I.P. ODILE DECQ WINKA DUBBELDAM ZAHA HADID EVA JIRICNA CARME PINOS RENATA SEMIN BENEDETTA TAGLIABUE ELISABETTA TERRAGNI In collaboration with REFLECTIONS ON “TRANSFORMING TOMORROW” WOMEN, STEEL AND ARCHITECTURE Cover photo: “Opus” Office Tower Dubai, UAE Zaha Hadid Courtesy Zaha Hadid Architects 002 Sergio Luciano Direttore, Economy Al giorno d’oggi, e ormai da alcuni anni, il “fattore femminile” è una questione centrale della nostra società e della politica: non c’è governo o parlamento, almeno in ambito europeo, che non si ponga il problema di un equilibrio tra uomini e donne al proprio interno. Così è anche nel mondo imprenditoriale ed in tutte le realtà, fino a quella militare, un tempo esclusivo appannaggio maschile. Quando Mike Nichols diresse nel 1988 il film “Donna in Carriera”, una delle più belle interpretazioni di Harrison Ford, che lanciò Melanie Griffith nell’olimpo di Hollywood, la realtà era diversa ed il film tutt’altro che banale. Anzi, fu un film sì di intrattenimento, ma impegnato sul tema delle donne e della loro carriera nel lavoro. Riguardarlo oggi fa un po’ sorridere: la nostra società è cambiata ed il fatto che la Griffith diventi manager da semplice segretaria non ha più nulla di insolito. “Il diavolo veste Prada”, per continuare la metafora cinematografica, diretto da David Frankel nel 2006, con una straordinaria interpretazione di Meryl Streep, ci racconta questo cambiamento degli equilibri, estremizzandolo: l’uomo quasi scompare, il potere è donna. Molti gli esempi illustri, da Angela Merkel cancelliere tedesco, in uno dei Paesi storicamente più maschilisti come la Germania, alla nostra Emma Marcegaglia, fresca e benvenuta nuova presidente degli industriali italiani. Il mondo dell’architettura non è scevro di questo avanzamento della nostra civiltà e così molti sono i nomi illustri di architetti donna di fama mondiale. Da qui l’idea maturata insieme al giornalista-creativo Andrea Pontiggia, che ha costruito le domande, di dare loro spazio attraverso un’intervista, inusuale e a tratti provocatoria, che non fosse solo incentrata sui temi classici dell’architettura ma anche su quelli più personali e intimi dell’io di un architetto. Le domande quasi non vogliono essere tali, bensì dei punti di discussione, asserzioni istantanee di un’idea da sviluppare in libertà nelle risposte, nel tentativo di ottenere un ventaglio aperto di opinioni che insieme possano costruire un’argomentazione se non completa, certamente vasta. Anche per questo l’idea generatrice del layout di questo volume pocket di The Plan è stata, nella sua semplicità, di unire le risposte e non di raccogliere le interviste ad una ad una. Ogni domanda è seguita dal punto di vista, ovvero la risposta, di ogni architetto: l’insieme genera così un punto di vista più completo della prospettiva singola e dà uno spunto critico trasversale. Le donne architetto coinvolte sono state scelte per la loro fama ma anche nel tentativo di aprire ad un panorama geograficamente il più vasto possibile, dando spazio a grandi star insieme a nomi meno noti di talenti che saranno famosi un domani. Un incrocio di paesi, culture, differenti generazioni, approcci al mondo dell’architettura molto diversi e lontani hanno dato luogo ad un momento di riflessione sulla realtà dell’architetto e della donna di oggi inserita nel mondo del lavoro e della carriera, raccontando uno spaccato importante della nostra realtà e della nostra civiltà. Fare architettura contemporanea ed all’avanguardia significa creare, fare sperimentazione e ricercare. I mondi del design, dell’arte, della grafica e della moda si intersecano sempre più con quello dell’architettura, così come l’innovazione nei materiali e nelle tecnologie aprono nuove, forse infinite possibilità di creare. E’ anche per questo che il lavoro dell’architetto di oggi è indissolubilmente legato al mondo della produzione e dell’industria: un architetto che oggi voglia innovare non può farlo senza l’appoggio delle aziende, siano esse produttrici di materiali o di sistemi edilizi. E’ in quest’ambito che si inserisce benvenuta ArcelorMittal sponsor di questo progetto editoriale. Alle risposte dei nove architetti donna si aggiunge, decima voce fuori campo quella di un’azienda leader mondiale nella produzione di acciaio che presenta i propri prodotti come una possibile e credibile risposta reale a domande importanti. L’acciaio non finirà mai di stupirci con le incredibili potenzialità che permette nell’ambito delle strutture così come nelle soluzioni più all’avanguardia dei rivestimenti di facciata ed in copertura. Benvenuta è anche la sintonia con Economy, che “ospita” The Plan come nel 2007, dando prova di riconoscere nell’architettura un grande volano dell’economia: l’architettura è produzione, è cultura, è turismo ed è infine rinascimento urbano. Buona lettura Nicola Leonardi Direttore, The Plan THE PLAN, bimestrale, è una tra le più autorevoli riviste internazionali di Architettura. Nelle migliori edicole e librerie www.theplan.it 003 editoriale Il mondo salvato dalle donne? La provocazione intellettuale di The Plan con Andrea Pontiggia - un volume dedicato agli architetti donna - non arriva a tanto, non si spinge addirittura ad evocare un ruolo “salvifico” per la creatività femminile rispetto ad un panorama che indubbiamente, almeno in Italia ma non solo, avrebbe tanto da guadagnare da una “trasfusione” di competenza architettonica, indipendentemente dal sesso. Ma è a questo che ci piace pensare, che cioè il contributo femminile, creativo quanto quello maschile ma forse veicolato da una sensibilità differente e da un differente senso della politica (più orientato al servizio che al potere) possa sdoganare il valore dell’architettura nel suo senso più vasto ed estensivo, il valore di una competenza che è anche creatività e di una creatività che si nutre soprattutto di competenza, due ingredienti inscindibili e ugualmente necessari per ottenere l’effetto voluto, cioè la riqualificazione del nostro tessuto urbano, sia attraverso la ristrutturazione conservativa del bello antico sia soprattutto attraverso l’ideazione qualificata del nuovo. Un vecchio luogo comune, vecchio ma purtroppo sempre attuale, descrive l’Italia come un Paese sventrato, deturpato dai geometri, oggettificando in questa categoria professionale - peraltro piena di luminosi esempi di professionalità e di senso civico - la responsabilità delle tante, troppe brutture che deturpano le nostre città e, forse soprattutto, le nostre campagne. Lo svolgersi a Torino del congresso internazionale dell’architettura acquisisce, sulla scorta di simili luoghi comuni, un significato altamente simbolico, se si pensa che mai come in questo momento tutte le principali città italiane, senz’altro Milano ma anche Roma, Napoli, la stessa Torino, e poi Bologna, Genova e molte altre, sono investite da piani pluriennali di riqualificazione che potrebbero ridisegnarne il volto e riqualificarne l’intera struttura urbanistica. E’ assolutamente importante che questa congiuntura sia colta per quello che è, cioè una grande, grandissima occasione sociale, prima che economica. Affinché ciò avvenga è indispensabile che i piani vengano attuati nell’applicazione della migliore arte (e della migliore scienza) architettonica. Che si proceda - come la migliore pratica impone - per gare internazionali, che si apra ciascun intervento al contributo più vasto e significativo della professione, l’importante è che i risultati - al di là della fatale opinabilità estetica di qualunque progetto - siano comunque ispirati alla qualità architettonica. L’importante è che si rifugga dalle scorciatoie compiacenti, dalle mezze misure, dai ripieghi. E purtroppo non sempre, non ovunque pare assodato che sarà questo il processo. Anzi: in molte occasioni vanno registrate avvisaglie del ritorno a vecchi metodi, a deplorevoli criteri di subordinazione della qualità a malintese “ragioni di Stato”, che spesso peraltro non sono nemmeno ragioni economiche. L’esempio della nuova Fiera di Milano, a Rho-Pero - disegnata da Massimiliano Fuksas - conferma, non da solo ma certo autorevolmente, che un’opera poderosa, di rilevanza internazionale, deve nutrirsi di un sapere “altro” rispetto a quello della pur eccellente industria edilizia che opera a Milano come in tutta Italia. Un sapere che, appunto, può e deve essere trasfuso nel sistema da un più vasto, consapevole e rispettoso impiego della risorsa professionale rappresentata dagli architetti. Con tutta l’ambizione, civile prima che estetica, che questo approccio comporta. Proprio Milano, con i tanti progetti legati all’Expo 2015, rappresenterà per l’Italia il primo e più importante banco di prova di questo nuovo approccio. Ma l’importante è che si configuri un medoto nuovo nella gestione delle grandi opere urbanistiche da parte sia degli enti locali che delle autorità centrali dello Stato e, naturalmente, dei privati. Se il contributo di grandi firme femminili dell’architettura di tutto il mondo potrà utilmente contribuire a inverare questo nuovo metodo, sarà stato raggiunto lo scopo più significativo di quest’opera editoriale. Auguri. L’aspirazione alla leggerezza ed all’eleganza architettonica delle nostre città è l’emblema della creatività visionaria contemporanea: ossature snelle, superfici trasparenti, involucri a geometria complessa, impressione di immaterialità. È l’acciaio la tecnologia costruttiva che meglio si adatta a tradurre in realtà questa immagine. L’acciaio nelle strutture, nei rivestimenti e in abbinamento con altri materiali, offre grande libertà compositiva, spazi liberi e flessibili, rapidità di costruzione e risultati estetici inattesi. ArcelorMittal, primo produttore siderurgico mondiale, accompagna e segue con attenzione gli impieghi dell’acciaio in architettura e, in sinergia con tutti gli attori della filiera delle costruzioni, si impegna nella ricerca di soluzioni che sappiano sfruttare appieno le potenzialità del materiale e siano in grado di generare innovazione. Per questo motivo in ArcelorMittal è stato creato un team di specialisti dedicato alla costruzione, BCS - Building & Construction Support. Attiva in oltre 60 paesi nel mondo con oltre 320.000 persone, ArcelorMittal è una società globale rappresentativa di diverse realtà e culture che comprende figure professionali atipiche per il settore siderurgico: le donne architetto. Professioniste capaci e competenti che si confrontano quotidianamente con i progettisti, per fornire un supporto tecnico e condividere le competenze sull’acciaio maturate nel gruppo a livello mondiale. E’ una sfida, perchè non è sempre semplice rendere noti ed accessibili a tutti i vantaggi dell’uso dell’acciaio nelle costruzioni, che si tratti di paesi con una lunga tradizione siderurgica, il Belgio ad esempio, o emergenti, come il Brasile: una sfida impegnativa ma appassionante. Christine Etzenbach, architetto con una specializzazione presso il centro di ricerca ArcelorMittal di Liège nello sviluppo di nuove soluzioni in acciaio per il residenziale, e Silvia Scalzo, responsabile dell’unità di supporto alla progettazione di São Paulo, ricordano come l’acciaio proponga opportunità uniche e straordinarie ad esempio per gli involucri degli edifici. Finiture di superficie che vanno dal brillante a specchio al patinato e lavorazioni, textures e colorazioni diverse offrono una ricchezza di percezioni e di sensazioni. Oltre alla valenza estetica e tecnica c’è un altro aspetto molto importante da considerare, come suggerisce Marta Dziarnowska, architetto polacco e rappresentante ArcelorMIttal presso le organizzazioni di promozione dell’acciaio: “Le costruzioni devono essere pensate come oggetti sostenibili, è un dovere e una missione, sia nella scelta dei materiali sia nel contenimento dei loro consumi energetici. La soluzione ‘acciaio’ presenta indiscutibilmente numerosi vantaggi nel rispondere alle preoccupazioni ambientali in tutte le fasi della vita di un edificio: partendo dalla fase di concept, l’acciaio grazie al suo elevato rapporto resistenza meccanica/peso, consente di progettare spazi con grandi luci e ridotti ingombri strutturali, guadagnando spazio abitabile, o edifici a grande altezza, sfruttando al meglio il terreno. Le fasi esecutive di cantiere permettono di risparmiare acqua ed energia. E a fine vita, la costruzione in acciaio può essere decostruita ed i materiali recuperati: l’acciaio è un materiale riciclabile, e anzi di fatto quello utilizzato oggi nelle costruzioni è già riciclato, essendo prodotto principalmente a partire da rottame. Oggi, - conclude Dziarnowska - è importante pensare ed agire guardando alle necessità delle generazioni future”. Esiste una declinazione femminile dell’architettura? Secondo Lara Cappello, impegnata sul fronte dello sviluppo del mercato in Italia, per fare architettura occorre una spiccata sensibilità e questo spesso è prerogativa delle donne. Sensibilità vuol dire saper percepire lo spazio, ripensarlo e dargli una forma: se unita alla conoscenza tecnica dei materiali si possono raggiungere risultati straordinari. A conferma di queste considerazioni la decisione di ArcelorMittal di promuovere Reflections on “Transforming Tomorrow”. Women, Steel and Architecture, numero speciale di The Plan dedicato all’architettura contemporanea, dove trovano posto pensieri ed opinioni di alcune delle più rappresentative donne architetto riconosciute a livello mondiale: un punto di vista che coniuga poesia e concretezza, determinazione ed innovazione, come solo il genio femminile sa esprimere. Patrick Le Pense Tommaso Tirelli ArcelorMittal Building & Construction Support 005 004 editoriale Steel in the city LE PROTAGONISTE 007 006 iabue Odile Decq Eva Jiricna Zaha Hadid Carme Pinós Renata Semin Elisabetta Ter a Jiricna Winka Dubbeldam Benedetta Tagliabue Carme Pinós Zaha Hadid Renata min Elisabetta Terragni Carme Pinós Winka Dubbeldam Eva Jiricna Odile Decq Rena Pinós Renata Semin Elisabetta Terragni Winka Dubbeldam Benedetta Tagliabue C Decq Zaha Hadid Carme Pinós Renata Semin Elisabetta Terragni Winka Dubbeldam ODILE DECQ Architetto, designer e urbanista francese, Odile Decq ha studiato all’UP6 e all’IEP di Parigi. Ha insegnato nelle principali scuole di architettura del mondo, tra cui la Bartlett a Londra e la Columbia University a New York. E’ attualmente professore e direttore del Dipartimento di Architettura all’ESA di Parigi. Membro dell’Accademia Francese di Architettura e Cavaliere dell’Ordine delle Arti e Lettere di Francia, fonda ODBC nel 1985 con Benoît Cornette. Il loro lavoro è basato sulla visione dinamica dello spazio e sul concetto di ipertensione sensuale. ODBC vince il DuPont Benedictus Award® nel 1995 per la Banque Populaire de l’Ouest e nel 1999 per due edifici universitari a Nantes. Nel 1996 riceve il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Architettura di Venezia. Tra i lavori completati: il viadotto dell’Autostrada A14 a Nanterre, il piano urbanistico di Port de Gennevilliers e la tribuna coperta dello stadio di rugby a Orléans, Francia. In corso di realizzazione: l’estensione del MACRO a Roma e un edificio residenziale commissionato dall’Immobiliare Novoli a Firenze; il Museo Liaunig a Neuhaus, Austria; il FRAC Bretagne a Rennes, Francia. 008 WINKA DUBBELDAM Winka Dubbeldam, architetto olandese, vive e lavora a New York. Laureata all’Academy of Architecture di Rotterdam nel 1990, successivamente consegue il Master alla Columbia University di New York. È direttore del Post-Professional Program all’Architecture School dell’Università della Pennsylvania a Philadelphia. Nel 1994 fonda Archi-Tectonics NY. Da allora partecipa a varie esposizioni tra cui “The Unprivate House” e “Young Architects” al MoMA (1999, 2001); all’Archi-Lab a Orléans (Francia) nel 2001. Ha partecipato all’esposizione dei progetti per l’area del WTC a New York curata da Max Protetch e presentata alla Biennale di Venezia del 2002. Ha ricevuto il premio “Emerging Voice” dall’Architectural League NYC nel 2001. Nel 2006 Archi-Tectonics ha vinto l’ IIDA/Metropolis Smart Environments Award. Nel 2007 pubblica AT-INdex, monografia concettuale del lavoro di Archi-Tectonics. Tra I progetti in corso: un condominio ad Anguilla; Villa’s In the Sky, edificio residenziale a New York; Q Tower e Unknot Tower a Philadelphia, oltre a vari progetti di residenze private e negozi a New York. EVA JIRICNA Eva Jiricna è nata a Zlin, nella Repubblica Ceca, ma vive e lavora da più di 30 anni a Londra. La sua esperienza di architetto è iniziata nel 1968 con il Greater London Council, e grazie al suo grande impegno e talento nel 1985 ha fondato uno studio suo, che oggi ha una sede anche a Praga. Ha ricevuto molti premi - è stata nominata Royal Designer for Industry, Royal Academician, C.B.E. - oltre al riconoscimento internazionale per la professione e l’insegnamento. Il suo approccio progettuale olistico ha ispirato l’Hotel Josef a Praga, ed un nuovo edificio universitario che verrà inaugurato a Zlin. Nel Regno Unito ha lavorato, sia nel settore privato sia in quello commerciale, e recentemente ha portato a termine varie commissioni prestigiose per l’importante gioielliere Boodles, per Harrods, e per il Victoria & Albert Museum, in particolare la Jewellery Gallery, appena completata, caratterizzata da una delle sue tipiche ed eleganti scale in vetro e acciaio. Il lavoro dello studio è molto richiesto anche per gli allestimenti di mostre: in questo momento è la volta della acclamata “Skin and Bones”, a Londra. EJAL ha seguito molti progetti in luoghi di interesse storico sia nel Regno Unito che in altri paesi, tra cui il primo edificio progettato a Praga, l’Orangery del Castello. Carme Pinós, spagnola, si è laurata alla Escuela Técnica Superior de Arquitectura di Barcellona nel 1979. Nel 1982 ha fondato uno studio con Enric Miralles, poi chiuso nel 1991. Il loro lavoro ha ottenuto molti riconoscimenti, come il Premio della Città di Barcellona per gli impianti che hanno ospitato le gare del tiro a volo ai Giochi Olimpici del 1992. Nel 1991 ha aperto uno studio suo. Uno dei suoi progetti più importanti è la Cube Tower a Guadalajara, in Messico, il cui modello è diventato parte dell’esposizione permanente delle collezioni del MoMa. Attualmente sta lavorando a diversi progetti, come il complesso residenziale Novoli a Firenze, il quartier generale del Governo Catalano a Tortosa e la Piazza Gardunya a Barcellona. Ha alternato il suo lavoro di architetto con l’insegnamento in alcune delle università più prestigiose degli Stati Uniti, come Harvard e la Columbia, ma anche d’Europa, come l’ETSAB di Barcellona e la Kunstakademie di Dusseldorf. Carme Pinós ha ricevuto molti premi, come il Premio Nazionale di Architettura del Consejo Superior de los Arquitectos de Espana nel 1995, ed il 1° premio della Biennale Spagnola di Architettura nel 2007, per la Cube Tower. CARME PINÓS 009 le protagoniste ZAHA HADID Architetto, designer e insegnante nata in Iraq ma da anni trasferitasi in Gran Bretagna, dove ha compiuto gli studi, dal 1972 al 1977, alla Architectural Association di Londra. Successivamente entra a far parte dell’Office for Metropolitan Architecture fondato da Rem Koolhaas, che era stato uno dei suoi insegnanti. In collaborazione con questo studio ha lavorato all’ampliamento della sede del Parlamento olandese (1978) a L’Aja. Nel 1980 apre il suo studio a Londra: il primo progetto è un appartamento ad Eaton Place con cui ha vinto una medaglia d’oro di Achitectural Design nel 1982. Dal 1980 al 1987 insegna presso la Architectural Association. Nel corso degli anni Ottanta partecipa a diversi concorsi di architettura, vincendo quelli di Hong Kong Peak (1983), Kurfurstendamm (1986) a Berlino, e quello per un centro di arti e media a Dusseldorf (1989). Il suo primo lavoro significativo realizzato è stata la caserma dei pompieri presso la sede del Vitra (1989-93) a Weil am Rhein, in Germania. Continua ad insegnare in varie università in molti paesi, come Harvard, a Cambridge, negli Stati Uniti, dove ha avuto la cattedra che fu di Kenzo Tange alla Graduate School of Design. Nel 2004 ha vinto il Pritzker Prize per l’architettura. Renata Semin, brasiliana, si è laureata nel 1982 alla Facoltà di Architettura ed Urbanistica dell’Università di San Paolo, in Brasile. Nel 1984 ha fondato la Piratininga Arquitetos Associados insieme ad altri sette giovani architetti. Molti i progetti dello studio nel corso degli anni ’80 e ’90 di cui le è stata affidata la responsabilità: nuovi edifici urbani, ristrutturazioni e restauri di luoghi di interesse storico, alloggi sociali, progettazione di spazi e design d’interni per clienti privati, società, multinazionali ed il governo. Tra i progetti più importanti citiamo: un progetto urbano per un complesso per lo sviluppo sociale ed economico della zona a Sud della metropoli di San Paolo; il progetto per la riqualificazione del centro di Fortaleza; le biblioteche - quella della Facoltà di Architettura ed Urbanistica dell’Università di San Paolo, ed il restauro e la ristrutturazione della Biblioteca Centrale di San Paolo, Mario de Andrade. Altri progetti, per l’Università di San Paolo e per alcuni committenti privati, sono stati realizzati in collaborazione con l’architetto Paulo Mendes da Rocha. 010 BENEDETTA TAGLIABUE Benedetta Tagliabue è nata a Milano e si è laureata all’Università di Venezia nel 1989. Vive e lavora in Spagna dal 1991 quando è entrata a far parte dello studio di Enric Miralles, di cui è diventata un’associata. Il suo lavoro con Miralles, con cui si è poi sposata, comprende una serie di edifici e progetti di alto profilo a Barcellona: Parque Diagonal Mar (1997-2002), la sede centrale del Gas Natural (1999-2007), e il Mercato ed il Quartiere di Santa Caterina (1996-2005), oltre a progetti in tutta Europa, tra cui la Scuola della Musica di Amburgo (1997-2000) e l’edificio del Municipio di Utrecht (1996-2000). Nel 1998, lo studio ha vinto il concorso per la progettazione della nuova sede del Parlamento scozzese. Più recentemente, nel 2007, Benedetta Tagliabue ha vinto il concorso per la realizzazione del Padiglione che rappresenterà la Spagna all’Esposizione Universale di Shanghai nel 2010; sta inoltre lavorando agli spazi pubblici del porto di Hafencity ad Amburgo, in Germania, ad una stazione della metropolitana di Napoli e al Retail Redevelopment di Leeds, nel Regno Unito, insieme ad altri progetti. Ha ricevuto una laurea honoris causa presso la Napier University nel 2004, il RIBA Stirling Prize nel 2005, la medaglia del centenario della Edinburgh Architectural Association, e il Premio Nazionale Spagnolo di Architettura “Manuel de la Dehesa” per l’edificio del Parlamento Scozzese nel 2005. ELISABETTA TERRAGNI Elisabetta Terragni, italiana, dopo la laurea al Politecnico di Milano, comincia ad insegnare presso varie università all’estero, all’ETH di Zurigo e come Visiting Distinguished Professor al New York Institute of Technology. Oggi insegna regolarmente al City College di New York. In Italia ha progettato residenze private, appartamenti, un loft ed una serra, che sono stati tutti realizzati. Ha anche curato installazioni temporanee per fiere commerciali e mostre in diversi musei, come il Centro Palladio a Vicenza e Castelvecchio a Verona. Nel 2003 ha vinto il concorso per la progettazione di un importante edificio scolastico pubblico nella città di Altavilla Vicentina (Vicenza). La soluzione strutturale per il tetto di questo edificio è stata sviluppata in collaborazione con l’ingegnere svizzero Juerg Conzett (Chur), ed è caratterizzata da una lastra in tensione di 90 metri di lunghezza. La costruzione all’interno comprende alcune corti ed aree ricreative, ed un perimetro continuo in vetro e schermi scorrevoli. 011 le protagoniste RENATA SEMIN L’INTERVISTA 1 L’INFLUENZA DELL’INNOVAZIONE E DELLA TECNOLOGIA SULL’ARCHITETTURA 6 L’ESPRESSIONE DI UNA SOCIETA’ CHE STA CAMBIANDO 2 NUOVE OPPORTUNITA’: GLI ORIZZONTI CONTEMPORANEI DELL’ARCHITETTURA 7 SOSTENIBILITA’: ETICHETTA, OBBLIGO O MISSIONE? 3 LE LEGGI DELLA FISICA: QUALI SONO I NUOVI CONFINI DEL “FATTIBILE”? 8 CITTA’ ALL’INTERNO DI MEGALOPOLI 4 L’ARCHITETTURA E’ LIBERTA’? 9 L’EGO DELL’ARCHITETTO IN UN MONDO DI GENII 5 L’ERA DELLA NON-STANDARDIZZAZIONE 10 PERCHE’ IL FUTURO HA BISOGNO DI ME? 013 012 12 3 45678 9 10 L’INFLUENZA DELL’INNOVAZIONE E DELLA TECNOLOGIA SULL’ ARCHITETTURA Odile Decq - Gli architetti sono sempre interessati alle innovazioni ed alla tecnologia. Non esisterebbe l’architettura senza le tecnologie legate ai materiali, alla struttura e a tutte le tecniche. L’innovazione non è soltanto una questione tecnica, ma è strettamente legata allo stato dell’evoluzione e dello sviluppo della società. Come ha detto Hans Hollein alla Biennale di Venezia nel suo titolo “Sensing the Future. Architects as Seismographs” (“Percepire il futuro. Gli architetti come sismografi”), gli architetti cercano di catturare e riflettere, attraverso i loro progetti, quello che succede e quello che succederà. Oggi sembra che gli architetti abbiano un interesse sempre maggiore nei confronti delle innovazioni tecnologiche, ma a mio parere la ricerca è un concetto molto più ampio, e coinvolge temi sociali, culturali ed umani, oltre alla tecnologia. Se noi, in quanto architetti, organizziamo un luogo dove gli esseri umani possano vivere, qualunque innovazione o trasformazione che inseriamo ci rende responsabili e ci coinvolge. Winka Dubbeldam - La generazione di volumi e superfici modulate è facilitata dall’uso dei software generativi e di modellazione come Maya e Catia. La produzione FTF (file to factory) aiuta la costruzione vera e propria di queste modulazioni. La stessa prefabbricazione sta cambiando, e se una volta si poteva definire la produzione dello stesso elemento ripetuta in continuazione, oggi queste unità divengono una serie di elementi variabili, che vengono definiti dall’analisi della loro performance piuttosto che solo dalla loro forma o dalla loro struttura. 3 1 1 015 014 2 016 4 Carme Pinós - Parlare di tecnologia in architettura è parlare di tante cose alla volta: gli strumenti che ci consentono di disegnare un progetto o calcolare una struttura, la tecnologia che modifica le sensazioni sensoriali con le quali percepiamo lo spazio, la luce, la sonorità, gli elementi legati al controllo climatico. La tecnologia sta cambiando anche la elaborazione dei materiali così come la loro successiva manipolazione. Vale a dire, la tecnologia si inserisce realmente in tutto il processo architettonico e anche nel suo utilizzo successivo. Quando parliamo di tecnologia applicata al disegno e al calcolo dobbiamo ricordare che oggi essa ci offre delle possibilità mai immaginate in altri tempi. Però possiamo arrivare ad un punto nel quale tanta libertà ci opprime. 5 Eva Jiricna - Inutile dire che, storicamente, i problemi associati alle costruzioni hanno portato ad invenzioni e a nuove tecnologie che hanno dato grandi opportunità a chi voleva esplorarle per ottenere risultati migliori. Non è una sorpresa che gli esempi monumentali e più importanti di edifici storici mettano in mostra la tecnologia portata ai suoi limiti estremi e di conseguenza creino veri e propri miracoli, nati dalle nuove possibilità e dalle nuove soluzioni. Se consideriamo le potenzialità che abbiamo oggi, in confronto a chi ci ha preceduto, ci sono possibilità di scelta molto più ampie, e di conseguenza, siamo sempre più selettivi nel modo di usarle. Per alcuni di noi è una vera tentazione, una sfida, seguire le scoperte e le invenzioni più recenti, ed accettare i rischi legati ad una strada del genere. Altri usano la propria creatività entro i limiti dei metodi più conosciuti ed affermati, e arrivano all’eccellenza attraverso mezzi diversi. Personalmente, sono sempre in cerca di nuove soluzioni tecniche. Lo trovo emozionante, stimolante e gratificante (anche se non è sempre così per i clienti che devono inevitabilmente condividere con noi i rischi e le conseguenze finanziarie). 017 Zaha Hadid - La nostra ambizione di creare strutture fluide, dinamiche e quindi complesse, è stata aiutata dalle innovazioni tecnologiche. La possibilità di creare modelli tridimensionali al computer ha avuto un ruolo preciso nello sviluppo dei nostri progetti, facilitando l’applicazione di superfici a curvatura doppia. Mi piace molto lavorare con il concetto di fluidità, perché penso che semplifichi visivamente la configurazione di un progetto e che dia la possibilità di trattare una complessità maggiore senza affollare o ingombrare la scena visiva. I nostri progetti esigono continui progressi nello sviluppo delle tecnologie costruttive, e l’industria continua a rispondere fornendoci strumenti sempre più sofisticati. Quando questi strumenti vengono realizzati, i nostri progetti a loro volta diventano più ambiziosi, perché ci rendiamo conto delle nuove possibilità create dalla tecnologia. I computer hanno da un lato semplificato le cose, ma allo stesso tempo hanno reso possibile ottenere un grado più elevato di complessità nel lavoro digitale. Oggi c’è una grande uniformità nel progettare, ma quello che mi manca del periodo precedente all’avvento del computer sono i modelli reali che offrivano qualcosa di diverso dal punto di vista del semplice disegno, che era ancora differente rispetto alla pianta o alla pittura. Oggi c’è più omogeneità e molte meno sorprese - non ci sono diversi livelli per capire un progetto. Renata Semin - La creazione architettonica è percepita come argomento di conoscenza, per soddisfare la richiesta di un committente ed un’opportunità architettonica. Il progetto e le sue ramificazioni nel mondo dell’industria e della tecnica sono legate ed esigono sistemi innovativi. Progettare architetture è un modo per partecipare ad un processo sempre innovativo. Benedetta Tagliabue - E’ sempre molto importante. Penso che oggi la tecnologia dia la possibilità di ottenere una maggiore complessità. Questo è molto bello, perché sta dando agli architetti ed ai costruttori molte nuove possibilità. 6 1/2 ODILE DECQ - Edificio per residenze e spazi commerciali PROGETTo IN CORSO, Firenze Courtesy ODBC architectes urbanistes 3 4 WINKA DUBBELDAM - UNKNOT TOWER PROGETTo IN CORSO, PHILADELPHIA, USA Courtesy Archi-tectonics ZAHA HADID DUBAI BUSINESS BAY SIGNATURE TOWERS PROGETTo IN CORSO, Dubai, UAE Courtesy Zaha Hadid Architects 5 eva jiricna Canada Water Bus Station LONDRA, UK, 1999 © Richard Bryant 6 BENEDETTA TAGLIABUE - PADIGLIONE PER L’anniversario dei 100 anni della città di Esch-Sur-Alzette, LUSSEMBURGO, 2006 © Pierre Engel 7 Elisabetta TerragnI Casa Bianchi, SERRA Cernobbio, ITALIA 2002 © Brigitte Desrochers 019 018 Elisabetta Terragni - Mi viene in mente una battuta di Cedric Price: “La risposta è la tecnologia. Qual’era la domanda?” Non c’è dubbio che l’architettura sia sempre dipendente dalle innovazioni tecnologiche, ma deve anche sapere resistere alla tirannia della tecnologia. Alcune delle pratiche peggiori derivano dall’accettazione passiva di certi prodotti che sembrano interessanti dal punto di vista economico (in un determinato momento), ma magari non hanno nessun’altra caratteristica che li renda raccomandabili. Vi ricordate la gomma siliconica e le finestre in alluminio anodizzato? La prima ha ucciso la precisione e l’inventore delle ultime è stato messo da Woody Allen nei gironi più bassi dell’inferno. 7 NUOVE OPPORTUNITA’: GLI ORIZZONTI CONTEMPORANEI DELL’ARCHITETTURA 020 1 Carme Pinós - Sarebbe assurdo non prendere in considerazione l’innovazione dei materiali che ci offre la tecnologia al momento di fare architettura. L’architettura deve rispondere alla domanda di ogni momento e, in conseguenza, deve essere aperta a tutto ciò che il mondo contemporaneo ci offre. Altra questione è la manipolazione della percezione reale dello spazio che la trasforma in mera scenografia. La tecnologia ci offre una vastità di possibilità che ha come contropartita un allontanamento da ciò che è tangibile e sensuale nella sua espressione più essenziale ed elementare, e questo a me sembra pericoloso. 2 021 Zaha Hadid - Lo stato attuale dell’architettura esige una grande collaborazione ed un atteggiamento di ricerca. Esiste un forte legame reciproco, per cui le nostre visioni architettoniche più all’avanguardia incoraggiano a continuare a sviluppare le nuove tecnologie digitali e le nuove tecniche produttive, necessarie per trasformare quelle visioni in realtà costruita; i nuovi sviluppi a loro volta ci ispirano ad estendere ancora più lontano i confini della progettazione. Da questo modo di lavorare possono nascere grandi cose. Odile Decq - Paul Virilio una volta mi ha detto che oggi gli architetti devono affrontare una sfida più complessa che mai: la questione della soddisfazione del desiderio, della ricerca del piacere. L’orizzonte, per definizione, è irraggiungibile. Continuiamo a muoverci verso di lui, e attraversando il mare cerchiamo di scendere a compromessi con gli elementi. Affrontando la sfida dal punto di vista di Virilio, le nuove linee dell’orizzonte dell’architettura sono diverse e spesso contraddittorie: il desiderio di vivere in un contesto urbano si scontra con la densità delle città, l’aumento delle persone ricche con il problema sociale della povertà, la mobilità della gente e la leggerezza costruttiva con il risparmio energetico, la trasparenza e la fluidità degli spazi con i limiti e la sicurezza, la velocità della comunicazione e degli scambi con la presenza fisica ed il contatto visivo. 3 Renata Semin - L’obiettivo è ottenere condizioni migliori per la vita urbana come situazione conseguente e sostenibile per le nostre città. Uno degli atteggiamenti tipici contemporanei nei confronti della progettazione urbana è promuovere democraticamente l’accesso alle informazioni più aggiornate riguardo a servizi, territorio, occupazione, ambiente, salute, istruzione, sicurezza, progettazione. Winka Dubbeldam - La nostra ricerca, per come si è evoluta nel corso degli ultimi dieci anni, si concentra sul ri-pensare, ri-cercare e ri-valutare la domanda in questione, e sulla nascita di modelli volumetrici basati sulle prestazioni. Prestazione nel senso tradizionale: rivestimenti che non richiedono manutenzione, che offrono un uso di energia molto basso e strutture “verdi”, ma ancora di più la creazione di ambienti stimolanti, dove il confine tra intelligenza del design industriale e architettura non sia così netto. Il tentativo è quello di minimizzare l’influenza dei pregiudizi e dei preconcetti nello sperimentatore quando mette alla prova un’ipotesi o una teoria, per arrivare ad un certo livello di invenzione. L’attenzione non si concentra sulla forma, ma sulla resa, non sull’estetica ma sull’intelligenza. Il nostro edificio di Greenwich Street a New York cambia il modo in cui la città si pone nei confronti dello spazio domestico e vice versa. 4 Benedetta Tagliabue - Viaggi e comunicazioni senza limitazioni di distanza: questo è un aspetto rivoluzionario rispetto alle opportunità di un architetto anche solo vent’anni fa, e ritengo sia il cambiamento più importante che abbiamo vissuto. 023 022 Elisabetta Terragni - Ci sono tante opportunità: nuovi materiali, nuovi processi produttivi, nuove sensibilità. Queste ultime secondo me sono più importanti delle prime. Arrivando a comprendere meglio il nostro modo di agire e di interagire, diventeremo sempre più selettivi e più sensibili nei confronti di ciò che ci circonda. 3 5 1 ZAHA HADID - MAXXI: Museo nazionale delle arti del XXI secolo PROGETTO IN CORSO, ROMA Courtesy Zaha Hadid Architects 2 CARME PINóS - CUBE TOWER Guadalajara, Mexico, 2005 3/4 5 Courtesy Estudio Carme Pinós ZAHA HADID - London Aquatics Centre PROGETTo IN CORSO, LONDRA, UK Courtesy Zaha Hadid Architects eva jiricna - Boodles, New Bond Street LONDRA, UK, 2007 © Richard Bryant 6 ELISABETTA TERRAGNI - ASILO E SCUOLA PRIMARIA - TEATRO Altavilla Vicentina, 2008 © Mike Dolinski 025 024 Eva Jiricna - Attraverso le tecnologie legate al computer la globalizzazione è diventata un dato di fatto, e non solo il processo creativo può attingere alla conoscenza collettiva su scala veramente globale, ma gli utenti finali sono ugualmente ben informati e pretendono che gli architetti portino le proprie capacità ben oltre l’immagine territoriale dei loro paesi d’origine. Oggi viviamo in un mondo senza confini, dove le regole possono cambiare in qualunque momento. Le nuove tecnologie ci permettono di portare la nostra immaginazione al di là del “possibile”, di riuscire ad esplorare il “proibito”, e ci danno la possibilità di realizzare i nostri sogni. D’altro canto, ci poniamo nuovi obiettivi e nuovi limiti, legati alle nostre responsabilità nei confronti del pianeta e della specie umana. Non c’è niente che possa limitare il processo creativo, ma dobbiamo tenere a mente il fatto che vivere significa anche fare vivere gli altri. 6 Eva Jiricna - Le leggi della fisica non cambiano, soltanto la nostra interpretazione può cambiare, grazie alle maggiori conoscenze in questo campo. Attraverso la comprensione della scienza possiamo trovare un modo per estendere i confini del fattibile, e permetterci di ampliare l’area in cui ci muoviamo. 1 Zaha Hadid - Il nostro linguaggio architettonico è guidato dalla nuova progettazione digitale e dagli strumenti produttivi che consentono la creazione di forme fluide e organiche invece della ripetizione di parti meccaniche separate. Anche la recente possibilità degli ingegneri strutturali di calcolare geometrie complesse e sistemi strutturali composti ha un ruolo nel progresso delle nuova, emozionante architettura moderna. 026 Renata Semin - La progettazione architettonica conta su queste leggi come strumento, proprio come nel caso del progetto della Biblioteca Centrale Campinas. I travetti sospesi in acciaio (travi composte) - 3,75 metri di altezza per 71 metri di lunghezza - sorreggono i piani più bassi degli scaffali per i libri. La sfida dal punto di vista dell’ingegneria aveva come obiettivo, e lo ha centrato, la fattibilità tecnica, economica e costruttiva. Odile Decq - La fisica e le sue leggi restano le stesse, ma è vero che il fattibile ha raggiunto nuovi confini. Peter Rice una volta mi spiegò che gli strumenti per il calcolo danno all’ingegneria campi di esplorazione sempre nuovi: una volta quello che era facile da progettare e concepire non era altrettanto facile da calcolare. Oggi, siamo in grado di realizzare costruzioni a sbalzo estremo, strutture e forme dotate di grande fluidità, volumi destabilizzati, oggetti galleggianti sconnessi, e così via. Questa evoluzione tecnica dà agli ingegneri ed agli architetti nuove responsabilità nelle loro relazioni. Spero sempre di vivere finché non sarà inventato il “teletrasporto”! Scherzi a parte, ogni giorno mi interesso a tutti i nuovi sviluppi della fisica, dell’astrofisica e delle scienze biologiche. Quindi, chissà? 2 Elisabetta Terragni - Dipende dalla fisica a cui ci si riferisce: le cose fattibili sono di più delle cose per cui siamo riusciti ad immaginare un uso. Mi riferisco ai materiali leggeri rispetto a quelli pesanti, al familiare trattato in modo fantasioso. Più di qualunque altra cosa, abbiamo bisogno di trovare le idee giuste e di abbinarle ai materiali giusti. I tessuti sintetici ed i nuovi rivestimenti assicurano leggerezza e durevolezza dove una volta erano necessari una certa pesantezza e costi onerosi. Ma il fatto che una cosa sia possibile non significa che ci sia veramente l’esigenza di farla. I limiti che riconosco sono limiti dei nostri sensi (e di quanto possa avere un senso), tanto quanto sono limiti di prestazione. 027 LE LEGGI DELLA FISICA: QUALI SONO I NUOVI CONFINI DEL “FATTIBILE” 3 1 2 ZAHA HADID - “OPUS” OFFICE TOWER PROGETTo IN CORSO, DUBAI, UAE Courtesy Zaha Hadid Architects 3 BENEDETTA TAGLIABUE MERCATO DI SANTA CATERINA BARCELLONA, SPAGNA, 2005 Courtesy EMBT Arquitectos odile decq - TERMINAL MARITTIMO PROGETTo IN CORSO, TANGERI, MAROCCO Courtesy ODBC architectes urbanistes 029 028 Benedetta Tagliabue - Il regno della fisica al giorno d’oggi è molto più sfaccettato e complesso. Sono stata invitata ad alcune tavole rotonde sulla fisica, che avevano come tema la comprensione, ad esempio, di come si elabora un progetto, come si crea un edificio. Comprendere la nostra complessità e riuscire ad avere una scienza capace di descriverla è una possibilità meravigliosa. L’ARCHITETTURA E’ LIBERTA’? 1 030 Benedetta Tagliabue - No, l’architettura non è libertà. L’architettura è fatta di limiti, ed occorre sapere come tenere conto dei limiti con cui si lavora e come farli coesistere tra di loro e con te. Renata Semin - La pratica è libertà. Il cinquanta per cento della mia vita è stato dedicato alla pratica professionale, insieme ad una squadra di soci di talento e a collaboratori fondamentali. Recentemente, il nostro studio ha promosso delle collaborazioni innovative. Questa squadra a più largo raggio si concentra sugli approcci speciali all’urbanistica, come la sostenibilità, la progettazione ed il restauro di edifici e spazi pubblici. La libertà è il riconoscimento e l’enfasi posta sui valori architettonici di ogni progetto. 2 3 Elisabetta Terragni - Per molti di noi architetti è soprattutto una necessità. Se affermo di cercare la libertà in architettura, devo accettare di lavorare alle condizioni necessarie, che variano moltissimo da una cultura all’altra, da un luogo all’altro. L’architettura sembrerebbe concedere soltanto una libertà limitata, ma è anche vero che posso ripensare ogni lavoro che mi viene commissionato e cercare ogni volta di proporre una soluzione diversa da quella che il cliente potrebbe aspettarsi. Posso inventare un altro modo per distanziare le finestre e per illuminare gli spazi, posso scegliere colori e superfici diverse, creare un’atmosfera e proporre un’esperienza unica. Se l’architettura è libertà, dipende dalla nostra capacità di investire quella libertà nei nostri progetti. 031 Carme Pinós - In risposta alla domanda se la architettura è libera, direi che tutto l’atto deve essere libero se intende la sua responsabilità. In questo senso l’architettura risponde anche ad altra domanda: necessitiamo dell’ego di tutti se assumiamo la nostra responsabilità, vale a dire, la consapevolezza della ripercussione delle nostre azioni. Odile Decq - L’architettura sta diventando sempre più libera, ed i limiti alla sua libertà sono la richiesta della società, la realtà delle esigenze delle persone e del committente, il rispetto del budget e, prima di tutto, l’etica dell’architetto. 032 Winka Dubbeldam - Sì, in un certo senso, se si considerano i limiti oggettivi come una sfida progettuale, come facciamo noi, ci si può sentire liberi . . . 5 Eva Jiricna - L’architettura non è libertà, e non sarebbe divertente se fosse così. Nella vita, come nell’architettura, esistono delle limitazioni, e noi dobbiamo definire i nostri limiti. L’abilità sta nel superare tutti questi ostacoli senza scendere a compromessi. Vorrei citare Charles Eames, che nella sua ultima lezione, a Londra, quando gli venne chiesto a quanti compromessi era stato costretto a scendere nella sua vita, rispose: “Non ho mai accettato di scendere a compromessi, perché ho sempre capito la necessità di avere dei limiti.” 033 4 6 1/2 3 034 4 BENEDETTA TAGLIABUE - PADIGLIONE SPAGNOLO EXPO Shanghai 2010 PROGETTO IN CORSO, Shanghai, CINA Courtesy EMBT Arquitectos winka dubbeldam - GREENWICH STREET PROJECT NEW YORK, USA, 2004 Courtesy Archi-tectonics 5 eva jiricna - Fine Jewellery Room Renovation - Harrods London, UK, 2006 © Richard Bryant 6 ZAHA HADID - Abu Dhabi Performing Arts Centre PROGETTO IN CORSO, Abu Dhabi, UAE Courtesy Zaha Hadid Architects ODILE DECQ - Macro - Museo d’Arte Contemporanea, PROGETTO IN CORSO, Roma Courtesy ODBC architectes urbanistes 035 Zaha Hadid - Secondo me l’architettura può essere un mezzo per affrontare alcuni problemi sociali molto importanti, evidenti nella complessità della vita delle persone che vivono nel 21° secolo. L’ERA DELLA NON-STANDARDIZZAZIONE 1 2 Winka Dubbeldam - La standardizzazione varrà sostituita dalla produzione su misura; stiamo lavorando alla residenza Cibani insieme ad un progettista di automobili, per far diventare la facciata un prototipo!!! 036 Odile Decq - In questa libertà generale, è emersa l’idea di “non-standard”, aiutata dalle nuove macchine industriali guidate da programmi informatici specifici per la costruzione e l’ottimizzazione dei materiali. Questo è vero per alcuni singoli progetti, ma per altri è più difficile, come nel caso dell’edilizia abitativa, finché si continuerà a vivere sul piano orizzontale. La modalità “Funzione obliqua” non è ancora arrivata dappertutto! Zaha Hadid - L’architettura della ripetizione che ha caratterizzato il 20° secolo è stata superata dalla costruzioni di edifici che siano versatili, e che incoraggino questa versatilità. L’architettura tradizionale, con i suoi scarni blocchi dalle forme pure e con le sue griglie cristalline, è in antitesi con queste nuove esigenze di varietà e di grande integrazione con gli schemi di vita contemporanei. 3 Carme Pinós - Non si tratta di fare qualunque cosa sia possibile, ma sapere cosa vogliamo, cosa è che chiediamo all’architettura e, soprattutto, che modello di città corrisponde ai nostri desideri e alle necessità della vita. Vale a dire, in quale spazio architettonico - interno o esterno - vogliamo vivere e rapportarci. In una società dove le strutture cambiano costantemente e dove predomina l’individualismo, è molto difficile trovare modelli di convivenza che non siano quelli dettati dal mercato con la sua chiara tendenza all’astratto e tendenti a convertirci tutti in statistica e numeri. Qualsiasi modello stabile e duraturo non interessa alla nostra società che si basa sulla produttività e sul consumo, ed è il cambiamento che la caratterizza, non la stabilità. 037 Renata Semin - Il problema non è standardizzazione o non-standardizzazione. Le decisioni che vanno prese nel corso del processo progettuale portano alla soluzione appropriata o alle specifiche tecniche di ogni problema. La possibilità di riproduzione su larga scala è preziosa in situazioni come componenti e prodotti costruttivi, per arrivare a risultati più accurati, per impiegare operai qualificati e per ottenere servizi migliori. In Brasile, questo è un argomento da affrontare e discutere con attenzione, a causa della nostra elevata necessità di nuove abitazioni. 4 Elisabetta Terragni - L’architettura moderna ha giocato la carta della standardizzazione e del risparmio fino alla fine, e questo può averci stancato e deluso. Le geometrie non-standard suggeriscono un’altra idea di cosa sia il mondo e di come funzioni. Certamente è molto più in sintonia con le nostre sensibilità. 039 038 Benedetta Tagliabue - Oggi abbiamo potenzialità tecniche che interagiscono con la complessità. Se ne occupano molte discipline, compresa la fisica. La standardizzazione è una sorta di forzatura, che era legata ad una tecnologia con più limitazioni. Oggi, concedendo maggiori possibilità alla complessità, ci si riavvicina ad un modo di lavorare più simile all’artigianato. Fare buon uso di queste potenzialità sarà, secondo me, una delle grandi sfide del futuro. 5 1/2 Courtesy Archi-tectonics 3 ZAHA HADID - Museo mediterraneo dell’arte nuragica e dell’arte contemporanea, CAGLIARI, 2006 Courtesy Zaha Hadid Architects 4 BENEDETTA TAGLIABUE - PADIGLIONE PER L’anniversario dei 100 anni della città di Esch-Sur-Alzette, LUSSEMBURGO, 2006 © Pierre Engel 5 6 040 winka dubbeldam - Q TOWER e CIBANI PROGETTI IN CORSO, USA eva jiricna - RESIDENZA PRIVATA LONDON, UK, 2004 © Richard Bryant ZAHA HADID - BERGISEL SKI JUMP INNSBRUCK, AUSTRIA, 2002 © Hélène Binet 041 Eva Jiricna - Vivendo in condizioni di lusso sempre maggiori, chi ha denaro da spendere o da investire vuole qualcosa di speciale, un pezzo “unico”. Ma questo è solo un lato della medaglia. L’altro è il fatto che l’industria delle costruzioni non ha mai trovato una vera risposta alla non-standardizzazione. Standardizzare vuol dire creare un oggetto in serie ed usarlo come tale. Anche se ci sono stati molti tentativi di standardizzare varie componenti degli edifici (finestre, porte, pannelli per soffitti, lampade), il processo di metterli insieme è ogni volta diverso. Esistono problemi di sostituzione degli elementi e, soprattutto, non ci piace l’uniformità. Varie dittature sono state tentate ed hanno fallito. Il mondo intero vuole più libertà. È comunque sempre pericoloso fare questi commenti generici. Le unità abitative standard nei paesi sottosviluppati sarebbero una benedizione, e le tende o gli ospedali standard, ad esempio, aiuterebbero a risolvere i problemi più immediati nelle zone disastrate. In certe situazioni, sarebbero utili più buon senso e meno ego. 6 L’ESPRESSIONE DI UNA SOCIETA’ CHE STA CAMBIANDO 1 042 Odile Decq - Come potrebbe l’instabilità del mondo, più che il cambiamento della società, rimettere in discussione l’architettura in termini di forme e sviluppo urbano, e di nuovi rapporti sociali e politici che possano influenzare la nostra visione dello spazio architettonico? Spesso mi pongo queste domande, ma non so rispondere a nessuna di loro. Niente è definitivo: ogni soluzione e ogni proposta sono transitorie. Eva Jiricna - La società sta cambiando per motivi politici, economici, culturali e per svariate ragioni complesse. Gli architetti possono reagire ai cambiamenti e contribuire ad evitare alcuni degli effetti indesiderati che possono presentarsi. Sono state proposte diverse idee utopistiche per risolvere i problemi del futuro, ed anche vari mega-progetti arbitrari, nati in tempi remoti e meno remoti. Esistono esempi di architetti famosi che hanno progettato città (Louis Kahn, Le Corbusier, Oscar Niemeyer, altri ancora), ma anche i creatori dei “Canary Wharfs” e dei villaggi del Principe Carlo. Le città devono crescere naturalmente, soddisfacendo requisiti sempre diversi e la comprensione reciproca di tutte le parti della società. C’è molta strada da fare. 2 Zaha Hadid - Una delle grandi sfide dell’architettura contemporanea del 21° secolo è il fondamentale allontanamento dal concetto “Fordista” dei blocchi ripetitivi della società industriale di massa: grandi fabbriche squadrate che contengono lunghe file di assemblaggio, postazioni di lavoro simili, con ognuno che ripete lo stesso gesto ora dopo ora, come i blocchi squadrati e ripetitivi delle case, degli uffici e dei grattacieli tradizionali del 20° secolo. La direzione è verso una società “post-Fordista” di specializzazione flessibile, con il suo nuovo ordine di differenziazione del lavoro e dei processi vitali, ed un nuovo livello di fluidità e di dinamismo nella carriera delle persone, nelle istituzioni e nelle organizzazioni corporative. La vita più complessa che conduciamo nel 21° secolo si sovrappone e si integra agli aspetti vitali del lavoro, dell’istruzione, del mondo dello spettacolo e della casa, e non è separata da tutto questo. Il principio moderno dello zoning funzionale, la suddivisione in griglie regolari, è stata superata da priorità come la ricerca di stratificazione negli sviluppi ad uso misto. 043 Elisabetta Terragni - La nostra società cambia più in fretta di quanto non faccia la nostra architettura. In realtà, la nostra architettura è cambiata pochissimo, e sentiamo ancora le solite lamentele dei nostri nonni tutte le volte che succede qualcosa che esce dalla loro mentalità. Sembra che l’Italia sia un paese dove il modernismo e il kitsch che ne è derivato siano sopravvissuti straordinariamente bene. Significherà che la nostra società è anche lenta a cambiare? Winka Dubbeldam - Oggi la società è totalmente globale, con solo qualche traccia di locale, come ha detto Saskia Sassen! Stiamo costruendo la torre Un-Knot, un hotel con residenze della GHM, che viene occupato quasi esclusivamente da viaggiatori permanenti . . . Il servizio è cruciale e di livello molto alto. Benedetta Tagliabue - L’architettura esprime sempre la situazione e le esigenze di una società in un determinato momento e in un luogo preciso. E’ stato così nel passato e sarà sempre così nel futuro. E’ questo che rende così interessante l’architettura, il fatto che sia sempre in evoluzione, insieme alle persone, agli utenti, alla società, all’epoca, e così via. 5 044 Renata Semin - L’ampiezza di questa espressione mi porta ad affiancare gli estremi, le situazioni di contrasto che oggi convivono come mai in precedenza: l’accesso a tutto il mondo, la cultura regionale, le tradizioni locali, la nanotecnologia, la robotica, l’artigianato, l’alta tecnologia industriale, uno stile di vita naturale, il restauro, la distruzione, la memoria, la mancanza di memoria. La nostra squadra di progettazione, dal punto di vista professionale, ha affrontato con successo varie sfide, come la creazione di alloggi sociali, la progettazione di spazi per grandi industrie, laboratori chimici, costruzioni in campagna, siti tecnologici, biblioteche, edifici per la sanità, progettazione urbana, spazi pubblici, e qualunque aspetto legato alla nostra esistenza. 1/2 ZAHA HADID - MAXXI: Museo nazionale delle arti del XXI secolo PROGETTO IN CORSO, ROMA 5 BEnEDETTA TAGLIABUE - UNIVERSITà Di VIGO AULE E PONTE DI COLLEGAMENTO VIGO, SPAGNA, 2003 Courtesy EMBT 6 eva jiricna - Fine Jewellery Room Renovation - Harrods London, UK, 2006 © Richard Bryant Courtesy Zaha Hadid Architects 3 Renata semin - università cattolica di campinas - biblioteca centrale campinas, brasile Courtesy Piratininga 4 ELISABETTA TERRAGNI - ASILO E SCUOLA PRIMARIA - CORRIDOIO, Altavilla Vicentina, 2008 Courtesy Elisabetta Terragni 045 6 SOSTENIBILITA’: ETICHETTA, OBBLIGO O MISSIONE? Odile Decq - Il dibattito sulla sostenibilità è un nuovo interrogativo, o solo un’altra funzione da risolvere? E’ una nuova definizione del nostro modo di vivere o una ri-definizione fondamentale dell’architettura? Per quanto mi riguarda, nell’ambito dello studio dell’architettura negli anni Settanta, durante il movimento hippy e la prima crisi del petrolio, l’architettura bioclimatica solare e l’idea di ambiente autosufficiente sono idee che hanno posto questioni e suscitato dibattiti fondamentali nel mondo universitario. Quindi, considero l’argomento e le responsabilità che ne derivano, un limite evidente e fondamentale per un progetto, mai una “missione” (detesto questa parola: ha un che di religioso). In ogni caso, se oggi venisse usata come etichetta, potrebbe dare alle persone più consapevolezza in merito. Renata Semin - E’ in assoluto una missione, una presa di posizione. Continuando a fare riferimento alla Biblioteca, le premesse per l’idea del progetto erano la ventilazione e l’illuminazione naturali, un basso consumo energetico, un design universale che fosse accessibile a tutti ed una manutenzione a basso costo. Queste premesse sottolineano la qualità dell’architettura. 1 2 047 046 Benedetta Tagliabue - Sostenibilità è un nome, una parola. A volte cerco semplicemente di capire quale sia il reale significato di questa parola, oltre a farti credere che tutto quello che fai è accettabile. Penso che il suo significato sia legato al vivere bene in un luogo, in armonia con le persone e con l’ambiente, e che non sia una novità per noi: abbiamo sempre cercato di arrivare a questo, di creare architetture attente al posto dove sorgeranno, alle persone che le vivranno o che le guarderanno, attente alla loro durata o alla loro esistenza nel tempo. Quasi sempre l’architettura tradizionale è molto sostenibile: sarebbe utile esserne consapevoli. Eva Jiricna - La sostenibilità è la condizione della sopravvivenza dell’uomo su questo pianeta. Proprio come le persone accettarono di usare i servizi igienici come parte del progresso civile, dovranno accettare di buon grado la sostenibilità come fattore che gioca a loro favore. Elisabetta Terragni - Sostenibilità è uno slogan. Ci sono dei motivi, ed alcuni sono importanti , ma per niente nuovi. Vi ricordate che la maggior parte delle case una volta aveva due serie diverse di finestre, una veniva tolta durante l’estate e rimessa quando tornava il freddo? E vi ricordate che il nostro abbigliamento era composto da capi di pesantezza diversa prima che l’aria condizionata e il riscaldamento creassero un clima artificiale nelle case? Le scelte ragionevoli, messe alla prova dai secoli, hanno permesso di fare molta strada verso la sostenibilità. L’uso delle pompe di calore, di un isolamento migliore, delle cellule fotovoltaiche, dell’energia eolica e simili, non solo è ragionevole, ma anche necessario. Winka Dubbeldam - Questa missione è un obbligo. 3 1 Elisabetta TerragnI - Casa Bianchi - SERRA Cernobbio, ITALIA 2002 © Brigitte Desrochers 2 Renata semin - università cattolica di campinas - biblioteca centrale campinas, brasile Courtesy Piratiningaa 3 eva jiricna - hotel josef PRAGA, REPUBBLICA CECA, 2002 © Ivan Nemec, Berlino, Praga 5 Elisabetta TerragnI APPARTAMENTO IN EngadinA, Samedan, SVIZZERA, 2005 4 © Vaclav Sedy 5 ELISABETTA TERRAGNI ASILO E SCUOLA PRIMARIA - CORRIDOIO Altavilla Vicentina, 2008 Courtesy Elisabetta Terragni 049 048 Zaha Hadid - Ci sono molti architetti che usano sistemi sofisticati per il condizionamento dell’aria e per la progettazione di interni, per migliorare l’equilibrio ecologico di un edificio, mentre a me interessa l’idea di adattare nuovi materiali e nuovi metodi produttivi che siano legati a un paradigma totalmente nuovo di articolazione e di creazione dello spazio. Alla fine, questi approcci diversi allo sviluppo - la sostenibilità e la sperimentazione sull’applicabilità di nuovi materiali - si riconcilieranno, trovando la soluzione di moltissimi problemi. 4 CITTA’ DENTRO LA MEGALOPOLI 1 Winka Dubbeldam - New York ne è un esempio. Le culture di nicchia descritte da Alvin Toffler negli anni Sessanta stanno diventando una forza importante . . . in città e su Internet. 050 Eva Jiricna - Questo è un argomento troppo teorico, con scarsissime conseguenze pratiche. Odile Decq - Nelle megalopoli vive più della metà della popolazione mondiale. Non capisco quale sia la differenza tra città e megalopoli: la megalopoli è una città. Se la domanda si riferisce alle città storiche, si tratta semplicemente di alcuni posti dove vive una piccola parte di mondo in condizioni urbane privilegiate. Se invece si fa riferimento a zone all’interno della megalopoli che potremmo definire città, allora si tratta dell’idea di quartiere. Ancora una volta, nel secondo caso, è un aspetto sociale dello sviluppo urbano, e si potrebbe sviluppare come rete di nuclei urbani - sia in orizzontale che in verticale. 2 Elisabetta Terragni - Le megalopoli sono un’astrazione. Nessuno “vive” in una megalopoli, tutti vivono nei dintorni, e la cosa che spesso rende le grandi città tanto interessanti è il fatto che ne ospitano di più piccole. L’East Village di New York mi fa venire in mente Porta Ticinese a Milano, con la differenza che là la mescolanza di negozi e di opportunità è molto più densa, complessa e variegata. 051 Benedetta Tagliabue - Non è facile rispondere brevemente su un argomento tanto vasto. Penso che la megalopoli sia il più importante tema di oggi: per esempio, è il tema del prossimo EXPO 2010 di Shanghai, dove costruiremo il padiglione spagnolo. “Come vivere bene nelle grandi città”: l’architettura del nostro padiglione sarà una risposta a questa domanda. Zaha Hadid - La civiltà umana si è sempre affidata alle strutture architettoniche ed alla loro disposizione nelle città più o meno grandi per costruire e stabilizzare l’ordine sociale. Le città esigono infrastrutture e sviluppi sempre più complessi, sovrapponendoli uno strato sull’altro e crescendo sempre di più. Solo in questo modo è stato possibile strutturare una società con processi vitali ed istituzioni sufficientemente forti e complessi. L’epoca moderna ha creato una nuova serie di infrastrutture, sistemi che si integrano, si mettono alla prova e si estendono al di là dell’architettura tradizionale. Questi sistemi comprendono le reti di trasporto meccanico (treni, automobili, aerei) e vari sistemi di telecomunicazioni (la stampa, le trasmissioni radiotelevisive, il telefono ed internet). L’ordine sociale e la complessità del funzionamento della società contemporanea del 21° secolo dipendono da questi sistemi tecnici di comunicazione tanto quanto dipendono dagli schemi degli ambienti costruiti. 052 3 4 WINKA DUBBELDAM - UNKNOT TOWER PROGETTo IN CORSO, PHILADELPHIA, USA 1 3 Courtesy Archi-tectonics 2 odile decq - TERMINAL MARITTIMO 4 PROGETTo IN CORSO, TANGERI, MAROCCO Courtesy ODBC architectes urbanistes carme Pinós - PROGETTO PER plaza Gardunya PROGETTO IN CORSO, BARCELLONA, SPAGNA © Estudio Carme Pinós odile decq - Archipel PROGETTO IN CORSO, LIONE, FRANCIA 2007 Courtesy ODBC architectes urbanistes 053 Renata Semin - San Paolo, la città dove vivo, è diventata una delle megalopoli mondiali. Si tratta di una definizione che ha in sé un valore insieme ad un problema con cui fare i conti. La diffusione sul territorio che supera le irregolarità naturali del terreno, l’occupazione non programmata, la costruzione di reti stradali e le infrastrutture che non bastano mai, la costante attrazione esercitata dalle lusinghe della vita in città, esigono nuove strategie per affrontare i problemi spaziali, sociali, economici e culturali. Gli studi interdisciplinari condotti preso le università, i professionisti, la società civile ed il governo dovranno, al più presto, unire i propri intenti e le proprie azioni per discutere democraticamente, per creare una piattaforma di strategie politiche e cercare di applicarle, ognuno con la propria responsabilità, in questa megalopoli globale. L’esempio di San Paolo potrebbe ripetersi facilmente nei casi di altre megalopoli, come Città del Messico, Mumbai e Johannesburg, non per i suoi privilegi, ma per le sfide che presenta. L’EGO DELL’ARCHITETTO IN UN MONDO DI GENII Elisabetta Terragni - In una recente intervista, Dan Graham ha affermato, con un accenno di ironia: “Gli architetti vogliono fare gli artisti, e gli artisti vogliono fare gli architetti. Credo di essere stato io il primo.” Non dimentichiamo però che ciò che ha reso gli architetti rinascimentali tanto splendidi e pieni di fantasia era il fatto che le figure più grandi, da Brunelleschi a Giulio Romano, passando per Alberti e Michelangelo, non erano architetti nel senso professionale del termine. Penso che una sensibilità artistica o un’inclinazione scientifica abbiano tutti i motivi per essere protagonisti nell’architettura di oggi. Winka Dubbeldam - Non è per niente interessante. Eva Jiricna - Un surplus inutile. Odile Decq - Non ho commenti da fare a questa domanda. Non è interessante. Zaha Hadid - Tutto esigerebbe un maggior rigore, ma penso che gli architetti, in generale, facciano veramente molta fatica nel loro lavoro. Questo vale per qualunque architetto con cui tu ti trovi a parlare, non importa quanto successo abbia ottenuto, vale anche per i “grandi”. Renata Semin - Questa affermazione è l’opposto del processo creativo dell’architettura in cui credo. La responsabilità, ed una squadra eclettica di professionisti capaci provenienti da varie discipline: sono queste le basi della progettazione. 2 055 054 1 056 Benedetta Tagliabue - L’ego è un problema per tutti gli esseri umani! Ed è certamente presente in tutte le professioni. Semplicemente, nel mondo dell’architettura c’è l’esigenza di essere visibili, dovuta al fatto che dobbiamo lavorare in un mondo complesso. In questa estesa rete di comunicazioni, ritengo sia molto importante usare bene la nostra immagine e la nostra visibilità, ma è altrettanto importante cercare di mantenere il nostro ego entro certi limiti, proprio come dovrebbero fare tutti. 4 5 1/2 3/4 ZAHA HADID - PHAENO SCIENCE CENTER WOLFSBURG, GERMANIA, 2005 © Werner Huthmacher 5 ODILE DECQ - Greenland Furniture Centre Shangai, CHINA, 2007 BENEDETTA TAGLIABUE - NUOVA SEDE DELLA Gas Natural BARCELLONA, SPAGNA, 2008 © Romain Piro Courtesy ODBC architectes urbanistes 057 3 PERCHE’ IL FUTURO HA BISOGNO DI ME? 1 3 Odile Decq - Ditemelo voi! Eva Jiricna - Non saprei. E, non sapendolo, continuerò a fare del mio meglio e a correre il rischio che potrebbe essere tutto quanto inutile. Zaha Hadid - Perché credo che, attraverso la nostra architettura, potremo dare alle persone un’idea di un mondo diverso, entusiasmandoli, facendoli emozionare con le idee. Renata Semin - Perché faccio parte di una squadra di progettisti dedita alla ricerca, alla progettazione, allo sviluppo ed all’applicazione della nostra conoscenza per conquistare condizioni di vita migliori nelle nostre città. L’attenzione va concentrata su un processo virtuoso e giusto. Benedetta Tagliabue - Il futuro non ha mai bisogno di nessuno di noi, questo è certo. La vita è crudele! Ma a me piace molto occuparmi del presente. Il presente mi dà tanti progetti da realizzare nel futuro, progetti che spero contribuiranno a dare la felicità a molte persone. 059 058 2 4 5 Winka Dubbeldam - Probabilmente il futuro non ha bisogno di me! ODILE DECQ - Macro - Museo d’Arte Contemporanea, PROGETTO IN CORSO, Roma Courtesy ODBC architectes urbanistes 4/5/7 winka dubbeldam - GREENWICH STREET PROJECT NEW YORK, USA, 2004 Courtesy Archi-tectonics BEnEDETTA TAGLIABUE - UNIVERSITà DI VIGO EDIFICIO PER LO SPORT, VIGO, SPAGNA, 2003 6 eva jiricna - Canada Water Bus Station, LONDRA, UK,1999 Courtesy Benedetta Tagliabue © Richard Bryant 3 renata semin - Biblioteca Mario de Andrade São Paulo, BRASILE, 2006 1 2 Courtesy Piratininga 061 060 Elisabetta Terragni - Che il futuro abbia bisogno di me o no, io continuo a lavorare. Sto affinando le mie sensibilità e le mie sensazioni sui temi che abbiamo davanti a noi. Insegno agli architetti del futuro. Dopo un lungo periodo in cui l’architettura è sembrata rigida, spietata e addirittura brutale, cerco di trattarla con un tocco più delicato. Per me (e ovviamente per i miei clienti) è importante che il mio lavoro susciti reazioni emotive, che suggerisca sfumature, che apra zone di silenzio e spazi di equilibrio. Il massimo della felicità per me è creare architetture con meno “cose” possibile. Spero di regalare un’esperienza tanto più effimera e gradevole quanto più riuscirò, in un mondo dove dominano la velocità, la simulazione e l’angoscia. 063 062 6 7 L’INFLUENZA DELL’INNOVAZIONE E DELLA TECNOLOGIA SULL’ ARCHITETTURA TRAVI ANGELINA™: SENSUALI E INTELLIGENTI La trave Angelina™, è un’ingegnosa ed innovativa soluzione che ArcelorMittal ha saputo mettere a punto trasformando un proprio prodotto industriale standard in una combinazione di resistenza, leggerezza, trasparenza, flessibilità ed economicità capace di offrire un impatto architettonico altamente valorizzante. Frutto della collaborazione tra architetti e industria, vincitore della medaglia d’oro al Batimat Design Trophies 2007 di Parigi, è un prodotto che offre grande flessibilità ed ottime prestazioni meccaniche. Angelina™ viene realizzata a partire da profili laminati standard H tagliati lungo l’anima seguendo una linea sinusoidale con tecnologia brevettata e senza sfrido; le due porzioni di trave a T vengono poi traslate di mezzo modulo fino a divenire speculari tra loro e quindi saldate nei punti di contatto. Il prodotto finito presenta una serie di fori dalla forma morbida e allungata di grandi dimensioni, comunque variabili e personalizzabili a seconda delle esigenze che, se da un lato consentono a parità di inerzia della trave una diminuzione del materiale impiegato con una conseguente riduzione del peso e dei costi della struttura, dall’altro agevolano il passaggio degli impianti tecnologici, completamente integrati nello spessore della trave prospettando così una nuova dimensione architettonica. Angelina™ ha un’altezza di sezione fino a 1,5 volte quella del profilo standard di partenza, e consente 064 Courtesy Vasconi Architects la realizzazione di impalcati di solaio a grande portata fino a 18 m. Le aperture a forma di labbra che conferiscono leggerezza al sistema possono raggiungere i 2 m di lunghezza e consentire il passaggio nella sezione della trave di cavi e condotte di ventilazione, anche di forma rettangolare e di dimensioni industriali fino a 40x70 cm, minimizzando così l’altezza finale dell’impalcato: per gli edifici multipiano si guadagna così un piano ogni sei. L’ottimizzazione dei carichi strutturali propri risulta davvero significativa se si pensa che ne è primaria conseguenza la riduzione del numero complessivo di travi e pilastri dell’edificio, incidente a sua volta sulla morfologia delle fondazioni, che in termini economici si traduce in un considerevole abbattimento dei costi dell’intera costruzione nel rispetto costante di un approccio eco-sostenibile. I tecnici ArcelorMittal sono a disposizione per il supporto nella progettazione e l’ottimizzazione del prodotto. La trave Angelina™ è fornita con lunghezza a misura e sono possibili i consueti trattamenti superficiali e le lavorazioni quali la centinatura; ove si renda necessario, in particolare nelle sezioni soggette a forte sollecitazione di taglio, le asole possono essere chiuse a saldatura. Courtesy ArcelorMittal 065 strutture Questo è il nostro obiettivo; offrire servizi e soluzioni che migliorino istantaneamente l’architettura e l’efficienza dei costi con il massimo della flessibilità. LE LEGGI DELLA FISICA: QUALI SONO I NUOVI CONFINI DEL “FATTIBILE” TRAVI HISTAR ® Gli acciai strutturali Histar ®, adatti per le strutture di edifici a grande altezza come la torre Gas Natural (Fig. 1) di Benedetta Tagliabue, costituiscono una tipologia di acciaio laminato bassolegato con elevata resistenza allo snervamento e migliorata saldabilità. Prodotti con il trattamento termico innovativo “in-line” QST (Quenching and Self Tempering - tempra ed auto-rinvenimento), hanno caratteristiche meccaniche tali da risultare ideali nella concezione di edifici multipiano. Poiché più resistenti degli acciai da costruzione convenzionali consentono, a parità di carichi agenti, di ridurre il peso ed il costo della struttura e di semplificare le operazioni di saldatura e montaggio (dato il basso contenuto di carbonio equivalente non richiedono generalmente il preriscaldamento). Offrono ottime prestazioni se utilizzati nelle costruzioni composte acciaio-calcestruzzo, nelle strutture con colonne sottoposte a forte compressione, nelle zone sismiche e nelle strutture offshore. Gli acciai S355 e S460 sono disponibili per sezioni HE con un’altezza h ≥ 260 mm e per sezioni IPE con h ≥ 500 mm. Courtesy EMBT 1 2 066 COSTRUZIONI COMPOSTE ACCIAIO-CALCESTRUZZO: STRUTTURE Utilizzata nel progetto del Phaeno Science Center (Fig. 3) di Zaha Hadid e del Museo Macro (Fig. 2) di Odile Decq, la costruzione mista acciaio-calcestruzzo unisce e sfrutta al meglio le proprietà dei due materiali tradizionali della costruzione. In un edificio multipiano, le travi in profili laminati in acciaio che compongono la struttura sono collegate alla soletta (lamiera grecata in acciaio e getto collaborante in calcestruzzo) tramite connettori saldati sull’ala della trave, così da rendere solidale la struttura in tutte le sue parti, e garantendo migliori performance anche in caso di sisma. La soletta in calcestruzzo quindi non è solo una semplice partizione orizzontale, ma è l’elemento compresso nella sezione composta: questa tipologia costruttiva presenta notevoli vantaggi quali l’aumento della resistenza e della rigidezza, diminuzione della freccia, riduzione dell’altezza dell’impalcato. La soluzione composta acciaio-calcestruzzo per i pilastri (colonna in acciaio e calcestruzzo armato tra le ali) rappresenta un ulteriore vantaggio sia in termini di resistenza che di sicurezza al fuoco, oltre che offrire una riduzione nell’ingombro del pilastro rispetto alla soluzione tradizionale in solo calcestruzzo armato. Nella costruzione di strutture ad ossatura metallica, è possibile utilizzare diversi tipi di profili laminati a caldo, da quelli più tradizionali ad H o a I, fino alla gamma più innovativa. COSTRUZIONI COMPOSTE ACCIAIO-CALCESTRUZZO: FIBRE IN ACCIAIO ArcelorMittal offre un’ampia gamma di fibre d’acciaio per rinforzare il calcestruzzo. Le fibre metalliche sono un’alternativa alle armature tradizionali. Il calcestruzzo rinforzato con fibre d’acciaio diventa un materiale composto con specifiche proprietà e vantaggi, consentendo in diverse applicazioni un’ottimizzazione di costi e tempi di costruzione. Le applicazioni tipiche sono i pavimenti industriali con e senza giunti, solai in calcestruzzo fibrorinforzato, solai collaboranti, calcestruzzo spruzzato per tunnel stradali e ferroviari. Prodotte a partire da filo in acciaio ad alta resistenza meccanica, le fibre in acciaio sono disponibili in diverse lunghezze da 20 a 40 mm, con un rapporto lunghezza diametro ottimizzato e forme specifiche, che garantiscono un’aderenza perfetta con il calcestruzzo. © Pierre Engel © Hélène Binet 3 COSTRUZIONI COMPOSTE ACCIAIO-CALCESTRUZZO: SISTEMI DI SOLAIO Arval, gruppo ArcelorMittal, offre un’ampia gamma di sistemi di solaio con lamiere in acciaio zincato o zincato/preverniciato. Questi profili, quando accoppiati con altri materiali quali calcestruzzo, isolanti termici ed acustici, gesso o legno, costituiscono un sistema costruttivo avanzato adatto per ogni tipo di struttura. Tutti i sistemi uniscono resistenza meccanica, facilità e sicurezza di installazione, compatibilità con elementi strutturali ed impianti tecnologici; una volta in opera, presentano una faccia inferiore finita e pulita che può essere lasciata a vista. Cofraplus ® e Cofrastra ® : sono soluzioni di solaio composte, ovvero la soletta in calcestruzzo e la lamiera grecata in acciaio sono interdipendenti e lavorano insieme per dare la resistenza composta del solaio. La lamiera in acciaio è disponibile in spessori da 0.75 mm e può essere dimensionata per luci fino a 4.50 m senza necessità di puntelli in fase di getto e per spessori di soletta da 10 a 28 cm. Cofradal ® : è un sistema di solaio composto e prefabbricato, pronto da posare, che integra uno speciale profilo in acciaio con uno strato isolante termoacustico, una rete saldata ed uno strato di calcestruzzo. E’ disponibile in elementi della larghezza di 1.20 m e lunghezze fino a 7 m, e combina leggerezza, isolamento termico ed acustico, resistenza al fuoco. Questo sistema è la soluzione ideale per una posa in opera rapida senza puntelli. 067 strutture Ogni giorno ampliamo i confini dell’architettura L’ESPRESSIONE DI UNA SOCIETA’ CHE STA CAMBIANDO L’ACCIAIO INOSSIDABILE: NUOVA PELLE PER LE COSTRUZIONI L’acciaio inossidabile è un materiale che si presta ad innovative applicazioni in architettura, dall’involucro edilizio all’interior design. Apprezzato da architetti e progettisti, che ne lodano le inusuali caratteristiche estetiche e le diverse possibilità di finitura superficiale, garantisce un’ottima resistenza alla corrosione grazie ad un alto contenuto di cromo (min. 10,5%) presente in lega. Il cromo infatti reagisce con l’ossigeno nell’atmosfera creando una fine patina superficiale autoprotettiva. L’acciaio inossidabile è caratterizzato da un’estrema duttilità, da elevate proprietà meccaniche ed è rispettoso dell’ambiente, perché non inquinante e, come tutti gli acciai, è riciclabile al 100%. KARA ® : SOLUZIONI ARCHITETTONICHE INNOVATIVE Rappresenta la nuova serie di acciai inossidabili ferritici di ArcelorMittal. La lega di questa famiglia di acciai ha un elevato contenuto di cromo, che garantisce la resistenza alla corrosione, ma non contiene nichel: tale caratteristica restituisce all’acciaio le proprietà magnetiche senza tuttavia inficiarne il processo di autoprotezione e quindi la durabilità. KARA® si inserisce pertanto nella fascia di mercato dei prodotti ad elevata resistenza alla corrosione 068 © Pawlowicz - courtesy ArcelorMittal offrendo caratteristiche tecniche altamente performanti ad un prezzo estremamente competitivo e molto stabile in quanto svincolato dalle oscillazioni di mercato legate al nichel. Per gli involucri esterni in architettura, laddove si presentino condizioni ambientali mediamente aggressive tipiche ad esempio di nuovi insediamenti industriali, della gamma KARA® è indicato il K36, un acciaio corrispondente al 436 della normativa AISI internazionale: profilabile, trasformabile e facilmente saldabile secondo le tecniche convenzionali. Le ottime caratteristiche meccaniche consentono una riduzione dello spessore della sezione resistente e quindi permettono un considerevole alleggerimento del peso dell’intera facciata o copertura. Grazie alle varie finiture disponibili (opaco, a specchio, etc.). KARA® garantisce un impatto architettonico di grande effetto, lasciando posto ad una flessibilità nell’espressione spaziale totalmente libera con oneri di manutenzione pressoché nulli. In funzione della tipologia scelta, KARA® è disponibile in spessori che vanno dal 0,4 mm al 3 mm con una larghezza massima di 1500 mm. Lo staff di consulenti e tecnici esperti ArcelorMittal è in grado di indirizzare il progettista verso la migliore scelta del tipo di acciaio per soddisfare le specifiche esigenze. © Pawlowicz - courtesy ArcelorMittal 069 involucri Involucri L’innovazione non è mai fine a se stessa NUOVE OPPORTUNITA’: GLI ORIZZONTI CONTEMPORANEI DELL’ARCHITETTURA SOLUZIONI ARVAL® Le soluzioni Arval, azienda del gruppo Arcelor Mittal specializzata in sistemi completi per facciate, coperture, pavimenti, soffitti e rivestimenti interni, sono il risultato di una nuova ricerca tecnica ed estetica. I progettisti sono accompagnati durante tutta la fase di progettazione fino alla posa in opera dell’involucro stesso. Arval offre la possibilità di personalizzare le soluzioni sia per quanto riguarda la scelta del materiale (acciaio inossidabile, preverniciato, zincato, etc) sia per la scelta della tipologia del sistema di facciata (a © Paul Robin - courtesy ArcelorMittal 070 cassetta, a scaglie, a doghe, brises-soleil, etc.). Di concezione modulare e semplici da posare, le soluzioni Arval riuniscono in un unico sistema tutte le risposte necessarie alle esigenze dei progettisti: estetica, resistenza al fuoco, tenuta all’acqua, comfort termico ed acustico. Caïman ®, è un sistema di facciata a scaglie, di dimensioni personalizzabili, adatto agli edifici con forme organiche ed in grado di dialogare con l’ambiente circostante, grazie ai vibranti giochi di luce che rendono “vivo” l’edificio. Mascaret ®, profilo ad onde oblique perforato, e ST Lumiere 300 ®, profilo con fori tondi e oblunghi in rilievo, sono soluzioni utilizzate per sovracoperture e brise soleil per facciate, che possono essere posate sia in orizzontale che in verticale. Offrono una visuale dinamica all’edificio, conferendo trasparenza o filtrando la luce. I sistemi a cassetta ST Evolution ®, sono adottati nel rivestimento di facciate sia in caso di nuova edificazione che in interventi di recupero. Di posa agevole e rapida e di planarità ottimale, sono disponibili in moduli di diverso formato, adattandosi alle più svariate condizioni d’impiego. SISTEMA OXYGEN ® Il sistema Oxygen ® è l’ultima novità proposta da ArcelorMittal nell’ambito dei rivestimenti di facciata per esterni: si tratta di moduli in acciaio inox microforato spessore 10/10 sagomati in positivo e in negativo con sfere di varie dimensioni, assemblati tramite incastri e fissati su un sistema di ancoraggio costituito da montanti verticali e cursori orizzontali intermedi. I pannelli Oxygen ® sono caratterizzati da una elevata facilità di posa che determina una velocizzazione dell’intero processo di rivestimento della facciata, © Ch. Wood - courtesy ArcelorMittal © Eric Avenel - courtesy ArcelorMittal nonché da modalità di manutenzione estremamente facilitate: l’acqua piovana è sufficiente per la pulizia ordinaria, mentre si consigliano interventi periodici per rimuovere sedimenti vegetali e per prevenire la corrosione dovuta a fattori esterni. La tridimensionalità delle lastre microforate conferisce alla facciata un aspetto destrutturato che cattura la luce esaltandone al contempo le profondità, producendo un impatto architettonico di alto valore estetico. Ogni pannello ha una sagomatura costituita da 15 sfere positive, 8 sfere negative, 12 semi sfere negative sui bordi e 4 quarti di sfere sugli angoli in modo che una volta accostati la continuità globale sembri non avere soluzione. I risvolti sui bordi e i rinforzi orizzontali, unitamente alla contrapposizione di bombature positive e negative, aumentano l’inerzia trasversale dell’elemento rispetto ad un modulo non deformato di pari dimensioni, garantendo così la massima stabilità del sistema. 071 involucri Involucri Perché ogni sfida è un’opportunità ed ogni soluzione ha la sua forma migliore L’ ARCHITETTURA E’ LIBERTA’? strutture Libertà come espressione di luce che specchiandosi diventa espressione di libertà TRAVI ALVEOLARI ACB ® (ARCELORMITTAL CELLULAR BEAMS) Le travi alveolari ACB ® (ArcelorMittal Cellular Beams) sono soluzioni in acciaio leggere per coperture o solai che consentono di guadagnare spazio, offrendo funzionalità, estetica, leggerezza, flessibilità, risparmio e, poiché prefabbricate, rapidità di esecuzione. A partire da un profilo laminato di base ad H o ad I tagliato lungo l’anima, secondo una tecnica brevettata, si ottengono due elementi a T che vengono poi tra loro risaldati: si ottiene alla fine una trave con aperture circolari e con altezza e rapporto inerzia/peso aumentati rispetto a quella di partenza. Courtesy ArcelorMittal Courtesy ArcelorMittal 073 072 A seconda delle esigenze progettuali, sono possibili un’infinità di configurazioni (scelta del diametro e dell’interasse delle aperture, centinatura, etc.) con aperture di diametro fino all’80% dell’altezza finale della trave. Le luci che possono coprire variano in funzione dell’utilizzo: per le coperture fra i 10 e i 45 m, per le travi di solaio fra gli 8 ed i 25 m. Le travi alveolari consentono una riduzione di 25-40 cm dell’altezza finale di ogni impalcato grazie al passaggio degli impianti nelle aperture delle travi ed un risparmio in peso del 25-30% rispetto a profili in acciaio laminati tradizionali, da cui consegue un risparmio economico ed una maggiore facilità nel trasporto e montaggio. L’ERA DELLA NON-STANDARDIZZAZIONE ARCEO: INNOVAZIONE TECNOLOGICA ED ESTETICA Nata all’insegna dell’innovazione nella ricerca e lo sviluppo del gruppo ArcelorMittal, Arceo è una linea prototipo di rivestimento al plasma sottovuoto che consente di rivestire con particelle finissime di scala nanometrica nastri in lamiera d’acciaio. Gli innovativi prodotti della linea Arceo sono acciai luminosi, antibatterici, in grado di captare o riflettere l’energia e con proprietà autopulenti. Resistenti alla corrosione e di alto valore estetico, disponibili in una gamma esclusiva di aspetti superficiali e colorazioni quali oro e champagne, sono adatti alle soluzioni di interior design per controsoffitti, porte, 074 Courtesy ArcelorMittal muri divisori (Ambient ®), ai sistemi di illuminazione d’interni per uffici e edifici industriali (Luminance ®) o per facciate ed accessori in edilizia (Duraclean). Lo sviluppo degli acciai rivestiti con plasma sottovuoto è guidato dal principio chiave del rispetto per l’ambiente: Arceo non utilizza né bagni né preparazioni chimiche e non genera alcun effluente liquido o gas residuo da sottoporre a trattamento, dato che nel processo sottovuoto, tutte le particelle si depositano sulla lamiera in acciaio. Courtesy ArcelorMittal 075 involucri La tecnologia al servizio dell’estetica CITTA’ DENTRO LA MEGALOPOLI SOLANO ® RESISTENZA ALLA CORROSIONE E FLESSIBILITÀ DI UTILIZZO Solano ®, l’innovativa tecnologia ArcelorMittal che propone lamiere d’acciaio pre-rivestite da un sottile film di materiale organico, in architettura è sinonimo di estetica e di protezione per ogni tipo di facciata o copertura grazie all’estrema durabilità ed alla rafforzata resistenza alla corrosione garantite perfino in ambienti marini ed industriali. Si tratta di un prodotto che unisce l’eccellente resistenza meccanica e l’estrema versatilità dei sistemi in lamiera d’acciaio, disponibili in varie tipologie di profilo e facilmente assemblabili in cantiere sia 1 © Emiel Verhasselt - courtesy ArcelorMittal © Emiel Verhasselt - courtesy ArcelorMittal in copertura sia in facciata, alla durabilità della protezione superficiale della lamiera, che mantiene inalterato nel tempo il suo aspetto senza che fenomeni di invecchiamento (come il deterioramento del colore da raggi UV o la delaminazione da corrosione e abrasione) modifichino l’originale aspetto architettonico dell’edificio. I prodotti Solano ® sono totalmente riciclabili, non contengono metalli pesanti né ftalati in accordo con la politica di ecosostenibilità di ArcelorMittal. La linea Solano ® offre una scelta di diversi livelli di prestazioni in funzione dei vari gradi di combinazione del supporto metallico in acciaio zincato, rivestito da film protettivo, con vernice termoplastica in PVC, bordi compresi, per poter soddisfare tutte le esigenze relative alle caratteristiche ambientali proprie del sito di costruzione. Sono disponibili svariati pattern di stampa, dal laccato liscio allo spazzolato, dall’effetto pelle a quello legno o con imprimitura del logo Solano ® su una gamma di 19 colori. I prodotti Solano ® sono disponibili in tre categorie, Solano ® 10, Solano ® 20, Solano ® 30, a seconda della copertura temporale della garanzia ArcelorMittal (fino a 30 anni!), strettamente dipendente dalla latitudine del sito di applicazione. Solano ® è disponibile in fogli con spessori da 0,3 a 1,8 mm e larghezze da 600 a 1550 mm. 076 L’ACCIAIO PREVERNICIATO L’acciaio preverniciato utilizzato ad esempio nel padiglione per l’anniversario dei 100 anni della città di Esch-Sur-Alzette (Fig. 1, 2) di Benedetta Tagliabue, è un prodotto tecnologico, ecologico ed economico. Il supporto in acciaio zincato viene rivestito da due strati di vernice: il primer e lo strato di finitura. Il processo produttivo è in continuo, quindi permette di avere una produzione controllata dando così un’alta qualità al prodotto finale, sia in © Pierre Engel 2 © Pierre Engel termini estetici che in termini economici. Tutti questi strati concorrono per un’eccellenza delle caratteristiche meccaniche e di resistenza alla corrosione dell’acciaio stesso, oltre a garantire una buona resistenza all’abrasione, resistenza al fuoco, elasticità, malleabilità e lavorabilità. Questi tipi di acciai in edilizia sono utilizzati per rivestimenti sia per parti interne (controsoffittature, porte, etc.) che per parti esterne (pannelli sandwich, rivestimenti di facciate). Gli acciai preverniciati, prodotti dal gruppo ArcelorMittal, possono avere uno strato di verniciatura diversificato a seconda delle destinazioni d’uso (spessore finale della lamiera da 0,17 a 3 mm) e sono disponibile in fogli e nastri di larghezza da 600 a 1 850 mm. 077 Involucri Sicurezza, durabilità e protezione; per essere presenti oggi e domani PERCHE’ IL FUTURO HA BISOGNO DI ME? ARSOLAR ® : COPERTURA INNOVATIVA AD ALTA EFFICIENZA Arsolar ® è un valido sistema a pannelli modulari che ArcelorMittal propone per coperture a soluzione fotovoltaica integrata e ventilata. Il sistema Arsolar ® da un lato infatti espleta la funzione di componente edile come elemento di copertura metallica, dall’altro assicura la funzionalità legata alla produzione di energia elettrica direttamente a partire dalla radiazione solare. L’energia prodotta dal sole, non inquinante e copiosamente offerta dalla natura, è variabile sulla terra in funzione di latitudine, tanto che in Europa sono state identificate 7 zone d’insolazione necessarie alla determinazione delle caratteristiche di installazione dei pannelli, in termini di superficie e di inclinazione. La condizione ideale per il funzionamento del sistema Arsolar® prevede che i pannelli siano montati su una superficie con almeno il 10% di inclinazione, considerando tuttavia che l’angolo di inclinazione ottimale è di circa 60° oppure di 30°. Una superficie di 25mq di copertura Arsolar ® Courtesy ArcelorMittal Courtesy ArcelorMittal 078 (3000 Wc) equivale ad evitare il rilascio in atmosfera di 30 tonnellate di CO2, quantità corrispondente all’inquinamento che un’automobile produrrebbe in un percorso di 160.000 Km. Per massimizzare le potenzialità di Arsolar ® e garantire il successo del progetto fotovoltaico ArcelorMittal offre uno specifico supporto ai progettisti, alle imprese edili, alle maestranze e agli utilizzatori finali, garantendo una produzione di energia elettrica su 25 anni pari all’80% della potenza nominale, e fornendo una garanzia sul supporto metallico di copertura per un periodo di 20 anni. Essendo un sistema di copertura fotovoltaico integrato gode degli incentivi statali per la produzione di energia elettrica pulita. ArcelorMittal è in grado di offrire una gamma completa di componenti ed accessori tali da garantire la realizzazione di un sistema di copertura completo con stratigrafia a secco, comprensivo dell’isolamento termico. Il supporto dei moduli Arsolar ® può essere costituito da cassette e grecate in lamiera d’acciaio ancorate a travetti di sostegno, entro le quali è posta la coibentazione in fibra di lana minerale con barriera al vapore; alternativamente si possono utilizzare i pannelli sandwich in acciaio Traditherm ® portanti e coibentati, di spessore di 120 mm. In entrambi i casi, i moduli Arsolar ® insisteranno sul supporto poggiando sugli appositi distanziatori ad omega forati concepiti per soddisfare le esigenze di tenuta meccanica e di ventilazione. È necessario infatti uno spessore di 8 cm d’aria per assicurare il rendimento elettrico (che diminuirebbe con l’innalzarsi della temperatura se il tetto non fosse ventilato), con punti di presa in gronda e rilascio al colmo. Arsolar ® viene prodotto in pannelli a profilo grecato in acciaio zincato preverniciato, disponibile in tre colori standard: bianco, azzurro e antracite. Sul pannello la superficie occupata dalle celle fotovoltaiche in silicio cristallino è per i moduli singoli di 1050x1495 mm mentre per i moduli doppi di 1050x2990mm e la potenza nominale al mq è compresa fra 65 e 75 Wc. Courtesy ArcelorMittal ALUZINC ® Lamiera d’acciaio rivestita da alluminio e zinco legati insieme in parti quasi uguali, con cui si realizzano coperture ed involucri di facciata. L’acciaio conferisce la resistenza meccanica, mentre il rivestimento metallico, oltre a dare alla superficie del prodotto un interessante aspetto con stellature brillanti argentate, garantisce un’eccellente resistenza alla corrosione atmosferica, grazie appunto all’azione protettiva combinata dell’alluminio e dello zinco. Garantito per un periodo di 20 anni contro la perforazione dovuta alla corrosione, Aluzinc ® mantiene a lungo il suo colore naturale e la sua brillantezza. Funge da scudo termico dell’edificio, grazie ad un’elevata capacità di riflessione del calore e della luce, offrendo un eccellente rapporto qualità/prezzo. Aluzinc ®, lamiera in acciaio al carbonio (EN 10215), rivestita da lega di alluminio (55%), zinco (43,4%) e silicio (1,6%), è prodotto da ArcelorMittal, e si usa in spessori di 0,5-0,7 mm per le coperture e 0,7-0,8 mm per le facciate. E’ disponibile in fogli di larghezza da 700 a 1500 mm. Oltre alle già menzionate proprietà, presenta caratteristiche di resistenza all’abrasione, resistenza al fuoco, elasticità, malleabilità, lavorabilità ed eco-compatibilità. 079 coperture Rispetto dell’ambiente, efficienza e risparmio energetico Editor in Chief NICOLA LEONARDI Art Director and Editorial Co-ordinator CARLOTTA ZUCCHINI The Plan thanks Locomia Comunicazione Integrata for providing the concept of this volume transforming tomorrow Senior Editors MARCO LEONARDI GERARDO DALL’OCCA DELL’ORSO GIULIANO RE Managing Editor ADRIANA DALL’OCCA DELL’ORSO Creative Director RICCARDO PIETRANTONIO Special Contributors LUCY BULLIVANT CRISTINA MOROZZI ALESSANDRA ORLANDONI LUIGI PRESTINENZA PUGLISI RAYMUND RYAN Building & Construction Support Correspondents CARLO VITTORIO MATILDI, GREAT BRITAIN GRAHAM FORD, NEW ZELAND UGO CAVALLARI, SPAIN FELIX FREY, SWITZERLAND SERGIO GHETTI, USA EMILIANO GANDOLFI, THE NETHERLANDS ArcelorMittal has set up a team of professionals dedicated to the construction market: BCS (Building & Construction Support). This team supports developers, architects, engineers and contractors throughout their projects from design to completion. In a market where the decision-making chain is a long one, BCS is the link between the steel industry and the construction industry professionals. Special Contributors ArcelorMittal BCS LARA CAPPELLO CHRISTINE ETZENBACH MARTA DZIARNOWSKA SILVIA SCALZO www.constructalia.com Graphic & Editing GIANFRANCO CESARI GIANLUCA RAIMONDO Editorial Staff LAURA COCURULLO ANGELA MACCHI ELISABETTA MADRIGALI FEDERICO MASTRORILLI ILARIA MAZZANTI SILVIA MONTI ALICE POLI Text Editors MADDALENA DALLA MURA - Italian FRANCESCO PAGLIARI - Italian STEVIE JOHNSON - English RALPH NISBET - English Translators Maria Sole Checcoli Maria Rosa Cirillo Catherine de Coataudon Rossella Fresu Ratzinger Christopher John Turner Johannes Rösing Advertising and Editorial Coordinator COSTANZA DALL’OCCA DELL’ORSO Distribution Manager GUGLIELMO BOZZI BONI Administration SERENA PRETI Subscriptions ILARIA ROSSI Promotion FEDERICA ANDREINI Printer for this issue Mondadori Printing Publisher THE PLAN Art & Architecture Editions CENTAURO srl Edizioni Scientifiche Via del Pratello, 8 40122 Bologna - Italy Tel.+39. 051.227634 Fax +39. 051.220099 www.theplan.it CCAP 0610 U 89003 Distribution in Italy - Bookshops JOO DISTRIBUZIONE Via F. 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