Pianeta Rock
I gruppi che hanno scritto la storia del rock: dalle mosse di Elvis fino al sound che viene dal Sol
Levante
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1. Introduzione
2. Le origini: country e rythm'n'blues
2.1 Elvis the Pelvis
3. Bob Dylan
4. Jimi Hendrix
5. Pink Floyd
6. L'utopia di John
7. Rolling Stones
8. Led Zeppelin
9. Jim Morrison e i Doors
10. U2: Irish Sound
11. The boss
12. Nick Cave
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13. Pizzicato Five
1. Introduzione
Credo sia quantomeno improbabile riuscire nello scopo prefissato, ovvero quello di fare una
guida sul rock come fenomeno musicale: esperienza troppo vasta e complessa per essere
ripercorsa senza il rischio di disperdersi lungo il cammino.
Meglio è forse limitare il discorso ad alcune tappe fondamentali, che se non riescono comunque
a raccontare tutto l'universo rock, almeno rappresentano momenti significativi e passaggi
fondamentali nello sviluppo dei vari sottogeneri.
Si procede quindi per tappe, individuate di volta in volta in cantanti e gruppi passati alla storia
per aver saputo imporre una svolta significativa alla musica rock e per aver influenzato con
musica e messaggi intere generazioni di appassionati e musicisti.
In questo percorso saranno presi in considerazioni i grandi del rock, a cominciare da Elvis the
Pelvis per proseguire con gruppi che escono dalla preistoria del rock (mi perdoneranno i fans del
grande Elvis) per entrare a pieno titolo nell'età contemporanea, di chitarre elettriche distorte e
batterie scatenate.
Ci sarà posto per gli intramontabili Bob Dylan e Jimmy Hendrix, per i Rolling Stone, per i mitici
Pink FLoyd, per i Doors di Jim Morrison e i Led Zeppelin: accanto a queste pietre miliari della
musica rock ci saranno gli U2, mitici rappresentanti del rock irlandese e ancora Bruce
Springsteen e John Lennon fino ad arrivare alle esperienze più recenti di Nick Cave. Infine una
citazione per i Pizzicato Five, punta dell'iceberg della scena musicale giapponese
Certo, come detto, sono scelte discutibili e che evidentemente non possono avere la pretesa di
ripercorrere tutte le esperienze musicali di questo genere, difficilmente definibile proprio perché
comprende una vastissima gamma di approcci differenti e interpretazioni originali.
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2. Le origini: country e rythm'n'blues
Parlare delle origini della musica rock vuol dire immergersi nella realtà americana degli anni '50,
quando la scena musicale poteva approssimativamente essere interpretata come country
(musica bianca) da una parte e rythm'n'blues (musica nera) dall'altra. Sono anni in cui
l'integrazione comincia a muovere qualche passo e lo fa ovviamente in quei settori sociali più
liberi, dove le politiche discriminanti e razziste hanno meno motivi per intervenire. La musica su
tutto offre la possibilità di scavalcare almeno in parte le barriere razziali, e cosi' capita che
ragazzi bianchi ascoltino e ballino nelle sale dove viene diffusa la black music.
Probabilmente succederebbe anche il contrario, se non fosse che i neri non possono entrare nei
locali dei bianchi.
E' a Chuck Berry che si può attribuire l'invenzione di questo genere musicale, anche se poi nel
mondo della musica, si sa, non è mai uno solo ad inventare qualche cosa ma semmai è quello
che riesce per primo a raggiungere un pubblico più o meno vasto.
Il fatto che Chuck fosse un nero è una riprova dell'influenza che la black music ebbe sulla
nascita del rock'n'roll.
Da quelle prime esperienze musicali, vennero fuori i cantanti bianchi che, supportati dalle case
discografiche, seppero ereditare e far propria quella tecnica e quel nuovo modo di far musica. Su
tutti si impose un ragazzo bianco, dal bell'aspetto, capace di eccitare le fantasie del pubblico
femminile. Cominciava l'era di Elvis
2.1 Elvis the Pelvis
Tocca solo ad alcuni la sorte di trasformarsi da uomini in leggende intramontabili. Il primo caso
nel mondo della musica va attribuito a Elvis Presley, la cui fama supera di gran lunga la sua
vita, originando imitazioni e fantasmi che 'compaiono' di tanto in tanto a insinuare il dubbio che
la sua sia stata una misteriosa scomparsa e non una morte comune.
A distanza di anni dalla sua morte, ricompare negli angoli più sperduti del mondo a ridare
speranza ai fan che non si rassegnano alla sua scomparsa.
Questo mito prende le prime mosse ufficiali sul palco, ma la passione per la musica nasce anni
prima a Tupelo, paesino del Mississipi, dove Elvis nasce e ha modo di avvicinarsi all'universo
musicale attraverso gli inni gospel cantati nella vicina chiesa.
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E' a Memphis, dove il ragazzo si trasferisce con la famiglia, che conoscerà il successo.
Il suo avvicinamento alla musica, secondo quella che è la leggenda, sa di predestinazione.
Al posto della desiserata bicicletta, troppo costosa per le tasche dei genitori, gli arriva una
chitarra, che diventerà presto la sua compagna inseparabile.
La sua carriera musicale dura fino al 16 agosto 1977, quando il Re si spegne in un lettino
d'ospedale. Già in quel momento è un mito: non si contano i programmi televisivi, gli articoli e i
film dedicati a Elvis, che incarna alla perfezione il sogno di ogni ragazzino americano.
I suoi movimenti sensuali e la sua gestualità gli valgono il soprannome di Pelvis; la sua voce
profonda e avvolgente riesce a raggiungere il cuore delle sue fan, letteralmente in delirio quando
sul palco attacca le note di Love Me Tender.
Durante la vita e dopo la sua morte, il mito diventa anche un'incredibile fonte di ricchezza:
arrivano quasi a 40 i milioni di dollari fatti guadagnare dall'industria Elvis. Che dire? buon per chi
li ha incassati.
3. Bob Dylan
Un'altra tappa fondamentale del rock si identifica con il nome di Bob Dylan. Il suo stile è
particolare come la cultura che pervade la sua musica.
Cantante folk, si ricollega alla tradizione americana e allo spirito religioso delle sue origini
ebraiche.
Robert Zimmermann, in arte Bob Dylan in onore del poeta americano Thomas Dylan, ritorna
alle origini del rock, per quanto riguarda il messaggio di ribellione, ma lo fa con maggiore
determinazione e rabbia, puntando il dito contro i master of war, che comandano nel mondo.
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E' una musica pervasa di un misticismo religioso che sfocia nell'aperta condanna della società
americana contemporanea. Una condanna che trova nella poesia l'arma più efficace per colpire il
nemico.
La sua figura diventa presto leggendaria: sostenitore convinto del pacifismo, Dylan diventa
l'emblema stesso del malessere giovanile, del rifiuto di accettare la cultura capitalista imposta
dall'alto.
E' del '63 l'album Freenwheeling, pubblicato dalla Columbia, che contiene alcuni dei suoi brani
più rappresentativi: Master Of War e I Shall Be Free e ancora A Hard Rain's Gonna Fall .
Dopo i primi album caratterizzati dal cosidetto talkin' blues, la svolta arriva attorno al '65,
quando Bob si avvicina al mondo del rock, presentandosi ad un importante festival di folksinger
(quello di Newport) imbracciando una chitarra elettrica, identificata dal pubblico come principale
simbolo della musica commerciale. Risultato: tanti fischi e a casa.
Ma nella stagione successiva viene pubblicato Blonde On Blonde, ritenuto un capolavoro
assoluto della sua produzione e una pietra miliare della storia del rock.
La sua figura, pur riscuotendo sempre successo e ammirazione, è controversa e difficilmente
inquadrabile. Anche dal punto di vista musicale, la sua produzione risente di questa continua
ricerca che lo porta a scrivere pezzi storici come Knocking On Heaven’s Door, che verrà poi
riproposto dai Guns'n'Roses.
Occorre attendere il '74 perché esca un nuovo grande disco Planet Waves , cui seguirà Blood
on the Tracks . Problemi familiari e successo artistico creano una miscela che porta Dylan a
pubblicare Desire, che conoscerà un grande successo presso il pubblico.
I '70 sono per Dylan anni di sperimentazione e progetti artistici complessi: prima una grande
tournée, che lo vede accompagnarsi con altri grandi artisti in giro per gli States con concerti
improvvisati e non pubblicizzati; poi un film stroncato dalla critica. Il decennio si chiude con un
buon disco Gotta Serve Somebody, uscito dopo l'ennesima crisi interiore che questa volta
determina la conversione al cristianesimo.
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I decenni successivi non saranno caratterizzati da grandi novità. Gli Ottanta segneranno infatti
una sorta di involuzione, segnata soprattutto da un misticismo religioso che pervade i testi delle
sue canzoni, mentre il decennio successivo vedrà Dylan impegnato soprattutto in tournée in giro
per il mondo che consacrano per l'ennesima volta la sua grandezza artistica.
4. Jimi Hendrix
Proseguendo in questo viaggio a tappe, eccoci arrivare a una svolta fondamentale. Dopo di lui il
rock non sarà più lo stesso. Sto parlando di Jimi Hendrix, il più grande chitarrista elettrico di
sempre.
Vera rock-star, anche nella tragica morte per assunzione di barbiturici (18 settembre 1970), Jimi
diventa leggenda già durante la vita, complice una propaganda che punta sulla creazione di un
personaggio misterioso, dedito alle più stravaganti esperienze, che fanno di sesso e droga due
aspetti ricorrenti della sua vita.
Dopo aver suonato nelle sezioni ritmiche dei grandi del Soul, è in Europa che la sua fama si
ingigantisce. Il successo parte da Londra, che lo accoglie a braccia aperte, molto più di quanto
non faccia l'America.
Nato a Seattle, il chitarrista nero, nelle cui vene scorre sangue nero, bianco e indiano, ha il
merito di inventarsi un modo originale di suonare la chitarra elettrica.
Celebre in questo senso è la sua rivisitazione dell'inno nazionale americano. Manco a dirlo,
questa interpretazione provoca scandalo e polemica negli ambienti perbenisti.
Aldilà della sua splendida discografia, il suo strepitoso successo può essere riassunto con due
apparizioni live: la prima, quella della consacrazione, è al festival di Monterey nel '67. Si chiude
con il rogo della chitarra e la folla in estasi.
La seconda, quella passata alla storia come evento generazionale, è a Woodstock e si chiude
con la già citata interpretazione, piena di valenze politiche, dell'inno americano.
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E ancora una volta la gente perde il controllo. Proprio come voleva Jimi.
5. Pink Floyd
Negli anni in cui si affermava ogni giorno di più il mito di Bob Dylan, nel vecchio continente, e
precisamente a Londra, iniziava l'avventura di quattro ragazzi destinati a cambiare la storia della
musica. I loro nomi: Syd Barrett, Rick Wright, Nick Mason e Roger Waters .
E' del '67 il primo singolo in formato 45 giri firmato Pink Floyd. Ma per il vero successo occorre
attendere ancora qualche anno e soprattutto la nuova formazione, privata di Syd Barrett ,
rovinato dall'abuso di LSD e sostituito con Dave Gilmour.
I nuovi Pink Floyd ci mettono poco a superare la crisi e dopo qualche album di transizione
incominciano a sfornare un capolavoro dopo l'altro: The Dark Side Of The Moon , che vende
oltre 25 milioni di copie, è seguito da Wish You Were Here e da Animals, che completa la
trilogia ma non conosce il successo di vendite degli altri due.
Passa qualche anno che vede il gruppo impegnato soprattutto in un tour che mette in luce tutte
le contraddizioni nel rapporto con il pubblico: nel '79 esce il più grande successo commerciale e
musicale dei Pink Floyd.
The Wall è un lavoro carico di effetti ed elaborazioni sonore che mette in luce le grandi
capacità tecniche dei Pink Floyd. Viene ideato anche un film dallo stesso nome, capolavoro
assoluto. Vedere per credere.
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Da questo momento inizia la parabola discendente, anche perchè rimanere su quegli stessi livelli
era francamente molto difficile. Vengono pubblicati altri album: nell'ordine, The Final Cut, che
segna la fine della collaborazione con Roger Waters , A Momentary Lapse of Reason ,
Delicate Sound of Thunder , The Division Bell del '94 e l'anno successivo Pulse. Ma la
storia dei Pink Floyd è già stata scritta, tutto il resto è un piacevole contorno.
Se queste molto brevemente sono le tappe principali della loro avventura artistica, occorre
spendere qualche riga per cercare di inquadrare la loro musica.
Il progressivo avvicinamento alla psichedelia deve molto alla loro curiosità in fatto di
sperimentazioni. Nei primi anni di vita, siamo alla fine dei '60, erano soliti accompagnare le loro
prestazioni con un video proiettore che rappresenta il punto di partenza di tutti gli effetti speciali
e giochi di luce che caratterizzeranno i tour successivi e raggiungeranno l'apice con quello
successivo alla pubblicazione di The Wall. Questo tour si svolge in sole tre città, per un totale di
29 date: le fortunate sono New York, Los Angeles e ovviamente la loro Londra.
6. L'utopia di John
Immagina un mondo senza possessi
mi chiedo se ci riesci
senza necessità di avidità o rabbia
La fratellanza tra gli uomini
Immagina tutta le gente
condividere il mondo intero...
Ok, non sarà il modo più originale per presentare John Lennon, ma penso sia giusto omaggiarlo
con le sue stesse parole. Parole di speranza e di amore che oggi semplicemente suonano bene,
ma che nel momento in cui furono concepite avevano una valenza politica straordinaria.
Non che oggi non abbiano più motivo di essere, tutt'altro.
Le guerre ci sono ancora, anche quelle ingiustificate... ma diciamo che oggi è cambiato il
contesto.
Non c'è più quel movimento pacifista internazionale che faceva paura a quelli che, parafrasando
Bob Dylan, potremmo chiamare i Master Of War... o quantomeno tale movimento non ha più
la portata di quegli anni caratterizzati dalla guerra in Vietnam, dalla presidenza Nixon negli USA e
dalle politiche neocolonialiste... che comunque non sono ancora finite, se vogliamo dirla tutta.
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In quegli anni queste parole, cantate da un ragazzo con gli occhialini tondi facevano rabbrividire
il governo USA e l'FBI, che decise di dedicare anche un dossier all'ex Beatle.
La sua storia successiva all'era Beatles ha due coordinate ben precise: l'una si chiama
movimento pacifista, l'altra Yoko Ono, l'artista giapponese capace di ammaliarlo e, secondo
alcuni, causa dello scioglimento dei Beatles stessi.
Fatto è che Lennon trova in Yoko Ono la compagna perfetta, che gli da un figlio e tante
motivazioni. La sua vita viene spezzata da cinque pallottole avvolte nel mistero.
Chi le esplode apparentemente è un folle, un semplice pazzo che incrocia per caso la strada di
John.
Ma subito si diffondono le voci sempre più insistenti di un omicidio commissionato dalle alte
sfere del governo statunitense, timoroso del successo e dell'autorevolezza che quel personaggio
scomodo stava acquisendo.
Il mistero delle ragioni che spinsero Mark Chapman -questo il nome dell'omicida- a premere il
grilletto resta tutt'oggi, quello che invece è possibile leggere nero su bianco è il famoso dossier
dell'FBI, pubblicato da Jon Wiener all'interno del libro ' Gimme Some Truth: The John Lennon FBI
Files '
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7. Pietre rotolanti
Tra le formazioni più longeve del panorama rockettaro, i Rolling Stones sono anche il gruppo
di maggior successo se è vero -ed è vero- che sono stati ribattizzati come 'la miglior rock band
del mondo'. Formatisi nei primi '60, ancora oggi imperversano sui palchi di mezzo mondo
esplodendo tutta la potenza che si può pretendere da uno strumento musicale.
Dopo una prima fase di assestamento, il gruppo si delinea con quella che sarà la formazione
definitiva, nella quale spiccano Mick Jagger e Brian Jones.
In anni dominati dall'ingombrante presenza dei Beatles, i Rolling sanno ritagliarsi fin da subito
uno spazio importante nella scena musicale e un seguito non indifferente.
Ammaliati dalla black music, i loro primi album contengono spesso rivisitazioni di storici pezzi
soul, che hanno il merito di mostrare una nuova strada percorribile per il rock.
I mass media li pongono in competizione con i Beatles, anche se in realtà i due gruppi
percorrono strade differenti: anzi in occasione di un singolo dei Rolling -I Wanna Be Your Man- la
presunta competizione si trasforma in collaborazione visto che gli autori del testo sono Lennon e
McCartney .
Conosciuto il grande successo nel '65 con l'uscita di nuovi singoli, tra cui Satisfaction, i Rolling
Stones impersonano il mito dei rockettari trasgressivi fino all'eccesso: ne sono prova evidente i
testi delle canzoni, che affrontano la realtà degli emarginati dalla società, e ancora di più le loro
esibizioni live piene zeppe di provocazioni che generano tensioni e risse.
Dediti all'uso di droghe e affascinati da qualsiasi tipo di eccesso, i Rolling capitanati da Jagger
sanno ben sfruttare questa immagine a fini pubblicitari. Dalla metà dei '60 fino al termine dei '70
la loro prolificità discografica è pari all'innovcazione che pervade ogni loro pezzo. Ne sono
esempi evidenti gli album Sticky Fingers del '71 e Emotional Rescue del 1980 che percorre
nuove sonorità meno aspre. E' l'inizio di un lento declino, che non intaccherà comunque la fama
della band. E così nonostante gli anni migliiori siano ormai trascorsi, la band londinese sa
mantenersi sulla cresta dell'onda forte della fama ottenuta in passato.
Gli album successivi, benchè apprezzabili per certi versi, non dicono nulla di più: il successo
commerciale è comunque in parte garantito, sebbene non più ai livelli precedenti, e il rispetto
per questa band che rappresenta una pietra miliare della musica rock non verrà mai meno.
8. Led Zeppelin
Per presentarli ho scelto un numero: 150. Come i milioni di dischi venduti dal quartetto rock.
I Led Zeppelin costituirono con la loro musica un'altra rivoluzione nella storia della musica. (Mi
rendo conto che in questa guida la parola rivoluzione ricorre spesso, ma d'altronde per motivi di
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spazio, si è scelto di parlare di rock attraverso delle icone intramontabili, capaci di stravolgere i
canoni estetici sino allora in auge).
Oltre alla novità della loro musica, è anche il modo di presentarsi a definirne la portata
rivoluzionaria: niente singoli per le radio, come usava allora , ma solo LP da 33 giri dai nomi
semplici, che più semplici non si può. I, II, III, IV, solo dopo questi verranno scelti nomi un
po' più elaborati: Houses of the holy, Presence, The song remains the same e Physical graffiti,
che in realtà è un live. Doppio.
Il 4 dicembre 1980 il gruppo si scioglie in seguito alla morte del batterista John Bonham. Insieme
a lui avevano costruito questa leggenda vivente Jimmy Page alla chitarra, Robert Plant alla voce
e John Paul Jones al basso.
Con la loro musica si accostano a quel movimento pacifista che in quegli anni proliferava nel
mondo, i cui sostenitori erano conosciuti come i Figli dei Fiori, ma lo fanno con originalità
percorrendo sentieri, non solo musicali ma anche culturali, originali nei quali prende forma il loro
interesse per la cultura celtica del nord Europa.
9. Jim Morrison e i Doors
Tra le rockstar più chiacchierate della storia della musica Jim Morrison , leader carismatico del
gruppo dei Doors occupa un posto di primo piano. La provocazione è un elemento ricorrente e
fondamentale della sua vita e delle sue esibizioni.
Contro la società perbenista e affascinato dai poeti maledetti, Morrison conduce una vita di
eccessi che avrà come prevedibile conclusione la morte dovuta a un mix micidiale di alcool ed
eroina. E' il 2 luglio 1971 quando Jim Morrison muore sotto gli occhi della moglie nella sua casa
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a Parigi. Se già durante la vita aveva conosciuto il successo, dopo la morte diventa vera e
propria leggenda.
Ancora oggi la sua tomba parigina è meta di pellegrinaggi di giovani e meno giovani per i quali il
leader dei Doors rappresenta molto più di un semplice grande cantante.
Artista ecclettico, dotato di un'incredibile vena poetica -che si espliciterà oltre che nei testi delle
canzoni, in due raccolte di poesie destinate a scarso successo- Jim Morrison, insieme ai suoi
compagni, avrà una vita artistica breve, quattro stagioni appena, nelle quali però darà vita
all'ennesima rivoluzione della storia del rock.
Il gruppo muove i primi passi attorno al '65 in California, dove incominciava a prendere forma il
mito di Los Angeles.
L'album del debutto è The Doors del '67 e incontra immediatamente un grande successo.
Nel giro di una manciata d'anni, a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro, vengono alla luce gli
album del gruppo, sempre accolti con grande clamore.
Tra Strange Days (il secondo album pubblicato) e L.A. Woman, l'ultimo con Jim Morrison in
vita trovano posto una serie di dischi che non riescono a raggiungere l'intensità emotiva del
primo lavoro.
Spesso caratterizzati da forti provocazioni con espliciti richiami alla sfera sessuale come nel pezzo
più celebre Light My Fire , i loro album spesso invitano a una maggiore apertura mentale, al
desiderio di varcare le porte della percezione per un contatto più immediato e profomdo con la
realtà. Mezzo efficace per raggiungere questo stato mentale è il ricorso alle sostanze
stupefacenti, di cui il leader dei Doors fa abbondante uso.
10. U2: Irish Sound
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Impegno politico, rabbia sociale e la forza che nasce dall'appartenenza ad una delle terre più
maltrattate d'Europa sono gli ingredienti che stanno alla base dell'avventura degli U2, principali
rappresentanti del rock made in Irlanda.
Cresciuti come tanti bambini irlandesi, tra strade di periferia abbandonata e col rumore degli
elicotteri da guerra che sorvolano la verde terra irlandese, i quattro ragazzi, all'epoca tutti
adolescenti, trovano nella musica la valvola di sfogo alle loro frustrazioni.
Nel panorama musicale irlandese si impongono praticamente subito. La consacrazione arriva con
il festival di Limerick che li vede premiati come miglior rock band irlandese.
Ma il successo è ancora all'inizio: sarà nel corso degli anni '80 che il mito U2 esploderà in tutta la
sua potenza. Lo si intuisce già dall'uscita dei primi album Boy e October, ma è con War che il
successo incomincia a trasformarsi in leggenda.
Di quest'album due cose su tutte da citare: la copertina, più che eloquente con il volto sconvolto
del ragazzino e Sunday bloody Sunday, colonna sonora per intere generazioni stanche della
guerra e della violenza, stanche dell'odio e del sangue versato per vivere liberi.
Dopo i magnifici '80 che li vedono sfondare anche negli States e proprio qui collaborare con
personaggi del calibro di BB King e Bob Dylan, inizia il declino della band, perlomeno per
quanto riguarda il rock.
Esplorano nuovi territori musicali, dando vita in particolare ad un pop fortemente contaminato
da presenze elettroniche.
Quello che invece non si affievolisce mai e che resta uno degli aspetti più nobili della band è
l'impegno sociale contro guerra e discriminazioni, che si tramuta in collaborazioni con Amnesty
International e in un gran numero di concerti a scopo di beneficenza.
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Ovviamente la loro storia è accompagnata anche da polemiche di vario genere. La più grave
forse è quella rivolta da altri artisti irlandese su una loro presunta manipolazione della scena
musicale dell'isola attraverso la loro etichetta doscografica, con lo scopo di favorire i propri
interessi. Resta in ogni caso il contributo importante che soprattutto nella prima metà della loro
avventura musicale porta una ventata di novità e di motivazioni ai giovani di un paese europeo,
troppo spesso emarginato e trattato come terra di conquista.
11. The boss
Già il soprannome è tutto un programma: chi poteva essere chiamato The Boss se non un
grande della rock music? Bruce Springsteen, nato nel New Jersey, varca la soglia del mondo
della musica nei primi '70 e ben presto ne diventa parte integrante.
Anche per lui vale probabilmente lo stesso discorso fatto per altri gruppi storici del rock, come i
Rolling Stones o i Pink Floyd: vale a dire che dopo aver raggiunto il successo interplanetario, la
sua figura vive più della fama acquisita che non di grandi novità musicali. Così va interpretata la
seconda parte della sua carriera e gli ultimi album che non sanno più imporsi con quella forza
tipica dei primi tempi.
Ma è proprio quei primi tempi che bisogna ripercorrere per farsi un'idea dello straordinario
impatto che Bruce ebbe su pubblico e critica: dopo il primo album Greetings From Asbury
Park del '73, sarà con Born To Run -terzo album, pubbicato nel '75- che il cantautore
conoscerà un incredibile successo sia presso la critica sia a livello commerciale.
Successo che viene ripetuto con i lavori successivi. Dopo aver dato vita a Darkness On The
Edge Of Town , sono gli album successivi che lo consacrano tra i grandi del rock: da The River
a Born In The USA passando per Nebraska, Bruce da vita a pezzi indimenticabili che
raggiungono il cuore di centinaia di migliaia di fans.
Gli anni successivi come già detto segnano l'inizio del declino, anche se vedono venire alla luce
lavori importanti, che testimoniano cambiamenti interiori dell'artista. Così Tunnel Of Love o i
successivi The Ghost Of Tom Joad e The Rising, tutto incentrato sulla tragedia delle Twin
Towers
12. Nick Cave
Rock a tinte nere. Viaggio nei territori bui della solitudine, della desolazione e
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dell'autodistruzione. Viaggio nelle tenebre, sprofondando nelle sabbie mobili della disperazione.
Ecco cos'è stato per lungo tempo la musica di Nick Cave , personaggio ambiguo,
contraddittorio, per molto tempo a braccetto con la depressione. Per lungo tempo, ma non per
sempre. Perchè grazie alla musica e forse ancor più grazie alla poesia Cave ha saputo
rigenerarsi e riproporsi agli occhi di un pubblico che non ha mai smesso di amarlo.
I suoi esordi si legano al punk australiano. Con il suo gruppo suona negli scantinati di Melbourne
senza un grosso seguito.
Ma sarà solo successivamente che Cave saprà diventare portavoce di un'intera generazione, che
non trova nella società le risposte che cerca.
Cantante, ma soprattutto poeta, che ha vissuto in prima persona quel malessere comune a
un'intera generazione cui sono venuti a mancare i grandi ideali, Cave non vuole dare risposte
rassicuranti, ma si limita a ripercorrere quel vuoto che incombe su tante giovani vite alla ricerca
di qualcosa in cui credere e per cui vivere.
The good son, album pubblicato nel '90, è il frutto -artisticamente di qualità- di una svolta
importante nella vita del cantautore australiano che scopre nuova linfa vitale e abbandona quel
passato autodistruttivo che aveva permeato i testi dei suoi primi successi.
13. Pizzicato Five
Il rock è musica universale capace di mettere d'accordo giovani e meno giovani di tutto il
mondo. Un fenomeno meno di massa rispetto ai vari Hendrix e Dylan, Pink Floyd e Rolling
Stones fin qui trattati, ma indicativo di questa caratteristica del rock è quello dei Pizzicato Five,
formazione rockettara giapponese, capace di unire ritmi veloci a un cantato decisamente insolito
per quella che è la tradizione rock.
In realtà il gruppo nipponico ha raggiunto il successo grazie a una musica fortemente
contaminata che percorre i territori dell'elettronica, del pop, del rock e del funk. Insomma nessun
genere sfugge ai Pizzicato Five, che hanno in Yasuharu Konishi lo storico fondatore del gruppo
e in Maki -la cantante- il personaggio eccentrico, capace di calamitare l'attenzione dei media e
di una folta schiera di giovani fans che ne imitano il look e gli atteggiamenti.
La loro avventura inizia negli ormai lontani anni '80 e oltre che su ritmi veloci e orecchiabili,
caratterizzati da questo mix di generi musicali, si fonda su un'ironia che pervade ogni testo,
interpretata da certi critici come vera e propria satira nei confronti di un aspetto peculiare di una
parte del Giappone: la tecnologia all'ennesima potenza.
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