVWLQWD aFP Se è G il valore della distanza della visione distinta si può scrivere: e l’ingrandimento angolare -D diventa: α1 ≅ O1 G0 -D = α 2 G0 ≅ α1 I La distanza focale di una OHQWHGLLQJUDQGLPHQWR è tipicamente dell’ordine dei centimetri. Ne segue che è -D ! L’interposizione della lente di ingrandimento consente di avvicinare molto l’oggetto all’occhio che può quindi osservarlo sotto un angolo notevolmente maggiore dell’angolo sotto cui l’osserverebbe ad occhio nudo. 23 'LIHWWLGHOO¶RFFKLR 0LRSLD SURIRQGLWjGHOO¶RFFKLRFLRqGLVWDQ]DUHWLQD± FULVWDOOLQR HFFHVVLYDo QHFHVVLWj GLOHQWHGLYHUJHQWH ,SHUPHWURSLD SURIRQGLWjGHOO¶RFFKLRPLQRUHGHOQHFHVVDULRo QHFHVVLWj GLOHQWHFRQYHUJHQWH 3UHVELRSLD GLIILFROWjGHOFULVWDOOLQRDGDJJLXVWDUVLHTXLQGLDIRFDOL]]DUH o QHFHVVLWj GLOHQWHFRQYHUJHQWH /¶HQWLWjGLWDOLGLIHWWLqPLVXUDWDGDOQXPHURGLGLRWWULHGHOOD OHQWHLQ JUDGRGLFRUUHJJHUHLOGLIHWWR $VWLJPDWLVPR: GLIIHUHQ]DQHLUDJJLGLFXUYDWXUDGHOOHYDULHVH]LRQLGHO JORERRFXODUHRWWHQXWHFRQSLDQLSDVVDQWLSHUO¶DVVHRWWLFR GHOFULVWDOOLQR /¶LPPDJLQHGLXQDVRUJHQWHHVWHVDQRQSXzHVVHUHPHVVD 24 WXWWDDIXRFRVXOODUHWLQD