Scarica CULT Settembre 2016

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Che noia la poesia?
Il grande fascino
del mondo persiano
Intervista a
Daniil Trifonov
cult
Il mensile culturale RSI
Settembre 2016
Che noia la poesia?
Sandra Sain
Produttrice Rete Due
“È diffuso un luogo comune secondo cui la poesia sarebbe qualcosa di speciale, riservato agli addetti ai lavori, qualcosa di cui
la maggioranza delle persone non può capire niente. (…) E questo
proprio non è vero. Chi la pensa così è vittima di un abbaglio.
Perché non si dà cervello al mondo in cui non ribolla una quantità di poesie.”
Questo un passaggio dalle prime pagine di un divertente saggio
di Hans Magnus Enzesberger e Alfonso Berardinelli, saggio
divertente sin dal titolo: Che noia la poesia. Pronto soccorso per lettori stressati.
Che la poesia non sia cosa per pochi siamo convinti anche noi
di Rete Due. Non è però sempre facile frequentarla, avere il tempo
di selezionare testi di valore nella gran messe di volumi pubblicati - e spesso difficili da reperire -, trovare il tempo e le giuste
condizioni per goderne.
Con il nuovo palinsesto, cominciato da poco, tra le varie nuove
proposte trova spazio anche la poesia. All’interno di Tenera è la
notte, in onda ogni giorno dalla mezzanotte circa, abbiamo infatti
voluto dedicare uno spazio al lavoro di poeti e poetesse della
Svizzera italiana. Saranno loro stessi a leggere e recitare per noi
i propri versi, lasciando che le parole vengano incastonate in una
cornice riverberante di musiche e suoni.
Un piccolo progetto al quale teniamo molto e per il quale ringraziamo tutte le autrici e gli autori che di buon grado si sono
prestati (venendo nei nostri studi, aprendoci le porte delle loro
case, prestandosi ad incontri estemporanei) e che è stato curato
con slancio, passione e grande competenza da Dubravko Pusek,
nostro collega e poeta a sua volta.
Delle tante altre proposte del Dipartimento Cultura per i prossimi mesi troverete un primo assaggio nelle prossime pagine ma
questo numero della nostra rivista è un po’ speciale. Un grande
amico di Rete Due ci ha infatti da poco lasciato e a lui, a Dimitri,
alla sua leggerezza di clown e alla sua profondità e generosità
di artista, vogliamo dedicare un omaggio, un pensiero, un ricordo
affettuoso. E mi vengono alla mente le ultime righe, sagge, calde
e senza rimpianti, del racconto dedicato all’amicizia da Goffredo
Parise nei suoi Sillabari: “Poi smisero di ritrovarsi in quei luoghi,
passarono anni restando sempre amici e lasciando che altri
prendessero il loro posto”.
SGUARDI
4
Il grande fascino
del mondo persiano
ONAIR
8
Alberto Giacometti.
La visione
e lo sguardo
18
Radiodrammi
dal vivo con la regia
di Ferrentino
e i testi di Carlotto
20
Il Giardino
di Albert TV
si rinnova
DUETTO
10
Tutta la musica
che stavi aspettando
12
Londra: capitale
di una Nazione in fuga
dall’Europa e città faro
per scrittori di tutto
il mondo
14
Cultura Web
22
Intervista a
Daniil Trifonov
RENDEZ-VOUS
28
L’agenda
di settembre
NOTA BENE
30
Recensioni
16
La scomparsa
di un grande amico
di Rete Due
31
Proposte Club
In copertina: il fronte della cartolina realizzata da Dimitri per Rete Due. Qui sopra il suo autoritratto che figurava
sul retro - la storia di questo regalo e di questa iniziativa sulla pagina centrale a cura di Carlo Piccardi.
ACCENTO
Il grande
fascino
del mondo
persiano
Roberto Antonini
Dal 19 al 25 settembre Rete Due propone una
serie di programmi speciali consacrati al mondo persiano, in una declinazione che permette
di toccare alcuni dei suoi aspetti più intriganti,
ricchi e affascinanti: quelli storici, quelli culturali e sociali. Senza però dimenticare che quel
mondo che fu per secoli un punto di riferimento
per forza, conquiste, ricchezza intellettuale e
culturale di un’area che si estendeva dall’Europa all’Asia orientale, è oggi rappresentato da
un paese controverso per la sua politica e la sua
impostazione ideologica e religiosa che spesso
soffocano cultura, libertà e persone, a cominciare dalle donne.
SGUARDI
Rete Due / Settimana speciale Persia
da lunedì 19 a venerdì 23
Laser alle ore 9.00 Blu come un’arancia alle ore 18.20
Geronimo da lunedì 19 a mercoledì 21 alle ore 11.35
Il giardino di Albert giovedì 22 alle ore 11.35
Moby Dick, sabato 24 alle ore 10.00
Voci dipinte domenica 25 alle ore 15.35
rsi.ch/retedue
Lo shah Reza Palhavi e
l’imperatrice Farah nel 1978.
Il mondo persiano affascina e inquieta.
Quando pensiamo all’Iran subito corrono
nella mente le immagini di un oscurantismo islamista, intransigente e liberticida,
con una ferrea segregazione di genere. Ma
l’universo culturale e storico della Persia
è vastissimo e straordinariamente ricco.
Il passato di questo paese grande tre volte la Francia lo conosciamo soprattutto
attraverso i greci (in particolare Erodoto)
ai quali già dobbiamo il nome stesso di
Persia (Persis). Fu lo shah Reza Palhavi, il
padre dello shah rovesciato nella rivoluzione islamica del 1979, a rispolverare e
a imporre il nome di Iran, derivazione di
“Eranshahr” che significa “il paese degli
ariani” e che già era il nome scelto dai primi re sassanidi nel III secolo d.C. per designare il loro regno.
La radice del termine ariano (âryâ)
rinvia al concetto di nobiltà (poi travisato
a supporto delle teorie razziali ottocentesche del conte de Gobineau alle quali si
ispirarono i nazisti). Ora evidentemente
la nobiltà di cui vanno fieri i persiani non
riguarda una presunta razza, ma una comunità linguistica e culturale che affonda
le radici nella storia lontana. Quella che risale a Ciro il Grande e all’impero achemenide, di cui rimangono le splendide rovine
di Persepoli, nel sud del paese, e che raggiunse il suo apice con Dario I, un impero
che si estendeva dai Balcani all’Indo, paragonabile per dimensioni solo all’Impero
Romano. La grandezza degli achemenidi
non fu ovviamente solo di stampo militare: i conquistatori di Babilonia (e liberatori del popolo ebraico) ci hanno lasciato un
enorme retaggio culturale e religioso.
La Persia pre islamica fu la culla dello
Zoroastrismo (o mazdismo) che fu la religione più diffusa di tutta l’Asia. Ancora
oggi ai seguaci del Dio Ahura Mazda lo
stato islamico concede la libertà di culto,
mentre altre confessioni, come la religione
Baha’ì, di matrice islamica ma a vocazione
universalista, sono pesantemente represse
dal regime degli ayatollah. La Persia islamica, nata dalle conquiste arabe, non ha
comunque posto fine a una cultura millenaria. L’ha trasformata e la storia che nasce
a partire del VII secolo è culturalmente ricca e affascinante. Basti pensare alla piazza
reale di Isfahan - la celebre Naqsh-e-jahàn
5
4
Persepoli
Un’immagine tratta dal film Una separazione
Golfam Khayam
Forough Farrokhzad
- la seconda per grandezza al mondo e tra
le prime in assoluto per splendore e alle
due moschee vicine, alle torri dei venti di
Yazd in pieno deserto che garantivano già
nel medioevo aria fresca agli abitanti nelle
estati torride, alla moschea Blu di Tabriz,
senza pensare a tutto il retaggio che troviamo in paesi che furono conquistati o
influenzati dalla Persia.
Il patrimonio storico culturale non
è solo quello attribuibile ad architetti, ceramisti, orafi, calligrafi. Quando parliamo
di cultura iraniana dobbiamo fare i conti
con la straordinaria forza della cultura
immateriale, a cominciare dalla poesia.
Forse in nessun paese al mondo come in
Iran la poesia è ancor oggi così importante,
viva, studiata, letta e recitata. La tradizione
letteraria può contare su testi di rilevanza
mondiale, come Le Mille e una notte, la cui
prima versione (Hazar afsane) fu redatta
nel X sec in persiano o la grande epopea del
Libro dei re (Shah Nameh) del Dante Alighieri dei persiani, un vero e proprio gigante,
conosciuto comunemente come Ferdowsi.
Il francese Louis Langlais a proposito del
Libro dei re scrisse alla fine del 700 che “nesSGUARDI
sun europeo è mai riuscito ad avvicinarsi
così alla sublime maestà di Omero”. Altri
grandi nomi del medioevo sono sulla bocca di tutti in Iran e vengono celebrati alla
stregua di eroi nazionali, a cominciare dal
grande poeta di Balkh (oggi in Afghanistan) Rumi, filosofo e mistico sufi. Venerati e citati un po’ ovunque Hafez (XIV sec)
e Sa’adi (XIII sec) dalla cui grande opera
poetica conosciuta come Il roseto (Gulistan)
hanno tratto ispirazione innumerevoli
autori occidentali, tra cui Voltaire e Victor
Hugo. La passione per la poesia non si è
mai spenta e neanche l’intransigenza dei
mullah sciiti è riuscita a soffocare l’amore
per questa popolare forma letteraria che
annovera tra i suoi più gradi interpreti
moderni una donna, Forough Farrokhzad
(morta 32enne nel 1967 in un incidente
stradale), la cui opera fu messa al bando
nei primi anni della rivoluzione khomeinista; una censura inutile che l’ha resa ancora più popolare.
Contrariamente al mondo sunnita,
quello sciita non ha posto troppi limiti
alla rappresentazione figurativa, ha spesso inglobato senza traumi la tradizione
dei grandi miniaturisti persiani e la produzione artistica attuale coglie spesso di
sorpresa il visitatore straniero, per varietà e qualità. Non mancherà nella serie di
programmi che consacriamo alla Persia,
proprio la voce di alcuni artisti rinomati, come Farah Ossouli, che raccoglie per
elaborarne un geniale sincretismo, sia la
tradizione delle miniature medievali del
grande pittore safavida Reza Abassi, sia gli
insegnamenti di alcuni maestri della pittura rinascimentale e moderna europea.
Anche il cinema ha certamente beneficiato di questo retaggio in cui l’immaginario collettivo si nutre di immagini, pur
nei limiti imposti dalla morale religiosa
e dalla censura del regime. Cineasti quali
Jafar Panahi (Taxi Teheran, Orso d’oro a
Berlino), Asghar Farhadi (Una separazione,
Oscar del miglior film stranierio nel 2011)
o Abbas Kiarostami (Il sapore della ciliegia,
Palma d’oro a Cannes nel 1997) sono ormai delle celebrità internazionali. La forza del cinema iraniano non si riduce alla
fiction (dove è più facile dribblare i limiti
imposti dalla censura): come potremo sentire da due documentaristi (Khosrow Sinai
e Mehrdad Oskonei), seppur difficile, il lavoro di chi vuole raccontare la realtà, spesso scomoda, non è impossibile.
La settimana speciale ci presenterà
anche dei musicisti, come Golfam Khayam, una chitarrista di grande talento che
malgrado le innumerevoli difficoltà che
può incontrare una giovane donna in Iran
è appena riuscita a pubblicare (con una
registrazione effettuata negli studi RSI a
Lugano-Besso) un album distribuito dalla
prestigiosa casa discografica ECM.
Una settimana speciale dunque con
una serie di 5 Laser consacrati a cultura e
società, con dei Geronimo in cui parleremo di storia e filosofia persiane, con una
striscia di Blu come un’arancia in cui risuoneranno le melodie della poesia persiana,
una puntata di Voci Dipinte sull’arte persiana e con un Moby Dick in cui dibatteremo
di quel conflitto lungo quasi 1400 anni che
vede confrontati in un sanguinoso confronto persiani e arabi, sciiti e sunniti.
7
6
Rete Due / Colpo di scena
da lunedì 29 agosto a venerdì 16 settembre alle ore 13.30
rsi.ch/colpo-di-scena
Alberto Giacometti.
La visione
e lo sguardo
Ogni giorno, ogni minuto, parla, mormora e borbotta: ha
bisogno di parole, ha bisogno del soffio della lingua per acuire
la sua fame cannibalica, per mordere la realtà vivente, per
scoprirsi e mettersi in gioco, mettersi a nudo, divorare la sua
preda, e continuare il viaggio.
Per rendere acusticamente la complessità dell’artista e il
lungo periodo che la storia abbraccia si è deciso di affidare a tre
interpreti la parte di Alberto Giacometti: Dario Sansalone,
Luca Sandri e Ruggero Cara diretti da Igor Horvat.
Con loro numerosi altri attori che danno voce ai molti artisti
famosi che Giacometti ha frequentato nel fervido contesto
della Parigi del ’900: da Picasso a Dalì, da Sartre a Cocteau,
da Beckett a Genet.
Carla Fioravanti
autrice
La voce narrante di Alberto Giacometti segue il flusso ininterrotto del suo discorso d’artista con interlocutori reali ed immaginari; il fuoco tambureggiante delle sue parole traccia
il percorso dell’avventura creativa dall’infanzia all’età matura,
come se l’artista parlasse attraverso il riflesso della sua immagine, dove il volto è un tracciato di infiniti segni che
si sovrappongono nel tempo, fino a confonderne l’identità,
fino a mescolarsi con gli sguardi e le forme presenti nelle sue
opere. In alcune circostanze, è attraverso il buio che la sua
voce potrebbe trasparire, nell’assenza di luce, proveniente da
uno spazio segreto, uno degli spazi segreti che amava indagare fin da bambino, nella ricerca di un “mezzo per vedere”
per rappresentare il mondo, nel tentativo di afferrare “la
realtà così com’è”, attraverso il ricordo.
Oppure, immagine più calzante, è il mezzobusto poggiato
sul camino a parlare, impegnato in alcune delle ininterrotte
conversazioni con gli amici e gli artisti del suo tempo, perché Alberto non era di certo un taciturno… egli stesso aveva
detto: “mi sarebbe indifferente essere ridotto allo stato di
uomo tronco, senza braccia né gambe, purché mi posiate sul
caminetto dall’alto del quale potrei continuare a discutere
con gli amici nella stanza dove ci troviamo riuniti”.
In verità, è attraverso la sua scultura, la sua pittura e i disegni, che Alberto Giacometti ci parla.
© The Gordon Parks Foundation
ONAIR
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Rete Due / Reteduecinque
dal lunedì al venerdì dalle 13.45 alle 17.00
Tutta la musica
che stavi aspettando
Sergio Albertoni
Il pomeriggio musicale di Rete Due si rinnova, a partire da
settembre, senza mutare però la sua natura di spazio privilegiato dedicato prima di tutto all’ascolto. Nella prima parte,
quindi, restano assolute protagoniste le nostre produzioni, con
l’Orchestra della Svizzera italiana, con il Coro della RSI e
i Barocchisti, alle quali si alterneranno occasionalmente anche
alcune produzioni dei nostri colleghi romandi e svizzero
tedeschi. Un concerto al giorno che sarà proposto integralmente, dando risalto all’impaginatura originale.
Un ascolto piacevolmente rilassato, accompagnato da informazioni e arricchito puntualmente da riferimenti all’attualità,
e in particolare all’attività della nostra Orchestra e del Coro RSI.
Dopo il notiziario delle 15.30 il ritmo si fa più serrato, con la
presenza di più voci al microfono e un orizzonte musicale che
si allarga fino ad abbracciare quella che ci piace chiamare
“musica di qualità”, senza confini di genere.
Uno o più ospiti legati ad una novità discografica o editoriale,
ad un’interessante iniziativa in ambito musicale, o ancora
alla presentazione di una serata, e il prezioso contributo di uno
dei nostri collaboratori che curano lo spazio della recensione.
Uno spazio che i nostri ascoltatori erano abituati a seguire
in tarda mattinata, in Shéhérazade, e che ritroveranno nel pomeriggio, alle 16.00, in una veste più comoda - per così dire - che
lascia più spazio all’ascolto del disco in questione.
ONAIR
L’orizzonte musicale di Reduecinque si fa più aperto, alla ricerca di quella musica di qualità che,
tra passato e presente, sappia incuriosire ed emozionare.
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Rete Due / Babel
Moby Dick sabato 17 alle ore 10.00
Passatempo sabato 17 e domenica 18 alle ore 14.35
rsi.ch/retedue
Londra: capitale
di una Nazione in fuga
dall’Europa e città faro
per scrittori di tutto
il mondo
Moira Bubola
Greater London non identifica la city, ma tutti i quartieri,
gli agglomerati urbani che circondano il cuore della città.
Con questo felice aggettivo Babel, il Festival di letteratura
e traduzione, invita quegli scrittori che hanno fatto di Londra
la loro città di elezione!
Arrivano da tutto il mondo e l’inglese, in molti casi, non è la
loro lingua madre. Eppure in questa metropoli dalle molte
contraddizioni, con un sindaco mussulmano, una nuova
premier che dovrà gestire l’uscita dall’Unione Europea, quartieri dalle forti tensioni razziali e una popolazione sempre
più mista, la creatività non conosce limiti. Soprattutto la letteratura, che si nutre di incontri, provenienze e prospettive,
beneficia di questa straordinaria mescolanza sia sotto il profilo linguistico sia sotto il profilo tematico. Pensiamo ad
alcuni casi emblematici, romanzi che hanno conquistato
lettori di tutto il mondo, come Il Buddha delle periferie, in originale The Buddha of Suburbia, dell’anglo pakistano Hanif
Kureishi con il suo inizio indimenticabile “Mi chiamo Karim
Amir, e sono un vero inglese, più o meno”; oppure Denti
bianchi della scrittrice anglo giamaicana Zadie Smith, romanzo
d’esordio che ci ha raccontato della Londra multietnica, dei
suoi scontri culturali e delle sue infinite possibilità.
Gli scrittori invitati a Babel (da Ma Jian e Xiaolu Guo, passando per Saleh Addonia, Sangeeta Bandyopadhyay e Deborah
Smith, soltanto per citare alcuni dei nomi che arriveranno
a Bellinzona) porteranno testi in uscita, nuove traduzioni
e progetti editoriali inediti.
Rete Due sarà a Babel con una puntata di Moby Dick in diretta
dal Teatro Sociale e con collegamenti nel corso di Passatempo,
il sabato e la domenica pomeriggio. Vi aspettiamo!
Deborah Smith, tra gli ospiti di questa decima edizione di Babel
ONAIR
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Un canale cultura tutto da navigare
rsi.ch/cultura
Cultura Web
Mattia Cavadini
Incentrato in particolare sulla dimensione dell’approfondimento, il Canale Cultura ospiterà anche dei riquadri di servizio.
Vi sarà un box riservato alle notizie di ambito culturale, verrà
allestito un portale con una selezione degli ultimi video provenienti dal broadcasting, verrà dato spazio all’emersione dei
post presenti sulla pagina Facebook di Rete Due, verrà offerto
l’elenco completo delle trasmissioni culturali RSI, e sarà data
la possibilità di ascoltare la Rete Due.
La Cultura approda sulla homepage del sito RSI. Accanto
all’Informazione e allo Sport, un Canale Cultura sarà visibile
nella pagina d’apertura del sito RSI a partire da settembre.
In questo modo gli internauti che non conoscono la nostra
azienda e le nostre trasmissioni, potranno facilmente scoprire
che la Rete culturale della RSI è la Due e che le trasmissioni
televisive d’ampio respiro (storico, culturale, scientifico,
musicale e sociologico) si nascondono sotto i nomi Il Filo della
storia, Il giardino di Albert, Storie, LA 2 DOC, Paganini, ecc.
Nel Canale Cultura verranno evidenziati i contenuti culturali
di maggiore rilievo. Accanto a questa funzione di vetrina,
troveranno sede dei dossier multimediali creati ad hoc per
l’online. Questi approfondimenti saranno dettati dall’agenda
culturale
e verranno realizzati con una particolare attenzione all’aspetto
redazionale (elaborazione di un testo il più possibile autoriale,
ricerca di documenti d’archivio, interviste audio e video,
attenzione e cura agli aspetti grafici).
Al contempo vetrina, porta d’ingresso e luogo dell’approfondimento multimediale, il Canale Cultura sarà diviso nelle
sezioni Arte e Architettura / Cinema e Teatro / Musica / Lettere
e Filosofia / Scienza Storia e Società. Grazie a questa suddivisione,
chi si interessa di arte avrà agile accesso alla trasmissione
Portrait in cui vengono offerti documentari di pregio sui maggiori artisti svizzeri e mondiali; chi è appassionato di filosofia potrà ascoltare Vattimo che si confessa a Laser in occasione
dei suoi 80 anni; chi ama la letteratura potrà godersi le interviste che Eco ha rilasciato ai microfoni RSI nel corso della sua
esistenza, mentre i cinefili potranno gustarsi i ritratti dei
registi del cinema svizzero o ascoltare le interviste a Woody
Allen e a Colin Firth.
ONAIR
15
14
La scomparsa di
un grande amico
di Rete Due
Carlo Piccardi
I miei rapporti con Dimitri maturarono nel periodo in cui,
quale responsabile di Rete Due
mi trovavo a fronteggiare i (pretesi) bassi indici d’ascolto a cui
il vecchio sistema di rilevamento
ci inchiodava. Consapevole delle nostre difficoltà ci venne in
aiuto in una forma originale che
solo lui poteva immaginare.
Radio accademica, radio da
intellettuali: questo era il rimprovero frequente manifestato
nei nostri confronti. In verità gli
intellettuali furono sempre in altre faccende affaccendati; nessuno di loro allora mosse un dito
in nostra difesa, nemmeno in
nome dell’italianità (come oggi
giustamente fanno di fronte
alla soppressione delle cattedre
di italianistica nelle università
svizzere, ecc.).
In verità l’interlocutore di
Rete Due era invece il pubblico
generico, quello che ci scriveva
o ci telefonava per conoscere
l’editore del libro di cui avevamo
parlato, per chiedere conferma
del titolo della composizione
musicale appena trasmessa, per
avere il testo della trasmissione
per la quale si complimentava
con noi. Ricordo il coraggio che
ci volle per lanciare il Club di
Rete Due, simultaneamente
a “L’onda”, (oggi diventata “Cult”) nell’ottobre del
1992. La sensazione dei
più lasciava presagire un
flop. Ci fu dato l’obiettivo di
raggiungere almeno 500 adesioni nello spazio di un anno, senza
di che l’iniziativa sarebbe stata
chiusa. Arrivammo a mille, una
cifra oggi quasi triplicata. Moltiplicando le occasioni esterne,
mantenendo il dialogo aperto
con il pubblico fu possibile identificarne il profilo e creare negli
stessi interlocutori uno spirito
di appartenenza e addirittura
l’orgoglio di dichiararsi nostri
ascoltatori (ciò che prima non si
osava nemmeno confessare).
Orbene, Dimitri fu tra i primi ad aderire al Club Rete Due; e
lo fece per coerenza non rispetto
al suo ‘statuto’ di artista, di intellettuale, di uomo di cultura (in
posizione gerarchica superiore), bensì rispetto al suo sentirsi
‘pubblico’. Il fatto di condividere
nei suoi spettacoli direttamente
col pubblico la sua creatività, le
sue invenzioni, in un rapporto
continuo di interazione (per non
dire di complicità), lo predisponeva a tale atteggiamento esemplare. Constatando le nostre difficoltà, con un gesto di grande
generosità giunse al punto da
mettersi a disposizione gratuitamente a farci da ‘testimonial’. Fu
lui ad offrirsi, come, al di fuori di
ogni logica commerciale, già si
era offerto alle FFS. Come il sostegno alla ferrovia era per lui un
dovere determinato dalla militanza ecologica per cui non mancò mai di spendersi, così riteneva
Rete Due una radio “ecologica”.
Devo dire che quella è stata forse la definizione più bella che sia
mai stata coniata ad identificare
nel nostro lavoro qualcosa di
più di quello che sottintendeva
il concetto di radio “culturale”
o di “approfondimento”, poiché
ci riconosceva al di fuori di ogni
categorizzazione di contenuti.
Ad interessarlo in primis era il
“suono” di Rete Due, che si distingueva dall’assordante orizzonte sonoro delle altre stazioni,
ad offrirsi a tutti nel recupero di
una dimensione acustica discreta, gentile, non invadente e non
oppressiva. Ne nacque tra l’altro
un’immagine che egli tratteggiò
da par suo nella forma originalissima di un autoritratto, del
clown suonatore in equilibrio su
una corda, sotto la quale era tesa
a protezione una rete, Rete Due
appunto, come un pentagramma su cui le note spuntavano
come fiori primaverili.
Ne ricavammo una cartolina distribuita ovunque a lanciare nel 1999 “L’onda estiva di Rete
Due: l’evasione intelligente”.
Foto Ti-Press / C. Reguzzi
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16
Lovers Hotel
Registrazione aperta al pubblico
17 settembre e 16 ottobre
Radiodrammi
dal vivo con la regia
di Ferrentino
e i testi di Carlotto
Francesca Giorzi
Sergio Ferrentino
C’è un luogo dove succedono delle cose, ma tutti fanno finta
che non ci sia e lì non succeda nulla; ci sono delle persone che
vi assistono ed ognuna dà la sua versione, per quello che può,
per quello che sa o gli è parso di capire. C’è una vittima, che
però non si può nominare, perché tutta la città potrebbe saltare, e non si sa cosa gli sia successo e perché. Ci sono naturalmente dei carnefici da scoprire e per fortuna ci sono delle
persone (una coppia) che si occupano delle indagini… anche se
non possono dire tutto. Non c’è nemmeno un titolo certo,
ma un autore di tutto rispetto, tra i grandi, Massimo Carlotto,
e un regista del quale abbiamo imparato a giusta ragione a
fidarci, Sergio Ferrentino, e un cast come al solito abile e coinvolgente. Sono 6 le fiction radiofoniche di un’ora che stiamo
preparando per il prossimo anno; e le registreremo allo
studio 2 della RSI, quello che sopra ha una balconata dove ci
stanno 50 spettatori. E allora? Perché non dare la possibilità ai
più fortunati di seguire la registrazione della prova generale?
ONAIR
Il 17 settembre
e il 16 ottobre alle 14.30
la fiction radiofonica
Lovers Hotel sarà da
guardare allo Studio 2
della RSI. Se sarete svelti e…
fortunati.
Massimo Carlotto © Daniela Zedda
Annunciarsi all’indirizzo
[email protected]
oppure allo 091 803 56 60
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LA 1 / Il giardino di Albert
tutte le domeniche a partire dal 18 settembre alle ore 18.05
rsi.ch/albert
Il Giardino
di Albert TV
si rinnova
Maurizio Chiaruttini
Un’immagine tratta da I nove mesi che ci hanno creato
Con la ripresa di autunno, il Giardino di Albert, il magazine
dedicato alla scienza e alla natura, si presenta al pubblico televisivo con una nuova scenografia virtuale, realizzata e allestita
negli studi di Comano: un accogliente giardino verdeggiante
costituito da tre ambienti diversificati dove troveranno spazio
le presentazioni di Cecilia Broggini, le interviste di Giovanni
Pellegri e gli esperimenti scientifici di Fabio Meliciani.
Pur con vari elementi che rinnovano il look della trasmissione,
la formula rimane la stessa: un susseguirsi ritmato di servizi
filmati, interventi dallo studio e interviste, accomunati dal
desiderio di incuriosire il pubblico sulle meraviglie della scienza
e sui fenomeni della natura. Come sempre, alle puntate miscellanee si alternano puntate monografiche che propongono
documentari scientifici di grande impatto. Durante i mesi
di settembre e ottobre, ad esempio, è in programma una serie
realizzata dalla BBC intitolata I nove mesi che ci hanno creato.
Nel ventre materno, minuto dopo minuto, ora dopo ora,
si succedono eventi cruciali che danno forma al nostro corpo
e che determinano il nostro destino: impareremo a conoscerli
e seguiremo alcuni casi particolari.
ONAIR
Ma torniamo alla puntata d’esordio, in onda il 18 settembre.
Tema centrale sarà l’illustrazione scientifica: un concetto che
evoca nel nostro immaginario gli scienziati-artisti alle prese con
tavole e acquarelli che a partire dal XVI secolo hanno ricoperto
un ruolo fondamentale nella rappresentazione del mondo
naturale e nella divulgazione di scoperte scientifiche. Oggi le
cose si sono evolute e la scienza non si accontenta più di
comunicare con disegni e tavole, ma si affida a visualizzazioni
tridimensionali e applicazioni informatiche che fanno assomigliare la divulgazione scientifica a un videogioco. In stretto
rapporto con questo tema ci interrogheremo con un ospite sui
falsi scientifici che proprio grazie all’apporto dell’illustrazione
sono stati costruiti soprattutto nell’ambito della paleontologia.
Tra gli altri contenuti del programma - oltre alle apprezzate
rubriche Le regole dell’amore e Spazio esperimenti - una nuova serie
sui luoghi comuni della scienza, intitolata È vero che…? e un
servizio su una pianta “aliena” che da decenni prolifera in
Ticino e che recentemente è stata messa sotto osservazione
da parte degli scienziati che hanno voluto verificarne la validità
nel campo della protezione dai franamenti del terreno.
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Intervista a cura
di Roberto Corrent
Daniil Trifonov
Un interprete
eccezionale
che mette a nudo
la musica
Daniil Trifonov nasce a Nižnij Novgorod il 5 marzo 1991. Inizia a suonare
il pianoforte all’età di 5 anni. Ha studiato dal 2000 al 2009 alla Scuola
musicale Gnessin di Mosca nella classe di Tatjana Seligman.
All’età di 17 anni ottiene il quinto premio al concorso Skrjabin di Mosca.
Nel 2009, decide di perfezionarsi al Cleveland Institute of Music sotto la
guida di Sergej Babajan. Dal 2010, inizia la sua affermazione a livello
internazionale. Nell’ottobre dello stesso anno si classifica terzo al Concorso
Chopin di Varsavia, vincendo inoltre il premio per la migliore esecuzione
di una mazurka e ricevendo l’apprezzamento di grandi pianisti come Martha
Argerich, Nelson Freire e Krystian Zimerman. Nel maggio del 2011 arriva
primo al Concorso Arthur Rubinstein di Tel Aviv, vincendo anche il premio
per la migliore esecuzione di un brano di Chopin, il premio per la miglior
prova di musica da camera e il premio del pubblico. Appena un mese dopo,
vince il Concorso Čajkovskij di Mosca suonando il Mephisto-Waltzer di Liszt,
i Dodici Studi dell’op. 25 e la Barcarola op. 60 di Chopin, la Terza Sonata
di Prokof’ev, il Concerto n. 1 di Čajkovskij e il Concerto n. 1 di Chopin.
È stato il primo “Artist in residence” di LuganoMusica al LAC, nell’edizione
2015-2016.
DUETTO
Il 6 giugno 2016 Daniil Trifonov e Matthias Goerne sono stati protagonisti di
un concerto al LAC di Lugano. Matthias
Goerne, nato a Weimar nel 1967, è uno
dei più emozionanti baritoni del nostro
tempo; al suo fianco il più straordinario
fenomeno musicale degli ultimi anni, il
pianista russo Daniil Trifonov, nato a
Nižnij-Novgorod il 5 marzo 1991, terzo
premio al Concorso Chopin nel 2010 e
vincitore l’anno successivo sia del Concorso Čajkovskij di Mosca che del Rubinstein di Tel Aviv. Roberto Corrent
ha incontrato Trifonov in occasione del
debutto del pianista al “Lucerne Festival am Piano” edizione 2012.
Daniil Trifonov, ho appena ascoltato
la più straordinaria Terza Sonata
di Chopin che abbia mai udito, e lei ne
era l’interprete. È stata recentemente
pubblicata dalla Decca nel 2010, e
mi stavo chiedendo come sia possibile
che chi è in grado di proporre una tale
sbalorditiva esecuzione della Terza
Sonata di Chopin non vinca poi il
Primo Premio del Concorso Chopin?
Il fatto di aver ricevuto il Terzo Premio mi ha in seguito permesso di partecipare ai Concorsi Rubinstein e Čajkovskij…
Se avessi ottenuto un risultato diverso non
avrei avuto garanzie di poter prendere parte al Čajkovskij e al Rubinstein. Ma quel
Terzo Premio mi ha convinto ad andare
avanti, a studiare un nuovo repertorio, e
per il Concorso Čajkovskij più della metà
del repertorio che ho proposto era per me
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nuovo! Voglio dire: tra il Concorso Chopin, il Čajkovskij ed il Rubinstein, si è trattato di quasi un anno, forse meno, cinque
mesi. In questi cinque mesi ho appreso il
Concerto di Čajkovskij, il Concerto KV 488
di Mozart, gli Studi op. 25 di Chopin, la
Sonata n. 3 di Prokof’ev e molte altre composizioni.
Ci sono solo poche interpretazioni della
Terza Sonata che rispettano quanto
Chopin scrive: ad esempio nel secondo
movimento indica con molta precisione
dove si deve e dove non si deve mettere
il pedale, e all’inizio non lo si dovrebbe
mettere. Lei ne dà un’esecuzione
esemplare, senza legato, con il pedale
che colora solo l’intervento della mano
sinistra. Quanto è importante per Daniil
Trifonov attenersi rigorosamente alle
indicazioni dell’autore?
l’approccio è molto diverso. Si possono
fondere strati diversi e non si produrrà
alcuna confusione, l’effetto sarà davvero
molto affascinante; su un pianoforte moderno il risultato è molto più diretto. Ma
d’altra parte su un pianoforte moderno si
può produrre una grande varietà di dinamiche e colori, e lunghe linee melodiche
che sono più difficili da realizzare su vecchi strumenti.
È chiaro che quando ci troviamo davanti
ai pedali indicati da Beethoven nella
Sturm-Sonate o nella Waldstein, non
possiamo semplicemente applicarli alla
lettera su uno Steinway e pensare di
ottenere il medesimo effetto che Beethoven otteneva su un Graf del 1826…
Be’, si deve solo trovare un modo diverso di usare i pedali, ma le indicazioni specialmente in Beethoven - devono essere
la Bibbia dell’esecutore. Voglio dire che su
pianoforti moderni per ottenere quegli effetti bisogna rilasciare più spesso il pedale,
usare un pedale vibrato, e anche utilizzare
diverse profondità del pedale, metà o un
quarto del normale.
Buona parte delle sue registrazioni
che sono riuscito a trovare riguarda composizioni di Chopin. Sembrerebbe avere
un rapporto particolare con la musica
di Chopin, o sbaglio?
Evidentemente la decisione spetta
all’interprete, che deve tener conto del
fatto che i pianoforti di quel tempo erano
diversi dai nostri, e così anche l’effetto del
pedale: se ad esempio suono su un Bechstein dell’inizio del XX secolo restaurato
DUETTO
La musica di Chopin era gran parte
del repertorio che studiai da adolescente,
quando ero studente alla Scuola Gnessin, e
a 12 o 13 anni presi parte al Concorso Chopin
per giovani pianisti a Pechino (riservato a
pianisti di età massima 16 anni). Per quel
concorso dovetti studiare molta musica
di Chopin. Quando arrivai al Cleveland
Institute of Music per studiare con Sergej
Babajan, la prima cosa che gli dissi era che
desideravo partecipare al Concorso Chopin
di Varsavia: non l’avevo ancora incontrato e lui non mi conosceva. Dapprima ebbe
qualche dubbio, perché si tratta di un Concorso molto serio. Ma quando arrivai nel
suo studio e suonai alcune delle opere di
Chopin alle quali stavo lavorando, decise
che sì, ci dovevo andare. Durante un anno
facemmo una preparazione molto seria di
parecchie composizioni di Chopin.
Molte personalità del mondo della musica si sono espresse entusiasticamente
a proposito del suo modo di suonare:
tra di loro Martha Argerich, Nelson Freire,
Krystian Zimerman, Yefim Bronfman,
Emanuel Ax. E tutti questi grandi interpreti mettono in risalto il fatto che lei
non solo possiede totalmente la tecnica
- cosa che del resto molti dei pianisti
che prendono parte a grandi competizioni internazionali devono poter gestire
impeccabilmente -, ma che è anche profondamente interessato alle questioni
legate alla produzione del suono, al
tocco. Quale sono le sue priorità nell’affrontare lo studio di un pezzo?
In breve posso risponderle “quando”
e “come”. Voglio dire: cosa possiamo dire
a proposito del “timing” di un pezzo? che
relazione temporale c’è tra frasi musicali e
all’interno delle frasi stesse? e come dovrà
essere il suono? Il “come”: qual è il tono,
qual è il colore, la texture (timbro), gli strati armonici… La Barcarolle di Chopin ha
come sappiamo molti tratti “impressionistici”, ma si tratta di uno dei brani più
difficili composti da Chopin per quanto
riguarda il “timing”, o la connessione del
“timing” con il respiro, che in questa musica rappresenta una grande sfida.
E questo forse è dovuto al fatto che
la Barcarolle riunisce in sé quasi tutti
i cammini percorsi da Chopin nelle
sue sperimentazioni con le forme musicali: è l’“ultimo notturno”, ma è anche
qualcosa che deriva dalla ballata…
È la sintesi perfetta di tutto ciò che
Chopin ha realizzato fino a quel
momento, nel 1845.
Sì. Anche i cambiamenti di carattere,
di colore, di atmosfera. E tutto ciò dev’essere realizzato senza avere a disposizione
tante note dietro cui “nascondersi” - puoi
“nasconderti” con l’uso del pedale, o suonando velocemente un passaggio… Qui
non ci sono note di troppo. In questo
pezzo…
Sei nudo…
Sì… Esattamente! L’interprete è nudo
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in questa musica! E questa composizione
non funziona se vi è una mancanza di naturalezza nel “timing” o nel fraseggio, o se
il carattere non è sufficientemente definito.
Artisti come Michelangeli, Pollini, Zimerman, hanno deciso di portarsi appresso
il pianoforte per i concerti, come fanno
la maggior parte dei musicisti col loro
strumento, che sia un violino o un flauto...
Altri artisti sembra non abbiano mai
badato particolarmente agli strumenti
che si trovavano a suonare, come ad
esempio Svjatoslav Richter.
Lei dove si situa a questo riguardo?
Be’, ho soltanto 21 anni, per ora sto
ovviamente suonando su ogni possibile
genere di pianoforti. E questa cosa permette di imparare molto a proposito di come
funziona un pianoforte, mi permette di
parlare con gli accordatori e di apprendere
un po’ del loro sapere. Quando mi trovo
a studiare all’Istituto a Cleveland cerco di
farlo su diversi pianoforti: un’ora in un’aula, un’altra ora in un’altra sala e la terza ora
in un’altra ancora. Sono sempre consapevole del cambiamento, delle sorprese che
DUETTO
differenti pianoforti possono riservarti.
Così per ora mi sento a mio agio a suonare su diversi pianoforti. Ma a volte il tipo
di studio dev’essere fatto in modi diversi,
a dipendenza del pezzo che si suona: se si
tratta di un Concerto di Prokof’ev il pianoforte dovrebbe essere preparato in un certo
modo, se si tratta di un Concerto di Chopin in un modo completamente differente. E anche la natura del suono dovrebbe
essere diversa.
Da uno dei più importanti istituti musicali
del mondo, la Scuola Gnessin di Mosca,
nel 2009 lei è passato al Cleveland Institute. Ha trovato che vi fosse una sostanziale differenza tra la scuola che ha avuto
in Russia rispetto a ciò che ha trovato
in America?
Sergej Babajan, il mio maestro negli
Stati Uniti, a Cleveland, proviene anche lui
dalla tradizione pianistica russa. È stato
allievo di Vera Gornostayeva, Lev Naumov
e Mikhail Pletnev… In Russia il sistema
non è basato su “crediti”, ma ci sono temi
“obbligati”: nella scuola in cui studiavo
bisognava seguire anche corsi di fisica,
chimica, geografia, e altre materie non riguardanti la musica, come in una scuola
normale; e oltre a questo un accento molto
marcato era posto su corsi quali armonia,
teoria della musica, analisi della forma.
Quando arrivai a Cleveland passai gli esami in queste materie dopo il primo semestre, avendole già studiate a Mosca. La
Scuola Gnessin di Mosca metteva in particolare l’accento su armonia e solfeggio;
a Cleveland la maggior concentrazione è
sulla musica da camera. Ma è chiaro che
in entrambi gli istituti ciò che sta al centro
è l’insegnante: Tatjana Seligman a Mosca,
e Babayan a Cleveland. E poi ovviamente
negli USA c’è una situazione finanziaria
totalmente differente: la Scuola Gnessin è
governativa e la vecchia sede è stata chiusa
per ristrutturazione dieci o dodici anni fa,
ma finora non hanno fatto nulla. Questo
perché si trova in un quartiere prezioso
non distante dal Cremlino, e al suo posto
ci avrebbero voluto costruire un casinò. Il
problema è che in Russia non c’è sostegno
da parte di benefattori e sponsors. Negli
Stati Uniti esiste una tradizione in tal senso: ogni cosa dipende dalle donazioni, e
c’è una maggiore consuetudine nel “dare”,
nello sponsorizzare eventi, e specialmente
eventi culturali. Ovviamente anche in Russia si trovano sostegni, ma non li troverà
a favore della Scuola Gnessin. Il risultato
di come il mecenatismo funziona negli
Stati Uniti lo si può vedere nel fatto che
l’Istituto di Musica di Cleveland ha forse il
miglior equipaggiamento di strumenti: c’è
uno Steinway in ogni aula, e ci sono ottimi
impianti di registrazione, alcune splendide sale da concerto…
Daniil Trifonov ha davanti a sé la possibilità di scegliersi la propria discografia:
quali saranno le prossime sue registrazioni?
C’è un repertorio così vasto da suonare e da registrare… Per ora ho diverse idee…
Mi piacerebbe prima o poi mettere su disco il repertorio che ora sto suonando in
concerto: una registrazione è qualcosa che
documenta un tempo, un preciso periodo
della vita di un interprete. E la cosa interessante è che gli interpreti di solito cambiano
col tempo: per me è importante eseguire
molte volte le opere prima di registrarle,
per capirle meglio, più profondamente.
Immagini tratte da Youtube.
© The Fryderyk Chopin Institute (NIFC),
Polish Television (TVP), National Audiovisual
Institute (NInA) 2010
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9.
2016
Ve 2
Ve 9
Concerto esclusivo
per gli Amici dell’OSI
Orchestra della Svizzera
italiana
Direttore Markus Poschner
Solista Sebastian Knauer
pianoforte
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto Diplomi
del Conservatorio
Orchestra della Svizzera
italiana
Direttore Enrico Dindo
Solisti Alice Rossi soprano e
Fabio Fausone, violoncello
Musiche di Mozart, Gounod,
Castiglioni e Dvořák
ore 20.30
Auditorio Stelio Molo RSI,
Lugano
Me 7
ore 20.00
Studio 2 RSI, Lugano
Showcase di Rete Uno
Alti e Bassi
Gio 8
ore 20.30
Hotel Reine Victoria, St. Moritz
La fine dell’oro bianco
delle Alpi
Ascolto-visione di Désalpe Lo scarico di Antoine Jaccoud
Regia di Claudio Laiso
Al termine della proiezione ci
sarà una discussione pubblica
con l’autore A. Jaccoud
Moderazione a cura
di Daniel Bilenko giornalista
di Rete Due e traduttore
dell’opera
Entrata libera
ore 20.30
Auditorio Stelio Molo RSI,
Lugano
Ve 16
dalle 18.00 alle 24.00
Sa 17
dalle 13.00 alle 20.00
Ex Macello Pubblico,
Viale Cassarate, Lugano
L’estate di Cult+
La mostra
Selezionata e presentata
da Cult+, l’arte più giovane
della Svizzera italiana
si mette in mostra
rsi.ch/cultplus
facebook.com/RSIcultplus
Sa 17
Ve 23
Gio 29
Mediterraneo, oggi
in diretta da Babel Festival
Moby Dick
Incontro aperto al pubblico
con Alessandro Leogrande,
Alganesh Fessaha e Demba
Dieng
RSI senza filtri
Tutto quello che non
avete mai osato chiedere
al Direttore
Conduce Lorenzo Mammone
Per partecipare e porre le
proprie domande al Direttore
Maurizio Canetta scrivete a:
[email protected]
oppure a:
RSI - Senza filtri
Casella postale
6903 Lugano
T +41 91 803 51 11
Concerti RSI
Orchestra della Svizzera
italiana
Direttore Alain Lombard
Solista Daniel Müller-Schott,
violoncello
Musiche di Schumann
ore 10.00
Teatro Sociale, Bellinzona
In diretta su Rete Due
rsi.ch/retedue
Sa 17
ore 21.10
su RSI LA 1
ore 14.30
Studio 2 RSI, Lugano
Durante la diretta:
Hashtag #RSIsenzafiltri
Lovers Hotel
Fiction radiofonica
di Massimo Carlotto
regia di Sergio Ferrentino
Registrazione aperta
al pubblico
rsi.ch/senzafiltri
Annunciarsi all’indirizzo
[email protected]
oppure +41 91 803 56 60
Ve 23
ore 20.30
Chiesa San Francesco,
Locarno
Ma 27
ore 18.00
Studio 2 RSI, Lugano
Ciclo di incontri pubblici
Elogio della Follia
La follia in musica
con Carlo Piccardi
ore 20.30
Sala Teatro LAC, Lugano
In diretta su Rete Due
rsi.ch/retedue
Ve 30
ore 20.30
Chiesa Collegio Papio, Ascona
Settimane Musicali di Ascona
Coro della Radiotelevisione
Svizzera italiana
I Barocchisti
Direttore Diego Fasolis
Solista Philippe Jaroussky,
Controtenore
In diretta su Rete Due
rsi.ch/retedue
Rete Due in collaborazione
con l’Istituto di studi italiani
dell’USI
rsi.ch/follia
Settimane Musicali di Ascona
Orchestra della Svizzera
italiana
Direttore Thierry Fischer
Solista Alina Ibragimova, violino
Musiche di Mahler, Šostakovič
e Beethoven
In diretta su Rete Due
rsi.ch/retedue
RENDEZ-VOUS
29
28
Gabbie
per belve
Daniele Bernardi,
Edizioni Casagrande 2016
Roberto Galaverni
Con le poesie raccolte nel
volume Gabbie per belve,
Daniele Bernardi ha offerto
una prova di notevole maturità
espressiva. Come sottolinea
anche Massimo Raffaeli nella
quarta di copertina, il punto
di forza di queste poesie va riconosciuto nello svolgimento
del discorso, nell'argomentazione, nel procedimento stesso
della conoscenza, piuttosto
che nel tempo breve e assoluto della folgorazione lirica.
La parola maturità - una maturità anche sofferta, cioè acquisita non senza costi e dolore possiede così un rilievo non
solo stilistico, ma legato a una
ben determinata vicenda
esistenziale. Ricordi dell'infanzia e della vita più recente,
il paesaggio e gli animali,
l'attenzione ad alcune situazioni del presente, possiedono
allora un inconfondibile valore
conoscitivo, un significato
emblematico per chi sta cercando di riconoscere il senso
tutto del proprio destino.
NOTA BENE
M. Argerich
The Complete Sony
Recordings
Christian Gilardi
Martha Argerich ha registrato
per la maggior parte della sua
carriera con la Deutsche
Grammophon, e negli ultimi
anni con la EMI (ora Warner).
Negli anni ’80 ha pubblicato
anche 5 album con la conglomerata giapponese Sony. Ora
queste registrazioni sono state
rimasterizzate e rimesse sul
mercato in un unico cofanetto
che davvero vale la pena avere, almeno per 2 motivi: il primo
poiché nelle registrazioni Sony
troviamo 2 concerti per pianoforte (rispettivamente il n. 2 di
Beethoven e l’Hob. XVIII: 11 di
Haydn), in cui la pianista argentina ricopre anche il ruolo di
direttore, alla testa della London
Sinfonietta, fatto unico nella
carriera della Argerich. Il secondo motivo è la collaborazione
e la realizzazione di una registrazione con il flautista James
Galway, anche questo fatto
unico nella discografia della
Argerich, oltre alla Sonata di
Prokof'ev interpretano la Sonata di Franck nella trascrizione
per flauto. La stessa sonata è
presente, nella sua versione
originale, nell’album realizzato
sempre per Sony, con Ivry Gitlis.
Il cofanetto è completato con
una registrazione live con i
Berliner Philharmoniker, diretti
da Claudio Abbado (Strauss,
Burleske).
Café Society
di Woody Allen, con Jesse
Eisenberg, Kriesten Stewart,
Steve Carell, Blake Lively
(USA 2016)
Marco Zucchi
È stato l’evento inaugurale del
Festival di Cannes e ha proposto un Woody Allen ottantenne
ma piuttosto arzillo. “Non sono
più un ragazzino” ha detto, “i
ruoli in cui posso recitare ormai
sono pochi”. Ecco perché si è
scelto l’ennesimo alter ego,
Jesse Eisenberg, nei panni di
un giovane ebreo newyorkese
degli anni ’30 che vuole lavorare nel cinema e viene mandato
dalla famiglia a Hollywood, dove lo zio ha fatto fortuna.
Una donna contesa (Kristen
Stewart), una delusione d’amore e ritroviamo il protagonista
qualche anno dopo nella Grande Mela, dove si è imposto
come direttore del locale più in
voga della città. Senza mai dimenticare la sua fiamma perduta, che ritorna in scena per un
tardivo confronto denso di rimpianti. “Un Leitmotiv” che ha
innervato tutto il lavoro del regista: il dilemma tra l’anima leggera in cerca di gloria - sintetizzata dalla California - e l’indole
disfattista ripiegata su se stessa - che ne fa un perfetto animale da East Coast. Ispirato.
In uscita il 29 settembre.
Biglietti omaggio: vedi la
pagina successiva.
Sabato 15 e domenica 16 ottobre 2016
Ferrara, sulle orme
di Ariosto e Bassani
Il Club Rete Due, in occasione del ciclo di incontri pubblici Elogio della Follia,
propone una gita a Ferrara, la città dei duchi d’Este, dove sono nati capolavori
della letteratura come L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto e Il giardino dei
Finzi-Contini di Giorgio Bassani.
Sabato 15 ottobre partenza alle ore 7.30. Nel primo pomeriggio visita guidata alla
mostra Orlando furioso 500 anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli
occhi, allestita a Palazzo dei Diamanti. Un’occasione unica per vedere le opere dei
più grandi artisti del periodo - tra cui Andrea Mantegna, Leonardo da Vinci, Dosso
Dossi, Raffaello, Tiziano, Michelangelo - e rivivere il fantastico mondo del Furioso.
Proposta facoltativa per la sera al Teatro Ferrara Off alle ore 21.00 Gli occhiali
d’oro di Giorgio Bassani, letture con l’attrice Maria Paiato.
Domenica 16 ottobre al mattino visita guidata della città sulle orme di Ludovico
Ariosto, alla ricerca dei luoghi dove è nato il poema cavalleresco rinascimentale
(L’Orlando furioso, ma anche l’Orlando innamorato del Boiardo e la Gerusalemme
liberata di Tasso). Da Casa Ariosto alla tomba all’interno della Biblioteca Ariostea
passando dal Castello Estense, dalla Cattedrale e dalla centrale piazza municipale.
Nel primo pomeriggio visita guidata della Ferrara di Giorgio Bassani, che proprio
quest’anno viene celebrato per il centenario della nascita. Accompagnati dalla
professoressa Silvana Orlando della Fondazione Bassani, si entrerà in contatto con
le atmosfere che hanno ispirato le ambientazioni dei racconti di Bassani.
I luoghi previsti sono l’antico cimitero ebraico, le Mura, il Ghetto e il cimitero della
Certosa. Ad ogni sosta verranno lette pagine note e pagine ancora inedite.
10 biglietti per il nuovo film di Woody Allen Café Society a disposizione
dei primi soci del Club che telefoneranno al numero +41 91 803 56 60
club
Prezzo per persona in camera doppia CHF 330.- per soci Club Rete Due
(350.- per i non soci)
La quota comprende viaggio in bus granturismo / 1 notte in hotel**** con colazione
a buffet / visite guidate sulle orme di Ariosto e Ferrara di Bassani / ingresso e visita
guidata della Mostra Orlando furioso 500 anni.
Supplementi (per persona) camera singola CHF 40.- / camera superior (poca
disponibilità) CHF 15.- / assicurazione annullamento facoltativa (malattia e infortuni)
CHF 30.Iscrizioni al numero +41 91 803 56 60 oppure all’indirizzo mail: [email protected]
Penali in caso di annullamento: dal 22 settembre 100%
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retedue.rsi.ch
SATELLITE
Satellite Hotbird 3 Posizione 13° Est Frequenza 12.398 GHz
DAB
Club Rete Due
casella postale
6903 Lugano
T +41 (0)91 803 56 60
F +41 (0)91 803 90 85
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Bellinzonese 93.5
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Blenio 90.0
Calanca 90.2
Leventina 90.0 93.6 96.0
Locarnese 97.8 93.5 92.9
Luganese 91.5 94.0 91.0
Bregaglia 97.9 99.6 96.1
Malcantone 97.6 91.5
Mendrisiotto 98.8
Mesolcina 90.9 91.8 92.6
Maggia-Onsernone 97.8 93.9 91.6
Val Poschiavo 94.5 100.9
Verzasca 92.3 92.7
Galleria Mappo-Morettina 93.5
Rivera-Taverne 97.3 92.8
INTERNET
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n.7
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