La Preghiera di lode
Sia lodato Gesù Cristo!
Non possiamo parlare di preghiera di lode senza parlare della preghiera in generale, argomento vastissimo
nel quale c’è ancora da tanto scoprire, come in tutte le cose che sono farcite di Cielo.
Non riuscendo a dire tutto sulla preghiera, risponderò ad alcune domande, a mio giudizio le più
importanti e frequenti sull’argomento. Anzi, farò rispondere a queste domande da qualcuno che ne sa
molto più di me.
Perché pregare? Per soddisfare un mio bisogno!
Don Oreste Benzi ci dice: “Nella persona umana c’è il bisogno profondo e incancellabile di pregare”... I
bisogni non soddisfatti creano degli scompensi. “Come lo stimolo della fame spinge l’uomo a nutrirsi
per rimettere nell’organismo le calorie consumate, come lo stimolo della sete segnala all’individuo che
mancano liquidi e sali nel suo organismo, così l’insoddisfazione, la noia, il disagio esistenziale, indicano
che la relazione con Dio è inesistente o carente”. L’insoddisfazione, la noia, il disagio esistenziale!
Ognuno di noi si esamini.
Benedetto XVI incalza: “Anche se l’uomo dimentica il suo Creatore, non ascoltando questo bisogno, il
Dio vivo e vero non cessa di chiamare per primo l’uomo al misterioso incontro della preghiera”. È Dio
stesso che ci chiama alla preghiera. Don Bruno Ferrero continua: “La preghiera inizia in Dio stesso. È
Lui ad iniziarla, non noi”. Pensiamo di essere noi quelli che, generosamente, decidono di pregare, ma in
realtà rispondiamo solo ad una chiamata da parte di Dio.
Il Signore usa infiniti mezzi per chiamarci alla preghiera, tra i quali gli inviti di Maria a Medjugorje con
tantissimi Messaggi, ad esempio quello dato a Mirjana il 2 ottobre di questo anno, 2016: “Vi invito di
nuovo: pregate!”.
In tutti i Messaggi Maria ci parla della preghiera. Perché, da anni, Dio permette che Maria continui ad
invitarci alla preghiera? Per farci la lagna? No! Evidentemente la preghiera è importantissima!
Sempre dal Messaggio del 2 ottobre 2016: “Pregate per vivere la fede in umiltà, nella pace dello spirito e
rischiarati dalla luce”. Per vivere la fede in umiltà, nella pace dello spirito e rischiarati dalla luce!
Quando pregare?
Gesù racconta ai discepoli la parabola del giudice e della vedova importuna. Luca (capitolo 18, vv. 1-8),
la introduce così: “Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi”.
Sempre!!! Senza stancarsi!!!
Come è possibile realizzare questa cosa? “C’è il lavoro, la famiglia…”; “Mica sono un prete o una
suora!”; “Ho già tanto da fare..”; “Ho pregato ma non ho visto nulla”; etc.
Scrive San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (capitolo 10, versetto 13), che Dio non ci chiede mai cose
che siano superiori alle nostre forze, quindi possiamo farcela! Papa Francesco ce lo conferma: “Il
Signore non ci prova più di quello che noi possiamo tollerare. Lui è sempre con noi”. E conclude citando
la Lettera di San Paolo ai Filippesi (capitolo 4, versetto 13): “Tutto posso in Colui che mi dà la forza”.
Aggiunge Padre Michele Peirano: “Tutta la vita deve diventare preghiera, un atto d’amore continuo, nel
quale abbracciamo Gesù e il prossimo”. Se abbracciamo solo Gesù o solo il prossimo siamo cristiani
schizofrenici. È necessario che le braccia alzate verso il Cielo ritornino “a valle” ad abbracciare il
prossimo. Il filosofo francese Emmanuel Mounier afferma che “L’uomo esiste nella misura in cui esiste
per gli altri”.
Nel Messaggio del 25 settembre 2016 a Marija la Madonna ci dice: “La preghiera sia per voi vita.
Soltanto così il vostro cuore si riempirà di pace e di gioia”. Se la mia vita diventa preghiera il mio
cuore si riempie di pace e di gioia! Cosa possiamo desiderare di più? La pace e la gioia sono le cose che
chiediamo con più frequenza nei nostri momenti di preghiera, soprattutto quando invochiamo lo Spirito
Santo. Avere il cuore pieno di pace e gioia non significa mancanza di problemi e malattie: significa
viverli con pace e gioia. Amen!
Dove pregare?
San Paolo, nella Prima Lettera a Timoteo (capitolo 2, versetto 8), scrive: “Voglio dunque che gli uomini
preghino, dovunque si trovino”. Se la mia vita diventa preghiera, automaticamente prego ovunque mi
trovo, perché tutto quello che faccio diventa preghiera.
Come arrivare a realizzare questo? Ci dà un ottimo suggerimento Santa Maria Faustina Kowalska:
“L’anima deve sapere che, per pregare e perseverare nella preghiera, deve armarsi di pazienza e
superare coraggiosamente le difficoltà esteriori ed interiori. Le difficoltà interiori: lo scoraggiamento,
l’aridità, l’indolenza, le tentazioni. Quelle esteriori: il rispetto umano, devo rispettare quel bisogno
insito in me, come ci ha detto Don Oreste Benzi, e la necessità di rispettare i momenti destinati alla
preghiera”. “Adesso ho da fare, prego più tardi…”; “Stasera ho sonno, non vado a pregare…”;
“Guardo un film e poi prego…”; etc.
Ancora Santa Maria Faustina: “L’anima deve essere fedele alla preghiera, nonostante le tribolazioni,
l’aridità e le tentazioni, poiché dalla preghiera in prevalenza dipende talvolta la realizzazione dei grandi
progetti di Dio, e se noi non perseveriamo nella preghiera, mettiamo degli impedimenti a ciò che Iddio
voleva compiere per mezzo nostro oppure in noi. Se non perseveriamo nella preghiera mettiamo degli
impedimenti a Dio!
Dopo aver combattuto e vinto queste difficoltà, sperimentiamo la pace e la gioia per non aver loro
creduto e ceduto. Tante volte l’ho sperimentato e sentito testimoniare da qualcuno.
Papa Francesco, nell’Omelia del 16 ottobre 2016, ci esorta: “Pregare non è rifugiarsi in un mondo
ideale, non è evadere in una falsa quiete egoistica. Al contrario, pregare è lottare e lasciare che anche
lo Spirito Santo preghi in noi”. Pregare è lottare! Non siamo chiamati ad essere pappamolle e tiepidi.
Nemmeno eroi. Siamo chiamati ad essere santi, anche se non tutti agli onori degli altari.
Continua Papa Francesco: “I Santi sono uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della
preghiera. Uomini e donne che lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito
Santo; lottano fino alla fine, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince in loro e
con loro”. Infatti, San Paolo, nella Lettera ai Filippesi, (capitolo 4, versetto 13), afferma: “Tutto posso in
Colui che mi dà la forza”.
Cos’è la preghiera?
Secondo San Gregorio di Nissa “la preghiera è conversazione con Dio e contemplazione delle cose
invisibili, non un monologo”, non sono solo e sempre io che parlo: “ma un colloquio spirituale, un
vero dialogo tra due persone”.
Quando due persone si parlano stanno una di fronte all’altra, si guardano negli occhi: pregare è essere uno
di fronte all’altro, io e Dio; ci guardiamo negli occhi scambievolmente; io guardo la sua divinità e Lui
guarda la mia umanità, la mia miseria. Uno parla mentre l’altro ascolta, l’altro poi risponde e
viceversa.
Se non diamo a Dio, il modo di risponderci, e Dio risponde sempre!!! è perché in fondo siamo convinti
che Lui debba rispondere come vogliamo noi?
Abbiamo la sua risposta in tasca, prima ancora di incontrarlo e parlare con Lui?
Se così fosse significherebbe voler piegare Dio alla nostra volontà, altro che accogliere con amore la Sua!
Soren Kierkegaard, filosofo e teologo danese, afferma: “La vera preghiera non è quando Dio sta ad
ascoltare ciò che noi gli domandiamo; ma quando l’orante continua a pregare fino a che sia egli colui
che ascolta: che ascolta ciò che Dio vuole”. Ancora Soren Kierkegaard: “Pregare non è tanto ottenere,
quanto piuttosto diventare”. La preghiera, quella vera, trasforma la nostra vita!
Ancora dal Messaggio del 25 settembre 2016: “Dio vi sarà vicino e voi lo sentirete nel vostro cuore come
un amico. Parlerete con Lui come con qualcuno che conoscete”. Come qualcuno che conoscete!
Nell’intimità tipica dell’amicizia, quindi…
Padre Pio da Pietrelcina aggiunge che “la preghiera è la migliore arma che abbiamo; è una chiave che
apre il cuore di Dio”.
Cosa devo dire a Dio? Tutto!
Gli parlo dei miei sentimenti nei suoi confronti:
Lui è mio Padre e un padre è contento quando il figlio gli parla, gli dice che lo stima, che gli vuol bene,
che è arrabbiato con lui, che c’è rimasto male per qualche cosa, che si sente non capito, non amato, che si
aspettava da lui qualcosa di più. “Davanti a Lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci
rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore” (Gv 3, 20).
Gli racconto le mie colpe nei suoi confronti, nei confronti dei fratelli e anche di me stesso:
Dio non aspetta altro che io mi avvicini e che gli chieda perdono; è pronto a perdonare tutto SE la mia
intenzione è di non cadere ancora. Troppo comodo SE no! “SE il giusto cade sette volte al giorno, egli si
rialza” (Pr 24, 16).
Gli presento i miei problemi perché mi aiuti (difficoltà, ansie, debolezze, malattie, etc…):
Dio conosce tutto di me: “Signore, Tu mi scruti e mi conosci, Tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie
vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e Tu, Signore, già la conosci tutta” (Sal 139, 1-4), ma
aspetta con discrezione che io glielo racconti.
Una delle domande che spesso si sente fare è proprio: “Ma se Dio sa tutto, perché devo chiedergli
qualcosa? Lui sa già che ne ho bisogno!”. Dio ama sentirci parlare di noi! Non aspetta altro!
Infatti la Parola di Dio ci dice: “Manifesta al Signore la tua via, confida in Lui: compirà la sua opera”
(Sal 37, 5); “Il nostro aiuto è nel nome del Signore” (Sal 124, 8); “Israele confida nel Signore: Egli è
loro aiuto e loro scudo” (Sal 115, 9). Etc.
Gli presento anche i problemi delle persone che amo, che conosco…:
anche se queste persone non credono in Dio e/o nella potenza dell’intercessione. “In ogni necessità
esponete a Dio le vostre richieste” (Fil 4, 6).
Maria, nel Messaggio del 27 settembre 2016 a Ivan: “Anche oggi vi invito a pregare in questo tempo per
tutti coloro che soffrono, che vivono le loro Vie Crucis. Pregate per loro, affinché accettino la croce
come volontà di Dio ed affinché Dio si glorifichi attraverso di loro”.
A volte toccheremo con mano che il Signore ascolta. Altre volte sembrerà che sia sordo. Lui opera
sempre e comunque. Noi aspettiamo che faccia quello che chiediamo e nelle modalità che pensiamo, ma
Dio ha una metodologia diversa, che ottiene risultati migliori anche se a noi a volte sembrano i peggiori
possibili. Don Oreste Benzi afferma: “Non tutto quello che chiederemo ci sarà dato perché potremmo per
errore chiedere cose inutili o dannose, ma il Padre ci darà cose buone”. Il Padre ci darà cose buone!
Il Signore ci chiede ancora di più: “Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Mt 5, 44).
Questo è l’apice della preghiera di intercessione.
Lo ringrazio:
“Renderò grazie al Signore con tutto il cuore” (Sal 111, 1). Con tutto il cuore!
La buona educazione mi fa dire “Grazie!”, a chiunque fa qualcosa per me, quindi non posso non
ringraziare Dio per quello che mi ha donato, mi dona e ancora mi donerà, perché nulla è mio: “Che
cosa mai possiedi che non abbia ricevuto? (1Cor 4, 7).
Padre Andrea Gasparino, vero maestro di preghiera, dice che “Chi ringrazia molto, pensa molto a Dio e
meno a sé stesso, la sua attenzione è maggiormente attratta a Dio che ai suoi problemi. Non è sfuggire ai
problemi, ma affrontarli nella luce della bontà di Dio, è affrontarli nel loro risvolto positivo senza cupi
pessimismi”.
L’alternativa al “grazie” è la pretesa! Quando non si ringrazia Dio, si inizia a pretendere da Lui, a
pensare che tutto sia, da Lui, a noi dovuto. Si diventa esigenti!
E quando non si ottiene si arriva ad offenderlo e bestemmiarlo.
“In ogni cosa rendete grazie” (1Ts 5, 18). In ogni cosa, quindi anche nelle difficoltà, nelle malattie, nella
prova, etc.
“Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Sia benedetto il nome del Signore”. In tutto questo Giobbe non
peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto” (Gb 1, 21). La storia di Giobbe la conosciamo: non peccò e
non attribuì a Dio nulla di ingiusto. Non posso dare la colpa dei miei problemi a Dio! Dio non ha
creato il male! Il male è conseguenza del peccato originale e dei nostri peccati!
Lo lodo:
Cos’è la lode?
Lodare, dal vocabolario: esprimere approvazione; parlare bene di qualcuno; celebrare con parole o inni di
esaltazione.
“Per mezzo di Lui dunque offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio, cioè il frutto di labbra che
confessano il suo Nome” (Eb 13, 15). Il frutto di labbra che confessano il suo Nome!!! Per mezzo di
Lui!!!
Un esempio di lode pura è il Cantico di Frate Sole più noto come Cantico delle Creature di San
Francesco d’Assisi: “Altissimo, onnipotente, buon Signore, tue son le lodi, la gloria e l’onore e ogni
benedizione. A Te solo, Altissimo, si confanno, e nessun uomo è degno di Te”. San Francesco continua:
“Laudato sii, o mio Signore, per tutte le creature” ed elenca tutte le creature lodando Dio per ognuna di
esse, perfino per “nostra Sorella Morte corporale”! Francesco, lodando Dio anche per la morte
corporale, non la desidera: apprezza maggiormente la vita, anche se ha la certezza che la vera vita è quella
eterna.
Francesco loda Dio senza domandargli nulla! Eppure quando scrive questo Cantico vive una situazione
molto difficile: ha già ricevuto le dolorose stigmate ed è quasi cieco! Gli interventi di cauterizzazione agli
occhi hanno peggiorato la sua situazione. Prova tanto dolore! Non riesce più nemmeno a sopportare la
luce e per questo è bendato. Soffre molto!!!
Altre sue lodi: Lodi di Dio Altissimo, Lodi per ogni ora, Esortazione alla lode di Dio. Possiamo definire
San Francesco “il Santo della Lode”.
Il prof. Gian Federico Tinti, cogliendo in pieno lo spirito di San Francesco, ci dice: “La preghiera di lode
pura è certamente quella più gradita al Signore, perché totalmente disinteressata, esalta Dio per sé
stesso, senza nulla chiedere in cambio”.
Mi ha colpito una frase che ho trovato nel web: “Io non so pregare. Mi limito a fare i complimenti a
Dio”. Mi dispiace che era firmata anonimo. Avrei voluto dirgli che questa è la vera preghiera, anzi la vera
preghiera di lode.
Aggiungiamo che…
- Lodare è dire a Dio: “Quanto sei bello!”.
- Il nostro Dio è bello? Allora lodare è anche proclamare la bellezza di tutto quello che Lui ha creato.
Un dio bello non crea cose brutte né scarti, anche quando i nostri occhi non vedono nulla che possa
piacere, anzi…
- Lodare è affermare che Dio è una persona che ama e ci ama.
- È mettere da parte se stessi e i propri bisogni ponendo al centro dell’attenzione Dio.
- È il dovere della gratitudine, il “grazie” che dà principio al nostro esistere.
- È gridare che la vita è un dono.
- È restituire a Dio ciò che si è ricevuto.
- Quindi è la cosa che maggiormente distingue, dagli altri uomini, il nostro essere credenti in Dio.
Qual è l’altra faccia della lode? La mormorazione!
Dio non è contento di chi mormora, di chi si lamenta. “Il popolo cominciò a lamentarsi malamente
agli orecchi del Signore. Li udì il Signore e il suo sdegno si accese”. (Nm 11, 1 e seg.). Il popolo guidato
da Mosè si stava lamentando di Dio, le famose cipolle d’Egitto: ha poi impiegato 40 anni, girando a vuoto
nel deserto, prima di arrivare alla terra promessagli da Dio. Era un percorso che normalmente, a piedi,
sono sufficienti solo 3 settimane!
Uno dei nostri vizi, molto umani, è la lamentela. Su tutto! Sui fratelli, sulla Chiesa, sui sacerdoti, sui
familiari, sul tempo, etc. Invece di guardare il lato positivo delle cose, il bicchiere mezzo pieno,
guardiamo a quello negativo. Ci manca sempre il mezzo bicchiere.
È una cattiva abitudine, uno scrupolo negativo che ci blocca e incatena il nostro cammino.
Arriviamo perfino a mormorare su Dio!
Lamentandoci non offendiamo soltanto i fratelli ma anche Dio, dandogli dell’incapace, del Padre
snaturato e infedele.
Benedetto XVI spiega che “L’amore di Dio segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge sempre
coloro che si lasciano trovare”.
Sant’Agostino d’Ippona conferma: “Dio non permetterebbe mai il male, se non fosse abbastanza
potente per trarne un bene”.
Come si può esprimere la preghiera di lode?
La preghiera di lode può essere espressa nell’intimità del proprio cuore, in silenzio. Oppure con l’aiuto di
strumenti musicali, gesti e movimenti del corpo fino ad arrivare alla danza.
Il Re Davide, autore dei Salmi, ballava lodando Dio e nel Salmo 150 (vv. 3-5) scrive: “Lodatelo con
squilli di tromba, lodatelo con arpa e cetra, lodatelo con timpani e danze, lodatelo sulle corde e sui flauti,
lodatelo con cembali sonori, lodatelo con cembali squillanti”.
Il salto di qualità ce lo suggerisce Sant’Agostino d’Ippona: “Cercate di lodarlo con tutta la vostra
persona; vale a dire, non solo la vostra lingua e la vostra voce devono lodare Dio, ma anche il vostro
essere interiore, la vostra vita, le vostre azioni”. La vostra vita, le vostre azioni! Gli altri restano colpiti
non dalle nostre parole ma dalla nostra vita, dalle nostre azioni, da come facciamo le cose.
Dio ha bisogno della nostra lode? No!
Dal Prefazio Comune IV della Messa: “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di
salvezza, lodarti e ringraziarti sempre per i tuoi benefici, Dio onnipotente ed eterno. Tu non hai bisogno
della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie”. Se Dio non ha bisogno
della nostra lode significa che siamo noi che abbiamo bisogno di lodarlo, come ci ha già detto Don Oreste
Benzi: nella persona umana c’è il bisogno profondo e incancellabile di pregare.
Perché lodare Dio?
Vi segnalo tre motivi validissimi, ma ce ne sono tanti altri.
1. Perché anche Gesù lo ha lodato! Se Gesù, Dio e Figlio di Dio, ha lodato il Padre, perché io, uomo e
figlio di Dio come Gesù, non debbo farlo?
“In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del
cielo e della terra” (Lc 10, 21). Esultando nello Spirito Santo! La lode nasce dallo Spirito Santo!
2. Perché non solo gli Angeli ma anche i Santi lodano Dio!
Dalla Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium, capitolo V, paragrafo 104: “I Martiri e gli altri
Santi… giunti alla perfezione con l’aiuto della multiforme grazia di Dio e già in possesso della salvezza
eterna, in Cielo cantano a Dio la lode perfetta e intercedono per noi”. La loro è lode perfetta!
3. Perché la Bibbia è farcita di lodi a Dio!
“Lodate il mio Dio con i timpani, cantate al Signore con cembali, elevate a Lui l’accordo del Salmo e
della lode; esaltate e invocate il suo Nome” (Gdt 16, 1); “Benedetto sei Tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode, glorioso è il tuo nome per sempre” (Dn 3, 26). Il Libro dei Salmi è pieno di lodi, le lodi
più belle che l’uomo può elevare al Signore: “Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza
non si può misurare” (Sal 145, 3); “Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, lode al nostro Dio” (Sal
40, 4); etc.
È cosa utile cercare nella Bibbia, sottolineandola, quei versetti che parlano della lode a Dio, distinguerli
da quelli che lodano Dio direttamente, etc.
Le ricerche fatte nella Bibbia ci insegnano tantissimo, soprattutto ad entrare in confidenza con Lei, con
Gesù, con il Padre, con lo Spirito Santo, con tutto il Cielo.
È importante, poi, far diventare preghiera quei versetti che mi colpiscono di più, che sento miei.
Quali sono i frutti della lode?
Sempre dal Prefazio Comune IV della Messa: “I nostri inni di benedizione non accrescono la tua
grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva, per Cristo nostro Signore”. Ci ottengono la grazia
che ci salva!!!
Come?
- Trasformando la nostra vita rinnovandola per mezzo dello Spirito Santo.
- Guarendo il nostro cuore dalle ansie, dalle paure, dagli affanni, dai blocchi, dalle preoccupazioni, dalle
depressioni, etc.
- Rendendoci gioiosi e pieni di speranza.
- Guarendo il nostro punto di vista, malato e imperfetto perché umano, e donandoci lo sguardo di Dio.
- Portando pace nel nostro cuore, nella nostra vita.
- Fortificando la nostra fede.
- Liberandoci dalle insidie del male e del maligno, dandoci il discernimento per poterlo riconoscere e la
forza per resistere alle tentazioni. Quando lodiamo Dio, il maligno si allontana perché l’unica lode che
ama è quella rivolta a lui e ai suoi demoni.
- Spezzando ogni nostra catena, interiore ed esteriore. Due esempi, il primo dall’Antico Testamento,
Libro di Daniele, capitolo 3: Sadrach, Mesach e Abdenego, nella fornace ardente, lodando Dio, vengono
liberati dal fuoco. Dagli Atti degli Apostoli, capitolo 16, versetti 25 e seguenti: Lodando Dio, Paolo e
Sila, incatenati nella prigione, vengono liberati.
- Donandoci grazie spirituali, materiali e arricchendoci di doni e carismi.
- Portandoci a capire che Dio ci ama sempre, in ogni circostanza, nel bello e nel cattivo nostro tempo.
- Riempendoci dell’Amore di Dio: Giovanni Paolo II ci dice: “Le nostre comunità devono diventare
sempre più luoghi di preghiera, luoghi di contemplazione e di lode, dove il cuore dell’uomo si riempie
dell’amore di Dio”.
- Quando siamo nella sofferenza, nelle difficoltà, rinnova la nostra speranza, ci fa crescere nella certezza
che Lui ci è comunque accanto. San Giovanni Bosco ci dice: “L’allodola continua a cantare anche
quando il ramo sul quale sta, comincia a muoversi perché sta per spezzarsi, perché sa di avere le ali”. Le
nostre ali sono la presenza continua di Dio con il suo amore!
- Facendoci uscire da noi stessi, quindi unendoci innanzitutto a Dio e agli altri. Questo, di conseguenza
ci fa crescere nella carità fraterna e ci mette in comunione con tutta la Chiesa. Ancora Gian Federico
Tinti: “La lode unisce l’uomo a Dio, gli uomini fra loro, il Cielo alla Terra”.
- Donandoci un’identità particolare che ci distingue, un’immagine nuova: “Dai loro frutti li
riconoscerete” (Mt 7, 20). I frutti della lode ci donano l’immagine dei salvati!
- Anticipandoci in questo mondo quello che faremo per sempre in Paradiso, con gli Angeli e i Santi del
Cielo: adorare, cantando, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Sempre dal Prefazio Comune IV della
Messa: “E noi, con tutti gli Angeli del Cielo, innalziamo a Te il nostro canto, e proclamiamo insieme la
tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I Cieli e la Terra sono pieni della tua
gloria. Osanna nell’alto dei Cieli.”. Amen!
Sia lodato Gesù Cristo!!!!
Angela Magnoni